La Pietà di Büchel. Un’incredibile mostra alla Fondazione Prada di Venezia
Nicola Davide Angerameun fiume in piena, Cristoph Büchel
Può parlare per ore e incantare l’ascoltatore con aneddoti, informazioni e storie che potrebbero facilmente colmare libri e cataloghi. Ma lui non parla in pubblico e non lascia tracce scritte di suo pugno: per lui parlano gli oggetti che raccoglie, accoglie o chiede in prestito a musei, collezioni, istituzioni e archivi. Gli oggetti sono ciò che lui ci chiede d’interrogare, perché sono loro i testimoni di epoche, fatti e accadimenti. E anche se va annoverato tra gli artisti più controversi e irriverenti della sua generazione, Büchel brilla per questa modestia ritrosa che lo rende amato e temuto e che alimenta la diffidenza dei suoi detrattori. Le sue idee radicali lo hanno portato sovente allo scontro con le istituzioni e le autorità, che lui sembra considerare più come limiti alla sua capacità di critica piuttosto che come alleati o committenti. Il limite che separa l’artista dall’attivista è per Büchel un filtro poroso.
IL DEBITO, MOTORE DELLA STORIA
Cosa fa girare la Storia? Il debito. Büchel lo spiega bene nella sua ultima mastodontica personale alla Fondazione Prada di Venezia, il cui edificio è stato per 135 anni, fino al 1969, un monte dei pegni. La storia della modernità ha inizio con i prestiti dei primi banchieri (tra cui i genovesi e i toscani) ai monarchi d’Europa, che potevano così finanziare guerre di conquista con cui ripagare gli stessi debiti. Il sistema del credito è un sistema del debito, diventato sovrano sia perché riguarda stati sovrani, come gli Stati Uniti o l’Italia, sia perché “detta legge” influenzando la vita di interi popoli (il caso Grecia). Per Büchel l’umanità vive in un monte dei pegni mondiale: tra le migliaia di oggetti che l’artista-collezionista espone qui, c’è uno schermo su cui scorre in tempo reale l’incremento, espresso in trilioni, del debito mondiale. Impressiona. Ci sarebbe molto da riflettere e Büchel lo fa a modo suo, trasformando Ca’ Corner della Regina, costruita dai mercanti veneziani Corner di San Cassiano nel XVIII secolo, in un palazzo enciclopedico in cui ogni oggetto corrisponde ad una “voce”, correlata a questo fenomeno cardine su cui s’impernia la storia umana.
LA MEMORIA DEGLI OGGETTI
Viviamo grazie agli oggetti, e malgrado loro, Büchel lo sa bene: non li concettualizza come fa Duchamp, né li carica di forza simbolica e
Fino al 24 novembre
MONTE DI PIETÀ.
Un progetto di Christoph Büchel Ca’ Corner della Regina – Venezia fondazioneprada.org
Frequenta l'Università di Arte e Design di Basilea, la Cooper Union School of Art di New York e l'Accademia di belle arti di Düsseldorf. Studia arte e architettura, formandosi come artista concettuale
Nasce a Basilea, in Svizzera
Inizia a ottenere riconoscimento internazionale per il suo lavoro, partecipando a mostre e progetti in Europa e negli Stati Uniti
Home Affairs, presso il TBA Exhibition Space di Chicago: allestisce l'appartamento di un accaparratore compulsivo
medianica come fa Beuys e neppure li lascia consumare come oggetti transazionali al modo di Félix González-Torres. Si “limita” a chiamarli al banco dei testimoni e ci mostra la loro forza evocativa, il loro potenziale critico, spesso la loro verve demistificatoria; ne fa altrettanti portavoce di una realtà che, attraverso una sinfonica installazione, si offre a noi come un caleidoscopio, come una foresta di segni e di significati, come un cervello denso di sinapsi che partono in tutte le direzioni. Non bisogna prendere
Guantánamo Initiative, in collaborazione con Gianni Motti, al Centre Culturel Suisse a Parigi (11 September 2004). In Close Quarters, al Kunstverein Friburg, in Germania, ricrea un ostello per rifugiati Si trasferisce a vivere in Islanda. La mostra Training Ground for Democracy finisce in una battaglia giudiziaria con il Mass MOCA del Massachusset, che cancella la mostra
La mostra Capital Affair, con Gianni Motti alla Helmhaus a Zurigo, è annullata prima dell’apertura perché il budget finisce su un assegno e dentro una caccia al tesoro. In Invite Yourself, Buchel mette all'asta su eBay i suoi diritti di partecipazione a Manifesta 4
2004 2005
In Hole alla Kunsthalle di Basilea, trasforma la parte storica dell'edificio restaurata in una stazione di smistamento industriale 2007
