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© Archivio fotografico Civici Musei di Brescia-Fotostudio Rapuzzi
from Custode dell'orto
by Masterart
A. Rasio, Autunno, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, inv. 958
nel 1769 dove poteva vedere e trascrivere anche le altre due iscrizioni poste sul suo piedestallo oggi disperse7. Secondo Cara, questa serie di circostanze dimostrerebbe che la statua era stata “appositamente eseguita” verso il 1664 per l’Aliprandi, cioè quando i documenti d’archivio registrano una serie di spese relative alla costruzione della “prospettiva” del Gasletto: sebbene il Custode non sia mai nominato nelle carte, Cara scrive che il suo autore sarebbe comunque da cercare tra gli scultori del duomo di Milano, dove il Quadrio era stato capo architetto dal 1658 al 1679. L’indagine sembrerebbe così arrivata a un punto fermo, tanto che tale ricostruzione dei fatti pare oggi data per scontata.
In realtà, non è affatto facile immaginare il Custode nel contesto della scultura barocca del ducato: sono gli anni in cui Dionigi Bussola (1615-1687), tornato
a Milano dopo cinque anni di studio a Roma, nel 1658 viene eletto protostatuario del duomo impegnando tutta la scultura locale al confronto con le nuove frontiere del barocco romano ed entro tali coordinate pare non trovare spazio un ‘esercizio di stile’ sulla cultura artistica della Milano di quasi cent’anni prima quale sembra essere il Custode. Non soddisfa nemmeno il reiterato accostamento con le Stagioni di Brescia che, se documentano la perdurante fortuna della maniera arcimboldesca, sono opere il cui carattere decorativo e aneddotico è molto lontano dalla potente fermezza araldica di questa grande scultura.
A questo punto conviene allora rileggere attentamente fonti e documenti pubblicati da Cara per rendersi conto che, se attestano con certezza la presenza della statua nel giardino dell’Aliprandi, non escludono affatto la possibilità che il Custode fosse già da tempo di proprietà della famiglia o che provenisse da qualche altra parte e che i disegni attribuiti al Quadrio riguardino solo il suo allestimento in una nicchia del Gasletto attorno al 1664. Tra l’altro, tale possibilità sembra trovare conferma nel fatto che il Custode è scolpito a tutto tondo (anzi, oggi è proprio nel lato posteriore, rimasto al riparo dagli agenti atmosferici, che si può apprezzare meglio l’altissima qualità dell’esecuzione): concepito per essere visto da tutti i lati, è del tutto improbabile che fosse nato per essere collocato all’interno di una nicchia.
Liberi dalla data vincolante del 1664, si può tornare a osservare il Custode per notare come i suoi caratteri stilistici siano coerenti con una cultura figurativa più antica: la sua posa spavalda è ancora in debito con le invenzioni messe a punto dai manieristi nordici nell’ultimo quarto del Cinquecento, ben note nell’ambiente artistico milanese anche attraverso la larga diffusione delle incisioni: tra le figure in atteggiamenti simili si può ricordare il Portatore di Stendardo di Hendrick Goltzius del 1585 oppure i personaggi raccolti nella splendida serie disegnata anch’essa da Goltzius e incisa dall’allievo Jacob de Gheyn nel 1587 con gli Ufficiali e soldati della guardia del corpo di Rodolfo II: serie, quest’ultima, alla quale anche Cerano pare essersi ispirato per alcune figure che popolano i quadroni con la Vita di San Carlo del duomo di Milano, l’impresa pittorica più prestigiosa portata a termine nella capitale del ducato tra il 1602 e il 16048 .