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Un M16 da Formula Uno Prendendo in mano il CTR-02 della JP Enterprises ci si rende conto immediatamente di estesto e foto di sere di fronte a una fuoriserie. Gianfranco Peletti QualitĂ dei materiali, tecniche di lavorazione e cura dei particolari fanno la differenza: lo abbiamo provato in anteprima assoluta

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egli ultimi tempi, in particolare da quando la Fitds (Federazione Italiana Tiro Dinamico Sportivo) ha inserito anche in Italia la categoria Rifle, vi è stato un notevole impulso nella vendita delle carabine con derivazione militare e, in particolare, la parte del leone è fatta dal modello M16. Conseguentemente, produttori e importatori hanno iniziato a immettere sul mercato una grande varietà di questa tipologia di

fucili da utilizzare per un uso agonistico sportivo, arricchendo notevolmente la scelta dei modelli a disposizione degli appassionati. Il fucile oggetto di questa prova è una carabina costruita e realizzata con materiali particolari, lavorazioni e finiture che la pongono ai vertici di questa categoria tanto che, esposta all’Exa di Brescia nello stand dell’armeria Fracassi di Pavia, è stata una dei prodotti più visitati e ammirati.

La nascita dell’M16 Prima di entrare nello specifico di quest’arma, vale la pena di ricordare come sia nata quest’arma che attualmente, in versione militare, è la più utilizzata da tutti gli eserciti del Patto Nato, in contrapposizione con il Kalashnikov, che è l’equivalente in tutti gli altri eserciti e formazioni non allineate. La storia del fucile M16 ha inizio negli anni ‘50, subito dopo la guerra di Corea, quando l’e-

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La camera di cartuccia dopo avere esploso più di 100 cartucce. E’ evidente la buona chiusura dell’otturatore dalla minima quantità di fecce di polvere combusta

sercito degli Stati Uniti ha finanziato una ricerca all’O.R.O. (Office Operations Research), fondato dalla Hopkins University, con lo scopo di analizzare e studiare i dati relativi alle battaglie moderne. È così emerso che molti dei successi ottenuti dai soldati nei combattimenti erano ottenuti in scontri veloci a distanze relativamente brevi (entro i 300 metri). Inoltre risultava che il modo più efficace per aumentare la possibilità di colpire nemici durante la battaglia era quello di sparare piccoli calibri ad alta velocità, anziché proiettili relativamente pesanti e di grandi dimensioni. Nacque così il “Salvo Project”, condotto tra il 1952 e il 1957 per sviluppare in modo corretto il progetto di un nuovo piccolo calibro. Nella A sinistra il particolare della testina sperimentazione sono stati ucon le alette di blocco e l’estrattore tilizzati diversi tipi di proiettile, prodotto dalla JP a confronto con comparandoli tra di loro con quello del Colt M16 un punteggio attribuito a ogni singolo colpo, nelle varie situazioni di tiro mirato, tiro rapido, raffica a varie distanze. Nel 1957 l’Esercito americano chiese alla ArmaLite, divisione della Fairchild Aircraft Corporation, di sviluppare un fucile in calibro .22, leggero e Il manicotto copri canfacile da trana con ben visibile sportare, con un all’interno il radiatore selettore di tiro per dissipare il calore colpo singolo e della canna. Si nota raffica, in grado anche il sistema di midi penetrare il re tradizionale montacasco in acciaio to con angolazione di in dotazione 22,5° per il tiro a dia 500 metri di stanza ravvicinata distanza. Il progetto fu affidato a Eugene Stoner che, in collaborazione con ArmaLite e la Remington, sviluppò una nuova cartuccia partendo come base Fairchild Corp (Casa madre dell’Armadal .222 Remington e .222 Remington Lite), cedette tutti i diritti e i brevetti per Magnum, realizzando il nuovo calibro la produzione per questo fucile alla Colt’s .223 Remington (5,56 x 45 mm). Nel Patent Firearms Manufacturing, gruppo 1958, lo U.S. Army decise di utilizzare leader americano nel settore per la procome arma ufficiale il fucile M14, un duzione e la vendita delle armi ai militari “full-power” in calibro .308 (7,62 mm) e e al mercato internazionale. Nel 1962, così, per mancanza di fondi, nel 1959 la l’A.R.P.A. (Advanced Research Projects

