n. 53 - 24 settembre 2014
IN QUESTO NUMERO PARLIAMO CON IL DIRETTORE DI “CRONACA QUI”, BEPPE FOSSATI
Dopo politici, amministratori, cittadini, associazioni, vogliamo dare la parola ai giornali e ai giornalisti che ogni giorno raccontano la realtà del nostro territorio e i suoi problemi, anche quelli delle case popolari. Questa settimana è la volta di Beppe Fossati, direttore del quotidiano “Cronaca Qui Torino”.
BON! Barriera Open Nights Si chiama Bon, acronimo di Barriera Open Nights, la kermesse che dalla fine di settembre animerà con eventi, musica e street food i week end di Barriera di Milano. Si comincia sabato 27 settembre alle 18.30 sotto la Tettoia di piazza Crispi con musica e degustazioni gastronomiche. Ad aprire le danze una serata Swing’n’Roll con festa anni ‘50 ad ingresso gratuito. Domenica 28, sempre alle 18.30 in piazza Crispi, dj set e musica dal vivo. Gli appuntamenti proseguono sabato 4, 10, 18 ottobre con Barriera Show Your Talent, dove chiunque potrà iscriversi ed esibirsi, valutato da una giuria. Ogni sera i ristoratori aderenti all’iniziativa prepareranno cibi e bevande per tutti i gusti. Dalla pizza alla pasta fresca, cous cous, fritti e pastelle, porchetta e carne alla brace. E ancora torte, gelati, birre artigianali, vini, panini biologici e caffè.
Compagni di viaggio Non siamo soltanto più poveri. Siamo anche più soli. Perché la crisi, questa maledetta crisi che ci tormenta giorno dopo giorno, è andata a indebolire alle fondamenta quello stesso senso di vicinanza che è il collante di una comunità. Siamo diventati tutti un po’ più sospettosi, con il timore che “l’altro” possa toglierci un pezzetto di quello che abbiamo. E così, i legami si sfilacciano, mentre noi tendiamo a chiuderci sempre più dentro noi stessi. continua a pag 3
SOMMARIO Stati generali del welfare in Atc, si parla di fiscalità
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Via Alessandro Cruto, chi era costui?
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Ancora un ciak nelle case popolari! Si gira “Fuoriclasse”
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STATI GENERALI DEL WELFARE IN ATC, SI PARLA DI FISCALITÀ
Nella sala convegni Atc gli operatori sociali si confrontano su come aiutare le famiglie in difficoltà economica
Come aiutare chi si rivolge a noi perché ha problemi di denaro, indirizzandolo verso le scelte giuste per uscire dalle difficoltà? Gli operatori del sociale si sono dati appuntamento nella sala convegni di Atc, venerdì 19 settembre, per un seminario dal titolo “L’educazione finanziaria al servizio degli operatori sociali”. All’incontro, promosso dalla Città di Torino e dalle Circoscrizioni 1 e 8, hanno preso parte assistenti sociali, operatori delle cooperative sociali e anche il personale di Atc, che ogni giorno, nei servizi di sportello, si confrontano con gli utenti con problemi di denaro. «La situazione economica che stiamo vivendo ha aggravato il già difficile rapporto degli italiani con il denaro. Tra le cause la scarsa dimestichezza con gli strumenti finanziari e l’incapacità spesso di cogliere
la differenza tra utilità reali e utilità percepite» ha detto il vicesindaco Elide Tisi che, insieme al presidente di Atc, Elvi Rossi, ha preso parte all’incontro. Nel loro lavoro gli operatori a diretto contatto con un’utenza fragile intrecciano quotidianamente il tema della sostenibilità del bilancio famigliare. E sovente non sanno quali risposte dare. L’obiettivo è dunque quello di condividere le logiche e i principali strumenti in tema di educazione economica e finanziaria che oggi permettono di venire in aiuto alle famiglie in difficoltà. Gli atteggiamenti di spesa non sono quasi mai gesti razionali, ma piuttosto occasioni in cui emergono e guidano le emozioni. E il fenomeno è esponenzialmente più evidente e grave per quelle fasce vulnerabili o economicamente più svantaggiate come le famiglie in difficoltà, ma anche anziani, disabili, immigrati, giovani. Di qui l’esigenza di promuovere un’alfabetizzazione finanziaria che faccia riflettere sugli strumenti e sulle spinte emotive alla base dell’uso del denaro. Avere maggiore consapevolezza permette alla persona di acquisire elementi di analisi della sua situazione e di crescere nella capacità di osservazione del proprio stato. Così si acquisisce la consapevolezza, ad esempio, che per far quadrare il bilancio a fine del mese e avere i soldi necessari per pagare l’affitto si deve rinunciare allo smartphone o all’acquisto di un televisore nuovo. Anche l’intervento dell’operatore sociale, a questo punto, diventa più efficace, poiché condiviso e percepito su un piano pratico.
