Service Pistols (1 parte)

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Service pistols (prima parte)

Da secoli la pistola è sempre stata l’arma corta per eccellenza destinata alla difesa ravvicinata, soprattutto nell’ambito del Law Enforcement. In campo militare, invece, la sua portata utile ridotta e la sua limitata capacità di penetrazione e/o d’arresto l’hanno confinata in un ambito sempre più ristretto: l’autodifesa. Detto ciò, anche per impieghi operativi, le cosiddette Service Pistols offrono caratteristiche intrinseche che le rendono comunque ancora apprezzabili in determinate situazioni tattiche, soprattutto in contesti molto dinamici come le operazioni speciali o di tipo CQB (Close Quarter Battle) di Elena Bernardini e Jean-Pierre Husson, con la collaborazione di Gianfranco Peletti

F

usto in polimero, caricatore a grande capacità, mire al trizio o con fibra ottica, scatto DA o DAO (rispettivamente Double Action e Double Action Only), slitte per accessori tattici e via discorrendo. Molte delle caratteristiche costruttive o meccaniche delle pistole semiautomatiche sono state rivisitate nel corso degli ultimi decenni senza portare tuttavia a una vera e propria “rivoluzione”, sia per quanto concerne l’aspetto tecnologico in senso stretto sia nella filosofia d’impiego.

Le pistole per uso militare e di polizia

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135 handicap che sono nate le pistole con scatto ad azione mista, modelli che in seguito sono stati adottati da molte Forze armate moderne come arma corta d’ordinanza: le semiautomatiche Beretta della serie 92 sono l’esempio per antonomasia. Se in questo modo si ottiene un buon compromesso fra sicurezza del porto e rapidità d’uso, non mancano però gli svantaggi: il passaggio dal primo al secondo colpo comporta dei disagi per il tiratore, che deve sapere padroneggiare (soprattutto sotto stress) due tipi di scatto completamente diversi, una doppia azione lunga e dura e una singola azione immediata e morbida. Il modo più sicuro per gestire un’arma corta sotto stress è quello mutuato dall’uso del revolver, ossia sparare sempre in doppia azione. Per questo è nata la nuova generazione di pistole D.A.O., caratterizzate dallo scatto lungo e duro (ma non troppo), prive di leve o altri comandi manuali di sicurezza. Il vantaggio fondamentale è che fra un colpo e l’altro si trovano sempre in condizioni di sicurezza, con il cane in posizione di riposo. Oggi la maggior parte delle grandi aziende del settore propone infatti molti modelli “full size” nelle versioni DA e DAO, anche se quest’ultima modalità di scatto è sempre piuttosto rara in ambito militare. Successivamente, oltre alle pistole con meccanismi di tipo DA/DAO, sono stati progettati e realizzati altri tipi di scatto, tra cui il più noto è sicuramente il cosiddetto “Safe Action Trigger” della Glock, altrimenti definibile scatto “in semi-doppia azione” (il ritorno in batteria del carrello a compimento del ciclo di sparo provoca il parziale armamento del percussore lanciato, mentre la trazione sul grilletto fa il resto).

Le sicurezze Per molti esperti le soluzioni tecniche che hanno segnato maggiormente l’evoluzione delle armi di questa categoria negli ultimi decenni sono comunque due: gli scatti e le sicurezze.

Occhio allo scatto Agli inizi erano prevalentemente le semiautomatiche dotate di scatto in singola azione a fare la parte del leone. Si pensi ad esempio alla Colt Government 1911 in calibro 11,43 x 22,8 mm o .45 ACP (Automatic Colt Pistol) e alla

Browning HP/GP (High Power/Grande Puissance) in 9 x 19 mm Parabellum (9 mm standard NATO), due modelli d’ordinanza molto diffusi tra gli eserciti occidentali. In questo caso, il porto sicuro dell’arma in condizioni operative comportava però non poche difficoltà: colpo in canna, cane armato e sicura manuale inserita, la cosiddetta “Condition One” (secondo la terminologia militare statunitense), riservata solo a chi ha una buona dimestichezza con l’arma corta. E’ per rimediare a questo

