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Svolta Islam Adel Jabbar

La geopolitica dell’estremismo fondamentalista Islamico

Stiamo assistendo ad una militarizzazione del mondo (Si veda Samir Amin, Il capitalismo del nuovo millennio, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2001), iniziata ben prima dell’11 settembre, dove hanno ragione i più forti e chi si piega ai loro interessi. Questo scenario di guerra diffusa, duratura e globale esige un “disarmo delle menti". La violenza, infatti, può essere considerata anche un modo di relazionarsi agli altri in cui si tiene conto solamente del proprio punto di vista e dei propri interessi. Partendo da questo presupposto si può sviluppare una breve riflessione, per cercare di collocare all'interno di una visione complessiva e dentro un percorso storico aspetti contigui che altrimenti sembrerebbero caratterizzare esclusivamente il mondo islamico. Infatti, individuare nella religione islamica la causa di prassi che vengono comunemente definite come fondamentalismo o integralismo può essere insufficiente per comprendere quanto sta avvenendo nelle società musulmane. Parliamo di società e non di istituzioni perché le entità statuali di tutto il mondo islamico sono schierate contro il fondamentalismo e l'integralismo. Le élite governanti, in tanti casi, si trovano su posizioni che possiamo definire sommariamente moderniste. Nell'ambito delle interpretazioni della religione islamica, compaiono forme estremistiche che caratterizzano la visione della pratica religiosa. Ghulu, traducibile come 'estremismo', e ta'assub traducibile come 'fanatismo', rappresentano due concezioni limite nella differenziata galassia dei fondamentalismi "ussuliyun". Qualora poi queste due tendenze vengano a coincidere con particolari momenti storico-politici, possono divenire terreno fertile per la contestazione del potere costituito: ciò è avvenuto in diversi momenti della storia delle società islamiche. Pertanto, possiamo comprendere gli attuali movimenti estremisti di ispirazione islamica considerandoli come: - prodotto dell'impoverimento del pensiero islamico, della dinamicità e complessità che ha caratterizzato soprattutto l'Islam medioevale; - reazione a stili di vita imposti dall'esterno, vissuti in termini di sopraffazione, di assoggettamento e di subalternità.

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In altri termini, le società musulmane oggi vengono a collocarsi in una condizione periferica sia rispetto al proprio pensiero sia rispetto alle dinamiche caratterizzanti il modello di sviluppo dominante. Pensare alla periferia di una grande città ci dà l'idea di quali possano essere le implicazioni sul vissuto, sull'esperienza, sulla dinamica delle relazioni, sull'impossibilità di accedere ai centri decisionali. La periferia è qui intesa come esproprio della centralità dell'individuo, e a volte anche della sua dignità. Oggi ghulu e ta'assub vengono a coincidere con tale condizione periferica. Va aggiunto che il recupero del passato si presenta sovente in termini mitologici-nostalgici, del tipo: "Quanto grande era la nostra gloria grazie alla nostra fede!"; "Dall'abbandono della fede ci è arrivato il castigo del vivere in condizioni di desolazione e di subalternità". Questo pensiero non fa che accentuare il vissuto periferico, la rottura e la crisi d’identità dell'individuo e della collettività musulmana. Pertanto, oggi l'agire di diversi movimenti politici d’ispirazione islamica è dettato dal tentativo, spesso contraddittorio, di uscire da tale situazione periferica e dalla frattura. È un reagire, più che un agire, perché spesso mancano elementi indispensabili per elaborare e per costruire un progetto di emancipazione politica, sociale, economica e culturale. In effetti alcuni di questi movimenti si

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avvicinano più alla forma della setta mistica-millenaristica, incuranti come sono di sviluppare un linguaggio comprensibile alle masse, di estendere la propria popolarità e di misurarsi in termini concreti. Concludendo è bene ricordare che oggi i diversi fondamentalismi in ambito islamico sono di varia natura. Si va da quelli che usano in modo sistematico le pratiche del terrore a quelli che si distinguono per un utilizzo di una aggressiva retorica identitaria passando per quei settori che fanno uso della violenza nella lotta politica. Per leggere i movimenti politici odierni d’ispirazione islamica caratterizzati da ghulu e ta'assub, è necessario collocarli nell’attuale periodo storico. Ovvero il quadro mondiale caratterizzato da forti frizioni e violenta competizione tra diversi attori che contendono lo spazio per esercitare maggiore egemonia e assicurarsi più area d’influenza. In questo quadro numerose aggregazioni e correnti islamiche tentano di introdursi nello scacchiere, alla ricerca di un ruolo per posizionarsi, quali interlocutori intorno ad eventuali tavole dei vincitori. Ma la storia del ‘900 è piena di amari e tristi esempi in cui diversi settori dell’Islam politico hanno avuto solo la mansione dell’esecutore subalterno di degli interessi altrui, come la collaborazione della Famiglia Hashimita con il Regno Unito durante la prima Grande Guerra in funzione anti-ottomana. Una collaborazione che avrebbe dovuto dare agli arabi un grande regno unito, che invece si sono trovati ad essere divisi in una miriade di entità statuali deboli e poco sovrane. In tale senso va ricordato un altro esempio più recente, quello della guerriglia dell’Afghanistan che è stata forgiata, sostenuta e foraggiata per combattere l’allora Unione Sovietica, e di questa collaborazione ancora subiamo le conseguenze. Diverse vicende storiche dimostrano che un certo Islam e molte correnti fondamentaliste non hanno disdegnato i rapporti con lo schieramento “Occidentale”, anzi non di rado si sono trovati a collaborare attivamente per raggiungere degli obiettivi che interessano maggiormente i grandi della politica internazionale e meno o per nulla gli interessi delle popolazioni musulmane.

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