ATB MAG – PERIODICO DI ARTE E CULTURA – ANNO 2017 – NUMERO 1 – GENNAIO / MARZO
COSA ABBIAMO DA DIRE
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______________________________ “... ma si devono adeguare alla nostra cultura!” Quante volte abbiaessere individuo, punto di parmo sentito queste parole vagamente tenza per ampliare conoscenze e intolleranti e quante volte un poco stimolo per confronti culturali ci siamo riconosciuti in queste oggi sempre più attuali e parole? Ma, sulle nostre pagine, necessari. Penso che non vogliamo sentenziare o comprendere l'importanza del disquisire su argomenti di così lavoro e dei sacrifici sostenuti nel stringente attualità né vogliamo deTRADIZIONE nostro passato, evidenziare il scrivere complessi rapporti interrapporto e la ricerca di E culturali, migrazioni, razzismo, un'equilibrata convivenza tra fondamentalismi, nazionalismi, teesseri umani sia fondamentale FUTURO mi politici, economici o sociali. In per affrontare con maggiore queste pagine vorremmo forse consapevolezza le dinamiche del superarli questi temi... vorremmo mondo moderno, per costruire presentare un'idea, un pensiero una società della convivenza e del equo mediato attraverso qualcosa reciproco rispetto. che conosciamo bene: l'arte! Siam Agli artisti, poeti, scrittori, l’onere, l’onore di mediare attraverso una politica proprio certi di non aver sacrificato nulla di educazione ai sentimenti più profondi sull’altare della globalizzazione? Siamo sicuri dell'individuo e del mondo. Agli artisti il di non aver sacrificato la nostra identità in compito di superare la comune accezione di favore di una sorta di grigia omologazione? “tradizione” riferita principalmente a usi e Abbiamo chiare nella mente le nostre radici o costumi del passato in favore di una soffriamo di una sorta di perdita di memoria. concezione di continuità, affermazione di Sempre più spesso, specialmente quando si posizioni filosofiche, linguistiche, artistiche in parla di arte, letteratura e cultura tendiamo assoluto e costruttivo dialogo con altre ad identificarci pienamente in una categoria “tradizioni” al fine di rivelare la possibilità (pop art, concettuale, materico, dada, new di progettare addirittura innovazioni per il dada, grafic art, ermetismo, noir, fantasy...) e nostro futuro perchè senza il nostro passato, in un tempo cronologico ben preciso (quasi se non riprendiamo in considerazione il sempre edulcorato da tutti i valori negativi). valore della tradizione che significa non solo Ma ci possiamo ridurre a questo? Possiamo riscoprire le nostre radici, ma riflettere sulla vivere in questa sorta di illusione senza loro validità e pro-positività spesso trascurata affrontare veramente la realtà? Sento spesso per mancanza di conoscenza, non andiamo da dire dagli artisti che un tempo loro erano più nessuna parte. Anzi, in realtà andiamo nel apprezzati, che le opere d'arte un tempo erano fosso. capite, che un tempo un artista viveva della propria arte! Bello... peccato che questo tempo non sia mai esistito! Gli stessi impressionisti osannati e acclamati dalla critica oggi, al loro tempo quasi tutti “morivano di stenti”. Alessandro Allocco Perchè questo grosso preambolo? Ritengo sia fondamentale per un contemporaneo conoscere le proprie radici culturali punto fondamentale nel processo formativo del proprio
N. 1 Febbraio 2017 Fondatore/coordinamento editoriale Alessandro Allocco alessandro.aitmart@gmail.com Editore Atb Associazione Culturale sede legale: Corso Verona, 21 10152 Torino Cod.Fisc/P. IVA: 97794780011 email: email: atbartgallery@gmail.com Contributi giornalistici Giovanni Battista Argenziano Mariella Bogliacino Maria Erovereti Emanuele De Bonis Pia Taccone Ringraziamenti Rosa Sorda Emanuele Paschetto Copertina Daria Petrilli Progetto grafico Paola Di Giorgio paoladigio@gmail.com PubblicitĂ A cura dell'Editore Piattaforma issuu.com Contatti atbartgallery@gmail.com Facebook https./www.facebook.com/ ALL-THE-BEST-Associazione-Culturale Web www.atbassociazioneculturale.com Newsletter atbartgallery@gmai.com
ATB Mag Eu coordinamento editoriale Alessandro Allocco alessandro.aitmart@gmail.com Editore Atb Associazione Culturale sede legale: Corso Verona, 21 10152 Torino Cod.Fisc/P. IVA: 97794780011 email: email: atbartgallery@gmail.com Contributi giornalistici Dublin - Cork Paola di Giorgio Firenze Edward Piastro Magna Grecia
In collaborazione con
Mina Castronovi
Ortigia Giuseppe Fichera Paris - Bordeaux Alessia Miglioli Ringraziamenti Giacomo Trimarchi di Villa Marchese Alex Sapienza Sicilianfork.it ComunitĂ Europea Puglia Promozione Regione Puglia
le illustrazioni di questa pagina sono tavole originali di Mindy Lacefield
IN QUESTO NUMERO
Società Dis-Armare
Libri
7
di Giovanni Battista Argenziano
11
Il libro d’artista – una scoperta di Mariella Bogliacino
Una suprema Nostalgia di Rosa Sorda
Immagini
15 Il bosco delle possibilità 1 di Maria Erovereti
19
racconti
L’uomo alla finestra dell’ospedale! con il contributo di Emanuele Paschetto
Riciclo
21
La Poesia è...Immondizia! di Emanuele De Bonis
Illustrazione
25
Classico o Moderno?... Ma ha senso questa domanda? di Pia Taccone
Bordeaux, mon experiénce par Alessia Miglioli
27
29
France Bordeaux.: Mon experiĂŠnce
par Alessia Migloli
33
Ortigia AGRICOLTURA E’ ARTE
Un Blasone italiano da esportazione un articolo di Giuseppe Fichera
37 Ireland Is this the coolest photography in Ireland?
41
Contributions of Alex Sapienza
Magna Grecia
grazie a Unione Europea, Regione Puglia, Puglia Promozione
45
ILVA o GRAVINA? in collaborazione con Mina Castronovi:
Firenze La Bottega di Ciro
di Edward Piastro
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DIS- RE ArMA
Globalizzazione e tecnologie hanno, nell’ultimo trentennio, radicalmente modificato lo stato sociale del pianeta perseguendo, con modalità differenti, uno scopo comune: la frammentazione. In estrema sintesi la globalizzazione ha spostato il lavoro, ma non i diritti dei lavoratori, nei paesi a più alta convenienza economica, la tecnologia ha ottimizzato le produzioni e ha orientato le masse verso una relazione comunicativa virtuale che è riuscita a frantumare, nel tempo, tutte le modalità di aggregazione reale che negli anni sessanta e settanta avevano dato forza ai ceti sociali più deboli. Tutto questo è avvenuto senza alcun controllo e senza alcuna attività di “educazione sociale” ai processi planetari che andavano a minare, da più versanti ma in modo convergente, il modus vivendi e operandi dei singoli esseri umani. Far contare di meno e accentrare la ricchezza, connessi virtualmente ma non più nella realtà. La liquidità imposta dal dio denaro ha invaso ogni angolo del pianeta eliminando progressivamente tutti i “valori”, dal lavoro all’etica, che erano stati cardini di culture e ambizioni capaci di risollevare, nel dopo guerra, nazioni estremamente provate. Nel contempo scelte scellerate come la presunzione di poter “esportare la democrazia” hanno generato nuovi conflitti molto spesso dovuti a ragioni economiche mascherate da interpretazioni etniche e religiose.