sottogamba le poderose accumulazioni “inventate” da Büchel. Non sono capricci formali, non si tratta per lui di creare effetti estetici. Sono discorsi critici portati avanti con l’ostinazione di uno storico, un sistema semiotico di segni duri, forme-dichiarazioni (dal gioco di Trump agli obici, per esempio), che lui ricerca e compone compulsivamente come un adepto della cultura materiale e che poi assembla con la perizia di un amanuense e la visionarietà di un poeta ermetico. L’archivio del banco dei pegni di Napoli, con i poderosi e polverosi libri mastri scritti a mano, appare come un fantasma e inghiotte il visitatore come dentro una trappola temporale. Si viene catapultati nella (sua) storia. Negli ambienti che crea come capitoli di un trattato, ogni singolo oggetto o documento, rimanda ad un fatto e ogni fatto ad un oggetto. Come nel film di Truffaut Effetto Notte, nella mostra di Büchel non vi è nulla di gratuito o casuale. Ogni oggetto in “scena” è stato da cercato, voluto e allestito in
In Home, alla Hauser & Wirth Gallery, l'artista vende le chiavi del suo appartamento con diritto di accesso a vita. In Wallet, vende il proprio portafoglio incollato al pavimento
Grandi mostre europee: Tribunal al Kunstmuseum Basel, in Svizzera, e Dump, al Palais de Tokyo di Parigi
In Piccadilly Community Centre, a Londra, Büchel crea un vero negozio di beneficenza
2010
Dentro la Secessione di Vienna ricrea un Swingers-Club: di giorno ci va il pubblico dell'arte, la notte accoglie gli scambisti. Querelle sull'uso dei fondi pubblici in tale progetto
Per il padiglione Islandese alla Biennale di Venezia crea La Moschea: la prima moschea nella storica città di Venezia, dove converte la Chiesa dell'Abbazia della Misericordia di Venezia (sconsacrata) in una moschea, chiusa dalle autorità locali
The Sleeping Guard a Frieze a Londra, nello stand di Hauser & Wirth. The House of Friction (Pumpwerk Heimat) al Kunstmuseum St. Gallen, in Svizzera
2019
È alla Biennale di Venezia con Barca Nostra, la nave naufragata con a bordo più di 700 migranti nel 2015
quel modo. Apparentemente è un caos, in realtà si può leggere come un libro esploso in tre dimensioni disseminato di link, in cui ogni oggetto richiama l’altro da sé. Ad un tratto, in una sala dei computer, sopra una pila di libri, appare un saggio dal titolo La memoria degli oggetti. Sembra la chiave di volta per comprendere il senso di un fare artistico che altrimenti potrebbe sembrare una terrificante riedizione, aggiornata e faraonica, del Nouveau Realisme. Büchel lo ha messo lì per noi, come tutto il resto, creando un saggio muto e concreto di ontologia orientata agli oggetti, un ramo nuovo della filosofia che studia l’essere dal punto di vista dell’oggetto e non più del soggetto, o che soggettivizza l’oggetto fino a riconoscergli uno status sovrano. Ma il palazzo è anche cosparso di idee creative, come la sala di Schei (soldi, in veneziano), in cui appare il concreto sistema di creazione e gestione di un’autentica criptovaluta destinata a dissolversi dopo la mostra.
DIAMANTI DELLA MEMORIA
Questa mostra, costituita da una pluralità di “ambienti” e migliaia di oggetti che si snodano senza soluzione di continuità sui tre piani del palazzo, nasce tre anni fa da un incontro tra Büchel e Germano Celant Il suo cuore è l’opera
The Diamond Maker (2020-), in cui Büchel raccoglie una serie di diamanti sintetici ottenuti processando le sue opere d’arte e perfino le sue feci. I “suoi” oggetti sono così, tutti diamanti in potenza capaci di custodire e tramandare la memoria, di produrre un approccio critico al reale, di fare luce sul nostro passato. Sapendoli ascoltare. È una mostra che merita visite ripetute, ogni nuovo passaggio permette di scoprire nuovi collegamenti, prospettive e temi da cui scaturiscono nuove associazioni di idee e di sensi. Facendo attenzione all’effetto di spaesamento, straniamento e dispersione: può colpire in ogni istante.
Ifis Art. Così Banca Ifis valorizza e promuove l’arte e la cultura
Politino
Ècon una grande inaugurazione che Banca Ifis ha recentemente festeggiato i quarant’anni dalla fondazione dell’istituto. Apre in questo quadro a Mestre il Parco Internazionale di Scultura, una sorta di galleria d’arte a cielo aperto, un luogo che si trova all’interno della cinquecentesca Villa Fürstenberg, oggi quartier generale della stessa Banca. È stato il suo presidente, Ernesto Fürstenberg Fassio, a volere l’esposizione permanente di sculture monumentali che interagiscono con lo splendido giardino naturalistico della stessa Villa, su uno spazio di oltre ventidue ettari. La collezione, a cura di Giulia Abate e Cesare Biasini Selvaggi, comprende ventitrè opere in armonia con il paesaggio, ma sarà annualmente arricchita per sostenere e diffondere il rapporto arte-natura.
