Speciale Salone - Fuori Salone 2021

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SALONE FUORI SALONE 2021

EDIZIONE STRAORDINARIA

BIMESTRALE - COPIA EURO 0,001 - SUPPLEMENTO N. 1 AD ARTRIBUNE MAGAZINE N. 62

DESIGN MILANO

centro/00826/06.2015 18.06.2015


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GLASS TO GLASS 17.07 > 21.11.2021 Maria Thereza Alves and Jimmie Durham for LABINAC, Andrea Anastasio, atelier oï, Atelier Van Lieshout, Maarten Baas, Sam Baron, Ronan and Erwan Bouroullec, Sebastian Brajkovic, Kim Colin and Sam Hecht (Industrial Facility), Tom Dixon, Zaha Hadid, Christine Kelle, Krista Kim, India Mahdavi, Paul McCarthy, nendo, Gwenael Nicolas (Curiosity), Edgardo Osorio, John Pawson, Raw Edges, Maria Grazia Rosin, studiopluz, Nao Tamura, Joost van Bleiswijk, Kiki van Eijk, Bethan Laura

MURANO Fondazione Berengo Art Space Campiello della Pescheria 4 Daily - 10am to 5pm

Wood, Dan Yeffet, Hideki Yoshimoto, Zaven, Marco Zito

VENEZIA Berengo Collection Calle Larga San Marco 412-413 Daily - 10am to 5pm 8pm to 10pm Wednesday closed FREE ENTRANCE info: +39 041 739453 press: glasstoglass@camronpr.com


SALONE FUORI SALONE 2021 anno xI | 62 | settembre L ottobre 2021 Supplemento n. 1 SUPPLEMENTO A CURA DI Giulia Marani DIRETTORE RESPONSABILE Marco Enrico Giacomelli DIRETTORE Massimiliano Tonelli PUBBLICITÀ & MARKETING Cristiana Margiacchi | 393 6586637 Rosa Pittau | 339 2882259 adv@artribune.com Arianna Rosica a.rosica@artribune.com EXTRASETTORE downloadPubblicità s.r.l. via Boscovich 17 - Milano via Sardegna 69 - Roma 02 71091866 | 06 42011918 info@downloadadv.it REDAZIONE | EDITORE via Ottavio Gasparri 13/17 - Roma redazione@artribune.com PROGETTO GRAFICO Alessandro Naldi STAMPA CSQ – Centro Stampa Quotidiani via dell’Industria 52 – Erbusco (BS) IN COPERTINA Marcin Rusak Studio, Flower Hydrid Scupture Photo Marcin Rusak Studio A DESTRA Luke Jerram, GAIA Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 184/2011 del 17/6/ 2011 Chiuso in redazione il 27 agosto 2021 HANNO COLLABORATO: Giorgia Basili, Valerio Castelli, Gabriele Cavallaro Flavia Chiavaroli, Giulia Cugnasca, Daniele Fiori, Giorgia Losio, Giulia Marani, Caterina Mosca, Giulia Mura, Sara Ricciardi, Giulia Zappa

R EALTÀ AUME N TATA 1 Inquadra il QR Code e scarica la app Artribune Speciale Design (compatibile con Android versione 7 e iOS versione 11 e superiori) su Play Store o App Store. 2 Inquadra le immagini che trovi contrassegnate dal simbolo AR+ e scopri la Realtà Aumentata.

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entre questo Speciale Design va in stampa, a pochi giorni dall’inaugurazione del Supersalone e dei moltissimi eventi organizzati in giro per la città, di sicuro c’è soltanto una cosa: sarà una design week diversa dal solito. Da un lato, la pandemia ha turbato gli animi e fatto saltare meccanismi che sembravano scontati. Dall’altro, ci ha fatto capire quanto la buona organizzazione dello spazio domestico sia fondamentale per vivere, e ha messo i designer di fronte a una serie di sfide senza precedenti in diversi ambiti, dal configurare ambienti confortevoli dove lavorare in remoto al ridisegnare lo spazio pubblico permettendo alle persone di interagire tra loro in sicurezza. In questo generale stravolgimento, i “vecchi” problemi non sono certo spariti: le disuguaglianze si sono, anzi, per certi versi acuite, mentre l’emergenza climatica, dopo una breve parentesi in cui il mondo si è fermato e la natura sembrava aver cominciato a reclamare i suoi spazi, è tornata ad affacciarsi alla coscienza collettiva. Ma che cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Quali saranno i temi caldi della parte rimanente di questo decennio, cominciato in maniera così turbolenta? La crisi può aprire la strada a una stagione di grande rinnovamento e fioritura come accadde un secolo fa, quando un’altra epidemia planetaria introdusse i roaring twenties? Con così tanti interrogativi aperti, abbiamo scelto di raccogliere, tra i molti spunti di questa settimana del design, quelli che riguardano uno dei (tanti? Pochi?) futuri possibili, raccontando una serie di progetti che a scatola chiusa sembrano in grado di darci qualche indizio sul mondo che verrà. Dicendoci, insomma, da che parte “tirano i venti” e fornendoci una bussola con la quale affrontarli. Andremo, quindi, a vedere che cosa succede nei laboratori in cui i designer-scienziati di domani progettano nuovi materiali all’avanguardia con gli strumenti della biologia, ad analizzare alcune intriganti risposte progettuali ai “postumi” lasciati dalla pandemia in ambiti diversi, dai riti quotidiani alla salute mentale, o ancora a scoprire come funzionano le colture urbane fuori suolo che promettono di cambiare il volto delle nostre città. di GIULIA MARANI

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LA MAPPA DEI DISTRETTI

a cura di GIULIA MARANI

Dalla "città dei 15 minuti" al "Fuorisalone dei 15 minuti"? Nonostante le circostanze eccezionali che hanno accompagnato l’organizzazione di questa edizione, la Milano del design continua ad ampliare i suoi confini, andando a colonizzare zone meno battute e cercando di stupire il pubblico con location inattese. Il baricentro si sposta verso ovest, con la defezione di Lambrate e la nascita di nuove realtà a Inganni e al Portello.

LA MAPPA

ALCOVA

Dopo aver fatto conoscere al 1 grande pubblico l’ex fabbrica di panettoni Cova a NoLo, oggi demolita per fare posto a un progetto residenziale, e un’azienda tessile degli anni Trenta perfettamente conservata in via Sassetti, all’Isola, Valentina Ciuffi di Studio Vedèt e Joseph Grima di Space Caviar hanno lanciato un’altra operazione di sicuro impatto scenico, a metà strada tra l’archeologia industriale e quella che gli anglosassoni chiamano ruin porn, cioè il gusto per gli edifici abbandonati e le rovine. A ospitare il loro format Alcova, come sempre basato su un sapiente mix tra giovani designer dediti alla sperimentazione, realtà già affermate e gallerie, è questa volta un complesso di tre edifici a forma di tempio situati nel quartiere periferico di Inganni, all’interno di una sorta di bosco urbano che una volta faceva parte dell’Ospedale Militare di Baggio. Qui, in circa 3.500 metri quadri tra interno ed esterno, trovano spazio circa 40 espositori.

ALPHA DISTRICT

L’area su cui sorgeva lo stabilimento Alfa Romeo del Portello diventa un nuovo distretto del design, con una serie di mostre e installazioni open air fruibili anche la sera, parte di un nuovo progetto di marketing territoriale e raccolte sotto l’insegna dell’Alpha District. Piazza Gino Valle accoglie le Cattedrali, mini architetture pop-up ispirate alle Piazze Italiane di Giorgio de Chirico in cui designer come Antonio Aricò e Serena Confalonieri, studi come Gumdesign e brand

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Alcova p. 12

presentano il loro lavoro. Un altro highlight del quartiere è Hysteria, un progetto espositivo dedicato alle donne, tra sessualità ed empowerment (ne parliamo a pagina 11).

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TORTONA

Anche in questa edizione postpandemica, via Tortona si conferma uno dei punti nevralgici del Fuorisalone. Il Superstudio si sdoppia: nell’ormai storica location di via Tortona 27, Superstudio Più, dodici mostre curatoriali raccolte nel format R/EVOLUTION approfondiscono temi di attualità come la creatività al femminile, le nuove tecniche di produzione o la casa intelligente, mentre un po’ più a sud – in via Moncucco, quartiere Barona, a sud del naviglio e della circonvallazione – si inaugura il Superstudio Maxi, il nuovo centro espositivo multifunzionale ricavato in una ex industria siderurgica, con cinque giornate di eventi. All’Opificio 31 (via Tortona 31) e nelle immediate vicinanze torna anche Tortona Rocks con The Design Ahead, una selezione di proposte basate sull’esplorazione del futuro e sulle ultime tendenze progettuali.

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5VIE

Il distretto nel cuore della vecchia Milano conferma la sua vocazione puntando su una serie di progetti curatoriali legati da un filo tematico chiaro, che questa volta è la ritrovata convivialità. Via libera, quindi, a happening ed eventi in cui il pubblico ha una parte attiva, che permettono da un lato di tornare a interagire dal vivo dopo un anno e mezzo

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di incontri per lo più virtuali, e dall’altro di riappropriarsi dello spazio pubblico. Oltre alla performance ambulante di Sara Ricciardi (ve ne parliamo a pagina 20), c’è quella del designer spagnolo Jorge Penadés, che realizza in diretta un nuovo materiale a partire dagli scarti tessili recuperati nei filtri delle asciugatrici industriali usate dalle grandi catene di lavanderie. Ai margini delle 5Vie, in via San Vittore, torna anche il RO Guiltless Plastic, che sotto la guida di Rossana Orlandi e Nicoletta Brugnoni da anni ha attivato un percorso di riflessione sulle alternative alla plastica e un premio negli spazi del Museo della Scienza e della Tecnologia. L’edizione 2021 comprende una serie di contenuti prodotti dalla Repubblica del Design, di base alla Bovisa: con gli scarti degli allestimenti dell’edizione 2019, per esempio, è stata realizzata una pista da skate, visibile nel chiostro del museo.

DURINI-MONFORTE

Con un Salone – anzi, Supersalone – pensato soprattutto per il grande pubblico, è facile immaginare che buona parte del business si

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Spazio Gamma p. 24

Supersalone RHO Fiera p. 14 / p. 17

ADI p. 17

Triennale Milano p. 17

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City Life

Palazzo Litta p. 15 / p. 21

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n copio r PSa em

JV Store p. 8

Stecca 3.0 p. 14

Centrale

Garibaldi Casa Mutina p. 13

Casa museo Boschi Di Stefano p. 13

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Via Correnti 14 p. 21

Officina Milano p. 12

Chiostri dell’Umanitaria p. 13

Simposio Design p. 13

Gruppo Building p. 9

3 Opificio 31 p. 8

28 Posti p. 8

BASE Milano p. 28

Design Republic p. 14

Ordet p. 12

Porta Romana

sposti in città e che gli showroom rivestano un ruolo più centrale rispetto a quello che avevano ante Covid. Le vetrine delle vie del centro dovrebbero essere all’altezza del compito, con installazioni come quella di Calvi Brambilla che celebra il cinquantesimo anniversario della lampada Parentesi di Achille Castiglioni e Pio Manzù da Flos (corso Monforte 9) e scenografie firmate da grandi nomi del design (per esempio, Luca Nichetto per Hermès, in via Montenapoleone 14).