Per quanto riguarda i congegni di sicurezza, si può affermare invece che l’evoluzione o la tendenza dominante nel corso degli ultimi decenni sia stata quella di eliminare o ridurre i comandi manuali per consentire l’impiego immediato e sicuro dell’arma, incorporando congegni di sicurezza direttamente nello scatto in modo che funzionino automaticamente. Quello ritenuto da molti il più importante è il dispositivo di sicura applicato al percussore, che rimane bloccato stabilmente e viene svincolato solo quando il grilletto Dossier

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Militare statunitense mentre si addestra con la Beretta 92/M9, semiautomatica calibro 9 mm NATO in dotazione a numerose Forze armate

è premuto a fondo. La stragrande maggioranza delle pistole d’ordinanza oggi in servizio nelle forze armate e/o di polizia moderne è provvista di una o più di queste caratteristiche, che vengono ad abbinarsi ad altre come la grande capacità di fuoco (generalmente 15 colpi, o più, per le semiautomatiche in 9 mm NATO), le mire con riferimenti al trizio o con fibra ottica, gli attacchi, guide o slitte per il montaggio di accessori di puntamento, tipo Picatinny, o il fusto in polimero che consente di ridurre il peso complessivo dell’arma.

Quale calibro? Altro aspetto fondamentale è il calibro, e piuttosto il munizionamento, in quanto molte armi corte d’ordinanza attualmente in servizio sono camerate per la cartuccia da 9 mm (9 mm NATO negli eserciti occidentali, 9 x 18 mm Makarov in quelli dell’ex blocco socialista); munizionamento spesso considerato un tantino “anemico” e quindi inadatto alle esigenze belliche – e spesso anche per il Law Enforcement – per via del ridotto potere d’arresto o di penetrazione,

La M&P (Military & Police) con fusto in polimero viene proposta da Smith & Wesson in vari calibri, tra cui il 9 x 19 mm NATO ed il .45 ACP

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Come molti altri modelli della stessa categoria, la SIG P-220 in .45 ACP è dotata di slitta integrale per il montaggio di accessori

La semiautomatica Beretta Px4 Storm è una delle ultime nate della leggendaria Casa di Gardone Val Trompia.

soprattutto considerando il sempre più diffuso impiego di sistemi di protezione balistica individuale. Non a caso reparti SOF (Special Operations Forces) dell’USSOCOM (US Special Operations Command) hanno optato per semiautomatiche calibro .45 ACP, più precisamente per l’oramai ben nota Heckler und Koch (HK) USP-OHWS Mod. 0, denominata Mk-23 nella nomenclatura militare statunitense. Detto ciò, i fedeli del 9 mm NATO non possono fare a meno di ricordare che, in ambito militare, gli americani

La Caracal 9 in 9 mm NATO è la prima “full size” realizzata negli Emirati Arabi Uniti dalla nuova azienda Caracal International

sono “condizionati” dalla scelta dei calibri più diffusi tra le loro forze di polizia, FBI, DEA, Police Departments e via discorrendo: per i revolver il .357 Magnum, per le semiautomatiche il .40 Smith & Wesson e, appunto, il .45 ACP. A proposito di pistole di grosso calibro come, appunto, la leggendaria Colt 1911 in .45 ACP, va detto che nonostante il suo status di ex-ordinanza, questa semiautomatica ha ancora un folto gruppo di estimatori in quanto, in determinate situazioni operative, l’arma è in grado di offrire sempre non pochi