L’ARTE COME TASSELLO CONNESSO
A SCIENZA, ECONOMIA E SOCIETÀ
Il Parco non è che uno dei molti aspetti di Ifis Art, il progetto della Banca dedicato alla valorizzazione e promozione dell’arte e della cultura. A cominciare dal restauro dell’opera di Banksy The Migrant Child, una delle sole due creazioni attribuite allo street artist in Italia. L’impegno di Banca Ifis, che ha risposto per questo resstauro all’appello del Ministero della Cultura, vuole salvaguardare non solo il valore artistico, ma anche sociale dell’opera, come un simbolo di pace e speranza. La Banca ha inoltre acquisito Palazzo San Pantalon, a Venezia, dove l’opera è apparsa nel 2019. Con questa operazione, l’istituto intende ristrutturare l’intero immobile facendone uno spazio espositivo dedicato soprattutto agli artisti più giovani, italiani e internazionali, e usufruibile dalla comunità veneziana.
BANCA IFIS
E IL SOSTEGNO AI GIOVANI
Concependo l’arte come veicolo di inserimento sociale, Banca Ifis ha ideato inoltre il progetto didattico di economia sociale di 21 Gallery (Treviso) Your Future You. Questo si realizza attraverso la metodologia del life & executive coaching, cioè con un corso rivolto alle liceali e ai liceali per permettere loro di acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità e ipotizzare prospettive percorribili. Concependo l’arte come veicolo di inserimento sociale, Banca Ifis ha ideato inoltre il progetto didattico di economia sociale di 21 Gallery (Treviso) Your Future You. Questo si realizza attraverso la metodologia del life & executive coaching, cioè con un corso rivolto alle liceali e ai liceali per permettere loro di acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità e ipotizzare prospettive percorribili. All’interno dell’applicazione con cui accedere gratuitamente al Parco, trova quindi spazio un interattivo “Percorso junior”, un invito alla visita della collezione creato su misura per i giovani visitatori. Questa funzionalità digitale, peraltro, trova estensione anche in una serie di iniziative ed eventi pensati per giovani e giovanissimi all'interno del Parco.
LE OPERE DEL PARCO INTERNAZIONALE DI SCULTURA
Le opere plastiche in mostra appartengono a dodici maestri della scultura contemporanea, italiani e internazionali: sono Fernando Botero, Annie Morris, Park Eun Sun, Igor Mitoraj, Manolo Valdés, Pablo Atchugarry, Pietro Consagra, Roberto Barni, Julio Larraz, Philip Colbert, Giuseppe Penone, Jaume Plensa e Nico Vascellari.
1 Teseo screpolato di Igor Mitoraj è una grande scultura in bronzo del 2011; simboleggia il fluire del tempo, la fragilità dell’esserci e insieme il valore della classicità.
2 Sembra un ologramma l'opera Chloe's World IV di Jaume Plensa. Realizzata nel 2013, la scultura dell'autore catalano rappresenta un volto femminile a palpebre abbassate, sospeso tra realtà e sogno.
3 Annie Morris, nota per le sue sculture impilate e colorate, è presente con l’installazione Bronze Stack 9. Viridian Green, realizzata nel 2022, che configura una serie di sfere irregolari in verticale.
4 L’installazione Continuazione di Park Eun Sun si concretizza in forme geometriche, strutture modulari, destrutturate ed equilibrate, avvicendando due colori, il granito rosso e il giallo.
5 Ikaria e Ikaro alati di Igor Mitoraj sono le metafore dell’arroganza dell’umanità che travalica ogni limite. Il tema di Ikaro è uno dei più sviluppati dallo scultore; Ikaria è una figura nuova, con testa e braccia mozzate.
6 Il Continuo di Roberto Barni va a fornire visibilità a un “movimento privo di scopo”. Gli esseri che scolpisce sono sistemati su una bizzarra scala curva che ricorda un dondolo.
7 L’opera del 2017 di Manolo Valdés, Clio Dorada, è in ottone e acciaio inossidabile. La protagonista mette in risalto uno studiato copricapo con scintillanti rami aggrovigliati.
8 L’opera di Fernando Botero, Horse, segue la cifra stilistica dilatativa propria dell’artista, incarnando la forza e la maestà tipici del cavallo, che è visto qui con tenera reverenza.
9 L’opera Equivalenze di Giuseppe Penone è un ritorno dell’albero, che sempre per l’artista incarna la scultura ed è da lui considerato una materia viva non dissimile dal corpo umano.
10 L’opera di Pablo Atchugarry è Le ali dei sogni L’artista, che nel 1979 visitò Carrara e scoprì la singolare eleganza del marmo, è qui presente con un’opera astratta, massiccia e delicatamente scolpita, che riflette sull’intervento dello spirituale nella vita quotidiana.
11 L’opera Metacubo di Pietro Consagra, uno degli esponenti più validi dell’astrattismo internazionale, è un pezzo unico e può anche esser considerato un’alternativa alla panchina. Si fa notare per una sensuale rotondità.
12 Philip Colbert è presente con la grande aragosta di The King. Influenzato da pittori pop come Hamilton, Lichtenstein e Rosenquist, Colbert ripercorre la pittura dei maestri della storia dell’arte con un gusto provocatorio.
13 Julio Larraz spesso affronta con ironia un messaggio sociale: è il caso di Space Station, scultura del 2000 che simboleggia, con una caffettiera in equilibrio precario su stoviglie traballanti, l’insicurezza del potere.
