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I SOGNI FUORI DAI CASSETTI!

Intervista col regista. Continuando a parlare di cinema e dintorni, andando di sogno in sogno, il riminese Marco Gentili racconta la sua avventura dietro la cinepresa, dai piccoli progetti di regia fino alla guida dell’associazione Titania che si occupa di eventi letterari e cinematografici nei campi del fantastico, della fiaba, dell’animazione e della fantascienza.

Marco Gentili nasce a Rimini il 22 Marzo del 1989 e fin da giovanissimo si interessa al mondo del cinema. Muove i primi passi grazie al canale YouTube e alla sua passione per la pesca sportiva. Questa attività diventa presto una vera e propria occupazione e così inizia la sua esperienza nel campo della produzione audiovisiva. Il mondo digitale e la rete, gli hanno dato la possibilità di migliorare continuamente il suo lavoro, arrivando a collaborare con diverse realtà per la realizzazione e la produzione di cortometraggi. YouTube gli consente anche di approcciarsi al mondo televisivo, dopo una breve esperienza sul campo, Marco decide di mettersi in gioco come regista. Le sue prime iniziative riguardano piccoli progetti di regia, tra i quali un lavoro per il Museo della Città di Rimini. Nel frattempo, nel 2015 partecipa alla fondazione dell’associazione culturale Titania, nata con l’obiettivo di divulgare, attraverso incontri ed eventi, alcuni generi letterari e, per estensione, anche cinematografici, quali fantastico, fiaba, animazione e fantascienza; successivamente, ne diventerà il presidente. Nel 2016, dirige la sua prima Web Serie in colui che deve gestire tutti i vari reparti: dalla fotografia, al fonico, al montatore, fino alla parte più importante: arrivare in sala.

Facendo un passo indietro e tornando agli esordi, ricordi un momento preciso in cui ti sei detto: “Da grande voglio diventare un regista”?

Ho sempre amato il cinema e guardare i film, ma fino ai miei 22 anni non ci avevo mai pensato. Tutto ha avuto inizio quando, a 19 anni, sono caduto in una grossa depressione che mi ha obbligato a trascorrere due anni a letto; in quel periodo mi era stata regalata una fotocamera. Da lì ho iniziato a giocare, a fare i primi video inerenti all’altra mia grande passione: la pesca sportiva. Così ho iniziato a realizzare piccoli documentari di pesca per YouTube, per poi passare ad un canale televisivo e durante quell’esperienza televisiva mi sono reso conto di quanto questo lavoro mi facesse sentire felice, nonostante tutte le difficoltà che si possano riscontrare su quei tipi di set con condizioni metereologiche assurde e intemperie continue, comunque tornavo a casa felice. Questo qualità di regista, “Hopeless”; questo lavoro riscuote un discreto successo, tanto da offrigli la possibilità di partecipare ad eventi comics e a convention in Italia e all’estero, fra cui la Starcon (la Convention Italiana della Fantascienza), per divulgare la propria esperienza e raccontare le vicende legate al progetto.

Nell’immaginario comune il regista è colui che fotograficamente associamo ad un set, intento a dirigere i lavori e a urlare “ciak-azione”, ma nello specifico e a 360° di cosa si occupa un regista?

Il regista si occupa di dare un senso a una storia che può essere reale, come nella maggior parte dei casi, oppure, come nel mio caso, una visione immaginaria, fantastica, determinata da simbologie o metafore. Parlando di fantascienza e fantasy sono stato obbligato nel corso degli anni a capire questi canoni che fanno parte del nostro immaginario. Menzionare un drago in Europa è qualcosa di maligno, mentre in Asia è una figura estremamente benevola, per cui bisogna adattarsi anche nel linguaggio del cinema. Il registra non è altro che il “direttore d’orchestra”, mestiere in qualche modo ha segnato la mia rinascita, l’uscita da quel tunnel e quando oggi ripenso a quel periodo, sorrido. Siamo così fragili e stupidi a volte! Ad ogni modo è stata una parentesi che mi è servita molto perché mi ha fatto capire dove volessi andare e cosa volessi fare nella vita. Dopo la parentesi televisiva e tutti gli apprezzamenti ricevuti, ho scelto di alzare l’asticella e provare il mondo del cinema e mi sono messo in gioco perché questo è un lavoro in cui bisogna giocare costantemente, senza paura.

Quanto costa avere un sogno così ambizioso in realtà? Io dico sempre che: “se non sacrifichi qualcosa non puoi andare avanti”. Ho 33 anni e non mi vergogno a raccontare che ho trascorso i miei vent’anni a lavorare duramente, senza concedermi nessuno svago, che fosse un viaggio o un concerto. Niente. Il mio primo concerto l’ho visto a 30 anni e non sapevo neanche cosa volesse dire andare in vacanza o trascorrere un weekend fuori. Ho lavorato costantemente, sacrificando parte della mia gioventù, ma se tornassi indietro rifarei tutti, anzi, dedicherei a tutto questo ancora più tempo. Sono un sognatore, ho sempre sognato in grande, ma ad un certo punto bisogna smettere di sognare e iniziare a lavorare per realizzare quei sogni. Ad oggi è più facile mollare che aspettare e avere fiducia in ciò che siamo e facciamo, ma i sogni nel cassetto fanno la muffa ed è giusto tirarli fuori e viverseli ad un certo punto.

Dai primi progetti ad oggi, quanto senti di essere cambiato? Hai sempre avuto il tuo fil rouge o è tutto in continuo movimento?

Un fil rouge dev’esserci per forza se fai questo mestiere, così come in ogni ambito artistico perché devi voler dire qualcosa, qualcosa di tuo, che ti appartiene. Col tempo impari a smussare gli angoli, ma bisogna avere dei “capisaldi”, una propria visione del mondo e di ciò che si vuole fare. Per migliorare non servono premi o grandi riconoscimenti, basta voler crescere ed essere migliori di com’eravamo ieri, per cui siamo in continua evoluzione pur mantenendo un’identità, una propria autenticità, cosa che credo manchi in questo momento.

Un consiglio per tutti i ragazzi che vorrebbero intraprendere questa professione?

La cosa che ripeto sempre è molto semplice: “Ragazzi buttatevi”, punto. Questo è un lavoro che vive di critiche, di difficoltà e situazioni negative che ci sono costantemente, ma che poi ti fanno assaporare e vivere davvero pienamente i momenti belli. L’anno scorso abbiamo avuto un grande successo con un corto, ma se non avessi presto anche io i miei “No” e le mie porte in faccia, non mi sarei goduto quel successo, dandogli il valore che meritava. Non bisogna mollare di fronte alle difficoltà, ma lottare per il proprio sogno, e ad oggi, grazie alla digitalizzazione, fare cinema è alla portata di tutti. Io dico sempre: “Non abbiate paura e buttatevi” perché c’è spazio per tutti.

Qual è il tuo sogno nel cassetto oggi?

Ne ho tanti, ne ho più di uno, ma il mio sogno più grande è creare una storia, un film, una saga e riuscire a condizionare l’immaginario di intere generazioni. Fare la mia parte.

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