“tactical advantages”. A dispetto dell’età, ad esempio, il calibro .45 ACP rimane una munizione dotata di un rimarchevole “stopping power”, incrementato ancora più recentemente dall’offerta di nuove cariche + P, mentre l’arma offre invece buone caratteristiche di precisione dovute in gran parte al sistema di funzionamento Browning-Colt accoppiato allo scatto in singola azione. Esemplare è il caso del modello adottato dal MARSOC (Marine Special Operations Command), la componente SOF (Special Operations ForDossier

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Il programma JCP

ces) dell’US Marine Corps aggregata all’USSOCOM: ovvero la semiautomatica 1911 MEU-SOC (Marine Espeditionary Unit – Special Operations Capable), ribattezzata recentemente M45 CQC (Model 45 Close Quarter Combat Pistol). Centinaia di Colt 1911A1 furono allora tirate fuori dalle armerie e modificate ad hoc direttamente nella base di Quantico con componenti commerciali (vedi box),

Molti fabbricanti occidentali propongono oggi armi corte in .45 ACP, che sono generalmente versioni “maggiorate” di modelli standard in 9 mm Parabellum e/o in .40 Smith & Wesson. Si tratta di un vero e proprio come back che deve molto al defunto ed ambizioso programma statunitense JCP/CP (Joint Combat Pistol/Combat La Combat Master è una Pistol), fusione di delle “full size” a chiusudue già esistenti e ra geometrica in calibro 9 distinti programmi, mm NATO e caricatore a il “Future Handgun grande capacità realizzate System” destinato a dalla turca Sarsilmaz sostituire la Beretta M9 nell’US Army, ed il “Special Operations Forces Combat Pistol” mirante alla sostituzione delle varie semiautomatiche utilizzate dagli operatori dell’USSOCOM (SIG P226 e P228 o M11 nella nomenin modo da poter far fronte alla domanda. clatura militare statunitense, derivati Aderirono poi a questa filosofia anche gli della 1911, eccetera). Inizialmente il operatori HRT (Hostage Rescue Team) programma JCP prevedeva la messa in dell’FBI, adottando una versione “custom servizio di 450.000 armi corte destinate loaded” della 1911, ovvero la Springfield a sostituire la Beretta M9, questo prima TRP (Tactical Response Pistol), seguite a di essere ridimensionato a “soli” 50 mila ruota dal famoso SWAT di Los Angeles, esemplari, poi abbandonato del tutto nel capostipite degli attuali gruppi d’inter2006 e finalmente rilanciato, in ambito vento ad alto rischio, con la Kimber WilUSSOCOM, nel dicembre 2007, dopo la son Combat TLE. Marine statunitense mentre si addestra con la HK-45 a caricatore da 10 colpi realizzata della tedesca Heckler und Koch

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La FNH USA FNP-45 adotta una canna da 114 mm di lunghezza, uno scatto misto ed una capacità di fuoco di ben 14 colpi

La Glock 21 in calibro .45 ACP proposta dalla Casa austriaca in versione SF era stata selezionata nell’ambito del programma JCP/aCP

Una .45 per i Marines

La Taurus serie 800 a fusto in polimero è una delle più recenti “full size” proposta dall’azienda brasiliana

decisione del Congresso di sbloccare 5 milioni di dollari supplementari. Dieci in totale sono state le semiautomatiche in calibro in .45 ACP selezionate nell’ambito del programma JCP/CP. Oltre alla Smith & Wesson M&P-45 (Military & Police .45), versione in calibro 11,43 mm delle polimeriche a grande capacità di fuoco M&P in 9 mm NATO e .40 S&W, alla Springfiel Armory XD45 e alla Para Ordnance LDA45, figurano nella lista: • la Heckler und Koch HK45, derivata della P30 camerata per la .45 ACP, la cui versione compatta 45C verrà adottata a fine 2009 dal NAVSPECWARCOM (Naval Special Warfare Command), la componente US Navy dell’USSOCOM; • la SIG-Sauer P220 Combat TB (Threaded Barrel), versione modificata della P220 USA in calibro .45 ACP;