di
Giovanni Battista Argenziano
Mai si sono contrastati efficacemente i conflitti e tantomeno i trasferimenti economici. I Paesi che hanno beneficiato della migrazione economica hanno accettato di buon grado che la stessa avvenisse alle condizioni più convenienti per chi portava il lavoro, disinteressandosi delle condizioni lavorative che venivano riconosciute ai prestatori d’opera. La globalizzazione economica e tecnologica hanno operato e operano con un comune denominatore “l’esaltazione dell’individualismo” diventato oramai virus planetario. Io detengo il capitale e decido che uso farne, ovunque, in nome del mio esclusivo interesse tu penultimo o ultimo degli ultimi per salvarti devi rapportare te stesso a tutto l’universo che hai virtualmente in una mano, scegliendo l’approdo che più ti è indispensabile. Atb Mag 8
Tutto questo ha di conseguenza stimolato in modo determinante la volontà, per milioni di esseri umani, di provare ad approdare, anche a costo di rischiare la vita, in lidi che la tecnologia, media e cellulari, presentavano come isole di felicità e progresso. Culture mosse dalle guerre, dalla fame o dalla crisi economica hanno perso la loro ragione collettiva e si sono progressivamente trasformate in culture private, spesso di pura sopravvivenza, sempre di tentativo estremo di salvare il poco o il tanto che si ha a livello personale, privi di qualsivoglia attenzione o coesione sociale. Chi sbarca cerca la vita, chi accoglie ha perso la speranza . Nessuno è consapevole di essere vittima dello stesso Male. Vittime della concentrazione del potere economico e della sudditanza del potere politico. L’economia non ha bisogno di culture ma di profitto, la politica protegge il profitto destinandolo a pochi eletti. Il dieci per cento della popolazione mondiale è proprietaria del novanta per cento della ricchezza. Qui siamo arrivati. Le vie d’uscita possibili, a mio modesto avviso, sono due. L’estensione planetaria dei conflitti in essere, con le motivazioni più assurde e tutte di parte, o la progressiva unione delle diverse culture e dinamiche operative delle stesse che rimettano al centro la politica come perseguimento e pratica del bene condiviso. Le culture non devono adeguarsi ma devono contaminarsi, integrarsi, evolversi con lealtà e rispetto reciproco. Occorre riuscire, attraverso il confronto quotidiano, a ritrovare il comune denominatore tra esseri umani che, al di là delle origini, della fede e del colore della pelle hanno la consapevolezza che una diversa divisione della ricchezza potrà essere perseguita solo attraverso una comune lotta che metta al centro diritti e doveri, generati e praticati con buon senso e, ripeto, reciproco rispetto. Disarmare e non armare. Utopia? Mi auguro di no anche perché se così non sarà presto ognuno costruirà il suo muro cercando parallelamente le armi per poterlo difendere. Atb Mag 9
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Il libro d’artista una
scoperta La mia formazione si è svolta prima al Liceo Artistico statale di Cuneo e poi negli anni '70 all'Accademia di Belle Arti di Torino, mentre le prime esposizioni risalgono agli anni '70/80. La ricerca attuale prese invece il via verso la fine degli anni '80. Ciò che oggi mi preme raccontare è però una scoperta importante per l’evoluzione della mia ricerca, quella del Libro d'Artista. Nel 1993-94 l'amicizia con Carla Bertola - artista e poeta verbo-visuale - e con Olga Maggiora – scultrice - fu di stimolo per iniziare a lavorare su questa particolare forma di espressione, che sino a quel momento conoscevo teoricamente, senza averla mai sperimentata. Mi spronarono a "fare", Carla diceva: "...un libro tira l'altro..." e voleva significare dedizione alla ricerca, non lasciata all'improvvisazione per poi abbandonarla. Mi appassionai; si poteva partire dal "concetto libro" per creare oggetti di svariati materiali: carta a mano, cartone, pagine scritte, tela, tavola ed inserire negli stessi i pensieri, lo studio, il proprio sentire. Scoprii strada facendo che i supporti a me più congeniali erano quelli utilizzati da sempre: la carta, la tela, la tavola; il legno e la tela perché - opportunamente trattati e
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Ritagliati - si trasformavano nell'oggetto-libro e le carte - specie quelle a mano – in quanto ne diventavano le pagine sciolte. Nacquero così le prime opere con tela e carta a mano. "Il Libro Afrodite" fu tra i primi. I supporti erano ideali per la materia pittoricoplastica che prediligo ed il successivo avvicinamento alla calligrafia (specie cancelleresca) mi permise di unire la scrittura al lavoro. Mi resi conto che questo mondo era fantastico ed illimitato, consentendo di esplorare ed inventare forme e oggetti artistici intriganti. Attraverso gli anni, in Italia, questa espressione artistica si sviluppò e si estese maggiormente. Seguirono gli inviti per partecipare ad eventi in Italia ed all'estero e tra questi voglio ricordare "Libra Donne d'Arte e di Carta" nel 1996, a cura di Giuliana Cerrato, Paola Gribaudo, Silvana Nota; “Dall’Opera al Libro d’Artista” nel 2011, a cura di Carla Bertola e Fernando Montà: https://www.youtube.com/watch?v=Hf28ni8zKQc "È arrivato l'ambasciatore" nel 2013 a cura di Rosella Quintini, 100 Libri di GALA per la Biblioteca Mozzi - Borgetti di Macerata; eventi in
Irlanda, Francia, Ungheria e un libro dedicato a Charlotte Salomon e un altro a EttyHillesum
giovani donne eccezionali morte nei campi di sterminio nazisti, opere presenti in mostre curate da Maddalena Castegnaro. Ora l'esperienza continua, parallela alla ricerca plastico-pittorica, con nuove scoperte ed invenzioni perchĂŠ...un libro d'artista ne attira un altro.
di Mariella Bogliacino
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Si snodano tra sogno e realtà, deliri e riflessioni filosofiche, gli scritti che Domenico Ferla raccoglie nel libro Una suprema nostalgia composto da una sezione poetica, da un poemetto che dà il titolo al libro e da un Mimì, un testo in bilico tra prosa e poesia. Vi serpeggia, in un modo a volte scoperto, altre volte nascosto o sotteso, un filo rosso che, come indicato dal titolo, ha per tema la nostalgia: per una felicità intravista, perduta, ma forse mai vissuta, forse solo sognata…. per un passato idealizzato e svanito per sempre, per affetti perduti. Ma soprattutto la nostalgia è per una dimensione dell’esistenza cui aneliamo dolorosamente, a cui aspiriamo dal profondo di noi stessi, concetto e passaggio importante nel pensiero gnostico-manicheo, alla base della produzione letteraria del Ferla. È questo, infatti, il motivo ispiratore dei suoi scritti, e che pervade un altro suo libro La casa di Arimane pubblicato anni addietro. Mentre però ne La casa di Arimane l’accento è posto sull’onnipresenza del male nel mondo e il linguaggio è accusatorio, sarcastico, irridente - sebbene pure a tratti lampeggi una ironia più giocosa, ma sempre dissacrante qui troviamo un tono indulgente e conciliante, sorridente, seppure a volte delirante, tra sogno, riflessioni e abbandono fantasmatico. Diverso infatti è lo sguardo con cui si contemplano uomini e cose e il sentimento che lo anima. Non c’è più un giudizio morale perché condividiamo tutti una difficile condizione umana che non abbiamo scelto. Partecipiamo tutti del male e, nello stesso tempo, del male e della sofferenza del mondo forse non siamo completamente responsabili.
di Rosa Sorda
Viviamo nell’apparenza e nell’ irrilevanza come ci ricorda, in una sorta di refrain, l’immagine dello specchio che si frantuma “in cento pezzi e cento”, in uno stato a volte di smarrimento assoluto, sconfinante nella angoscia e nella disperazione, altre volte di leggerezza, come in un sogno lieto, in cui amiamo indugiare e a cui ci abbandoniamo per rivivere ricordi che assumono il sapore della favola. “Senti le sonagliere? E mi pareva, /d’essermi alla ventura abbandonato, / ed in un’avventura perduto colorata, / …come in un sogno lucido.”