14 La collezione Horse Power di Nico Vascellari è composta da nove opere che analizzano le peculiarità del rapporto tra uomo e natura, immersa nell’ecosistema botanico-naturalistico del giardino.
Cézanne e Renoir. Due modernisti ante litteram al Palazzo Reale di Milano
Stefano CastelliPaul Cézanne rivoluzionario iniziatore dell’arte moderna; Pierre-Auguste Renoir autore attardatosi sull’Impressionismo, dedito allo sbuffo e a una pittura facile? Se il primo termine di questa equazione piuttosto diffusa nella percezione corrente è certamente esatto, il secondo è da rivedere. Lo dimostra l’esposizione che riunisce al Palazzo Reale di Milano i due giganti di fine Ottocento/ inizio Novecento: Cézanne/Renoir-Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay, curata da Cécile Girardeau e Stefano Zuffi. Le cinquantadue opere esposte coprono il cammino dei due artisti dagli anni Settanta dell’Ottocento fino a inizio Novecento - cammino spesso parallelo più che divergente, segnato in diverse fasi dalla conoscenza diretta e dalla vicinanza dei due autori.
DUE PERCORSI PARALLELI
Tutti i lavori, prima di entrare nelle collezioni delle due istituzioni parigine, facevano parte della raccolta iniziata da Paul Guillaume e proseguita da sua moglie Domenica: dunque, una prima traccia da seguire è la testimonianza di un pezzo di storia del collezionismo. Il secondo fil rouge è poi il superamento dell’Impressionismo, trattato nella prima fase della mostra nella sua forma conclamata e poi via via “diluito” nelle successive ricerche che si avviano verso il Moderno. Ma la vera trama narrativa dell’esposizione è lo scorrere parallelo delle evoluzioni dei due protagonisti.
Fino al 30 giugno CÉZANNE / RENOIR. CAPOLAVORI
DAL MUSÉE DE L’ORANGERIE E DAL MUSÉE D’ORSAY
a cura di Cécile Girardeau e Stefano Zuffi
Palazzo Reale Piazza Duomo 12 – Milano www.palazzorealemilano.it
Nella prima parte, sull’en plein air e più in generale sul paesaggio, negli stili di entrambi il disegno prevale sul colore. In Cézanne, però, il tratto che contorna le figure (senza limitarle né circoscriverle) rimane strutturale, mentre in Renoir la forma è definitivamente “atmosferica”, eppure compatta e a suo modo stridente. La stessa dinamica si verifica nel confronto tra le due visioni del tema dei bagnanti e tra i due modi di trattare la figura umana in primo piano. Inutile sottolineare la straordinaria felicità espressiva, il piacere per l’occhio e l’intelletto che caratterizza le opere, con punti particolarmente intensi in questo senso come ad esempio la galleria di Femmes, filles e fillettes di Renoir che si incontra a metà percorso.
LA NATURA MORTA, DISTANZE E SOMIGLIANZE
del dialogo diretto tra nature morte che presenta più punti di contatto di quanto ci si potrebbe aspettare. La conclusione, infine, è un affondo storico che testimonia dell’influenza di entrambi gli autori sulle Avanguardie (influenza dichiarata dagli stessi “eredi”). L’artista preso ad esempio è Picasso: la scomposizione di una sua natura morta del 1917 fronteggia l’analisi e la sintesi di Pommes et biscuits (1880) di Cézanne; una sua monumentale figura femminile ancora del 1917 incontra una altrettanto monumentale Femme nue couchée (1906-1907) di Renoir, rubensiana ma anche moderna, suggestiva eppure felicemente antinaturalistica nella trattazione delle sinuosità del corpo. Se Cézanne fu in vita un artista appartato e “discriminato” dal sistema, poi da subito e costantemente considerato avanguardista, Renoir ebbe alterna considerazione: alla fine della sua vita fu visto come un passatista, poi rivalutato appunto dagli avanguardisti. E l’oscillazione del gusto nei confronti di Renoir è continuata anche durante il Ventesimo secolo, fino ai giorni nostri. Come si accennava all’inizio, le sue elaborazioni pittoriche sono certamente ascrivibili a un percorso di decisiva innovazione - in modi diversi da Cézanne, certo, forse meno assoluti, ma certamente non minori.