L’US Marine Corps (USMC) ha adottato la leggendaria .45 ACP nel 1913, utilizzandola sino all’introduzione della Beretta 92/M9 nel 1985. Ma i Marines dei reparti speciali, Force Recon in particolare, preferirono tornare alla M1911A1 ritenendola più efficace in termine di potere d’arresto e quindi di neutralizzazione della minaccia. I primi modelli reintrodotti in servizio operativo furono modificati dagli armieri della Precision Weapon Section di Quantico (Virginia) mediante la sostituzione e/o l’integrazione di vari pezzi (sicura all’impugnatura Ed Brown “drop in” Wilson Combat, canna Match Bar-Sto, • carrello Sprinfield Armory o Caspian Arms, grilletto lungo in alluminio, guancette di gomma Pachmayr “wraparound”, tacche di mira Nova, caricatore in acciaio inossidabile Wilson-Rogers, eccetera). Arrivò da queste modifiche una semiautomatica all’avanguardia per l’epoca (1986), chiamata MEU-SOC (Marine Espeditionary Unit – Special Operations Capable), che verrà ribattezzata a fine 2009 M45 “CQC” (Close Quarter Combat). Nel marzo 2010 viene lanciata la produzione di 4 mila esemplari del nuovo modello, utilizzando fusti Caspian Recon dotati di guida lunga 20 mm per il montaggio di un’accessorio di puntamento, mini torcia tattica o designatore laser.

Apriamo una breve parentesi per ricordare che l’outsider della M45 CQC risale al 2003. Denominata appunto ICQC (Interim Close Quarter Combat), questa semiautomatica è stata prodotta su contratto dalla Kimber in soli 83 esemplari destinati ai Marines del Detachment One (Det-1), reparto sperimentale costituito per testare la fattibilità di integrare un‘unità SOF dell’USMC al Comando Operazioni speciali statunitense (il Det-1 è all’origine della creazione del MARSO - Marine Special Operations Command). La ICQC era basata sulla Kimber Custom II, utilizzata tra l’altro dalla SWAT di Los Angeles, e modificata agli standard MEU-SOC con l’aggiunta di una slitta per il montaggio di una SureFire IMPL (Improved Military Pistol Light). Dopo lo scioglimento del Det-1 nel 2004, quel poco meno di un centinaio ICQC è andato ad equipaggiare gli operatori dei Deep Reconnaissance Platoons dell’USMC, che sono presenti in ogni Recon Battalion. Lo scorso novembre l’USMC ha indetto una gara per la fabbricazione di 12 mila pistole semiautomatiche M45 “CQC” destinate prioritariamente agli operatori del MARSOC. In data odierna, l’MCSC (Marine Corps Systems Command) è sempre alla ricerca di un’azienda in grado di produrre questi 12 mila esemplari.

la Taurus PT24/7 OSS, primo modello Dossier

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presentato dall’azienda brasiliana per concorrere ad una gara governativa negli Stati Uniti; • la Ruger P345PR, derivata della P345 classica, apparsa nel catalogo dell’azienda statunitense nel 2004, dotata di guida Picatinny, sviluppata sulla base della Ruger P95; • la FNH USA FNP45 USG, modello derivato dalla gamma FNP, già nel catalogo dell’azienda belga dal 2003; • la Beretta Px4-SD, versione “maggiorata” della Px4 Storm; • la Glock 21SF, variante specifica della Glock Gen 3, che ha servito di base allo sviluppo dei Glock 20, 21, 29 e 30 “Short Frame” in calibro .45 ACP e 100 mm Auto. Pur trattandosi di recenti realizzazioni e quindi di modelli che i nostri letto-

