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amarcord di Pino Lazzaro
La partita che non dimentico
Andrea Malgrati (Lecco)
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“No, non è che mi sia “preparato”, per me è un ricordo diciamo semplice, soprattutto pieno di affetto. Avrei potuto riandare alla partita che ho giocato contro il Benevento in Coppa Italia o quella contro il Pisa, dove ho pure fatto gol, piazze importanti insomma, però quella che più è impressa nel mio cuore è una dell’anno scorso, qui col Lecco, eravamo ancora in D, contro il Casale. Pochi giorni prima era morto mio nonno, a lui ero molto legato, così fare gol – e pure salvandone un altro qualche minuto dopo – è stato un che, come dire, di perfetto. Un calcio d’angolo nel primo tempo, in anticipo di testa: capitato di rado nei miei anni, ma quel giorno è capitato. Subito dopo, sempre di testa, come detto ho deviato e ribattuto un pallone sulla traversa, gol salvato, proprio un momento speciale. Alla squadra non avevo detto di mio nonno, di mio sono pure la mia parte timido e introverso, magari potevo pure influenzarli i compagni e comunque sono sempre stato abituato a lasciare tutto il resto fuori quando metto piede nello spogliatoio e in campo. Ho fatto gol, mi sono fermato: è arrivato l’abbraccio dei compagni e ho alzato le braccia al cielo, un gesto semplice, c’erano anche i miei genitori quel giorno, bello così. Aveva 92 anni mio nonno, aveva perso la vista eppure era sempre informatissimo. Appassionatissimo di calcio, tifoso juventino, lui che mi chiamava sempre, mi chiedeva degli allenamenti, sempre lì, anche perché magari non mi facevano giocare… mio nonno”.
“È vero, ho sempre giocato praticamente in Lombardia, di squadre qui ce ne sono in effetti tante, qualcuno mi ha sempre cercato. Al sud potevo anche andarci, da giovane, anche in serie B, ma qualcosa non è andato col procuratore che avevo all’epoca, diciamo che qualche treno l’ho perso, anche se comunque le mie stagioni le ho fatte quasi tutte tra i professionisti. Ora di anni ne avrò presto 37, so bene che non si vorrebbe mai smettere… comunque sto bene, non ho mai avuto infortuni troppo gravi, spero intanto di poter fare un altro anno, stiamo parlando con la società”.
“Al dopo un po’ ci ho già in ogni caso pensato, una base ce l’ho, si sa che i nostri in C sono degli stipendi normali e si sa che la carriera finisce: con mia moglie abbiamo un centro benessere ed estetico, ce l’ho già così un altro lavoro. Spero comunque di poterci stare ancora dentro al calcio, penso a un ruolo da dirigente, che so, diesse o team manager, continuando così a dare il mio apporto specie ai giovani. Sì, qui sono il capitano e devo dirti che la fascia mi ha quasi sempre accompagnato, anche proprio da giovane e in squadra c’era chi aveva 30 anni e più, non era così semplice, ho dovuto imparare presto. Mi considero un capitano atipico, nel senso che per me nello spogliatoio vige la democrazia, le decisioni le dobbiamo prenderle davvero assieme, compresi quelli che hanno tanti anni meno di me, 15 o più, loro che ragionano e vedono le cose in un modo diverso, che io faccio fatica magari a vedere. Dialogo e tolleranza insomma, quando serve le situazioni vanno sì prese di petto, ma ci vuole un giusto equilibrio, col rispetto pure delle gerarchie, ma senza arrivare al nonnismo, non l’ho mai trovato giusto”.
Che aria tira?
“Momento difficile, ovvio. Con la società ci si sente spesso, il preparatore ci ha dato settimana dopo settimana i programmi, ora che si può un po’ uscire, si può almeno correre. Sono in contatto con l’Associazione, anche a noi la società non ha pagato gli stipendi, di certo delle rinunce le dovremo fare, ma senza però essere giusto dimenticati, tanti di noi guadagnano quanto un normalissimo operaio, è così. Con la società continuiamo a parlarci e una soluzione la troveremo”.
