n. 21 - 20 marzo 2013
SOMMARIO
Mi sto occupando già da qualche tempo del fenomeno delle case popolari e delle cause dell’emergenza abitativa. Sia prima, quando ero consigliere comunale a Torino, sia da quando sono consigliere regionale, ho sempre ricevuto tanti casi di famiglie che non riuscivano a pagare l’affitto di una casa nel mercato libero, ma non rientravano nei requisiti per l’assegnazione di una casa popolare. Negli ultimi anni poi, alcune cause hanno contribuito a inasprire ulteriormente questa ricerca. Per prima cosa il rincaro degli affitti: con l’introduzione dell’IMU i proprietari di case pagano dal 100 al 200% in più rispetto alla precedente ICI, e riversano questa parte eccedente sugli affitti degli inquilini. Altra causa la perdita della casa di proprietà: da parte di tanti lavoratori autonomi che han visto in molti casi i loro fatturati scendere del 50-70%, a questo si aggiunga la crisi di liquidità dovuta alla stretta creditizia delle banche. Buona parte di questa categoria di lavoratori si è anche trovata la casa ipotecata da Equitalia e poi venduta all’asta per saldare i debiti con l’Erario. C’è poi la perdita del posto di lavoro per i lavoratori dipendenti, che si sono visti licenziare, magari dopo un periodo di cassa integrazione, a causa della chiusura della fabbrica. continua a pag 4
A Torino il primo social market per famiglie in difficoltà
pag. 2
Fondo sociale, ecco come fare
pag. 3
8 Marzo, Atc contro la violenza sulle donne
pag. 4
Uova di Pasqua solidali in vendita nella sede di via San Marino 10 a Torino dell’associazione “La Perla”. Con 10 euro potete acquistare un uovo di cioccolato e contribuire a finanziare le attività dell’associazione di volontariato, che si occupa dei ragazzi con disabilità psichiche. Le uova di cioccolato Gobino e le colombe della pasticceria Racca finanziano invece i progetti di solidarietà in Brasile dell’associazione Oaf-I onlus e sono acquistabili nella sede di corso Marconi 7 a Torino. Per info www.oafi.org
2
TRA LE CASE ATC DI VIA LUSERNA IL PRIMO SOCIAL MARKET ITALIANO Beni di prima necessità a prezzo ridotto per le famiglie che non arrivano più a fine mese
Un litro di latte costa 50 centesimi, un pacco di biscotti più o meno lo stesso. Al social market di via Luserna di Rorà, nel quartiere Borgo San Paolo a Torino, i prezzi non sono quelli di un normale supermercato. I prodotti in bella mostra sugli scaffali sono venduti a prezzo di magazzino, senza ricarico, grazie ai finanziamenti dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo. Dietro il bancone, invece dei commessi, ci sono i volontari dell’associazione Terza Settimana che distribuisce già frutta e verdura a domicilio a chi non riesce a metterle in tavola per via della crisi (ne abbiamo parlato sulla Gazzetta Atc numero 0/2). L’idea è nata proprio di lì, perché molte delle famiglie aiutate dall’associazione chiedevano se fosse possibile avere anche altri prodotti nella borsa della spesa. E così è nato il primo esempio di social market di questo tipo in Italia. I locali sono stati messi a disposizione da Atc, gratuitamente per i primi sei mesi mentre l’associazione provvede all’approvvigionamento della merce. Chi fa la spesa qui? Anziani, mamme sole con bambini, famiglie in difficoltà segnalati dalla Caritas, dall’Ufficio Pio o da altri enti di solidarietà. Nella borsa della spesa mettono latte, biscotti, pasta. «Sono proprio i nostri “clienti” a segnalarci cosa vorrebbero trovare sugli scaffali» spiega Meck, uno dei volontari «ad esempio in un primo momento non avevamo previsto la farina poi molte famiglie, specie straniere, ce l’hanno chiesta perché preparano il pane in casa e così abbiamo provveduto a rifornirci». Di questo ritmo, i volontari prevedono che nel primo mese riusciranno ad aiutare un centinaio di famiglie.
L’idea è piaciuta: «riceviamo telefonate da tutta Italia – spiega Bruno Ferragatta, presidente dell’associazione – da parte di associazioni che vorrebbero dare vita ad un progetto come il nostro e vogliono consigli e suggerimenti». L’iniziativa acquista ancora più valore se si pensa che per colpa della crisi sono tantissimi i nuclei familiari che non riescono più a mettere in tavola un pasto completo. Secondo recenti indagini della Coldiretti, un italiano su tre mette in tavola un solo piatto, più economico, e un terzo delle famiglie arriva a rinunciare di consumare ogni giorno frutta e verdura, perché costano troppo. Grazie al lavoro dei volontari, per molti di loro sarà meno difficile preparare il pranzo e la cena. E chi ne beneficia può anche sdebitarsi, mettendo a disposizione un po’ del suo tempo per dare una mano nel negozio di via Luserna.
