Beretta 92 - 185.000 colpi

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La “vecchia” Una Beretta 98 F, posseduta dal 1986 da un amico dell’autore e con all’attivo più di 185.000 colpi sparati, è stata l’occasione per ripercorrere l’incredibile storia di questa pistola

di Gianfranco Peletti

Vista dell’arma dal lato destro. Si nota la mancanza della leva della sicura tolta dal proprietario

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ul finire degli anni ‘80, quando ancora non c’era lo sport del tiro dinamico e la disciplina si chiamava tiro pratico, ebbi modo di conoscere un tiratore che, utilizzando una Beretta 98 F, si piazzava nei primi posti di tutte le gare, ottenendo la qualifica di Master. Il tiratore è Alberto Cattaneo, che non fa più le gare ma che continua a conservare e utilizzare quella pistola, che lui chiama con rispetto “La signora”. Acquistò l’arma nel novembre del 1986 e la utilizzò per una decina di anni anche a livello agonistico, sparando una infinità di colpi, che attualmente hanno superato il numero di 185.000! Nell’autunno del 1989, l’arma è stata mandata in Beretta, per la sostituzione del blocchetto oscillante (aveva sparato più di 20.000 colpi) ed è stata restituita con in più l’aggiornamento del modello FS e una brunitura del carrello come quella delle armi militari. Dopo questa riparazione/aggiornamento “La vecchia” ha continuato a macinare colpi fino a raggiungere quota 70.000, prima di dover nuovamente sostituire il blocchetto oscillante. Stesso discorso al raggiungimento dei 120.000 colpi, e in tale occa-

sione venne anche effettuata la sostituzione della canna che, a seguito dell’usura, si era fessurata subito sotto alla rampa di alimentazione delle cartucce, in corrispondenza del foro di uscita del perno che aziona il blocchetto. L’ultima riparazione è stata effettuata a 140.000 colpi, con la sostituzione della leva del chiavistello di chiusura, effettuata per motivi precauzionali. Come tutti sanno, la Beretta 98 è la versione civile per l’Italia della Beretta 92, che è quella militare, e ha come unica differenza il calibro, che è in 9 Parabellum anzichè in 9x21. Quest’arma ha una storia molto interessante, che inizia nell’anno 1975 e si sviluppa nel tempo in questo modo.

Vista dell’arma dal lato sinistro, dove si notano i segni dell’usura di 23 anni di super-utilizzo

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209 L’arma smontata nelle sue componenti principali

1975 Dopo cinque anni di studio e di sperimentazione, la pistola Beretta modello 92, camerata per il 9 millimetri, venne finalmente presentata al pubblico. Questo modello segnò l’inizio di una nuova generazione di pistole militari progettate per soddisfare tutte le esigenze di sicurezza, affidabilità e durata. Le caratteristiche più significative del nuovo modello furono il fusto in Ergal (una lega di alluminio molto leggera e resistente), adottato definitivamente dopo più di 30 anni di sperimentazione fatta dagli specialisti della Beretta, carrello di tipo aperto che continuava la tradizione delle mod. 34/35 e Brigadier, caricatore bifilare con capacità di 15 cartucce, sistema di scatto a doppia/ singola azione con cane esterno e una linea filante ed elegante. Questo insieme di caratteristiche, la funzionalità e le prestazioni la qualificarono subito come la migliore

Particolare della guida tranciata vista anteriormente

Curiosità

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arma militare esistente sul mercato in quel momento, dimostrato dal fatto che, dopo una serie di test condotti dal governo brasiliano, la Beretta 92 divenne l’arma da fianco delle sue Forze armate. 1976 Le Forze di Polizia italiane, dopo averla provata, chiesero alla Beretta di fare una modifica al sistema di sicurezza. Il risultato fu il percussore diviso in due parti, con quella posteriore collegata alla leva esterna di sicurezza che lo ruota, sottraendolo così alla percussione del cane. La stessa leva di sicurezza, posta sulla parte posteriore sinistra del carrello, agisce inoltre sul sistema di scatto facendo abbattere il cane e sganciare la catena di scatto.

Il fusto con una crepa subìto sotto alla guida rotta

1977 Questa versione del modello 92, ribattezzato 92 S, venne immediatamente adottata dalla Polizia di Stato italiana e, successivamente, dai Carabinieri, sostituendo progressivamente tutti i modelli precedentemente in uso.

1979 Beretta presentò il modello 92 S1 (una 92 S con sgancio del caricatore reversibile, leva di sicurezza ambidestra, impugnatura con scanalature e nuove guancette per migliorare la presa dell’arma), consegnandola alla US Air Force per i test.

