N. 68 L SETTEMBRE –OTTOBRE 2022 L ANNO XII centro/00826/06.2015 18.06.2015ISSN 2280-8817 Si può ancora lavorare nel mondo della cultura? + Radiosa Marsiglia
Vetra Passage #01 CABARET TYPOGRAPHIE dal 6.10.2022 Piazza Vetra / Via Wittgens Milano Un progetto d’arte pubblica per il Vetra Building promosso da AXA IM Alts A cura di Helga Marsala Con la direzione progettuale di Artribune Partner Il Prisma Educational Partner NABA, Nuova Accademia di Belle Arti
DIRETTORE Massimiliano Tonelli
DIREZIONE
Marco Enrico Giacomelli [vice] Santa Nastro [caporedattrice] Arianna Testino [Grandi Mostre]
REDAZIONE
Giorgia Basili | Irene Fanizza Giulia Giaume | Claudia Giraud Desirée Maida | Livia Montagnoli Roberta Pisa | Giulia Ronchi Valentina Silvestrini | Alex Urso
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PROGETTO GRAFICO Alessandro Naldi
COPERTINA ARTRIBUNE P. Lippi, A. Magnotta, E. Polo, D. Zema, J. Tonetti, Luce d’abissi, 2022 Progetto di Tesi in CG Animation e Sound Design
Courtesy IED – Istituto Europeo di Design
COPERTINA GRANDI MOSTRE
Paul Klee. La collezione Sylvie e Jorge Helft Exhibition view at MASI, Lugano 2022-23. Photo luca meneghel
STAMPA
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DIRETTORE RESPONSABILE Paolo Cuccia
EDITORE Artribune s.r.l. Via Ottavio Gasparri 13/17 — Roma
Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 184/2011 del 17 giugno 2011
Chiuso in redazione il 12 settembre 2022
COLUMNS
6 L GIRO D’ITALIA Matteo Costanzo & Alessandro Dandini de Sylva Tivoli
14 L Massimiliano Tonelli Un premio per il museo più sostenibile dell'anno
15 L Maurita Cardone Gli artisti e il diritto (negato) all'aborto negli USA
16 L Renato Barilli Perché in Accademia ci si ostina a insegnare scultura o pittura? || 17 L Claudio Musso Riflessi(oni) in Laguna || 18 L Aldo Premoli Arte e storia: come se ne discute in un museo di Amburgo || 19 L Marcello Faletra L'arte davanti al reale || 20 L Fabio Severino AAA Cercasi identità 21 L Christian Caliandro Ritorno al disordine
NEWS
22 L STUDIO VISIT Saverio Verini Paolo Bufalini || 28 L LA COPERTINA Luce d'abissi || 29 L CONCIERGE Valentina Silvestrini Kyoto. Il primo headquarter di Nintendo diventa un hotel || 31 L LABORATORIO ILLUSTRATORI Roberta Vanali Le stravaganti prospettive di Matilde Chizzola || 32 L APP.ROPOSITO Simona Caraceni Vedere, giocare e collezionare || 33 L DIGITAL MUSEUM Maria Elena Colombo Il piano quinquennale del Museum of London
36 L TALK SHOW Arte, cultura e questione ambientale: crisi e urgenze
38 L NECROLOGY || 39L GESTIONALIA Irene Sanesi Nuove soft skills per le organizzazioni culturali || 40 L DURALEX Raffaella Pellegrino Al via il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale || 44 L LIBRI Marco Enrico Giacomelli & Marco Petroni Salvatore Settis, Erik Kessels, Bruno Latour et. al. || 46 L SERIAL VIEWER Santa Nastro Ozark: ritratto della provincia USA || 50 L L.I.P. – LOST IN PROJECTION Giulia Pezzoli Un autunno thriller || 48 L TOP 10 LOTS Cristina Masturzo Londra – Parigi Edition
49 L ART MUSIC Claudia Giraud C'mon Tigre e l'album ispirato da un fotoreporter || 50 L OPERA SEXY Ferruccio Giromini La bellezza inclusiva di Jasjyot Singh Hans || 51 L DISTRETTI Livia Montagnoli Milano tra palazzi storici, giardini e nuove scommesse || 52 L OSSERVATORIO CURATORI Dario Moalli Erinni. Un collettivo curatoriale transfemminista
STORIES L Giulia Giaume Si può ancora lavorare nel mondo della cultura? L Giorgia Losio Radiosa Marsiglia. La città più interessante del momento in Europa MOSTRE #30 L Stefano Castelli I mondi disegnati di Paul Klee CLASSICI Marta Santacatterina Pompei e la pittura L QUINTE Giulia ossessioni Nauman riparte Jean-Michel Basquiat, Chaumont-sur-Loire L OTTOBRE
A.I.R. Gallery
Renato Barilli Stefano Boeri Camilla Bove Paolo Bufalini Leonardo Caffo Christian Caliandro Simona Caraceni Maurita Cardone Stefano Castelli Monique Chaix Yonathan Chamla Matilde Chizzola C’mon Tigre Emanuele Coccia Maria Elena Colombo Andrea Conte Matteo Costanzo Mario Cucinella Marco Curina Alessandro Dandini de Sylva Benoît Doche de Laquintane Erinni Marcello Faletra Fabrizio Federici Josée e Marc Gensollen Marco Enrico Giacomelli Lorenzo Giusti Giulia Giaume Claudia Giraud Ferruccio Giromini
Mario Grimaldi Antonia Hoerschelmann Allegra LaViola Lucia Longhi Giorgia Losio Alessandro Magnotta Desirée Maida Cristina Masturzo Elisa Menini Ministero della Cultura Mi riconosci? Dario Moalli Livia Montagnoli Stefano Monti Claudio Musso Aurelia Musumeci Greco Valentina Muzi Santa Nastro Egle Oddo
Raffaella Pellegrino Giulia Pezzoli Marco Petroni Eleonora Polo Aldo Premoli Nicola Ricciardi Eva Riccio Giulia Ronchi
Marina Sagona Irene Sanesi Marta Santacatterina Fabio Sargentini Marco Senaldi Salvatore Settis Fabio Severino Valentina Silvestrini Sveva e Francesco Taurisano Roberta Tenconi Trish Thomas Massimiliano Tonelli Alex Urso Roberta Vanali Franco Veremondi Saverio Verini Francisca Viudes Claudia Zanfi
#68
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GRANDI
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IN APERTURA
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DIETRO LE
Giaume Tutte le
di Bruce
| Stefano Monti Nauman e il linguaggio dell’arte 84 L OLTRECONFINE Franco Veremondi Vienna
da
Basquiat | Fabrizio Federici
king of exhibitions 87 L ARTE E PAESAGGIO Claudia Zanfi Domain de
| ASTE E MERCATO Cristina Masturzo Sotheby’s. Christina Quarles ENDING 90 L SHORT NOVEL Elisa Menini Lighea 94 L IN FONDO IN FONDO Marco Senaldi La rivoluzione tachionica (è già accaduta) SETTEMBRE
2022 www.artribune.com QUESTO NUMERO È STATO FATTO DA: artribune
Tivoli
MATTEO COSTANZO [ architetto ] ALESSANDRO DANDINI DE SYLVA [ artista e curatore
La strada che conduce a Tivoli parte dal centro di Roma: è la via Tiburtina. Usciti dalla città la strada taglia in due una este sa superficie di estrazione di travertino conosciuta come le cave di Tivoli. Quello delle cave è un paesaggio, per me, indimenticabile.
Un’infinita radura piena di macchinari colorati per l’e strazione della pietra, che emergono da una nuvola di polvere, che tinge tutto di bianco.
Io l’ho osservato per anni, dal finestrino della mac china, andando su e giù da Roma a Tivoli, per andare a trovare mia nonna, gli zii e i cugini.
Mia nonna Luigina era di Ronciglione, tutti la chia mavamo nonna Ina. Si trasferì a Tivoli quando conobbe mio nonno, Ignazio. La leggenda dice che si innamora rono al primo sguardo. Mio nonno era da poco tornato da New York. La sua famiglia, come molti italiani al tem po, era andata a inseguire il sogno americano. Una fami glia numerosa che, sotto l’attento controllo di Maria, la mia bisnonna, fece fortuna a Brooklyn. Poi ci fu la Grande Depressione, alla fine degli Anni Venti, e torna rono in Italia. Tutti tranne Ignazio, detto George; lui rimase a New York, per vendere le ultime proprietà, sbarrate con le assi di legno per la crisi. Forse mio non no si era ormai fatto una vita lì. La madre in disaccordo tornò di nascosto a New York con la nave per riportarlo in Italia. Bloccata a Ellis Island per la quarantena, trovò il modo per farlo imbarcare con lei.
Mio nonno era diventato quello che oggi chiamerem mo un imprenditore, una persona che sapeva fare affari. A Tivoli al tempo l’attività più redditizia era il travertino.
Il travertino tiburtino è un materiale prezioso, fin dai tempi dei romani; per le sue qualità è stato eletto a materiale per le architetture e i grandi monumenti.
Mio nonno, che parlava inglese, fu uno degli artefici della vendita del travertino per il Lincoln Center di New York. Si dice che quando Philip Johnson venne a Tivo li fece costruire nelle cave un pezzo della facciata sca la 1:1 per controllare soluzioni e dettagli.
Ancora oggi, passando sulla Tiburtina, riconosco la cava della mia famiglia, era quella che confinava con il casale dove Bernini soggiornava durante la fabbrica di San Pietro, rimasto oggi isolato tra le aree di estrazione.
Non distante dalle cave c’è Bagni di Tivoli, il comples so termale delle Acque Albule. L’estate da piccoli si anda va sempre lì a fare il bagno. Per noi era come andare al mare, intere giornate immersi in quelle enormi piscine di acqua sulfurea di colore lattiginoso. Con lo zolfo che galleggiava in superficie ci si cospargeva il corpo, come trattamento per la pelle. Lo percepisci quando stai per raggiungere i Bagni, per quel forte odore che c’è nell’aria, un odore che ti rimane addosso per giorni.
NEI NUMERI PRECENDENTI
#58 Venezia #59/60 Palermo #61 Cabras (Oristano) #62 Milano #63 Portofino #64 Reggio Calabria #65/66 Taranto #67 Genova
Superate le cave c’è Villa Adriana. Una accumulazio ne di elementi immersi nel paesaggio che ancora oggi ci raccontano un’idea di architettura.
Tivoli nasce su un promontorio roccioso. Si data la sua nascita al 1215 a.C. come conseguenza del rito della Primavera Sacra, sulla riva destra dell’Aniene.
Ricordo che a volte si andava a pescare sull’Aniene, non lontano dalla diga. Per raggiungere l’altra sponda si doveva camminare a quattro zampe su un grande tubo nero che sormontava il fiume, e poi, una volta dall’altra par te, si rubavano le fragole di un contadino, cercando di non lasciare impronte per non essere scoperti.
Poi, sempre d’estate, si andava a Villa Gregoriana. Dalla terrazza del Tempio della Sibilla e di Vesta, ultime tracce dell’acropoli romana, ci si affacciava in questo meraviglioso giardino romantico.
Poi le gite a Villa d’Este, le esplorazioni nelle antiche cartiere a ridosso del Santuario di Ercole Vincitore, le passeggiate in bicicletta lungo i viali alberati.
Ho sempre avuto l’idea che Tivoli fosse un giardi no, un grande giardino posto sulla sommità di un mon te. Andando via da Tivoli, verso sera, dai tornanti che scendono per raggiungere la Tiburtina si vedono Roma e tutte le sue infinite luci.
GIRO D’ITALIA
è una guida sentimentale che esplora la Penisola, dai più piccoli ai maggiori centri abitati. Seguendo la metafora del ciclismo, procede con lentezza, attraverso lo sguardo dei fotografi associato alle parole di autori di varie discipline. Un viaggio in soggettiva, per tracciare una mappa inedita del nostro Paese – un viaggio curato da Emilia Giorgi
BIO
Alessandro Dandini de Sylva è nato nel 1981 a Roma, dove lavora come arti sta e curatore. Le sue opere sono state esposte in istituzioni pubbliche e private, tra cui la Flowers Gallery a Londra, la Humble Arts Foundation a New York, il Bund 33 Art Center a Shanghai, l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi e Operativa a Roma. Tra i riconoscimenti ricevuti, il Premio Shan ghai, Les Promesses de l’Art e il Talent Prize. Il suo primo libro d’artista, Paesaggi, è presente in collezioni pubbliche come la Tate Library a Londra e l’ICCD Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione a Roma. Dal 2011 al 2016 è stato curatore di Fotografia Festival Internazionale di Roma al Museo MACRO di Roma. Nel 2013 e nel 2014 è stato curatore ospite alla Fondazione Pastificio Cerere di Roma e alla Fondazione Ermanno Casoli di Fabriano. Dal 2016 è direttore artistico alla Fondazione Malaspina e dal 2017 curatore alla Fondazione Pescheria di Pesaro. Negli ultimi anni ha curato mostre in diverse istituzioni culturali, tra cui il Museo MAXXI di Roma e L’Aquila, il Museo Nazionale Romano, l’Istituto Italiano di Cultura a Londra e il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro.
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 6 #68 L GIRO D’ITALIA L
]
Alessandro Dandini de Sylva, Aniene 2022
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 7 #68 L GIRO D’ITALIA L
,
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 8 #68 L GIRO D’ITALIA L Alessandro Dandini de Sylva, Valle Pilella , 2022
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 9 #68 L GIRO D’ITALIA L Alessandro Dandini de Sylva, Valle Pilella , 2022
Alessandro Dandini Sylva, Villa Adriana
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 10 #68 L GIRO D’ITALIA L
de
, 2017
Alessandro Dandini de Sylva, Villa Adriana , 2017
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 11 #68 L GIRO D’ITALIA L
1 OCT 2022 5 MAR 2023 MUSEION.IT MUSEION Museum of Modern and Contemporary Art Bolzano Bozen museion.it/kingdomoftheill Artwork by Brothers Sick Design: Studio MutTECHNO HUMANITIES 02 Institutional Partners Supported by / Avec le soutien de
UN PREMIO PER IL MUSEO PIÙ SOSTENIBILE DELL’ANNO
Di sostenibilità per gli spazi della cultura si è parlato e si parla, però forse davvero poco rispetto a quello che ci si aspetterebbe e rispetto alla pervasività che ha la tematica di questi tempi. Il risparmio energetico nelle ultime settimane è diventato senza ombra di dubbio il trend topic. L’Europa ha realizzato di dipendere per la propria ener gia da Paesi culturalmente lontani e ostili alle democrazie occidentali. Ci sentiamo da una parte in pericolo, dall’altra minac ciati nelle attività più banali (riscaldare le nostre case, accendere un fornello, attivare l’aria condizionata), dall’altra ancora lette ralmente sotto ricatto.
Questo status è angosciante, ma di profondo stimolo: aumenta finalmente la consapevolezza, sgombera il campo da posizioni preconcette e ideologiche sull’e nergia e su come è necessario produrla e soprattutto accelera considerevolmente il cambiamento. Aziende, famiglie, pubbli che amministrazioni su su fino al governo: tutte le entità organizzative del Paese sem brano impegnate con soluzioni più o meno creative a trovare strade per ridurre il nostro fabbisogno, per attenuare la nostra dipendenza dal gas straniero e anche per diminuire l’impatto ambientale che le nostre esigenze quotidiane determinano.
L’Europa ha realizzato di dipendere per la propria energia da Paesi culturalmente lontani e ostili alle democrazie occidentali.
C’è chi pensa di cucinare la pastasciutta a fuoco spento e chi propone di ridurre gli orari per i caloriferi nei condomini, ciascuno azzarda un’idea mentre nel resto d’Europa si propongono misure radicali come la chiu sura delle scuole per risparmiare l’energia necessaria a illuminarle e riscaldarle.
Mentre scrivo, dopo qualche giorno di discesa, il prezzo del gas fissato sui mercati olandesi si impenna di nuovo puntando la micidiale soglia dei 300 € a megawattora. Spero che quando mi leggerete le cose saranno cambiate, ma è molto probabile che questo sarà il tema di tutto l’inverno.
Ma se questo è il tema, come mai i grandi musei italiani sembrano tenersi fuori dal dibattito?
Sono stato distratto io, oppure nessun direttore di museo ha preso posizione in maniera chiara, ha presentato un piano organico, si è fatto carico di gestire un edi ficio che per forza di cose è particolar mente energivoro? Come riscaldiamo i musei questo inverno (al netto delle necessità di tutela delle opere)? Come li illuminiamo? Quanto consumano le teche? Come ci serviamo degli spazi culturali per veicolare la cultura del risparmio che sarà strategica nei prossimi mesi e nei prossimi anni? Ma soprattutto come spendiamo le decine e decine di milioni che il capitolo cultura del PNRR destina proprio a questo
James Bradburne (direttore di Brera) e Eike Schmidt (direttore degli Uffizi) dichiarano su tutto, prendono posizione ogni giorno su qualcosa, come mai sulla questione del risparmio energetico nei musei ancora non si sono espressi?
fine coinvolgendo non solo i musei ma anche i teatri e i cinema? E come affron tiamo la slavina delle bollette che impat terà sui bilanci dei musei stessi? James Bradburne (direttore di Brera) e Eike Sch midt (direttore degli Uffizi) dichiarano su tutto, prendono posizione ogni giorno su qualcosa, come mai su questa faccenda ancora non si sono espressi? E gli altri super-direttori dei musei italiani? Tutti convinti che la cosa non li riguardi?
Un piccolo suggerimento per il nuovo governo che dovrà giurare nell’arco di vita di questo numero del nostro giornale. Il Ministro della Cultura, come primo atto, istituisca un premio nazionale per il cinema, il teatro e il museo più sosteni bile dell’anno. Un riconoscimento evi dente, sottolineato, pubblicizzato, strom bazzato. Per gli spazi della cultura che stanno affrontando in maniera più efficace, concreta ed efficiente di altri la sfida della transizione ecologica. Su goal che per la verità già erano stati fissati da tempo, ma che ora non sono più differibili. Affinché siano da esempio e da miniera di buone pratiche per tutti gli altri. Artribune si propone come partner fin da ora.
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 14 #68 L EDITORIALI L
MASSIMILIANO TONELLI [ direttore ]
GLI ARTISTI E IL DIRITTO (NEGATO) ALL’ABORTO NEGLI USA
UN SALTO INDIETRO DI 50 ANNI
Se la revoca di Roe vi sciocca, non siete stati attenti”. Così si è espressa l’artista Barbara Kruger che, all’indomani della decisione della Corte suprema di rovesciare la sentenza del 1973 su cui si basava il diritto all’aborto negli USA, ha creato un’opera con quelle parole nel suo caratteristico lettering nero su bianco per un intervento sul New York Times. Ed è vero: la decisione era nell’aria da tempo. Già all’ultima edizione di Frieze, a inizio maggio, la storica A.I.R. Gallery aveva presentato un’opera dal titolo How to Perform an Abortion, una mappa degli Stati Uniti su cui gli artisti avevano applicato erbe tradizionalmente utilizzate per inter rompere le gravidanze indesiderate quando l’unica opzione a disposizione delle donne è l’aborto clandestino. In quei giorni, i piani della Corte Suprema per ribaltare la sentenza erano solo delle indi screzioni. Quelle indiscrezioni si sono rive late in tutta la loro concretezza: il 24 giu gno la Corte Suprema ha deciso per l’in costituzionalità di quella sentenza, negando, di fatto, il diritto all’aborto a livello federale e rimettendo la materia nelle mani dei singoli Stati.
Le reazioni non si sono fatte attendere e già lo stesso 24 giugno le strade di tante città americane si sono riempite di manifestanti. Il mondo dell’arte si è unito alle proteste.
A Los Angeles l’artista Elana Mann è scesa in piazza armata dei suoi sonagli in cera mica, opere d’arte che sconfinano nell’og getto rituale, pensate per produrre un suono che può essere un ritmo gioioso o di dissenso e che recano diverse scritte di rab bia e speranza. Sgomento anche tra gli arti sti italiani che hanno fatto degli USA la pro pria patria di adozione, come Marina Sagona, originaria di Roma, naturalizzata americana e con una figlia di vent’anni nata a New York. “Il Paese si trova in uno stato di totale schizofrenia”, ci ha detto. “Da una parte le assicurazioni sanitarie offrono agli adolescenti, a partire dai 14 anni, la possibi lità di essere assistiti, anche psicologica mente, nella transizione da un sesso all’altro; dall’altra le stesse adolescenti, con la recente decisione della Corte Suprema, hanno visto i propri diritti fare un balzo indietro di cin quant’anni. E ora, dopo decenni in cui dal Messico si emigrava in Texas per ottenere un aborto legale, il percorso si è rovesciato e dal Texas alcune donne americane stanno già varcando il confine, e il muro costruito da Trump, per procurarsi una interruzione di gravidanza in Messico, dove questa è stata resa legale meno di un anno fa”.
22 gennaio 1973
Nella sentenza Roe contro Wade, la Corte Suprema degli Stati Uniti riconosce – con 7 voti a favore e 2 contrari – il diritto all’aborto anche in assenza di problemi di salute della donna, del feto e di ogni altra circostanza che non fosse la libera scelta della donna
24 giugno 2022
2 agosto 2022
La Corte Suprema annulla –con 5 voti a favore e 4 contrari – il diritto all’aborto a livello federale, ritenendo che non sia protetto dalla Costituzione degli Stati Uniti d’America
In Kansas un referendum boccia, con il 59% dei voti, un emendamento alla Costituzione statale che avrebbe introdotto il divieto integrale all’aborto
25 agosto 2022
In Idaho un giudice distrettuale sospende la legge che avrebbe reso illegale l’aborto, eccetto i casi di incesto, stupro o quando la vita della donna in gravidanza è a rischio
In Indiana entra in vigore la legge che vieta l’aborto dal concepimento, eccetto i casi di incesto, stupro, problemi gravi al feto o quando la vita della donna in gravidanza è a rischio settembre 2022
Si è subito attivata anche Jenny Holzer, lanciando un NFT per raccogliere fondi a favore delle associazioni che difendono il diritto all’aborto. L’opera è un tweet in cui Gillian Branstetter, addetta alle comuni cazioni della American Civil Liberties Union, paragonava un dibattito televisivo in cui un repubblicano contrario ai vac cini argomentava che “fare una scelta informata sul proprio corpo non dovrebbe essere controverso” a uno dei truism di Holzer, puntando il dito contro l’involon taria ironia del ricorso a un tale argo mento da parte di una forza politica che da anni nega il diritto delle donne a prendere decisioni sul proprio corpo.
Anche alcune gallerie sono scese in campo. La A.I.R. Gallery, che ha una lunga storia di attivismo su questi temi, ha imme diatamente rilasciato un comunicato in cui elenca una serie di risorse a disposizione di chi voglia attivarsi per il diritto all’aborto ma anche per le donne che, a causa della decisione della Corte Suprema, si ritrove ranno senza assistenza. “La difesa dei diritti di giustizia riproduttiva è un pezzo importante della storia e della missione di A.I.R.”, ha commentato ad Artribune la gal leria. “Sosteniamo un’assistenza sanitaria all’aborto sicura e accessibile, il che signi fica accesso gratuito e facile ai professionisti sanitari e alle cure, ovunque. Il ribaltamento di Roe non significherà che le persone non avranno più bisogno di assistenza sanitaria per l’aborto, renderà solo più pericoloso accedervi, negando alle persone in gravi danza l’autonomia sul proprio corpo, la libertà personale, la dignità e il loro diritto a un’eguale protezione a norma di legge”.
Si sono fatte sentire anche quelle arti ste che da sempre portano i diritti della donna nel loro lavoro. Oltre a Kruger, la cui opera per il New York Times è stata ripresa in un post dalla galleria David Zwirner, ha espresso la sua incredulità Marilyn Minter che, su Instagram, ha pub blicato il suo video My Vote, creato in occa sione delle elezioni 2020 e che recita My Body, My Mind, My Rights, My Vote, accompagnato da un appello a esprimere il proprio dissenso alle elezioni di medio termine in programma a novembre.
Su Instagram, la galleria Sargent’s Dau ghters, che aveva già organizzato un’asta in supporto di associazioni per la difesa del diritto alla scelta della donna, ha dichiarato battaglia ai tentativi di limitare l’accesso all’aborto. Secondo Allegra LaViola, direttrice della galleria, in questo momento le cose più strategiche da fare sono: “Fare donazioni a fondi che suppor tano l’aborto come Keep our Clinics, WRRAP, The National Network of Abortion Funds e Planned Parenthood; continuare ad attivarsi, manifestare, chiamare senatori e parlamentari; votare!”. Ed è importante che il mondo dell’arte faccia la propria parte: “Vorrei incoraggiare tutte le organiz zazioni artistiche a trovare modi per mobili tarsi a livello locale, organizzando aste di raccolta fondi o contribuendo direttamente. Deve partire un’ondata travolgente di rab bia e cambiamento”.
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 15 #68 L EDITORIALI L MAURITA CARDONE [ giornalista ]
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RENATO
PERCHÉ IN ACCADEMIA CI SI OSTINA A INSEGNARE SCULTURA O PITTURA?
L'amico Antonio Bisaccia ha affidato a questa rivista un’intelligente perorazione a favore delle Accade mie d’arte e della musica, invitando i gio vani a iscriversi. Ma credo che il primo passo da compiere sia di annullare quel fastidioso residuo diaframma che ancora divide le Accademie dalle Università.
Si ha un bel da dire che ne è avvenuta la parificazione, ma questa non esiste in due aspetti fondamentali, la reversibilità dei rispettivi docenti, nel senso che un docente delle Accademie se si presenta alle Univer sità è solo un cultore della materia alla pari di tanti altri, e viceversa, un docente univer sitario a sua volta sarebbe solo uno dei tanti esterni, accreditabili solo di un insegna mento effimero annuale, da pagare molto poco. Questo infatti l’altro tratto differen ziale, la diversità di retribuzione tra i due ordini di insegnamento, per cui quelli delle Accademie sono pagati solo come docenti di liceo o simili, cosa che mi appare addirittura contraria alla Costituzione.
LMa al di là di questo, esistono altre que stioni differenziali: le Accademie si fre giano, come di serti di gloria, degli insegna menti di pittura e scultura, che però non hanno nessuna utilità pratica. Sarebbe come se i dipartimenti di italianistica pre tendessero pure di insegnare poesia e nar rativa, cosa da cui si guardano bene. E dun que, senza lasciarsi spaventare dalla gloria che quei due insegnamenti si portano die tro, si dovrebbe avere il coraggio di dichia rarli, tutt’al più, corsi liberi, come una volta era la scuola del nudo.
Superato questo fossato, tanti altri inse gnamenti che oggi si praticano nelle Acca demie potrebbero andare utilmente a incrementare i vari dipartimenti di arte e di architettura delle Università – decisa mente carenti sul fronte della fotografia, e del suo sviluppo nel video. Si pensi poi quanto sarebbero utili gli insegnamenti di grafica pubblicitaria e simili, e di decora zione di tessuti, se portati a confluire nei dipartimenti più loro omogenei. O benin teso sarebbe anche possibile creare dipar timenti ad hoc, o trasferire pari pari in sede universitaria quanto di buono già esiste presso le Accademie. Non sarebbe una annessione, ma una spartizione in totale parità, peso, dignità di funzioni fon damentali per la vita e l’economia dei nostri giorni.
E dunque, cari colleghi dell’altra sponda, ancora uno sforzo per raggiungere un regime di perfetta parità e di arricchi mento reciproco.
NOVARA “ACME” IN ITALIA
MILANO “BRERA”
MILANO “ACME”
MILANO “NABA”
MILANO “ISADORA DUNCAN” “ALBERTINA”
COMO “ALDO GALLI”
BERGAMO “CARRARA”
BRESCIA “LABA” “SANTAGIULIA”
VERONA
NAPOLI
PERUGIA “PIETRO VANNUCCI”
CATANIA
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 16 #68 L EDITORIALI
BARILLI [ critico d’arte militante ]
BARI LECCE FOGGIA L’AQUILA MACERATA URBINO BOLOGNA VENEZIA
TORINO
CATANZARO CARRARA FIRENZE SASSARI FROSINONE ROMA ROMA “NABA” ROMA “RUFA”
PALERMO REGGIO CALABRIA
CUNEO
SIRACUSA “ROSARIO GAGLIARDI”
BRESCIA
GENOVA “ACCADEMIA LIGUSTICA”
STATALI LEGALMENTE RICONOSCIUTE SAN MARTINO DELLE SCALE “ABADIR” SANREMO “ISADORA DUNCAN” VITERBO “LORENZO DA VITERBO” LE ACCADEMIE DI BELLE ARTI
RIFLESSI(ONI) LAGUNA
AVenezia l’acqua è dappertutto, questo è certo. Dai grandi canali alle calli più piccole, sotto i cele berrimi ponti e, a volte, anche all’interno di case e palazzi: autoctoni e non, infatti, vedono nell’acqua alta il più grande spauracchio delle giornate in città. Come può quindi una presenza così capil lare (mi si perdoni l’eufemismo) non toc care anche la Biennale e gli artisti invitati?