Il Polittico Agostiniano di Piero della Francesca, riunito eccezionalmente al Museo Poldi Pezzoli
Tutta l’arte di Parco Sempione, tra le opere di Burri e Isgrò e le palazzine vintage
in alto: Paul Cézanne, Ritratto di Madame Cézanne, 1885-1895, Olio su tela, 81 x 65 cm, Parigi, Musée de l'Orangerie
La scomposizione analitica che sarà il tratto decisivo di Cézanne trova ulteriori appoggi nelle fasi successive, con espedienti come la tela lasciata intonsa attorno alla figura e la figura stessa che assume autonomia completa, architettonica più ancora che scultorea. Ma è nella natura morta che inizia a compiersi il nuovo sistema cézanniano: la famosa visione del mondo basata sui solidi geometrici, semplificata e proprio per questo paradossalmente dotata di infinita capacità di penetrazione del reale. Il confronto in parallelo si fa serrato nell’ultima parte, in particolare con il passaggio cardine
Le nuove gallerie, dalla sede italiana di HATCH a Playlist di Giampaolo Abbondio
Orfeo, eros, cinema e design. Jean Cocteau a Venezia
Fausto PolitinoPer la prima volta in Italia, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica una grande retrospettiva al disegnatore, romanziere e cineasta franceseJean Cocteau (1889–1963). La mostra La rivincita del giocoliere approfondisce la figura di Cocteau, “enfant terrible” della scena artistica del secolo più scettico, materialista, iconoclasta con oltre centocinquanta opere, tra lettere illustrate, libri, olii, maschere teatrali, og gettistica, immagini fotografiche, manifesti e gioielli, come la bellis sima Spada di Accademico alizzata da Cartier. Il percorso espositivo è articolato in una serie di capitoli ri guardanti i principali temi al centro dell’opera di Cocteau, cioè l’Orfeo e il tema della poesia, l’eros, il classico nell’arte, Venezia e il rapporto con Peggy Guggenheim, il cinema e il design. Il focus della rassegna è fondato sulle sue capacità di disegnatore, brillante, abile, innovativo e capace di approcci originali, come scrive nel saggio introduttivo il curatore Kennet E. Silver. Al quale abbiamo posto alcune domande per inquadrare meglio l’autore e chiarire quali sono state le motivazioni che lo hanno guidato nell’impaginazione della mostra.
storico. Vuol dire che raccontare storie è superiore ai fatti e alla scrittura della storia.
Appena si entra nella prima sala della mostra, c’è un video che mostra una sintesi del film Orphée del 1950. Perché hai scelto di enfatizzare questo lavoro?
Orfeo fu una figura chiave per JC per tutta la sua vita. Cocteau si identificò profondamente con Orfeo – poeta, musicista, amante del rischio – trasformando la leggenda nel suo motivo più duraturo e amato. Il racconto fu adattato da Cocteau in numerose occasioni, in particolare per un’opera teatrale nel 1926 e un trio di film: Il sangue di un poeta (1930), Orfeo (1950) e Il testamento di Orfeo (1960).
Che ruolo ha, in queste opere, il simbolo dello specchio?
La Biennale Arte 2024
Le numerose chiese che offrono percorsi ed esposizioni in occasione della 60. Esposizione Internazionale, come San Giorgio Maggiore, San Fantin e la Chiesa della Pietà
Lo spazio indipendente Soap Culture a Palazzo Zon
Cocteau si definisce “un bugiardo che dice sempre la verità”. Può spiegare il significato di tale espressione?
Ovviamente è enigmatico, ma tra le altre cose Jean Cocteau sta dicendo che “arte” e “mito” sono la verità ultima, piuttosto che un fatto
Fino al 16 settembre
JEAN COCTEAU.
LA RIVINCITA DEL GIOCOLIERE a cura di Kenneth E. Silver
Collezione Peggy Guggenheim – Venezia
sopra: Jean Cocteau, Maschera per Antigone, 1923, Parigi, Bibliothèque National de France, Fondo Charles Dullin (1885–1949) © Adagp Comité Cocteau, SIAE 2024
Lo specchio è un elemento centrale nelle produzioni orfiche di Cocteau e funge da chiave di volta della galleria di apertura. Nei suoi film, lo specchio si trasforma in un portale acquatico che collega la vita e la morte: il famoso brano di Orfeo qui mostrato presenta l’amante di Cocteau, Jean Marais, come personaggio del titolo, che cammina attraverso la superficie riflettente dello specchio negli inferi. Cocteau sfruttava gli specchi anche per la loro suggestione di sdoppiamento narcisistico, come nella piccola scultura Lo specchio di Orfeo (1960/1989), in cui figure gemelle e androgine sono quasi faccia a faccia.
Un’altra sezione della mostra è dedicata al rapporto tra parola e immagine. Sembrano competere per lo spazio nella creazione artistica: esiste una vincitrice?
Buona domanda! Direi che entrambe vincono quando Jean Cocteau diventa regista, cioè quando parola e immagine possono condividere equamente l’estetica. Ma è anche vero che il nostro principale interesse per questa mostra alla Collezione Peggy Guggenheim è visivo, dal momento che Peggy Guggenheim era una collezionista d’arte, e questo è un museo d’arte.
Cocteau ha avuto contatti con le avanguardie del XX secolo, compreso il cubismo. E il Surrealismo?
Il fondatore del surrealismo, il notoriamente omofobo André Breton – era, a suo dire, “completamente disgustato” dall’omosessualità maschile – disprezzava Cocteau e faceva del suo meglio per tenerlo a debita distanza dal movimento sul quale governava con pugno di ferro (in un guanto di ferro). Ma tutto ciò che distingueva il Surrealismo – immagini oniriche, destabilizzazione intossicata, mescolanza poetica/visiva e forma biomorfica ultraterrena –era anche caratteristico dell’universo estetico di Cocteau. Particolarmente vicini all’arte surrealista sono i suoi straordinari disegni a matita del 1936, apparentemente ispirati ai fittoni visti sulla spiaggia di Gigaro, dall’altra parte della penisola rispetto a St. Tropez. Chiamò queste immagini mandragore, riferendosi alle radici allucinogene che si pensava fossero state un ingrediente di pozioni magiche nel Medioevo. Le entità composite di Cocteau di radice, viso, mano e genitali maschili ricordano le forme surreali biomorfiche create contemporaneamente da Picasso, Joan Miró e Salvador Dalí.