1978 La Beretta 92 S suscitò l’interesse dell’ufficio statunitense preposto alla scelta delle armi da fianco, che la affidò all’Aviazione per condurre una serie di test comparativi tra tutte le pistole in cal. 9 Para esistenti sul mercato, con l’obiettivo di sostituire la Colt 1911 A1 in cal. .45, arma da fianco dell’Esercito americano da quasi settant’anni.

1980 Mentre venivano effettuati i test, la Beretta, avvalendosi dell’esperienza maturata con le numerose Forze di Polizia, dotò la 92 S1 di un nuovo e importante congegno di sicurezza, la sicura automatica al percussore. Questo dispositivo consiste in un traversino metallico che attraversa e blocca fisicamente il percussore, consentendo l’avanzamento solamente quando si preme il grilletto a fine corsa, grazie all’azionamento di un leveraggio che lo fa scorrere e lascia il percussore

Vista della parte anteriore della culatta con evidenti i segni dell’usura da superlavoro

libero di avanzare. Grazie a questa ulteriore caratteristica atta a garantire la sicurezza dell’arma, alla fine dell’anno, dopo avere concluso i test, la Beretta 92 S1 venne giudicata la migliore tra tutte le armi sperimentate, tra cui la SSP Colt (acciaio inossidabile), Smith & Wesson 459, FN DA, FN FA, FN High Power, Star M28, Heckler & Koch P 95 e VP 70. 1981 Quest’ultimo modello, denominato Beretta 92 SB, sostituì la precedente versione 92 S nelle consegne alle Forze di Polizia e Carabinieri italiani. Nel frattempo molte polizie cittadine americane, visti i risultati dei test, la adottarono ufficialmente come arma da fianco. In questo periodo la Beretta presentò Vista delle guide sul lato destro, perfettamente integre all’apparenza

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211 1984 I nuovi test XM9 vengono effettuati a partire dall’inizio dell’anno e valutano sette candidati: Smith & Wesson 459 A, Beretta 92 SB F, SIG Sauer P 226, Heckler & Koch P7, Walther P88, Steyr GB e F, e l’ADA Browning. I test sono stati condotti in luoghi diversi specializzati per i vari tipi di test (condizioni meteo avverse, balistica, resistenza, precisione e prove di affidabilità). I test durarono fino alla fine del mese di settembre a causa dell’opposizione legale di due dei produttori concorrenti, Smith & Wesson e Heckler & Koch, a seguito della squalifica delle armi da loro presentate nella fase iniziale di sperimentazione.

anche il modello compatto, con una lunghezza e altezza inferiori e caricatore con capacità ridotta, più adatto per il porto occulto in quanto meno ingombrante. Naturalmente il fatto che un’arma italiana la facesse da padrone negli Stati Uniti, suscitò l’ira di tutti i nazionalisti protezionisti che contestarono i test e chiesero che venissero effettuate nuove prove. Il Dipartimento della Difesa preparò dei nuovi test, che videro ancora la Beretta come arma migliore tra tutte quelle testate, con grande disappunto di chi aveva voluto ripetere i test. Con questi nuovi risultati lo Stato del Connecticut adottò per primo questa nuova arma, con quattro anni d’anticipo sull’Esercito americano. 1982 Nel maggio del 1982, venne stabilita una nuova serie di test, ma dopo un attento esame venne concluso che nessuna arma avrebbe potuto superarli e quindi vennero annullati. In questo periodo la Beretta presentò ancora una variante della 92, il modello Compact 92 SB M, con caricatore monofilare con capacità di otto cartucce e quindi di dimensioni molto compatte, e

Vista dall’alto delle guide dove si notano la guida rotta e l’usura

con un’impugnatura stretta adatta anche a mani piccole (come quelle delle donne). Lo stesso modello venne anche camerato per la cartuccia cal. 7,65 mm Parabellum con la denominazione di mod. 99, in libera vendita anche ai civili sul mercato italiano. 1983 La pressione esercitata dal Congresso degli Stati Uniti costrinse l’Esercito a effettuare nuovi test, denominati XM9 Service Pistol Trials (SPT). In Italia la Beretta continuava la sua evoluzione e venne presentata la mod. 92 S13. Contemporaneamente venne presentato il modello 92 F (inizialmente denominato F 92 SB), con la guardia del ponticello ridisegnata in modo da offrire l’appoggio del dito sulla parte anteriore dello stesso, denominato Combat. Un ulteriore miglioramento introdotto con questo modello è stato quello della canna cromata all’interno e della finitura in nero opaco - denominata Bruniton - per renderlo ancora più competitivo nelle prove militari statunitensi.