Sarebbero così tanti gli esempi da ricer care nelle 58 edizioni che ci separano da quella in corso che non basterebbe un libro per contenerli, ma non perdiamoci d’a nimo e proviamo a verificare l’ipotesi pro prio a partire dall’ultima kermesse. Uno specchio d’acqua accoglie i visitatori già dall’ingresso dell’acclamato e premiato Padiglione USA, dove Simone Leigh (Chi cago, 1967) colloca la prima scultura bron zea, Last Garment. Il riferimento alla con dizione della donna, in particolare se afro discendente, nella società è chiaro, al contempo però il riflesso sul pelo dell’ac qua permette a chiunque di specchiarsi e, addirittura, di far entrare il cielo nell’o pera, creando una sensazione di apertura.
Il mare aperto, quello Mediterraneo che penetra in città sfidando le barriere natu rali e artificiali, è protagonista nel Padi glione della Serbia. Walking with Water è il
titolo dell’installazione di Vladimir Niko lic (Belgrado, 1974), che offre un’esperienza immersiva attraverso due imponenti vide oinstallazioni. Il coinvolgimento personale che porta l’osservatore a interagire con l’e norme schermo però non è solo di natura fisica: tra le onde si nascondono anche tutte le vicende sociali e politiche, per non dire umanitarie, che hanno nel bacino acquifero un tempo culla di grandi civiltà un vero e proprio fulcro.
Di riflessi, rifrazioni e riverberi provo cati dal contatto tra numerosi monitor e un pavimento ricoperto di lastre specchianti è letteralmente costituita l’opera Observa tion presentata presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare da Rafaël Rozendaal (Amsterdam, 1980) per Aorist. L’artista olandese-brasiliano utilizza semplici immagini digitali, come già fatto preceden temente nella serie Permanent Distraction, che attraverso la ripetizione e l’espansione alla dimensione ambientale sono in grado di provocare sensazioni tutt’altro che superficiali.
Dalla superficie increspata e variopinta degli schermi alle profondità recondite degli abissi oceanici, quelli in cui si spinge l’esplorazione di Aphotic Zone di Emilija Škarnulyte (Vilnius, 1987), presentato dalla Fondazione In Between Art Film per
la mostra Penumbra. I paesaggi subacquei nel video e nell’installazione che lo accom pagna sono ambienti pullulanti di vita, mondi nascosti dalla semioscurità e al con tempo si configurano come possibili sce nari per narrazioni in cui dalla realtà può affiorare la finzione.
L’atmosfera crepuscolare che richiama i tramonti e le notti veneziane in cui le luci vengono raddoppiate dalle acque nelle quali si infrangono, più raramente, anche le code lasciate dalle stelle cadenti ci porta verso la potente Diplomazija Astuta di Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967) per il Padiglione Malta. Se il richiamo dichiarato è l’oscura pittura di Caravaggio, è impossibile non notare nella sequenza di sculture cinetiche un’evoca zione dei bagliori che continuamente rischiarano le notti in Laguna.
Da ultimo, in questo breve itinerario acquifero, è d’uopo la menzione per la scena finale di Storia della Notte e Destino delle Comete, l’opera in più atti che rappre senta il Padiglione Italia di Gian Maria Tosatti (Roma, 1980). Si sale su una passe rella, si raggiunge l’estremità mentre in lontananza alcune luci brillano tra le acque scure, ed così che malinconicamente restiamo in attesa delle prime luci dell’alba.
Emilija Škarnulytė, Aphotic Zone , 2022. Installation view at Complesso dell’Ospedaletto, Venezia, 2022
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 17 #68 L EDITORIALI L CLAUDIO MUSSO [ critico d’arte e docente ]
IN
ARTE E STORIA: COME SE NE DISCUTE IN UN MUSEO DI AMBURGO
Ha senso affrontare con una metrica contemporanea una qua dreria che raccoglie esclusiva mente opere del passato? Non si tratta in questo caso di un esercizio gnose ologico, ma di un’iniziativa dichiarata mente pedagogica in atto alla Kunsthalle di Amburgo con l’esposizione Making History – Hans Makart and the Salon Painting of the 19th Century.
Una premessa va fatta. Partecipare a una conversazione tra addetti ai lavori italiani su temi riguardanti il ruolo dei musei può essere sconfortante. Accademici o “mili tanti” scambiano enunciazioni dotte riguar danti i complessi meccanismi della macchi na-museo, dove però il convitato di pietra resta chi questi luoghi dovrebbe frequen tare. Dedicate al possibile “visitatore” esi stono rare iniziative virtuose, ma il dato con cui confrontarsi viene volentieri accan tonato. In Italia il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è costituita da analfabeti fun zionali; in area europea siamo secondi solo alla Turchia, che raggiunge il 47%.
Se oltre 16 milioni di adulti non sono in grado di affrontare altro che un testo breve e concentrato su una sola notizia, quanti sono davvero in grado di “leggere” un’opera d’arte? A quali élite è destinata la compren sione delle meraviglie custodite in ogni angolo della Penisola? I musei sono desti nati a diventare cassette di sicurezza da consegnare a un futuro sperabilmente migliore o devono farsi carico di esercitare una funzione propedeutica?
Ecco allora perché diviene interessante considerare l’esperimento poco filologico in corso fino al 31 dicembre 2023 alla Kun sthalle di Amburgo. In un grande salone è stato collocato L’ingresso di Carlo V ad Anversa (1878) di Hans Makart: è il dipinto più grande conservato dal museo, non meno di 50 metri quadrati. Si tratta di una messa in scena con sovrabbondante pre senza di nudi femminili a fiancheggiare l’ingresso equestre dell’Asburgo in città, avvenuto nel 1520. Evento realmente acca duto, ma che non si è certo svolto nel modo raffigurato. Nel medesimo salone, al dipinto di Makart si affiancano altri 60 tra dipinti e sculture. Stando agli organizza tori: “Una passeggiata sul filo del rasoio tra erotismo e sessismo, partecipazione e voyeu rismo, realtà e fantasia, kitsch e critica sociale, ma anche nostalgia e atteggiamento retrospettivo”. Ai piedi di ogni tela sono esposte una serie di domande (più o meno di questo genere: Cosa pensi di questo dipinto? Lo trovi provocatorio? Pensi che
Il parallelismo con le immagini delle barche dei migranti sulle rotte della morte mediterranee attualmente trasmesse dai media appare evidente.
sia sessista o è una domanda retorica? I fatti sono importanti quanto l’immaginazione? Questo dipinto glorifica il colonialismo? Come pensi che i musei dovrebbero affron tare opere come questa?).
Le opere sono suddivise in gruppi tema tici. In evidenza c’è la cosiddetta pittura storica. Oltre all’opera di Makart, tre dipinti di Paul Delaroche (1797-1856) magnificano i governanti, resi quali individui disponibili e premurosi. C’è poi la pittura di genere: chi guarda percorre un viaggio a ritroso nel tempo fino all’antichità romana immagi nata da Lawrence Alma-Tadema (1836-1891) o al rococò francese di Ernest Meissonier (1815-1891); la sezione è dominata dal dipinto di grande formato di Anselm Feuer bach, Il giudizio di Parigi (1870).
La pittura di genere viene indicata in Making History come reazione alla realtà sociale del periodo: accade ad esempio in Emigrant Passengers on Board (1851) di Karl Schlesinger. A metà del XIX secolo, a causa di guerre, carestie e disoccupazione, migliaia di persone furono costrette a lasciare l’Europa. Il parallelismo con le immagini delle barche dei migranti sulle rotte della morte mediterranee attual mente trasmesse dai media appare evi dente. Come evidente è la messa a fuoco del lavoro di coloro che rivolgevano in quel
periodo l’attenzione al Medio Oriente. Ad Amburgo il punto di vista è totalmente contemporaneo: qui questa “pittura orien tale” sarebbe testimonianza di una visione eurocentrica della cultura arabo-islamica.
Making History dispone inoltre di un apparato comunicativo non indifferente. Un opuscolo di accompagnamento, dispo nibile in forma analogica e in download, riprende le domande esposte in sala e for nisce risposte parziali. Le mettono a dispo sizione attivisti come Reyhan Şahin alias Lady Bitch Ray o storici dell’arte come Mirna Funk, Anne Petersen, Wolfgang Ullrich e Hubertus Kohle. La selezione delle loro contrastanti opinioni viene indi cata come una possibile base di ragiona mento per sollecitare la formazione di opi nioni personali, da condividere all’interno delle piattaforme predisposte. In sala sono disponibili anche due libri: Makart Then e Makart Now. Tracciano la ricezione ambi valente della pittura di Makart dai suoi inizi ai giorni nostri (Makart Then) e sfi dano i visitatori a continuare a scriverne dalla nostra prospettiva odierna (Makart Now). L’hashtag #MakartNow può inoltre essere utilizzato sui social media. Sono previste visite guidate sul tema #Makart Now, in cui i membri dello staff condivi dono la propria visione di Makart e di altre opere presenti nella raccolta permanente.
L’esposizione in più non è episodica. Questo salone che introduce ai tesori del museo è stato individuato come sala di apertura stabile per la visita alle collezioni, utile a incoraggiare sia il plauso che la cri tica. Corretto e scorretto sono concetti in evoluzione nel tempo e nello spazio. Ma l’e sercizio di valutazione che ne deriva è forse anche uno straordinario gancio emotivo.
Hans Makart, L’ingresso di Carlo V ad Anversa , 1878. Kunsthalle, Amburgo
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 18 #68 L EDITORIALI L ALDO PREMOLI [ trend forecaster e saggista ]
L’ARTE DAVANTI AL REALE
Diderot disprezzava quegli artisti che si recavano al Louvre per imparare a dipingere la compas sione, la devozione, la penitenza, il racco glimento, il dramma. Raccomandava loro di andare nelle strade a cercare la pietà, le passioni, la vita e la morte. Distingueva così tra un realismo idealista e un materia lismo pagano e razionale.
In altre parole, per molti artisti “con temporanei” l’apprendimento (per seguire Diderot) accade nelle grandi rassegne arti stiche e altre manifestazioni istituzionali, giusto per capire l’aria che tira e adeguarsi. Per altri accade nella strada, con il proprio corpo (Francis Alÿs, Jeremy Deller o Adrian Paci, ad esempio). Questo pensiero è stato colto dalla critica d’arte Teresa Macrì con queste parole: “L’arte probabilmente può reinterpretare il mondo solo affermandosi come corpo comunitario dissidente, abban donando lo status negoziale che la irreggi menta […] rioccupando un’utopia”. Si tratta di una visione critica che sopprime l’im magine dell’arte come cornice estetica dei problemi sociali, per scovare la men zogna e la violenza che ne sono alla base.
WHO’S WHO IN ORDINE DI APPARIZIONE
Denis Diderot (1713-1784) filosofo, enciclopedista,
Francis Alÿs (1959) artista belga residente in Messico
Jeremy Deller (1966) artista inglese
In fondo è lo stesso corpo comunitario che animava la scrittura di Genet, per il quale non vi è dissidenza, resistenza o rivoluzione senza la messa in gioco del corpo. Lo ha detto con enfasi Aimé Cés aire a proposito di Lautréamont: “È tempo ormai di far luce sullo scandalo che suscitò la pubblicazione dei Canti di Mal doror. Mostruosità? Meteora letteraria? Il delirio di un’immaginazione malata? La verità è che Lautréamont ha semplice mente guardato dritto negli occhi l’uomo di ferro forgiato dalla società capitalista, per cogliere il mostro, il mostro quotidiano, il suo eroe”.
Adrian Paci (1969)
artista albanese residente in Italia
D’altra parte la spoliticizzazione dell’arte degli ultimi decenni conferma questa tendenza, alla cui base sta l’idée fixe della “fine delle ideologie”. “L’avanguardia è morta”, gridavano entusiasti appena ieri molti conservatori e critici. Un’espressione che richiama alla mente il motto divenuto manifesto della restauratrice neoliberista Margaret Thatcher, che recita: “Non c’è alternativa”. Ecco un punto da cui ripar tire: riscattare l’alternativa di un’arte che si faccia “corpo comunitario dissidente”. Si tratta ancora di marcare ulteriormente la distinzione tra la museificazione del dolore o la sua estetizzazione e le poetiche dell’a zione e della relazione, nell’accezione di Édouard Glissant o di Jean-Jacques Lebel, dove il corpo in quanto azione diventa un dispositivo di connessione, uno stru mento di fusione e un luogo di resistenza.
Margaret Thatcher
Édouard Glissant (1928-2011) poeta e saggista francese
Se esibire la morte è ciò che fa il nemico, allora l’arte la rinfaccia tale e quale a chi questa morte la produce. Ecco la questione di fondo: il dolore, l’offesa, lo sfruttamento non sono sostituibili con i segni dell’arte appresi nelle gallerie, come affermava Diderot. A meno che l’arte non si faccia essa stessa trasfigurazione o incar nazione del dolore, opposizione mostruosa di fronte alla mostruosità del capitale. L’at tualità di Lautréamont sta nel fatto che la bellezza – puro significante, vuoto a per dere – non salverà il mondo dalle sue brut ture, cantilena che da anni ci viene rifilata, occultando con la magia di questa parola i responsabili di queste stesse brutture e ingiustizie.
Jean-Jacques Lebel (1936) artista e scrittore francese
Jean Genet (1910-1986) scrittore e drammaturgo
Aimé Césaire (1913-2008)
Richard Sennett (1943) sociologo statunitense
Isidore Ducasse aka Lautréamont (1846-1870) poeta francese
Richard Sennett ricorda che l’Esposi zione Universale del 1900 a Parigi fu all’in segna del trionfo dell’industria e dell’im pero. Ma in una stradina vicino ai giardini del Champ-de-Mars, luogo dell’esposi zione, un’organizzazione operaia aveva fatto una contro-esposizione dove era mostrato a quale prezzo il capitalismo aveva ottenuto i suoi bei prodotti – tute lacerate, indumenti sporchi di sangue, corpi esausti, sfruttamento minorile, con dizioni di vita disumane. Tutta una topo grafia della povertà e dello sfruttamento che contraddiceva la magnificenza dell’E sposizione Universale. Si trattava di dire la verità, non soltanto al capitale, ma allo spettatore. Spettacolo del dolore e mise ria reale: sta in questa concreta distin zione il nucleo di conoscenza dell’arte di cui parlava Diderot.
Spesso il dramma della miseria è prece duto dallo psicodramma di quegli artisti che sfruttano il dolore degli altri nella sca lata al successo. In fondo, lo sfruttamento del dolore da parte dell’artista equivale allo sfruttamento del capitalista nei confronti del corpo degli altri. Si risparmia il costo dell’azione.
Se esibire la morte è ciò che fa il nemico, allora l’arte la rinfaccia tale e quale a chi questa morte la produce.
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 19 #68 L EDITORIALI L
MARCELLO FALETRA [ saggista ]
AAA CERCASI IDENTITÀ
Si è fatto tanto nei secoli di esi stenza umana per imbastire comunità, costruendo memoria a beneficio di tutti, mentre in questi ultimi decenni di società liquida sem briamo essere sempre più smarriti. Nel passato, religione e territorialità hanno costruito con ogni strumento – anche il più sanguinario e cruento, a dire il vero – le comunità, la riconoscibilità in un gruppo sociale che dia senso all’esistenza e alla vita. Il Novecento è stato un periodo di grande confusione sociale. I conflitti mondiali ne sono stati i due momenti più apocalittici, ma tutto il secolo è costellato di “scouting emotivo alla ricerca del sé”, tanto collettivo quanto individuale.
Consumismo, scolarizzazione, tecnolo gie hanno semplificato la vita materiale ma pure complicato quella psicologica. Proba bilmente per mancanza di schemi e regole chiare all’interno dei quali il membro di qualsiasi gregge sociale si deve saper muo vere. I social network ai loro bagliori sembravano l’esplosione della socialità: si ri-trovano i vecchi amici persi di vista, si trovano persone che conosciamo solo di vista. Insomma, l’azzeramento della soglia di accesso a qualsivoglia rapporto umano. Eppure, a guardare la parte più attiva della società – sebbene anche quella più acerba, i
Avere identità è un bisogno. Costruirsela un privilegio.
15-45enni –, è evidente un diffuso smarri mento. Le sue manifestazioni sono dapper tutto: le crisi coniugali, la liquidità ses suale, l’instabilità lavorativa, la crisi delle nascite, le depressioni ecc.
Avere identità è un bisogno. Costruir sela un privilegio. Ci vuole grande forza e intelligenza per definirsi autonoma mente un sé sociale. Identificarsi in qualcuno circostante è la via più facile e rassicurante. Anche la più adatta, per gran parte delle persone. Si cerca iden tità in una fede sportiva, religiosa, poli tica. Addirittura ci si marchia il corpo per farsi riconoscere.
È uscita una ricerca che ha vagliato il dilagare del tatuaggio proprio come neces sità di darsi un vestito permanente. Un
tempo il tatuaggio era un marchio di viri lità (tralasciando quelli più squisitamente religiosi di alcune comunità arcaiche). Oggi quasi tutti i giovani delle società ricche occidentali sono tatuati, spesso molto o integralmente tatuati. Come se gli occhi, la bocca e le idee che da essi ne escono non bastassero più a farci conoscere e ricono scere. La ricerca rivela che più le persone sono “comuni”, quindi abitudinarie, socialmente omogenee, più sono tatuate Perché nel marchio epidermico indelebile ritrovano evidentemente un punto di rife rimento. La cosa forse più “sconcertante” – dal punto di vista della solitudine psicolo gica – è che spesso ci si tatua immagini di alcuna affinità rappresentativa, i simboli più disparati e sconosciuti. Insomma, che non ci azzeccano niente con noi.
Come al solito, beauty will save the world, ma in questo caso culture not Beauty. La cultura, la nostra cultura dovrebbe darci dei conforti più solidi e rassicuranti di una qualche pittura inde lebile a caso sul corpo. Ma, come al solito, promuovere e diffondere cultura è sem pre il vero cul del sac. La gente non sa dove cercare, cosa cercare, per identifi carsi, trovarsi, rassicurarsi. La cultura è tanto potente e assoluta quanto relegata e sprecata.
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 20 #68 L EDITORIALI L FABIO SEVERINO [ economista della cultura ]
RITORNO AL DISORDINE
una depressione strettamente pri vata / nonostante le pulsazioni zampillino / su una libertà ambiva lente, / un essenziale figurato / economia genetica di tono mistico / senso di colpa neu trale e nel testo / l’avidità dell’innocenza. / Scoppia la vescica quando le parole / assor bono le tossine della poesia” (Ivano Ferrari, C’è, ne La franca sostanza del degrado, Einaudi 1999, p. 23).
“L’organizzazione del mondo è compito dei realisti. Il poeta e l’operaio saranno sem pre le vittime del potere e dell’interesse per sonale. Non c’è mondo che possa essere governato da un gruppo di idealisti, perché, una volta che incomincia a funzionare, smette di essere altruista. Quando la chiesa cattolica divenne una forza, un potere, un’organizzazione, smise di essere una reli gione. Il realista, l’uomo potente e avido, avrà sempre la meglio sull’umanista. L’avi dità vince. Il mondo sarà sempre governato dal materialista” (Anaïs Nin, Diario II. 19341939, Bompiani 2001, p. 166).
L’opera, se è tale, non può contenere la sola visione dell’artista – o unicamente quella dello spettatore. Deve contenere più visioni possibili – e, soprattutto, la propria.
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Ma l’opera vuole davvero affermare qualcosa? L’opera è interessata ad ‘affer mare’? Piuttosto, si può dire che l’opera sia in un modo – e non in un altro. Flip the game, ribaltare, rivoltare, capovolgere il gioco (e le sue regole).
Non ‘esporre’ le ‘opere’ negli ‘spazi’ (ad uso e consumo degli ‘spettatori’) – ma fare in modo, proprio al contrario, che l’opera si mimetizzi nel tessuto materiale e immateriale della realtà.
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La volontà di piacere, e di compia cere, a tutti i costi – il desiderio e la pre tesa di gratificazione immediata. Il con formismo terribile e onnipresente. L’inca pacità di (e la non-volontà, il non interesse a) “pensare fuori dagli schemi”. La volontà di protagonismo, di affermare assoluta mente ioioio. La volontà disperata di essere visti.
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Più che opere, tentativi per esorcizzare le ossessioni del quotidiano.
L’opera, se è tale, non può contenere la sola visione dell’artista – o unicamente quella dello spettatore. Deve contenere più visioni possibili – e, soprattutto, la propria
Lirico. Poetico: fuori-moda.
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Venezia, 11 giugno 2022. Le due figure che si dipingono e si scolpiscono di Mar lene Dumas – come dice lei stessa nella video-intervista, una discende dai suoi esordi di ragazzina ed è la pin-up stilizzata (entertainment), l’altra è la morte, com parsa in seguito, quando l’artista era adulta (anti-entertainment). Al centro, c’è sempre il senso di perdita.
Montelupo Fiorentino, 9 settembre 2022. Dalla relazione sapientemente e paziente mente costruita, all’indagine scrupolosa e non retorica del margine, fino alla costru zione operosa di un orizzonte possibile, fatto innanzitutto di linguaggio.
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Montelupo Fiorentino, 10 settembre 2022. Come un brano dei Sonic Youth, quando partono per la tangente con quelle belle chitarre distorte che arrivano dappertutto e colpiscono, scheggiando, slabbrando e triturando… Togliere il grasso, e scavare. Deviare. Distorcere, deformare. Sintetiz zare. Riportare, rammendare, ricucire. Riportare al disordine. Ritorno al disor dine. Riportare alla luce. Riportare alla radice. Ritornare alla radice.
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Alla fine, la risposta è sempre quella: non ‘esporre’ le ‘opere’ negli ‘spazi’ (ad uso e consumo degli ‘spettatori’) – ma fare in modo, proprio al contrario, che l’opera si mimetizzi nel tessuto materiale e immate riale della realtà. Al punto da fondersi quasi completamente in questo tessuto, e da risultare quasi indistinguibile rispetto a qualunque altro elemento di questo tes suto, di questa realtà.
L’opera è il ‘quasi’. O no?
“Quando si vive tanto vicini a drammi individuali, ci si meraviglia che non ci siano guerre continue, vedendo quali incubi nascondono gli esseri umani, quali segrete ossessioni e crudeltà nascoste. Sapevo che, pur non avendo condiviso gli odi, le rabbie, e l’amore di distruzione, avrei dovuto condivi dere la punizione. Ormai conoscevo l’origine della guerra, che era in ciascuno di noi, e sapevo che il nostro concetto di eroe era superato, che l’eroe moderno era colui che riusciva a controllare la propria nevrosi in modo che non divenisse universale, che riu sciva a lottare con i suoi miti, che si rendeva conto che era lui stesso a crearli, che si deci deva a entrare nel labirinto per lottare col mostro. Questo mostro che dorme in fondo al cervello di ciascuno di noi. Le guerre che ci portavamo dentro furono proiettate fuori. (…) Il destino ci veniva tolto di mano. Ma erano la stessa follia e le stesse paure perso nali che venivano scatenate sul mondo. Mentre aspettavo la guerra definitiva, quella che ci avrebbe travolto tutti, cercavo di capire quel che succedeva. Mentre aspet tavo la moltiplicazione dell’irrazionalità, avevo già sofferto per tutte le irrazionalità personali intorno a me” (ivi, p. 391).
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 21 #68 L EDITORIALI L CHRISTIAN CALIANDRO [ storico e critico d’arte ]
Paolo Bufalini
Hanno il carattere inquietante e placido di una vanitas le opere di Paolo Bufalini. Dif ficile leggere le intenzioni dell’artista: l’impressione è quella di essere di fronte a piccoli enigmi senza soluzione, cortocircui ti visivi che nascono dall’assemblaggio di ele menti dissonanti, eppure perfettamente in equilibrio. Forse è da qui, dall’equilibrio compositivo e formale, che deriva la strana tranquillità che sembra pervadere le sue opere; e, a proposito di vanitas, verrebbe da assimilare gli interventi di Bufalini a nature morte, realizzate a partire dall’accostamen to di oggetti che suggeriscono un’origine antica (teschi umani, cotte di maglia, sfere di cristallo, selle di cavallo) e altri decisa mente contemporanei (motociclette, cusci ni, coriandoli, palette per raccogliere la spazzatura da terra). Negli ambienti dove prendono spazio i suoi interventi aleggia un’aura sinistra ma lontana da pericoli imminenti, quasi rassicurante. Una stasi che sembra generata dalla tensione tra la com postezza e la fragilità delle opere, tra la loro carica poetica e la costante sensazione di un vuoto, di una mancanza.
Nella tua pratica c’è un ricorso costante all’assemblaggio di elementi già esistenti. Un prelievo del reale che tuttavia sortisce effetti stranianti e tutt’altro che realistici. Mi sembra questo uno degli aspetti più incisivi della tua pratica: la capacità di generare visioni quasi oniriche a partire da ricontestualizzazioni e spostamenti apparentemente minimi.
Nel comporre le opere, effettivamente, vado spesso a ricercare accostamenti e alte razioni semplici, ad applicare un’idea a uno o più oggetti in maniera lineare. Mi pare che in questo modo si possa, da un lato, arrivare a una trasformazione degli elementi che compongono un’opera, al renderli altro da sé e, dall’altro, ribadirli nella loro letteralità. Mi interessa questo tipo di ambiguità, que sto essere sulla soglia tra due mondi (realtà/ finzione, sonno/veglia, utopia/distopia). Mi piace il fatto che tu abbia usato l’avverbio quasi , perché suggerisce un’incertezza, incertezza che si scontra con l’aspetto delle
opere, che sono abbastanza apodittiche. Mi interessa materializzare delle atmosfere, delle sensazioni. L’ordine e la fissità sono solo due modi per tentare di approssimarsi a qualcosa di oscuro, di sconosciuto.
La tua sensibilità mi pare orientata verso questioni che accompagnano l’essere umano da sempre, piuttosto che temi lega ti all’attualità più stringente.
Mi è difficile nominare dei temi a cui ricondurre la mia ricerca, il mio modo di procedere è più legato all’intuizione che all’intenzione. Questo non significa che non ci siano riferimenti a questioni attua li, ma agiscono sottotraccia e sono ricon testualizzati in una prospettiva più ampia.
I nodi problematici del presente, mi sem bra, altro non sono che configurazioni provvisorie di questioni più vaste, manife stazioni di un nocciolo problematico più profondo, impermeabile all’azione umana.
La mia pratica ha più a che fare con il met tere in scena quest’impotenza che con la prefigurazione di possibilità utopiche o di riscatto, e non perché non ne riconosca l’importanza, semplicemente il processo artistico mi porta altrove.
BIO
Che conseguenze ha tutto ciò sulla ricezio ne di quel che fai?
Anche per la sua stessa natura, ellittica e allusiva, il mio lavoro può risultare difficile da inquadrare. Per me è più importante cre are un teatro di apparizioni, di presenze enigmatiche, che indicare delle categorie di lettura di tipo tematico.
Sempre a questo proposito mi aveva col pito recentemente una dichiarazione di Andrea Bellini, nella quale il direttore del CAC di Ginevra se la prendeva con “il ten tativo maldestro di acquisire capitale morale ” da parte del mondo dell’arte, affermando inoltre che, “ se la causa è buona, la sua banalizzazione cammina con essa”. Qual è il tuo punto di vista sulla questione?
Ci sono opere – penso ad esempio a certi film di Pasolini, o ad alcune opere di Francis Alÿs – che, pur essendo al limite del didasca lico, riescono ugualmente a essere belle e profonde. Un’altra artista che mi viene in mente è Jade Kuriki Olivo (Puppies Puppies), che integra l’attivismo alla sua pratica in modo molto potente. È difficile tracciare una linea di demarcazione, potenzialmente tutti
Paolo Bufalini è nato a Roma nel 1994. Vive a Bologna, dove ha frequentato l’Accade mia di Belle Arti. Tra il 2016 e il 2019 ha affiancato alla pratica artistica la gestione dello spazio espositivo non profit TRIPLA, da lui cofondato. Opera principalmente nel campo della scultura e dell’installazione. Nel tempo, la sua pratica si è espansa, spesso in modo collaborativo, toccando la curatela, le arti dal vivo e la scrittura. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive a Bologna, Milano, Londra e Amsterdam, in eventi performativi e programmi di residenza, tra i quali Nuovo Forno del Pane presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (2020-21). Il suo lavoro è stato selezionato nel 2020 per le acquisizioni della collezione pubblica della regione Emilia-Romagna e ha ricevuto il Premio Combat per la scultura. Tra i progetti esposi tivi più recenti: Casting the Castle III, Civitella Ranieri Foundation (Umbertide, 2022); A paradise for the Smiling Alligators, a cura di Marta Orsola Sironi (Lecce, 2022); For get me not, Fabbri-Schenker Projects (Londra, 2022); eve, a cura di Paolo Gabriotti, Massimo (Milano, 2021); Peng on the beach, a cura di Xing (Bologna, 2021); Futuro: Arte e società dagli anni Sessanta a domani, a cura di Luca Beatrice e Walter Guadagnini, Gallerie d’Italia (Vicenza, 2020); Luccicanza, a cura di Gabriele Tosi, Localedue (Bolo gna, 2020).
paolobufalini.com
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 22 #68 L STUDIO VISIT L
SAVERIO VERINI [ curatore ]
Paolo Bufalini, Senza titolo , 2020, paletta zincata, teschio, coriandoli, 78 x x 30 cm, courtesy l'artista. Photo Manuel Montesano
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 23 #68 L STUDIO VISIT L
25
VISIT
L STUDIO
Paolo Bufalini, Proposal , 2020, cuscini, arduino, schede xbee, stampa 3d, power bank, 2 elementi 50 x 50 x 20 cm ciascuno, courtesy l'artista. Photo Manuel Montesano
Paolo Bufalini, Mail , 2020, pelle di serpente, metallo, 45 x 31 x 2,5 cm, courtesy l'artista. Photo Manuel Montesano
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 24 #68
L
gli approcci sono validi e ci sono molti tipi diversi di arte. Sono comunque d’accordo con il fatto che alcune questioni andrebbero maneggiate con attenzione e rispetto, anche per evitare appropriazioni indebite. Per quanto mi riguarda, fare arte è legato a un’in soddisfazione, quasi a una rivolta direi, tan to nei confronti di ciò che mi circonda che di me stesso, per cui mi è difficile pensare a questo come a un modo per acquisire capi tale morale.
