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Glossario Islam Alessandro Vanoli
Islām Accettazione della relazione d’obbedienza a Dio. Etimologicamente il termine significa “affidare qualcosa a qualcuno”, dunque, dal punto di vista religioso, affidare la propria persona a Dio. Dunque la religione di coloro che accettano questa relazione con Dio (muslimūn: musulmani) e, per estensione, la civiltà e la cultura che da tale religione si sono sviluppate.
Corano Dall’arabo Qur’ān, “Recitazione”, Con tale termine si designa la raccolta delle rivelazioni avute dal Profeta Muhammad nel corso della vita. Dal punto di vista di un credente in altre parole, è la parola di Dio in senso assoluto, parola che Muhammad ha solo trasmesso e mai elaborato in alcun modo. Non un “testo sacro” nell’accezione cristiana o ebraica del termine, dunque, ma un testo sacro in quanto diretta e non mediata emanazione di Dio. Proprio da questo, consegue che l’arabo, la lingua in cui il Corano fu tramandato, abbia mantenuto un’importanza fondante nella storia dell’Islam. Il Corano è diviso in centoquattordici capitoli (in arabo chiamate sure) a loro volta divisi in versetti (āyāt).
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Califfo Dall’arabo Khalīfa, letteralmente “colui che viene dopo”, “successore”. Unica forma legittima - almeno sul piano giuridico ideale - di sovranità nell’islam. È inteso come un mandato pubblico avente lo scopo di applicare e difendere la legge islamica.
Jihād Letteralmente “sforzo”, “impegno”. In senso generale lo sforzo di attrazione, persuasione e conversione all’islam. Ha storicamente assunto il senso di peculiare attività militare volta alla conversione ma anche di sforzo interiore sulla via di Dio.
Fatwa Parere giuridico accettato come autorevole dalla comunità dei credenti o dai suoi rappresentanti. Si tratta della risposta di un giureconsulto (muftī) a una qualsiasi questione di diritto.
Hadīth Letteralmente e in senso generale ”detto”, “narrazione”. Come vocabolo tecnico fa riferimento alle narrazioni concernenti Muhammad e, in quanto tali, dotate di valore giuridico e religioso. Le raccolte di hadīth costituiscono la seconda fonte normativa del mondo islamico dopo il Corano.
Imām Da una radice che significa “dirigersi verso”, “precedere”, colui che presiede alla preghiera e dunque, spesso, colui che guida una moschea. Per esteso designa anche la guida politico-amministrativa. In questo senso è stato usato nei secoli come sinonimo di califfo.
Sharī‘a La legge religiosa. Non si tratta della cosiddetta “legge coranica” come spesso viene banalizzato a livello giornalistico, ma di un più complesso insieme normativo e giuridico composto da Corano, Sunna (cioè l’insieme degli hadīth), e pronunciamenti legali di coloro che sono riconosciuti dalla comunità come dottori della legge.
Umma La comunità dei credenti.
Sunniti Coloro che seguono la sunna. Storicamente coloro che ritenevano che la successione del Profeta dovesse essere rimessa alla votazione della comunità islamica e per questa via ai suoi rappresentanti competenti. Loro è ancora oggi la stragrande maggioranza dei musulmani, circa il novanta per cento.
Sciiti Gli sciiti (dall’arabo shī‘a, “fazione”, “partito”) sono coloro che, contrariamente all’idea sunnita, ritengono che la successione di Muhammad dovesse essere assicurata per consanguineità alla famiglia del Profeta e che vedono in ‘Alī il loro imām. La loro sconfitta politica e militare (fissata idealmente nell’anno 680, con la sconfitta del figlio di ‘Alī, Husayn, nella battaglia di Karbalā) fu il punto di partenza per un’elaborazione di un’idea di islam considerevolmente diversa da quella sunnita, a partire dalla convinzione che il messaggio islamico originario sia stato tradito dai governanti dell’impero musulmano e sia conservato invece dagli imam sciiti. Oltre che in Iran, dove lo sciismo ha la maggioranza assoluta, esso è presente, tra gli altri Paesi, anche, in Iraq, nel Bahrain, in Yemen e in Libano.