Da qui il sentimento della nostalgia per una felicità che riteniamo perduta, per una realtà che, seppur sperimentata, è destinata a svanire rapidamente con il sopraggiungere di nuove inquietanti ombre. Tutto ci appare incerto e fluttuante e noi rimaniamo soli e smarriti in balia delle nostre tante domande. La ragione, come leggiamo in una lunga sezione di carattere squisitamente filosofico del poemetto, non trova risposte soddisfacenti al perché del dolore del mondo, al perché del male e dopo un insistente interrogarsi in cui invoca il diritto di sapere “Checchè ne dicano, la creatura singola /… ha il diritto / di domandare, / perché senza sua colpa essa sia stata / ab initio creata e condannata / all’inferno di questa creazione” si arrende all’impossibilità di risposte esaustive e ammette di essere di fronte all’inesplicabile. Soccorre la visione di una fanciulla più volte incontrata nell’incerto peregrinare tra sogno e realtà “Solo tu sei reale / tu che fingi sempre una nuova finzione / tu che fingerai ogni mia finzione” e che via via assume la valenza dell’Angelo di Luce, figura di salvezza nella simbologia gnostica. E la salvezza, la soluzione al nostro delirare ha inizio con un’azione di risveglio “Perché non ti svegli dal tuo sonno profondo? / Svegliati, ricordati che mi conoscevi…/ Riconosciti”. Riconoscendo la nostra natura luminosa e comprendendo che era di essa che avevamo, senza averne piena consapevolezza, suprema nostalgia, si giunge a sperimentare il Nulla “pensiero del pensiero del pensiero infinito”, vuoto assoluto dove, nel silenzio, possiamo ascoltare la voce che si rivela “…e nel mio vuoto splende la tua luce./ Ascolta la mia voce, voce del tuo silenzio.” Dal punto di vista letterario si coglie il riferimento ai poeti crepuscolari e si sottolinea l’uso del dialetto dovuto ad un’intrinseca necessità espressiva.
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Il bosco delle
possibilitĂ Atb Mag 15
Un brivido di paura lo assale, come quando da piccolo, trovandosi solo al buio o in un posto sconosciuto, immaginava che da un momento all’altro apparisse dinanzi a lui un mostro orribile o un lupo feroce, grande dieci volte la sua Jaia. Nonostante ciò s’inoltra lentamente nella folta vegetazione – anche se è più probabile che sia la folta vegetazione ad inoltrarsi intorno a lui. Oltre che fitto, il verde che lo circonda è anche piuttosto strano; il cielo, quando si riesce a scorgere, è lontanissimo e gli alberi sembrano arrivare fino ad esso e coprirlo. Ben presto si accorge che tutto nei dintorni è gigantesco: i fili d’erba, i fiori, i funghi, le farfalle. Si arresta trepidante – o è il bosco che si ferma? Si guarda intorno smarrito… E quella chi è? Piccola e graziosa gli si fa incontro sorridente. Ha un vestito lungo e vaporoso dai colori indefiniti, i capelli raccolti fissati da un fiore ed un viso birichino di bimba. Senza parlare lo prende per mano e, sorridendogli, lo invita a seguirla. Chi sa perché gli è apparsa piccola, in realtà, pur avendo l’aspetto di una bambina, è alta quanto lui. Ma probabilmente le sue dimensioni sono in armonia con ciò che la circonda. Guardandola meglio però non è più così certo che si tratti di una bambina, il suo sguardo, di là dal tempo, non ha età. Eppure, stranamente rassicurato, si appresta docile a seguirla come se fosse una vecchia conoscenza. Lei, accorgendosi di essere osservata, sorride divertita. - Certo che ci conosciamo – dice come se gli avesse letto nella mente – non ricordi quanti viaggi abbiamo fatto insieme quando oltrepassavi la porticina segreta?! - Sì? – chiede frastornato, incapace di aggiungere altro. In realtà non riesce nemmeno più a formulare un pensiero, come se la sua testa si fosse completamente svuotata. Lei lo guarda maliziosa. - Come hai potuto dimenticarti di me? Atb Mag 16
Continua a fissarla incredulo, di certo sta sognando, quella strana creatura somiglia tanto alla fata Colorella che si era inventata da bambino come compagna dei suoi viaggi fantastici. Incuriosito le osserva la veste: il colore, apparentemente indistinto, in realtà è un continuo avvicendarsi delle più delicate sfumature dell’iride. - Finalmente cominci a ricordare! – dice leggendo di nuovo il suo pensiero – Eppure, il vestito magico che tu mi hai donato è sempre il più bello. Nessuno possiede un abito che sia tutti gli abiti insieme! L’aveva chiamata, oltre che Colorella, anche Iridina per la singolarità della sua veste e perché era la sua fatina personale, quella che lo attendeva sempre alla soglia del Bosco Incantato per aiutarlo ad oltrepassarla e guidarlo attraverso i suoi misteriosi sentieri. Colorella sorride e i colori del suo abito si ravvivano. - Io non sono una tua creazione; non sei tu che hai inventato me, sono io che ti ho scelto! La guarda perplesso. Che vuol dire: “Sono io che ti ho scelto”? “Non sono io la tua fantasia ma tu la mia!”, vorrà dire questo? Gli sembra di cogliere nei suoi occhi una punta d’ironia. Per un attimo gli tornano in mente i suoi dubbi infantili: qual è il mondo reale, quello dentro o quello fuori di noi? Ma ora il dubbio non ha motivo di sorgere perché quello che vede e lo circonda è esattamente ciò che la sua fantasia ha creato, cioè quello che egli amava immaginare da bambino la notte al di là delle pareti della propria camera. Sì, sta proprio fluttuando in un sogno ed è inutile cercare delle spiegazioni; la cosa migliore è abbandonarvisi completamente. Man mano che procedono la vegetazione diviene sempre più fitta fino ad essere talmente compatta da apparire invalicabile. Eppure Colorella non sembra accorgersene e, tenendolo per mano, continua ad attraversarla con rapidità. Egli la segue con lo stesso ritmo avvertendo sul volto un tocco lieve come una carezza. D’un tratto si ritrovano in uno spiazzo, un lago d’erba, completamente racchiuso da un muro verde. Piccolo, davanti a quella che appare come una barriera insormontabile, ad Iridio sembra di scorgere un omino grassottello, vestito in modo impeccabile con cilindro e paltò. Una mano regge una valigia. Non riesce a cogliere la distanza che li separa, nonostante procedano spediti, quello continua ad apparire lontano e indistinto. A tratti invece ha la sensazione che sia lì sì, la sensazione che sia proprio lì, vicinissimo, pronto a rivolgergli la parola. Se ne sta immobile come se aspettasse qualcuno. Improvvisamente si trovano dinanzi a lui: stupefatto Iridio scopre che, come già Colorella, anche l’omino non è per niente piccolo come sembrava. Inoltre un che d’insolito sul suo volto lo colpisce. Lo fissa attentamente e, con inquietudine, si accorge che i tratti umani sfumano di continuo fino a quando non scompaiono del tutto rivelando, non un omino, ma un orsetto.
Un orsetto?! Sì, un orsetto, grassottello ed elegante! Rimane senza fiato: quello è Dodi, il suo orsetto Dodi e, tranne che per il cappello, è vestito come lui amava vestirlo nelle fredde giornate d’inverno. Ma perché ha una valigia? - Iridio, finalmente sei arrivato! Ti aspettavo, faremo insieme il resto del viaggio. Il resto del viaggio? - Certo – risponde come se avesse formulato la domanda ad alta voce – la parte più bella arriva adesso. Non ricordi quando attraversavamo insieme la porticina segreta? È vero, non si separava mai dal suo orsetto, soprattutto di notte: aveva paura del buio e Dodi gli faceva compagnia. Quando non riusciva a dormire, percorrevano insieme mondi sconosciuti vivendo sempre avventure straordinarie con gli amici che incontravano nel loro girovagare. - Ora però non possiamo tenerci per mano. Colorella ed io dobbiamo farti strada. Seguici! - Seguici – ripete Colorella, lasciando la sua mano per la prima volta da quando si sono incontrati. Si accosta a Dodi e insieme, voltandogli le spalle, si avviano dinanzi a lui. Il paesaggio comincia a mutare come se si aprisse al loro passaggio: il lago verde in cui erano immersi si stempera in un chiarore violaceo. Ha la sensazione di muoversi appena, ma lo scenario sembra scorrere accanto a lui come pure il tempo Il cielo si tinge di aurora. Il bosco si popola; strane creature si affacciano tra i fili d’erba o sfrecciano fulminee tra le piante. Dodi e Colorella – o forse il bosco, chi sa – procedono più lentamente e lui ha la possibilità di osservare meglio ciò che lo circonda. D’un tratto si ferma colpito; incredibile, laggiù… quei due… …quelli laggiù sono… Gli gnomi! Non fa neppure in tempo a riprendersi dalla sorpresa che qualcuno attraversa velocemente il sentiero Oooh, quei coniglietti! Giocano a rincorrersi o a nascondino?! Fantastico! Quella rana, s’intrattiene amichevolmente con una… una libellula?! No, non è una libellula… I Parte di un racconto di Maria Erovereti
L’UOMO ALLA FINESTRA DELL’OSPEDALE!
con il contributo di Emanuele Paschetto
Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d'ospedale. A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un'ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza. L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto. Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L'uomo nell'altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno. La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella vista della città in lontananza.