BRERA

Il Brera Design District ragiona sul tema Forme dell’Abitare e registra una importante partecipazione, con oltre 140 realtà coinvolte. Tra le chicche ci sono l’installazione sul ruolo delle piante e degli alberi nella produzione di ossigeno creata da CRACarlo Ratti Associati per Eni all’Orto Botanico, che si candida a essere uno dei più grandi esempi di data visualization mai realizzati, l’asta di design contemporaneo di Cambi e la presentazione della prima collezione di Philippe Starck da Lualdi nel nuovo showroom di Foro Buonaparte.

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ISOLA

cinque anni fa all’ombra 7 Nato del Bosco Verticale e della torre Unicredit, l’Isola Design District si è consolidato imponendosi progressivamente come punto di riferimento per quanto riguarda i temi green e l’autoproduzione. Quest’anno il percorso si arricchisce di una nuova location, la Fabbrica Sassetti (già vista nel 2019 come seconda sede di Alcova, ma ancora poco nota al pubblico), che ospita due mostre sul design da collezione curate dalla direttrice creativa Elif Resitoglu. Allo Spazio Gamma di via Pastrengo 7 si svolge Materialized, con una selezione di nuovi materiali, in particolare bio-sourced, e di oggetti di design sostenibile con essi realizzati, mentre alla Stecca 3 di via De Castilia 26 va in scena Playful, Young, Design. Anche la Stazione Garibaldi partecipa al fermento, con le opere di artisti internazionali raccolte da Claudia Zanfi per il suo progetto Green Island.

MONUMENTALE

Anche a ovest della stazione Garibaldi, in direzione del Cimitero Monumentale e di Chinatown, c’è grande fermento. Qui, nei pressi del nuovo ADI Design Museum Compasso d’oro, che durante la settimana del design propone la mostra SuperSuperfici, the spirit of Memphis reloaded, un omaggio a Memphis di Abet Laminati e dei suoi design curator Giulio Iacchetti e Matteo Ragni, sta nascendo un nuovo piccolo distretto del design. Le realtà che si affacciano su via Maroncelli, via Tito Speri, via Quadrio e viale Pasubio si sono riunite nel Maroncelli District e hanno preparato un loro programma di iniziative. Tra queste, segnaliamo la mostra allestita dallo storico brand brasiliano ETEL, che usa il colore come filo tematico per imbastire un dialogo tra le opere dei grandi maestri del passato come Lina Bo Bardi e Oscar Niemeyer e i pezzi frutto della nuova collaborazione con Patricia Urquiola. Un po’ più a nord, vicino alla metro Cenisio, c’è anche l’opening di LOM – Locanda Officina Monumentale, una sorta di design factory ricavata all’interno di una cascina milanese poi diventata officina.

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LA MAPPA

Fondazione ICA Milano p. 26

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GREEN

a cura di GIORGIA LOSIO

La sostenibilità rimane un tema centrale della design week milanese. Tanti sono i progetti virtuosi che puntano all’uso e riuso sostenibile dei materiali. I risultati, innovativi e di altissima qualità, sottolineano quanto sia importante riconvertirsi adottando soluzioni più rispettose dell’ambiente.

OSSERVATORIO SALONE

IL BELGIO DELLE BUONE PRATICHE

The object becomes è il titolo del film che Belgium is Design presenta in anteprima alla Milano Design Week. Il film propone una costellazione di pratiche virtuose orientate alla circolarità, al riuso, alla rigenerazione delle risorse, a nuovi modelli di organizzazione e produzione. Nel progetto di BC Materials, le terre da scavo recuperate sui cantieri diventano materiale da costruzione, intonaci di argilla per la finitura dei muri e blocchi di terra compressa per pareti e mobili. Lo Studio Plastique-Common Sands punta alla produzione di oggetti con il vetro presente nei sistemi elettronici di scarto, e propone una descrizione per immagini di tutte le fasi di progettazione fino al prodotto finale. Come sempre, il Belgio supporta anche i giovani talenti con la mostra The New Belgians - SaloneSatellite extra muros. Elias van Orshaegen, per esempio, con la collezione Cartes propone una serie di mobili che uniscono l’aspetto scultoreo alla funzionalità e li realizza con materiali di scarto dell’industria e con superfici di marmo di recupero. The New Belgians Tortona Rocks, Opificio 31, Via Tortona 31 Belgium Is Design, Studio Plastique, Common Sands, prototipi

MAIS RIGENERATO PER ECOTECHWALL

28 posti, Social Warming

LA RISTORAZIONE SOSTENIBILE DI SOCIAL WARMING

Lo chef Marco Ambrosino progetta con il food designer spagnolo Martí Guixé una cena-manifesto al ristorante 28 Posti, in cui sia gli oggetti che il menù rielaborano in chiave simbolica i concetti di sostenibilità ambientale, economica e sociale, dimostrando come attraverso un modello di ristorazione sostenibile sia possibile contribuire positivamente alla lotta allo spreco alimentare e incidere con messaggi concreti sulla possibilità di cambiare le abitudini dei consumatori. Tanti i progetti che sottolineano questi aspetti, come l’Hand of the farmer, una mano realizzata in ceramica contenente i semi utilizzati nel piatto dello chef, rigorosamente provenienti da produttori e filiere alimentari sostenibili. Anche gli studenti del Master in Food Design del Politecnico di Milano hanno contribuito con diversi oggetti, tra i quali il totem in legno #SocialWarming, che quando viene impugnato trasferisce la scritta in rilievo sulla mano dei commensali, e così la consapevolezza del potere dei gesti individuali. 28 Posti Via Corsico, 1

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Jannelli&Volpi, la storica azienda leader in Italia nei rivestimenti murali e carte da parati, presenta le novità che arricchiscono la sua collezione JV800 Tierra, con nuovi disegni e un supporto innovativo: EcoTechWall in mais rigenerato. Ispirato e nato dalla natura, si propone come una novità nel settore del rivestimento murale. Diventa così la pièce centrale dell’omonimo marchio, che include supporti PVC-free, con un’offerta di prodotti pensati per il mercato internazionale attento all’economia circolare e alla sostenibilità. Composto interamente di materiali naturali, mais rigenerato e cellulosa uniti da un adesivo di origine vegetale ad alta biodegradabilità, può essere facilmente smaltito al termine del suo processo vitale. La collezione JV800 Tierra si ispira alla natura con cactus rigogliosi e vividi camaleonti che si muovono tra le palme di luoghi incontaminati, a cui si aggiungono nuovi motivi grafici, ampie pennellate a formare foglie variopinte, a ricordarci quanto sia delicato l’equilibrio del nostro pianeta e, per questo, quanto sia necessario rispettarlo. JV Store Corso Garibaldi, 81 Jannelli&Volpi, JV800 Tierra


Seminare il futuro CASCINA MERLATA

UP TOWN PARK

BOVISA

GIARDINO VERTICALE DISEGNATO DA STEFANO BOERI

Isola San Siro

Porta Garibaldi City Life Sempione Brera

Primaticcio

LE NUOVE ZONE GREEN DI MILANO Milano, città del design, dimostra da diversi anni una forte sensibilità verso le tematiche sostenibili. Ricordiamo, per esempio, lo spettacolare giardino verticale disegnato da Stefano Boeri nel Centro direzionale, ai margini del quartiere Isola, con la presenza di più di duemila specie arboree. Sono tanti i quartieri che stanno diventando sempre più green, come Milano Santa Giulia, il primo progetto di sviluppo urbano in Italia ad avere aderito al protocollo LEED Neighbourhood Development, che richiede alti standard di sostenibilità urbana. Anche Bovisa sta vivendo una riqualificazione eco-friendly, mentre nella zona di Cascina Merlata, tra i due poli d’eccellenza dello Human Technopole e Arexpo, è sorto UpTown, il primo quartiere residenziale italiano a impatto zero.

FORME DELL’ABITARE

In occasione della design week, numerosi distretti del Fuorisalone si mostrano ricettivi nei confronti di questi temi. Il Brera Design District, per esem-

pio, ha scelto di intitolare il suo contenitore Forme dell’Abitare e di aprire un dialogo sul valore della sostenibilità, sottolineando l’importanza di sviluppare soluzioni che siano al centro di un processo di rinnovamento urbano tecnologico e green. Mai come in questo momento storico, in piena emergenza pandemica, si cercano nuove soluzioni che abbiano un migliore impatto sociale ed ecologico. Va in questa direzione l’idea di una città dei 15 minuti, concepita da Carlos Moreno, docente alla Sorbona di Parigi, secondo il quale i cittadini devono poter fruire dei servizi necessari in un quarto d’ora massimo, spostandosi a piedi o in bicicletta.

HANG. APPESI A UN FILO

Il progetto HANG, ideato dal Gruppo Building e Daniele Fiori, DFA Partners, indaga una nuova forma di coltivazione fuori suolo, quella con “radici fluttuanti” – o appese, dall’inglese “hang”. Quest’ultimo significato segnala la situazione allarmante che stiamo vivendo, come sottolinea l’architetto Fiori: “Quando ho visto per la

prima volta il marchio HANG ho avuto la percezione di qualcosa di drammatico. Ho pensato: è come stare appesi! È un’allegoria della nostra condizione, è quello che fino a oggi abbiamo prodotto per i nostri figli. Coltivare fuori terra è una soluzione in grado di produrre cambiamento, portare questa tecnologia all’interno della città rivoluziona il nostro modo di rapportarci al contesto urbano. Inserirla all’interno di un complesso abitativo spalanca scenari fino a poco tempo fa inimmaginabili. E perché non usare spazi inutilizzati, perché non riempire di orti i luoghi dismessi della città?”. Poiché assistiamo ormai da troppo tempo allo sfruttamento incondizionato delle risorse, progetti come questo hanno lo scopo di richiamare l’attenzione sulla rivoluzione verde in atto, con l’obiettivo di limitare il consumo delle risorse attraverso nuove tecniche virtuose ed eco-sostenibili. Per una Milano sempre più verde e a impatto zero.

OSSERVATORIO SALONE

SANTA GIULIA Corvetto

HANG. Seeding the future, Gruppo Building, Via Tortona 21

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GIRL POWER!

a cura di GIULIA MURA

Due differenti location – Superstudio in zona Tortona e il nuovo Alpha District a Portello – dedicano spazio alle ricerche sul tema ‘designer e donne’, entrambi con mostre collettive: una incentrata sul racconto del lavoro di 16 progettiste, l’altra sui temi di piacere, violenza e sessualità.