“PETRARCA”, CORSI DI ITALIANO PER STRANIERI Ha preso il via ufficialmente la quarta edizione del progetto “Petrarca”, di cui la Regione Piemonte è capofila e che è finanziato con le risorse del Fondo Europeo per l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi. L’obiettivo è quello di promuovere corsi di italiano di diverso livello con un’attenzione particolare alle persone di recente arrivo in Italia, indirizzati in modo particolare alle donne e ai ragazzi al di fuori della scuola dell’obbligo. Il progetto è attivo dal 2011 ed è in costante crescita: con la prima edizione furono realizzati 10 corsi e i beneficiari furono 589; con la seconda i corsi furono 118 e i beneficiari 1.519; la terza edizione registrò 191 corsi per 2.400 beneficiari. «Il progetto “Petrarca” è anche un’antenna sul territorio utile ad accrescere la consapevolezza sia per chi usufruisce dei corsi organizzati, sia per chi vive a stretto contatto con loro» spiega l’assessora regionale all’immigrazione Monica Cerutti. «Le risorse del progetto saranno destinate alla formazione, ma saranno utili anche a sopperire le difficoltà che hanno i territori. Particolarmente importanti le risorse che verranno destinate al trasporto, ma anche al babysitting visto che il 69% di chi usufruisce dei corsi è donna».
Durante la scorsa edizione del progetto sono stati realizzati 171 corsi standard, 16 sperimentali rivolti alle donne extracomunitarie e 3 di formazione a distanza. Tra i beneficiari (2.400) si rileva un trend che indica in tutte le province una maggiore partecipazione delle donne rispetto agli uomini (69%). La nazionalità maggiormente rappresentata nei corsi è quella marocchina seguita da quelle cinese (9.4%), indiana (5.4%), senegalese (5.1%), nigeriana (4.6%), egiziana (3.6%), albanese (3.3%), macedone (2.8%), bengalese. Accanto alla formazione linguistica, sono state organizzate specifiche azioni per l’orientamento ai servizi e la conoscenza del territorio. Per maggiori informazioni si può consultare il sito: www.petrarca.eu
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ALESSANDRO CRUTO, L’INVENTORE DELLA LAMPADINA “MADE IN ITALY” L’indirizzo è di quelli che a Torino non si sentono nominare molto, relegato com’è tra via Sempione e via Cimarosa: via Alessandro Cruto, oltre ad ospitare una scala di case popolari, deve la sua notorietà all’inventore della lampadina. La lampadina a incandescenza l’ha inventata Thomas Edison, ma Alessandro Cruto (Piossasco, 24 maggio 1847 – Torino, 15 dicembre 1908), che sperava di individuare formula magica per creare diamanti, dopo aver condotto infiniti test si accorse che dalla lavorazione del carbonio puro e dall’etilene in fase gassosa si creavano semplicemente sottili guaine di grafite, o meglio un filamento di grafite adatto per le lampade elettriche ad incandescenza con un coefficiente di resistività positivo. Il procedimento da lui seguito era piuttosto semplice. In un piccolo forno era collocato un tubo di ferro che aveva all’interno un tubo di porcellana, nel quale veniva fatta scorrere dell’etilene sotto pressione; dopo alcune ore la parete interna del tubo di porcellana si ricopriva di una sottile guaina di carbonio che aveva l’aspetto di una lamina lucente ed omogenea e che poteva essere facilmente distaccata. Da qui alla creazione della lampadina, il passo è breve, si trattava solo di commercializzare l’invenzione, perfezionandola. Così mentre Edison, dall’altre parte dell’oceano, riceveva finanziamenti e metteva in produzione la sua invenzione, Cruto doveva lottare con le esigue risorse economiche di cui disponeva. Il 1881 fu un anno cruciale per Cruto: in un incontro pubblico mise a confronto la sua invenzione con quella di Edison e ne uscì vincitore. La notorietà gli permise di ottenere un finanziamento di 8mila lire per la produzione di lampadine e il 6 maggio 1883, risolti i problemi di distribuzione di energia nel paese, Piossasco, la sua città natale, venne illuminata con le sue lampadine. Ma fu l’esposizione universale di Torino del 1984, quella che permise la costruzione del Borgo medievale del Valentino a Torino e delle sue botteghe, che decretò ufficialmente la superiorità della lampadina di Cruto su quella di Edison sia per luminosità, sia per durata. Il successo arrivò travolgente e Cruto trasferì lo stabilimento da Piossasco ad Alpignano in spazi più grandi. Per molti anni