Puoi parlare di una tua opera rappresen tativa di quest’insoddisfazione, ma anche del senso di incertezza e di impotenza a cui accennavi prima?
Prima hai citato la vanitas, un genere che interroga la fiducia o la speranza che ripo niamo nelle cose mondane. Artaud ha scrit to che “l’essere non è all’altezza del tempo”, un frammento che mi ha sempre fatto pensare all’impossibilità di aggrapparsi a qualcosa di stabile, fosse anche la possibilità di pensare noi stessi in maniera definita. È questo sen timento, credo, che mi induce a ricercare nelle opere una forma di perfezione, di imperturbabilità. È un modo di verificare la
discrepanza tra virtuale e reale, tra l’assenza di gravità di quanto è immaginato e il peso di ciò che è fattuale. A questo proposito men zionerei un’opera e una mostra. L’opera è Proposal (2020), una coppia di cuscini mec canizzati che simulano un respiro lento e sincronico. Il titolo allude a un’ipotesi di armonia, di concordanza incorruttibile. Questa concordanza, per certi versi lirica, è
anche straniante nel suo essere sempre uguale a se stessa, slegata dalla vita. La mostra, invece, è eve (Massimo, 2021), che ho concepito come una sovrapposizione di pia ni temporali – il futuro e il passato profondo, il già accaduto e l’imponderabile, l’origine e la fine. Ciò che è accaduto, in forma di detri ti discorsivi o di reperto, è in dialogo con un altrove, il futuro evocato dalla sfera di cri stallo, che è, a mio modo di vedere, tanto un’apertura quanto un ridimensionamento dell’umano e della sua presa sul mondo.
A proposito di futuro – del tuo in partico lare –, che prospettive vedi come artista emergente in Italia?
Non posso fare paragoni con altri conte sti che conosco solo superficialmente. Riscontro comunque, al momento, una certa difficoltà nel realizzare progetti un po’ più ambiziosi dal punto di vista produttivo. È raro trovarsi nella condizione di poter investire in un progetto, a meno che non lo si faccia in prima persona, ammesso che si possa farlo. Questo può rallentare non solo il percorso professionale, ma l’evoluzione stessa di una poetica.
Paolo Bufalini. eve . Exhibition view at Massimo, Milano 2021, courtesy l'artista & Massimo. Photo Nicolò Panzeri
I nodi problematici del presente, mi sembra, altro non sono che configurazioni provvisorie di questioni più vaste.
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 25 #68 L STUDIO VISIT L
speciale UNDER 35 FormulaY €280 platea
LA COPERTINA
I l viaggio tra la multidisciplinarietà delle discipline delle Arti Visive e del Design e le loro intime sovrapposizioni inizia con il lavoro Luce d’abissi, sviluppato come progetto finale dei corsi di Diploma Accademico di Primo Livello in Computer Generated Animation e Sound Design presso IED Milano.
Paesaggi onirici e altamente simbolici, forti rimandi all’arte e all’architettura, uno studio meticoloso delle superfici e dei tessuti e un’attenzione partico lare ai suoni e alle musiche accompagnano lo spettatore in un’immersione nell’acqua e nella luce.
Luce d’abissi è un cortome traggio realizzato in tecniche di Animazione 3D che, in modo allegorico e fortemente interpre tativo, mette in scena il passaggio tra la vita e la morte di un ragaz zino deceduto tra le braccia del la madre in seguito a un naufra gio. Il progetto è notevolmente influenzato dalla storia dell’arte e dalla letteratura: dall’estetica alle tematiche, dal gusto archi tettonico alle più piccole scelte stilistiche che hanno dato vita agli ambienti e ai personaggi. I riferimenti visivi, simboli ci e religiosi si intrecciano dando vita alla costruzione di un racconto che, più che narrare una precisa vicenda, vuo le suscitare emozione.
“L’idea del richiamo estetico alla storia dell’arte è nata già in fase di scrittura: fin da principio, infatti, si aveva in mente di riprendere in qualche modo la Creazione di Adamo di Michelangelo”, raccontano i direttori del progetto, Eleo nora Polo e Alessandro Magnotta. “Nonostante molte scelte siano scaturite grazie agli studi artistici e a una forte pas sione per la letteratura e l’arte classica, l’idea di prendere come riferimento i dipinti è nata grazie allo studio di ‘Barry Lyndon’ di Kubrick. In generale, il corto voleva essere un continuo omaggio all’arte europea e in particolare a quella italiana, esaltandone grazia ed eleganza”.
IED x ARTRIBUNE
Il progetto Fragile Surface si propone di raccontare, attraver so immagini e contenuti multimediali realizzati da stu denti e Alumni dell’Istituto, i temi centrali della contempo raneità: i labili confini tra le discipline artistiche, la contaminazione fra arte e tecnologia, il rapporto uomo/ natura, l’intersezione tra reale e virtuale.
I progetti dei corsi della scuola di Arti Visive, Computer Generated Animation, Graphic Design, Fotografia, Illustra zione e Animazione, Sound Design, Video Design daranno vita a un percorso in cui il lettore potrà approfondire gli aspetti artistici, tecnici e relazionali alla base di ogni immagine scelta per la copertina. Vi basterà inquadrare il QR qui a fianco.
Le copertine, realizzate in esclusiva per Artribune, saranno quindi il simbolo della soglia da attraversare per immer gersi nella complessità e nella poliedricità di ogni proget to. La fragile superficie da rompere per potersi avventurare nell’immaginazione iperconnessa dei designer.
Scoperto in Spagna un enorme complesso megalitico
GIULIA RONCHI L Si intitola Commedia Umana – Memento Mori la mostra di Ai Weiwei (Pechino, 1957) che riunisce nella Basilica di San Giorgio Maggiore di Venezia fino al 27 novembre un inedito corpus di lavori in vetro, come l’autoritratto Brainless Figure in Glass, Glass Root o Glass Takeout Box, oltre a note opere in porcellana, legno e LEGO in prestito da importanti gallerie internazio nali. A colpire maggiormente è l’enorme candelabro realizzato a mano dai maestri dello Studio Berengo di Murano con oltre 2mila pezzi di vetro nero: la più grande scul tura sospesa mai realizzata in vetro di Murano nella storia, già esposta lo scorso marzo presso le Terme di Diocleziano a Roma. Dal 27 ottobre al 18 dicembre, invece, è possibile vedere il lavoro dell’artista – que sta volta però in veste di curatore – al Southbank Centre Exhibition Space di Londra, in occasione della mostra Freedom, organizzata in collaborazione con l’ente benefico Koestler Arts. Ai Weiwei ha visitato diverse carceri del Regno Unito, coinvolgendo i detenuti nella realizzazione di opere e soste nendo la necessità dell’arte come possibilità di generazione e di presa di consapevolezza di se stessi. Un ruolo più che appropriato per l’artista e attivista cinese, il quale nel 2011 per 81 giorni venne incarcerato a causa di dissidenze politiche con il governo di Pechino.
GIULIA GIAUME L Uno straordinario ritrovamento archeologico è avvenuto in Spagna grazie a… un campo di avocado. Sono stati infatti gli apprezzamenti di un territorio destinato a una piantagione a Huelva, in Andalusia, a rivelare un enorme complesso megalitico con oltre 500 pietre erette su una superficie di circa 600 ettari. Il nuovo sito potrebbe essere uno dei più grandi d’Europa. Sono stati ritrovati molti elementi megalitici di diverso tipo, una rarità: vi sono pietre erette, dolmen, crom lech, allineamenti di menhir lungo assi comuni, così come tumuli, ciste e recinti. Le pietre erette più antiche nel sito di La Torre-La Janera risalgono alla seconda metà del VI o V millennio a.C.. Lo scopo ancora non è certo, ma era probabilmente a uso astronomico: la maggior parte dei menhir è infatti raggruppata in 26 allinea menti e due cromlech, situati sulle cime delle colline del sito con una chiara visuale a est, cosa che avrebbe permesso di vedere l’alba durante i solstizi e gli equinozi. I lavori dovrebbero durare fino al 2026, ma prima dell’inizio della prossima campagna una parte del sito potrà essere visitata.
L’autunno di Ai Weiwei tra Venezia e Londra
Ai Weiwei, Venezia 2020. Photo Edward Smith
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 28 #68 L NEWS L
berengo.com | southbankcentre.co.uk
I Musei Civici di Venezia restano senza direttore. Ecco come funziona la nuova organizzazione interna
GIULIA RONCHI L Dopo la dipartita della direttrice Gabriella Belli, che ha ter minato l’incarico il 31 agosto, la Fonda zione Musei Civici di Venezia ha deciso di non sostituirne la figura, preferendo nominare delle persone ad interim. Una decisione che ha suscitato non poche pole miche, oltre a una raccolta firme per l’a pertura di un nuovo bando pubblico, richiesta rimasta inascoltata. La rete, com posta da 11 importanti realtà museali sulla Laguna, viene ora guidata da una nuova organizzazione, divisa in due diverse aree di competenza: l’Area Attività Museali, affi data a Chiara Squarcina, già Dirigente Area Musei della Fondazione, e l’Area Ser vizi Centrali, affidata al Segretario Orga nizzativo Mattia Agnetti. Mentre la prima area si occupa di mansioni legate a mostre, studi e ricerche, cataloghi e collezioni sto riche, la seconda ha funzioni di ammini strazione finanza e controllo, IT e organiz zazione, manutenzioni e allestimenti, sicurezza e logistica, risorse umane, rela zioni sindacali educazione, sviluppo com merciale e ufficio stampa. L’azione dell’A rea Attività Museali e dell’Area Servizi Centrali, inoltre, viene affiancata dal lavoro del Comitato di Direzione, compo sto dai responsabili delle sedi museali e dei servizi della Fondazione, che si riuni sce almeno due volte al mese, oltre che da un Comitato Scientifico, i cui membri sono selezionati e nominati dalla Presidente Mariacristina Gribaudi e dal Consiglio di Amministrazione. Ecco quali sono gli 11 Musei Civici di Venezia:
PALAZZO DUCALE
MUSEO CORRER
TORRE DELL’OROLOGIO
CA’ REZZONICO
MUSEO DEL SETTECENTO VENEZIANO
PALAZZO MOCENIGO CENTRO
STUDI DI STORIA
CASA DI CARLO GOLDONI
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CONCIERGE
KYOTO. IL PRIMO HEADQUARTER DI NINTENDO DIVENTA UN HOTEL marufukuro.com
PALAZZO FORTUNY
MUSEO DEL VETRO
MUSEO DEL MERLETTO
MUSEO
Prima di diventare il colosso di console e videogame noto in ogni angolo del pianeta, Nintendo produceva carte da gioco hanafu da. A dire il vero non si chiamava neppure così: fondata nel 1889 a Kyoto dalla famiglia Yamauchi, l’allora Marufuku Inc. fissò negli Anni Trenta la sua prima sede aziendale nell’area di Kagiyacho. Situato a nord del principale hub ferroviario di Kyoto, questo headquarter restò operativo fino al 1959.
Sottratto al destino di demolizione non così raro alle latitudini giapponesi, l’edificio di impronta Déco è giunto fino a noi; dall’i nizio di aprile ha intrapreso un inedito ciclo della propria (quasi secolare) storia. Affida to a uno dei maestri indiscussi dell’archi tettura giapponese contemporanea, Tadao Ando, lo stabile è stato ristrutturato e ampliato per accogliere un boutique hotel.
Gli spazi in cui Nintendo ha avviato la propria scalata globale sono occupati dalle 18 lussuose stanze del Marufukuro, gestito dalla Plan Do See Inc. Con sede a Tokyo, que sta società attiva da quasi tre decenni vanta nel proprio portfolio hotel e ristoranti nelle principali destinazioni turistiche del Paese, oltre a essere presente con i propri indirizzi a Miami, New York, Bali e Honolulu.
Sebbene, almeno nel momento in cui scriviamo, permangano restrizioni ai viaggi
individuali in Giappone, il Marufukuro sem bra avere tutte le carte in regola per attrarre la clientela internazionale, proponendo un’interpretazione forse più austera, ma non meno onirica, dell’architettura giappo nese. Con dimensioni variabili da 33 a 79 metri quadrati, le 11 camere e le 7 suite sono ciascuna l’espressione di un peculia re concept: diverse l’una dall’altra, conser vano dettagli d’antan mitigati dal mix con pezzi di design.
Almeno tre le soluzioni d’autore. Nella Japanese Suite si sperimenta il tradizionale tatami e ci si rilassa nella vasca all’aperto; la Residential Suite, interamente progettata da Tadao Ando, è dotata di servizi aggiuntivi per i soggiorni di lunga durata; la Marufukuro Suite, infine, occupa sia l’edificio storico che il nuovo innesto, consentendo di immerger si tanto nell’atmosfera rétro originale che nella dimensione messa a punto da Ando.
Rendono memorabile l’esperienza il ristorante interno Carta, curato dalla chef Ai Hosokawa, che si è formata in Italia e predilige gli ingredienti naturali e del ter ritorio, e la Biblioteca dNA: fra rarità, ogget ti d’epoca e (gli immancabili) giochi, riper corre l’avventura della Nintendo. Da scoprire magari sorseggiando un whisky giapponese nel lounge bar.
VALENTINA SILVESTRINI caporedattrice architettura
Japanese Suite. Courtesy Marufukuro
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visitmuve.it
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DEL TESSUTO E DEL COSTUME
+ CA’ PESARO
GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA
DI MURANO
DI BURANO
DI STORIA NATURALE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
VALENTINA MUZI L Un grande progetto di arte sacra contemporanea riapre un gio iello architettonico nel cuore di Napoli, da tempo escluso dallo sguardo del pubblico. Fino all’8 gennaio, negli spazi della secente sca Chiesa del Carminiello a Napoli, trovano ospitalità i “martiri” di Bill Viola, con la mostra Ritorno alla Vita. Un titolo non banale, dal momento che il progetto è stato pensato per celebrare la nuova vita della chiesa che, dopo anni di chiusura, torna ad accogliere i fedeli. Le cinque videoinstalla zioni in mostra guidano il pubblico nell’a zione e alla scoperta della piccola chiesa incastonata nella facciata di un palazzo sto rico di Napoli, in via Carlo de Cesare 30 nei Quartieri Spagnoli e alle spalle di via Toledo. L’edificio si contraddistingue per il pavi mento maiolicato a opera della bottega di Giuseppe e Donato Massa, conosciuti per gli interventi condotti nei luoghi sacri più importanti di Napoli nel XVIII secolo e soprattutto per aver realizzato il chiostro del Monastero di Santa Chiara.
vanitasclub.org
Per la prima volta una donna dirige la National Gallery ofIreland. È Caroline Campbell
DESIRÉE MAIDA L Per la prima volta in 158 anni di storia, ovvero dalla sua apertura avvenuta nel 1864, la National Gallery of Ire land avrà un direttore donna: il Board of Governors and Guardians del museo sito a Dublino ha infatti nominato Caroline Camp bell come nuova direttrice. Campbell – che dal 2018 è Director of Collections and Rese arch alla National Gallery di Londra – guiderà l’istitu zione irlandese a partire da novembre, suben trando così a Sean Rain bird, direttore del museo negli ultimi dieci anni. Laureata all’Università di Oxford e al Courtauld Insti tute of Art, ed ex allieva del Center for Curatorial Leadership di New York, Campbell è ricercatrice e curatrice di mostre, oltre ad aver pubblicato numerosi studi; ha inoltre ricoperto incarichi all’Ashmolean Museum e alla Courtauld Gallery. “Visitare la National Gallery of Ireland da adolescente ha ispirato il mio interesse per l’arte, quindi adesso è un enorme piacere tornare in un luogo tanto importante per me”, ha dichiarato Campbell. nationalgallery.ie
Grandi mostre che aprono CLAUDIA GIRAUD
ANTON CORBIJN E IBRAHIM MAHAMA
VERONA
La nuova Fondazione Eataly Art House –E.ART.H. avvia la stagione espositiva con due monografiche: Staged, del fotografo e regista olandese Anton Corbijn, a cura di Walter Guadagnini, e Voli-ni, dell’artista ghanese Ibrahim Mahama, a cura di Eva Brioschi, visitabili dal 24 settembre al 15 gennaio. eatalyarthouse.it
I PITTORI DI POMPEI – BOLOGNA
Si apre il 23 settembre al Museo Civico Archeologico I Pittori di Pompei, una delle mostre più attese della stagione espositiva autunnale, che resterà visibile fino al 19 marzo. Curata da Mario Grimaldi e pro dotta da MondoMostre, prevede il prestito di oltre 100 opere di epoca romana appar tenenti alla collezione del museo parteno peo, in cui è conservata la più grande pina coteca di antichità al mondo. museibologna.it/archeologico/
BRUCE NAUMAN – MILANO
Pirelli HangarBicocca presenta dal 15 set tembre al 26 febbraio la mostra Neons Cor ridors Rooms, dedicata a Bruce Nauman. L’esposizione offre una panoramica sulla ricerca spaziale dell’artista statunitense e le sue sperimentazioni con l’architettura, l’uso della luce, del suono, del linguaggio e del video. hangarbicocca.org
LUIGI GHIRRI ED EVA & FRANCO
MATTES – MODENA
FMAV – Fondazione Modena Arti Visive inaugura il 16 settembre due nuove mostre. Luigi Ghirri e Modena. Un viaggio a ritroso, a cura di Daniele De Luigi, fino al 20 novembre ripercorre l’attività del foto grafo emiliano con oltre 60 fotografie pre senti nella collezione della Galleria Civica del Comune di Modena e nella collezione di fotografia della Fondazione di Modena. È invece fino al 26 febbraio la prima perso nale italiana dei pionieri della Net Art Eva & Franco Mattes. Most to Least Viewed, a cura di Nadim Samman. fmav.org
OLAFUR ELIASSON – FIRENZE
Dal 22 settembre Palazzo Strozzi presenta Nel tuo tempo: curata da Arturo Galansino, è la più grande mostra di Olafur Eliasson mai realizzata in Italia fino a oggi. Con luci e ombre, riflessi e colori, l’artista danese coinvolge l’architettura rinascimentale in un suggestivo percorso di installazioni che pongono al centro il dialogo tra spazio e visitatore, esaltando i temi della perce zione soggettiva e dell’esperienza condi visa.
palazzostrozzi.org
DESIRÉE MAIDA L “Il museo è un’istitu zione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e profes sionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”. È questa la nuova definizione di museo che l’ICOM –International Council of Museums (orga nizzazione internazionale fondata nel 1946
che rappresenta i musei e i suoi professio nisti) durante la 26esima Assemblea Gene rale Straordinaria a Praga. Fra i temi di discussione dell’Assemblea era appunto quella di elaborare una definizione più aggiornata – e quindi in linea con i tempi attuali e le dinamiche sempre in divenire del mondo della cultura – di “museo”, la cui ultima enunciazione risaliva al 2007, anche in quel caso elaborata nell’ambito di un’As semblea Generale (tenutasi a Vienna): “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e spe cificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”. Da anni era viva l’esi genza di rinnova re la definizione di museo: dopo l’Assemblea Generale tenutasi a Milano nel 2016, era stato nominato un nuovo Standing Committee per studiare e modificare la definizione di museo. Si sono susseguite varie consultazioni, alle quali hanno partecipato Comitati Nazionali e Internazionali, fino all’elaborazione di una serie di definizioni che sono state votate nell’ambito dell’Assemblea a Praga. La nuova definizione è stata approvata con una maggioranza del 92,4%.
icom.museum
Napoli. La Chiesa del Carminiello a Toledo riapre con Bill Viola
Photo John Goodall
“Accessibile, inclusivo e sostenibile”. Ecco la nuova definizione di museo dell’ICOM
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 30 #68 L NEWS L
LABORATORIO ILLUSTRATORI
LE STRAVAGANTI PROSPETTIVE DI MATILDE CHIZZOLA
matildechizzola.it
Savonese classe 1997, Matilde Chizzola è una graphic designer e illustratrice free lance. Nel suo universo creativo, fatto di regole prospettiche e anatomiche voluta mente infrante, si muovono personaggi dagli arti abnormi e disarticolati che diven tano tutt’uno con lo spazio circostante. Un mix visionario tra ironia e atmosfere ludi che.
Definisci le tue illustrazioni con tre aggettivi.
Esuberanti, spigolose, bizzarre.
La tua formazione e gli autori a cui guardi.
Sono laureata in Graphic Design e Mul timedia presso l’accademia LABA di Brescia. Nel 2021 ho vinto una borsa di studio in Business Illustration all’accademia The Sign di Firenze. Tra gli altri, le illustratrici con temporanee da cui prendo più ispirazione sono Gosia Herba, Anni Tett, Júlia Sardà e Pam Whisbow.
Su quali tematiche verte la tua ricerca?
Trovare modi bizzarri per rappresentare una scena o un concetto. Mi piace trasfor mare i corpi e farli diventare fluidi in modo che sembrino quasi bandiere al vento, men tre gli oggetti di un paesaggio diventano tes sere di un puzzle che si intersecano tra loro. Adoro giocare con la geometria e liberarmi delle regole della prospettiva o dell’anatomia creando un mondo stravagante.
Qual è il tuo concetto di bellezza?
Se penso alla bellezza, mi vengono in mente diverse cose prima di arrivare alla canonica perfezione delle forme. Guardare verso l’alto in strada e intravedere il soffitto dipinto di una casa al primo piano, il primo soffio di vento tiepido dopo l’inverno, il naso aquilino della mia amica che pare essere l’e redità di chissà quale popolo antico. La bel lezza è per me estremamente semplice e complessa allo stesso tempo e si annida in ogni cosa: a volte è brutale, a volte canonica, a volte risiede in dettagli quasi impercetti bili. C’è, tuttavia, sempre.
I tuoi gusti cinematografici e musicali.
Ho un passato da batterista e ad oggi sono bassista in due gruppi rock. Sono mol to aperta e flessibile riguardo alla musica e ascolto il classico “un po’ di tutto”, ma non nego di avere una netta predilezione per qualsiasi genere contenente una chitarra distorta e una buona linea ritmica. La mia
lista dei preferiti sulle piattaforme di film streaming è molto variopinta. Spazio da film cupi e introspettivi all’animazione per bam bini. Ultimamente, parlando di animazione, ho apprezzato particolarmente The House Lo stop motion è per me una meraviglia dell’animazione.
La tua produzione è mutata con la pandemia?
Il tempo trascorso chiusa in casa mi ha sicuramente reso più produttiva e mi ha concesso di sperimentare ed evolvere il mio linguaggio visivo. Inoltre, pensare “quando la pandemia finirà, farò XXX” mi ha spinto a pormi obiettivi più nitidi.
Cosa sogni di illustrare?
Non sono ancora finita su una copertina e l’idea di entrare in una libreria o in un’edi cola e vedere un mio lavoro in bella vista mi alletta molto. Inoltre vorrei sviluppare un
progetto totalmente mio – mi piace molto scrivere racconti indirizzati all’infanzia –, quindi un albo scritto e illustrato da me sarebbe una grande soddisfazione.
Come si sviluppa il processo creativo del le tue illustrazioni?
Per prima cosa, riordino le idee. Solita mente apro il mio sketchbook e scrivo una cascata di parole relative al tema dato, dise gno schizzi e forme abbozzate. Successiva mente passo al digitale. Ho una palette di colori personale che utilizzo cambiando saturazione e luminosità dei colori, in modo tale da avere una certa continuità stilistica tra i miei lavori.
A cosa stai lavorando?
Soprattutto a illustrazioni pubblicitarie. In cantiere ho un paio di progetti personali legati alla narrativa per l’infanzia.
ROBERTA
© Matilde Chizzola per Artribune Magazine
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 31 #68 L NEWS L
VANALI [ critica d’arte e curatrice ]
VEDERE, GIOCARE E COLLEZIONARE
ALEXANDRIA – PORT OF WORLDS
Da qualche tempo tutti i festival di cinema che si rispettino hanno una sezione VR. Fino a ora è stato difficile apprezzare le opere in concorso senza essere fisicamente alla loca tion del festival. Alcuni festival utilizzavano delle applicazioni che permettono di vedere le opere in concorso col visore anche da casa, ma si è trattato di casi isolati. Final mente due grandi festival, quello di Cannes e il NewImages Festival, si sono rivolti allo stesso fornitore e così è nata Alexandria –Port of Worlds, che ha riunito in un unico ambiente VR le selezioni dei due festival. A questo punto ci aspettiamo che altri festival ricorrano ad Alexandria per mostrare le loro sezioni VR, per iniziare a creare un punto di accesso privilegiato su questa nuova forma di espressione immersiva.
L
BRAIN VOMIT GARDEN
Brain Vomit Garden è un gioco multiplayer sviluppato dal gruppo di artisti che ha anche creato la collezione NFT Brain Vomit, disponibile su OpenSea. In questo gioco tro veremo molti se non tutti gli NFT disponibi li, o come t-shirt da indossare nel proprio guardaroba o come altri elementi del gioco. Basato su Unreal Engine 5, si tratta di un metaverso del “giardino” degli artisti, un mondo virtuale iperstilizzato e realistico al punto giusto. Attraverso la piattaforma è possibile condividere creazioni o tag perso nali con altri giocatori utilizzando i meccanismi di disegno integrati nel gioco. Esistono regni nascosti a cui si accede risolvendo una serie di enigmi, missioni secondarie cooperative per scoprire oggetti rari, obiettivi di gioco ed esperienze della storia. In una sorta di palco cen trale si sviluppano spettacoli da vedere insieme, per un’esperienza artistica totale.
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NFT MUSEUM
Problema: la tua collezione di NFT inizia a crescere e vorresti trovare una maniera degna per mostrarla agli amici. Per venire incontro a questa esigenza esistono già alcu ne soluzioni, ma NFT Museum è la più eco nomica per cominciare e ha alcune funzio nalità che le altre gallerie per NFT non hanno. In primo luogo è un sistema comple to per creare una galleria espositiva, come un CAD preimpostato sul genere “gallerie d’arte” scegliendo i volumi delle sale, le pareti, i pannelli e tutti gli altri props che si trovano in musei reali e virtuali. In secondo luogo, permette il collegamento con OpenSea e Rarible, e sta aggiungendo altre provenien ze di NFT. Ma è anche possibile importare file dal proprio computer, sia per personalizzare al massimo la galleria, sia per tutti gli usi permessi nell’applicazione. Unica pecca: manca la componente di multiverso per poter aggiungere interattività fra visitatori, che invece è presente in altre gallerie di NFT.
Vincenzo Trione consigliere del Comune a Napoli. Giuseppe Teofilo alla Fondazione Pascali
Napoli deve tornare a essere al centro delle rotte dell’arte contemporanea. Con questo obiettivo il sindaco Gaetano Man fredi ha nominato Vincenzo Trione – pro fessore ordinario di Arte e Media e di Sto ria dell’Arte contemporanea presso l’Uni versità Iulm di Milano, dove è Preside della Facoltà di Arti e Turismo e Presi dente della Scuola dei beni e delle attività culturali – consigliere alla programma zione delle attività museali e all’arte con temporanea. L’incarico di Trione, che nel 2015 ha curato il Padiglione Italia alla 56. Biennale di Venezia, sarà a titolo gratuito e accompagnerà la ridefinizione dell’iden tità e della missione di alcuni siti in città. Non va dimenticato, anche per dare peso specifico a questo ruolo, che Napoli è una di quelle città in cui il sindaco ha deciso di tenere per sé le deleghe alla cultura, non nominando un assessore. Novità anche dalla Puglia: Giuseppe Teofilo è il nuovo Direttore artistico della Fondazione Pino Pascali. L’artista, attualmente docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, succede a Rosalba Branà alla guida dell’i stituzione di Polignano a Mare. Teofilo aveva già ricoperto, all’interno della Fon dazione, il ruolo di Presidente. comune.napoli.it | museopinopascali.it
GIULIA RONCHI L Il 2030 è il termine ultimo di una lunga serie di interventi per la valorizzazione dello splendido giardino mediceo che si estende alle spalle di Palazzo Pitti a Firenze. Un piano da oltre 50 milioni di euro che trasformerà il Giar dino di Boboli in un luogo di meraviglie da visitare, di incontro e socialità. Tra questi, già completato il restauro della Kaffeehaus costato 700mila euro, con l’apertura della caffetteria granducale dotata di terrazza panoramica, a cui si aggiungerà la riquali ficazione di altri siti, come la Fontana delle Scimmie (35mila euro), il Giardino dei Principini (195mila euro), l’ingresso in piazza della Calza (110mila euro) e il Giar dino delle Camelie (875mila euro). Già in cantiere, invece, il restauro architettonico e la rimessa in funzione del palazzetto al Prato dei Castagni (1.450mila euro), della Vasca del Nettuno (1.400mila euro), della Vasca dell’Isola (2.650mila euro), dell’edifi cio delle Pagliere (5.300mila euro), della Palazzina di Annalena (1.650mila euro) e dell’intero patrimonio scultoreo del Giar dino (3.500mila euro), con oltre 300 statue del periodo classico, rinascimentale e barocco.
uffizi.it/giardino-boboli
Oltre 50 milioni di euro per la rinascita del Giardino di Boboli a Firenze
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 32 #68 L NEWS L
APP.ROPOSITO SIMONA CARACENI [ docente di virtual environment ]
kre.is in-app purchases HTC Vive, Oculus Rift bvgarden.io free Windows corentin-guillaume.fr/my-nft-museum/ € 10,79 Windows
DIGITAL MUSEUM
IL PIANO QUINQUENNALE DEL MUSEUM OF LONDON museumoflondon.org.uk
Le nostre interviste ai protagonisti del panorama digital-museale atterrano quest’autunno nella capitale del Regno Uni to. A dialogare con Artribune c’è Trish Tho mas, Head of Digital Innovation al Museum of London.
