Volti e Storie Dalla Terra Delle Acque N.3 - Dicembre 2013
ph. Paritani
3| SOMMARIO
05 EDITORIALE Buon compleanno Vis a Vis Volti e Storie Dalla Terra Delle Acque
06 NOTIZIE E DINTORNI
N.3 - Dicembre 2013
La prima festa delle Acque La memoria a tavola
14 PAGINE DI STORIA Gossip dell’altro secolo
12
20 SPECIALE NATALE Il natale in tavola A tavola con le nostre arzdore
24 CREATIVITÀ Passeggiata Elio Pagliarani Pro-memoria del grande poeta Bruno Militi il nostro Leonardo Il Kursaal una storia Liberty Ricordi d’artista. La mia Viserbella
Vis a Vis periodico semestrale Anno II - N.3 - DICEMBRE 2013 • Supplemento a: Chiamami Città N.725 del 18/12/2013 a cura dell’Associazione Ippocampo Viserba Laboratorio Urbano della Memoria tel. 0541 735556 info@ippocampoviserba.it www.ippocampoviserba.it
40 STORIE DI SUCCESSI
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Il polo delle cento imprese La tradizione ha radici di ferro
50 PROGETTI Viserba, vista in prospettiva
56 SPORTIVI DI CASA NOSTRA
• Direttore responsabile: Stefano Cicchetti
Vittorie su quattro ruote
• Progetto creativo, contenuti culturali, servizi e foto d’epoca: Associazione Culturale Ippocampo Viserba Presidente: Pierluigi Sammarini • Direttore editoriale: Marzia Mecozzi AUDIO TRE s.r.l. Rimini • Caporedattore: Maria Cristina Muccioli • Responsabile commerciale: Ruggero Testoni
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• Ufficio promozionale: Nerea Gasperoni, Paolo Morolli • Fotografi: Paolo Catena, collezioni archivio Ippocampo, Morosetti-Rimini, Mosconi, Rosalia Moccia, Paritani
In copertina:
• Progetto grafico e impaginazione: Rosalia Moccia AUDIO TRE s.r.l. Rimini • Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio s.r.l. • Hanno collaborato: Silvia Ambrosini, Nerea Gasperoni, Maria Marzullo, Marzia Mecozzi, Maria Cristina Muccioli, Sabrina Ottaviani, Pierluigi Sammarini, Ruggero Testoni, Manuela Botteghi
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Gaetano Callà Chiara Bernardi Zecca Fabrizio Moretti Francesca Perazzini don Giuliano Renzi Maria Concetta Petrollo Paola Bernardi Sonia Nisi Bruno Militi
• Chiuso in redazione 11/12/2013
Sfoglia la rivista on line su www.ippocampoviserba.it
l’ippocampo
In questi anni, in rete e in collaborazione con i comitati, le associazioni e i privati dell’area di Rimini nord ha dato vita a numerose iniziative e a piacevoli momenti conviviali. Il laboratorio urbano della memoria d’inverno si riunisce il giovedì sera nella sala parrocchiale di Viserba Mare; per analizzare e commentare archivi fotografici e documenti reperiti, per organizzare serate a tema e per confrontarsi sui contenuti della rivista “Vis a Vis”.