Agency) acquista, dalla Colt, 1000 AR-15 mandandoli nel Vietnam del Sud, per le prove sul campo, dove riportò rapporti entusiastici dei militari sulla sua efficacia. Questo fatto, unitamente a tutti i problemi incontrati dall’M14, che aveva anche problemi di produzione, fece sì che nel 1963 Colt ricevette contratti dal governo

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L’otturatore completo, sfilato dalla sua sede, evidenzia l’accuratezza dalla lavorazione

Un particolare del lato destro dell’arma: il cannocchiale montato è un ottimo Leupold VX-6

Il perfetto accoppiamento del compensatore avvitato alla canna, con le camere perfettamente verticali, è quasi invisibile

degli Stati Uniti per 85.000 fucili per l’US Army (denominato XM16E1) e ulteriori 19.000 fucili per US Air Force (denominato M16). Con lo sviluppo della guerra e la rapida crescita di truppe statunitensi in Vietnam, nel 1966 il governo degli Stati Uniti effettuò il primo grande acquisto dei fucili AR-15/M16, ordinando 840.000 fucili per le Forze armate (per un valore di quasi 92 milioni di dollari) e nel 1967 l’US Army adottò ufficialmente l’XM16E1 come fucile di serie, con la denominazione ufficiale “US Rifle, 5,56 millimetri, M16A1”. In questi 45 anni, come è facile intuire, l’M16 ha continuato a svilupparsi e crescere risolvendo tutta una serie di problemi di malfunzionamento, rendendolo nelle ultime versioni estremamente affidabile. Lo sviluppo del fucile e la sua diffusione a livello mondiale hanno fatto sì che anche la produzione di accessori e ricambi si sia sviluppata enormemente, tanto che attualmente sono prodotti in tutto il mondo, Paesi dell’est e Cina compresi. I punti di forza Vediamo adesso come è fatto, e quali sono i punti di forza che hanno contribuito al successo di questo fucile. Il cuore di tutto il sistema è costituito dal ciclo di funzionamento al recupero di gas con presa diretta, sviluppato da Eugene Stoner all’inizio degli anni Cinquanta. Il sistema è molto semplice in quanto non utilizza nessun dispositivo supplementare, sfruttando direttamente la pressione del gas all’interno della canna che, entrando in un apposito foro posto nella parte anteriore, percorre un tubo d’acciaio che lo porta nella parte In esclusiva

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056 Il JP sul banco di tiro al poligono di Pavia

Il presidente Enrico Menna fotografato mentre prova a traguardare il bersaglio con il sistema di mira tradizionale

posteriore (chiamata “receiver”), spingendo all’indietro l’otturatore appositamente configurato. L’otturatore, che in fase di chiusura è bloccato alla canna mediante otto alette alloggiate negli appositi recessi, ruota mediante

un’apposita camma e libero da vincoli è libero di arretrare, trascinando con sé il bossolo spento agganciato dall’unghia dell’estrattore. Durante l’arretramento comprime la molla di recupero, situata all’interno del calcio e, giunto a fine corsa,