Quanto è importante un vero sviluppo digitale per un museo oggi?
È di fondamentale importanza! Troppo a lungo le organizzazioni culturali hanno finanziato il proprio sviluppo digitale in una logica di progetti una tantum, scollegati dal resto e con budget a breve termine. Ora abbiamo davvero bisogno di pensare a stra tegie di prodotti digitali sostenibili a lungo termine e di prepararci a investire anno dopo anno per lo sviluppo tecnico dal nostro stesso budget, oltre a cercare ulteriori inve stimenti esterni e partnership. Dobbiamo anche ridefinire il valore che attribuiamo al pubblico online nei nostri KPI aziendali. C’è una forte attenzione alla vendita di biglietti e alle visite di persona, ma i CdA dimentica no che anche il pubblico che non effettuerà mai una visita fisica può essere fedele soste nitore e acquistare e donare online, e sup portare i nostri introiti proprio come fanno i visitatori di persona.
Quanto conta la digitalizzazione dei pro cessi e delle risorse per l’efficacia della comunicazione sui canali digitali?
Chiaramente la digitalizzazione è impor tante per le organizzazioni con collezioni. Abbiamo tutti uno spazio fisico limitato nel le nostre sedi: proprio per questo la digita lizzazione è essenziale nell’aiutare a garan tire al pubblico un accesso più ampio alle collezioni stesse. Ma direi che la digitalizza zione non ha valore a meno che si non abbia anche una buona strategia nel leggere i dati in modo da poter connettere dinamicamen te un oggetto ad altri oggetti correlati, a per sone, luoghi, date ecc.
Hai notato cambiamenti rilevanti nel mondo digitale all’interno delle istituzio ni culturali a Londra in seguito alla pan demia?
Sì assolutamente. La pandemia è stata una sveglia brutale per il settore culturale. Quando i contenuti digitali sono divenuti improvvisamente l’unico modo per raggiun gere il pubblico, molte organizzazioni si sono rese conto di aver investito per molti anni troppo poco in tecnologia e personale
in quest’area. Inoltre, poiché così tante persone nel settore han no perso il lavoro, la fiducia nell’arte e nella cultura come opzione di carriera sostenibile è ora scarsa e molte persone scelgo no di lavorare in altri settori, dove possono essere meglio retribui te. Tutto ciò significa una minaccia per la pipeline di personale digitale esperto in futuro e molte organizzazio ni stanno attualmente lavorando per reclutare in questo clima complesso. Penso che sia necessario anche un cambia mento a lungo termine nel modo in cui ci avviciniamo al marketing digitale. Il pubbli co è ora più competente su come e perché consumi contenuti online. Dobbiamo per sonalizzare i nostri contenuti e comunica zioni e costruire relazioni a lungo termine.
Ci sono ancora due mondi separati là fuo ri, uno offline e uno online, gestiti con diverse competenze?
Dal mio punto di vista esiste un solo mondo, costruito tramite punti di contatto tra online e offline. Come marchi guidati da valori e con pubblico con aspettative alte, è nostro compito progettare l’esperienza otti male in ogni nostro punto di contatto in modo che questa sia coerente indipenden temente dal fatto che sia online o offline, che sia la tua prima esperienza con noi o che tu sia un sostenitore a lungo termine. Spetta alle persone decidere con quali punti di con tatto interagire, ma l’esperienza dovrebbe sempre dare la sensazione del “noi”, dell’i dentità dell’istituzione.
Cosa pensi della contrapposizione fra agency dell’oggetto ed esperienza digita le? È la medesima in diversi tipi di museo?
Se stai chiedendo “possono gli oggetti nel mondo fisico avere un effetto più impattante che nell’esperienza digitale?”, allora direi che dipende dall’oggetto, dalla sua storia, dalle condizioni della persona. Pensa al Museum of London, che è un museo di storia sociale – di conseguenza nella nostra collezione di circa 7 milioni di oggetti non ce ne sono mol ti visivamente sbalorditivi –, a differenza ad esempio della collezione della National Gal lery, che è piena di oggetti bellissimi e quadri che stimolano alla riflessione. All’impatto
fisico i nostri oggetti spesso sembra no insignificanti, ma sono le sto rie umane dietro di loro che li rendono straordinari. Potresti guardare una col lezione di mattoni bru ciacchiati che si anima solo quando capisci che provengono dalla fonte del Grande Incendio di Londra 350 anni fa: il digi tale può aiutare a dare vita a quella storia.
Dicci della tua relazione con il Museum of London e dei tuoi progetti pre feriti.
Sono la prima persona a ricoprire il ruo lo di Head of Digital Innovation al Museum of London. Ho iniziato il mio lavoro a dicem bre 2021, quindi sono di nomina relativa mente recente (prima sono stata Head of Digital al Southbank Center per sei anni). Il museo chiuderà la sua sede del London Wall alla fine di quest’anno e aprirà un nuovissi mo museo a Farringdon, sempre a Londra, nel 2025. Il mio compito è reclutare una squadra e mettere in atto una strategia digi tale di cinque anni che includa esperienza digitale online e nelle gallerie, strategia per i contenuti digitali, migliore accesso alle nostre collezioni, migliore integrazione per la nostra offerta commerciale e relazioni più personalizzate con il nostro pubblico. Ciò comporterà anche una notevole trasforma zione organizzativa man mano che intro durremo nuovi sistemi, processi e modi di lavorare in modo che tocchi ogni parte dell’istituzione. Non vedo l’ora che arrivi il progetto che porterà in vita la nostra stra ordinaria collezione digitalmente per la pri ma volta nella sua storia utilizzando dati e storie umane in modi che penso saranno unici per noi.
Puoi consigliare un libro che tu ritieni interessante per i colleghi italiani e non?
Ho letto di recente Creativity Inc. An inspiring book at how creativity can – and should – be harnessed for business success by the founder of Pixar di Ed Catmull, un rac conto su come abbia creato la cultura del lavoro alla Pixar. Non sono sempre stata d’accordo col suo approccio, ma contiene alcune idee interessanti. Dato che siamo un settore molto avverso al rischio e lento nei cambiamenti, potremmo imparare molto!
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 33 #68 L NEWS L
MARIA ELENA COLOMBO [ museum & media specialist ]
In co laborazione con Media Partner Auditorium - Parco Della Musica Roma | 16 settembre | 1 novembre | 2022 AUDITORIUMGARAGE
ARTE, CULTURA E QUESTIONE
AMBIENTALE: CRISI E URGENZE
SANTA NASTRO [ caporedattrice ]
La riflessione sull’ambiente che i settori dell’arte e della cultura in generale stanno portando avanti attualmente è sufficiente o credi che sia necessario spingere oltre la ricerca per condurre a un livello più alto di consapevolezza? Quali sono le istanze più urgenti a tuo parere? Come si coniuga la questione ambientale con i grandi eventi (fiere, biennali), le monumentali dimensioni delle opere e la necessità di movimentare cose e persone in un mondo sempre più globale? Cosa ci ha o non ci ha insegnato la pandemia?
senza voler conquistare, colonizzare, possede re un sapere che non sarà mai completo e dominante, ma fertile e caduco perché capace di interrogarsi su “quello che non sappiamo di non sapere”. In Triennale ci stiamo provando.
EMANUELE COCCIA FILOSOFO
Per essere all’altezza delle sfide del nostro tempo l’arte deve smettere di pensar si come una attività parziale del mondo uma no, per riconoscersi come il processo e la forma dei rapporti che legano tutti i viventi a se stessi e agli altri. Ogni essere vivente ha un rapporto consapevole, attivo e creativo con il mondo che lo circonda, con se stesso e con il resto dei viventi. Questo significa che ogni essere vivente manipola e trasforma l’ambiente, se stesso e gli altri viventi, come noi manipoliamo un artefatto artistico. Tut to in natura è artificiale, tutto è costruito esteticamente. Un prato è un museo della natura contemporanea costruito dagli insetti impollinatori. I pavoni sono perfor mer guidati dalle curatrici appartenenti alla stessa specie. Questo significa che la cata strofe ecologica è soprattutto una catastrofe estetica. L’arte deve impadronirsi dell’ecolo gia e trasformarla in attività per costruire un’avanguardia interspecifica.
Il ritorno del bisogno di prossimità è oggi una necessità fisica oltre che psicologica. Una sor ta di pigrizia comportamentale struggente e pervasiva. Reagire non significa tornare alla frenesia del movimento rapido dei corpi e delle merci e delle immagini, ma concentrar si sull’agilità potente delle idee, sulla loro tra sversalità duttile e generativa. Avvicinare l’al tro alle nostre idee, avvicinarsi alle sue e lasciarle entrambe avvicinabili da altri; non importa se davanti a un piatto caldo, in una gal leria espositiva o su uno schermo. Rendere prossime le idee. Questo è il ruolo di un museo.
li, nutrire immaginari innovativi e contribu ire al cambiamento del presente. È impor tante non prestarsi a controproducenti operazioni di greenwash. In conclusione, la transizione ecologica per riuscire dovrà essere rapida, dovrà considerare le disegua glianze, e non dovrà essere solo una questio ne tecnica, economica e politica, ma anche filosofica, sociale, culturale e artistica.
EGLE ODDO ARTISTA
STEFANO BOERI PRESIDENTE TRIENNALE MILANO
Parlare della società; parlare della sua com posizione sociale, culturale, linguistica. Parla re dell’incertezza scaturita dalle quattro gran di crisi globali di questi ultimi vent’anni (terrorismo, crisi finanziaria, pandemia, guer ra), resa ancora più acuta perché privata di un futuro immaginabile dalla crisi climatica. Par lare dell’ignoto, della sua pervasività. Parlarne
ANDREA CONTE ARTISTA E INGEGNERE AMBIENTALE
Il mondo industrializzato sta affrontando una trasformazione epocale di tutto il com parto produttivo. Il problema è che questo cambiamento sta avvenendo troppo lenta mente. Anche il mondo dell’arte deve adot tare misure sostanziali. Negli anni, con il supporto di alcuni ricercatori, abbiamo cal colato gli impatti di mostre, musei e fiere e studiato strategie di mitigazione e adatta mento. In molti ne parlano ma pochi sono stati ancora gli interventi concreti. Il tema centrale della questione ambientale è sem pre legato alle risorse naturali, al loro utiliz zo e agli impatti generati. A mio parere non basta solo pianificare l’abbandono delle fon ti fossili e un utilizzo sostenibile delle risor se, bisogna anche riconsiderare il rapporto utilitaristico e antropocentrico che noi umani abbiamo nei confronti del non-u mano e dell’ecosistema in cui viviamo. L’arte in questa fase della crisi può fornire visioni laterali, anticipare futuri desiderabi
C’è una discrepanza tra l’alacrità di quegli artisti che si pongono il problema ambienta le seriamente, pur non essendo deputati a risolverlo, e l’inerzia della classe politica, che, tergiversando, non sanziona i crimini ambientali, decima il verde pubblico e riduce le aree protette. Le istanze più urgenti riguar dano l’agricoltura, lo smaltimento dei rifiuti e l’edilizia moderna: la maniera deficiente in cui sciupiamo suolo, acqua ed energia. L’edi lizia sempre meno durevole è uno dei fattori più inquinanti. Nell’agricoltura le soluzioni esistono, ma vengono osteggiate con scelte politiche impugnate dalla finanza. Va di moda offuscare il problema usando la digita lizzazione come pretesto per differire ulte riormente. Anche nel settore dell’arte è necessario produrre favorendo l’upcycling delle risorse, pensando alla manutenzione insieme alla progettazione, e questo non vie ne preso in considerazione nelle grandi mani festazioni culturali perché non si pongono obiettivi a lungo termine. L’impiego oculato e circolare delle risorse, come la messa in ope ra del collettivo ruangrupa alla documenta, è nettamente in controtendenza con il trend generale, poiché crea benefici durevoli per molte comunità a livello globale. La pandemia ci indica che fondare una società sul profitto piuttosto che sull’impulso etico è il cammino per l’estinzione. Ma noi l’abbiamo capito?
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 36 #68 L TALK SHOW L
CAMILLA BOVE THOMAS DANE GALLERY – NAPOLI-LONDRA
La pandemia ci ha regalato del tempo per aprire nuove riflessioni e sviluppare insolite connessioni. Thomas Dane, insieme a un gruppo di persone del mondo dell’arte, ha fondato la Gallery Climate Coalition pro prio durante questo periodo così complicato. La ricerca non risulta mai essere sufficiente, ma la condivisione di informazioni e le nuo ve collaborazioni nate nel settore ci danno speranza per elaborare un lavoro consape vole e puntuale per ridurre le nostre emis sioni. Da gennaio 2022 la sede napoletana della Thomas Dane Gallery, insieme a un gruppo nutrito – tra cui kaufmann repetto, Cardi, Flash Art –, ha supportato la creazione del primo gruppo nazionale di GCC per ela borare delle risorse locali. Sono i primi pic coli passi ma è necessario che si sviluppi una cultura per l’ambiente radicata nel settore e che venga appoggiata anche dall’industria che collateralmente supporta il mondo dell’arte: trasportatori, energia ecc.
sono felice di entrare sempre più in contat to con momenti di sensibilizzazione a favore dell’ambiente: sempre meno carta e plastica ma non solo, la tematica binaria “arte e ambiente” è in forte aumento. Occorre ricon siderare l’attuale: sì, grazie alla pandemia abbiamo iniziato a spostarci poco abbassando l’impatto, avendo la possibilità di accedere a iniziative online di qualità. Sì, sia la crisi globa le, sia la pandemia ci stanno insegnando a riconsiderare la vita, quella di ogni giorno, e a dare valore alle piccole cose. Mi auguro un futuro migliore sempre più vicino: bisogna darsi da fare, bisogna impegnarsi!
nostro lavoro limitando il più possibile l’im patto sull’ambiente. Serve sicuramente più consapevolezza da parte di tutti, ma anche soluzioni pratiche. Su questo aspetto è, a mio avviso, molto importante il lavoro che sta svolgendo la Gallery Climate Coalition (GCC) che, attraverso strumenti come il “carbon calculator” e semplici ma efficaci linee guida come l’organizzazione di tra sporti di gruppo, gli incentivi per depositi condivisi, l’utilizzo di materiali ecocompa tibili, solo per citarne alcune, sostiene la decarbonizzazione del settore delle arti visive e incoraggia le pratiche zero-waste Si tratta di piccoli gesti che con miart cer chiamo di promuovere costantemente, in linea con i principi di Fiera Milano, orien tata da anni a seguire nelle proprie manife stazioni principi di sostenibilità economi ca, ambientale e sociale.
MARIO CUCINELLA ARCHITETTO
AURELIA MUSUMECI GRECO ACQUA FOUNDATION
Pensare all’ambiente è importantissimo oggi in un mondo fortemente in pericolo per l’impatto che non solo le aziende ma anche i nostri comportamenti quotidiani riversano su di esso, ferendolo. Proprio per questo abbiamo creato Acqua Foundation: crediamo che l’arte possa essere un “veicolo” per la sua efficacia comunicativa, e dobbiamo impegnarci tutti di più per sensibilizzare l’opinione pubblica e generare comportamenti virtuosi. Tante le ini ziative in tal senso e il ruolo della ricerca è fon damentale! Noi a breve inauguriamo Imagina rium, una giornata sul ruolo delle industrie creative: come queste possano rivoluzionare il loro sistema a livello globale, come possano essere portatrici di valori e buone pratiche per migliorare la situazione ambientale con una serie di accorgimenti tesi a rendere più consa pevoli i consumatori. Occorre aprire più dire zioni, pensare sì alle imprese, al loro ruolo nel la società, ma anche ai singoli cittadini. Mi capita di andare in giro per eventi culturali e
È sicuramente un buon inizio, anche se un po’ tardivo. Mi sembra di vedere un impe gno reale, concreto: sono sul tavolo temi che fino a qualche anno fa, purtroppo, non si avvertivano così urgenti. Ma no: non è certa mente sufficiente. Sarebbe come dire che abbiamo in mano già tutte le soluzioni. Cosa che non è. Ciò che è urgente è raccogliere dati, e analizzarli con estrema attenzione, perché solo da lì si può partire per capire effettivamente a che punto si sia e cosa serva fare. E la ricerca per sua natura non è mai sufficiente, perché è un continuo divenire. Non si può fermare, perché supera se stessa di momento in momento. Quanto al rappor to grandi eventi/ambiente: non ho parametri concreti sull’impatto dei primi sul secondo. Ma non credo che il cancellare appuntamen ti come questi possa portare a miglioramen ti così sensibili. D’altronde: due anni di chiu sure totali sono stati risolutivi? Forse le conseguenze negative supererebbero quelle positive, eliminando anche queste occasioni di socialità e condivisione vera.
LEONARDO CAFFO FILOSOFO
NICOLA RICCIARDI DIRETTORE ARTISTICO MIART
Il momento storico che stiamo attraver sando rende ancora più urgente affrontare la questione del cambiamento climatico, interrogandoci su come portare avanti il
Nel vasto scenario del mondo delle arti contemporanee, e delle sue interazioni con la cultura in generale, si registrano due feno meni uguali e contrari. Da un lato un (quasi) giustissimo incancrenirsi sulle questioni di un’urgenza che potremmo definire “de fac to”: ecologia, questione di genere (si pensi all’ultima Biennale), riflessione sull’allarga mento degli orizzonti della vita (postuma no), esacerbazione necessaria della destitu zione dell’identità capitalistica (penso alla documenta), nuovi orizzonti possibili (la Triennale di Ersilia Vaudo). Dall’altro lato, tuttavia, sembra essersi inceppato il motore pulsante della ricerca che potremmo defini re “de re”, quello meno scontato e più orien tato verso l’anticipazione delle vere questio ni che dovremmo affrontare con urgenza: la disconnessione dal digitale, l’impossibilità del riformismo interno al sistema stesso, l’urgenza della presa d’atto che nessun’ar te con pretese rivoluzionarie può essere neanche minimamente cortigiana, la pre sa di coscienza che più che sostenibilità ci servono stabilità e stop del progresso, la fine dello sfruttamento della vita animale e non semplicemente la discussione sui confini dell’esistenza. In tal senso è sempre più necessario comprendere che l’orizzonte dell’arte è la vita, non la produzione di opere, ed è questo che dovrebbe averci insegnato la pandemia… non cosa ci serve per intratte nerci ma di cosa abbiamo davvero bisogno per una vita degna di essere vissuta.
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NECR O LOGY
PIERGIORGIO BRANZI
6 settembre 1928 – 27 agosto 2022
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CLAUDIO POLESCHI
17 novembre 1948 – 25 agosto 2022
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DMITRJI VRUBEL
14 giugno 1960 – 14 agosto 2022
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NATALIA LL
18 aprile 1937 – 12 agosto 2022
L SEMPÉ
17 agosto 1932 – 11 agosto 2022
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HANAE MORI
8 gennaio 1926 – 11 agosto 2022
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LUISA PERLO
1966 – 6 agosto 2022
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ISSEY MIYAKE
22 aprile 1938 – 5 agosto 2022
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ENRICO DELLA TORRE
26 giugno 1931 – 30 luglio 2022
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CLAES OLDENBURG
28 gennaio 1929 – 18 luglio 2022
SALVATORE IACONESI
3 aprile 1973 – 18 luglio 2022
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EZIO GRIBAUDO
10 gennaio 1929 – 18 luglio 2022
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ANGELO GUGLIELMI
2 aprile 1929 – 11 luglio 2022
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TONI MEROLA
19 settembre 1964 – 10 luglio 2022
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LISETTA CARMI
15 febbraio 1924 – 5 luglio 2022
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PETER BROOKE
21 marzo 1925 – 2 luglio 2022
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RAFFAELE LA CAPRIA
3 ottobre 1922 – 26 giugno 2022
L
SANDRO MANZO 1941 – 24 giugno 2022
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PATRIZIA CAVALLI
17 aprile 1947 – 21 giugno 2022
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AUGUSTA MONFERINI
16 agosto 1934 – 10 giugno 2022
Il caro bollette colpisce i musei. Le reazioni e le soluzioni GIULIA GIAUME
L’esplosione dei prezzi dell’energia che minaccia di portare al collasso attività e amministrazioni in tutta Europa colpisce anche i musei. Nonostante le difficoltà, a fronte di diverse realtà costrette a misure estreme alcuni musei in Italia e in Europa stanno riuscendo a reagire: ecco come.
I MUSEI TEDESCHI
Lo Städel Museum di Francoforte ricorre in parte all’energia geoterminca per illuminare le sale espositive, men tre il Museo Ludwig di Colonia punta a una curatela sostenibile riducendo i prestiti, evitando di stampare cataloghi e riciclando gli allestimenti. A Berlino, invece, dallo scorso luglio sono stati lasciati al buio di notte edifici del cen tro storico come la Cattedrale, la Marienkirche e il Castello di Charlot tenburg.
LED E PANNELLI SOLARI
Il Muse di Trento, oltre ad aver ricevuto fin dall’apertura nel 2013 la certifica zione ecologica LEED Gold, fa ampio uso delle rinnovabili ed è costruito con tecniche e materiali sostenibili. Guar dando allo spreco energetico delle vec chie lampadine, nell’estate 2022 il Tea tro alla Scala di Milano, approfittando dei lavori di ripulitura del lampadario, le ha sostituite tutte con led a basso consumo. Si distinguono, lato rispar mio energetico, anche il Mart di Rove reto e MMM Corones, che nel 2016 ha ottenuto la targhetta CasaClima, diven tando il primo museo italiano in classe energetica A. Spostandoci a Torino, il Teatro Stabile cerca da anni di ridurre la propria carbon footprint, prima con la conversione alle lampadine a led e poi con i pannelli fotovoltaici, su spinta del PNRR.
Tutta l’arte pubblica da vedere a Tirana. I 6 progetti curati da Harabel
GIULIA RONCHI L Quella di Silva Ago stini è l’opera che chiude il cerchio di Public Art, progetto voluto dall’associa zione non profit Harabel che porta l’arte contemporanea nello spazio pubblico di Tirana, la vivacissima capitale albanese. L’organizzazione, fondata dalla promotrice culturale Ajola Xoxa assieme all’artista Driant Zeneli, opera nella volontà di ren dere fruibile e accessibile l’arte a tutti i
cittadini, portandola in spazi abitati quoti dianamente, dalle piazze periferiche al centro storico passando per i parchi. Uno strumento catalizzatore che unisce inter venti urbani e attività didattiche, affian cando la ricerca artistica al coinvolgi mento di curatori, architetti, sociologi, editori, scienziati e altri professionisti provenienti da disparati ambiti. Un pro getto che ha portato a Tirana opere di arti sti del calibro di Adrian Paci e Sislej Xhafa, aprendo la riflessione a temi inerenti la politica, l’umanità, la storia, l’ambiente. harabel.org
Il Ministero della Cultura ha selezio nato 120 musei statali e siti culturali che beneficeranno di un fondo di 100 milioni di euro del PNRR per un effi cientamento energetico: di questi, circa 6 milioni andranno alla Galleria Nazio nale delle Marche di Urbino; più di 5 al Museo Archeologico Nazionale di Matera; quasi 3,5 alla Galleria Borghese di Roma; 2,8 al Parco Archeologico di Sibari; 2,3 alla Pinacoteca Nazionale di Siena; 2 al Parco archeologico dei Campi Flegrei e altrettanti al Parco archeologico di Ercolano; oltre 1,8 al Museo archeologico Nazionale di Firenze; 1, 6 ai Musei di Tarquinia e Cerveteri; e quasi 1,5 al Museo Nazio nale Atestino di Este. 3
IL PNRR
SISLEJ XHAFA – BLETA
SADIK SPAHIJA – ZÂNI
ADRIAN PACI – CALLIGRAPHY
LUMTURI BLLOSHMI – THE SKULL
BLLOKU PAZARI I RI 21 DHJETORI
KOMBINAT
SILVA AGOSTINI – THREE TIMES BLACK
ALBAN MUJA – ENOUGH IS ENOUGH
TIRANA
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GESTIONALIA
NUOVE SOFT SKILLS PER LE ORGANIZZAZIONI CULTURALI
Le organizzazioni cultu rali, nel loro percorso (in molti casi una sfida) verso l’essere e il diventare impre sa, hanno necessità di fare proprie alcune consapevo lezze. In interventi prece denti abbiamo attinto dai processi e dalle procedure tipiche del mondo aziendale quali modalità e approcci trasformativi anche in ambito culturale. Con il pre sente contributo vogliamo, invece, riferirci ad assun zioni e pratiche molto “umane” , che il mondo aziendale e for profit ha in qualche misura preso in prestito da un umanesimo fatto di soft skills, sostenibi lità e bias cognitivi (possibi li distorsioni che le persone attuano nelle valutazioni della realtà).
Intendiamo, in particola re, per la governance e la gestione dell’organizzazione culturale, il develay (termine utilizzato in ambito didatti co) come trasposizione di apprendimento e la h-educa tion (termine coniato per l’oc casione) come dimensione nascosta (hidden) della prati ca di trasferimento di saperi e competenze. Partiamo dall’assunto che uno degli obiettivi da raggiun gere è la formazione di figure capaci di guidare e gestire (nella più ampia – e latina – accezione del verbo to manage – da manus: opera; gestio ne di risorse economiche, patrimoniali, finan ziarie ma anche umane, di conoscenza, rela zionali ecc.) le imprese culturali.
Per questo in un modello organizzativo efficace, indipendentemente dalle dimen sioni dell’impresa – quante volte i più non si sono posti la questione, e la sfida, perché “piccoli” o con pochi operatori, senza com prendere fino in fondo che non è tanto una questione di struttura e di numeri, quanto di forma mentis –, è opportuno prendere consapevolezza che le persone che stabil mente lavorano in una determinata organiz zazione (amministratori, dipendenti, soci lavoratori, ma anche collaboratori e volon tari stabili) sono, per la maggior parte dei
© Matilde Chizzola per Artribune Magazine
casi, educatori e operatori al contempo (develay). Come tali, si muovono in un con testo che non è mai uguale poiché continua mente l’ambiente interno (la persona) ed esterno si modificano generando una dimensione nascosta di trasferimento di conoscenze e pratiche (h-education).
I due schemi chiaramente vanno calibra ti sulla struttura dell’impresa culturale che, in questo caso sì, diventa una variabile con dizionante poiché mentre in realtà più pic cole possiamo avere come immagine di rife rimento i vasi comunicanti di Archimede con una forte fluidità nel mansionario (secondo un approccio one to all), organiz zazioni più grandi con organigrammi più gerarchici e definiti presentano un modello in cui si tende al mentoring (one to one) o a una trasposizione one to few. Conseguente mente avviene per l’h-education che, come
un fiume carsico, può o non può diffondersi nell’orga nizzazione, apparendo e scomparendo in funzione dei caratteri dominanti, per dirla alla Mendel.
La trasposizione dell’ap prendimento consiste, per un soggetto che in una deter minata situazione funge da educatore/insegnante, nel trasmettere la propria cono scenza attingendo dalla pro pria fonte di saperi, estraen doli dalla circostanza in cui sono stati assimilati per riportarli in un altro conte sto. È quel processo che tra sforma il sapere esperto in sapere trasposto e assimi lato, influenzato da molte variabili, tra cui il modello organizzativo, le pratiche sociali di riferimento, la cor porate identity e il grado di coinvolgimento delle perso ne in riferimento alla mis sione, per citarne alcune.