alla controparte “civile” P30. Dotata di scatto misto con cane esterno, la HK45 è alimentata mediante caricatore da 10 colpi. Anche la SIG-Sauer non ha dovuto faticare molto per realizzare la P220 Combat TB che, come già accennato, è sostanzialmente una P220 dotata di canna da 127 mm, con volata provvista di filettatura per il montaggio di un moderatore di suono e caricatore da 8 o 10 colpi. Dotato di scatto misto con cane esterno, questo modello è comunque l’unico ad impiegare un fusto O p e ra to re d i u n in acciaio o in lega di alluminio, gruppo d’intervento rispetto alle dirette concorrenti speciale della politutte di tipo polimerico in base zia francese con la all’attuale tendenza (la variante ben nota Beretta 92 in 9 mm NATO con caricatore FS, una Service Pibifilare P220 Combat TB è stata stol tra più diffuse proposta per il mercato civile e del nel mondo Law Enforcement). Stesso discorso per la Taurus, che ha allungato ri conoscono già, è ulteriormente la canna della propria comunque opportuno soffermarsi un 24/7 Long Slide in .45 ACP (da 127 a istante su alcuni di questi modelli che, 133 mm), ribattezzandola poi 24/7 OSS. per molti aspetti, rappresentano l’attuale stato dell’arte anche se, paradossalmente, Oltre al fusto polimerico nell’oramai diffuso colore Flat Dark Earth, la semiauadottano una munizione sviluppata nel tomatica brasiliana impiega adesso una 1905 (il .45 ACP era il calibro richiesto leva di sicura ambidestra, ma lo scatto dal concorso JCP/CP). misto SA/DA con percussore lanciato e La HK45 (canna da 115 mm), che è la capacità del caricatore (12 colpi) sostata realizzata trasferendo le soluzioni no rimasti invariati rispetto al modello di ergonomia e di meccanica applicate alla polimerica P30, adotta un’impugnatura definita “Ergo” con scalfiture per le dita e forme arrotondate, ma solo con dorsalini intercambiabili, lasciando i pannelli laterali rimovibili

Versione “Military” della P99, semiautomatica con fusto in polimero proposta dalla tedesca Walther in 9 mm NATO e in .40 Smith & Wesson

La CZ-75 P-07 Duty, ultima evoluzione della famosa CZ 75 sviluppata e realizzata dalla Ceska Zbrojovka di Uhersky Brod

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“Full size” della cinese Norinco, la NP 34 è una moderna semiautomatica calibro 9 Parabellum dotata di slitta integrale per il montaggio di accessori

precedente. Progettata e realizzata dalla sussidiaria americana della FN di Herstal, la FNH USA FNP45 adotta una canna da 114 mm di lunghezza, uno scatto misto con cane esterno ed una capacità di fuoco di ben 14 colpi. Il peso si adegua ovviamente a tale capacità: l’arma risulta infatti la più pesante rispetto alle altre polimeriche già menzionate in quanto pesa,

scarica, 930 g per una lunghezza totale di 200 mm (per la FNP45 è disponibile anche un caricatore da 10 colpi). Infine la Beretta Px4-SD, che è sostanzialmente identica alla Px4 Storm sia nei comandi e meccanismi (scatto misto SA/DA con cane esterno) sia nell’estetica, ma con canna più lunga (115 mm), che spunta di circa 15 mm fuori dal fusto in modo da poter montare un moderatore di suono, e capacità di fuoco “limitata” a 9 colpi con “pad”

La semiautomatica Steyr M A1 viene proposta dall’azienda austriaca nei calibri 9 mm NATO, .40 Smith & Wesson e .357 SIG

in materiale plastico al caricatore. Da notare però che il peso della semiautomatica italiana in .45 ACP è di appena 15 grammi superiore a quello delle versioni in 9 mm NATO e .40 Smith & Wesson: 800 grammi scarica contro 785 g per le altre due versioni. Tutti i modelli sopracitati sono provvisti di una slitta integrale per il montaggio d’accessori. M C

D.F.A.

Molte semiautomatiche utilizzate dai gruppi d’intervento speciale (qui un operatore cileno dell’ERTA con la SIG9) vengono utilizzate con puntatore laser

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