OSSERVATORIO SALONE

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er Superstudio questa inedita edizione settembrina è quella della rinascita: il nuovo concept introduce, infatti, un percorso ripensato e aperto a tutte le istanze progettuali, emerse nell’anno postpandemico, di concretezza, innovazione, leggerezza, sostenibilità, inclusività, interconnessione. Sono dodici le mostre curatoriali presentate, dedicate a temi di attualità come le icone del nuovo millennio, la creatività femminile, lo spazio domestico e l’intelligenza artificiale, le nuove tecniche di produzione, il vivere e lavorare open air, tra gli altri. Tra queste, in particolare, segnaliamo Donne & Design - Creatività al femminile, progetto collettivo a cura di Silvana Annicchiarico in cui progettiste di grande spessore, e molto differenti tra loro, presentano

i loro ultimi lavori in un intero padiglione a loro dedicato. Un evento importante, allineato al riconoscimento del valore della creatività della donna in molti campi e, in particolare, nel design e nell’architettura. La mostra vede la partecipazione di sedici designer, oltre alla presenza di una fantasiosa installazione di Paola Navone. Le progettiste coinvolte sono: Noemi Dotolo, Chie Mihara - Extroverso, Giannella Ventura - Extroverso, Priscilla Salmi, Adriana Lohmann, Chiara Caramelli Design Lab, Deanna Comellini, Ege Miray Kaman, Emiliana Martinelli - Martinelli luce, Germana Scapellato - waiting for the bus, Ilaria Marelli - IVV, Karolina Tylka, Licia Fusai, Luisa Benato Forky, Netta Ashery, Paola Navone - Midj in Italy, Yan Jiang Studio.

Selected

G.T.DESIGN, Kama Rosso Vivo

Noemi Dotolo, Pirtuso

Martinelli Luce, Cobra Scorpius

DEANNA COMELLINI

NOEMI DOTOLO

EMILIANA MARTINELLI

Designer e fondatrice di G.T.DESIGN, Deanna Comellini ha contribuito a innovare la visione del tappeto contemporaneo da oggetto decorativo a elemento architettonico, forte del suo approccio al design che da sempre è più artistico che industriale. A 20 anni dalla sua creazione, infatti, espone Kama, il primo tappeto progettato per raccogliere la luce. Lo fa con una inedita capsule collection composta da due nuovi modelli - Allegro a Piacere e Allegro con Brio - in quattro differenti varianti cromatiche: Blu Notte, Paglierino - assolute novità - e Bianco Luce e Polvere di Stelle, riedizioni dei colori originali. Realizzato in una ricca e densa fibra di viscosa tessuta a mano, Kama cattura la luce e la lascia fluttuare sulle sue trame.

La designer arianese fa rifiorire le maioliche della sua terra attraverso il progetto di exploring design Puozz’ Fiurì, che ha permesso di semplificare la sfarzosità dei decori ottocenteschi per dar valore alla purezza delle linee, all’imperfezione delle forme e al tanto caro tema del fatto a mano. Putrisino, Pirtuso e Quatrara (Prezzemolo, Foro e Ragazza in dialetto) sono tre prodotti nati nel 2019, alla fine del suo percorso di laurea al Politecnico di Torino, dallo studio di gestualità, riti e credenze arcaiche. Presentati per la prima volta all’interno di una mostra fisica, i prodotti sono il risultato di una ricerca teorica, storica e critica, nati con l’obiettivo di evolversi e trasmettere semplicità, gioia, ilarità e voglia di condivisione.

Architetto e designer, da sempre impegnata nell’azienda di famiglia, di cui oltre ad essere art director è anche presidente, ha ottenuto importanti riconoscimenti internazionali, come l’ADI Design Index, il Compasso d’Oro, l’IF Product Design e IF Product Design Gold. Al Fuorisalone 2021 presenta alcune delle lampade più significative del suo percorso di progettista: decorative, architetturali e outdoor. Tra queste troviamo L’amica, Amanita, Pulce, Civetta, Cobra Scorpius (lampada iconica della maison, disegnata dal fondatore Elio Martinelli, poi reinterpretata da Emiliana per il suo cinquantesimo anniversario).


Hysteria a sinistra: Hysteria, locandina, courtesy ufficio stampa

IL VIBRATORE DALLA PSICHIATRIA AL GRANDE PUBBLICO

1734

TREMOUSSOIR

1869

MANIPULATOR (dr. George Taylor)

1883 VIBRATORE ELETTROMECCANICO (dr. Mortimer Granville)

1899

VIBRATORE A BATTERIA

1902

VIBRATORE ELETTRICO (prod. Hamilton Beach)

OSSERVATORIO SALONE

Nato come progetto di marketing territoriale in una zona urbana multisfaccettata come quella del Portello, un tempo sede degli stabilimenti Alfa Romeo, Alpha District abbatte gli stereotipi legati alla condizione della donna, presentando la mostra collettiva open air Hysteria. Un progetto pensato per stimolare la creatività attraverso l’ideazione di opere contro i tabù e i luoghi comuni legati alla sessualità femminile. Fino alla seconda metà dell’Ottocento, l’isteria identificava una serie di malesseri e disagi psicologici erroneamente considerati appannaggio della sola figura femminile. Negli anni Ottanta del secolo, un medico britannico, il dottor Mortimer Granville, conquistò la celebrità inventando uno strumento brevettato per la sua cura, l’antenato del vibratore. Diventato poi oggetto d’eccellenza per il piacere sia maschile che femminile, questo oggetto è il punto di partenza di Hysteria – titolo, tra l’altro, di un divertente film del 2011 diretto da Tanya Wexler sul medesimo tema. Promosso da The Zen Agency e Magic America, il progetto ha al centro il lavoro di un selezionato gruppo di creativi, chiamati a disegnare un oggetto partendo ciascuno da uno specifico sex toy. Per quanto analizzi il tema della condizione femminile, non vede la sola partecipazione di designer donne, anzi: a esporre le loro opere sono anche designer uomini, o gruppi misti.

Valentina Cerra e Chiara Corbani propongono, con Biancodichina, The Shell, oggetto paper-porcelain a forma di conchiglia, emblema antichissimo di fertilità e femminilità, riflessione sui contenitori per riporre gli strumenti del piacere come decorazioni; Chendù (duo formato da Elisabetta Mariani ed Ernesto Cesario) lo specchio New Moon, strumento di conoscenza profondo e sensibile che disvela il mondo interiore attraverso quello esteriore; Libribianchi (Lorenzo e Simona Perrone) la scultura in gesso e metallo dorato Non è amore, legata al tema della prevaricazione, un cuneo che infierisce sul libro, travestito, con l’oro, da qualcos’altro, come il male che cerca di sedurre. Luca Cremona propone, invece, un kit di strumenti metallici, sette oggetti che denunciano la persistenza di un disagio e un imbarazzo sociale riguardo l’argomento; Miguel Reguero Venus, barattoli e piccoli contenitori in legno per spezie piccanti che con le loro forme richiamano piccoli oggetti del piacere; Nicole Muroni Ease, per chi si ama davvero, una serie di elementi scultorei, ognuno diverso ma tutti associabili alla naturalezza del mondo floreale. Pietro Sganzerla e Lorenzo Fabietti presentano una sculturapodio ispirata alla mantide religiosa, creatura ancestrale nota per la sua abitudine di mangiare il compagno dopo l’accoppiamento, considerata foriera di visioni del futuro; i designer di Testatonda (Nicolò Corigliano, Matteo Minello, Alessandro Scialdone e Valter Cagna) il tavolino TT01, parte della F4 Collection, che per l’occasione si sveste dei colori che lo hanno caratterizzato, per mostrarsi “nudo”, mentre Trepunti Studio (Davide D’Ambrogio, Valentina Gnocchi e Alessia Nobile) una collezione di diffusori che reinterpreta e parafrasa la diagnosi di un utero sempre alla ricerca di liquidi in tre movimenti essenziali – verso, intorno e oltre i confini delle esperienze sensoriali.

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NATURALE/ARTIFICIALE

Quella tra natura e artificio è una delle dicotomie più potenti della modernità. Tra le tante proposte di Salone e Fuorisalone, ne abbiamo selezionate alcune che riflettono proprio su questo tema.

OSSERVATORIO SALONE

LA FORESTA IN UNA STANZA

Nata a Bologna nel 1980, Gunilla Zamboni è la designer e decoratrice d’interni che si nasconde dietro la siglia Gupica. Il suo design colto e ricercato non teme l’ornamento e insegue ispirazioni diverse, dalla storia dell’arte alla natura. L’installazione site-specific che presenta all’interno del format Alcova, nell’edificio chiamato “Casa delle suore”, si intitola proprio De Rerum Natura e ha come elemento principe la collezione di lampade scultoree Aracea, disegnata per Visionnaire. Declinata in diverse varianti, la lampada ha un profilo che ricorda la forma delle foglie di alcune piante tropicali, con la luce che scorre come linfa lungo la nervatura centrale, stimolando la riflessione sul rapporto tra il regno della natura e gli oggetti frutto dell’ingegno dell’uomo. De Rerum Natura Gupica x Visionnaire Alcova Via Simone Saint Bon 1

EFFIMERO COME UN FIORE. O FORSE NO

Classe 1987, l’artista e designer polacco Marcin Rusak ha scelto fin dalle prime battute della sua carriera la natura come terreno di indagine privilegiato e i concetti di effimero e impermanente come guida. Da allora, colleziona, studia, cristallizza o distrugge una serie di elementi naturali, restituendo loro una nuova vita o, al contrario, trasformandoli in mere effigi di se stessi. Tra le altre cose, ha inventato delle formule che accelerano o arrestano il deperimento della materia organica vegetale, in particolare

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dei fiori esclusi dai circuiti di vendita, che in questo modo possono essere inglobati nelle superfici con l’aiuto di vari tipi di resine e utilizzati per realizzare mobili e oggetti funzionali. Unnatural Practice, la mostra a cura di Federica Sala allestita allo spazio Ordet, non lontano dalla Fondazione Prada, rappresenta un “frammento pietrificato” delle sue ricerche, passate e in corso, dai Perishable Vases alla recentissima serie di Protoplasting Nature. Un breve documentario, presentato in anteprima assoluta, permette di approfondire il suo percorso. Unnatural Practice Marcin Rusak Studio Ordet Via Adige 17

UN ERBARIO DI INTERNI

Il termine “erbario”, così come viene usato oggi, può indicare sostanzialmente due cose: una collezione di piante pressate ed essiccate, oppure una struttura museale dedicata alla loro raccolta completa e sistematica. In entrambi i casi, è implicito il concetto di identificare, classificare e conservare per il futuro. Sotto la guida della designer India Mahdavi, gli studenti del Master of Arts in Interior Architecture dello HEAD di Ginevra hanno seguito il medesimo principio e si sono impegnati nel realizzare un “erbario di interni”, prima catalogando e poi rivisitando una serie di iconici progetti di interiors. Tra questi c’è il Korova Milk Bar dove il protagonista del film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick trascorre le

serate con i suoi amici, preparandosi per l’ennesima notte di violenze. Un progetto nato all’interno di un’opera di fiction ma diventato rapidamente cult e riprodotto in diverse città del mondo. HEAD Genève & India Mahdavi, Herbarium of Interiors, Case study #2, The Milk Bar Alcova Via Simone Saint Bon 1