L’ h-education è la dimensione nascosta della pratica dell’insegnamento, che dipende in parte dal “modo di fare” proprio di un individuo, in parte dal le esperienze e dal contesto in cui si è operato. Questo trasferimento, infatti, non ha le caratteristiche tipiche di uno schema matematico, basato sulla sola comunicazio ne didattica evidente (CVD: come volevasi dimostrare), ma consiste in una mixité di saperi pratici insiti nei gesti (che generano empatia), negli sguardi (lo sguardo è deci sione), nella routine (che alimenta sicurez za), nei valori (che indicano coscienza, con sapevolezza di sé e chiarezza), nelle azioni (il fare che accompagna il pensiero), nei silenzi (sempre eloquenti), nelle memorie (che irrobustiscono, a volte costruiscono, la ritenzione prospettica: trattengo non sol tanto come ricordo funzionale al problem solving quanto anche come mezzo di desi gn thinking a medio/lungo termine). Pur essendo queste tutte dimensioni implicite e nascoste, possiedono la concretezza e il pragmatismo da cui dipende parte del suc cesso di un’organizzazione culturale.
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IRENE SANESI [ dottore commercialista ]
AL VIA IL PIANO NAZIONALE DI DIGITALIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE
A luglio, dopo una fase di consultazione pubblica, è stato ufficialmente messo online il Piano nazionale di digitalizzazione del patri monio culturale (PND) con le relative Linee guida (rele ase v1.0 – giugno 2022), documenti elaborati dall’I stituto centrale per la digita lizzazione del patrimonio culturale (Digital Library) del Ministero della Cultura (MiC).
Come si legge nel Piano, tale documento costituisce la visione strategica con la qua le il MiC intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026 nei diversi settori dell’ecosiste ma culturale, rivolgendosi in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, alle soprintendenze, agli istituti e ai luoghi della cultura pub blici che conservano, tutela no, gestiscono e/o valorizza no beni culturali.
Contestualmente il PND costituisce un rife rimento imprescindibile per la realizzazione degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e, in particolare, delle azioni volte al rilancio della cultura e del turi smo nell’ambito della Missione n. 1 denomi nata Digitalizzazione, innovazione, competi tività, cultura e turismo.
All’interno del PND ci sono anche le Linee guida, che costituiscono strumenti operativi utili per la pianificazione e l’esecu zione delle attività relative alla digitalizzazio ne del patrimonio culturale. Si tratta, in par ticolare, di cinque allegati tecnici, ciascuno dei quali approfondisce uno specifico aspet to delle pratiche di digitalizzazione (Linee guida per la digitalizzazione del patrimonio culturale; Linee guida per la redazione del piano di gestione dei dati; Linee guida per l’acquisizione, la circolazione e il riuso delle riproduzioni dei beni culturali in ambiente digitale; Linee guida per la classificazione di prodotti e servizi digitali, processi e modelli di gestione; Introduzione alla metodologia per la valutazione della maturità digitale degli istituti culturali).
È bene precisare che il PND e i suoi
allegati sono indirizzati principalmente agli istituti/enti che fanno capo al MiC, di cui sono esaminate alcune prassi; cionono stante possono esserci indicazioni e riferi menti operativi utili anche per altri soggetti, sia in ambito pubblico che privato.
Sugli aspetti giuridici e normativi dei progetti di digitalizzazione si vedano le Linee guida per l’acquisizione, la circolazio ne e il riuso delle riproduzioni dei beni cul turali in ambiente digitale. Tale documento, dopo una sintetica esposizione dell’artico lato quadro normativo di riferimento, si concentra sull’esame della casistica delle riproduzioni di beni culturali pubblici non protetti dal diritto d’autore e sulle modalità di gestione degli aspetti legali, introducendo l’etichetta Beni Culturali Standard (BCS) quale strumento per specificare e rendere noti i termini d’uso delle riproduzioni del patrimonio culturale italiano.
Viene altresì preannunciata l’emanazio ne di nuovi regolamenti ministeriali, per esempio per il caso di riproduzioni ad altis sima definizione di beni culturali pubblici da destinare al mercato degli NFT e realiz zate da un soggetto pubblico o privato.
Il Museo Archeologico di Napoli digitalizza le opere dei depositi e lancia il MetaMuseo
DESIRÉE MAIDA L Accessibile a pub blico e addetti ai lavori con la possibilità di fruire di opere custodite nei depositi: si tratta di un museo, ma non nel “formato” comunemente inteso. A lanciare il progetto di MetaMuseo è il MANN – Museo Archeo logico Nazionale di Napoli, che, in collabo razione con la Luddy School of Informatics dell’Università dell’Indiana, digitalizzerà 400 reperti dei suoi depositi in 3D renden doli fruibili al pubblico della rete in un’am biente smart. “Il MetaMuseo è un nuovo livello da raggiungere nella valorizzazione dei depositi per associare di nuovo i contesti, seppur in forma digitale”, spiega il direttore del MANN Paolo Giulierini. “Lo facciamo con una nuova prestigiosa collaborazione internazionale, nello spirito di una ricerca condivisa con il mondo”. Obiettivo del pro getto? La valorizzazione e la conservazione dei manufatti dei depositi del MANN: la digitalizzazione non comporta rischi per le opere che, anzi, possono essere studiate attraverso le loro versioni digitali 3D. mann-napoli.it
Marinella Senatore firma la comunicazione visiva del Teatro dell’Opera di Roma
GIULIA RONCHI L L’arte entra al Teatro dell’Opera di Roma, grazie a un protocollo d’intesa di tre anni con il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Ogni anno un diverso artista viene chiamato a realizzare un progetto ad hoc in linea con i temi della programmazione di spettacoli, con un’esposizione nel foyer del teatro e una campagna visiva di comunicazione. Ad aprire l’accordo è Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, 1977), fondatrice della School of Narrative Dance, riconosciuta a livello internazionale per le pratiche performative collettive incentrate su musica, danza e recitazione. La sua ricerca iconografica per
il calendario della Stagione 2022/2023 riguarda fotografie d’epoca, bozzetti storici e sagome in movimento che raccontano sto rie di donne rivoluzionarie, prigionia e schiavitù, religione e libertà, viaggio, desi derio e riflessione sul post-colonialismo, condensate in 17 collage. Il progetto ha visto il coinvolgimento di Elena Motisi, curatrice del MAXXI, e della Galleria Mazzoleni di Torino e Londra. operaroma.it
© Matilde Chizzola per Artribune Magazine
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 40 #68 L NEWS L DURALEX RAFFAELLA PELLEGRINO [ avvocato esperto in proprietà intellettuale ]
Louise Nevelson per la prima volta in Svizzera con una grande mostra antologica
GIULIA GIAUME L Superati i sei mesi di guerra, l’occhio dell’Europa e del mondo guarda ancora all’Ucraina. Anche con l’arte: la Svizzera, che per la prima volta da oltre un secolo aveva rinunciato alla neutralità per esprimere la propria vicinanza alla nazione invasa, ospita una grande mostra dedicata all’artista ucraina, naturalizzata americana, Louise Nevelson (Pereiaslav, 1899 – New York, 1988). Il Museo Comunale di Ascona, comune del Canton Ticino che si affaccia sul Lago Maggiore, presenta infatti fino all’8 gennaio un’importante mostra antologica dedicata all’artista, tra le mas sime rappresentanti della scultura del XX secolo, ripercorrendo con un corposo novero di opere la sua lunga carriera. La mostra, nata dalla stretta collaborazione con la milanese Fondazione Marconi, pre senta la poetica dell’artista in circa 80 opere, a cui aggiunge una sezione di mate riale storico, documentaristico e didattico per avvicinare il pubblico all’evoluzione del pensiero creativo di Nevelson, tra cui spicca il documentario Nevelson: Awareness in the Fourth Dimension di Dale Schierholt. museoascona.ch
Carlo Ratti e Italo Rota trasformano una cascina di Milano in spazio per donne maltrattate
GIULIA RONCHI L È stata posta a Milano la prima pietra del progetto Cascina Ri-Na scita, un nuovo centro di accoglienza rivolto alle donne vittime di violenza domestica, aperto però anche alla cittadinanza. La cor data composta da SVS Donna Aiuta Donna Onlus (SVS DAD) e dall’associazione Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano (CADMI), insieme a quella sportiva Campacavallo, infatti, si è aggiudicata la con cessione in diritto di superficie per 90 anni della Cascina Carpana, un complesso ottocen tesco situato a sud-est di Milano, in aperta campagna ma vicinissimo alla città. La cordata ha vinto grazie a un progetto coordinato dalla Rete antiviolenza del Comune di Milano. La cascina avrà al suo interno dieci appartamenti riservati all’accoglienza delle donne vittime di violenza e dei propri figli. Parallelamente, sarà sviluppata un’area diurna aperta al pub blico. Gli spazi saranno ristrutturati grazie al progetto firmato da CRA – Carlo Ratti Asso ciati e Italo Rota, che si ispirano alla tradizione della corte delle cascine lombarde e le attività produttive saranno coordinate prevalente mente dalla Onlus SVS DAD con l’obiettivo di rendere la cascina un luogo sicuro rivolto alle donne, in cui possano ritrovare la piena libertà, autonomia e indipendenza economica, elabo rare la propria storia e lasciarsi alle spalle la violenza subita.
Vittorio Giorgini, Casa Esagono (Baratti). Courtesy B.A.Co. (Baratti Architettura e Arte Contemporanea). Archivio Vittorio Giorgini
in alto: Photo Giovanni Presutti
in basso: Photo Fabio Buscetta
Sul golfo di Baratti rinasce Casa Esagono di Vittorio Giorgini
VALENTINA SILVESTRINI L Gioiello architet tonico della costa livornese e meta di interesse artistico della Via degli Etruschi, la dimora pro gettata dall’architetto toscano negli Anni Cinquanta sarà oggetto di un interven to di restauro. Si punta al riallestimen to degli interni, per ospitare artisti in residenza e iniziative culturali. archiviovittoriogiorgini.it
Baratti
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 41 #68 L NEWS L
Fondazione Arnaldo Pomodoro Project Room #16 Vibeke Mascini Rendezvous Opening 27 set / h. 18.00 28 set 18 dic 2022 A cura di Chiara Pirozzi / Alessandra Troncone Con il patrocinio di In collaborazione conCorporate members fondazionepomodoro.it / T. + 39 02 89075394 Stay updated on IL VIAGGIO CONTINUA. MOSTRE, INSTALLAZIONI, EVENTI SPECIALI E PERFORMANCE A REGGIO EMILIA E PARMA FINO A DICEMBRE 2022 reggioparmafestival.it
Grafica propp.it Francesco Simeti Work in progressdetail, 2022 Courtesy the Artist XNL Piacenza 23.09.22 29.01.23 Francesco Simeti come un limone lunare a cura di Paola Nicolin Centro per l,arte contemporanea, cinema, teatro e musica via Santa Franca 36, Piacenza 0523 398401, 0523 311111 xnlpiacenza.it Un’iniziativa di
Galeotta fu una lettera
La celeberrima "Lettera a Leone X" (1519-1520), scritta forse a quattro mani da Baldassarre Castiglione e Raffaello, è all’origine del concetto di patrimonio culturale e della sua tutela. Ora Salvatore Settis e Giulia Ammannati ne offrono una nuova lettura, insieme al testo filologica mente curato. Qui di seguito uno stralcio del saggio dello stesso Settis
La celebre Lettera a Leo ne X (di Raffaello? di Baldas sarre Castiglione? di entrambi?) è fra i testi più citati del primo Cinquecen to e ha quasi assunto uno statuto iconico, assicurato in primo luogo dalla statura dei personaggi che vi sono coinvolti. Ma alla sua fama contribuisce altrettanto la vibrante passione per l’anti co che la pervade, sapiente mente argomentata per con vincere il Papa della necessità di preservare i resti della Roma imperiale da ulteriori distruzioni e di assicurarne la conoscenza e lo studio. Il linguaggio di questa pero razione, che dall’invettiva contro i distruttori delle antichità passa a minute istruzioni sul rilievo architettonico dei monumenti in rovina, è calibrato anzi con tanta cura, che questo è stato spesso indicato come il testo fondativo dell’idea stessa di tutela dei monumenti; e l’importanza della Lettera è accresciuta dal fatto che quest’idea avrebbe avuto grande sviluppo nella legislazione (soprattutto ponti ficia) dei secoli successivi, fino a trovare nell’articolo 9 della Costi tuzione italiana il suo punto di più intensa e consapevole maturazio ne. Raffaello ‘primo soprintendente alle antichità di Roma’ è così diventato una sorta di topos quasi obbligato: un’idea, questa, davve ro molto attraente, ma tutt’altro che scontata.
Eppure, citando la Lettera si tace spesso un dato indubitabile, ma essenziale per giudicarne il tono, lo scopo e l’importanza: essa non fu mai portata a termine (il titolo con cui la citiamo è convenzionale), e non c’è nessuna ragione di credere che Leone X l’abbia mai letta o ricevuta. Il testo rimase incompiuto a causa della morte precoce di Raffaello, e i suoi quattro testimoni superstiti (una stampa e tre manoscritti, uno dei quali ricchissimo di varianti interne) rappre sentano approssimazioni successive, e talora discordanti, verso una forma finale a cui non si arrivò mai. [...] Ho invece proposto di fare il massimo sforzo per ricostruire, sulla base dei manoscritti e dell’e videnza interna offerta dal testo stesso, il gioco delle parti fra Bal dassarre Castiglione e Raffaello e le modalità del loro dialogo intor no al testo nelle fasi della sua non-finita composizione. Altro e non minore intento di queste pagine è offrire gli elementi per intendere quale possa esser stato il contributo della Lettera al costituirsi dell’i dea di tutela del patrimonio storico e artistico nella tradizione cul turale e giuridica dell’Italia, prima e dopo la sua unificazione politi ca.
Salvatore Settis e Giulia Ammannati – Raffaello tra gli sterpi. Le rovine di Roma e le origini della tutela Pagg. 296, € 28 Skira skira.net
A LEZIONE DI DESKILLING
Dilettante deriva da diletto. Amatore da amore. Erano e sono dilettanti e amatori Charles Bau delaire e Kim Gordon. Roberto Longhi ne ha scritto un peana. Questo significa che possiamo diventare immediatamente e senza sforzi: virologi, esperti di politica estera, ingegneri energe tici? Erik Kessels non ci sta dicendo questo. Ci invita a fare detox professionale. A ritrovare l’entusiasmo. “La costante raffica di idee che arriva da app e siti dedicati ai professionisti ti mostra solo ciò che è già stato fatto. Avve lena la creatività”. Non esiste una soluzione. È questione di attitu dine e disponibilità. Le strade da percorrere si moltiplicano, a par tire da quelle accennate dall’artista, designer, curatore e comuni catore olandese. “Chiudi questo libro e assapora la noia! Fissa le piastrelle del bagno finché non appare il volto di Gesù. Leggi i ter mini d’uso della tua app preferita. Unisciti a una lunga fila. Chiama un numero verde e fatti mettere in attesa”. Si dirà che questi esercizi non possiamo sostituirli alla vita professionale quotidiana. “È importante tenere a mente che non c’è sempre bisogno di essere un dilettante, ma che questo metodo aiuta a far emergere determi nate idee”. Le scuse sono finite.
Erik Kessels – Il perfetto dilettante Pagg. 160, € 26,50 Corraini corraini.com
Due timbri, uno del gatto Culo miao e un altro della “merda”, quella dell’emoji, acciambellata su se stessa come... un gatto. Con questi elementi minimali Andrea Meregalli, architetto e artista, crea una messe di meme su carta, e regala un filone minerario a chiunque desideri – o non possa fare a meno di – inventarne altri, sol lecitato dallo stesso Meregalli. Il libretto si chiude con qualche breve pagina di Giulio Alvigini, che porta giustamente acqua al suo mulino parlando di virale e reale.
Andrea Meregalli
Le avventure di Culomiao Pagg. 96, € 12 Postmedia Books postmediabooks.it
La psicologia dell’arte mostra spesso le proprie ingenuità, ma d’altro canto è insensato pre scindere dal vissuto (degli arti sti). Da questa biografia emer gono tratti dell’opera-vita di Maurizio Galimberti che cono scevano soltanto i suoi più informati estimatori. Ad esem pio che ha trascorso i suoi primi anni in un orfanotrofio e che quella “mania” di comporre ritratti a tessere, come fossero mosaici – celeberrimo quello di Johnny Depp –, nasce dall’aver osservato a lungo la realtà attra verso una grata.
Maurizio Galimberti
Il mosaico del mondo Pagg. 240, € 18 Marsilio marsilioeditori.it
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 44 #68 L LIBRI L MARCO ENRICO GIACOMELLI [ filosofo e docente ]
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VIAGGIO IN LITUANIA
All’elenco dei libri di viaggio pubblicati da Humboldt Books si è aggiunto questo di Francesco M. Cataluccio. Della Lituania, si rac contano non soltanto Vilnius e Kaunas, ma anche i più remoti paesini ai confini con la Polonia o con la Russia. Il titolo cita There is no Ithaca, il diario di Jonas Mekas, l’artista lituano più noto al mondo. Ma grazie all’autore ne incontriamo parecchi altri: in pri mis Mantas Kvedaravicius, docu mentarista ucciso dai russi a Mariupol. E poi, pescando da una lista ben più lunga: Anastasia Sosunova, classe 1993 e con già un passaggio al New Museum di New York; Čiurlonis, musicista e pittore simbolista; Rugilė Barz džiukaitė, Vaiva Grainytė e Lina Lapelytė, ideatrici dell’opera-per formance che si è aggiudicata il Leone d’oro alla Biennale di Vene zia del 2019. Senza dimenticare figure come lo storico dell’arte Jurgis Baltrušaitis, l’archeologa e antropologa Marija Gimbutas e il filosofo Emmanuel Lévinas. È questo un racconto informato e sen tito di un territorio e di un popolo funestato dalle vicende storiche – e il discorso vale ancor più per gli ebrei vissuti in quelle lande, che, prima delle occupazioni tedesca e sovietica, costituivano quasi un terzo degli abitanti.
Francesco M. Cataluccio – Non c’è nessuna Itaca Pagg. 144, € 16 Humboldt Books humboldtbooks.com
MARCO PETRONI [ teorico e critico del design ]
Divenire insetti
Dove sono? Lezioni di filosofia per un pianeta che cambia è una bussola per orientarsi alla luce dei profondi cambiamenti prodotti sul pianeta dallo schianto pandemico. Tutto comincia da una doman da profondamente personale e filosofica, dove sono?, che nel suo processo di definizione diviene universale, planetaria, abbracciando umani e non umani. Si apre così una topografia della condizione pandemica che Latour vede come punto di partenza che non è più possibile localizzare.
“Non posso più sorvolare alcunché. Basta cominciare dal punto in cui ci si trova, il ground zero, sforzandosi di seguire la prima pista individuata tra la boscaglia e vedere dove porta ”. Il grado zero rende indistinguibili i confini, il GPS non è più in grado di localizzare nulla, così umani e non umani non sono più distin guibili, virus, batteri, tecnologie, oggetti danno forma a un nuovo abitare il pianeta fatto di complesse relazioni ibride che chiedono di essere incluse nei movimenti del pensiero e dell’agire attraver so nuove alleanze.
Il mensile Il Ponte fu fondato da Piero Calamandrei nel 1945 a Firenze. Fra Anni Quaranta e Cinquanta vennero pubblicati alcuni numeri monografici dedicati alle Regioni e nel 1951 fu il turno della Sardegna. Que sto corposo volume dei Qua derni del Circolo Rosselli aggiorna il ritratto dell’isola. Particolarmente interessante per i nostri lettori la sezione Espressioni, con focus su espressività, letteratura, cinema, musica e arte contem poranea – quest’ultima raccon tata dalla “nostra” Roberta Vanali.
KRLS (a cura di) Sardegna 2021 Pagg. 464, € 15 Pacini pacinieditore.it
Durante la pandemia, i primi dipartimenti a essere sacrifi cati sull’altare della sostenibi lità economica sono stati quelli che si occupano di educazione e mediazione. Salutiamo dun que con entusiasmo la nuova collana editoriale del MART, dedicata per l’appunto alla Didattica d’artista. Il protagoni sta del primo volume è Angelo Demitri Morandini, filosofo e informatico prestato all’arte. Suo il testo di chiusura, prece duto da quattro brevi saggi e dalle immagini che ne raccon tano l’approccio.
Angelo Demitri Morandini Pagg. 88, € 15 MART mart.tn.it
Per chiarire questa trasformazione ontologica, Latour rilegge la figura di Gregor Samsa, protagonista del racconto di Kafka, La meta morfosi. “Kafka aveva colto nel segno: il divenire insetto fornisce un buon punto di partenza per permettermi di raccapezzarmi e mettere a fuoco la situazione. In tutto il mondo gli insetti sono in via di estin zione, ma formiche e termiti resistono. Un esempio istruttivo è quello delle termiti coltivatrici che vivono in simbiosi con funghi specializ zati in grado di digerire il legno – i famosi Termitomyces –, innalzan do vasti nidi di terra masticata all’interno dei quali mantengono una specie di aria condizionata. Una Praga di argilla in cui, nel giro di qualche giorno, ogni pezzetto di cibo transita nel tubo digerente di ciascuna termite. La termite vive confinata, anzi rappresenta un vero e proprio modello di confinamento: non esce mai! Ma si costruisce da sé il termitaio impastando con la saliva una zolla dopo l’altra. Di con seguenza può andare dappertutto, a patto di estendere un po’ più in là il termitaio”. La condizione di insetto di Gregor si ribalta: da esse re isolato e da schiacciare diviene archetipo di una metamorfosi necessaria. Questo divenire-insetto aiuta a situare sul pianeta un pensiero ecologico che mette in questione la ragione economica. “Più grosso, più pesante; fa più fatica a camminare, almeno all’inizio; le zampe, più numerose, lo intralciano; il dorso rigido cozza per terra con un tonfo sordo. Ma rispetto agli altri si connette a molte più cose, senza contare che può arrampicarsi sul soffitto…”.
La capacità di agire artificiale di Gregor rivela come sul pianeta Terra non ci sia nulla di completamente naturale, “se per naturale si intende qualcosa che non sia stato toccato da nessun essere vivente”. Terra diviene, quindi, il luogo in cui tutto agisce in connessione in un afflato vitale comune. Diventato insetto, Gregor, come noi confi nati durante la pandemia, nel giro di qualche settimana abbiamo abbandonato quella che fino a quel momento avevamo chiamato l’E conomia. Quel mondo dominato dalla ragione economica si è fer mato di colpo. “L’Economia ha smesso di essere l’orizzonte insupera bile dei nostri tempi. La pandemia ha avuto l’effetto di liberare la mente dei confinati e permettere loro di uscire per un momento dalla lunga reclusione nella ‘gabbia d’acciaio’ delle ‘leggi dell’economia’ dove stavano marcendo”.
Una lezione filosofica, quella di Latour, di cui tener conto per immaginare, disegnare, vivere, abitare il pianeta negli anni a venire.
Bruno Latour – Dove sono? trad. it. di Simona Mambrini Einaudi, Torino 2022 Pagg. 184, € 15 einaudi.it
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 45 #68 L LIBRI L
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200 disegni di Giuseppe Penone al Philadelphia Museum of Art
GIULIA RONCHI L A distanza di due anni dalla donazione di oltre 600 opere su carta di Giuseppe Penone (Garessio, 1947) al Philadelphia Museum of Art, il museo americano annuncia una grande personale che ne omaggia il lavoro. Si intitola River of Forms: Giuseppe Penone’s Drawings la mostra di uno degli esponenti più significa tivi dell’Arte Povera – dal 24 settembre al 26 febbraio – che mira a sottolineare il ruolo rilevante che il disegno ha avuto dei procedimenti di creazione dell’artista durante tutta la sua carriera. L’esposizione includerà una parte di questa donazione, con circa 200 disegni (realizzati con matita, biro, acquerello, caffè, inchiostro di china, grafite, carboncino, nastro adesivo, foglie e altri materiali) a cui si aggiungono 12 scul ture e 21 incisioni. Nel percorso, anche tre brevi video chiamati Ephemeris, che vedono come protagonista l’artista durante il processo di realizzazione delle sue opere, raccontandolo in presa diretta. philamuseum.org
DESIRÉE MAIDA L Un progetto di riqualificazione all’insegna di ecologia, sostenibilità e biofilia, per una delle archi tetture più iconiche di Roma, quella dietro alla celebre scultura del Cavallo di France sco Messina. A ridisegnare la storica sede RAI è ACPV Architects, studio di architet tura milanese guidato da Antonio Citterio e Patricia Viel che – insieme alla società di Ingegneria, Architet tura e ICT DBA PRO S.p.A. – si sono aggiudi cati la gara per il restyling dell’edificio di viale Mazzini 14. “Nuovi spazi, più comfort per le persone, tecnologie all’avanguardia e una progettazione basata sui principi di biofilia e sostenibilità rende ranno l’edificio fortemente innovativo”, sot tolinea ACPV Architects. Saranno interes sati dai lavori di riqualificazione circa 30mila metri quadri di superficie: ver ranno rinnovate le aree predisposte per i servizi alla persona e sarà creato un giar dino esterno su via Podgora, che si aggiun gerà al cortile interno esistente il quale, a sua volta, sarà protagonista di un inter vento di restyling, anche grazie alla riqua lificazione della galleria di opere d’arte che lo circonda, con arazzi rinascimentali e sculture facenti parte del patrimonio arti stico e architettonico RAI. citterio-viel.com
SERIAL VIEWER
OZARK: RITRATTO DELLA PROVINCIA USA
USA, 2017-22
GENERE: drammatico, thriller
CAST: Jason Bateman, Laura Linney, Sofia Hublitz, Skylar Gaertner, Julia Garner
STAGIONI: 4
EPISODI: 44 (51’-60’ ognuno)
Una grande serie americana di quattro stagioni ambientata sul Lago di Ozark, nel Missouri. Ozark, nomen omen, narra la storia della fami glia Byrde. Di primo acchito si potrebbero scambiare i Byrde – Marty, Wendy e i loro figli Charlotte e Jonah – per una normale famiglia wasp di Chicago. Se non fosse che a un certo punto Marty viene coinvolto in un giro di riciclaggio di denaro, costringendo tutti i componenti a fuggire dall’Illinois per cominciare una nuova vita, cercando di ripaga re un debito contratto dagli ex soci in affari.
Tuttavia, quella che inizialmente si era configurata come una strategia per la salvezza di breve termine, verso un ritorno alla nor malità, assume invece i contorni di una ambiziosa e senza scrupoli scalata al potere, con colpi bassi, inganni, rinunce estremamente dolorose, accordi e incontri di basso lignaggio, infamie, tradimenti.
In Ozark è molto chiaro che prezzo hanno il denaro, l’autorità e il controllo, così come la morsa degli ingranaggi della catena alimen tare che l’essere umano ha creato, nella quale sui poveri e sulle per sone svantaggiate in partenza, fin dalla nascita, sembra quasi gra vare una maledizione. E ancora il peso delle scelte. Ognuna delle quali scatena delle conseguenze, sempre più tragiche, sempre più angoscianti. Una specie di effetto domino, in cui basta spostare una tessera perché crolli ciò che si era sistemato da un’altra parte.
Ozark, ideata da Bill Dubuque e Mark Williams, offre uno spet tacolare affresco della provincia americana con le sue debolezze e le sue narrative epiche, tra miseria, giacimenti di ricchezze, super stizioni e realtà. Magistrali anche gli attori nel cast: Jason Bateman, che interpreta Marty, la bravissima Laura Linney, nei panni di Wen dy, Lisa Emery aka Darlene Snell e Julia Garner nel ruolo di Ruth Langmore. Chi ha visto quest’ultima nel ruolo da protagonista di Anna Delvey in Inventing Anna resterà davvero stupefatto.
Gli architetti Antonio Citterio e Patricia Viel ridisegnano la sede RAI di Roma
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 46 #68 L NEWS L
SANTA NASTRO [ caporedattrice ]
LIP LOST IN PROJECTON
UN AUTUNNO THRILLER
REGIA: Neil Jordan
GENERE: thriller
SCENEGGIATURA: Ray Wright, Neil Jordan
CAST: Isabelle Huppert, Chloë Grace Moretz, Maika Monroe, Colm Feore
DURATA: 98’
Di ritorno dal lavoro, la giovane Frances McCullen, in lutto per la morte della madre e frustrata dalle difficoltà economiche e da un difficile rapporto col padre, trova una borsetta abbandonata su un sedile della metropolitana. Dopo qualche esitazione, la ragazza deci de di rintracciarne la proprietaria, una certa Greta Hideg, vedova benestante e solitaria che trascorre gran parte delle sue giornate in casa a suonare il pianoforte. Tra le due donne nasce immediatamen te un’amicizia profonda, che sembra colmare le solitudini di entram be ma che ben presto si trasforma in un legame dai risvolti ambigui e morbosi.
A sei anni di distanza dal particolarissimo Byzantium, Neil Jordan (Oscar alla miglior sceneggiatura originale per La moglie del soldato nel 1993) torna a calcare il set con un thriller perturbante e tecnicamente impeccabile. Un’opera perfettamente orchestrata, che sa strizzare l’oc chio all’illustre storia della cinematografia di genere senza perdere quel tocco stilistico unico, strisciante e inquietante che ha sempre caratte rizzato tutte le produzioni del grande regista irlandese.
Formalmente raffinato ed accurato, Greta fa risuonare nello spet tatore l’eco dei grandi capolavori hitchcockiani, del cinema di Takashi Miike e di quello Brian de Palma. La sceneggiatura, firmata Ray Wright con la collaborazione dello stesso Jordan, affronta, attra verso una visione tutta al femminile, l’universalità di temi quali la solitudine e il dolore della perdita, l’elaborazione del lutto e la man canza di riferimenti. Il passato e il presente si contrappongono attra verso le rappresentanti di due generazioni: l’ingenua innocenza di Frances e la paziente tenacia di Greta si attraggono e si respingono in un sottile gioco di seduzione che presto evolve in ossessione.