1985 Il 14 gennaio, l’Esercito americano annunciò ufficialmente che la Beretta 92 SB F era risultata l’arma vincitrice del concorso. La pistola Beretta, denominata dall’Esercito americano M9, è stata una delle uniche due armi che hanno completato con successo la prova. L’altra finalista è stata la svizzero/ tedesca Sig Sauer P226. Il contratto per 315.930 pistole, dal valore di circa 75 milioni dollari, venne assegnato alla Beretta USA Corp. (fabbrica negli Stati Uniti affiliata alla Pietro Beretta). Il 10 aprile 1985, la Smith & Wesson di Springfield, Massachusetts, avviò un’azione legale volta ad interrompere l’acquisizione della pistola M9 dall’Esercito degli Stati Uniti. In conformità con i termini del contratto, mentre la Beretta USA Corp. veniva organizzata e attrezzata per la La camera di cartuccia e la parte posteriore della canna visibilmente consumate

La parte “debole” del blocchetto oscillante di chiusura

Curiosità

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produzione locale di pistole M9, venne iniziata la produzione dell’M9 dalla fabbrica italiana, la Pietro Beretta di Gardone Val Trompia. Nel corso dell’anno la pistola viene anche prodotta nel mod. 92 F per i mercati commerciali e militari, con la denominazione 98 F, per il modello destinato al mercato italiano. Sempre in quest’anno, il ministro francese della Difesa, André Giraud, autorizzò un concorso per conto della Gendarmeria Nazionale, vinto dalla Beretta, che portò all’acquisto di 110.000 pistole in cal. 9 mm Parabellum, per sostituire la pistola d’ordinanza francese MAC 50. Per la produzione di queste armi in Francia avrebbe dovuto essere utilizzata la MAS (Manufacture d’Armes de Saint Etienne), che le costruì con licenza Beretta.

USA a Accokeek, nel Maryland. Il 7 luglio 1987, il ministro francese della Difesa annunciò la scelta della Beretta 92 F per la Gendarmeria Nazionale, affidando la produzione alla MAS con il compito di produrre 110.000 pistole Beretta 92 F su licenza della Beretta spa di Gardone Val Trompia. Così, due anni dopo il contratto americano, venne ribadita la superiorità tecnica della pistola italiana nei confronti degli stessi partecipanti, già sconfitti nella sperimentazione degli Stati Uniti. Il modello adottato dalla Gendarmeria Nazionale francese è stato denominato 92 G, con la sicura modificata in modo da fungere solamente come dispositivo abbatticane, tornando automaticamente in posizione normale una volta rilasciata la leva.

1986 Mentre il successo del modello 92 F continuava sul mercato internazionale, negli Stati Uniti la Smith & Wesson continuava instancabilmente a cercare appigli per bloccare il contratto M9. Nel frattempo, numerosi organismi americani preposti decidevano di sostituire i loro revolver con le nuove armi semiautomatiche ad alta capacità, optando per la Beretta 92 F. A Gardone continuava la produzione dell’M9 per le Forze armate degli Stati Uniti, mentre continuava in Francia il concorso per la Gendarmeria Nazionale, dove erano in gara la Beretta 92 F, la SIG Sauer P226, e la Walther P88.

1988 In questo periodo, il lavoro fu volto a sviluppare la 92 F in acciaio inox e le versioni da tiro denominate Target 98F in cal. 9 millimetri. La Smith & Wesson riuscì a ritardare un secondo contratto di fornitura e il Congresso degli Stati Uniti bandì un nuovo concorso chiamato XM10, tenutosi nella primavera del 1988. Partecipanti furono la Sturm Ruger con il modello P85 e Tanfoglio con il mod. C75, subito eliminate, rimaste in gare Beretta e SIG Sauer, con la sorpresa della mancata partecipazione della Smith & Wesson e una serie di cavilli che portarono ad uno spostamento della gara al mese di settembre dello stesso anno.

1987 Negli Stati Uniti la Smith & Wesson prosegue le sue azioni legali e politiche per bloccare il contratto, mentre la produzione dell’M9 continua in Italia con il graduale trasferimento della produzione alla Beretta

1989 A questa nuova serie di test XM10 parteciparono anche la Sturm Ruger e la Smith & Wesson. L’Esercito americano, intenzionato ad eliminare qualsiasi dubbio circa le pistole