BOTANICA COLLETTIVA

Gli allestimenti progettati da Studiopepe per le ultime edizioni del Fuorisalone, dal cocktail bar clandestino proposto nel 2018 (Club Unseen) al percorso multisensoriale dedicato all’alchimia presentato la primavera seguente (Les Arcanistes), hanno lasciato i visitatori a bocca aperta. Non stupisce, quindi, che ci sia grande attesa per l’ecosistema narrativo che le due fondatrici dello studio, Chiara Di Pinto e Arianna Lelli Mami, hanno pensato per Officina Milano, il nuovo spazio multifunzionale di Mohd in via Mauro Macchi, a due passi dalla Stazione Centrale. Nel momento in cui chiudiamo questo Speciale sono noti soltanto il titolo, Botanica Collettiva, e il tema cardine, il rapporto tra design e natura. Botanica Collettiva Studiopepe per Mohd Officina Milano Via Macchi 82 a sinistra: Gupica per Visionnaire, Orizzontale 3 Aracea Lamp. Photo © Elettra Bastoni al centro: Marcin Rusak Studio, Protoplasting Nature 05 Chair. Photo © Marcin Rusak Studio sopra: Michel Giesbrecht & Alice Proux, Herbarium


CERAMICA 2.0

a cura di GIULIA MARANI

Innovativa, sostenibile, tecnologica, aperta alla contaminazione senza però dimenticare i saperi artigianali...è la ceramica che non ti aspetti, protagonista di quattro mostre. INTORNO ALL’ARCHETIPO DELLA TAZZA

impostate già da tempo. Tra i progetti esposti, frutto della creatività degli studenti, ci sono micro-unità abitative realizzate con materiali di recupero, tessuti intelligenti e impasti ceramici sperimentali, depuratori d’aria con filtri ceramici potenziati da nanoparticelle, strumenti stampati in 3D che rivisitano gesti antichi come la battitura del grano in chiave futuristica e protesi-contenitori indossabili. Terra al cubo – abitare il futuro Chiostri dell’Umanitaria Via Francesco Daverio 7

ARCHITETTURE "SENTIMENTALI"

Sono tazza di te! Casa museo Boschi Di Stefano Via Giorgio Jan 15

DALLA TERRA, PER LA TERRA

Dallo smart working al nomadismo digitale, passando per il “ritorno alla terra” con strumenti tecnologici di ultima generazione e attrezzi posizionati a fior di pelle o innestati direttamente nel corpo umano: Terra al cubo – abitare il futuro, la mostra organizzata dall’ISIA di Faenza e allestita ai Chiostri dell’Umanitaria si concentra su temi di grande attualità e sull’esplorazione di futuri possibili, tenendo come elemento di coesione l’arte della ceramica, che è centrale nelle attività dell’istituto e importantissima nella definizione del genius loci faentino e come faro le ricerche sull’ecodesign

Da Faenza a un altro centro nevralgico della produzione di ceramica artistica italiana: la cittadina ligure di Albissola, nelle cui fornaci vengono prodotti i modelli di architettura di Gianluca Peluffo. Da circa vent’anni, nello studio che fu di Lucio Fontana, il fondatore dello studio Peluffo & Partners realizza con le proprie mani questi oggetti materici in ceramica e bronzo, lavorando a stretto contatto con gli artigiani locali, da Danilo Trogu della Casa dell’Arte a Tullio Mazzotti e Adriano Bocca. A ospitare la rassegna dedicata all’architetto, e alla sua interessante attività collaterale, è

Tempo e luogo della materia (Costellazioni) Simposio Design Viale Umbria 49

GRCIC MEETS GHIRRI

A Brera, in una zona ad alta densità di showroom di design, le aziende del settore ceramico espongono la loro produzione più recente, in molti casi presentata al pubblico soltanto digitalmente per effetto della pandemia, all’interno di allestimenti d’impatto. A Casa Mutina, per esempio, la nuova collezione DIN disegnata da Konstantin Grcic, che rivisita il mosaico in chiave contemporanea secondo una specifica logica modulare, dialoga con una serie di fotografie di Luigi Ghirri provenienti dalla collezione del CEO Massimo Orsini, in un percorso espositivo curato da Sarah Cosulich. In un curioso ribaltamento dei ruoli, il prodotto diventa una sorta di “display” ceramico, o di dispositivo scenico, che va a valorizzare le opere del grande fotografo emiliano.

OSSERVATORIO SALONE

Prima di diventare la casa museo Boschi Di Stefano, cioè una delle dimore storiche più note di Milano e il luogo aperto alla cittadinanza che tutti conosciamo, la palazzina progettata da Piero Portaluppi al numero 15 di via Jan ha ospitato il laboratorio di ceramica di Marieda Di Stefano e la scuola da lei fondata nel 1962. Qui, una mostra promossa dall’associazione Dcomedesign e curata da Anty Pansera e Patrizia Sacchi riunisce oltre 80 interpretazioni di un oggetto di uso comune – la tazza – realizzate da progettiste donne, selezionate tra le oltre 300 proposte inviate in risposta alla call lanciata lo scorso marzo. Il percorso di Sono tazza di te! comprende anche le opere di 14 “special guest”, artiste e designer già affermate come Alessandra Baldereschi ed Elena Salmistraro, e due pezzi pensati per rendere omaggio alle socie onorarie Muky e Antonia Campi.

il nuovo spazio di Simposio Design, la realtà fondata nel 2020 dall’interior designer Luca De Felice. In mostra c’è anche la lampada Lady Galala, disegnata per Martinelli Luce, che deve le sue forme sinuose e i suoi colori vivaci ai paesaggi assolati del Medio Oriente.

Luigi Ghirri – Between the Lines Casa Mutina Via Cernaia 1a a sinistra: Sabrina Sguanci, Curala, courtesy dell’artista al centro in alto: Cucù, progetto di Eugenio Lo Turco per l'ambiente di lavoro contemporaneo al centro in basso: Gianluca Peluffo, Tempo e luogo della materia sopra: Casa Mutina, photo Delfino Sisto Legnani

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NUOVI RITI a cura di FLAVIA CHIAVAROLI

Impossibile pensare che le piccole e grandi ossessioni di ognuno non abbiano risentito del cambiamento negli stili di vita imposto dalla pandemia. Altrettanto impossibile è, però, pensare che il design non si muova sempre un passo più veloce del pensiero. Abbiamo scelto una serie di esposizioni che, in modo diverso, suggeriscono direzioni possibili per i nostri nuovi, personalissimi, rituali quotidiani.

OSSERVATORIO SALONE

MARMO E ARTI DELLA TAVOLA

Dieci designer sono stati invitati dall’azienda Marimar a presentare la loro idea di Convivium intorno a uno stesso tavolo, quello allestito dal curatore Davide Fabio Colaci. Grazie all’amplissima scelta di marmi e graniti a disposizione e alla sapienza artigiana con cui si sono potuti confrontare, i progettisti hanno dato interpretazioni molto diverse della convivialità allo stato attuale. Ci sono riti ancestrali, come quello di Matteo Agati con il suo Rompinoci, oggetti fortemente simbolici come Due di Federico Angi o Suffit di Maddalena Selvini. Giorgio Bonaguro sperimenta l’unione di due materiali tradizionali per la Cupola, Gustavo Martini realizza una piccola architettura con Pivo’, Ronald Sasson mette in atto un gioco di Aequilibrium mentre Analogia project e Philippe Tabet maneggiano la policromia marmorea con armonia. Flatwig Studio crea un’ode all’Uovocomune con il marmo rosso di Verona, Eligo Studio orna la tavola con silhouette in onice policroma. Materie prime eterne per rituali in continua evoluzione. Convivium Design Republic Via della Chiusa 10

METTERSI IN GIOCO

Isola Design District propone Playful, Young, Design, una grande collettiva che dal 5 al 10 settembre trasforma le sale della Stecca 3.0 in un luogo per tutti, grandi e piccini. Al piano terra si dà voce ai giovani designer del workshop di Design for Kids Synthesis del Politecnico di Milano, che spaziano dai giochi ai complementi d’arredo lavorando sulla connessione tra genitori e figli e sulla stimolazione della creatività analogica e esperienziale. Al piano superiore la Design Community del distretto, che lavora tutto l’anno, costruisce living frames con gli oggetti e complementi di arredo già individuabili nella piattaforma digitale. Un modo per toccare finalmente con mano le creazioni dei giovani designer internazionali. Il percorso si estende anche all’esterno dell’edificio con l’area lounge e il pop-up bar allestito dalla designer e artista Mariadela Araujo, una serie di installazioni come il muro verde Poki di Idita, elementi di arredo da esterni e, soprattutto, la possibilità di coinvolgere direttamente i più piccoli nella Milano Design Week con workshop tematici proposti da Pop Lab. Playful, Young, Design Stecca 3.0 Via de Castillia 26

COSÌ VICINI, COSÌ LONTANI

Sette tra i progetti dei neodiplomati dell’anno accademico 2020/21 della NABA sono stati selezionati tra quelli presentati da oltre 300 scuole di design di tutto il mondo per essere esposti nel contesto di The Lost Graduation Show, la mostra dedicata ai giovani designer neodiplomati, curata e ideata da Anniina Koivu nell’ambito del Supersalone. Gli studenti hanno cercato di rispondere ad alcune delle criticità del mondo contemporaneo, per esempio l’interazione nello spazio pubblico urbano. Uno sull’altro, firmato da Giacomo Quinland, riflette sulla sovrappopolazione e l’overtourism – fenomeno che è stato rallentato dalla pandemia, ma sta già tornando a farsi notare – immaginando, con una certa dose di provocazione, una spiaggia con lettini a castello. Circle, di Giulia Braglia, è una struttura urbana amovibile che permette agli utenti di avvicinarsi e distanziarsi a piacere, a seconda delle necessità. NABA – Nuova Accademia di Belle Arti @ The Lost Graduation Show Supersalone, Rho Fiera a sinistra: Gustavo Martini, Convivium, photo Claudia Fabbri in alto: Noah, Living modulares sofa, credit Jungmin Ryu Green Giacomo Quinland, Uno sull'altro

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Orografie, la casa mobile Progettare le nuove funzionalità, disegnare le nuove abitudini. La mostra di Orografie, brand fondato da Giorgia Bartolini con Vincenzo Castellana come art director, Ko Sliggers per la grafica e Domitilla Dardi per la lettura critica, fa parte della rassegna Design Variations e mette in luce attraverso 15 progetti, opera di 15 designer diversi, le futuribili possibilità del nostro quotidiano. A renderle tangibili, dando vita a risultati insospettabili, sono l’abilità delle maestranze siciliane e le materie prime locali: legno di castagno, basalto e pietre laviche, ceramica.