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Mentre l'uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo pomeriggio l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l'altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla. Con gli occhi della sua mente così come l'uomo dalla finestra gliela descriveva. Passarono i giorni e le settimane. Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L'infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo. Non appena gli sembrò appropriato, l'altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L'infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. Lentamente, dolorosamente, l'uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco. L'uomo chiese all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra.. L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro "Forse, voleva farle coraggio" disse. Vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata. Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare. Oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.
di Emanuele De Bonis “ dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori…” scriveva e cantava De Andrè. Credo non esista frase più appropriata per tentare di spiegare a parole quella che considero la mia concezione “poetica “ della vita e del suo rispecchiarsi in una mia personale rielaborazione “artistica”. Fin da piccolo, ho sempre avuto una particolare attenzione verso il recupero di un oggetto rotto o semplicemente diventato inutile e ogni sua possibile trasformazione in qualcosa di nuovo. Negli anni questa attenzione si è tramutata in passione e lo studio delle prime avanguardie del novecento (dove il valore e il significato dello scarto vengono sdoganati verso infinite possibilità di lettura) mi hanno poi portato a sviluppare un percorso in parte di richiamo e forse in parte evolutivo del concetto di ready made. Con il passare degli anni, il valore e l’importanza che ho dato al concetto di “scarto” non solo è cresciuto da un punto di vista di rispetto dell’ambiente, ma è diventato quasi metafora del recupero dell’uomo stesso, nel bene come nel male.
Quello che più mi attrae del concetto di “scarto” è la sua natura non più condivisa a livello socio-culturale. Il recupero che tento di fare non è quindi solo a scopo ambientale, ma psicologico, intellettivo. Se con il ready made la materia non viene intaccata ma semplicemente svincolata dalla sua primaria funzione e dal suo significato, nel mio lavoro essa ridiventa plasmabile, quasi irriconoscibile se non attraverso una analisi più attenta. La mia ricerca, se così è opportuno definirla, s’incentra quindi più sulla volontà e capacità di trasformazione del preesistente. Come la natura crea e trasforma così è l’ambizione di ogni mio singolo lavoro. Come già detto, l’uomo, in quanto essere vivente, è il centro del mio agire. La continua rappresentazione che ne faccio diventa di volta in volta grottesca, ironica, melanconica, rabbiosa. Ogni aspetto e caratteristica umana diventano per me oggetto di venerazione. Cerco di smascherare e rivelare l’essere umano per quello che è. Ciò mi impone di essere diretto e chiaro nei confronti dello spettatore. Sento la costante esigenza di non lasciare troppe chiavi di lettura al pubblico o troppi spazi introspettivi per me. Quello che voglio comunicare desidero che arrivi immediatamente. In un certo senso mi pongo in una provocatoria antitesi nei confronti di quell’arte, concettuale e non, che tende sempre più al quasi annullamento di se stessa, attraverso la mancanza di lavoro manuale con e sulla materia e di comunicazione diretta con lo spettatore. Non meno importante ritengo sia l’aspetto identitario del mio lavoro. Le mie più profonde fonti d’ispirazione sono sempre stati autori italiani (soprattutto Fontana, Baj, Burri , Casorati ) e, nel mio piccolo, ho sempre cercato di creare un legame tra il passato e il presente dell’arte italiana. E’ quest’ultimo l’obiettivo principale di un’artista. La prosecuzione (anche se evolutiva) delle nostre radici storico/culturali. E visti i tempi, credo ce ne sia bisogno in tutti i campi dell’arte. Immagine Enrico Baj
Atb Mag 21
LA POESIA è… Immondizia Mai come oggi, infatti, il mondo artistico vive, pulsa e brilla di luce propria. Globalizzazione del mondo, della comunicazione, del commercio, della cultura e, per forza di cose, dell’arte stessa. Un esercito infinito di galleristi, collezionisti, curatori e soprattutto artisti ha ormai invaso ogni angolo (digitale e non) della società contemporanea. Da quando è nato, uno dei più grandi potenziali del web è sempre stato quello di poter arrivare a vedere e conoscere ,alla velocità della luce, quello che succede dall’altro capo del mondo. La capacità di accedere ad infinite immagini e notizie ha cambiato negli anni l’intera comunicazione mondiale, annullando confini e tempi di attesa. Da un punto di vista artistico, per quel che concerne la visione e la conoscenza di quello che altri artisti producono, il web costituisce una vera e propria manna dal cielo. Un’infinita fonte di ispirazione. E’ stato così almeno per un decennio, poi il cambiamento
Atb Mag 22
Le ragioni del
Quello che chiamiamo globalizzazione ha negli anni attaccato ed infettato anche il mondo dell’arte. La globalizzazione è lentamente sprofondata in una dimensione in cui l’omologazione fa da padrona. Come in una qualsiasi città del mondo troviamo le stesse catene di negozi, così troviamo le stesse tipologie di produzioni artistiche. Oggigiorno, trovo molto difficile, se non impossibile, evidenziare sostanziali differenze tra un’opera Italiana e una di un qualsiasi altro paese. I confini culturali che hanno sempre caratterizzato le più svariate forme d’arte nazionali , sono ormai crollati. Penso che il lento e indolore processo di contaminazione/omologazione ci stia portando sempre più vicino al modello di “pensiero unico”. Un modello che credo calzi a pennello al mondo artistico contemporaneo. Guardando esclusivamente all’Italia, trovo che questo tipo di situazione abbia raggiunto livelli imbarazzanti, se non disastrosi. Se è vero che mai come oggi esista una forte attenzione a l mondo dell’arte, da un punto di
vista sia economico che culturale, è altrettanto vero che in mezzo ad un mare infinito di proposte artistiche, ce ne sia un numero molto piccolo che possano essere definite almeno “interessanti”. Inutile dilungarsi troppo sulla sempre maggiore incapacità di noi “artisti” di riuscire anche solo a plasmare un pezzo di argilla. E’ormai sotto gli occhi di tutti il fatto che quello che definiamo “lavoro di concetto” non solo abbia di gran lunga superato in importanza il lavoro manuale, ma sia addirittura arrivato a negarlo e disprezzarlo. Ascoltando diverse voci provenienti dal mondo dei critici e dei curatori, nel momento in cui un artista mostra abilità nel plasmare e modificare la materia sia automaticamente da considerarsi come artigiano piuttosto che artista. E in mezzo a questo infinito dibattito su cosa sia da considerarsi artigianato o cosa arte nessuno più si preoccupa di volgere uno sguardo al passato, anche solo per un attimo , giusto per vedere se siamo stati in grado di evolverci o anche solo approfondire ricerche artistiche iniziate ormai un secolo fa.
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CLASSICO o
MODERNO: ha senso la domanda? un articolo di Pia Taccone
È bene mettere le mani avanti: questo breve articolo non risponderà a nessuna delle due questioni. Anzi, ne introdurrà altre. A grandi linee, in arte, usiamo il termine moderno per riferirci al XIX secolo e alla prima parte del XX, diciamo fino alla prima guerra mondiale. Il termine fu usato per la prima volta da Baudelaire, che visse e fu attivo proprio durante gran parte del 1800. In seguito, per tutto ciò che viene dopo, e in teoria lo supera, ci siamo inventati altri termini come contemporaneo, avanguardista, postmoderno, ecc. Eppure, quante volte sentiamo dire che un illustratore ha un tratto moderno? Possiamo usare la stessa definizione di moderno per arte e illustrazione? Se sì, allora dovremo pensare che un illustratore moderno disegna come nell’Ottocento. Tuttavia vediamo che, quando sentiamo dire di un disegnatore che è moderno, non è affatto così. Spesso lo sentiremo dire, invece, di un disegnatore piuttosto alla moda.