questa fu l’unica fabbrica di lampadine in Italia e continuò la produzione fino dopo la prima guerra mondiale quando chiuse per difficoltà finanziarie per passare, in seguito a numerosi passaggi di proprietà e un fallimento, venne rilevata dalla Philips nel 1927. Alessandro Cruto morì dimenticato il 15 dicembre 1908.
SOLIDARIETA’ A LUCENTO Sulla scia di altre iniziative già messe in campo, come il progetto “Fa Bene” al mercato di piazza Foroni, anche a Lucento si attiva la filiera della solidarietà. L’iniziativa, raccontata qualche settimana fa dal quotidiano “La Stampa”, è venuta in mente ad una panetteria del quartiere torinese, che ha deciso che, anziché buttare la merce avanzata della giornata, sarebbe stato meglio donarla a chi non sapeva cosa mettere in tavola. Così lo ha scritto su facebook e, in poco tempo, si è sparsa la voce. Fino a metà pomeriggio la panetteria svolge normalmente la sua attività commerciale, poi mette a disposizione di chi non può comprarli il pane, la pizza e i grissini che sono avanzati e che a fine giornata non farebbero altro che finire nella spazzatura.
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IN QUESTO NUMERO PARLIAMO CON IL DIRETTORE DI “CRONACA QUI”, BEPPE FOSSATI
Forse la crisi, che come uno spettro aleggia sulle nostre vite, vuole anche questo. Per questo noi dobbiamo reagire, essere più forti. Trovare dentro di noi, dentro le nostre comunità, la forza per ripartire, gli anticorpi che ci faranno passare anche questo lungo inverno. I nostri quartieri, le nostre borgate, le nostre case popolari si trasformano così nelle roccaforti dalle quali far cominciare la riscossa. Per recuperare quel senso di comunità che a ben vedere è uno dei tratti distintivi di questo Paese. Insomma, torniamo a salutare il nostro vicino di casa, perché un sorriso scalda il cuore. Anzi, invitiamolo magari a prendere anche un caffè, a fare quattro chiacchiere dal balcone, a condividere qualcosa che vada al di là di un frettoloso “buongiorno” pronunciato a mezza bocca sulla porta dell’ascensore. Scopriremo così che il termine “vicino” ha un significato ben più profondo di quanto anche solo abbiamo potuto immaginare. Perché quello che noi
vogliamo vedere solo come un “vicino”, magari può anche diventare un amico vero. Comunque un compagno di viaggio. E non è poco, quando ognuno di noi deve continuare su una strada lunga e impervia come quella che ci è stata data da percorrere di questi tempi. Beppe Fossati direttore “Cronaca Qui”
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ANCORA UN CIAK NELLE CASE POPOLARI
In via Vanchiglia gira una nuova serie di “Fuoriclasse” con Luciana Littizzetto Ancora un altro ciak nelle case popolari. In un palazzo di inizio Novecento in via Vanchiglia sono cominciate le riprese della nuova serie della fiction Rai “Fuoriclasse” con Luciana Littizzetto e Neri Marcorè. L’appartamento dove la troupe è al lavoro aveva già ospitato, l’anno scorso, le riprese della serie precedente, andata in onda su Rai 1. Non è la prima volta che le case popolari diventano un set cinematografico: il patrimonio di edilizia pubblica torinese offre suggestioni scenografiche di ogni tipo, con edifici che vanno dai primi del Novecento ad oggi, di varie tipologie architettoniche. Si va dalle case di stile fascista degli anni ’20 e ’30 ai palazzoni squadrati degli anni ’70, quando il boom demografico impose alla città una forte accelerata nella costruzione di case. Produzioni e registi ne hanno davvero per tutti i gusti.