ARRIVA LA CASA SORELLA. AL VIA IL PROGETTO SISTER DELLA CARITAS
Cinque alloggi, messi a disposizione da privati e parrocchie, serviranno a dare ospitalità temportanea a chi è sfrattato e in attesa di un tetto, magari perché gli sta per essere assegnata una casa popolare. È questo in sintesi l’obiettivo del progetto Sis.te.r, l’ultimo di una lunga serie di iniziative che la Caritas di Torino mette in campo per venire incontro alle persone in difficoltà. La casa “sorella” servirà a colmare quel vuoto di tempo, qualche volta anche lungo, che passa da quando una famiglia viene sfrattata fino a che non trova una nuova sistemazione. Un periodo in cui, se non trovano ospitalità da amici e parenti, molti finiscono addirittura per domire in macchina. In questo modo, le persone troveranno una sistemazione d’emergenza e volontari che li aiuteranno nel percorso verso la nuova casa.
3
IL FONDO SOCIALE? SOTTO CASA. BASTA PRENDERE APPUNTAMENTO Dal 13 marzo chi ha diritto al fondo sociale regionale dovrà fissare un appuntamento per presentare l’Isee. Ecco come fare
Il fondo sociale? Quest’anno si consegna sotto casa e su appuntamento. É il frutto di un accordo tra Atc Torino e alcuni comuni della provincia che permetterà agli utenti di non doversi recare per forza in corso Dante per compilare il fondo sociale, rivolgendosi invece allo sportello più vicino. Con indubbi vantaggi. In primo luogo gli utenti, specie quelli che vivono più lontani da Torino, risparmieranno tempo e denaro. Ma c’è un vantaggio anche per chi vive a Torino e si recherà comunque nella sede dell’Agenzia: da quest anno niente più file agli sportelli. È questa infatti la novità più importante, per presentare il fondo sociale occorre fissare un appuntamento. Basta telefonare al numero dedicato: l’operatore vi comunicherà il posto e l’ora e a quel punto non dovrete fare altro che recarvi allo sportello con la documentazione. Ma cos’è il fondo sociale e quali sono i requisiti per presentare domanda? Come ben sanno gli utenti che ne hanno diritto e che si sono visti recapitare una lettera con tutte le informazioni proprio nei giorni scorsi, si tratta di un contributo destinato a chi, nel 2012, non è riuscito a pagare tutte le bollette d’affitto. Due i requisiti: un Isee 2013, cioè riferito ai redditi dell’anno 2012 inferiore o uguale a 6mila euro e aver pagato
ad Atc la quota minima per accedere al fondo (pari 14% del reddito imponibile lordo annuo del 2012 oppure, in caso di assenza di redditi, 480 euro). Verificati i requisiti si prende un appuntamento in orario ufficio telefonando ai numeri 011-31.30.379 e 011-31.30.204. Sarà l’operatore a comunicarvi dove presentare domanda. I termini di tempo previsti vanno dal 13 marzo 2013 al 30 aprile. E se qualcuno non fosse riuscito a pagare la quota minima? La Regione Piemonte ha offerto una seconda possibilità. Chi non fosse riuscito a versare la quota minima, o ne avesse versata solo una parte, può firmare un impegno di pagamento per versare a rate la cifra ancora necessaria per ottenere il contributo. Attenzione, però, perché chi non riuscirà a pagare le rate perderà il contributo con il rischio di diventare moroso colpevole e di perdere quindi anche la casa. Infine un’ultima raccomandazione: è vero che è possibile autocertificare sia l’Isee 2013 sia il reddito imponibile 2012, tuttavia per non correre il rischio di commettere errori (e non incorrere quindi nelle sanzioni previste dalla norma) vi consigliamo di portare con voi tutti i documenti per l’autocertificazione e cioè sia l’Isee 2013 sia il reddito imponibile 2012: gli addetti allo sportello vi aiuteranno a farlo correttamente.