Dunque in questo momento vediamo moderne le illustrazioni retro? Ebbene sì. Beh, un moderno ottocentesco storcerebbe parecchio il naso. Ma a pensarci bene, siamo proprio sicuri che i moderni ottocenteschi non guardassero proprio a nessun modello precedente? Come sottolinea spesso il noto antropologo culturale Philippe Daverio nelle sue conferenze, uno dei più moderni di sempre rispetto al suo tempo, Pablo Picasso, non è che non guardasse i classici. Anzi, forse era il più classico di tutti. Il trucco, se così possiamo definirlo, era guardare ai classici di altre culture invece che a quelli della propria. Per intenderci, Jacques-Louis David guarda all’arte greca e romana. E ci sembra classico. Picasso guarda all’arte africana, ugualmente antica e tradizionale, ma ci sembra moderno. Soprattutto, sembrava moderno, innovativo, ai suoi contemporanei.
Dunque moderno non nel senso di ottocentesco, ma nel senso, potremo dire, del termine inglese trendy, abusato come molti altri ma che in questo caso ci è comodo per distinguere un’opera d’arte moderna (un quadro impressionista?) da un’illustrazione moderna (accattivante, trendy?). Nel primo caso abbiamo qualcosa che crea uno stacco rispetto a tutto ciò che viene prima, e che questa distanza col passato intende metterla proprio tutta. Nel secondo caso, invece, potremo anche avere qualcosa che, al contrario, ricerca un contatto col passato. Pensiamo alle ultime tendenze di ripresa della grafica della prima metà del ‘900 (ad esempio i meravigliosi manifesti che Riccardo Guasco disegna in digitale ammiccando ai poster anni ’40) oppure alle illustrazioni retro anni ’50 o ’60 (basti guardare i raffinatissimi albi illustrati da Isabelle Arsenault, Janice Nadeau o Carson Ellis).
Riccardo Guasco
Allo stesso modo, quando Baudelaire dice per la prima volta “moderno”, tanto lui quanto gli artisti suoi contemporanei sono in piena fascinazione per l’arte giapponese. E, a seguire, la passione per l’oriente. Dunque sono classico se mi ispiro alla mia tradizione e moderno se guardo quella degli altri? È buffo, ma a volte pare sia proprio così. Dunque, poiché avere un tratto percepito come moderno, almeno nell’illustrazione, significa essere apprezzato e, quindi, ricevere commissioni di lavoro, non stiamo chiusi nella nostra stanza con i nostri riferimenti. Guardiamoli i nostri illustratori preferiti, quelli che ci hanno fatto innamorare di questo mestiere, ma non abbiamo paura né di scavare più a fondo (andare a vedere i modelli dei nostri modelli, dunque indietro nel tempo) né di viaggiare, quantomeno in senso metaforico, guardando artisti (non per forza illustratori) di altri paesi, altre culture.
Riccardo Guasco
La trasversalità e l’assenza di pregiudizi non possono che far bene all’espressione artistica. La paura dell’altro ci renderebbe autoreferenziali, scadendo in inutili manierismi, che a lungo andare sono stucchevoli. Per concludere, non ho risposto, e non saprei farlo, alle domande poste. Non solo, come promesso (o forse ammesso?) ne ho aggiunte altre. Ma è poi così importante? Altra domanda. Secondo me no: un’illustrazione affascinante (ma lo stesso credo si possa dire di un quadro), per quanto ci sembri spontanea e personale, lo è solo se il suo autore non si è chiuso su sé stesso ma ha guardato indietro e attorno, attingendo dalle diverse epoche e culture ciò che ha trovato interessante. Atb Mag 28
Bordeaux
MoN espèrience Par Alessia Miglioli
Bonjour, ici Alessia: italienne de naissance, française dans l’ âme. Voici mon expérience à Bordeaux. Je suis partie en janvier resté là-bas, à Bordeaux, pour quatre mois. En effets je laissait l’Italie en octobre, très peu de connaissances sur la France et les Français, bien que une grande passion et le désir de réussir dans le domaine de l'art. J’dois le dire, faire mon début en France... shock au tôt tant que je suis partie sans connaître du tout la langue française et les françaises, sur cet argument, sont très strictes. Tant pis…! À l’aventure, à la découverte de la ville de Bordeaux : Magni-fic!!! C’est une ville merveilleuse, plein de vie, de culture et d’histoire. Grâce à sa position stratégique sur le Garonne, à côté de l’océan Atlantique, Bordeaux a eu dans le plus récent passé une grande importance pour le commerce (pour exemple le vin, déjà très populaire à l'époque des anciens Romains qui l’ont exporté partout l’Europe ainsi que les Gaulois leurs rivaux; le bois, en particulier l’acajou de Cuba, dont ont fait du mobilier une excellence de Bordeaux pendant le XVII-XVIII siècle.
Malheureusement, au cours du siècle dernier il y avait un période de total abandon d’la Ville tant que les françaises l’ appellent la « belle endormie » et seulement grâce à la politique du mairie Alain Juppé, à partir du 2007, Bordeaux a tourné dans la grande ville d’ aujourd’hui. Moi, j’ai eu la possibilité là-bas, au contraire de mon pays de naissance terre d'art et de la culture, de faire la restauration du meubles anciens. Il peut-être sembler un travail facile, mais ce n’est pas comme ça. C’est vrai d'abord que c’est un travail très physique, mais c’est surtout un travail mentalement fatiguant. Il faut connaître très bien l’histoire pour celui le faire, ainsi que le contexte politique et social qu’ont permis de créer l’œuvre aussi que le message qui les artisans ont voulu transmettre ; heureusement, j’étais en compagnie d’un très grand maître artisan ébéniste, Bernard Meunier, qui m’a expliqué tout ce qu'il y avait à savoir sur l’histoire de Bordeaux et de la France. Dans notre discussion pendant le travail, on a compris les différences entre nos deux cultures. Atb Mag 30
Exemple : en première lieu, pour les françaises le meuble, un armoire si vous voulez, c’est l’« acteur principal » de la chambre ; tous la décoration, la sculpture ce sont juste en ornement pour le valoriser, pour améliorer le bois ce qui constitue la matière de l’armoire ou de la table, écritoire, etc. En fait c’est facile de trouver sur les antiques meubles français, beaucoup de particulier, des dessins comme fleurs, animaux, fruits, armoiries ou autres symboles que représentant l’importance de la famille tous ensemble, sur la même façade. ils sont des exemples merveilleux de l’ancienne ébénisterie française . Par contre chez nous en Italie c’est presque impossible trouver un meuble comme ça. Pour le goût italien l’important c’est l’harmonie en générale, le meuble c’est part de la chambre, c’est la chambre même qu’il est valorisé par tous les composants (meubles et décorations). Il faut considérer qu’en France la tradition de l’ébénisterie est très riche, il a rejoint un niveau de tel excellence surtout en XVIII siècle. Chaque roi a lassé son importance pas seulement dans l’histoire et l’art « académique », mais aussi dans l’ébénisterie (maintenant le meubles sont encore appelé comme en originel, donc Louis XV, Louis XVI, Louis X). Les ébénistes sont toujours considérés comme des artistes, avec la liberté de création en respect du style de l’époque, (c’est comme ça à partir de Moyen Age si vous pensez que chez nous il y a encore aujourd’hui la difficulté à déterminer qu’est-ce un Artiste…). Mon maître m’a montré les travaux d’un ébéniste vécu à Paris à la fin du 1700 et qui a travaillé pour les rois de France et d’Europe, David Roentgen. Il a été un génie, un artiste avec une technique exceptionnel capable de créer mécanismes, table à jeux, tiroirs secrets et, avec la collaboration de l’horloger Peter Kinzing,il a créé la « Joueuse de tympanon », à mon avis un véritable chef-d’œuvre. Le meuble représente un automate sonnant le tympanon, probablement un hommage pour la reine Marie Antoinette (on raconte que les cheveux et le visage de l’automate sont ceux de la reine). À l’origine l’automate jouait huit mélodies différentes, et la musique est réellement produit par les marteaux portes par les mains de la poupée.