Pensa che la mostra abbia un pubblico mirato consiglierebbe (o sconsiglierebbe) a qualcuno?
Penso che questa sia una buona mostra per chiunque sia interessato all’arte e all’estetica d’avanguardia. Solo, non è per bambini: non solo non capirebbero le parti più difficili ma, soprattutto, in mostra c’è un forte immaginario sessuale che non è appropriato per loro.
Il Sassetta e il suo tempo. Uno sguardo sull’arte senese del primo Quattrocento
Fausto PolitinoStefano di Giovanni, meglio noto come il Sassetta, che ha operato a Siena dal 1423 al 1450 innestando le novità del Rinascimento nella grande tradizione trecentesca senese, è il protagonista della rassegna Il Sassetta e il suo tempo, curata da Alessandro Bagnoli. La mostra è progettata tenendo presente l’opera inserita in permanenza al Museo di San Pietro all’Orto: l’Arcangelo Gabriele, piccola tavola un tempo posta fra le cuspidi di una pala d’altare.
IL SASSETTA INEDITO
Cinquanta le opere presentate, ventisei dello stesso Sassetta compreso un dipinto inedito, scoperto dallo stesso curatore della mostra. Si tratta di una Madonna con Bambino, proveniente dalla pieve di San Giovanni Battista a Molli. Individuata sotto una spessa ridipintura che il notevole restauro di Barbara Schleicher ha reso pienamente leggibile. Un’acquisizione importante, secondo Bagnoli, perché dimostra “come il Sassetta, pur mantenendo un forte legame con la tradizione nella pittura senese, da Simone Martini in poi, riesca a recuperare anche la sostanza delle novità della pittura rinascimentale fiorentina, compresa la definizione della luce che dà concretezza alle forme e ai volumi”. Quest’opera è accostata ad un’ulteriore Madonna con Bambino del Museo dell’Opera di Siena recentemente restaurata dal FAI. Ad attribuirla al Sassetta si sono schierati Bernard Berenson e Roberto Longhi, con quest’ultimo che lo ha definito il maggiore esponente dello stile gotico senese del primo Quattrocento.
Fino al 14 luglio
IL SASSETTA E IL SUO TEMPO
Uno sguardo sull’arte senese del primo Quattrocento a cura di Alessandro Bagnoli
Musei di San Pietro all’Orto Massa Marittima (Gr)
LA MADONNA DELLE CILIEGIE E I CAPOLAVORI DALLA
PINACOTECA
NAZIONALE
Spicca la particolare Madonna delle ciliegie, proveniente dal Museo di Grosseto. “I frutti rossi che sottintendono il sangue, sono tra i numerosi possibili simboli cristologici. E ugualmente rossa è la melagrana nella mano destra della Madonna della tavola inedita”, chiarisce Bagnoli. Nel dipinto, Antonio Paolucci ha sottolineato il coesistere di un sofisticato intellettualismo, di un’elegante gestione delle forme anatomiche con un comportamento insieme tenero e affettuoso.
Dalla Pinacoteca Nazionale senese arrivano in mostra i Quattro Protettori di Siena, i Quattro Dottori della Chiesa, e la tavoletta del Sant’Antonio bastonato dai diavoli. Un dipinto singolare raffigurante il protagonista percosso, con bastoni e serpenti usati come frusta, dai demoni, mostruose creature a metà tra uccelli predatori ed essere umani (ma dai tratti cancellati). Le bastonature dei diavoli simboleggiano le dure prove affrontate da sant’Antonio mentre medita nel deserto, e l’agitata scena è inserita in un paesaggio montuoso, uno dei primi cieli nuvolosi della storia dell’arte italiana, che rievoca certe impostazioni dei fratelli Lorenzetti, senesi come il Sassetta.
IL PRIMO RINASCIMENTO
E I MAESTRI DEL SASSETTA
C’è poi l’Ultima cena, un’opera notevole per la volumetria delle figure e la loro specifica disposizione simmetrica, che ha assimilato le prime novità rivoluzionarie del Rinascimento nella
prospettiva delle architetture e nel realismo delle figure e dei paesaggi. La collezione Chigi Saracini ha prestato la raffinata Adorazione dei Magi, dove purtroppo la mancanza di estese zone della tavola dipinta ostacola, anche idealmente, la ricostruzione nella sua totalità: fondamentali elementi di raccordo, come le parti riguardanti il tetto della capanna e alcune del paesaggio collinare, sono state tagliate e disperse.
