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A Roma si parla di “Less than lethal”
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utti coloro che svolgono attività militari e di polizia si trovano inevitabilmente a confrontarsi con la necessità di controllare persone pericolose, sia a livello individuale che di massa. L’equazione da risolvere è quella di conciliare l’uso della forza e il rispetto dell’incolumità dei cittadini, anche di coloro che in quel momento costituiscono il pericolo per cui si è reso necessario l’intervento degli operatori di sicurezza. Gli strumenti utilizzati e le tecniche sono differenti a seconda che chi li impiega sia un militare, un operatore di polizia o un semplice cittadino. Sostanzialmente le armi non letali sono comprese in quattro grandi aree principali:
di Gianfranco Peletti)
La conferenza dal titolo “Less than lethal e nuovi strumenti formativi”, organizzata alla Scuola di formazione del D.A.P. (Dipartimento amministrazione penitenziaria) della Capitale, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato dei lavori in tema di armi non letali e le nuove strumentazioni per formare gli agenti di pubblica sicurezza
• opto-elettronica: le più utilizzate e conosciute sono i laser a bassa energia, gli impulsi elettromagnetici (non nucleari) che provocano l’alterazione dei circuiti logici, causando, per esempio, il blocco dei motori, il blocco delle radiofrequenze,
cancellazione dei contenuti delle memorie dei computer; • acustica: in questa categoria rientrano generatori di ultrasuoni, cioè dei suoni a frequenza ultra bassa che se diretti contro una persona causano disorientamento, vomito;
Anna Sanfelice dà il benvenuto ai partecipanti durante la conferenza “Less than lethal”. Sul tavolo di fronte a lei due cappelli di servizio della Polizia Penitenziaria
C o n f e r e n z a “ L e s s t h a n l e t a l”
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