La colonna sonora di Javier Navarrete e la fotografia di Seamus McGarvey concorrono alla costruzione di una suspence continua e al susseguirsi di colpi di scena che regalano allo spettatore un thril ler psicologico intenso e angosciante, in cui amicizia e persecu zione si confondono valicando ogni confine etico.
Non solo Fondazione Maeght. A Saint-Paul-de-Vence nasce un nuovo parco di sculture
CLAUDIA GIRAUD L La collina di SaintPaul-de-Vence è diventata famosa perché ospita un museo-gioiello come la Fonda zione Maeght: prima fondazione d’arte indipendente in Francia che dal 1964 ad oggi ha esposto i capolavori della colle zione nata dal legame dei mercanti d’arte visionari Aimé e Marguerite Maeght, in una cornice unica che fonde la lussureg giante vegetazione della Costa Azzurra con gli spazi modernisti, concepiti dell’archi tetto Josep Lluís Sert. Da oggi a conten derle il primato c’è un nuovo parco di scul ture: l’Arik Levy Sculpture Park. Immerso in una valle di uliveti con viste spettacolari sul borgo, il parco si estende per 12mila mq di lussuriosi giardini in cui crescono cipressi, fichi, lavanda e agapanto, e forni sce uno sfondo idilliaco ai lavori scultorei del poliedrico artista Arik Levy (Tel Aviv, 1963), le cui attività attraversano l’arte, il design, la fotografia, l’ingegneria e la vide oarte dalla poetica in forte relazione con la natura. ll parco, insieme allo studio, saranno aperti per tutto l’anno su appun tamento con mostre sempre diverse. ariklevysculpturepark.com
Un albero come un’opera d’arte. Casa Ulivo, il nuovo progetto del gallerista Fabio Sargentini
DESIRÉE MAIDA L In contemplazione di un albero di ulivo, proprio come accade in un museo dinanzi a un’opera d’arte. Non è una mostra ma un’esperienza quella ideata e pro posta al pubblico da Fabio Sargentini, un pezzo importante di storia delle gallerie d’arte italiane – sua è la mitologica L’Attico a Roma – che in quel di Vignaie, fra zione di Pie garo in pro vincia di Perugia, ha creato una galleria attorno a un secolare
albero di ulivo, facendo di questo capolavoro della natura una sorta di opera d’arte. Una sorta di luogo sacrale, di raccoglimento, che per certi aspetti ricorda la Rothko Chapel a Houston in Texas. Quella che Fabio Sargen tini ed Elsa Agalbato propongono al pubblico è l’esperienza, la fruizione di questo albero all’interno della capanna. E in futuro? La capanna resterà spoglia o al suo interno potrebbe accadere qualcosa? “Chi lo sa”, risponde Sargentini, “il prossimo anno forse qualche artista potrebbe avere voglia di por tarci qualche opera…”. fabiosargentini.it
IRLANDA – CANADA – USA, 2018
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 47 #68 L NEWS L
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GIULIA PEZZOLI [ registrar e curatrice ]
TOP LOTS
CRISTINA MASTURZO di economia
LONDRA PARIGI EDITION
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Francis Bacon, Study for Portrait of Lucian Freud, 1964 £ 43,336,000
Sotheby’s, British Art: The Jubilee Auction, Londra
2 Claude Monet, Waterloo Bridge, effet de brume, 1899-1904 £ 30,059,500
Christie’s, 20th/21st Century: London Evening Sale, Londra
Claude Monet, Nymphéas, temps gris, 1907 £ 30,059,500
Christie’s, 20th/21st Century: London Evening Sale, Londra
3 Yves Klein, Anthropométrie de l’époque bleue (ANT 124), 1960 £ 27,197,000
Christie’s, 20th/21st Century: London Evening Sale, Londra
4 Andy Warhol, Self Portrait, 1986 £ 12,737,500
Sotheby’s, Modern & Contemporary Evening Auction, Londra
5 Claude Monet, Vétheuil, 1880 £ 11,738,500
Sotheby’s, Modern & Contemporary Evening Auction, Londra
6 Gerhard Richter, Study for Clouds (Contre-jour), 1970 £ 11,164,000
Sotheby’s, Modern & Contemporary Evening Auction, Londra
7 Jeff Koons, Balloon Monkey (Magenta), 2006-13 £ 10,136,500
Christie’s, 20th/21st Century: London Evening Sale, Londra
8 Jean-Michel Basquiat, Untitled (Self Portrait), 1982 £ 7,961,000
Christie’s, 20th/21st Century: London Evening Sale, Londra
9 August Strindberg, Wave V, 1901 £ 6,797,800
Sotheby’s, Modern & Contemporary Evening Auction, Londra
Alberto Burri, Nero Plastica L.A., 1963 £ 6,587,000
Christie’s, 20th/21st Century: London Evening Sale, Londra
I prezzi indicati includono il buyer’s premium.
CAMPIONE DI ANALISI
Christie’s, Marc Chagall, Colour of Life: Works Formerly from the Artist’s Estate , Londra, 28 giugno 2022
Christie’s, 20th/21st Century: London Evening Sale, Londra, 28 giugno 2022
Christie’s, 20th/21st Century: Paris Evening Sale , Parigi, 28 giugno 2022
Christie’s, Post-War and Contemporary Art Day Sale, Parigi, 29 giugno 2022
Sotheby’s, British Art: The Jubilee Auction , Londra, 29 giugno 2022
Sotheby’s, Modern & Contemporary Evening Auction, Londra, 29 giugno 2022
Sotheby’s, Modern British Day Auction , Londra, 30 giugno 2022
Sotheby’s, Modern & Contemporary Day Auction , 30 giugno 2022
I musei di New York dovranno segnalare le opere trafugate dai nazisti
DESIRÉE MAIDA L Segnaletica pensata ad hoc per raccontare la storia di tutte quelle opere, esposte nei musei di New York, che sono state trafugate agli ebrei dai nazisti: è uno dei punti cruciali del pacchetto legislativo firmato dal governatore dello Stato di New York, Kathy Hochul, approvando un disegno di legge presen tato dai senatori Anna Kaplan e Nily Rozic. “Oggi, opere d’arte pre cedentemente rubate dai nazisti possono essere trovate appese nei musei di New York senza alcun riconoscimento sui percorsi oscuri che hanno attraversato”, sottolinea Kaplan “È fondamentale essere trasparenti e garantire che chiunque guardi queste opere capisca da dove provengano”. Le leggi si muovono su più livelli, da quello didattico – garantendo che nelle scuole newyorchesi si studi l’Olo causto – a quello museale, con gli spazi espositivi della città che dovranno rivedere i cartelli informativi delle opere che risultano essere passate dalle mani dei nazisti.
Cartier recupera un palazzo brutalista di Madrid
GIULIA GIAUME L Le gemme di Cartier fioriscono dal cemento brutalista: accade a Madrid, dove la maison di lusso ha presentato la collezione di alta gioielleria Beautés du Monde all’interno della vecchia ambasciata britannica della città. Abbandonato dal 2009, il monolitico edi ficio è rimasto deserto fino all’arrivo di Car tier, che ha pre sentato qui 100 pezzi della nuova collezione, che tra l’eccentrico e lo chic si ispira a flora e fauna con rimandi a ser penti, pianeti, coralli e pelli d’iguana. Progettata nel quartiere di Chamberi nel 1966 dagli architetti W.S. Bryant e Luis Blanco-So ler, l’ambasciata ricorda nella forma un’arena da toreador, cinta com’è da un’alternanza di finestre e burladeros. Cartier ha rinno vato e salvaguardato l’edificio svelando così la sua ritrovata bel lezza, anche se ancora resta da capire come sarà usato in futuro. Lo showroom e i saloni di osservazione per il lancio della colle zione sono stati affidati al designer spagnolo Jaime Hayon, che, per creare un ambiente onirico ma ordinato, ha deciso di spezzare la dedalica struttura del palazzo con ampie zone di colore e una serie di archi. cartier.com
Riapre lo Smithsonian’s National Air and Space Museum di Washington
DESIRÉE MAIDA L Si appresta a riaprire la sua ala occidentale, dopo una prima tranche di lavori iniziati nel 2018, il museo che custodisce la più grande collezione al mondo di artefatti aeronau tici e spaziali. Un lavoro di rinnovamento che ammonta a 650 milioni di dollari e che proseguirà per anni. Il 14 ottobre, infatti, riaprirà una parte del museo, di cui sono terminati i lavori. L’edifi cio è stato ed è ancora interessato a una riprogettazione generale, che tocca le 23 mostre in essa allestite e gli spazi espositivi, oltre al rifacimento degli esterni e della struttura. Della parte occidentale sono stati rinnovati il planetario, il bookshop, il Mars Café e otto mostre: America by Air; Destination Moon; Early Flight; Kenneth C. Griffin Exploring the Planets Gallery; Nation of Speed; One World Connected; Thomas W. Haas We All Fly; Wright Brothers and the Invention of the Aerial Age. airandspace.si.edu
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 48 #68 L NEWS L
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[ docente
e mercato dell'arte ]
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Picasso scultore. A Parigi mostraevento con più di 70 opere per la prima volta in una galleria
CLAUDIA GIRAUD L Più di 70 sculture di Pablo Picasso, accompagnate da 35 disegni e dipinti, saranno riunite per la prima volta in una galleria. Si tratta della Galerie de l’Institut di Parigi, che presenta la mostra-evento Picasso / Sculture 1905-1962 dal 14 ottobre al 17 dicembre nelle due sedi di rue de Seine e rue des Beaux-Arts. L’opera scultorea di Picasso è ricca e comprende più di 650 sculture eseguite tra il 1902 e i primi Anni Sessanta, con periodi più intensi di altri, come quello corrispon dente alla fine degli Anni Quaranta, nell’atelier Fournas di Vallauris. Nella sua pratica c’è un dialogo talmente costante con la pittura che nella scultura si concentra sugli stessi soggetti che dipinge: figure, ritratti di parenti, animali reali o mitologici, nature morte. La mostra parigina è divisa in due temi principali, figura e il bestiario, con opere eccezionali, come la prima scultura cubista del corpus dell’artista, una Testa di donna (Fernande) ispirata al dipinto omonimo, che decostruisce il volume sfaccettato in tre dimensioni. galerie-institut.com
Bergamo Brescia Capitale Italiana Cultura 2023: rigenerazione urbana grazie alla GAMeC
CLAUDIA GIRAUD L “In occasione di Ber gamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, abbiamo stretto una collaborazione con Comune di Bergamo e Confindustria Bergamo per la realizzazione di due nuove installazioni urbane in Piazza della Libertà e al Kilometro Rosso”. Sono parole della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, che ha indi viduato una rosa di giovani progettisti da coinvolgere, nell’am bito del contest di idee indetto nei mesi scorsi, per la realizza zione delle opere. Due giurie sceglieranno i progetti vincitori, che saranno inaugurati a inizio del 2023 in concomitanza con l’apertura delle celebrazioni. L’iniziativa vedrà, così, la riconfigurazione della centrale Piazza della Libertà e della piazza antistante la nuova sede di Confindustria Bergamo. “Le due installa zioni rappresentano per il museo un’ulteriore occasione di relazione e dialogo con la città, attraverso il linguaggio del design e dell’archi tettura”, conclude Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC. “Il campo di interazione fra que ste discipline e l’arte visiva costituisce oggi un importante spazio di interconnessione fra saperi e codici del mondo contemporaneo, in cui sperimentare il pensiero creativo applicato”. gamec.it
ART MUSIC
CLAUDIA GIRAUD [ caporedattrice musica
C'MON TIGRE E L'ALBUM ISPIRATO DA UN FOTOREPORTER cmontigre.com
Non succede spesso che un intero album tragga ispirazione per la sua musica da un unico artista. Nel terzo lavoro di C’mon Tigre è andata proprio così. Il duo italiano, abituato a circondarsi di musi cisti e artisti nazionali e internazionali per coinvolgerli nell’inter pretazione visiva dei propri brani a cavallo tra jazz, soul, black e afro-beat, questa volta ha costruito uno Scenario a partire dall’im maginario fotografico di Paolo Pellegrin: il suo libro di scatti più significativi è presente nella special edition del vinile.
“In un periodo di immobilità come quello che abbiamo appena vis suto, in cui non era possibile viaggiare”, ci spiegano i C’mon Tigre, “abbiamo guardato il mondo attraverso gli occhi di Paolo, un gran dissimo regalo per noi che siamo abituati a raccogliere frammenti di realtà per strada su cui scrivere”. Il racconto per immagini di vite spezzate – dalla guerra o dalla pandemia – del grande fotoreporter della Magnum Photos è stato il detonatore di sonorità elettroniche profondamente contaminate, nelle atmosfere e nelle strumentazio ni. “Ci siamo trovati di fronte a un’umanità in una delle sue forme più autentiche e abbiamo iniziato a plasmare la scrittura osservando attentamente, immaginando la vita attorno alle persone ritratte negli scatti di Pellegrin, riflettendo sul contesto. È stato un processo intenso, dentro abbiamo trovato tutto, la gioia, la fratellanza, il rispetto, la speranza ma anche la rabbia, l’ingiustizia, la tragedia. Tutto quello che ci caratterizza come esseri umani”.
Ne sono nate dodici tracce dai suoni eterogenei, ma dall’anima jazz sempre in sottofondo (Migrants su tutte, suite strumentale direttamen te ispirata a un reportage sulla Libia), realizzate in collaborazione col fotografo romano che da sempre vive e testimonia tematiche che riguardano condizioni di vita, di povertà, di dolore e di violenza, da un punto di vista antropologico. Anche quando il soggetto è il cambiamen to climatico, come nella recente mostra nella sede torinese delle Galle rie d’Italia di Intesa Sanpaolo, dove era comunque centrale il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente naturale.
“Paolo ci ha permesso di entrare nel suo archivio, più di trent’anni di lavoro, abbiamo assieme selezionato il materiale, ci siamo confron tati molto, anche su come impaginare il libro. Rimane uno dei lavori più densi che abbiamo mai fatto e per la prima volta abbiamo voluto confrontarci con tematiche molto più grandi noi, su cui in passato non ci eravamo mai esposti: le migrazioni, le minoranze, problemi sociali, scenari di guerra. Il rispetto che abbiamo per il lavoro di Paolo e di questo album è immenso, ringraziamo il fato che ci ha fatto incontrare”, concludono i C’mon Tigre.
C’mon Tigre, Scenario . Photo Margherita Caprilli
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OPERA SEXY
LA BELLEZZA INCLUSIVA DI JASJYOT SINGH HANS
jasjyotjasjyot.com
India. Massicce figure muliebri si abban donano alla forza di gravità in voluttà, mol lemente tese a ridefinire gli ideali correnti di bellezza e di corporature predefinite. Grosso è bello, giura Jasjyot Singh Hans: “Adoro disegnare donne grandi, con corpi a volte contusi e capigliature intrise di oli. Per me significa restare fedele a quanto mi sono sempre visto intorno, per recuperare ciò che mi sembra bello e con il mio lavoro metterlo in evidenza”.
Il mondo di questo artista e illustratore sikh – che si è formato al National Institute of Design di Ahmedabad e ha completato i suoi studi al Maryland Institute College of Art – è assolutamente e profondamente femminile. Le sue donnone di carnagione ambrata sfoggiano quasi sempre la volumi nosa struttura corporea e le lunghe chio me tipiche delle donne sikh di mezza età. Hans, che ha avuto modo di collaborare anche con stilisti come Sabyasachi, le dise gna con abiti sgargianti che esaltano le loro dimensioni, ma spesso e volentieri anche scopertamente nude. Nel primo caso (oltre che per Sabyasachi Couture, nel campo ha lavorato e lavora per Vogue ed Elle) nella sua moda riesce a mescolare abilmente vivide ispirazioni pop art e musicali tra Oriente e Occidente. Nel secondo caso, invece, sui
temi della sessualità aleggia maestosamen te la body positivity e anche un certo langui do amor proprio.
Jasjyot Singh Hans tiene a sottolineare, tra estetica ed etica, che la bellezza risiede nella molteplicità: “ Penso che sia impor tante diffondere una voce alternativa, affinché le persone non cedano alle idee predominanti su moda e bellezza. Il mio lavoro vuole dare una visione più inclusiva della moda e dell’immagine del corpo, vuo le celebrare la quotidianità, vuole vedere la bellezza nella diversità ”. E qui rivela in sovrappiù: “Disegno una persona non per ché mi sembra interessante, ma perché sono io. Sono sempre stato grande e grosso e ho avuto problemi con la mia corporatu ra. E dire che i problemi di immagine cor porea sono molto più comuni all’interno della comunità gay! Non ero a mio agio con il mio corpo e sapevo che dovevo amarmi di più. Quindi le donne che ho preso a dise gnare sono diventate un’estensione di que sto pensiero e ciò mi ha infine rinforzato. Loro si muovono con sicurezza, con o senza vestiti, non hanno paura di esprimere quanto provano, hanno il controllo comple to della loro mente e del loro corpo. Sono grandi, sono audaci e splendide, e non ade riscono agli ideali ordinari di bellezza”.
Ecco dunque lunghissime trecce nere serpentine e volti spesso tenuti nascosti, tra pudore e vezzo. E un’appendice di estensione nel mondo gay, tuttora pure bisognoso di riscatti d’immagine. Non la finzione tutta brillante ed esteriore di Bollywood, ma la realtà in penombra delle case indiane, pulsanti di non meno intensi fremiti di vita. Hans, fin dalle sue serie di pubblicazioni personali, non a caso intito late prima Sikh Femmes in Sick Fashion e poi Sikh Ladies in Sick Fashion, da un lato denuncia la diffusa abitudine di mostrare i corpi grossi come oggetti di scena, occa sioni di scherzo, caricature comiche; e dall’altro, ora identificandovisi, li celebra quale superamento consapevole di prece denti frustrazioni, corpi di cui rigettare la vergogna e invece da accettare con rispetto e ammirazione: “Io sono un soste nitore della bellezza in tutti i suoi colori, for me e dimensioni. Nei miei disegni di donne, spesso aggiungo qualche livido sui loro cor pi, perché me li fa sentire più reali. Nelle per sone cerco le imperfezioni, perché le rendo no uniche, è un fatto prezioso. L’idea della perfezione non mi interessa molto”.
Altre forme di attrazione, altri aspetti di desiderabilità, altre occasioni di scambi di energia. Va bene così.
Jasjyot Singh Hans, illustrazione per Harper’s Bazaar India , 2018
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FERRUCCIO GIROMINI [ storico dell'immagine ]
FONDAZIONE ROVATI
Al civico 52 di corso Venezia, il palazzo ottocentesco ripensato da Mario Cucinella per la Fondazione Luigi Rovati ospita ora la prima libreria Johan & Levi, spazi espositivi e per la ricerca, e l’atteso museo nelle sale ipogee con opere etrusche e contemporanee. Completano il quadro il giardino sul retro con bistrot e il ristorante panoramico affidato ad Andrea Aprea. corso venezia 52 fondazioneluigirovati.org
GAM Ha salutato in estate l’arrivo del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo la Galleria d’Arte Moderna, ospitata a Villa Belgiojoso Bonaparte. Un ritorno, dopo la lunga parentesi trascorsa al Museo del Novecento, che conferma la centralità della GAM nel sistema museale cittadino, con la sua prestigiosa collezione di opere ottocentesche. via palestro 16 gam-milano.com
GIARDINI MONTANELLI
Intitolati a Indro Montanelli, i giardini pubblici di Porta Venezia nacquero sul finire del Settecento per volontà della reggenza austriaca, in veste di giardino all’inglese. Tra viali e alberi secolari si incontrano il Planetario e il Museo di Storia Naturale. La novità del 2023 sarà il cantiere per il Museo della Moda a Palazzo Dugnani via palestro | corso venezia comune.milano.it
BIBLIOEXPRESS
400 tra libri, fumetti e dvd di cui usufruire in prestito con la tessera del Sistema Bibliotecario del Comune. È la smart library pensata come fosse un distributore automatico, installata tra i corridoi della fermata della metro di Porta Venezia. Solo la prima di una serie di biblioteche urbane che presteranno servizio 7 giorni su 7. metro porta venezia milano.biblioteche.it
Milano Porta Venezia Palazzi storici, giardini e nuove scommesse
Vivificato dal progetto della Fondazione Luigi Rovati, che dopo anni di attesa dota la città di un luogo culturale moderno e identitario, il quadrante di Porta Venezia procede nella sua rinascita. Alla GAM –vicina del PAC – è arrivato il Quarto Stato, a Palazzo Dugnani nascerà il Museo della Moda, mentre per il 2026 è atteso l’esordio del MAD all’ex Albergo Diurno. E la scena gastronomica è sempre più vivace.
PALMA PIATTA
C’è Gabriele De Santis dietro l’idea di fondare un negozio di piante d’artista, già operativo a Roma e Torino, ora al debutto milanese negli spazi della galleria Case Chiuse di Paola Clerico, che trasloca sul retro. Quasi fosse uno speakeasy d’arte celato dietro una giungla di piante tropicali da appartamento e portavasi d’autore.
via rosolino pilo 14 linktr.ee/palma__
REMULASS
Si definisce piccola cucina con le radici questo bistrot che vede lo zampino del gruppo Ratanà (e di chef Cesare Battisti). Uno spazio intimo e accogliente per un progetto al femminile centrato su una cucina divertente e di tecnica, che parte dal prodotto. Tanti vegetali, ma non solo. via nino bixio 21 remulass.it
CROSTA
La bella bottega con i forni e i tavoli per godere di una pizza al piatto a cena o di una pausa pranzo golosa nella casa madre di via Belotti; il delivery e take away di Crosta Lab in via Melzo. Così Giovanni Mineo e Simone Lombardi hanno messo radici a Porta Venezia. Ed è una fortuna per gli amanti del cibo di qualità. via belotti 13 crosta.eu
CASA CIPRIANI
La monumentale facciata di Palazzo Bernasconi si fa apprezzare in via Palestro dai primi del Novecento. L’architetto Michele Bonan ne ha ripensato gli spazi per il debutto della prima sede italiana di Casa Cipriani, club house dell’omonimo gruppo veneziano, con due ristoranti, un boutique hotel, Bar Arrigo e Spa. via palestro 24 casaciprianimilano.com
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1 2 5 6 7 8 9 3 4 Viale Luigi Majno Via Sirtori Via Melzo ViaPaoloFrisi Via Ciro Matteotti Via Carlo Pisacane VialeReginaGiovanna Via Nino Bixio VialeReginaGiovannaViaAchilleMaiocchi Via Eustachi Via Castel Morrone Viale PiaveViaSenato BastionidiPortaVeneziaVia Daniele Manin CorsoVeneziaViaMarina ViaS.Primo CorsoVenezia Via Bellotti Via Gustavo Modena Piazza Eleonora Duse Piazzle Rodolfo Morandi ViaVallazze 7 4 5 8 9 6 3 2 1
Erinni. Un collettivo curatoriale transfemminista
DARIO MOALLI [ critico d’arte ]
Prende il nome dalle divinità dell’antica Grecia ma opera a Roma.
È un collettivo curatoriale fondato nel 2021 dalle curatrici Arianna Forte e Daniela Cotimbo insieme alla studiosa ed esperta di tematiche di genere Cinzia Forte. Il primo atto è una residenza nel quartiere di Torpignattara e questo è il loro visual essay per Artibune Magazine.
ELrinni è un’associazione che porta avanti un’indagine artistica e curatoriale in relazione a etiche e politiche di genere, nell’ambito del contemporaneo e della media art. Studia, incentiva e promuove pra tiche artistiche contemporanee, di donne, e/o persone non binarie, o che riflettono sul femminile.
Unisce arte e attivismo sociale per esplo rare e criticare le intersezioni tra scienze, tecnologie e identità di genere, in partico lare per: riappropriarsi del corpo femmini le, al di là del sesso biologico; indagare le ini quità connesse a tabù, stereotipi, bias sistematici nella cultura odierna e nei sape ri scientifici e tecnologici; progettare visioni sociali basate su inclusione e non su gerar chie, oltre le oppressioni di genere, razza e specie.
Trae ispirazione dalle omonime divinità ctonie del pantheon ellenico che puniscono la tracotanza dell’uomo e ristabiliscono equilibri e giustizia sociale. Erinni è sia un’entità unica che una pluralità di punti di vista differenti e può manifestarsi attraver so una oppure più identità separate.
Le Erinni rivendicano una rabbia arcaica che rifiuta il sistema di potere precostituito, per riappropriarsi del fem minile e diventare “agenti” dirompenti. Sono entità feroci e mostruose ma anche benevole e capaci di generare visioni e cura re relazioni per riportare l’equità e costrui re una società basata sull’inclusività e l’u guaglianza.
La prima azione di Erinni sul territorio romano è Beyond Binaries. Quattro artistə sono stat ə invitat ə a relazionarsi con la comunità della periferia del V municipio di Torpignattara e a indagare tematiche tra sversali legate a dinamiche identitarie e di genere, in relazione al pensiero transfem minista, ai territori, all’uso e al ruolo delle tecnologie.
Dall’incontro tra le differenti poetiche, ricerche e linguaggi utilizzati dallə artistə
con le sensibilità, il vissuto e i punti di vista dellə abitanti della periferia, si sono creati momenti di intima comunione – tra il rituale e il confidenziale – e collettiva riflessione. L’insegna della precarietà, l’al terità che caratterizza l’universo queer e femminile diventa un passe-partout per svi luppare intensi spazi di creazione condivisa. Le riflessioni hanno preso in esame lo sguar do mediale e tecnologico rivolto al genere e alla sessualità, spesso veicolo di stereotipi e discriminazioni ma anche strumento per la definizione dei ruoli e dei linguaggi.
Il collettivo Call Monica ripercorre le strade di Torpignattara attraverso le emo zioni e le esperienze dellə suə abitanti, ridi segnandone una nuova mappa affettiva. Giu lia Tomasello indaga gli stereotipi e i tabù legati ai fluidi vaginali femminili alla ricerca di un lessico comune con cui riformulare il discorso medico e non. Mara Oscar Cassiani attinge dal mondo del gaming – e nello spe cifico da quello di Mortal Kombat – per rie laborare nuove mitologie femminili di don ne guerriere riunite secondo il principio della sorellanza. Ginevra Petrozzi si inter
roga sull’idea di futuro, nel tentativo di rove sciare il paradigma tecnocapitalista della predizione, basato su percorsi già scritti, per dar voce all’immaginario, ai desideri e alle aspettative della collettività.
Beyond Binaries è stato uno studio di quar tiere, un programma di residenze e laboratori e infine una mostra di nuove produzioni che avrà luogo fino al 28 settembre presso lo spa zio indipendente AlbumArte di Roma.
BIO
Erinni è un collettivo, fondato nel 2021 dalle curatrici Arianna Forte (HER – She Loves Data, 1 Metro Sotto La Metro), Daniela Cotimbo (Re:Humanism) e dalla studiosa ed esperta di tematiche di genere Cinzia Forte, con cui sta collabo rando la designer e artista Martina Car bone. Beyond Binaries è il suo primo progetto risultato vincitore del bando Vitamina G della Regione Lazio.
erinni.net
Photo credits Chiara Cor
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I FAVOLOSI ANNI ‘60 E ‘70 A MILANO ADAMI • AGNETTI • ALVIANI • ARICò • ARMAN • BAJ • BONALUMI • CASTELLANI • CRIPPA DANGELO • DEL PEZZO • DI BELLO • DOVA • FONTANA • MANZONI • NESPOLO • PLESSI ROTELLA • SARRI • SCANAVINO • SCHEGGI • SPOERRI • TADINI • ZAZA 28 SETTEMBRE - 20 novembre 2022 AUDITORIUM DELLA CONCILIAZIONE - piazza pia, 1 - 00193 roma mostra promossa da in collaborazione conrealizzata da A CURA DI LORENZO E ENRICO LOMBARDI
GIULIA GIAUME [ giornalista
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 58 #68 L STORIES L ART WORKERS L SI PUÒ ANCORA LAVORARE NEL MONDO DELLA CULTURA?
]
LAVORARE CULTURA?
Che lo Stato abbia smesso di investire nel settore culturale lo si ripete dagli Anni Novanta. A causa del crollo delle assunzioni, delle mancate rego lamentazioni del lavoro dipendente e non, della carenza di nuove figure professionali, la condizione dei lavoratori del mondo della cultura si è aggravata al punto da rinnegare la natura stessa di lavoro umanistico, resi liente cioè alla meccanizzazione e alla più tecnicistica sostituzione. Creando, in paro le povere, sempre meno lavoro e sempre più sottopagato.
Lavoratori a 4 euro l’ora lordi, ferie negate, turni infiniti e concorsi bloccati: non è stata la pandemia a rendere il mercato dei lavoratori della cultura un inferno in terra, scoraggiando ancora di più coloro che dalla laurea alla prima assunzione precaria si sono sentiti dire a ogni piè sospinto che “ave vano prediletto la passione, a scapito della sicurezza”.