Beretta, selezionò 30 pistole M9 a caso tra quelle ricevute da una recente spedizione della Beretta USA, utilizzandole per effettuare i test. Ancora una volta, come nelle gare precedenti, la Beretta 92 F vinse la gara superando i test, aggiudicandosi il 22 maggio 1989 un nuovo contratto con l’Esercito degli Stati Uniti, per circa 57.000 pistole M9 con un valore di circa 9,9 milioni dollari di dollari. L’aggiudicazione di questo contratto portò ad successivi contratti per completare il cambio delle armi all’intero Dipartimento della Difesa (circa 500.000 pistole per l’Esercito, Marina, Aeronautica, Marines e Guardia Costiera). In questa occasione la Beretta decise di uniformare la produzione del modello 92 F con le modifiche resesi necessarie per vincere la gara (un chiavistello situato nella parte posteriore del fusto per assicurare l’impossibilità del carrello di fuoriuscire posteriormente), chiamando questo nuovo modello 92 FS. 1990 Al fine di soddisfare la domanda crescente da parte delle Forze di polizia americana che aveva deciso di sostituire il revolver con pistole automatiche ad alta capacità, Beretta USA introdusse nuove versioni speciali dei modelli 92 per le forze dell’ordine. Tra queste, la 92 G (la G della Gendarmeria Nazionale francese), la 92/1, solo a doppia azione senza sicura manuale e il modello 92 DS, solo a doppia azione ma con la sicura manuale. Chiudiamo qui questa carrellata storica, aggiungendo che la Beretta della serie 92 e successive versioni si è fatta onore su tutti i campi di battaglia e nelle Forze di polizia di tutto il mondo, dove, nonostante una agguerrita concorrenza, rimane una delle pistole più apprezzate.

Uno dei due inceppamenti per doppia alimentazione

Alberto con l’arma con il carrello aperto durante le prove di tiro rapido

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Bersaglio a dieci metri con 50 colpi sparati da Alberto, proprietario della Beretta 98 F

Beretta 98 F cal. 9x21 IMI Produttore: Pietro Beretta spa, tel. 030 83411, www.beretta.it Modello: 98 F Tipo: pistola semiautomatica Calibro: 9x21 IMI Impiego specifico: difesa personale e tiro sportivo Meccanica: chiusura geometrica a corto rinculo di canna con blocchetto oscillante Alimentazione: mediante caricatore bifilare ad andamento alternato, con presentazione singola della cartuccia Numero colpi: 15+1 Scatto: singola e doppia azione Percussione: mediante cane esterno e percussore inerziale Sicura: manuale ambidestra, con leva rigata antiscivolo; mezza monta al cane; blocco automatico al percussore Canna: lunga 125 mm Mire: tacca di mira, fissa, e mirino sono inseriti in incastri a coda di rondine; le mire hanno riferimenti bianchi per il tiro in condizioni precarie di illuminazione Lunghezza totale: 217 mm Altezza: 137 mm Spessore: 38 mm Linea di mira: 161 mm Peso: 945 grammi circa (scarica) Materiali: fusto in lega, canna e carrello in acciaio; guancette in plastica nera zigrinate Finitura: carrello brunito e fusto di tipo lucido Numero del Catalogo nazionale: 4.692

Alberto e la “vecchia”, da lui comprata nel 1986

Il nostro test Alla luce di quanto detto, mi è venuta la voglia di effettuare un test pratico della “vecchia”, per verificare il suo comportamento dopo 23 anni di superlavoro con munizionamento di tutti i tipi e con ricariche per fare la differenza nel tiro dinamico. Per effettuare una prova pratica abbiamo scelto il T.S.N. di Galliate, che ha uno stand per il tiro operativo e che gentilmente ci è stato messo a disposizione dall’amico presidente, Pierangelo Ferrari e dal Consiglio direttivo dello stesso. A dicembre dello scorso anno, alle 9 del mattino di una fredda giornata, con vento gelido ma con un paesaggio meraviglioso in quanto con l’aria tersa eravamo circondati dalle montagne innevate, insieme all’amico Alberto abbiamo iniziato la prova con la “vecchia”. Per andare sul sicuro abbiamo utilizzato cartucce Fiocchi da 123 grani con palla blindata e abbiamo iniziato con una serie di esercizi di riscaldamento (per la pistola ma anche per noi)

sparando delle serie veloci sul bersaglio posto a 10 metri di distanza, con due caricatori completamente riforniti. Dopo i primi 100 colpi sparati per riscaldare l’arma, abbiamo esploso altri 400 colpi, sparati sempre in modo celere, con l’arma che ha sempre funzionato perfettamente, dimostrando inoltre una notevole precisione nonostante gli acciacchi dell’età e del superlavoro. Unico inconveniente due estrazioni del bossolo che hanno causato il problema della doppia alimentazione, dovuti all’usura e all’arrotondamento della leva di espulsione. Dopo averla sostituita con una nuova, Alberto si è fatto un migliaio di colpi senza avere più nessun inconveniente, la “vecchia” continua a macinare cartucce con estrema disinvoltura, nonostante l’età, gli acciacchi e le mutilazioni visibili sul fusto, dimostrando così di possedere tutte le caratteristiche di affidabilità e di precisione, che sono le doti migliori per un’arma di servizio a cui affidare la propria vita.

SO

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