Sotto il profilo stilistico, la fonte primaria che Sassetta considera è la pala Strozzi, dipinta da Gentile da Fabriano per la Chiesa di Santa Trinità di Firenze nel 1423, capolavoro della pittura del Gotico internazionale in Italia. Influenze visibili, per esempio, nelle due donne sulla destra che come raffinate damigelle di corte, ricevono i doni regali, o nella sagoma di San Giuseppe arcuato sul bastone. Influenze in ogni caso attraversate dalle originalità prospettiche definite dalla rivoluzione pittorica di Masaccio. Il giovane Re mago e il paggetto alle sue spalle, calpestano un terreno ghiaioso in uno spazio tutt’altro che astratto.
Le Fonti dell’Abbondanza, costruite nel XIII secolo per l’approvvigionamento idrico del paese e come magazzino per i cereali, con la caratteristica pittura murale dell’Albero della Fertilità
Il Museo della Miniera, posto in un’antica cava di travertino usata durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugio anti-aereo
Il giardino Sol omnibus lucet realizzato dalla scultrice del paesaggio Maria Dompè e dedicato a Norma Parenti, giovane partigiana e Medaglia d’Oro al Valor Militare
Come nasce una grande mostra. Il registrar: figura cruciale per i prestiti
Marta SantacatterinaNon è un restauratore, non è un conservatore, non è un catalogatore: è un registrar, vale a dire quel professionista che coordina la movimentazione delle opere in entrata (in questo caso viene definito “exhibition registrar”) e in uscita (“collection registrar”) di un’istituzione museale, una galleria d’arte o uno spazio espositivo. “Il registrar è il responsabile delle procedure di prestito messe a punto in occasione di mostre temporanee, di allestimenti permanenti o di comodati e deve tener traccia di tutto ciò che è connesso al movimento di un’opera, garantendo la corretta finalizzazione di ogni passaggio e affidandosi alla competenza dei professionisti con cui si interfaccia per realizzare una movimentazione” precisa Rebecca Romere, presidente di Registrarte, Associazione italiana registrar di opere d’arte, che abbiamo intervistato per approfondire il ruolo di questa figura nel mondo delle mostre. Ma in cosa consiste il lavoro del registrar? “Tutte le opere che entrano o escono dalla loro sede, e in quale modo entrano ed escono, sono di competenza del registrar, che quindi segue i vari step, dal contratto di prestito che regola la detenzione temporanea del bene alle condizioni assicurative, dalle modalità di trasporto alle tempistiche e alla logistica di allestimento, fino alla documentazione ministeriale”, spiega la presidente. “I registrar inoltre collaborano con
i conservatori e i restauratori nella conservazione preventiva delle opere esposte e di quelle in deposito, e con i referenti della sicurezza per garantire la salvaguardia dei beni nelle proprie disponibilità. In un Paese come l’Italia, che è tra i più importanti prestatori al mondo, i registrar rappresentano pertanto un tassello fondamentale nella filiera della circolazione nazionale e internazionale delle opere”.
Da quanto detto si può intuire la complessità che sottende questa professione: “Al registrar è richiesta un’ampia varietà di competenze, da quelle legali a quelle logistiche e assicurative, dalle nozioni di museologia alla catalogazione e alla conservazione”, precisa Romere. “È infatti importante saper comprendere le clausole di un contratto di prestito, distinguere le tipologie di cassa, analizzare il wording di una polizza assicurativa per capire le esclusioni previste,
mantenere aggiornata la numerazione di una checklist, conoscere le attaccaglie, garantire l’appendimento di un dipinto alla giusta altezza o l’inserimento di un artsorb all’interno di una vetrina e tanto altro”. Per rappresentare questi professionisti italiani esiste in Italia Registrarte, l’associazione presieduta proprio da Rebecca Romere e che raduna 150 registrar che lavorano, o collaborano in qualità di freelance, con musei, fondazioni, gallerie d’arte, realtà imprenditoriali che organizzano mostre. Particolare impegno viene posto nella formalizzazione del ruolo del registrar da parte del Ministero della Cultura, dal momento che oggi, nelle istituzioni pubbliche, non è ancora pienamente riconosciuto. Obiettivi di Registrarte sono anche l’educazione in ambito professionale, grazie a un’offerta formativa specifica, e la divulgazione dell’importanza della professione.
TORNA IN ITALIA L'EUROPEAN REGISTRARS CONFERENCE
Dal 1998, con cadenza biennale, uno dei Paesi membri dell’European Registrars Group organizza l’European Registrars Conference (ERC). La XIII edizione di questo significativo appuntamento si terrà i prossimi 7 e 8 novembre 2024 a Roma, al Parco della Musica Ennio Morricone, tornando così in Italia dopo 22 anni. Il convegno costituisce una preziosa occasione per un confronto tra colleghi registrar, trasportatori, assicuratori e stakeholder del settore sui temi attuali, quali la sostenibilità – attualmente al centro del dibattito, anche in quest’ambito –, la cooperazione, le nuove frontiere della gestione dei prestiti e delle collezioni, e infine il made in Italy. In sostanza si discuterà su cosa significa fare il registrar in Italia oggi e su quali sono le specificità delle pratiche operative di questa professione.
