Il Calciatore Agosto_Settembre 2020

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secondo tempo

di Claudio Sottile

Il “dopo calcio” dell’ex bomber

Lorenzo Scarafoni e il “regime” alimentare Dall’astronave del San Nicola (suo il primo gol assoluto dello stadio, partita inaugurale del 3 giugno 1990, amichevole tra il Bari e il Milan neocampione d’Europa, 2-0 finale) al mare delle Marche, in mezzo una capatina nel blocco comunista dell’Europa orientale, non a caso Scarafoni era definito una punta “di movimento”. Lorenzo, quale rotta ti ha poi condotto al timone di uno stabilimento balneare? “Quando ho deciso di lasciare la mia attività di allenatore, avevo voglia di abbandonare quell’ambiente per cimentarmi in altro. Credo che ognuno nel lavoro debba seguire le proprie passioni, le mie sono sempre state il mare e la cucina. Vivevo sul litorale abruzzese in quel momento e ho trovato uno stabilimento balneare proprio di fronte casa, a Villarosa di Martinsicuro, provincia di Teramo. Siamo partiti così io e la mia fidanzata Elena. Abbiamo fatto questa prima esperienza in Abruzzo per tre anni, poi a seguire ci siamo

te, riso e cozze, che va parecchio. Ho riportato nel menu tutti i luoghi dove sono stato a giocare. Ho preso spunto dalle tradizioni cittadine, soprattutto quelle di mare. Penso anche alla caponata di Palermo, alle cozze alla busara o alla croata che dir si voglia di Trieste. Lo faccio per dare un tocco di fantasia alla cucina. Siamo sull’Adriatico, San Benedetto è la città più rappresentativa della zona, e anche lì c’è una grande cultura del pesce”. Domanda di rito: patate, riso e cozze, con o senza zucchina? “Senza, rigorosamente. Aggiungerla sarebbe come mettere la panna alla carbonara”. Esame passato. Le tue pietanze sono gustate anche da esponenti del mondo del pallone? “Capita, non in maniera assidua. Ho degli amici che passano ogni tanto”.

C’è vita dopo gli anni nel calcio. “Confermo che c’è, soprattutto nell’ambito professio“Il calcio di oggi? Si è deteriorato nale dopo la carriera L’ambienl’ambiente in generale, in tutte agonistica. te calcio è un mondo a parte, nel quale non le sue sfaccettature” impari a vivere realtrasferiti nelle Marche, dove abbiamo mente, è tutto ovattato e irreale. La acquisito la concessione demaniale e vita reale è quella che sto assaporanabbiamo costruito il nuovo chalet, i Bado adesso. Questo pensiero l’ho semgni Sant’Andrea, a Marina di Altidona, pre avuto anche mentre giocavo. Non provincia di Fermo. Ci è piaciuto così”. è facile tenere la barra dritta quando sei in quel mondo, ci sono tante sirene Non ti limiti alla proprietà… che ti distraggono e perdi la dimensio“Faccio anche il cuoco. La mia compane della realtà, sia economica e morale gna gestisce il bar e la spiaggia, io sono sia di rapporti di amicizie e parentele”. in cucina. Per ora si fa la stagione estiva e basta, per il futuro contiamo di stare Avevi pensato a questo futuro proaperti anche d’inverno. Ho sempre avufessionale, oppure hai attraversato to la passione della cucina, e sono riutappe intermedie? scito poi a trasformarla in un lavoro”. “Non avevo smesso e avevo già programmato per il dopo, acquistando un Piatti forti? bar ad Ascoli, che però è andato male “Partiamo della Puglia e ti dico pataper una serie di motivi. Non potevo es-

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ser presente perché ero in attività e le persone alle quali mi sono affidato si sono rivelate sbagliate. Anche quella è stata un’esperienza, e ho capito che bisogna fare attenzione a chi hai vicino quando indossi ancora le scarpette”. L’estate 2020, soprattutto per chi è nel tuo settore, è stata quantomeno particolare. Com’è andata la prima stagione balneare post lockdown? “Per come si configurava e per le previsioni, direi alla grande. Noi siamo agevolati dal fatto che la nostra località non è molto turistica, non ci sono grandi strutture ricettive, è tutto molto residenziale, locale. Nelle Marche è un po’ ovunque così, forse ad eccezione del Conero e di Porto San Giorgio. Siamo stati ricercati perché abbiamo tranquillità e spazi, siamo stati fortunati sotto questo aspetto”. Noti dei punti di contatto tra l’attività calcistica e quella imprenditoriale? “Sì, la gestione del personale può essere accumunata a quella dello spogliatoio. Ci sono delle esperienze che fai nel mondo del calcio che poi ti tornano utili. Uno spogliatoio e una brigata di cucina sono ugualmente contraddistinti da rapporti sociali, sono dei gruppi da gestire, anche se guadagnano certamente cifre diverse tra loro. Quelle da calciatore e da allenatore sono comunque tutte esperienze che servono, perché poi ritrovi le medesime dinamiche anche nel mondo dell’imprenditoria”. Hai la sensazione che la tua carriera da attaccante avrebbe potuto dire qualcosa di diverso? “Questo me lo confidano un po’ tutti e lo so anch’io, però ho avuto parecchi infortuni, un fisico che non tanto mi assisteva, questo probabilmente è stato uno dei problemi. Magari poi trovi persone che riescono a darti una svolta o al contrario a tenerti giù, vari


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