Carlo Pelagatti (Padova)
“Certo che ci ho pensato, avrei potuto atterravo mi sono girato e ho visto la paldirti di una vittoria del campionato o del la in quell’angolino basso, una confusiomio esordio in Serie B, ma quella che più ne e un’emozione dentro che poi non ho mi ha toccato nel profondo è una tra l’aldormito per tre notti. Quasi due anni che tro recente, dello scorso anno, una partinon mi capitava di segnare, un’apoteosi. Lì allora verso Una partita dei quarti di finale playoff dello scorso anno. quella rete, verIn casa, ad Arezzo, contro la Viterbese. Gol dell’1 a 1 in so i miei amici: rovesciata. Ora quel gol ce l’ho pure nel telefonino. indimenticabile. Noi che avevata dei quarti di finale playoff. In casa, ad mo iniziato come matricola, intanto per Arezzo, contro la Viterbese avevamo vinsalvarci e che poi in semifinale siamo to l’andata ed è proprio del ritorno che ti stati fermati dal Pisa, uno squadrone, parlo. Io che sono di Arezzo, io che andaperò giocandosela sino alla fine, non vo allo stadio a tifare Arezzo lì in curva, mancava poi tanto perché passassimo io che tanti amici li ho adesso sempre noi. Ora quel gol ce l’ho pure nel telein quella curva. Dopo due anni belli col fonino, il filmato me l’avranno mandato Cittadella in B, avevo deciso di tornare un centinaio di persone, sì, me lo vado a a casa, c’era sto progetto, tante ambiriguardare ogni tanto”. zioni. A Viterbo il clima era parecchio infuocato, a scaldarlo ci aveva pensato “A che punto sono della mia carriera? pure il loro presidente, Camilli. VincevaDopo tutti questi anni che gioco, sento mo 1 a 0 e dopo il risultato dell’andata di poter dire che da questi ultimi 2-3 anni (Arezzo-Viterbese 3-0; ndr), eravamo sono nel mio momento migliore. Qui all’iabbastanza tranquilli. Mancava circa un nizio col Padova un po’ di fatica l’ho fatquarto d’ora alla fine e c’è stato sto corta, soprattutto di testa, avevo lasciato la ner, dalla parte della curva degli ospiti, la squadra della mia città, problematiche “nostra” insomma, erano venuti in tanti varie, ne parlerò solo a tempo debito, mi da Arezzo. Allora corner, palla respinta limito a dire che c’erano tante promesse e lì da fuori aerea un mio compagno, Foda parte di chi gestiva la squadra che glia, che la rimette dentro di testa. Io stanon sono state mantenute, mi fermo vo tornando indietro dal primo palo, mi qui. Tornando a questi miei anni, penso arriva sta palla e così, d’istinto, mi viene di essere nel periodo più importante, di fare una rovesciata, su di destro: palla sto bene fisicamente e con me ho pure incrociata sull’altro palo e gol. Fin che un bel po’ di esperienza. Nello spogliatoio sono uno che ci sa stare, lasciami dire pure abbastanza carismatico, dai. Con i giovani sono convinto che bisogna parlarci né troppo, né poco… portare sì quando capita la tua esperienza ma senza esagerare, possono magari anche adagiarsi, fai presto in ogni caso a vedere se un giovane c’è”.
“Per il dopo non so. Prima di avere nostro figlio – adesso ha 10 mesi – la mia compagna viaggiava molto per lavoro, per strutture alberghiere, ora s’è dovuta fermare. Ora come ora il mio pensiero è quello di non rimanere nel calcio, dalle giovanili in poi sono vent’anni che sono in giro, per adesso la penso così”.
Che aria tira?
“Mah, da domani cominceremo gli allenamenti a gruppi, orari diversi, doccia a casa, sarà strano, nemmeno in Seconda categoria… Con la società un accordo l’abbiamo trovato e per tutti i giocatori che ho via via sentito, la volontà è quella di tornare a giocare, di provarci almeno. Attorno sta riaprendo tutto, lo stesso dovrebbe fare il calcio. Speriamo si trovi il modo di fare tutto in sicurezza, ma se non si prova adesso, come si fa?”.