ritorna in posizione di chiusura spinto da quest’ultima, ruotando nella fase finale di chiusura diventando così solidale alla canna. Un’altra particolarità dell’M16 che lo rende estremamente versatile - è costituita dalla sua modularità, in quanto l’arma è costituita principalmente da due parti: la parte superiore comprende blocco otturatore e canna, quella inferiore comprende calcio, pacchetto di scatto e caricatore, rispettivamente denominate “Upper” e “Lower”. Il sistema è facilmente smontabile per la pulizia e manutenzione dell’arma e si effettua senza l’utilizzo di nessun attrezzo particolare, basta la punta di una cartuccia. Dopo questa introduzione, dove abbiamo visto un po’ la storia Fabrizio Ferrario, e come è fatto l’M16, prima di iniziare entriamo nella dela prova, ripreso scrizione specifica mentre sta condella prova del JP trollando lo scatto Enterprises CTR-02. La JP Enterprises è una giovane azienda americana fondata da Jean Paul, grande appassionato di armi con capacità imprenditoriali, che dice di se stesso: “Come te sono un grande appassionato di armi, sia per divertimento sia per agonismo, con una passione nata dalla tradizione e cultura americana, grazie a mio padre che mi ha insegnato a cavalcare, sparare diritto e dire sempre la verità, cose che anch’io ho tramandato ai miei figli. Con circa quarant’anni di esperienza agonistica, ho realizzato prodotti che consentono ai tiratori di potersi esprimere al meglio e continuo ad aggiornarli e migliorarli grazie alla collaborazione dei clienti nelle competizioni. La mia politica aziendale è molto semplice, perché sono convinto che il miglior venditore sia il cliente soddisfatto”… Il CTR-02 in generale Il fucile che ci è stato fornito dall’armeria Fracassi è una versione appositamente realizzata su specifiche dettate da Gavino Mura - presidente della Fitds e grande tiratore - appositamente per le gare della categoria Rifle. Viene commercializzato in una scatola di cartone con all’interno una schiuma in poliuretano sagomata sull’arma, con lo spazio per gli accessori che vengono forniti di serie: un caricatore finto in plastica di colore giallo, un cavo d’acciaio con lucchetto a chiave di

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Il trattamento criogenico Il trattamento criogenico avviene portando il materiale al di sotto la temperatura di fine trasformazione della Martensite (MF). Normalmente, si esegue ad una temperatura di -80°C. Serve per stabilizzare la martensite ed eliminare l’austenite residua presente nei particolari temprati. Questo fenomeno aumenta la vita dell’utensile in modo considerevole, e di conseguenza diminuisce la manutenzione dello stampo. L’esperienza dimostra che a –80°C non si trova più austenite nella maggior parte degli acciai. E’ quindi sufficiente un semplice trattamento a freddo (cold treatment) per assistere ad un discreto incremento della resistenza all’usura del componente. Il trattamento criogenico DTC (Deep Criogenic Treatment) si contraddistingue dal trattamento freddo per la temperatura

molto più bassa cui si realizza, ossia quella dell’azoto liquido (–196° C). Prove condotte sul campo e di laboratorio dimostrano che questo trattamento conferisce all’acciaio un ulteriore aumento della resistenza all’usura rispetto al trattamento a freddo; si sono ottenuti ottimi risultati anche su metalli non ferrosi. Il processo criogenico fino agli anni ’60 consisteva nell’immersione del componente direttamente in azoto liquido, ma per i pezzi di geometria complessa il raffreddamento drastico poteva comportare la rottura degli stessi. Al giorno d’oggi esso viene realizzato mediante apparecchiature a microprocessore in grado di controllare il raffreddamento della camera nella quale l’azoto liquido è immerso sotto forma di fitta nebbia di goccioline.

Il JP privo di manicotto mette in evidenza la lavorazione della canna, il blocchetto della presa dei gas con la vite regolabile della pressione e altri radiatori con colorazioni diverse