Cet exemple c’est juste pour faire comprendre a tous, combien soit important voyager et se confronter avec les autres cultures car j’ai eu la possibilité de connaître une conception de l’art et des artistes différente que la mienne. Ce n’est pas possible connaître soimême sans avoir connu d’autres personnes, d’autres endroits ! Donc je remercie mon maître ébéniste et surtout la ville de Bordeaux, pour avoir me donné cet expérience.
David Roentgen ses œuvres sont conservées dans les grandes collections privées et publiques et notamment dans les collections royales anglaises, à Versailles, au Louvre, à l’Hermitage de Saintpétersbourg, dans diverses résidences royales allemandes et dans les principaux musées américains.un musée dans la ville de Neuwied, le Roentgen-Museum (aussi dénommé KreissMuseum) regroupe un certain nombre de ses œuvres. Au château de Versailles on peut voir une table dont le plateau est un morceau du "Cabinet du Roi".
« La joueuse de tympanon » par David Roentgen et Peter Kinzing, 1784
Atb Mag 32
AGRI COLTURA è ARTE Un Blasone siciliano da esportazione
Un articolo di Giuseppe Fichera - Sicilianforks.it
Cosa c’è di più straordinario che sedersi davanti al focolare di casa con i nonni e ascoltare i loro racconti sulla guerra, sulla vita della campagna, sulle tradizioni di una terra, la Sicilia, sempre vive nella loro memoria… E cosa c’è di più straordinario che tagliare una bella fetta di pane di casa, profumato di legna, inzupparlo di olio di alici e mostarda di fichi d’india e godere dei sapori che solo una terra straordinaria come la Sicilia può regalare… E cosa c’è di più straordinario che assaporare una Toma persa con le pere o con il miele di acacia? Una volta mi raccontarono che pescare rende l’uomo fortunato! Fortunato perché, immerso nel silenzio, con la canna in mano ed il rumore dell’acqua che scorre sotto di lui, ha il tempo di sentire il vento che gli sussurra ”Quanto sei fortunato…” Quanto si è fortunati, oggi, ad avere il privilegio di ascoltare ciò che i nostri sensi ci comunicano, senza la fretta della vita quotidiana… Quanto si è fortunati, oggi, nel poter godere dei suoni, dei profumi e dei sapori che la natura ci regala! Troppo spesso la fretta, lo stress, gli impegni, gli appuntamenti e quant’altro ci distoglie dal gusto della vita, ci allontanano da quella dimensione intima, che ci unisce con noi stessi e che ci fa apprezzare ciò che differenzia una parola dalla poesia della parola… E questa poesia di suoni, profumi e sapori è la poesia della vita… La poesia della nostra terra, dei nostri nonni che ci raccontano le loro giornate di arsura in campagna, a dissetarsi con un’orzata o un succo di menta, sotto l’ombra di un carrubo; o a conviviare con i pastori dopo il pascolo, con un buon quartino di vino e pane ed olive al finocchietto selvatico, o mangiando formaggio fresco con i fichi o con le pere… Atb Mag 34
Ed è da questa poesia che la famiglia Trimarchi trae spunto per esportare al mondo questo messaggio d’amore per la terra, per la natura, per la Sicilia L’azienda Trimarchi di Villa Marchese, relativamente giovane nel panorama delle conserve, vuole creare un trait d’union fra ciò che la terra produce coi suoi profumi ed i suoi sapori e il presente oggi tanto lontano da quei profumi e da quei sapori… Nella sera del 21-12-2015, ho avuto il piacere di essere stato invitato da Giacomo Trimarchi, ad una serata di degustazione dei prodotti dell’azienda di famiglia presso il loro punto vendita sito in Ortigia. E’ lì che, grazie ad una lunga chiacchierata con lo stesso, ho avuto modo di apprezzare la filosofia che guida il percorso di quest’azienda.
cosacavaddu ragusano dove ad esaltarne i sapori, al battuto di pomodoro secco, che ho trovato di un equilibrio straordinario tra sapidità ed acidità (spesso troppo presenti in questo tipo di conserva, ma assenti in questo caso). Il punto massimo lo abbiamo toccato con l’assaggio della caponata. La caponata è una cosa seria in Sicilia, dunque ero scettico nell’assaggiare un prodotto del genere in conserva. Ho dovuto ricredermi; perché la caponata Trimarchi è un prodotto veramente ben fatto, che, anche se potrà far storcere il naso al purista della caponatina fresca, rimane un’ottima alternativa! Veramente un capolavoro di conserva.
Ed ecco che gli olii vengono ottenuti, tramite procedimenti di estrazione a freddo, con olive da agricoltura biologica, blend di cultivar di Nocellara, raccolte nei feudi della famiglia. L’estrazione a freddo, anticipata a fine settembre, produce un olio con una resa molto bassa, che permette non solo di ottenere un gusto fruttato e bassi gradi di acidità e di perossidi, ma anche di mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche. Il risultato è un olio dagli straordinari profumi ed un equilibrio al palato che raramente si ritrova nei nostri olii Siciliani. Ed ecco che Giacomo ha il piacere di farmi assaggiare le sue conserve, tutte realizzate con prodotti provenienti dalle sue terre e senza aggiunta di conservanti o olii di dubbia provenienza! • Tutto viene conservato solamente olio di propria produzione. Dal Siciliana, a base di basilico e secco, con l’aggiunta di una
Atb Mag 35
con sale e pesto alla pomodoro chicca: il
A questo punto, il nostro percorso degustativo ha virato verso il dolce. Qui Giacomo ci ha fatto divertire prima con degli assaggi delle loro marmellate (fra tutte, eccellenti quella di
cedri e quella di arancia amara) e delle confetture (fra cui quella di gelsi neri un vero trionfo), poi con i mieli di acacia e di eucalipto, abbinati a dei formaggi freschi di capra… Un vero tripudio. Anche questi prodotti, naturalmente, vengono preparati nel rispetto della materia prima, senza utilizzare conservanti o coloranti e utilizzando esclusivamente prodotti dell’azienda. Il miele, appena colto dalle arnie, viene invasettato immediatamente e non più lavorato. Viene offerto così, un prodotto altamente genuino che conserva tutte le proprietà benefiche tipiche dei mieli nostrani Non contento, Giacomo, con la sua grande vivacità e gentilezza, ha continuato offrendoci degli assaggi di grappa, che accompagnavano il loro panettone e il loro torrone di pistacchio. Anche questi prodotti, interessantissimi; soprattutto il torrone, che ho trovato morbido e dolce al punto giusto, con il giusto sapore di miele e la delicatezza del pistacchio intero. Chiudo il racconto di questa piacevole serata raccontandovi dell’ambiente, che è piccolo ma ricercato e molto ordinato, così da mettere in evidenza i tanti prodotti dell’azienda. Faccio i complimenti a Giacomo che, con passione e dedizione, mi ha accompagnato durante questo piccolo viaggio enogastronomico alla scoperta dei prodotti della sua azienda. Azienda che fa, dell’eccellenza dei prodotti e del rispetto massimo della materia prima, il proprio vanto e il vanto della nostra amata Sicilia.