zo e corso Molise mentre “I demoni di San Pietroburgo” in via Vanchiglia e via Verdi. E ancora “Sangue pazzo” per la regia di Marco Tullio Giordana con Monica Bellucci, è ambientato nelle case Atc di via Barbaroux, mentre la Fiat e le case di corso Agnelli e via Giacomo Dina a Mirafiori nord sono lo sfondo di “Signorina Effe” con Valeria Solarino ma anche di alcune scene del famosissimo “Bianco, Rosso e Verdone”. Chiudono la carrellata “Sette opere di Misericordia”, dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, unico film italiano in concorso al Festival Internazionale del Film di Locarno del 2011, girato in un appartamento del quartiere Falchera e “l’Industriale” con Pierfrancesco Favino, ambientato in via Gaudenzio Ferrari, a due passi dalla Mole. Le case popolari si mostrano così al grande pubblico e fanno da sfondo, come nella realtà, a mille storie di vita, tutte da raccontare. marmellata di ramasin
E per Atc si tratta di un importante opportunità: il ricavato dell’affitto degli spazi può essere reinvestito nelle manutenzione delle case. Agli abitanti, poi, spesso non dispiace vedere da vicino come nasce un film e molti si fermano ad osservare da vicino le riprese con curiosità. Negli anni, le case gestite da Atc hanno fatto da location a tantissime pellicole: il quartiere di via Arquata, con le sue case anni ’20, proprio accanto ad Atc, ha ospitato le riprese della commedia “Ci vuole un gran fisico”, con Angela Finocchiaro. Sempre nello stesso quartiere, nel 2006, venne ambientata la fiction dedicata a Maria Montessori, interpretata da Paola Cortellesi. “Il dolce e l’amaro” di Andrea Porporati con Luigi Lo Cascio e Fabrizio Gifuni, in concorso alla 64esima Mostra del Cinema di Venezia, venne girato in corso Taranto 80, stessa location che ospitò le riprese de “Il sorteggio”, con Beppe Fiorello e Giorgio Faletti, protagonisti di una storia che ripercorreva le vicende degli anni di piombo a Torino. “Albert Einstein” di Liliana Cavani, film biografia del grande scienziato, è stato girato in via Bellezia, case popolari nella zona del quadrilatero romano torinese. “Il resto della notte” di Francesco Munzi, è ambientato a Lucento, in via Paren-
Settembre è il momento migliore per preparare marmellate e conserve, che ci permettono di gustare frutta e verdura “a chilometri zero” anche durante l’inverno. La signora Tina, che vive nelle case Atc di Lucento, ci ha dato la sua ricetta per la marmellata di ramassin, un tipo di susina particolarmente comune nella nostra regione.
MARMELLATA DI RAMASSIN DI TINA Ingredienti: ramassin a volontà zucchero, da dosare in base al gusto
Lavare bene i ramassin e farli bollire in una pentola capiente fino a che il nocciolo non si stacca dalla polpa. Lasciarli sbollentare e poi eliminare i noccioli. Frullare il tutto e mettere a cuocere la polpa assieme allo zucchero fino a quando diventa densa. Mettete il composto nei vasetti (precedentemente sterilizzati) mentre è ancora caldo. Capovolgere i vasetti e lasciateli a testa in giù per 24 ore. Poi saranno pronti per la dispensa.
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