Lo strumento da inserire nella camera di cartuccia per una perfetta pulizia, senza che la stessa venga minimamente toccata dagli strumenti utilizzati

sicurezza per bloccare l’arma, manuale di istruzioni e DVD con norme di sicurezza e istruzioni sull’uso e manutenzione, scovolini, olio e grasso lubrificante e un cappellino di colore blu con ricamato in rosso il marchio JP. L’arma che ci è stata fornita montava come accessori extra - rispetto a come viene commercializzata - il bipiede anteriore e la slitta per l’ottica con montato un cannocchiale della Leupold con sei ingrandimenti e un sistema di mira di tipo tradizionale. Già alla prima vista, il CTR-02 colpisce l’osservatore per una serie di caratteristiche, tra cui spicca in modo evidente la canna da 18 pollici, che sembra di acciaio inox, con un vistoso compensatore alla volata. Dopo aver imbracciato l’arma verificando le condizioni di sicurezza, estratto il caricatore mantenendo la volata in una posizione sicura, con il dito lontano dal grilletto, aperto l’otturatore e verificato visivamente la camera di cartuccia vuota, ho iniziato ad analizzarne i particolari. Il CTR-02 nel dettaglio La parte superiore dell’arma, l’upper, è realizzata in una lega di alluminio 7075T6, interamente macchinata dal pieno con una lavorazione eccellente, così come la parte inferiore, il lower, che ha una bellissima impugnatura, con l’appoggio per le dita nella parte anteriore e un rivestimento in gomma antiscivolo che In esclusiva

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fornisce una sensazione di grande sicurezza. Il calcio fisso è di tipo tubolare, con la parte superiore rivestita in una gomma spugnosa robusta e con la giusta morbidezza. Il manicotto copricanna cilindrico presenta una serie di intagli a varie distanze e in varie posizioni della sua circonferenza dove applicare gli accessori, e al suo interno è ben visibile un radiatore ad alette in alluminio anodizzato di colore rosso vivace. Sulla parte superiore dell’upper si trova una guida Picatinny (è una parte integrante dello stesso), su cui è montata una bellissima e robustissima slitta marcata JP con gli attacchi per l’ottica, in cui è montato un Leupold mod. VX 6. Nella parte anteriore del manicotto, montato con un’inclinazione di 22,5° rispetto all’asse verticale, è montato un sistema di mira tradizionale con tacca di mira e mirino a palo di colore rosso ad alta visibilità. Dopo la prova di tiro, abbiamo smontato l’arma per provvedere alla pulizia e manutenzione ordinaria e per vedere quanto si fosse sporcato il sistema dopo aver esploso un centinaio di colpi. Sfilato il perno posteriore posizionato sul lower, abbiamo aperto il fucile estraendo il leveraggio di caricamento e l’otturatore, notando dei leggerissimi residui di fecce della polvere combusta, ad indicare un’ottima chiusura e una perfetta esecuzione dei componenti. Abbiamo proceduto anche allo smontaggio del manicotto anteriore, che è fissato al tappo che blocca la canna all’upper con viti Torx avvitate con un frena filetti: dopo averlo sfilato, abbiamo avuto modo di osservare con attenzione il radiatore dissipatore di calore, anch’esso perfettamente rifinito, così come il blocchetto su cui è montato il tubo in acciaio inossidabile della presa di gas, con la vite di regolazione. Il pezzo forte di

La scatola con il contenuto con cui viene venduto il fucile

Schema funzionamento gas – Un disegno che evidenzia il funzionamento della presa di gas di Stoner

questo fucile è la canna pesante di grosso diametro, realizzata con acciaio bonificato sottoposto poi a trattamento criogenico (vedi riquadro a parte), che irrobustisce l’intera struttura aumentandone la resistenza. Per ridurre il peso, che altrimenti sarebbe eccessivo, la stessa è lavorata di fino con una conicità realizzata dopo circa 7 cm dal termine della camera di cartuccia, con un diametro esterno quasi dimezzato

per circa metà della sua lunghezza totale e, sempre con una conicità, riprende il diametro originale negli ultimi 20 cm; sulla volata ha montato un compensatore a due camere laterali con fori superiori, avvitato con un’esecuzione talmente perfetta da farlo sembrare un corpo unico con la canna. Il foro, dove è montato il blocchetto con la canna per il recupero dei gas, è realizzato a una dozzina di centimetri

