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secondo tempo di Claudio Sottile

Il “dopo calcio” dell’ex bomber

Lorenzo Scarafoni e il “regime” alimentare

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Dall’astronave del San Nicola (suo il te, riso e cozze, che va parecchio. Ho primo gol assoluto dello stadio, partita riportato nel menu tutti i luoghi dove inaugurale del 3 giugno 1990, amichesono stato a giocare. Ho preso spunto vole tra il Bari e il Milan neocampione dalle tradizioni cittadine, soprattutto d’Europa, 2-0 finale) al mare delle Marquelle di mare. Penso anche alla capoche, in mezzo una capatina nel blocco nata di Palermo, alle cozze alla busara comunista dell’Europa orientale, non a o alla croata che dir si voglia di Trieste. caso Scarafoni era definito una punta Lo faccio per dare un tocco di fantasia “di movimento”. alla cucina. Siamo sull’Adriatico, San Lorenzo, quale rotta ti ha poi condotva della zona, e anche lì c’è una grande to al timone di uno stabilimento balcultura del pesce”. neare? “Quando ho deciso di lasciare la mia Domanda di rito: patate, riso e cozze, attività di allenatore, avevo voglia di con o senza zucchina? abbandonare quell’ambiente per ci“Senza, rigorosamente. Aggiungerla mentarmi in altro. Credo che ognuno sarebbe come mettere la panna alla nel lavoro debba seguire le proprie pascarbonara”. sioni, le mie sono sempre state il mare e la cucina. Vivevo sul litorale abruzzeEsame passato. Le tue pietanze sono se in quel momento e ho trovato uno gustate anche da esponenti del monstabilimento balneare proprio di fronte do del pallone? casa, a Villarosa di Martinsicuro, pro“Capita, non in maniera assidua. Ho vincia di Teramo. Siamo partiti così io degli amici che passano ogni tanto”. e la mia fidanzata Elena. Abbiamo fatin cucina. Per ora si fa la stagione estiva Benedetto è la città più rappresentatito questa prima esperienza in AbruzC’è vita dopo gli anni nel calcio. zo per tre anni, poi a seguire ci siamo “Confermo che c’è, soprattutto “Il calcio di oggi? Si è deteriorato nell’ambito professionale dopo la carriera l’ambiente in generale, in tutte agonistica. L’ambiente calcio è un mondo le sue sfaccettature” a parte, nel quale non impari a vivere realtrasferiti nelle Marche, dove abbiamo mente, è tutto ovattato e irreale. La acquisito la concessione demaniale e vita reale è quella che sto assaporanabbiamo costruito il nuovo chalet, i Bado adesso. Questo pensiero l’ho semgni Sant’Andrea, a Marina di Altidona, pre avuto anche mentre giocavo. Non provincia di Fermo. Ci è piaciuto così”. è facile tenere la barra dritta quando Non ti limiti alla proprietà… che ti distraggono e perdi la dimensio“Faccio anche il cuoco. La mia compane della realtà, sia economica e morale gna gestisce il bar e la spiaggia, io sono sia di rapporti di amicizie e parentele”. sei in quel mondo, ci sono tante sirene e basta, per il futuro contiamo di stare Avevi pensato a questo futuro proaperti anche d’inverno. Ho sempre avufessionale, oppure hai attraversato to la passione della cucina, e sono riutappe intermedie? scito poi a trasformarla in un lavoro”. “Non avevo smesso e avevo già programmato per il dopo, acquistando un Piatti forti? bar ad Ascoli, che però è andato male “Partiamo della Puglia e ti dico pataper una serie di motivi. Non potevo esser presente perché ero in attività e le persone alle quali mi sono affidato si sono rivelate sbagliate. Anche quella è stata un’esperienza, e ho capito che bisogna fare attenzione a chi hai vicino quando indossi ancora le scarpette”.

L’estate 2020, soprattutto per chi è nel tuo settore, è stata quantomeno particolare. Com’è andata la prima stagione balneare post lockdown? “Per come si configurava e per le previsioni, direi alla grande. Noi siamo agevolati dal fatto che la nostra località non è molto turistica, non ci sono grandi strutture ricettive, è tutto molto residenziale, locale. Nelle Marche è un po’ ovunque così, forse ad eccezione del Conero e di Porto San Giorgio. Siamo stati ricercati perché abbiamo tranquillità e spazi, siamo stati fortunati sotto questo aspetto”.