Rossi ha partecipato al convegno organizzato dal Conisa, il Consorzio Intercomunale Socioassistenziale della Valle di Susa, nel corso del quale sono stati illustrati i dati sull’emergenza abitativa sul territorio. In quell’ambito sono circa un centinaio le famiglie che hanno bisogno di una casa e circa 200 quelle che sono assistite dai servizi sociali per problemi legati alla casa. Visita al cantiere di via Palazzo di Città a Susa per il presidente di Atc, Elvi Rossi. Accompagnato dai tecnici dell’Agenzia e dal sindaco della città, Gemma Amprino, a fare gli onori di casa, il presidente ha osservato dai vicino i lavori di ristrutturazione di una palazzina nel centro storico, proprio di fronte alla sede del palazzo comunale, dove al termine dell’intervento troveranno spazio 13 nuovi appartamenti popolari e due negozi. I lavori termineranno l’estate prossima: a quel punto altrettante famiglie in difficoltà potranno trasferirsi nella loro nuova casa. Sempre nella stessa giornata, il presidente
4
continua da pag 1
Ultima questione, ma non per importanza, la precarietà del lavoro: riguarda soprattutto i giovani e le giovani coppie. Come si può pensare di rispettare il pagamento di un mutuo o di un affitto se si lavora con contratti di 6 mesi o 1 anno e poi chissà? Per contro l’offerta di “case dello Stato” o “alloggi popolari” copre solo lo 0,06% del fabbisogno. A Torino su 100 domande di assegnazione di una casa popolare solo 6 possono essere soddisfatte, ovvero 1 su 15. Bisogna trovare una soluzione, non è possibile che ci siano ancora 1milione di case private sfitte nel nostro Paese e non si riesca in alcun modo a far incontrare domanda e offerta. E’ qui che il Governo deve intervenire, incentivando questo incontro, riducendo prima di tutto la tassazione su chi mette in affitto un alloggio. I poveri in questo Paese in base ai dati ISTAT del 2012 sono 8 milioni, con un netto peggioramento previsto per il 2013. Ma oltre ad essi, in Italia, c’è tutta una fascia di popolazione che gode sì di un reddito, ma non sufficiente per pagare un affitto. Ecco perché sostengo da tempo che il diritto all’abitazione sia oggi un’emergenza nell’emergenza: bisogna offrire un’immediata sistemazione alle persone sfrattate e senza dimora. Questo periodo di transizione, in attesa di una “casa di Stato”, può variare da un mese a un anno, a seconda delle aree geografiche del
Paese (Torino rientra in una media di 40 giorni, sempre alta, a mio avviso!). Fino a qualche anno fa queste famiglie venivano provvisoriamente sistemate in alberghi tradizionali a spese del Comune, con costi elevatissimi da parte dell’amministrazione pubblica e con estremo disagio da parte dell’utente, a causa di libertà e di spazi ridotti (non si possono neanche scaldare le vivande). Una ipotetica soluzione può essere l’albergo sociale, innovativa riconversione che il Comune di Torino ha fatto di un immobile in disuso acquisito dal Demanio e di una sede delle Poste Italiane, in cui oggi si possono contare 29 alloggi per anziani, altri per i volontari medici per l’assistenza 24 ore su 24, altri ancora per alcune unità familiari. E’ un bell’esempio, ma è molto poco rispetto all’attuale fabbisogno. In altre parti del mondo, invece, come in Francia, in Gran Bretagna o nei Paesi scandinavi, i giovani, in assenza di risposte valide dalla politica, si stanno cominciando a organizzare autonomamente: lì i Comuni acquistano aree degradate o in disuso a basso costo e realizzano alloggi privati su spazi comuni con servizi condivisi come lavanderia, cucina, deposito per cose di qualsiasi genere. Logicamente l’affitto dei moduli abitativi è molto basso, con diverse agevolazioni a seconda della disponibilità dell’inquilino. Concludo dicendo che sarebbe importante che, oltre ai Comuni, anche le Fondazioni Bancarie incentivassero soluzioni come quella appena descritta, col secondo e nobile fine del recupero urbanistico delle aree degradate della città. Alberto Goffi consigliere regionale Udc
8 MARZO ATC CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Raccolta fondi nella giornata internazionale della donna per l’associazione Telefono Rosa Per la giornata internazionale della donna quest anno il Cug, il Comitato Unico di Garanzia incaricato di garantire le pari opportunità all’interno di Atc, ha deciso di fare qualcosa di concreto che non fosse un semplice scambio d’auguri tra colleghe. Per questo, la mattina di venerdì 8 marzo, i rappresentanti del Cug di Atc Torino si sono piazzati all’ingresso della sede di corso Dante con l’obiettivo di raccogliere fondi da devolvere all’associazione Telefono Rosa, che corre in soccorso alle donne vittime di maltrattamenti. A tutti coloro che volevano contribuire è stato offerto un rametto di mimosa, simbolo dell’8 marzo, grazie alla generosità di Stefano Calore, proprietario del negozio “Siamo al Verde” di via Madama Cristina, che ne ha offerta una quan-
tità come suo contributo all’iniziativa. Il bilancio è decisamente positivo: sono stati raccolti oltre 700 euro. E alcuni rami di mimosa sono stati donati anche a tutte le donne che vivono nelle case Atc e che quella mattina erano in fila agli sportelli dell’Agenzia. Insieme alla mimosa, il Cug ha distribuito il comunicato con il report annunale di Telefono Rosa, che denuncia la gravissima situazione delle violenza sulle donne che avvengono purtroppo ogni giorno nella nostra regione. Nel 2012 si sono verificati 86 casi di violenza sessuale, 344 donne sono state vittime di violenze fisiche, 458 di violenza psicologica, 367 di violenza verbale o minacce. 91 sono state le vittime di stalking e 25 quelle di mobbing.
Registrazione del Tribunale di Torino numero 17 del 16/03/2012 direttore responsabile: Carola Quaglia redazione: corso Dante 14 – 10134 Torino. Tel. 011.3130362 redazione@atc.torino.it in redazione: Giuseppina Vigliotti, Carola Quaglia, Daniele Darchini ha collaborato: laboratorio Parenzo Periodico d’informazione dell’Agenzia Territoriale per la Casa di Torino e Provincia