LA PANDEMIA E LE RIVENDICAZIONI SINDACALI
Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, però, qualcosa sembra essere cambiato: il conflitto strisciante ha preso forma fisica nelle piazze e sui social, le proteste sono esplose da Napoli a Milano, da Firenze a Roma, da Trieste a Genova. Cartelli che lamentano a caratteri cubitali i pochi euro orari di stipendio, come accaduto davanti al Duomo di Milano nella protesta dei custodi dei Musei Civici lo scorso maggio, o ancora fogli appesi fuori dai musei che promettono scioperi se non vengono forniti i dipenden ti minimi e necessari, come nel caso del tra duttore del Maschio Angioino a Napoli a luglio o del personale carente agli Uffizi ad agosto; o ancora il grido di aiuto delle biblio teche di tutta Italia, che da Trieste a Pisa si sono viste tagliare i dipendenti da quasi 800 del 2016 ai 300 attuali.
“La situazione non è sostenibile”. I dipendenti del mondo della cultura sono pochi e sottopagati. È ora di fare qualcosa. Abbiamo sentito Ministero e associazioni, dati alla mano. Ecco qual è il quadro che si è delineato
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© Matilde Chizzola per Artribune Magazine
Aggiungete una maggiore consapevo lezza della preziosità del tempo personale (un regalo della pandemia?), la crescita del costo della vita e lo spettro dell’inflazione, e l’esplosione è assicurata. Più che frustrazio ne, sembra proprio la disperazione a carat terizzare le rimostranze degli ultimi tempi: con la polverizzazione dei fronti sindacali, le mancate promesse e i ritardi diffusi, i dipendenti sono quindi sempre più portati a sviluppare la percezione di non avere nien te da perdere. E tutto da guadagnare.
COSA DICE IL MINISTERO DELLA CULTURA
Dipendenti precari e organici sottodi mensionati sono diventati un leitmotiv arci noto, al punto che lo stesso Ministero della Cultura – che più che essere al corrente del problema è costretto a conviverci, data la magrezza dell’organico interno e le relative proteste – sembra essere succube della burocrazia statale.
L“Come ha detto più volte, il ministro Fran ceschini è più che favorevole a un piano assun zioni, ma è una cosa che non può fare da solo come ministro. Il blocco è diventato negli anni comune a tutte le assunzioni, così come l’as senza della copertura del turnover”, dicono ad Artribune dal Ministero. “Ci rendiamo con to che non è una situazione tollerabile. La pla tea dei dipendenti è molto sottodimensionata, quasi dimezzata, con un’età media che si avvi cina ai 60 anni per i dipendenti interni al Mini stero, e in alcuni uffici i pensionamenti sono superiori agli ingressi. Così è impossibile svol gere le funzioni. Il piano è noto, le proteste non sono altro che una presa d’atto che è chiara anche a livello politico”.
Perché non muoversi allora lato concor si? “Anche i concorsi pubblici non stanno ai singoli ministri: servono una legge e le relati ve procedure. Sono state fatte negli anni delle assunzioni, per ora insufficienti chiaramente, con un processo che va rafforzato”.
Poche certezze, insomma, che diventano quasi nulle con la spada di Damocle delle ele zioni del 25 settembre: “Sarà sicuramente il tema al centro della prossima azione di qual siasi governo, nel supportare anche in questa fase di attuazione del PNRR che richiede com petenze e professionalità, soprattutto nel digi tale, che ora non sono nemmeno contemplate nella pianta organica. Quello della mancanza di personale è un tema centrale, che non viene vissuto da noi come protesta: c’è una consape volezza piena ed è una analisi corretta quella che sia necessario fare un piano di assunzioni”.
IL DECRETO COLOSSEO
E LA DISPUTA DI TARANTO
Quella che appare come l’unica speranza è che a settembre si sblocchino le assunzioni previste dagli ultimi concorsi ministeriali (2019/2021), ma non molti ci credono. Una considerazione amareggiante, dato lo status di “lavoratori essenziali” attribuito con il Decreto Colosseo del 2015, varato dallo
stesso Franceschini all’alba della protesta (autorizzata) che aveva serrato il tempio del la cultura italiana in piena stagione turistica.
“Con il Decreto Colosseo siamo diventati l’uni co Paese a livello europeo ad aver inserito i musei all’interno degli esercizi pubblici essen ziali: deve certo esserne garantita la funzio nalità, quindi anche a livello di diritto di scio pero, ma il fatto che questi presidi debbano essere tenuti sempre aperti come ospedali e trasporti pubblici ha fatto sì che non ci siano più stati musei chiusi per assenza di persona le”, dicono ancora ad Artribune dal Ministero.
Lo stesso Ministero della Cultura sembra essere succube della burocrazia statale.
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10.567 19.000 i dipendenti del Ministero della Cultura in servizio i dipendenti del Ministero della Cultura necessari età media dei dipendenti interni al Ministero della Cultura 60 ANNI 10.567 19.000 i dipendenti del Ministero della Cultura in servizio i dipendenti del Ministero della Cultura necessari età media dei dipendenti interni al Ministero della Cultura 60 ANNI
E le notizie degli ultimi mesi? “È capitato, certo, in alcune circostanze, di avere musei chiusi per piani ferie e festività, ma le difficoltà sono state superate a livello locale. Taranto è un esempio, per cui abbiamo coinvolto le ditte private nella sorveglianza”. A luglio 2022 la Direzione Generale Musei aveva infatti con vocato un tavolo per risolvere il conflitto tra la direzione del Museo Archeologico Nazio nale di Taranto – lo stesso a cui dovrebbe arri vare in affido il gruppo scultoreo Orfeo e le sirene di ritorno dal Getty Museum – e i dipendenti, che hanno rinfacciato una dram matica carenza di personale, con appena 10.567 dipendenti in servizio a fronte di una dotazione teorica di circa 19mila unità. In risoluzione, il MiC si è impegnato a stanziare un finanziamento di quasi 25mila euro, che consenta ai dipendenti del MArTA di fare rotazioni retribuite. Certo, c’è stato bisogno delle ditte private, altro tasto dolente.
LA PIAGA DELL’ESTERNALIZZAZIONE
Quanto margine di speculazione c’è sui posti di lavoro collegati ai servizi aggiuntivi (e non) interni ai musei, dai bookshop alle caffetterie, ormai capisaldi dell’universo di apprezzamento museale? “ Per i servizi aggiuntivi è stato definito un quadro diverso di gare attraverso Consip. Alcune sono state rapide mentre altre hanno mancato l’obiettivo
di accelerazione”, spiegano dal Ministero.
“Ma non c’è stata una cessione di terreno da parte del Ministero: attraverso Ales, società in house del MiC, abbiamo immesso diverse professionalità all’interno dei musei, che in alcuni casi hanno riportato dei servizi per visitatori tradizionalmente in mano a società esterne, essendo Ales al 100% pubblica. Non c’è in ogni caso alcun divieto per i privati del mondo della cultura, e la compresenza è cor retta. Quello che magari dovrebbe funzionare di più, ed è stato detto diverse volte dal mini stro, sarebbe un maggiore controllo su situa zioni negative che permangono per decenni: è evidente che qualcosa non funziona”.
In tutto questo il ruolo del Ministero quale potrebbe essere, data la generale len tezza e ostilità della burocrazia e la loro sostanziale dichiarazione di immobilità for zata? “Queste non sono eccezioni: la cosa dipende dal Ministero, basterebbe all’inizio assumere a tempo determinato. Ci sono musei con più margine per maggiore 8€
Sono tuttavia in molti a pensare che non sia un “quid” a non andare, bensì un sistema intero, e che la scelta di evitare gli ostacoli con i servizi esterni abbia un costo profes sionale e umano (troppo) alto. Raggiunta da Artribune, l’associazione Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali – che da anni supporta la battaglia per le assunzioni e le giuste retribuzioni nell’ambiente – ha sottolineato come il problema sia sì attuale, ma “lo è da vent’anni: non c’è turnover e non escono i concorsi. Il risultato è che si ester nalizza tutto. È così che si sopperisce alle carenze interne in Italia: questo porta a con tratti non propri del settore e a paghe da fame, che vanno dai 4 agli 8 euro l’ora. A vol te lordi. All’inizio erano solo servizi come l’accoglienza e la didattica, poi sono diven tate esterne anche figure come restauratori, archivisti, catalogatori: tutti questi lavora tori o hanno contratti precari o addirittura non sono dipendenti e sono liberi professio nisti a partita Iva”.
La scelta di evitare gli ostacoli con i servizi esterni ha un costo professionale e umano (troppo) alto.
il minimo che può raggiungere la paga oraria (a volte lorda) dei dipendenti museali in Italia
Testa femminile in terracotta, IV sec. a.C., dettaglio. Museo MArTA, Taranto
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autonomia, certo, ma il precariato caratte rizza tutto il settore. La carenza di organico dello stesso Ministero, per esempio, è vera mente drammatica. Mancano 7mila unità, e probabilmente a fine anno saranno 9mila: è quasi metà dell’organico teorico per farlo funzionare, e l’attuale piano assunzioni del personale non va a coprire le carenze”.
IL GIOCO DELLE TRE CARTE FRA SINDACATI E MINISTERO
Anche a luglio 2022 Maurizio Landini, leader della Cgil, aveva pubblicamente soste nuto che “siamo di fronte a una situazione critica: pessime condizioni di lavoro dei dipendenti che inevitabilmente si ripercuoto no anche sull’efficienza del servizio, dalla gestione di musei, archivi, biblioteche, alla conservazione del patrimonio […] Attraverso un piano di assunzioni straordinario occorre far fronte immediatamente alla carenza del personale, così da poter anche realizzare gli obiettivi del PNRR. Parallelamente è indispen sabile, in un mondo come quello dei beni cul turali sempre più frammentato e instabile, una seria lotta al lavoro precario e dare attua zione al nuovo CCNL”. A partire dallo stesso Ministero: in caso di mancato confronto con Franceschini, lavoratrici e lavoratori interni al MiC sono giunti a minacciare – nel corso dell’assemblea nazionale dei dipendenti indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa – uno scio pero a settembre.
LAllarmi e richieste, sempre gli stessi: “Numerosi gli interventi dei lavoratori che hanno denunciato il grave peggioramento delle condizioni di lavoro, dovuto soprattutto all’inammissibile carenza di personale più volte e inutilmente segnalata, ma anche agli altri noti fattori che stanno determinando un declino apparentemente inarrestabile dei cicli lavorativi interni del Ministero”, hanno detto i rappresentati sindacali lo scorso luglio. Non che il Ministero queste cose non le sap pia, anzi, dall’interno dichiarano di com
percentuale di casi in cui è applicato il contratto collettivo Federculture per i dipendenti della cultura
Lavoratrici e lavoratori interni al MiC sono giunti a minacciare uno sciopero a settembre.
prenderle e condividerle: “Non c’è uno scon tro con le forze sindacali, anzi c’è un costante dialogo a livello ministeriale. Sono tematiche che si sta cercando di risolvere insieme di vol ta in volta. A livello locale e centrale dialo ghiamo con le forze sindacali, e sul fatto che la pianta organica interna sia sottodimensio nata c’è una concordia di vedute”, hanno pre cisato dal MiC.
la spesa pubblica per i servizi culturali in Europa 2,8‰ la spesa pubblica per i servizi culturali in Italia
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4,8‰
7%
courtesy Mi riconosci?
PARLANO I DATI: ARTES NON DANT PANEM
Stando all’AWI – Art Workers Italia, l’associazione che dà voce a lavoratori e lavoratrici dell’arte contemporanea quali artisti, musicisti, curatori e quant’altro, “l’86% delle art workers ha una laurea magistrale o un grado di forma zione superiore in ambito artistico. Il 27,8% ha in curricu lum esperienze di studio all’estero. Di questi, la maggior parte svolge la professione di artista (36,7%), il 14,9% lavora nell’ambito della curatela, il 10,2% in ambito accademico, il 10% nella produzione, il 9,4% nella comunicazione. Il 79% delle art workers svolge più lavori, sia nell’arte contempo ranea che, per un 39,8%, in altri ambiti. Di questo 39,8%, il 75,6% è costretto a farlo perché il lavoro nell’arte contempo ranea non è sufficiente a mantenersi”.
Andando più nel dettaglio dei dipendenti museali, stando all’indagine Istat del 2020 su L’Italia dei musei, che ha censito le istituzioni museali e archeologiche nel Paese nel 2019, ci sono sul territorio nazionale 3.928 musei e raccolte di collezioni, 624 monumenti e 328 aree archeo logiche. Si presuppongono investimenti, se non fiorenti almeno minimi, a favore di un patrimonio di tale mole. Eppure, il segretario nazionale della Uil pubblica ammini strazione Federico Trastulli ha spiegato a Domani nel 2021 che “negli ultimi vent’anni è diminuito per legge l’organico, da 27mila a 19mila persone, e la mancata pianificazione delle assunzioni non ha garantito il turnover a fronte di pensionamenti di massa”.
Una risposta troppo debole, stando ai lavoratori: “Il Ministero sa perfettamente la situazione, eppure non raccoglie i dati. Quel lo sarebbe un buon punto di partenza per migliorare la situazione”, proseguono dall’as sociazione Mi riconosci?. Che aggiunge: “Bisognerebbe mappare la situazione, per questo noi continuiamo a raccogliere numeri e testimonianze e sottoporre questionari, per avere sottomano la situazione concreta del precariato e dello sfruttamento nel settore del la cultura. È come se il Ministero facesse finta di non vedere. È molto grave”.
DA PROBLEMA ITALIANO...
Alcuni ne fanno un problema spiccata mente italiano. Stando al Rapporto Bes Istat 2021: “Il paesaggio e il patrimonio storico e artistico sono beni comuni fondativi dell’iden tità italiana, tutelati dalla Costituzione e dal la Convenzione europea del paesaggio. La gestione di un patrimonio così importante, tuttavia, non appare adeguatamente sostenu ta dalla finanza pubblica, con una spesa com plessiva inferiore a quella dei principali Pae si europei, scarsamente orientata agli investimenti e segnata, a livello locale, da for ti disuguaglianze, che penalizzano le regioni economicamente meno prospere ma non meno ricche di risorse da tutelare e valoriz zare”. Nello specifico, “in Italia, la spesa pub blica per i servizi culturali (che includono la tutela e la valorizzazione del patrimonio) ha
Il contratto di lavoro specifico per i lavori del settore viene applicato solo nel 7% dei casi. art workers con una laurea magistrale o un grado di formazione superiore in ambito artistico professionisti e professioniste dell’arte non iscritti a sindacati o associazioni di categoria
art workers con una laurea magistrale o un grado di formazione superiore in ambito artistico professionisti e professioniste dell’arte non iscritti a sindacati o associazioni di categoria
27,8%
27,8%
art workers con esperienze di studio all’estero in curriculum
art workers con esperienze di studio all’estero in curriculum
superato di poco i 5 miliardi di euro nel 2019. Tra le altre maggiori economie dell’Unione, Francia e Germania hanno speso molto di più (16,8 e 13,9 miliardi, rispettivamente) e anche la Spagna ha impegnato più risorse (5,5 miliardi). Rispetto all’anno precedente, inol tre, la somma spesa dall’Italia è diminuita del 5%, a fronte di una crescita del 2,6% nell’insie me dell’Unione. La spesa pubblica italiana in questo campo rimane, di conseguenza, tra le più basse d’Europa in rapporto al Prodotto interno lordo: il 2,8 per mille contro una media Ue del 4,8 per mille”.
Stando alla raccolta dati di Mi riconosci? risulta poi che il contratto di lavoro speci fico per i lavori del settore, il Federculture del 1999 firmato da sindacati confederali di categoria e dall’associazione di imprese più rappresentative del settore, viene applicato solo nel 7% dei casi. “La sindacalizzazione bassissima è anche dovuta al fatto che la maggior parte delle persone sono esternaliz zate e fanno molta più fatica ad avviare ver tenze e trovare un sindacato. Avere una com mittenza pubblica e intanto appartenere a un’azienda privata porta ad avere due fron ti di scontro, e questi sono lavoratori fragili e ricattabili che temono di sindacalizzarsi e portare avanti azioni. Bisognerebbe lavora re in questo senso, perciò noi sproniamo i lavoratori su questo punto come associazio ne. Se dall’alto non arriva un cambio di rotta, bisogna farlo dal basso”
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… A PROBLEMA GLOBALE
Altri invece fanno di questa situazione il volto locale di un problema molto più ampio, forse il motivo stesso per cui l’ICOM – Inter national Council of Museums, l’organizza zione internazionale che rappresenta i musei e i suoi professionisti, ha avuto il biso gno di ribadire ad agosto 2022 come il museo debba essere “sostenibile”: concetto che deve dimostrarsi vero soprattutto per le per sone che vi lavorano.
Da poco tradotto in italiano grazie all’e ditore Nomos, il volume Lo sciopero della cultura. Arte e musei nell’epoca della protesta di Laura Raicovich – direttrice museale e attivista, già a capo del Queens Museum di New York – si concentra proprio sulle cre scenti difficoltà nell’individuare l’identità dei musei nella contemporaneità, tra missio ne culturale, benessere dei dipendenti e ingerenze etiche. Secondo quanto riporta Raicovich, le istituzioni culturali sono sem pre più spesso nel mirino della contestazio ne a livello americano e non solo, per condi zioni di lavoro, fonti di finanziamento e nomine nei consigli di amministrazione. Raicovich, che come direttrice si è distinta per aver tentato di rendere il museo più con nesso alla comunità locale e alle sue mino ranze, riporta il nodo del problema alla natu ra stessa dei musei d’arte così come li conosciamo oggi: quella di istituzioni “intrin secamente coloniali”, che sostengono valori conservatori e capitalisti, cosa che inevita bilmente si ripercuote sulle condizioni di lavoro. I luoghi della cultura non devono essere neutrali: per fare questo, bisogne rebbe rovesciare in toto il paradigma che vede il museo come istituzione predatoria,
accelerando il cambiamento richiesto da dipendenti e visitatori.
Gli scioperi globali sembrano confermare la sua visione, così come il fatto che, in un generale momento di declino dei sindacati negli States, i lavoratori museali siano stati protagonisti di una maggiore collettivizzazio ne delle prese di posizione, soprattutto eti che: un buon esempio è quello del giugno 2020 che aveva visto una denuncia di razzi smo sul posto di lavoro firmata da più di due cento persone diretta a musei di primissimo piano di New York come il Metropolitan Museum of Art, il Museum of Modern Art e il Solomon R. Guggenheim. Anche grazie al lascito della Great Resignation – il movimen to che nel 2021 e 2022 ha visto soprattutto i giovani abbandonare lo sfruttamento lavora tivo o ribellarsi alle pressioni corporate e non – sembra quindi esserci stato un risveglio.
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I lavoratori museali sono stati protagonisti di una maggiore collettivizzazione delle prese di posizione, soprattutto etiche.
Museo MArTA, Taranto
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art workers 36,7% ARTISTI 14,9% CURATELA 10,2% AMBITO ACCADEMICO 10% PRODUZIONE 9,4% COMUNICAZIONE
COME SIAMO MESSI A DIGITALIZZAZIONE?
Spesso si parla di digitalizzazione come di Giano bifronte, opportunità di lavoro e di accessibilità da una parte e timore di sostituzione dall’altra. In realtà, siamo tal mente indietro che il problema (e il beneficio) per il mondo della cultura ancora non si pone. “L’ultimo concorso aperto dal Ministero aveva aggiunto la categoria del funzionario per la promozione e la comunicazione, creando nuove opportunità, ma ad oggi nel pubblico le occasioni sul digitale sono poche e poco scremate come compe tenze, solo sul privato si stanno creando posti di lavoro”, spiega Maria Elena Colombo, consulente per istituzioni come il Museo Egizio, la Fondazione Benetton e il Teatro alla Scala sulla digitalizzazione, nonché contributor per Artribune.
“Quelli più indietro sono i civici. Molte istituzioni magari inseriscono figure che si occupano di digitale e comunicazione, ma non si cambia schema organizzativo, con il risultato che figure giustapposte fanno fatica a creare un sistema osmotico: nono stante la comprensione della necessità di queste figure c’è poca reattività, anche nel privato o nel compartecipato”.
del paesaggio e del patrimonio culturale, ma comporta anche dei rischi, che inevitabilmen te si accompagnano alla realizzazione di pro grammi d’investimento di tale portata e solle citano un rinnovo della cornice normativa”.
LA SOLUZIONE È RALLENTARE
Certo, c’è ancora da crescere. In Italia, nonostante i numeri dei lavoratori, “le pro fessioniste che afferiscono all’ambito dell’arte contemporanea dimostrano di essere scarsa mente tutelate e rappresentate, l’88% non è iscritto, infatti, a un sindacato o a un’associa zione di categoria”, riporta l’AWI – Art Wor kers Italia. Fino a una maggiore presa di posizione, le flebili speranze ora stanno nell’attuazione del PNRR, che stando alla stessa Istat “rappresenta un’opportunità sto rica, innanzitutto per rafforzare l’impegno pubblico nella tutela e nella valorizzazione
Per evitare il peggio, a cui con il susse guirsi delle crisi economiche tardo-capitali stiche degli ultimi anni sembra non esserci mai fine, la soluzione di Raicovich è sia più diretta, sia molto più radicale: “Per produrre iniziative culturali che risuonino per più per sone, al di fuori di una ristretta fascia di pub blico, se questo è davvero un obiettivo, è neces sario rallentare radicalmente”, ha detto alla rivista Curbed nel 2022. “Dobbiamo capire che la velocità con cui produciamo cultura è in realtà dannosa. Non siamo in grado di pen sarci completamente. Poiché gli sforzi sono raddoppiati intorno alle iniziative di diversi tà, equità e inclusione, deve esserci spazio per affrontare effettivamente questi problemi strutturali. Semplicemente non può essere aggiunto al normale carico di lavoro. Abbia mo bisogno di meno mostre all’anno, ma di un maggiore coinvolgimento con i tasselli strut turali del puzzle”.
Dobbiamo capire che la velocità con cui produciamo cultura è in realtà dannosa.
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art workers che svolgono più lavori nell’arte contemporanea in altri ambiti 79% 39,8% 60,2% 79,6% di questo 39,8% il è costretto a farlo perché il lavoro nell’arte contemporanea non è sufficiente a mantenersi Galleria degli Uffizi, Firenze
GIORGIA LOSIO [ storica dell’arte ] RADIOSA MARSIGLIA LA CITTÀ PIÙ INTERESSANTE DEL MOMENTO IN EUROPA Marsiglia. Il MuCEM e il Fort St. Jean © shutterstock
Marsiglia è la città più antica della Francia, fondata 2.600 anni fa e seconda città dell’Esagono per popolazione. Città cara agli artisti già nell’Ottocento, quando Paul Cézanne cat turò nei suoi paesaggi la baia dell’Estaque, villaggio di pescatori, oggi quartiere della periferia marsigliese. Seguirono Raoul Dufy e poi Georges Braque con la prima sperimen tazione cubista, Maisons à l’Estaque (1908).
Scrittori, sceneggiatori e registi si sono ispirati alle strade della città, al suo Porto Vecchio, ma anche ai suoi eccezionali scena ri naturali, dalle scogliere vertiginose alle colline provenzali: si pensi alle scene inizia li di À bout de souffle (1960) di Jean-Luc Godard o a Taxxi di Gérard Pirès (1998). O ancora alle pagine di Jean-Claude Izzo, gial lista di origine italiana, dove Marsiglia è la protagonista, come nella trilogia composta da Total Khéops (1995), Chourmo (1996) e Soléa (1998), nella quale la città è così descrit ta: “Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierar si. Appassionarsi. Essere per essere contro. Essere violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere. E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma. Un dramma atipico dove l’eroe è la morte. A Marsiglia, anche per perdere bisogna sapersi battere”.
CASA E BOTTEGA? NO, ANCHE TERZO LUOGO
Oggi Marsiglia è una meta imprescindi bile per gli appassionati d’arte contempora nea grazie anche ad alcuni importanti appuntamenti annuali, tra i quali il festival Printemps de l’Art Contemporain e la fiera ART-O-RAMA. Grandi eventi quali l’elezione a Capitale europea della cultura nel 2013 e a sede di Manifesta nel 2020 hanno reso la città centro contemporaneo a livello inter nazionale.
Fioriscono in questi anni nuovi spazi dedi cati alla cultura, come il MuCEM, la Friche la Belle de Mai e Le Couvent. Un microcosmo che cresce ogni anno, poiché Marsiglia si con ferma meta per i giovani artisti, presentan dosi come una città accogliente e molto più economica rispetto a Parigi. Inoltre la combi nazione di abbondanza spaziale e scarsità economica, creata dalla scomparsa delle industrie portuali, ha portato il modello di “terzo luogo” a diventare una strategia chiave
Ha una fama poco attraente ma in realtà la seconda città di Francia sta cambiando molto rapidamente. Merito anche dell’elezione nel 2013 a Capitale europea della cultura e della tappa che qui, nel 2020, ha fatto Manifesta. Siamo tornati a Marsiglia e questo è il risultato.
Una città accogliente e molto più economica rispetto a Parigi.
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IL CAPOLAVORO DI LE CORBUSIER: LA CITÉ RADIEUSE
Nel quartiere di Mazargues si può visitare il grande progetto di Le Courbusier Unité d’habitation, meglio conosciuto come Cité Radieuse, realizzato appena dopo la Seconda guerra mondiale, i cui bombardamenti avevano danneggiato gravemente Marsiglia. Colpisce subito l’imponenza monumentale di questo edificio in cemento armato, materiale tanto caro a Corbu. Sulla facciata si delinea il profilo della figura mitica creata dall’architetto, il Modulor, unità di misura del complesso architettonico. Le logge colorate punteggiano le facciate e la doppia fila di colonne favorisce la trasparenza sotto l’edificio e gli conferisce una forma elegante. Dietro queste facciate, 17 piani, 337 apparta menti organizzano la vita quotidiana alla maniera di un “villag gio verticale”.
Dopo essere passati sotto la tettoia di cemento si entra nella hall, che ricorda quelle dei grattacieli di New York ai quali si ispirava Le Corbusier. Tutto qui è concepito come un’agorà: uno spazio di convergenza dove gli abitanti e i visitatori vanno e vengono. La forza della riflessione della luce è uno dei punti principali di questo spazio: le trasparenze colorate nel cemento e l’illuminazione alla base di ogni pilastro assorbono lo sguardo durante la visita.
Come una linea di fuga, il percorso conduce verso la striscia di cemento arrotondata che delimita l’area della portineria, poi verso le porte dell’ascensore, accese dai colori rosso e giallo. Qua e là, incastonate nel cemento, alcune impronte di conchi glie possono essere lette come un’eco della natura tanto cara a Le Corbusier.
Al sesto piano, attraversando un lungo corridoio, si varca la soglia di un’abitazione dove il tempo si è fermato e dove si ammirano gli interni preservati che all’epoca erano estrema mente innovativi. La città era in fase di ricostruzione e alla Cité Radieuse tutto era proposto per accogliere le famiglie in uno spirito basato sulla modernità, combinando la semplicità dei materiali, l’ergonomia delle forme e una successione di mobili: cucina attrezzata, ghiacciaia, cassettiere per le verdure a venti lazione naturale, armadietti, fasciatoi, armadi che formano una parete divisoria, riscaldamento, ventilazione meccanica, bagno e cabina doccia, librerie. All’epoca era estremamente innovativo e di lusso: dopo la guerra, solo il 40% della
popolazione francese aveva accesso diretto all’acqua potabile nelle proprie abitazioni. Nell’appartamento visitabile erano presenti ben due bagni e un lavabo nella camera dei bambini.
La cucina progettata da Charlotte Perriand sembra una sala di pilotaggio, piccola per accedere a tutte le funzioni, il mobile all’americana per passare i piatti; ora si può conversare con i propri ospiti mentre si cucina.
In gioventù Corbu aveva fatto un Grand Tour ed era rimasto affascinato dalla Certosa del Galluzzo in Toscana: secondo lui era la condizione abitativa perfetta, con la cella individuale e gli spazi in comune per la vita collettiva – una impostazione che ripropone nella Cité Radieuse.
Al terzo piano, battezzato la “troisième avenue” dall’architetto, ci sono i locali commerciali, una caffetteria, la galleria Kolektiv 318 e lo showroom-boutique e galleria d’arte Maison Mirbel. Per molti anni è stato attivo anche un supermercato e nel progetto erano previsti anche un refettorio e un ospedale, mai realizzati, oltre a un asilo e a una palestra. Ancora oggi è presente un hotel, progettato per gli ospiti degli inquilini e ora privatizzato.
“L’opera è lì: l’unità abitativa di dimensioni conformi, eretta senza regolamenti, contro regolamenti disastrosi, fatta per gli uomini, fatta a misura d’uomo; fatta anche nella robustezza delle tecniche moderne e manifestando il nuovo splendore del cemento grezzo; fatta infine per mettere le sensazionali risorse del tempo al servizio della casa, questa cellula fondamentale della società”, dichiarava l’architetto. Doveva essere una “machine à divertis sement”, una città nella città, un organo autosufficiente. E ancora oggi lo spirito di solidarietà contraddistingue gli abi tanti dell’Unité d’Habitation, che propongono bookcrossing, assistenza agli anziani, spese in comune ecc.
