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Tactical baton: storia, regolamento, utilizzo Storia ed evoluzione del Tactical Baton, strumento per l’uso difensivo da parte delle Forze di polizia, ed in particolare di quella locale (prima parte)

di 30 centimetri, inizialmente costruito in legno e successivamente anche con altri materiali, veniva portato dagli agenti della polizia inglese (i cosiddetti bobbies, agenti disarmati addetti al controllo del territorio) infilato in una apposita tasca posta all’interno dei pantaloni della divisa, cosicché l’attrezzo rimaneva posizionato in parallelo con la coIl bastone in uso ai bobscia dell’operatore per bies inglesi dalla metà dare il minor fastidio dell’Ottocento possibile, anche quando capitava di sedersi. Per gli agenti addetti all’ordine pubblico, in Europa si è sempre presentata la necessità di uno strumento di una lunghezza di 60/70 centimetri che consentisse di colpire gli avversari tenendoli a una distanza di sicurezza, creando il minor danno fisico possibile. Nacque così lo “sfollagente”, un bastone in gomma o materiali similari, lungo una sessantina di centimetri e cavo all’interno, da utilizzare durante le operazioni in cui occorre disperdere la folla con delle cariche organizzate, cercando di creare i minori danni fisici ai manifestanti. Nei Paesi oltreoceano, dove le idee sono diverse, gli operatori di polizia sono stati dotati di uno strumento similare a

di Gianfranco Peletti

I

l bastone come strumento di difesa in uso alle Forze di polizia è noto fin dai tempi di Roma antica, e attraverso i secoli ha progressivamente cambiato forma e si è sempre più specializzato in base ai vari tipi di utilizzo. Il primo tipo di bastone moderno è quello chiamato “truncheon”, in uso alla polizia inglese dall’epoca vittoriana fino a pochi anni fa. Questo strumento è un bastone della lunghezza di poco più

Un tactical baton classico con tutti gli elementi smontati

Vista esplosa di un tactical baton classico

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125 Vista in particolare della parte conica del segmento che serve per bloccarlo all’interno dell’altro

Il tactical baton mod. AutoLok, smontato. In particolare si notano i fori dove si posizionano le sfere che servono per il bloccaggio dello strumento esteso. Premendo il pulsante, si aziona la leva che sblocca le camme e libera i segmenti consentendo la chiusura

quello europeo ma realizzato in legno o in materiali di considerevole durezza, simili nella lunghezza e nel diametro a quelli utilizzati in Europa. Con l’avvento della motorizzazione e degli agenti in pattuglia auto e motomontata, si presentò il problema che per praticità gli operatori dovevano togliere quest’attrezzo dalla cintura e posizionarlo nel veicolo, con la conseguenza che spesso, durante rapidi interventi, l’operatore dimenticava di prendere lo strumento e si trovava ad affrontare la situazione di pericolo disarmato. Verso gli anni ’70 apparvero sul mercato americano i primi tactical baton o expandable baton, strumenti che in posizione di riposo hanno una lunghezza inferiore ai trenta centimetri e che possono essere tranquillamente tenuti nell’apposita custodia appesa al cinturone di servizio. Questo tipo di bastone, generalmente realizzato in acciaio, è composto da due/tre segmenti di diametro diverso, assemblati in modo telescopico uno all’interno dell’altro, così da avere una lunghezza equivalente a circa la metà o un terzo di quella dello strumento esteso. In caso di necessità, l’operatore estrae lo strumento e lo estende con una manovra del tipo “frustata” che fa sì che per inerzia gli strumenti fuoriescano l’uno dall’altro, proiettati in avanti. Grazie ad un’apposita conicità finale degli stessi (nota con il nome di cono di Titan), i segmenti si bloccano come se fossero incollati l’uno all’altro, rendendo di fatto il bastone come se fosse composto da un solo pezzo dalla lunghezza equivalente alla somma

Il tactical della S & W, con blocco a cono di Titan, esteso

della lunghezza dei tre segmenti. Per poterlo richiudere è necessario batterlo con la punta su di una superficie dura, per creare una vibrazione che “scolla” gli elementi, consentendogli di scorrere l’uno nell’altro e tornare nella posizione di riposo dove vengono trattenuti da un’apposita molla posta nel tappo di chiusura dello strumento. Negli anni, sono stati progettati nuovi modelli con sistemi di bloccaggio diversi, che si possono chiudere semplicemente premendo un pulsante di sblocco anziché batterli a terra.