MILANO
Fino al 30 giugno
DE NITTIS PITTORE DELLA
VITA MODERNA
Palazzo Reale palazzorealemilano.it
Fino al 30 giugno
CÉZANNE / RENOIR
NAPOLI A BERGAMO. Uno sguardo sul ’600 nella collezione De Vito e in città Accademia Carrara lacarrara.it GRANDI
Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay
Palazzo Reale palazzorealemilano.it
Fino al 13 ottobre 2024
IO SONO UN DRAGO. La vera storia di Alessandro Mendini
Triennale triennale.org
TORINO
Fino al 10 giugno
LIBERTY
Torino capitale
Palazzo Madama
Museo Civico d’Arte Antica palazzomadamatorino.it
Dal 14 giugno al 6 ottobre 2024
MARGARET BOURKE-WHITE. L’opera 1930-1960
Camera Centro per la Fotografia camera.to
Fino al 28 luglio
GUERCINO
Il mestiere del pittore
Musei Reali museireali.beniculturali.it
ERRATA CORRIGE
A p. 104 di GM39 il dipinto di Alberto Martini Ritratto di Wally Toscanini è stato erroneamente identificato nella didascalia come Ritratto contessa Calzavara di Giulio Ettore Erler.
GALLARATE
Fino al 7 aprile
DADAMAINO 1930 – 2004
Museo MA*GA museomaga.it
Fino al 30 giugno
BRUNO MUNARI. Tutto
Fondazione Magnani-Rocca magnanirocca.it
BERGAMO
Fino al al 1 settembre 2024
BRESCIA
Fino al 9 Giugno I MACCHIAIOLI
Palazzo Martinengo bresciamusei.com
Fino al 28 luglio
FRANCO FONTANA
Colore
Museo di Santa Giulia bresciamusei.com
Fino al 15 luglio
ARTURO MARTINI
La trama dei sogni Museo della Ceramica musa.savona.it
Fino al 1 settembre 2024 NOSTALGIA. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo Palazzo Ducale palazzoducale.genova.it
Fino al 14 luglio
‘60 POP ART ITALIA
Palazzo Buontalenti pistoiamusei.it
Fino al 22 settembre WALTER ALBINI. Il talento, lo stilista Museo del Tessuto museodeltessuto.it
Dal 22 giugno al 20 ottobre
LOUISE BOURGEOIS IN FLORENCE
Museo Novecento e Museo degli Innocenti museonovecento.it
Fino al 21 luglio
ANSELM KIEFER Angeli Caduti
Palazzo Strozzi palazzostrozzi.org
Fino al 14 luglio
IL SASSETTA E IL SUO TEMPO
Uno sguardo all’arte Senese del primo quattrocento
Museo di San Pietro all’Orto museidimaremma.it
Fino al 28 luglio
IMPRESSIONISTI. L’alba della modernità
Museo Storico della Fanteria esercito.difesa.it
TRENTO
Dal 6 luglio al 20 ottobre
DÜRER E LE ORIGINI DEL RINASCIMENTO NEL TRENTINO
Museo del Castello del Buonconsiglio buonconsiglio.it
PADOVA
Fino al 14 luglio
MONET.
Capolavori dal Musée
Marmottan Monet, Paris
Centro Altinate San Gaetano altinatesangaetano.it
Fino al 30 giugno HENRI DE TOULOUSE-LAUTREC.
Dipinti, pastelli, disegni e manifesti Palazzo Roverella palazzoroverella.com
Fino al 21 luglio ESCHER
Palazzo dei Diamanti palazzodiamanti.it
FORLÌ
Fino al 30 giugno PRERAFFAELLITI.
Rinascimento moderno Museo Civico San Domenico mostremuseisandomenico.it
Fino al 7 luglio
MIRÓ La gioia del colore
Palazzo della Cultura beniculturali.it
TREVISO
fino al 28 luglio
DONNA IN SCENA Boldini, Selvatico, Martini Musei Civici di Treviso museicivicitreviso.it
Fino al 9 giugno
VENEZIA
Fino al 24 novembre PIERRE HUYGHE Liminal
Punta della Dogana pinaultcollection.com
fino al 15 settembre WILLEM DE KOONING E L’ITALIA
Gallerie dell’Accademia gallerieaccademia.it
MIMMO PALADINO NEL PALAZZO DEL PAPA
Palazzo Boncompagni palazzoboncompagni.it
Fino al 30 giugno
MARINA ABRAMOVIĆ The Life
Centro Arti Visive Pescheria fondazionepescheria.it
Fino al 30 giugno
GLI DEI RITORNANO I bronzi di San Casciano
Museo Archeologico Nazionale mann-napoli.it
TRIESTE
Fino al 30 giugno
VAN GOGH
Capolavori dal Kröller Müller Museum
Museo Revoltella museorevoltella.it
Fino al 30 giugno
ANTONIO LIGABUE
Museo Revoltella museorevoltella.it
Fino al 24 novembre MONTE DI PIETÀ. Un progetto di Christoph Büchel
Ca' Corner della Regina fondazioneprada.org
Fino al 16 settembre JEAN COCTEAU. La rivincita del giocoliere
Collezione Peggy Guggenheim guggenheim-venice.it