La semplicità dello smontaggio dell’otturatore per la pulizia ordinaria

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059 JP Enterprises CTR-02 cal. .223 Remington La parte del bersaglio con la rosata di 10 colpi a 50 metri in appoggio

Il particolare sistema di raffreddamento d e l le ca n n e (descritto nell’articolo) del poligono di Pavia

dalla volata, nella parte più spessa così da avere la massima robustezza e sfruttare il massimo della pressione del gas. Per la pulizia della canna abbiamo utilizzato un accessorio che non avevamo mai visto, una specie di siringa in alluminio anodizzato, con due anelli in gomma tipo O-Ring che, posizionato all’interno della camera di cartuccia, consente di utilizzare lo scovolino con la certezza assoluta di mantenerla perfettamente integra. Il nostro test Abbiamo effettuato la prova di tiro presso la sezione del Tiro a segno nazionale di Pavia, dove si può sparare (per il momento) fino alla distanza massima di 100 metri, ma presto saranno disponibili le linee a 300 metri, grazie alla passione e all’esperienza del presidente Enrico Menna, grande “sparatutto” ma soprattutto

appassionato di tiro a lunga distanza. Insieme all’amico Fabrizio Ferrario - segretario della A.S.D Club Ambrosiano Interforze Milano, gran master della Fitds nella categoria Shotgun, tiratore e Istruttore della stessa Federazione anche nella categoria Rifle - hanno partecipato fattivamente alla prova, suggerendo test di vario tipo per verificare la precisione e l’affidabilità dell’arma. Come munizionamento abbiamo utilizzato cartucce della Fiocchi FMJ da 55 grani, Sellier & Bellot sempre da 55 grani e Fiocchi Match da 62 grani. La prova è stata effettuata sparando alla distanza di 50 metri con l’arma in appoggio e la rosata migliore è stata quella di Fabrizio con le Fiocchi Match, che è riuscito a piazzare otto colpi nel centro del bersaglio (da 20 cm) che ha un diametro di 25 mm. Anche nel tiro in piedi con arma libera a varie distanze,

Produttore: JP Enterprises, www. jprifles.com Importatore: Armeria Fracassi, tel. 0382. 22364, www.armeriafracassi.it Modello: JP CTR 02 Receiver: interamente macchinato dal pieno di un blocco di alluminio 7075-T6 sia nella parte dell’upper sia in quella del lower Finitura: nero opaco con le parti in alluminio anodizzate Canna: JP Supermatch™ da 18 pollici (457,2 mm) in acciaio bonificato e trattamento criogenico Finitura canna: lucidata Inox Compensatore: JP Compensator Calibro: .223 Remington Calcio: in alluminio tubolare con salva guancia e appoggio spalla in gomma Grip: impugnatura a pistola della Hogue Guardia grilletto: JP Modular Hand Guard System Gas System: JP regolabile Sistema operativo: a gas con massa battente leggera (FMOS™) Pacchetto scatto: JP dal peso di 3,5 libbre Prezzo indicativo: 3400 euro

la stessa ha dimostrato di possedere un buon bilanciamento spostato in avanti, un rinculo contenuto e una notevole capacità di doppiare i colpi in velocità, grazie anche all’ottimo pacchetto di scatto montato su questa versione. Alla fine della prova, i commenti dei presenti sono stati estremamente positivi, non è stato rilevato nessun difetto e non sono state fatte osservazioni su possibili modifiche; anzi, tutti sono stati d’accordo nell’affermare che sia un’arma di ottima costruzione e fattura, con componenti di primissima qualità che certamente la pongono ai vertici della categoria tra le Top Gun da competizione. Infine una curiosità del poligono di Pavia: in fondo alle linee di tiro, vi è un armadio in legno con all’interno un sistema di raffreddamento delle canne dei fucili mediante soffio di aria compressa ad una pressione controllata. Il fucile con l’otturatore aperto viene sistemato in una rastrelliera e, nella volata dell’arma, viene inserito un tubetto di plastica da cui esce l’aria che raffredda progressivamente la canna.

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