LE PROPOSTE DEI DESIGNER PER UN NUOVO QUOTIDIANO

OSSERVATORIO SALONE

Elena Salmistraro reinterpreta il mito di Efesto in un coffee table elaborato, matericamente e formalmente eterogeneo, unico. Molto diverso l’approccio al tavolino di Martinelli Venezia Studio, che con T1 e T2 disegna dei “normografi dello spazio domestico” in pasta di legno con formatura in CNC. L’iperconnessione è ormai abitudine, e lo smartphone ci accompagna nei nostri riti quotidiani, tanto che l’Allodola di Francesco Faccin gli costruisce attorno un elegante servo muto, il Triplex di Andrea Branciforti gli dà il posto d’onore sui centrotavola, Tramè di Davide Frattini Frilli gli costruisce un supporto che restituisce all’utente la propria immagine per far sì che non si perda nella rete…

NOMADISMO E IPERCONNESSIONE

Ci sono tende che celano tavolini per restituire la privacy all’utente, come nel caso del tavolo-gazebo Trisola di Gaetano Di Gregorio, e tendaggi che snelliscono mediante il tessuto la presenza massiva dell’armadio, come fa Luigi Patitucci con il suo Voyeur. Perde convenzionalità anche la mise en place con Giano di Antonio Iraci, che unisce la pietra lavica e le nuove esigenze culinarie, tanto quanto guadagna valore il paesaggio domestico con le varianti fitomorfiche di Tavo’ di GiulianoFukuda, o forza simbolista con lo sgabello Matto di Anna Polisano. Il duo Standa realizza con Trab un sostegno multifunzione che lascia ampio spazio di espressione alle proprie piccole manie, tanto quanto Minuti di Livia Stacchini, una dei tre designer selezionati dal workshop svoltosi in occasione di EDIT Napoli 2020, ci permette di realizzare la nostra iconica, e personalissima, Wunderkammer. Con la stessa fluidità Linda Salvatori disegna Amonì, il suo servo muto portatile. Lo sport è, come l’ozio, il re del nostro tempo libero domestico, ed entrambe queste ritualità si ritrovano nelle cinque sedute – Segni di Lanzavecchia+Wai, eleganti ed essenziali, come nelle inaspettate combinazioni della famiglia di prodotti M’AMA di Barbi/Brunone: gli hula hoop accerchiano lo specchio, il pouf cela la semisfera per fare pilates…

Livia Stacchini, Minuti, Orografie 2021

Orografie @ Design Variations Palazzo Litta, Corso Magenta 24

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SUPERSALONE

I

l visitatore passeggia all’interno di un allestimento insolito, sviluppato verticalmente, con i prodotti che le aziende hanno continuato a creare nei 18 mesi appena trascorsi sospesi e “agganciati” alle pareti. Un oggetto stimola la sua curiosità, lo inquadra con lo smartphone inquadrando il QR code abbinato e riceve una serie di informazioni, dalle caratteristiche tecniche al prezzo, assimilate le quali potrà decidere se metterlo direttamente nel carrello oppure fare alla vecchia maniera – cioè chiacchierare con le persone presenti nello stand, ragionando su un futuro acquisto attraverso canali più tradizionali. È questa, a grandi linee, la visitor experience che aspetta chi varcherà le porte della fiera di Rho per vedere il Supersalone targato Stefano Boeri. Un’edizione “di sopravvivenza”, dopo la pandemia e varie tempeste che hanno travolto anche i vertici del Salone (l’insediamento della nuova presidente è recente: si tratta di Maria Porro, una giovane donna in un ambiente tradizionalmente maschile senza però essere una outsider, essendo cresciuta nella famiglia fondatrice dell’omonima azienda di arredamento), ma soprattutto una proposta radicalmente nuova che si rivolge in primo luogo al grande pubblico e che va a sostituire, una tantum, la manifestazione che conosciamo.

DIGITALIZZAZIONE ED ECONOMIA CIRCOLARE

Con un numero di espositori logicamente inferiore rispetto ai livelli pre-Covid – si parla di 423 brand e 50 designer indipendenti – il nuovo format rappresenta comunque un importante banco di prova su cui testare soluzioni innovative che potranno, forse, essere sfruttate anche in seguito, per esempio nell’edizione del 60esimo anniversario, nell’aprile del 2022. La prima parola d’ordine è, appunto, “phygital”, termine che indica il collegamento tra digitale e mondo fisico: oltre alle soluzioni di ecommerce di cui abbiamo già parlato, e al biglietto di ingresso acquistabile soltanto online, c’è un nuovo sito con un approccio narrativo che propone una serie di approfondimenti sul mondo del design e permette di se-

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in alto: Supersalone, rendering delle aree comuni. Courtesy Salone del Mobile Milano a destra: Ospiti inaspettati. Case di ieri, Design di oggi. Casa museo Boschi Di Stefano, 2010 Photo Pasquale Formisano

IL SUPERSALONE ECCOLO QUA di GIULIA MARANI

A Rho Fiera, sotto la Vela disegnata da Massimiliano Fuksas, va in scena un format molto diverso da quello a cui siamo abituati. Ha un nome che ricorda i supereroi dei fumetti e che può suonare un tantino presuntuoso, ma permette di avviare una riflessione sul futuro degli eventi fieristici, testando una serie di soluzioni a metà strada tra analogico e digitale.


PRESENZE

423 50 BRAND

DESIGNER INDIPENDENTI

C O 2 R I S P A R M I ATA

1.125. kg

000

LE NUOVE STRADE DEL DESIGN "GIOVANE"

Il programma prevede una serie di talk, mostre, proiezioni a cura del Milano Design Film Festival, momenti gastronomici con gli chef di Identità Golose, nello stile di una kermesse popolare. Non manca la consueta finestra sulla creatività dei giovani, con le loro risposte alle questioni più pressanti poste dal design contemporaneo: al posto del Salone Satellite, che tornerà la prossima primavera, c’è un contenitore curato da Anniina Koivu che raccoglie 170 progetti di studenti diplomatisi tra il 2020 e il 2021 in 48 scuole di design internazionali, permettendo loro di recuperare i “graduation show”, cioè le mostre di fine anno, cancellati per colpa della pandemia.

G R A D UAT I O N S H OW

170

PROGETTI DI STUDENTI da

48

SCUOLE DI DESIGN INTERNAZIONALI

L’ADI Design Museum si invita in fiera con un percorso espositivo curato da Nina Bassoli e dedicato all’oggetto che forse più di tutti rappresenta un biglietto da visita per i designer: la sedia. Il titolo in inglese, Take Yor Seat, può essere inteso come “siediti”, in senso letterale, ma anche come “prendi posizione”, poiché un oggetto apparentemente banale come la sedia riflette l’organizzazione politico-sociale e i paradigmi culturali del tempo in cui viene disegnata e prodotta, aspetti che possono essere dedotti e ricostruiti analizzandone le linee, la scelta dei materiali o gli accorgimenti tecnici. In mostra nei padiglioni della fiera, 30 sedute insignite del Compasso d’Oro, dagli anni del boom economico al recentissimo passato, e oltre 100 menzioni d’onore, mentre una sezione “extra” – chiamata The Fifth Quarter – attende i visitatori all’interno del museo. Take Your Seat. Conviviality of the Chair In fiera e in Piazza Compasso d’Oro, 1

SUPERSALONE

guire in streaming alcuni degli eventi previsti dal palinsesto. La seconda è sostenibilità, poiché tutte le scelte legate ai materiali sono state fatte in un’ottica di economia circolare, in collaborazione con un esperto di questi temi come il designer tedesco Lucas Wegwerth, in modo da permettere il recupero degli allestimenti e risparmiare all’atmosfera l’emissione di 1,125 milioni di chilogrammi di CO2. Gli alberi presenti in fiera, anch’essi una novità, saranno ripiantati al Parco Nord a fine evento.

Il Salone e la Citt

Alla Triennale, quest’anno avamposto del Salone del Mobile, una mostra curata da Mario Piazza racconta, a partire da materiali d’archivio, gli “sconfinamenti” della manifestazione in città e le numerose produzioni culturali – mostre, spettacoli, performance, installazioni, campagne pubblicitarie – che, dal 1961 a oggi, hanno accompagnato l’evento fieristico creando legami tra la comunità del design internazionale e i milanesi. Un modo per ricordare gli interventi di quattro generazioni di creativi sul tessuto urbano, e insieme per ripercorrere le oscillazioni dell’opinione pubblica e del gusto: dalla valorizzazione dell’artigianato alla nascita dello “stile italiano”, dalla cultura del cibo alla presa di coscienza della crisi climatica e della finitezza delle risorse. il Salone / la Città Triennale Milano Viale Alemagna 6

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DOPO LA PANDEMIA di FLAVIA CHIAVAROLI

L’esperienza, inedita e devastante, che il mondo intero ha vissuto nell’ultimo anno e mezzo ha lasciato una serie di postumi. Aprendo, o riaprendo, altrettante traiettorie di ricerca.

POSTPANDEMIC

I

l dibattito sul cambiamento che la pandemia di SARS Cov-2 avrebbe apportato alle nostre vite ha seguito molto rapidamente lo shock iniziale delle nuove abitudini che i lockdown e le misure di sicurezza hanno bruscamente introdotto. La gestione del tempo, la digitalizzazione delle nostre vite oltre che dei processi produttivi, la concezione dello spazio pubblico tanto quanto la revisione drastica degli equilibri interni dei microcosmi abitativi, tutto cerca oggi risposte molto più specifiche e dirette di quanto non imponesse già la crisi climatico-ambientale. Questo ha aperto riflessioni di cui cominciamo solo ora a percepire i confini, ma che non sono sfuggite alle menti creative – ai designer – che hanno spinto la propria, spesso provocatoria, ricerca verso temi che destabilizzano, invitano a uscire dalla zona di comfort, impongono una presa di coscienza.

LA DIGITALIZZAZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI

Una delle questioni chiave del dibattito internazionale è la necessità di recuperare il know-how locale, la sapienza artigiana, che sembra esser stata scalzata dalla digitalizzazione dei sistemi di fabbricazione. Ma è davvero così? O forse bisogna interiorizzare, finalmente, la concezione della stampante 3D, tra le varie, come uno strumento tanto quanto lo è stato, ed è ancora, lo scalpello? La Nov Gallery di Carouge, in Svizzera, presenta all’interno di Alcova la collettiva Tech Craft: otto designer/studi sono stati invitati a dar forma proprio all’idea che lo strumento digitale è un supporto e non un sostituto del pensiero creativo, capace peraltro di guardare oltre il mero disegno funzionale, puntando a una reale sostenibilità dei materiali scelti e della gestione delle produzioni.