L’immensa terrazza sul tetto sembra il ponte di una nave: da qui si ha una splendida vista sul mare e sulle alture, e il cemento armato dialoga con il calcare delle colline che circon dano la città. Dove prima c’era una palestra ora troviamo il cen tro d’arte MAMO, l’unione di Marseille Modulor e Marseille Main Ouverte, fondato dal carismatico designer marsigliese Ora-ïto. Come scultore, Le Corbusier disegnò una mano aperta, che fu creata dopo la sua morte e installata a Chandigarh, in India. Il centro d’arte la prende a simbolo e tende la mano agli
per il progetto di rigenerazione pubblico-pri vato Euromediterranée, incentrato sulla parte nord della città. Come La Friche, sono proli ferati negli ultimi anni altri luoghi di aggre gazione culturale e sociale, tra cui la Cité des Arts de la rue, Coco Velten e, più recentemen te, gli Ateliers Jeanne Barret, siti di proprietà pubblica dati in gestione a enti pubblici per guidare la trasformazione urbana.
FRONTE DEL PORTO
Marsiglia viene spesso descritta come un luogo plurale. È una città con 111 facce, tanti sono i villaggi che sono stati assorbiti nel tempo dalla metropoli. Per capire veramente Marsiglia, dunque, è necessario conoscerne i diversi profili. Abbiamo selezionato un per corso tra i quartieri a più alto tasso creativo.
Partiamo dal porto e dal circondario. Qui si trova l’imponente MuCEM, che si defini sce “museo della società”; al di là delle colle
zioni presentate, è un nuovo spazio pubblico con accesso gratuito agli imponenti spazi esterni del Fort Saint-Jean. Realizzato dall’architetto Rudy Ricciotti, associato a Roland Carta, in 15mila metri quadrati ospi ta le aree espositive, un auditorium, una mediateca, uno spazio dedicato ai bambini e un ristorante stellato. L’ex Hangar J4 ospi ta anche la Villa Méditeranée di Stefano Boe ri con la Galerie de la Méditerranée, dedica ta alla scoperta delle principali tappe delle civiltà mediterranee, e uno spazio riservato alle mostre temporanee. Una passerella col lega il Forte al quartiere Panier, conducendo dalla Porta Reale del Forte stesso alla chiesa di Saint Laurent.
Il Panier è il più antico quartiere di Marsiglia: qui si stabilirono i greci fondando Massalia. Oggi è sede di atelier creativi e tan ti sono gli street artist che creano le loro ope re sui muri di antichi palazzi.
È una città con 111 facce, tanti sono i villaggi che sono stati assorbiti nel tempo dalla metropoli.
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artisti e al pubblico. Ha già accolto artisti come Invader, Alex Israël, Olivier Mosset, Jean-Pierre Reynaud, Felice Varini, Dan Graham e Daniel Buren. Fino alla fine di settembre, Daniel Arsham, basato a New York, rende omaggio a Le Corbusier sia nello stile che nel design, fondendo i temi dello sport e della storia e riportando lo spazio alla sua funzione originaria. L’edi ficio viene reimmaginato da Arsham nel contesto giocoso di un campo da basket.
GIORGIA LOSIO mamo.fr
I LUOGHI DOVE L’ARTE FERMENTA
Ci addentriamo nel brulicante quartiere multietnico di Belsunce, dove si trovano inte ressanti spazi creativi come Coco Velten, che ha l’ambizione di sostenere le forze locali ed emergenti, favorendo la nascita di un linguag gio artistico comune. La programmazione di Coco Velten mira a dare spazio a voci e corpi emergenti e invisibili, a sostenere la giovane creazione contemporanea. Un esperimento gioioso dove artisti, associazioni, istituzioni e membri della società civile sono invitati a dia logare tra esposizioni, concerti, pasti gratuiti, laboratori partecipativi per grandi e piccini.
A poca distanza, nel quartiere Réformés, troviamo Sissi Club, un’entità curatoriale ideata da Elise Poitevin e Anne Vimeux. Nasce come spazio per la diffusione del lavo ro degli studenti e dei diplomati della Scuola di Belle Arti di Marsiglia, fino ad allora poco visibili. Basata sul modello di un centro d’ar
Il ruolo essenziale svolto dalle radio nella diffusione delle lotte indipendentiste in tutto il mondo.
te tascabile, la sua programmazione compo ne una sorta di storia dell’arte nel presente, mostrando gli stereotipi artistici di Mar siglia – pittura figurativa, cattivo gusto, uso di materiali poveri – per affermare la propria forza e singolarità.
Se torniamo verso i docks del porto tro viamo il FRAC PACA, con la sua facciata in vetro a scacchiera, opera dell’architetto giap ponese Kengo Kuma. L’attivissimo centro d’arte propone, su diversi livelli, mostre e progetti d’arte contemporanea come l’attua le Faire société (fino al 22 gennaio), che fra l’altro invita l’artista Ângela Ferreira a met tere in campo nuove produzioni legate a for me storiche di attivismo artistico. La mostra rende omaggio al ruolo essenziale svolto dal le radio nella diffusione delle lotte indipen dentiste in tutto il mondo, come la radio por toghese Radio Voz da Liberdade, ospitata da Radio Algeri dal 1962 al 1974, fino alla caduta del regime dittatoriale del “Nuovo Stato”.
Le Corbusier, La Cité Radieuse , façade © idOTCM-FLC
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Ci addentriamo nuovamente in città e arriviamo al Cours Julien, un quartiere viva ce e anticonformista dove murales impegna ti ricoprono i muri e le facciate raffigurando la città e la sua storia. L’anno scorso, duran te la fiera, il collettivo Artagon ha organizza to, nella storica ex fabbrica Ricard, quat tro giorni di apertura eccezionale al pubblico, con eventi che hanno coinvolto cinquanta residenti: artisti, collettivi, strut ture e responsabili di progetti all’inizio della loro carriera. Anche quest’anno a fine agosto ha proposto incontri con i residenti, labora tori aperti, performance, concerti, dj set, proiezioni, per scoprire un anno di creazio ne, ricerca e sperimentazione con la visita dei laboratori e degli spazi di lavoro, trasfor mati in luoghi di condivisione.
DAL CENTRO ALLA PERIFERIA
LNell’elegante quartiere della Prefettura troviamo il Museo Cantini, che ospita una delle più ricche collezioni pubbliche france si, dedicata al periodo “moderno” del XX secolo e, come tutti i musei municipali di Marsiglia, offre l’ingresso gratuito alle colle zioni permanenti.
Rompere i codici tradizionali per rendere l’arte accessibile, a immagine di un pubblico nuovo.
Poco distante, nel quartiere degli antiqua ri, troviamo la galleria Double V di Nicolas Veidig-Favarel. La nuova generazione di gal leristi marsigliesi comprende esperti d’arte e appassionati di design, tra i quali Emma nuelle Oddo di Pièce à Part, Ginie Bel con la sua Maison Mirbel nella Cité Radieuse, Diego Escobar con ArtCan Gallery ed Emmanuelle Luciani con Pavillon Southway, che hanno scelto di rompere i codici tradizionali per rendere l’arte accessibile, a immagine di un pubblico nuovo. In qualità di talent scout, hanno promosso artisti quali Caroline Denervaud, Samy Rio, Studio MBAE, Zest, Alexandre-Benjamin Navet e Nova Obiecta.
Ma anche i quartieri depressi a Nord di Marsiglia presentano delle interessanti fucine creative. Gli Ateliers Jeanne Barret si trovano nel 15esimo distretto, che è conside rato la Scampia di Marsiglia. Rendono omag gio a Jeanne Barret, esploratrice e botanica, prima donna ad aver viaggiato per mare alla fine del Settecento. L’associazione Circulaire è stata creata per la gestione collettiva del sito Jeanne Barret con molteplici progetti che prendono vita in una ex fabbrica industriale messa a disposizione dal programma di rin
MUSEI
MAC musees.marseille.fr/musee-dart-contemporain-mac
MUCEM mucem.org
FRAC PACA frac-provence-alpes-cotedazur.org
MUSEO CANTINI musees.marseille.fr/musee-cantini-0
LA MAGALONE citemusique-marseille.com
MAMO mamo.fr
CIRVA cirva.fr
LA VIEILLE CHARITÉ vieille-charite-marseille.com
ASSOCIAZIONI
FRICHE BELLE DE MAI lafriche.org
LE COUVENT atelier-juxtapoz.fr
CITÉ DES ARTS DE LA RUE lacitedesartsdelarue.net
COCO VELTEN cocovelten.org
ATELIERS JEANNE BARRET jeannebarret.com
ARTAGON artagon.org
GALLERIE
SISSI CLUB sissi-club.com
DOUBLE V GALLERY double-v-gallery.com
PIÈCE À PART piece-a-part.fr
MAISON MIRBEL maisonmirbel.com
ARTCAN GALLERY artcan-gallery.com
PAVILLON SOUTHWAY southwaystudio.com
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novamento urbano Euroméditérranée nel quartiere di transizione di Crottes.
Poco distante troviamo la Cité des Arts de la rue, gestita dall’associazione omonima che coordina gli spazi di lavoro collettivo, la mediazione e la comunicazione del progetto su scala metropolitana. Su una superficie di 36mila metri quadrati vengono progettati spettacoli dedicati allo spazio pubblico. Que sto immenso laboratorio scenico ospita una dozzina di strutture e riunisce una catena di competenze e know-how intorno alle arti di strada: creazione artistica, formazione, costruzione scenografica, distribuzione, azione culturale e mediazione.
Sempre nella zona nord, il quartiere popolare Belle de Mai è ad alto tasso di cre atività. Qui troviamo studi televisivi e due laboratori creativi: Le Couvent e La Friche la Belle de Mai.
DAL MAC A LE CORBUSIER
Si attende la riapertura, prevista per l’i nizio del nuovo anno, del Musée d’Art Con temporain nell’ottavo distretto, uno dei quartieri più ricchi della città. La collezione del MAC copre la maggior parte della produ zione della seconda metà del XX secolo e dell’inizio del XXI, tra cui quelle dei Nuovi Realisti, dell’Arte Povera e del movimento Fluxus e si diffonde anche nel giardino, che presenta diverse opere di Jean-Michel Albe rola, Julien Blaine, César, Erik Dietman e Fabrice Gygi.
Poco distante troviamo un altro luogo con sacrato all’arte contemporanea e alle residen ze d’artista, La Cabane Georgina. Tradizional mente sede della grande borghesia industriale marsigliese, l’ottavo distretto costeggia i quartieri Prado e Mazargues. A due passi dal Rond-Point du Prado hanno le loro sedi la Magalone, la città della musica di Marsiglia con il suo giardino, la scuola nazio nale di danza fondata dal grande ballerino e coreografo Roland Petit e lo Château Borély, sede del museo di arti decorative.
Inoltrandosi nel quartiere di Mazargues, l’ultimo villaggio prima del massiccio delle Calanques, si arriva a La Cité Radieuse di Le Corbusier. Qui si conclude il nostro percorso attraverso una città in fermento artistico, che la rende sempre più inclusiva, parteci pativa Un faro
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e internazionale.
culturale e sociale nel Mediterraneo. superficie 241 km² abitanti 870.731 (2021) densità 3.612,99 ab/km² 4 5 6 2 1 7 3 9 11 13 15 19 20 1617 18 14 10 12 8 CASTELLANE NOAILLES LE CABOT LES BAUMETTES 2 km MONTREDON Château Pastré Parc national des Calanques Notre-Dame de la Garde Château d'If REDON ST BARBABÉ MONTOLIVET LES ARNAVAUX SAINT-BARTÉLEMY LA VISTE L'ESTAQUE LE CANET LE PANIER
LAbbiamo fatto una passeggiata attraverso gli incredibili spazi della Friche con Eva Riccio, responsabile della cooperazione internazionale, che ci ha raccontato passato, presente e futuro di questo luogo.
Nel 1860 era una Manifattura Tabacchi. Ora nei padiglioni della ex fabbrica ci sono gli archivi di alcuni musei di Marsiglia e l’INA – Istituto Nazionale Audiovisivi. A fianco ci sono gli studi televisivi dove hanno ricreato il quartiere Le Panier e girano la serie televisiva Plus belle la vie, la risposta francese a Un posto al sole. Nel 1992 arriva la Friche su un’idea dell’artista Christian Poitevin, delegato alla cultura all’epoca, Philippe Foulquié e Alain Fourneau, rispettivamente direttori dei teatri Massalia e Des Bernardines.
Dal 2010 si struttura la Friche come teatro e società cooperativa di interesse pubblico, un cross-over di sport e cultura per coin volgere più persone possibile. Abbiamo un contratto di affitto per quarantacinque anni e in futuro forse ci saranno più spazi commerciali.
Un importante slancio lo ha dato l’elezione di Marsiglia a Capi tale europea della cultura nel 2013, che ha contribuito alla rea lizzazione degli spazi come li vediamo oggi. In alto, sull’im menso tetto-terrazza si erge un cubo chiamato Panorama, disegnato da Jean Nouvel, che nel 1995 era presidente della società cooperativa.
Il piano prevedeva che la Friche fosse un motore di cambia mento urbano e un esperimento urbano, un primo esempio del modello di produzione creativa ibrida e di spazi culturali pub blici che ha dominato la scena artistica francese. Convivono settanta organizzazioni diverse coordinate dalla cooperativa. Non c’è una direzione artistica, ma viene osservata una coe renza nella programmazione culturale e nelle dinamiche di coproduzione. Ora si cerca un equilibrio tra pubblico e privato. Lo sport è un elemento importante di aggregazione: qui ha sede una scuola di skateboard di rilevanza nazionale. C’è un grande ristorante, Les Grandes Tables, un mercato tutti i lunedì, e si organizzano anche attività artistiche legate al cibo. Non manca il verde, grazie alla presenza dei giardini urbani, in collaborazione con la Scuola di paesaggio di Versailles. Abbiamo anche svilup pato il progetto Friche vert, un collettivo di artisti per includere la transizione ecologica nello spazio lavorativo, la biodiversità in
ambito urbano. Nel giardino urbano si trova anche un vagone del treno riqualificato in parco gioco. Le ville ai lati dell’ex fabbrica ora accolgono gli artisti in residenza, qui si trova anche la presti giosa Scuola regionale degli attori di Cannes. E c’è anche la Scuola professionale per ingegneri del suono. Addirittura il par cheggio ha una funzione culturale, infatti viene usato anche come teatro e per l’originalità del progetto ha vinto un premio di architettura a Parigi.
Nel 2017 è stata completata una nuova fase di lavoro: ha incluso la creazione di una piattaforma dedicata alle attività giovanili, coinvolgendo diversi residenti e partner. In questo periodo è stata costruita la Place des Quais, uno spazio per il tempo libero di cui ci si può appropriare liberamente, lungo i binari della ferrovia.
Nel maggio 2018, il Padiglione francese della Biennale di Archi tettura di Venezia ha inaugurato la mostra Lieux Infinis, basata su dieci luoghi che condividono l’apertura all’imprevisto per costruire all’infinito il possibile che verrà. Questa mostra, che comprendeva la Friche e la sua storia, ha presentato l’attualità e la necessità di continuare la ricerca dell’infinito per proiet tarci nel futuro alla ricerca di nuove pratiche e nuovi usi, con la certezza che l’arte e la cultura fossero vettori di rigenerazione urbana e sociale.
È interessante anche osservare come la ferrovia segni il confine tra il quartiere povero di Belle de Mai e il quartiere più bor ghese di Saint-Charles. Qui abbiamo un tasso di disoccupa zione del 50 % e resta purtroppo un quartiere malfamato. Collaboriamo attivamente anche a progetti europei con venti cinque realtà coinvolte, tra le quali la Manifattura Tabacchi di Firenze. Vogliamo condividere la nostra esperienza, aprire spazi di sperimentazione e cooperazione promuovendo inizia tive innovative basate su preoccupazioni comuni che spaziano dal diritto alla cultura, dall’inclusione all’occupazione, dalla transizione ecologica a quella digitale. Anche Milano prende la Friche a modello per la riconversione degli immensi spazi rea lizzati a Rho per l’Expo 2015. E a Lisbona cooperiamo a un pic colo progetto di riqualificazione di un ex carcere.
EVA RICCIO lafriche.org
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LA FRICHE LA BELLE DE MAI
VOCE AI COLLEZIONISTI
Josée e Marc Gensollen hanno aperto al pubblico la loro colle zione nella casa privata a Marsiglia, denominata La Fabrique: iniziata più di trent’anni fa da una passione nata in seno agli studi di psichiatria, ora è una delle più prestigiose collezioni europee di arte concettuale e minimale. “Eventi come Marsiglia Capitale europea della cultura e Manifesta 13 hanno sensibiliz zato un pubblico curioso e hanno permesso la nascita di impor tanti musei come il MuCEM, il FRAC, il CIRVA – Centre Interna tional de Recherche sur le Verre et les Arts plastiques. Anche l’apertura di molte residenze d’artista ha portato alla nascita di una nuova generazione di appassionati e collezionisti. La pre senza di fondazioni e collezioni private, l’arrivo di artisti per motivi economici e climatici, la ristrutturazione del Museo d’Arte Contemporanea, la rinnovata programmazione al Centre de la Vieille Charité e al Museo Cantini e infine ART-O-RAMA e Paréid olie, fiere ormai consolidate, sono fattori che hanno risvegliato l’interesse internazionale”. Tuttavia il numero di gallerie che operano a livello internazionale non è ancora così rilevante da poter dare a Marsiglia una solidità dal punto di vista commer ciale. “Ci sono però le premesse perché gallerie internazionali trovino a Marsiglia condizioni favorevoli per lavorare”. Anche Yonathan Chamla, co-fondatore della casa d’aste Mai son RC e appassionato collezionista, segnala la presenza sem pre più intensa di artisti e collezionisti: “Sono tornato nella città dove sono nato e cresciuto perché ho visto un potenziale: sempre più artisti e collezionisti hanno iniziato a stabilirsi qui. Si è creato un vero e proprio centro mediterraneo con una nuova offerta d’arte, ed è stata un’evoluzione inaspettata e rapidissima Secondo Chamla, Marsiglia è già una città di riferimento per il mercato dell’arte: “Ci saranno sicuramente ulteriori evolu zioni, e, in particolar modo, anche grazie al mercato immobi liare accessibile, l’apertura di nuove gallerie commerciali Non viene da Marsiglia ma ne è un appassionato frequen tatore il collezionista Benoît Doche de Laquintane nel 2015 ha fondato il programma di residenza Solaris e ad ART-O-RAMA ha istituito un nuovo premio d’acquisizione: “A Marsiglia e dintorni ci sono molti musei, fondazioni d’arte e project space; le mostre sono di livello mondiale, non più solo locali. Marsiglia offre, e al contempo crea, un ambiente favorevole alla progettualità, perché per la sua posizione centrale nel Mediterraneo aiuta gli scambi e gli spostamenti e quindi un dialogo inter nazionale”. Il mercato dell’arte crescerà? “ più persone vengono da Parigi per stabilirsi a Mar siglia, quindi sì, penso che ci saranno sempre più collezioni qui. I nuovi premi di ART-O-RAMA sono il riflesso di questa evoluzione, con molte aziende locali coinvolte nella fiera”.
Non tutti sono dello stesso parere e, nonostante riconoscano il potenziale della città, non si precipi tano a indicare Marsiglia come nuova capitale del mercato dell’arte. La collezionista Monique Chaix che ha pure collaborato con la fiera in passato, ha un legame forte con la città: “Ora ci sono alcune gallerie interessanti e ottimi programmi artistici: l’associazione FRAEME, che, oltre a gestire ARTO-RAMA, organizza molte mostre di qualità, e ottime collezioni private. Non sono sicura però che diventerà un luogo significativo per il mer cato dell’arte” .
Tra i collezionisti che scommettono sul poten ziale della regione c’è Francisca Viudes lanciato una residenza a Nizza, The (He)art for (He)art Program, e anche lei quest’anno ha dato
vita a un premio in collaborazione con ART-O-RAMA. “Marsi glia è come una piccola Parigi: la qualità delle mostre è molto alta, la giovane scena artistica è vibrante e le collezioni sono forti e ben costruite. Insomma, il potenziale qui è enorme, del resto questi luoghi erano i preferiti dei grandi maestri Monet, Picasso, Yves Klein”. Per questo Viudes ha pensato di basare qui il suo progetto di residenze d’artista: “L’idea è di dare agli artisti l’opportunità di sviluppare nuovi lavori ispirati alla storia e alle collezioni dell’area, e creare un premio ad ART-O-RAMA è stata una scelta ovvia”.
Una scelta meno scontata per quei collezionisti italiani che quest’anno hanno scelto di istituire un premio con la fiera, come la Collezione Marval di Milano. Spiega Marco Curina: “Marsiglia ha due facce: è una città complessa e problematica a livello sociale, ma è in crescita sul fronte turistico. La fiera è emblema di un’apertura sempre più internazionale, al contempo è fedele all’identità della città, infatti si svolge alla Friche la Belle de Mai, ex fabbrica di tabacco che accoglie laboratori, centri sportivi, eventi culturali. Accanto a questi edifici convivono architetture moderne come il FRAC progettato da Kengo Kuma, e fuori città il Luma Arles di Frank Gehry e la nuovissima Lee Ufan Foundation di Tadao Ando. Non si può ancora definire una città internazionale, ma speriamo che in futuro venga fatto di più per incentivare collezioni straniere a venire qui”.
Tra i collezionisti italiani, c’è chi individua proprio nel carat tere alternativo della città il suo punto di forza, come la Colle zione Taurisano, che da ormai diversi anni esplora con entusia smo la città, tanto da costituire a sua volta un premio, Because Frequentiamo la fiera da più di cinque anni e abbiamo visto come Marsiglia si stia sempre più sviluppando, soprattutto nell’ambito dell’arte emergente. Negli anni abbiamo visto nascere tante gallerie nuove, molto legate al territorio e focaliz zate su tematiche come l’ecologia, la natura, il mondo femminile. Una tendenza forte che abbiamo riscontrato nelle ricerche degli artisti qui Sveva e osservano non soltanto un cambiamento strutturale del sistema cul turale della città, ma anche la nascita di precisi trend nella ricerca degli artisti che qui si stabilizzano e lavorano. Quest’anno in particolare siamo stati colpiti dal lavoro di Sissi Club, spazio non profit poi diventato galleria commer ciale. Abbiamo premiato il lavoro di Inès di Folco, arti sta giovane che ha fatto l’École des beaux-arts a Parigi e che crea un uni verso legato al suo Paese d’o rigine. Penso che sia questa la forza di Marsiglia: è una città speri mentale, curiosa, che esce dagli schemi e dai mega trend del sistema dell’arte e accoglie culture e prove nienze diverse. Il motivo per cui ogni anno torniamo qui è proprio la possibilità di scoprire qualcosa che in tutte le altre fiere del mondo
Yonathan Chamla
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 73 #68 L STORIES L MARSIGLIA L
30 KLEE/LUGANO • POMPEI/BOLOGNA NAUMAN/MILANO • BASQUIAT/VIENNA
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RIMINI 11 / 12 / 13 NOVEMBRE 2022 con la storica dell’arte Marta Santacatterina Sogni e disegni di una città che rinasce Rimini e la Romagna saranno i territori percorsi dal nuovo viaggio di Artribune Travel, ricco di scoperte, di arte contemporanea e di Borghi trasformati in laboratori creativi. Un percorso esclusivo in cui saremo accolti dagli artisti e dai direttori dei musei per info e prenotazioni inquadra il QR code STUDIO VISIT DA MASSIMO PULINI STUDIO VISIT DA ROBERTO PACI DALÒ PART GIARDINO DELLE SCULTURE pernottamento presso il GRAND HOTEL DI RIMINI SANTARCANGELO DI ROMAGNA pausa gastronomica a LA SANGIOVESA PENNABILLI I LUOGHI DELL’ANIMA IL MONDO DI TONINO GUERRA FELLINI MUSEUM pranzo al RISTORANTE LA DOLCE VITA DOMENICA 13 NOVEMBRE SABATO 12 NOVEMBRE VENERDÌ 11 NOVEMBRE Veduta dall’esterno del PART, Courtesy PART. Photo © Henrik Blomqvist
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 90 #68 L SHORT NOVEL L Inquadra il QR per leggere l'intervista con l'artista a cura di ALEX URSO [ artista e curatore ]
Nel 1917 il fisico Richard C. Tolman denominò tachioni – dal greco tachis, veloce – quegli oggetti ipo tetici aventi massa immaginaria e una velocità superiore a quella della luce. Mentre per gli oggetti di massa reale la velo cità assoluta della luce costituisce il limite superiore e invalicabile, per i tachioni la luce costituisce il limite inferiore, che essi sarebbero capaci di oltrepassare Secondo la teoria della relatività, oggetti di questo genere metterebbero in crisi la line arità cronologica, e potrebbero viaggiare a ritroso nel tempo.
Nel 1967 Martin Gardner, nell’articolo Can Time go backward?, propose l’idea di un telefono tachionico, in cui l’informazio ne sarebbe veicolata a una velocità iperlu minosa. “Supponiamo che due persone, A e B, si telefonino attraverso questi tachioni: quando A riceve un messaggio da B, questi risponde immediatamente. B promette d’in viare un messaggio alle ore tre del suo tem po, se – e solo se – egli non avrà ricevuto un messaggio da A due ore prima. Ma i messag gi risalgono il tempo: se B invia il suo
messaggio alle tre la risposta di A potrebbe pervenirgli due ore prima: dunque lo scam bio di messaggi avrà luogo solo se non avrà luogo, e reciprocamente: il telefono è un ‘anti-telefono’ dove le risposte precedono le domande”.
Si tratta naturalmente di un paradosso, ma fino a un certo punto. Se c’è un elemen to che gli eventi attuali condividono, non è quello di essere catastrofici, distruttivi o anche semplicemente minacciosi. No: la caratteristica che accomuna la crisi pande mica, o l’inattesa ricrescita dell’inflazione, e persino i nuovi conflitti “stazionari”, è che, oltre a essere reali, sono anche media li: l’informazione stessa, che dovrebbe semplicemente farci conoscere cosa sta succedendo nel “presente”, ci fornisce in effetti delle risposte su quello che succe derà (il “futuro”) contribuendo a crearlo, retroagendo per così dire tachionicamente sul “passato”, deformandolo completamen te. È un’idea che avevano compreso geni diversi come il René Clair di Accadde doma ni (1944) o il Borges de La lotteria di Babilo nia (1941), anche se chi aveva testato sul
campo questa dinamica era stato, antici pandoli entrambi, Orson Welles, con il re-enactment radiofonico de La guerra dei mondi (1938), che fu la classica “risposta che arriva prima della domanda” (e contri buisce a generarla).
È evidente che, di fronte a quello che già Jean Baudrillard definiva profeticamente un “universo cedevole e curvo”, ogni ingenuo tentativo di produrre un’arte direttamente “rivoluzionaria” è destinato al fallimento, non sul nascere, ma ancor prima di nascere – dato che ogni sovversione finirebbe per essere riassorbita dallo scenario che inten de cambiare e che invece la ingloba(va) ine sorabilmente come sua parte (come infatti sta regolarmente accadendo). E lo stesso si può sostenere per ogni tentativo politico che si richiami in qualunque modo al con cetto di progresso: dato che una conse guenza della situazione tachionica è che gli effetti precedono le cause, anche in questo caso ogni “richiesta” di un cambiamento finirebbe col generare in “risposta” un con trocollasso iperstazionario (come infatti sta regolarmente accadendo).
E allora, direte voi, cosa mi vieni a pro porre, caro il mio professore? Eh, “a saper telo spiegare / che filosofo sarei”, vien da dire, citando i Baustelle. Comunque, tanto per cominciare, direi di provare a osserva re meglio le risposte di cui già disponia mo, per capire che domande avevamo fatto e, soprattutto, che dovremmo fare. Ad esempio, nella foto di questa recente mani festazione si esprime la sacrosanta richie sta di potere del 99% della gente nei con fronti delle élites globaliste – una “domanda” talmente giusta… che è stata formulata il 17 settembre di undici anni fa, nel 2011!
Ora, se si legge The Occupy Manifesto del 2011, alla luce di quanto successo nel 2022, ciò che impressiona non è il fatto che, di tutte le rivendicazioni chiaramente espresse, nemmeno una si è realizzata: no, la cosa davvero sconvolgente è che non solo sono rimaste inascoltate, ma che si è realiz zato l’esatto contrario.
Non basterebbe questa riflessione a convincerci che, finché non ci saremo resi pienamente conto di questa inversione fra richiesta e risultato, nessuna autentica politica, e nessuna arte, sarà all’altezza del la nostra condizione tachionica?
testo di MARCO SENALDI [ filosofo ] L L
LA RIVOLUZIONE TACHIONICA (é GIË ACCADUTA)
SETTEMBRE L OTTOBRE 2022 94 #68 L IN FONDO IN FONDO L
Partner principale Partner scientifico Con il sostegno di Enti fondatori Partner istituzionale Paul Klee Spiriti del teatro (dettaglio) 1939 Acquerello su carta su cartone Collezione privata © Nicolas Borel 04.09.2022 – 08.01.2023 LAC Piazza Bernardino Luini 6 Lugano www.masilugano.ch La collezione Sylvie e Jorge Helft Paul Klee