Le principali misure in pollici dei tactical americani: il più lungo è quello in uso agli agenti a cavallo

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In principio fu la Lombardia Oltre al bastone diritto, sono usciti sul mercato anche numerosi modelli con un’impugnatura laterale derivati da uno strumento noto nelle arti marziali con il nome di “tonfa”, che si sono sviluppati in parallelo a quelli già descritti, più o meno con le stesse caratteristiche. Negli ultimi modelli, dotati di blocco meccanico, è inoltre possibile l’apertura senza dare il colpo di frusta con il polso, ma semplicemente estrarre i segmenti utilizzando l’altra mano. Inoltre questo tipo Vista di bastoni fissi e di di strumento, tactical, in cui le uniche difattualmente ferenze in lunghezza sono in uso negli quelle del modello Stati Uniti e in varie nazioni europee, oltre al vantaggio di essere sempre al fianco dell’operatore è anche considerato meno intimidatorio e fastidioso agli occhi dei cittadini. Naturalmente, in Italia la situazione è un po’ diversa e senza entrare nel merito delle Forze di polizia e militari che hanno uno status normativo e giuridico particolare, penso che per i lettori sia interessante, facendo seguito agli articoli sullo spray al capsicum, conoscere la situazione per quanto riguarda i civili e la Polizia locale. Chi scrive ha avuto modo di conoscere gli strumenti “less lethal”, sul finire degli anni ’90, epoca in cui prestava servizio nel Corpo della Polizia municipale di Milano, e iniziò ad interessarsi e occuparsi di questi presidi per l’autodifesa, tanto che grazie alla sensibilità dell’I.P.A. (International Police Association) e alla collaborazione con il Gruppo Fiamme Oro, nel 1999 organizzò a Milano, presso la caserma della Polizia di Stato “Annarumma”, il primo corso fatto in Italia per la qualificazione di istruttori di tactical baton, con la collaborazione della ditta Formica di Viterbo e la società americana A.S.P. Subito dopo proseguì questo percorso anche con lo spray al capsicum, qualificandosi istruttore per entrambi e incominciò a farli conoscere nel mondo dei Corpi di Polizia municipale. Gli strumenti di autotutela piacquero

Vista di bastoni fissi e di tactical in chiusura, che evidenzia la differenza di lunghezza tra bastoni fissi e tactical. Appare evidente la differenza dello strumento multifunzione di sicurezza, che ne consente l’uso anche in chiusura

Due diversi tipi di tappo e di molla per trattenere i segmenti quando il baton è chiuso

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Vista di tonfa aperti, in cui appare evidente la lunghezza simile a quella del tonfa fisso. Nell’ordine Monadnock fisso, Monadnock PR24, E.S.P. e lo strumento multifunzione di sicurezza della Ghost di Amadini

ne Lombardia creò ufficialmente la Polizia locale, con la legge regionale n° 4, pubblicata sul Bollettino Ufficiale n° 16 del 18 aprile 2003, 1° supplemento ordinario, avente come titolo: “Riordino e riforma della disciplina regionale in materia di Polizia locale e sicurezza urbana”, inserendo all’art. 18 gli “strumenti di autotutela”, rimandando ad un apposito regolamento le caratteristiche e le modalità per l’adozione degli stessi da parte dei comuni. L’anno successivo, il 13 luglio 2004, venne approvato e pubblicato il regolamento n° 3: “Caratteristiche e modalità di impiego degli strumenti di autotutela per gli operatori di Polizia locale”. Nel mese di settembre dello stesso anno, l’I.Re.F.(Istituto Regionale di Vista di tonfa in chiusura, Formazione che evidenzia la diffedella Lombarrenza di lunghezza con dia), con la quello fisso. L’ordine è lo collaborazione stesso della fotografia progettuale e con gli strumenti estesi la direzione dell’autore (che nel frattempo si era qualificato anche come master trainer della Monadnock e della Casco), organizzò tre edizioni di un corso per qualificare gli istruttori di questi strumenti per gli appartenenti ai Corpi di Polizia locale della Lombardia, e subito dopo iniziò a inserire gli “strumenti di autotutela” nei corsi di tecniche operative, con numerosissime richieste da parte dei Comuni che volevano dotare il personale di questi strumenti. (segue) M L

Nel prossimo numero subito molto a chi ne intuì il potenziale, e già nell’anno 2000 la Polizia Municipale di Cremona decise di adottarli e li inserì nel regolamento del Corpo della Polizia municipale. Il regolamento venne rigettato dall’O.Re.Co., l’amministrazione presentò un ricorso al T.A.R. della Lombardia e lo vinse, dotando gli appartenenti alla Polizia municipale di tactical baton e spray o.c. La notizia fece velocemente il giro d’Italia e si

iniziò a parlarne pubblicamente, tanto che il 19 marzo 2001 la Regione Lombardia e l’I. Re.F. organizzarono un convegno dal titolo: “Polizia locale: nuovi strumenti di difesa personale”, nel corso del quale l’assessore regionale agli Affari generali, personale e sicurezza, Guido Della Frera, espresse la volontà politica di dotare di questi strumenti tutti gli appartenenti alla Polizia locale della Regione Lombardia. Due anni dopo, la Regio-

L’articolo prosegue nel prossimo numero, con l’estratto della circolare del ministero dell’Interno, la storia dello strumento multifunzione di sicurezza prodotto in Italia dalla Ghost di Amadini (conforme alla circolare) che si è affermato in Italia e a livello internazionale (illustrato nelle fotografie), oltre a prove e schede tecniche.

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