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Matilde Patuelli, A Story of Control. Photo Iris Rijskamp


DESIGN POST-APOCALITTICO

POSTPANDEMIC

C’è chi pensa già oltre l’apocalisse, una “fine del mondo” ben diversa da quelle dei film e dei romanzi che potrebbe arrivare per colpa della stessa azione dell’uomo. I designer selezionati dal Centro per la Creatività (CzK) di Lubiana per la collettiva [Tunnel29] – Il design per un mondo post-apocalittico (al SuperDesign Show, in via Tortona 27) immaginano un’era cupa e distopica in cui il design ha come materia prima gli scarti, i resti della catastrofe climatica e sociale da noi innescata. I trenta prodotti proposti dovrebbero, nelle intenzioni dei progettisti, permettere all’uomo di far fronte ai bisogni primari: abitare, muoversi e nutrirsi. Le risorse a cui attingere sono plastiche di scarto, specie vegetali invasive, mentre le tecniche produttive sono accessibili (“fai da te”, pollai che provvedono al proprio approvvigionamento, bottiglie intrecciate per facilitare il trasporto dell’acqua, tra gli altri). L’ode all’imperfezione come spunto di riflessione viene letta in maniera diversa, ma non meno provocatoria, da Ignacio Subías Albert che nelle sue Artificial Wastlands (sempre presso Alcova) si sofferma sull’imperante – e del tutto irrealistica – necessità di ostentare la perfezione come sinonimo di controllo totale, anche sulla natura. Come immagine simbolo di quest’idillio impossibile sceglie i prati di erba corta, apparenti giardini dell’Eden che nelle sue installazioni si convertono nel più aberrante degli ossimori: i suoi prati brutti, rovinati, vissuti, sono in realtà di plastica. Idealmente perfetti, falsamente reali.

Tojo.i.to, Everglow Garden Fireplace. Photo © Kleme Ilovar

NESSUNO RESTI (PIÙ) INDIETRO

Partendo da patologie cliniche come il disturbo bipolare o la demenza, i designer accendono in maniera molto diversa, ma sempre diretta, il dibattito sulla necessità di trovare soluzioni semplici e tangibili per coloro che, spesso, non si sa come aiutare. Durante la pandemia, molte delle persone affette da malattie croniche o problemi psichiatrici hanno patito in maniera particolarmente intensa il cambio radicale di abitudini. Matilde Patuelli, ricercatrice presso la Design Academy di Eindhoven,

ha sviluppato A Story of Control, un progetto di storytelling “fisico” che attraverso un atipico playground ci accompagna nella comprensione delle tre dimensioni del modello bipolare. Annie Lywood, designer e fondatrice di Bonnie Binary, con Anna Blumenkranz, è stata selezionata dal WORTH Partnership Project (il suo e gli altri progetti del programma vengono presentati online su Fuorisalone.it) per il suo Interactive

Vibro-Tactile Cushion: un “cuscino vibro-tattile intrerattivo” che mette a frutto, in maniera semplice e intuitiva, la eTextile Technology sviluppata da Maurin Donneaud. Si tratta di una superficie sensoriale eterogenea che risponde agli stimoli dell’utente emettendo un’ampia gamma di vibrazioni rilassanti, e permette a chi soffre di demenza di contenere efficacemente gli stati d’ansia provocati dalla malattia.

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ARTIGIANATO + PERFORMANCE =

NUOVE CONVIVIALITË URBANE di GIULIA MURA

a parola d’ordine di quest’anno? Flessibilità! Con questa premessa, nella più-unicache-rara edizione 2021, designer e distretti hanno proposto eventi, ricerche, installazioni che rispecchiassero proprio questa “voglia di condivisione e relazione tra addetti ai lavori e pubblico, fondamentale per restituire un’esperienza diretta a supporto del digitale”, per dirlo con le parole di Paolo Casati, il curatore del Fuorisalone. Via libera, insomma, alla sperimentazione di nuove forme di convivialità urbana.

PROGETTI

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LA POTENZA DEL GESTO

Ecco allora che 5VIE, distretto del centro storico meneghino, sceglie di proporre nei suoi eleganti cortili, palazzi, showroom, concept store, atelier e gallerie non solo contenuti espositivi, ma anche atti performativi. Comunicando un messaggio preciso: l’azione. La settimana del Supersalone vede, infatti, nel contesto più ampio della celebrazione della figura di AG Fronzoni (1923-2002) – progettista, educatore e pensatore italiano, la cui eredità intellettuale è oggi più che mai attuale – una serie di eventi che puntano a coinvolgere direttamente il pubblico. L’headquarter in via Cesare Correnti e il SIAM in via Santa Marta, per esempio, ospitano iniziative sitespecific condotte da quattro designer d’eccezione: Jorge Penadés, Sara Ricciardi, Francesco Pace (Tellurico) e Richard Yasmine.

SARA RICCIARDI E JORGE PENADÉS: IL PANE COME METAFORA

La beneventana Sara Ricciardi, che si è fatta conoscere per il suo approccio spiccatamente narrativo e ha all’attivo una serie di progetti dalla forte componente sensoriale, ha pre-

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Nuove forme esperienziali accompagnano le proposte di Palazzo Litta, che anche quest’anno accoglie le Design Variations con l’intervento site specific di Aires Mateus, e il distretto 5VIE, in cui un gruppo di designer internazionali lavora sul tema delle azioni urbane con esposizioni-evento dal forte carattere performativo.


parato un evento itinerante nelle vie del quartiere. “Si tratta di una vera e propria azione performativa, che utilizza la dinamica del lavoro di strada per riappropriarsi dello spazio pubblico”, ci ha raccontato in anteprima. “Ecco perché ho proposto, invece di un’installazione statica o un singolo oggetto, una serie di carretti, gli ‘urban traders revolution’: c’è il venditore di pane barocco o il venditore di frecce di cupido, che distribuisce fiori e poesie. Abbiamo stampato anche delle banconote apposta! Insomma, 5VIE si trasforma in una banca in cui scambiarsi cultura, in cui spingere l’immaginario, dove materia e spazio si fanno espressione collettiva”. Il progettista madrileno Jorge Penadés invece, sotto la curatela di Maria Cristina Didero, propone Looks Like Magic!, un progetto sulla trasformazione della materia originata sfidando la pratica artigianale tradizionale. Per cinque giorni, il designer in persona, affiancato dal suo team, realizza oggetti diversi per scala e tipologia utilizzando un nuovo materiale – il Textile Clay – ottenuto a partire

dalla trasformazione degli scarti tessili recuperati all’interno delle lavatrici usate dalle lavanderie industriali. Il materiale viene poi trasformato grazie a un metodo di lavorazione antico simile alla preparazione del pane. Giorno dopo giorno, si crea una collezione di pezzi unici in linguaggi altrettanto unici, un’edizione limitata definitiva: più il processo è istintivo, più diventa immaginativo, più diventa, insomma, progettato.

UNA SPIAGGIA NEL BAROCCO

L’esposizione corale Design Variations torna negli spazi di Palazzo Litta, in Corso Magenta 24. Il Cortile d’Onore dello storico edificio meneghino è stato reinterpretato dagli architetti Manuel e Francisco Aires Mateus dello studio portoghese Aires Mateus con il progetto Una spiaggia nel Barocco. L’obiettivo? Celebrare la ritrovata socialità e l’incontro tra le persone. Raccontano Caterina Mosca e Valerio Castelli, fondatori di MoscaPartners che cura l’operazione: “Abbiamo confermato lo Studio Aires Mateus, che lo scorso anno non ha potuto re-

alizzare l’installazione prevista. Si trattava di una distesa d’acqua che, nella loro intenzione, avrebbe dovuto ricoprire l’intero cortile del palazzo, e che avrebbe espresso per contrasto la necessità di un mondo più silenzioso. Dopo un anno e mezzo di ‘silenzio’ forzato, abbiamo deciso di cambiare strada e abbiamo chiesto loro di creare un luogo che invitasse alla socialità e all’incontro”. Attraverso un gioco di contrasti rispetto allo spazio in cui si inserisce, la “spiaggia” sottolinea il desiderio di festa e di rinnovata coesione, attraverso una visione metafisica e culturalmente significativa: la provvisorietà dell’opera rispetto alla permanenza del contenitore, l’ossimoro tra la leggerezza visiva e la formalità culturale del luogo, i colori in contrasto con la sobrietà dei materiali, la diversità come elemento che fa la differenza, divertendo.

PROGETTI

sopra: Design Variations, Beach in the Baroque by Aires Mateus a sinistra: Sara Ricciardi, ritratto di Sirio vannelli, interior Palazzo Marella per Marella, 2019

Jorge Penadés, Looks Like Magic! Via Cesare Correnti, 14 Design Variations Palazzo Litta, corso Magenta 24

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NEXT GENERATION EU (E OLTRE...) di GIULIA MARANI

i che cosa sarà fatto il design di domani? Difficile rispondere con precisione a questo interrogativo. Se c’è un quartiere di Milano dove andare a cercare indizi, però, magari dopo aver fatto un giro in fiera per vedere la mostra The Lost Graduation Show curata da Anniina Koivu e dedicata alle scuole di design, è certamente l’Isola. Qui, nei suoi cinque anni di vita, l’Isola Design District è andato via via specializzandosi nell’accompagnare i giovani progettisti, offrendo loro una vetrina analogica e digitale e una serie di iniziative dedicate. “La nostra mission all’inizio era quella di offrire spazi accessibili a realtà emergenti durante la Milano Design Week per dar loro l’opportunità di esporre e rendere visibili i propri lavori” spiega ad Artribune il project manager Gabriele Cavallaro “A qualche anno di distanza l’obiettivo è rimasto identico, ma le opportunità che offriamo ai designer nella nostra community si sono moltiplicate. Abbiamo prima allargato i nostri confini prendendo parte alla Dutch Design Week di Eindhoven – quest’anno sarà la nostra terza volta in Olanda – e poi, poco dopo la notizia della cancellazione di Salone e e Fuorisalone dello scorso anno, abbiamo deciso di investire tutte le nostre risorse su una piattaforma digitale che andasse oltre i limiti temporali e geografici dell’evento. Questo, però, è solo l’inizio di un percorso che speriamo ci porti a diventare un punto di riferimento per i designer del futuro”. Obiettivo che il distretto cerca di raggiungere anche attraverso gli Isola Design Awards e le Design Classes, micro corsi riservati agli studenti di design e ai giovani laureati che affrontano argomenti spesso esclusi dai programmi delle accademie ma importantissimi per chiunque voglia lanciare il proprio progetto e gestirlo a tutto tondo, dalla prototipazione alla fotografia e al marketing digitale.

YOUNG DESIGN

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I giovani designer sono curiosi, si muovono con agio sulla scena internazionale e non hanno paura di avventurarsi in territori ibridi alla ricerca di tecniche e materiali alternativi e più rispettosi della natura. All’Isola hanno trovato una casa.


NUOVI MATERIALI A PARTIRE DAGLI SCARTI

YOUNG DESIGN

in alto: Paula Camiña Eiras, MA in Biodesign in basso: Blast Studio, Used coffee cups transformed into artefacts thanks to technology and nature

Il “di cosa sarà fatto” contenuto nella domanda iniziale è d’altronde da intendersi in maniera piuttosto letterale, perché i progettisti di nuova generazione sono sempre più interessati ai materiali, specie in ottica green, e non disdegnano la frequentazione dei laboratori di biologia, oltre che delle fabbriche o dei fablab. “Creare alternative a materiali inquinanti come la plastica monouso, ad esempio, partendo da batteri, funghi o alghe, oggi a molti sembra fantascienza”, precisa ancora Cavallaro “Invece è realtà, e tra i nostri obiettivi c’è quello di riuscire a matchare designer e aziende realmente interessate alla sostenibilità dei propri prodotti, per fare in modo che la ricerca non rimanga fine a se stessa ma possa portare questi materiali nelle case delle persone attraverso oggetti di uso quotidiano”. Un risultato che è già stato raggiunto, per esempio, dal designer campano Pietro Petrillo, che nel 2017 ha brevettato il suo Keep Life – un materiale simile al legno realizzato a partire dai gusci della frutta secca, con l’aggiunta di un legante privo di sostanze nocive e formaldeide – e oggi presenta nell’ambito della collettiva Materialized, allo Spazio Gamma di via Pastrengo, una serie di nuovi pezzi prodotti con la startup che porta lo stesso nome.