Atb Mag 36
Is this the coolest photography in Ireland? Contributions of Alex Sapienza In a world where you and I can Instagram our dinner and make it look like a retro masterpiece, it
would be tempting to conclude that there was little left in the photographer’s craft. Dublin-dwelling Alex Sapienza, a cameraman and photographer, has decided to reintroduce the artistry to taking a photographic portrait by embracing the past. Sapienza employs the wet-plate collodion method, which dates back to 1851 and is one of the first photographic techniques ever used. As it involves the use of highly dangerous chemicals such as cyanide, silver nitrate, cadmium bromide and acidic compounds, it’s safe to say it isn’t for mass market use. Sapienza told us that he decided to step back in time because he was “getting tired of the same digital images that you get to see every day, the same set-ups and exactly the same post-processing done with Photoshop”. He says: For me it’s very hard to get excited by digital images, they are stores on hard drives and phones and most of the time they never see the light of day. The images produced by this technique are one-of-a-kind images which cannot be duplicated. It’s one beautiful images, usually 10 x 12 inches in size on glass or aluminium and it’s a real object rather than a file stored somewhere on the internet. The sourcing of the apparatus for Sapienza’s studio was, understandably, a bit of a challenge. The lens is a brass barrel lens made in Paris around 1870 and he sourced that in an antique shop in New York. The camera itself comes from London and dates from the early 1900s. Both were necessary to achieve what Sapienza describes as “timeless images”.
This short vid shows how Sapienza shoots his portraits (we like the juxtaposition of Breaking Badstyle chemical mixing with Wild West-style portraits): Sapienza’s Analogue Studio is on South William Street, Dublin – he says that the entire process from taking your portrait to getting the finished product into your hand takes just 30 minutes. He exhibits often some of his glass and aluminium photos and cameras at the Vintage Ireland event in Dublin’s Burlington Hotel. You can also see his portraits on his Facebook page. Here’s a selection of some of them (you might recognise some of the faces…) What do you think?
Alex Sapienza who is head of operations at South William Studios has been working as a Lighting Cameraman and Director of photography for over 20 years in the broadcast and filmmaking industry. Alex has a wealth of experience across different genres from high end documentaries, drama, sport, current affairs, music videos and commercials. Cameras and gear are available for every budget including Sony FS7 and Sony F5, DJI Ronin camera stabilizer, Slider, mini jib and film lighting such as kino flo, arri lights and dedos. Alex has a strong passion for the visual arts and photography in particular, and when not on assignment for his filming projects runs the only commercial 19th century photography studio in Ireland and the UK. www.theanaloguestudio.ie The gallery below is an example of his work that varies from digital photography to ultra large format photography on glass and aluminium plates commonly known as tintype or wet plate collodion photography. Alex's latest work includes collaborations with Hollywood actor and director Mel Gibson, Adam Clayton from U2, Bob Geldof and many others
Atb Mag 40
Ilva O
Gravina? Pochi e, mi dolgo, soprattutto italiani sanno che il mostro ecologico Ilva a Taranto voluto dai “poteri forti” (espressione quanto mai risibile visto che nessuno mi ha ancora spiegato quali sono i poteri deboli) e colpevolmente accettato dalle istituzioni deturpa uno dei territori più interessanti a livello storico, culturale, turistico, enogastronomico della nostra bella Italia ultimamente tanto maltrattata. C’è da dire che le amministrazioni regionali e quelle comunali, ultimamente, stanno tentando faticosamente di rendere palesi le bellezze della regione, con impegno... in ossequio alla passione profusa dai cittadini pugliesi nell’organizzare, promuovere, decantare la loro regione. Finalmente comuni come quelli aderenti al patto delle Gravine, Lions club, associazioni hanno capito che pubblicizzare il territorio in Italia e all’estero è priorità e occasione etica di sviluppo economico in totale sostenibilità per il territorio e i suoi abitanti. Il versante occidentale della provincia ionica è in effetti ricchissimo di cultura: da
quella antica a quella contemporanea. Non solo! E’ ricchissimo anche di forze creative e giovani professionisti in grado di fare del settore culturale sprone e traino dell’economia regionale. Il protocollo di intesa che dal 28/11/2016 aggrega diverse realtà istituzionali e le associazioni maggiormente rappresentative ne è prova. Al centro la valorizzazione della storia, delle tradizioni e della cultura materiale ed immateriale, la promozione del patrimonio culturale e paesaggistico della terra delle Gravine. E di patrimonio culturale qui ce n’è da vendere come ho avuto occasione di constatare col mio recente “viaggio al sud” (che tratterò ampiamente nel corso di quest’anno) e come spiega l’archeologa Mina Castronovi, presidente del Comitato Lions club gemellati delle gravine e chiese rupestri e di Aulon res: “si è giunti a riconoscere e sviluppare l’importanza di fare rete per promuovere e valorizzare una delle più significative peculiarità del tarantino: il paesaggio delle gravine con i luoghi tipici dell’offerta turistica di questo comprensorio,
una vasta area geografica zeppa di reperti storici, siti archeologici, importanti ritrovamenti in grado di far comprendere ai contemporanei gli antichi modi di vivere che va da Grottaglie a Matera. Massafra, Mottola, Palagianello, Castellaneta, Laterza, Ginosa sono solo alcune delle località degne di nota in terra di Gravina: la chiesa della Madonna della Luce a Castellaneta, una parte dell’itinerario della Gravina di Ginosa, il Palazzo Marchesale e il MuMa di Laterza, il villaggio rupestre di Santa Marina a Massafra, il villaggio rupestre di Petruscio e la cripta di San Nicola a Mottola (Lions club Massafra-Mottola), il castello di Palagianello, il «frantoio normanno» a Taranto. Io vi ho dato solamente un assaggio; un frugale antipasto… che ne dite: ci facciamo invitare a pranzo?
Santuario di San Biagio in Rialbo
Atb Mag 43
Per saperne di piĂš: www.facebook.com/weareinpuglia www.twitter.com/viaggiarepuglia www.twitter.com/weareinpuglia www.instagram.com/weareinpuglia Www.pugliadolcedormire.com Sito archeologico le Grotte di Sileno
i 24 ettari che costituiscono la tenuta de le grotte di sileno sono collocati su un sito archeologico occupato nei secoli da Peuceti, Greci e Romani, fino ad arrivare ai normanni e poi ai benedettini. come dimostrano i ritrovamenti di antiche cantine e testimoniano gli straordinari olivi millenari, In questo lembo di puglia si ĂŠ sempre prodotto olio e vino. Questa tradizione procede nel rispetto della tradizione e del territorio con una grande passione dei propietari che privilegia la ricerca costante di metodologie di coltivazione biologica e un uso parsimonioso delle risorse idriche
Si ringraziano per la collaborazione: l’Unione Europea, la Regione Puglia e Puglia Promozione
Atb Mag 44
Saper guardare” è forse il primo atto creativo per Ciro lì può avvenire quello scatto nella consapevolezza del Bello che ci circonda seppure spesso nascosto dietro le apparenze del disfacimento.” Nato a Pescara nel 1947, Roberto Cipollone (Ciro) trascorre l’infanzia e la fanciullezza intorno alla fonderia artigianale del padre. Guidato da un profondo amore per la natura e insieme da una forte tensione spirituale, egli cerca di cogliere ogni occasione per esprimere questo suo essere, attraverso piccoli manufatti, tele, disegni, semplici incisioni. La sua città, infatti, lo vede ben presto partecipe delle varie iniziative artistiche. Dopo un periodo di 6 anni trascorsi in Olanda, nel 1977 approda a Loppiano, cittadella del Movimento dei Focolari nei pressi di Firenze. È qui che Ciro ha la possibilità di dedicarsi full-time a quell’attività nella quale può e sa esprimere la sua vena artistica con inesauribile fantasia. Il materiale utilizzato per le sue composizioni è il più vario: legno, ferro, pietra, stoffa; comunque materiale di scarto, che egli considera più ricco di vita. Dal 1982 realizza numerose Personali in Italia, Germania, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Austria. Dal 1991 gli vengono commissionati lavori di arredo sacro e interventi di recupero d’ambiente, sia in Italia che all’estero.Varie reti televisive gli hanno dedicato servizi monografici. Con lo pseudonimo di Ciro (acronimo anche di Cipollone Roberto) egli ama legare il suo modo di lavorare al re persiano, noto anche per il suo rispetto nei confronti dei popoli a lui sottomessi.
Vive e lavora a Loppiano, stimolato da un ambiente culturale estremamente vario e fecondo per il quale è egli stesso prezioso contributo e punto di riferimento. Hanno parlato di lui: Gabriella Bairo Puccetti, Antongiulio Zimarino, Giuseppe Misticoni, Marilena Mosco, Vittorio Montanari, Rosanna Favilla, Roswitha Frey, Brunetta Baldoni, Riccardo Carapelli, Elvio Natali, Raphael Vella, E. Fiorentino e altri.