Noti dei punti di contatto tra l’attività calcistica e quella imprenditoriale? “Sì, la gestione del personale può essere accumunata a quella dello spogliatoio. Ci sono delle esperienze che fai nel mondo del calcio che poi ti tornano utili. Uno spogliatoio e una brigata di cucina sono ugualmente contraddistinti da rapporti sociali, sono dei gruppi da gestire, anche se guadagnano certamente cifre diverse tra loro. Quelle da calciatore e da allenatore sono comunque tutte esperienze che servono, perché poi ritrovi le medesime dinamiche anche nel mondo dell’imprenditoria”.

Hai la sensazione che la tua carriera da attaccante avrebbe potuto dire qualcosa di diverso? “Questo me lo confidano un po’ tutti e lo so anch’io, però ho avuto parecchi infortuni, un fisico che non tanto mi assisteva, questo probabilmente è stato uno dei problemi. Magari poi trovi persone che riescono a darti una svolta o al contrario a tenerti giù, vari

procuratori e personaggi del mondo del calcio, che sono quelli che purtrop- po negli ultimi anni sono un la parte negativa del giocattolo. Non dico che anche i miei lo siano stati, si è deterio- rato l’ambiente in generale, in tutte le sue sfaccettature, allenatori, giocato- ri, dirigenti, è peggiorato tanto”.

Ogni tanto di cimenti ancora palla al piede? “Se potessi giocherei tutti i giorni! Purtroppo non riesco nemmeno più a correre, ho problemi con le ginocchia. Ho subito anche altri interventi post carriera. Il calcio mi piace giocarlo, se mi chiedi di guardarlo in televisione dopo cinque minuti mi addormento”.

Prima hai ricordato due maglie fon- damentali della tua carriera: Bari e Palermo, che stanno per ritrovarsi in- solitamente in Serie C. Il tuo cuore è diviso perfettamente a metà? “Sì, sono al 50%. Il Bari è stato a inizio carriera, Palermo alla fine. A entram- be avrei potuto dare un pizzico in più. Sicuramente si è creato un rapporto passionale, come c’è solo al sud, che è sempre stato corrisposto reciproca- mente da me e dai tifosi. L’auspicio è che salgano entrambe”.

Cucinavi già all’epoca? “Ai tempi di Palermo, a Mondello, era sempre una festa a casa mia, veniva la squadra intera e cucinavo per tutti”.

Tanto da guadagnare i gradi… “Quand’ero nel Bari andammo in tournée in Romania, estate 1989, era- no i tempi della dittatura di Nicolae Ceau escu, ci invitarono a giocare la Coppa Dinamo organizzata dalla Dinamo Bucarest e dal suo allena- tore Mircea Lucescu, parteciparono anche Anversa e Standard Liegi. Mi- ster Gaetano Salvemini ci avvertì che lì non si sarebbe mangiato granché. Alloggiavamo al Grand Hotel di Buca-

Lorenzo Scarafoni è nato ad Ascoli Pice- no il 4 dicembre 1965. Ha vestito le maglie di Ascoli, Bari, Triestina, Pisa, Cesena, Palermo, Ravenna e Ancona.

rest, ma di grande c’era poco oltre al nome. Per fortuna c’eravamo portati dei bauli con pasta, riso e tutti i vive- ri. L’allenatore chiese ‘ora chi la cuci- na tutta questa roba?’, e replicai che c’avrei pensato io. Mi trovai a prepa- rare nella cucina dell’hotel, in mezzo ai cuochi con questi cappelloni, men- tre io andavo in tuta. L’ultima amiche- vole la giochiamo a Sibiu e io faccio gol, al ritorno vado diretto in cucina e i cuochi mi domandano come fosse andata la partita, rispondo ‘1-1, ho fatto io gol’ e loro si mettono a ridere dicendo ‘tu cuciniere, non giocatore’. Erano convinti che fossi a tutti gli ef- fetti il cuoco”.

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