A LEZIONE DI BIODESIGN

All’interno della stessa mostra sono esposti i lavori degli studenti del nuovo master in Biodesign di Central Saint Martins, una delle accademie di design più quotate al mondo, nato con l’obiettivo dichiarato di formare la prima generazione di biodesigner, professionisti in grado di attingere a due cassette degli attrezzi, quella del progettista classico e quella dello scienziato, e di imparare della natura per innovare in maniera sostenibile. “Gli studenti esplorano un ampio numero di traiettorie di ricerca, a conferma del fatto che è in atto un cambiamento di paradigma e che ci si sta muovendo nella direzione di un design sempre meno human-centered”, spiega la direttrice Nancy Diniz, attiva nel biodesign anche con il suo studio bioMATTERS “Usano cellule provenienti da diversi sistemi viventi

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MASTER IN BIODESIGN DELLA CENTRAL SAINT MARTINS: GLI STRANI MATERIALI UTILIZZATI DAGLI STUDENTI APPENA LAUREATI LUIS UNDRITZ Fitoplancton

EMILY ROSCOE Nanocristalli di cellulosa

CASSANDRA QUINN Lino

PAULA CAMIÑA EIRAS Cotone

YOUNG DESIGN

CINZIA FERRARI Cianobatteri

JULIA JUECKSTOCK Microbi

TAHIYA HOSSAIN Muffe melmose

KIT ONDAATJE ROLLS Colture cellulari

ELEONORA ROMBOLÀ Alghe e licheni

MEIQI PENG Funghi

YONGFAN LU Caseina

CAROLINA KYVIK RUIZ Legumi fermentati

MARGOT MASSENET Candele bioricettive 24

come il micelio, i lieviti o alcune specie che punta alla creazione di sinergie di alghe, e trovano il modo di bio-intra talenti di ambiti diversi per rigegnerizzarle generando benefici per spondere in maniera innovativa all’el’uomo in vari ambiti, dalla salute alla mergenza ambientale. Il suo progetto produzione di cibo, passando per l’ideHyphae Hues parte dalla constatazioazione di nuovi tessuti ne che l’industria della moda è tra o l’architettura”. Il le più inquinanti in assoluto, ed primo anno di vita esplora la possibilità di sostituidel corso, in piena re i coloranti di origine chimica pandemia, non è normalmente utilizzati nel setstato una passegtore tessile con una tintura giata: “Garanti“viva” prodotta dai funghi re agli studenti che può essere coltivata diquello che è un rettamente sui tessuti. La po’ il nostro galiziana Paula Camiña Eivanto, cioè la ras si è concentrata su due possibilità di problemi della sua terra portare avanti – il progressivo abbandono attività di ricerca audella lavorazione dei tradizionali catonoma in laboratorio, è nestri di vimini per carenza di pianstato incredibilmente difte di salice, spazzate via progressivaficoltoso in quelle circomente insieme agli ecosistemi che le stanze. Abbiamo dovuto ospitavano, e la necessità di smaltire preparare materiali digrandi quantità di gusci di crostacei gitali, fruibili a distan(circa 602 tonnellate ogni za, che spiegassero agli anno, uno spreco colosstudenti come allestire sale e una minaccia ciascuno il proprio laper l’ambiente) – e boratorio domestico, e ha preso i cosiddetseguirli passo passo ti due piccioni con in questa avventuuna fava creando ra. È stato anche un nuovo mateper loro un test di riale biodegraresilienza e adatdabile, e abbatabilità. Detto ciò, il stanza flessibile Keep-Life, Eduardo Design Espresso risultato di questi 15 da poter essere mesi così strani e tumultuosi è davvero utilizzato per produrre cesti e attrezstupefacente”. zi da pesca secondo le tecniche tradizionali, a partire dalla chitina contenuta proprio negli esoscheletri degli I PROGETTI IN MOSTRA: artropodi. Eleonora Rombolà, laurea FUNGHI TINTORI E ROSSETTI al Politecnico di Milano prima di un ALGA-BASED Erasmus a Eindhoven e del master a La giovane designer americana Central Saint Martins, presenta inveJulia Juestock, che in una serie di ce Alga-Lip, una collezione di rossetmanifesti affissi anche nella metroti interamente prodotti a partire da politana di Londra invitava a rifletmicroalghe. tere sulla “maggioranza invisibile” e utilissima rappresentata dai microMaterialized bi, ha collaborato con il gigante del Spazio Gamma lusso LVMH nell’ambito dell’iniziatiVia Pastrengo 7 va Maison/0 per il lusso rigenerativo,


Progetto dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, ideato e sviluppato coerentemente alle linee guida dell’Azione 10.5.1 del POR Calabria FESR/FSE 2014-2020, prevedendo azioni indirizzate all’innalzamento dei livelli di competenza, di partecipazione e di successo formativo per gli studenti di diverso ordine e grado. Realizzato con il supporto della Presidente dell’Accademia, Francesca Maria Morabito, la supervisione del Direttore dell’Accademia e Responsabile Scientifico, Prof.ssa Maria Daniela Maisano, del Direttore Artistico Prof. Francesco Scialò e il coordinamento di Daniele Sandro Politi.

A Reggio Calabria un ponte tra la formazione e le professioni dell’arte

Studio nelle cinque dimensioni - workshop di Gian Maria Tosatti, a cura di M. Francolini

Materiali d'uso comune si trasformano in accessori moda workshop, a cura di D. Correnti e C. Cardillo

Le ceramiche di Seminara - workshop con Stefania Pennacchio e Claudio Pieroni, a cura di S. Manuardi From the street to the walls - workshop di StenLex, a cura di M. Francolini

Percorsi di Storia della Moda - seminario con ospiti Santo Versace, Regina Schrecker, Taylor Mega, a cura di P. Lettieri

Il Laboratorio dello Stretto è un ponte tra la formazione e il professionismo. Pensato per estendere il campo di ricerca, della produzione e della didattica dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, entro processi di apprendimento volti a far luce su una nuova pluralità dei mestieri all’interno del mondo dell’arte contemporanea. Le proposte, attraverso seminari e workshop, sono state organizzate sia in modalità on-line che in presenza. Il Punto di partenza? I soggetti, i professionisti invitati a dialogare e lavorare con gli allievi attraverso l’acquisizione ed esperienze specifiche sono stati individuati all’intersezione tra ambiti complementari come Moda-Design-Street-Art-Opere Ambientali per garantire una diversificazione dell’offerta formativa extracurriculare. Sono stati ospiti virtuali del Laboratorio, personalità come Santo Versace, Gai Mattiolo, Bruno Piattelli, Pier Paolo Calzolari e Peppe Morra. Dal vivo, gli allievi hanno potuto lavorare in presenza con il duo internazionale StenLex e l’artista di chiara fama Gian Maria Tosatti. Altri e nuovi progetti continueranno l’azione di ampliamento didattico messa in campo dal Laboratorio dello Stretto.

Delocalizzazioni ... e molti altri eventi ancora. workshop con Claudio Pieroni e Zeroottouno, a cura di F. Benedetti


CHEERFULLY OPTIMISTIC ABOUT THE FUTURE di GIULIA ZAPPA

FOCUS ON

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esigner della rarefazione, maestro della luce che ha fatto del minimalismo in campo illuminotecnico una cifra scultorea mai severa ma sempre enigmatica, Michael Anastassiades sbarca al Supersalone in una veste inedita. A essere sotto i riflettori non sono, almeno per il momento, le sue ultime creazioni in campo industriale, quanto la mostra monografica – la prima mai presentata in Italia – che la Fondazione ICA consacra al suo percorso di ricerca creativa. Cheerfully Optimistic About the Future, a cura di Alberto Salvadori, è stata realizzata in stretta collaborazione con lo studio londinese di Anastassiades, come a sottolineare la volontà di coinvolgere le parti in un processo non scontato, aperto alla specifica congiuntura che accoglie e nutre l’esito di una mostra concepita come un progetto. Come già al NiMAC di Nicosia, città natale di Anastassiades che nel 2019 ne ha ospitato la prima personale, Cheerfully Optimistic About the Future rifiuta la logica dello showcase, della sommatoria di pezzi estratti da un portfolio peraltro ricco fatto di collaborazioni con numerose aziende del mobile, tra cui le celebri lampade che, complice la lunga complicità con Flos, hanno portato Anastassiades alla notorietà mondiale. È la stessa organizzazione del percorso espositivo a raccontarne la cifra: la prima stanza, la Glossary room, accoglie una serie ragionata di oggetti comuni provenienti dalla collezione del designer. Tra questi, figurano anche i celebri sassi che Anastassiades colleziona in una sete per la purezza assoluta della forma, e che insieme agli altri pezzi delineano una nuova, aggiornata Wunderkammer del XXI secolo, espressione di una sensibilità tesa non tanto a mettere in risalto l’artificio e l’eccezionalità, quanto la perfezione semplice e talvolta ingegnosa di cui questi oggetti, solo apparentemente senza storia, sono in realtà portatori longevi e silenziosi.

La prima monografica del designer cipriota racconta al pubblico italiano un aspetto poco noto, eppure più segreto e affascinante, della sua ricerca. Mettendone in luce il lato introspettivo e la fascinazione per oggetti assoluti ed emblematici, sempre più ispirati dal legame con la natura.

Micheal Anastassiades, Cheerfully Optimistic About the Future

Nella sala principale, vengono invece allestiti da soli o in binomio delle nuove sculture luminose, che puntellando lo spazio vogliono investirlo di una coreografia fatta di punti, linee e superfici di luce. Inedita, in questa nuova serie presentata in anteprima, è la scelta del materiale utilizzato nella ricerca: il bambù. Sostituendosi al metallo, questo materiale naturale emblema della produzione sostenibile offre un’irruzione in un campo della forma necessariamente irregolare e meno prevedibile, che sembra rimettere in discussione l’attitudine al rigore e al controllo formale che aveva caratterizzato la produzione precedente di Anastassiades. A sostenere il bambù troviamo poi il peltro, scelto per il suo basso punto di fusione, e una serie di vetri cilindrici, citazione riconosciuta all’opera di Dan Flavin e unico componente a essere realizzato da manifatture esterne e non nello studio di Anastassiades. Occasione preziosa per seguire da vicino l’evoluzione della poetica di questo autore, la mostra rimarrà aperta negli spazi della Fondazione fino all’8 gennaio. Micheal Anastassiades, Cheerfully Optimistic About the Future Fondazione ICA Milano Via Orobia 26


L'ERBARIO IN VIAGGIO di GIORGIA BASILI

Il progetto Green Island è nato nel 2001 per iniziativa di aMAZElab, con l’obiettivo di rivoluzionare il quartriere Isola di Milano. L’edizione 2021 vede la collaborazione con Rete Ferroviaria Italiana - Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane per l’elaborazione di un percorso nel cuore della Stazione Porta Garibaldi. Per la realizzazione dell’Erbario in viaggio, è stato chiesto ad artisti internazionali di riflettere sul tema della vegetazione in movimento, mettendo in primo piano i concetti di dinamicità costante - percepita come parte integrante di qualunque viaggio in treno, dai Futuristi in poi - e di bellezza – sviluppando, cioè, l’idea di una società sempre più verde e in perenne mutazione.