Atb Mag 46
1. See beauty in everything, even in the ugliest things. Spending time with Ciro has always amazed me, he turns trash to treasure. He has this Midas Touch that turns old to gold. Every now and then we go to heaps of refuse that have thousands of things in them. Ciro chooses things that can be transformed into something new. Recycling and Reusing things has always been his forte. It is amazing how his eyes have been accustomed to seeing beauty - it's a good thing to remember because we often focus on the bruto (ugly) parts of life. Oftentimes, we also visit the nearby Arno river to scour for drift wood. These (sometimes) rotting logs, branches, and twigs still are useful for Ciro. By some sort of magic and technical expertise, Ciro brings these dead pieces of wood to life! (I was telling him that he might be the real Dr. Frankenstein, and he rolls his eyes!) He would cut these wood appropriately, then we will clean them, then he will put terra (clay) and form houses, bridges, towers, etc. on top of them. The outcome is always fantastic!
5 things i learned from Ciro
By Edward Piastro
2. Art should provide you at least a decent dinner. For Ciro, art doesn't serve its purpose just to bring joy to the artist and the audience, for him, going full circle means that the art works would sustain his talent, needless to say, fill his stomach even for dinner. Indeed, it is quite a big challenge to be an artist - that I realized concretely. Ciro treats his art as a profession, he wakes up early to start creating things out of various inspirations; moreover, he sells his art to sustain his daily needs. He tells me, that being an artist does not equate to living scantily - that is being stupid not being an artist (fair enough). 3. If you want to do it now, do it. Ciro has a million ideas raging in his mind in relation to creating pieces of art. He is sharp but prompt. This way of thinking really serves him well, he stays in the "NOW" time line and gives it his best. If an inspiration comes in, he goes ahead and acts on it. He doesn't procrastinate or think too much. He tells me, "Non pensare troppo perchÊ perdere tempo, fare quello che vuoi fare e che è abbastanza. Avviarlo, le idee seguirrano" (Don't think too much because it wastes time, do what you want to do and that is enough. 4. Make mistakes, but learn from them. Whenever he can't figure out what to do with one thing, he moves to the next, saying: "Basta Facciamo un'altra cosa!" ("Enough, let's do another thing!"). He never dwells. For me this is really important. Procrastination and regret are two enemies of productivity - he deals with them well. 5. The 80/20 Principle (Pareto's Law) This is really one of the secrets of productive people like Ciro. It is really common sense that becomes really uncommon in the modern world. Pareto's Principle or the 80/20 principle was proposed by an Italian economist named Vilfredo Pareto which states that, for many events, roughly 80% of the effects come from 20% of the causes. Using this principle Ciro has made roughly 16,000+ artworks up-to-date making him one (utterly) productive artist. He tells me that in life you have to focus on the important few so that you could produce more of what you want. In his case, he only spends less than an hour to finish one art piece - that enables him to produce four to ten art pieces in a day. He told me that he has already removed all redundant processes so as to focus only on the important few that makes his work fast and effective. Truly, it is vain to do with more what can be done with less.
EPOREDIA Giacomino fu un cantastorie...Così il professor Carlo Nardi del Politecnico di Torino sulla pittura di Giacomino da Ivrea, pittore che all'inizio del '400 operò un'intensa attività pittorica nel canavese e in valle d'Aosta. Questo lo spirito che ha catturato l'idea di realizzare una collezione d'arte contemporanea presso la sala consigliare dell'Ordine degli Avvocati di Ivrea. Raccontare una storia… fatta di cultura unitaria tra le diverse realtà presenti sul territorio, sottolineare i passaggi creativi e “fantastici” come l'ardito accostamento tra amministrazione della giustizia e arte, semplificare il rapporto tra la realtà quotidiana e il mondo ineffabile dell'arte visuale lasciando scorrere davanti agli occhi un racconto privo di briglie tematiche. Tutto questo tralasciando quelle che i critici chiamano squisite raffinatezze estetiche a favore di una solida base concettuale e culturale ad uso e consumo degli strati di popolazione più “comuni”. La narrazione di Giacomino da Ivrea si ammantava di ingenuità, fantasia,personalità … Il racconto degli artisti contemporanei si distingue per ricchezza cromatica, profondità, fruibilità di linguaggio. Nasce a Ivrea una collezione pubblica d'arte contemporanea in esposizione permanente intitolata a “Luigi Palma dii Cesnola”..
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ASSOCIAZIONE
Nasce con il 2017 Atb Edizioni una casa editrice che di tradizionale ha veramente poco! Siamo parte integrante e fondante di Atb Associazione culturale, siamo senza scopo di lucro. Tuteliamo, per conto dell’autore, la paternità dell’opera e svolgiamo l’attività di edizione, comunicazione, distribuzione destinata a promuoverne la lettura. L'attività economica è quindi secondaria e sussidiaria all'attività culturale. Noi ci occuperemo della realizzazione, della diffusione, della promozione e dell'immagine dell'opera. Proprio per presentare al pubblico il prodotto migliore possibile, collaboriamo con specialisti di settore che propongono una vasta gamma di servizi editoriali in convenzione di seguito descritti. I servizi editoriali sono rivolti a tutti coloro che hanno un libro nel cassetto e desiderano renderlo al meglio per presentarlo a noi, ad altri eventuali editori o autoprodurlo; ma anche a enti o aziende che ne facciano richiesta per scopi promozionali o divulgativi. Ognuno dei libri contenuti a catalogo è da noi editato, corretto e corredato da codice isbn.
RUBBISH BIN ART Uno dei capisaldi dell’ecologia oggi è: il riuso. Si riutilizzano scarti, oggetti che han terminato un ciclo di vita e sono stati accantonati, altri oggetti con destinazioni d'uso del tutto diverse. Non è solo un vezzo di pochi “stralunati” fissati con il naturale, forse un po' anacronistici; essere ecofriendly, riciclare è soprattutto necessità etica in tempi come questi martoriati da inquinamento e scelte dirigiste. Cent'anni di consumismo han accumulato una quantità di scarti tale da non poter essere più ignorata. Di solito chi riusa è anche più ecologico, è portatore di un’estetica modesta, scevra, dimessa, ma un’estetica molto precisa, con le sue regole formali mutuate da una vita che rinasce ciclicamente. Certo è che la realtà artistica contemporanea riconosce all’arte legata al riciclo, un posto sempre più rilevante. Atb Associazione Culturale & Art Gallery attraverso il lavoro degli artisti associati intende lanciare il progetto Rubbish bin Art con la finalità di indagare le diverse modalità d’interazione tra impresa, cultura, arte e territorio, con particolare attenzione all'etica e alla biosostenibilità, alle quali sono seguite una serie di iniziative di ricerca e di promozione e pubblicazio ni
PICTA FABULAS: AUTORI DI STORIE – AUTORI DI IMMAGINI Una rivoluzione è in atto tra gli scaffali delle librerie italiane: sempre più copertine vengono affidate agli illustratori che riescono con il loro tratto e la loro palette i colori a rinnovare l’identità di intere case editrici o a portare nuova linfa all’immagine di un autore. Merito di questo cambiamento è degli straordinari illustratori italiani che si distinguono, nel mondo, per l’originalità dello stile e la forza dei progetti. Picta Fabulas intende stimolare la partecipazione e la riflessione sulla metodologia e la tecnica oltre che la passione e la creatività nella realizzazione di illustrazioni per ogni pubblico: da quello educativo dedicato ai bambini e ragazzi attraverso la realizzazione di opere originali, alle opere che esprimano una riflessione, un pensiero, l’elaborazione di un percorso. Usando i diversi linguaggi espressivi gli illustratori creano non solo un’arte visiva, ma soprattutto aiutano la promozione di scritti: dal saggio breve, alla poesia, al racconto. l’illustratore è colui che realizza le immagini che ci permettono di vedere al di là di ciò che leggiamo perché loro per primi affrontano le tematiche alla luce delle problematiche tecniche e rappresentative...
Atb Mag 50
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