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L’erbario viene quindi proposto non come compendio del regno vegetale, bensì come opera d’arte e manufatto di ecodesign da collezionare. Il frutto di questa ricerca viene presentato proiettando immagini inedite sui grandi schermi della Stazione. L’obiettivo di Green Island, quale operazione ventennale, consiste nello sviluppare e rinvigorire i paesaggi urbani contemporanei, consolidando le ecologie sociali, in una forma ibrida di dialogo tra le comunità residenziali e il territorio. Se oggi siamo abituati a pensare all’Isola come a un quartiere innovativo, non dobbiamo dimenticare che solo qualche anno fa era considerata un luogo malfamato. Era, però, già ricco di botteghe artigianali – “di fabbri, liutai, falegnami, piccoli gioielli di quello che oggi siamo abituati a chiamare design autoprodotto” come afferma la curatrice Claudia Zanfi.

LE OPERE IN MOSTRA

Ventun artisti riformulano l’idea di erbario, andando a svecchiarne l’immagine romantico-ottocentesca di raccolta e catalogazione. Lo ren-

Atelier del Paesaggio © gli artisti e Green Island.

Da semplice collezione di piante a opera visibile dai passeggeri in transito alla Stazione di Porta Garibaldi: l’erbario "rivisitato" da designer e artisti è al centro del programma che celebra i vent’anni dell’attività di aMAZElab. dono oggetto itinerante, in simbiosi con il fluttuare dei paesaggi e con il loro continuo contaminarsi, dovuto alla volatilità dei pollini, al ruolo degli impollinatori e al trasporto del vento. Per questa occasione, Zafos Xagoraris ha soffermato la sua attenzione sulla sua terra di origine, caratterizzata da una vegetazione resistente e difficile da incardinare. Paul Clemence ha creato un pattern di foglie che si riflettono sulla superficie di un edificio, invadendolo con la forza rampicante dell’edera. I lavori di Vera Pravda e Judith Cowan, interrogano l’uso del linguaggio in relazione alla natura. Cowan prende una fotografia

di un bosco e, oltre a classificare le specie arboree, include le sorgenti di quel rigoglio vegetale - vento, nebbia e pioggia - offrendo persino le coordinate spaziali. Se le opere di Fabiana De Barros e Dorna Lofti recuperano il gusto naïf del disegno, i lavori di Simone Berti fanno germinare la natura, congiungendo flora e fauna: dalle corna di un cervo esplodono grappoli di orchidee blu. Tra gli altri artisti è sicuramente da menzionare il paesaggista olandese Piet Oudolf.

FOCUS ON

ERBARI D’ARTISTA ED ECODESIGN

IL "TERZO PAESAGGIO" E I MECCANISMI DELLA NATURA

La base concettuale dell’Erbario in viaggio si ispira al pensiero dell’agronomo Gilles Clément, sostenitore del Terzo paesaggio. Claudia Zanfi lo spiega, in estrema sintesi, ad Artribune: “Tutto è in divenire, non c’è nulla di statico e cristallizzato; radici e piccoli rizomi arrivano lontanissimo sotto il suolo e la natura comunica grazie ad un sistema non verbale, di vibrazioni. Queste fanno sì che l’uomo provi un benessere quasi ancestrale stando a contatto con gli alberi”.

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WE WILL DESIGN FUTURO, PLURALE. di GIULIA MARANI

Il Fuorisalone di BASE ragiona su diversi livelli, dalle guest house messe a disposizione di artisti e designer alle dinamiche di quartiere e poi al mondo, lavorando sui concetti di porosità e di superamento della soglia tra spazio pubblico e privato.

VISIONI

Macchine per disegnare © Federico Bergonzini, Camilla Pizzini, Maddalena Dalla Mura, Lucia Rose Buffa, Nicolò De Biasio

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uando gettiamo un sasso in uno specchio d’acqua, lago o stagno che sia, si forma una serie di onde concentriche che si allargano via via a partire dal punto di caduta, estendendosi sulla superficie, e formano cerchi sempre più grandi. Questa immagine, semplicissima e talvolta abusata, potrebbe essere una metafora efficace di We Will Design, la proposta di BASE per il Fuorisalone 2021, che parte da una dimensione decisamente raccolta – quella delle stanze-atelier delle residenze d’artista di casaBASE, abitate anche durante la pandemia – per poi andare ad abbracciare zona Tortona e, infine, l’intero ecosistema.

DA NOI A "GAIA"

Tutto è partito da una riflessione, sviluppata nel corso dell’ultimo anno, sulla responsabilità che tutti abbiamo di prenderci cura l’uno dell’altro, come designer o creativi ma anche come semplici cittadini. “A ottobre 2020, nel lanciare la call, la domanda che ci siamo fatti è stata: Come vivremo di nuovo insieme dopo tutto questo?”, ricorda la direttrice operativa. “Sembrava un ragionamento di natura

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speculativa e invece si è rivelata una riflessione quanto mai necessaria e urgente. A giugno 2021 abbiamo provato a cercare risposta osservando Gaia, l’installazione di Luke Jerram che ha iniziato ad abitare i nostri spazi con il festival Farout e che rimarrà lì stretta, scomoda, fino al 12 settembre a ricordarci che ci sono diversi futuri possibili da co-progettare insieme e che tutti devono tenere in considerazione che il Pianeta terra è un organismo le cui parti, viventi e non, sono interconnesse, come interconnesse sono le crisi del contemporaneo”.

DESIGN URBANO E RELAZIONI DI QUARTIERE

Tra le varie iniziative proposte c’è RESTART, un progetto nato per aiutare le attività commerciali dei dintorni a rimettersi in gioco dopo un lungo periodo di chiusura, sfruttando il savoir-faire di ACNE, l’agenzia di consulenza creativa di Deloitte, e il talento di alcuni artisti selezionati e coordinati da BASE. “Zona Tortona evolve”, spiega ancora Giulia Cugnasca ad Artribune, “e lo fa grazie alle tante anime che in questi anni hanno iniziato a riabitare gli spazi dell’archeologia indu-

striale, le tante intelligenti operazioni di rivalorizzazione, riutilizzo, riconversione che negli ultimi cinque anni hanno consolidato il proprio ruolo. La sfida adesso è trasformarsi da quartiere di eventi a quartiere che mette radici”. Così, per esempio, lo studio di architettura Parasite 2.0 ha investito tre luoghi – il bar Papagayo di via Savona, il Ferramenta di via Montevideo e il ristorante Saba e Tu di via Tortona – ideando tre diversi dispositivi simbolo dell’arte oratoria, dei veri e propri pulpiti che, inseriti nei negozi, li trasformano in scene teatrali per letture performative. Completano il quadro Visioni di futuro. Temporary Home, che trasforma le guest house di casaBASE in un luogo di sperimentazione aperto al pubblico in collaborazione con Ikea, la mostra Pratiche di ricerca. Exhibit, con una serie di progetti e installazioni sui temi del riuso anti-spreco dei materiali e delle tecniche di apprendimento, e un fitto programma di talk e approfondimenti organizzati insieme al Politecnico di Milano. We Will Design BASE Milano, via Bergognone 34


Sono Tazza di te! Casa Museo Boschi di Stefano Via Giorgio Jan, 15 Milano

5 -10 settembre 2021

Due le versioni proposte: a) acciaio b) acciaio e ceramica bianca Protagonista il concetto di instabilità. Nel percorso professionale la designer ha trattato più volte questa tematica e già dagli anni ‘90 mangiava con i propri collaboratori su un Tavolo

basculante. Per Expo 2015 ha proposto “Piatto basculante” ora per la stessa serie “Tazza Danzante”! Sì, l’instabilità, caratteristica della nostra esistenza umana, viene proposta da Piluso, per ricordare in ogni atto della giornata che nulla è fisso, sicuro, eterno. Il movimento della tazza danzante è l’espressione di una provvisorietà nel contesto del gesto del bere, un rito quasi sacro che arriva da tradizioni lontane, quello del thè, ma anche un gioco di leggerezza. La forma della tazza è rigorosamente essenziale per nulla concedere alla decorazione, ma per concentrarsi sul messaggio. L’Azienda che supporta il progetto è la Simplex inox di Nova Milanese.

Settembre è sempre stato il mese della ripartenza e dei nuovi progetti, quest’anno ancora di più e soprattutto per Milano che si prepara al rilancio culturale con i suoi più celebri eventi internazionali: il Salone del Mobile e la Fashion Week. L’artista milanese topylabrys, al secolo Ornella Piluso, non poteva non essere presente a questa ripartenza e lo fa con l’entusiasmo e la sperimentazione che da sempre la contraddistinguono rinnovando l’amore per la propria città con due esposizioni all’interno di due istituzioni museali cittadine: la Casa Museo Boschi di Stefano e per la sua personale allo Studio Museo Francesco Messina. Il primo appuntamento è dal 5 al 10 settembre dove in occasione della Design Week l’artista sarà presente alla collettiva “Sono tazza da te” ideata dall’associazione dcomedesign presso la Casa Museo Boschi di Stefano con una tazza da te basculante che è frutto della ricerca fra Arte e Design che contraddistingue l’artista. Il secondo appuntamento in occasione della Milano Fashion Week andrà in scena dal 21 al 28 settembre presso lo Studio Museo Francesco Messina dove topylabrys attraverso una mostra didattico educativa presenterà al pubblico la sua ricerca artistica sui polimeri plastici, indagine che da circa 50 anni trova applicazione nei settori della moda, dell’arte e del design.

topylabrys FRA ARTE E MODA PLASTICA a cura di: Monica Scardecchia Studio Museo Francesco Messina Via San Sisto 4a, Milano

Milano 21 - 28 settembre 2021

In occasione della Milano Fashion week Inaugurazione: 21 settembre ore 17.00

Con il patrcinio di: Media partner: In collaborazione con: Partner:

ph: Gianfranco Maggio

L’

evento organizzato da dcomedesign, per il Fuori salone del mobile 5/10 settembre presso la Casa Museo Boschi di Stefano di Milano vede fra le designer partecipanti Ornella Piluso in arte topylabrys con il progetto: Tazza Danzante della serie: Basculante.

©newpaper.it

In occasione del Fuori Salone del Mobile





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