L’Ippocampo, Laboratorio Urbano della Memoria, con sede a Viserba, è un’associazione di volontariato nata nel febbraio del 2010 con lo scopo di salvaguardare e valorizzare la storia e la cultura del suo territorio favorendo lo scambio e la relazione fra le persone che in esso vivono ed operano. Il lavoro finora svolto è raccolto nel sito
www.ippocampoviserba.it
Presso l’Associazione, in via Panzacchi, 21 ha sede la redazione della rivista Vis a Vis. PARTECIPA ANCHE TU. Aggiungi un tassello alla storia comune. Foto e ricordi personali sono l’anima della nostra ricerca. INFO: Associazione Ippocampo via Panzacchi, 21 - Viserba di Rimini tel. 0541 735556 info@ippocampoviserba.it www.ippocampoviserba.it
l’ippocampo
piazza del Mercato Viserba
5| EDITORIALE
Buon compleanno Vis a Vis Un anno fa usciva il primo numero e, dopo dodici mesi, ecco il terzo. Ancora un freddo inverno. Che tempi… che giornate tristi… che mondo. Nelle nostre conversazioni quotidiane c’è spazio ormai solo per onomatopeici rumori di meraviglia; spesso, questa si trasforma in stupore per arrivare a volte a sentimenti che rasentano lo sconforto. Viviamo decisamente tempi difficili. Lo si vive nel quotidiano, lo si ascolta dai vicini, nel paese, ce lo raccontano ogni giorno anche i media. La crisi è reale, la si tocca con mano e tutti ne subiamo le conseguenze. Ma allora, dove stanno di casa la speranza e la felicità? Non lo sapremo mai se non invertiamo le priorità che la paura del futuro e i dannati ritmi del quotidiano sembrano imporci. Facciamoci questo regalo di compleanno. Almeno per un momento. Leggiamo un libro, chiacchieriamo in famiglia, guardiamo un buon film, ascoltiamo della buona musica, passeggiamo sulla spiaggia ed ascoltiamo il rumore del mare, andiamo a trovare un amico, ascoltiamo le storie di un nonno, dedichiamoci parte di quel tempo che per noi non abbiamo mai trovato. Anche ‘Vis a Vis’ vuole contribuire a questo nuovo modo di ridefinire le priorità. Lo sforzo che la redazione e tutti gli amici dell’Ippocampo fanno ha lo scopo di donare un attimo di serenità, stimolare la curiosità; è una lettura che viene da lontano per scuotere il presente. Spunti, idee, riflessioni, la Festa delle Acque come primo esperimento di festa paesana per tutti, incontri gastronomici o tematici, il gioco, il far stare bene gli anziani, il partecipare alle innumerevoli opportunità che tutto il territorio ci offre; insieme: cittadini, associazioni, parrocchie, amministratori, per creare e rivalorizzare pezzi di territorio, scoprire i talenti che abbiamo dietro l’angolo e poco distante da noi, per considerare non superflue l’arte, la pittura, la poesia, la cucina, le tradizioni, lo sport ed il lavoro. Facciamoci questo regalo di compleanno e cerchiamo di allenarci quotidianamente ad allontanare la critica e l’invidia e valorizziamo l’incontro, la collaborazione lo spirito di cittadinanza che il nostro territorio manifesta fin dalla sua genesi. Come è affascinante la scoperta di essere stati tra gli artefici dell’architettura Liberty! Come è bello il testo di un’antica cartolina postale che troviamo tra gli scaffali di un mobile in soffitta! Come crea speranza un progetto fatto per il territorio e per tutta la collettività con l’ambizione di immaginarsi un futuro sempre migliore! Che bel regalo di compleanno. Buon Vis a Vis a tutti.
Pierluigi Sammarini - Presidente associazione Ippocampo
6| NOTIZIE E DINTORNI La prima Festa delle Acque bizioni, ha ospitato anche diverse postazioni fisse: la presentazione dei progetti che illustrano le visioni urbanistiche di una nuova Viserba, legate al Masterplan del Comune; una casa dell’acqua fornita da Romagna Acque; lo stand-salotto dell’associazione culturale Ippocampo, con ricerche storiche e immagini sulle fontane e sulle sorgenti del territorio. Il comitato organizzatore, che si è avvalso della collaborazione di un piccolo esercito di volontari, era composto da varie realtà del territorio: le associazioni Promo Viserba e Ippocampo, il Comitato Turistico, l’Oratorio Marvelli e le parrocchie di Viserba, tanti imprenditori (albergatori, negozianti, stabilimenti balneari) e privati cittadini.
Il manifesto dell’evento
foto associazione Ippocampo
Nonostante la pioggia torrenziale e un conseguente posticipo forzato all’indomani (non senza danni e relative limitazioni all’organizzazione) domenica 26 maggio si è svolta con un successo al di sopra delle aspettative la prima Festa delle Acque di Rimini Nord. Musica per tutti i gusti, giocolieri e bolle giganti, performance artistiche live, dj set, un’acqua box fotografico, cori di giovani e di adulti, stand gastronomici con varie proposte, hanno trasformato il lungomare di Viserba, per l’occasione addobbato e illuminato di azzurro, in un percorso di svago e di divertimento per le migliaia di persone che qui si sono date appuntamento. La centrale piazza Pascoli, palcoscenico naturale per alcune esi-
Tavole imbandite sulla via Dati.
Andrea Gnassi Sindaco di Rimini.
Da sinistra, Mattia Morolli, Valter Nanni, Andrea Gnassi e Piero Sammarini.
Valeria Sivieri, Mattia Morolli e Marcello Sivieri.
7| NOTIZIE E DINTORNI
Giancarlo Lucchini alla frutta caramellata.
La cottura della piada in piazza Pascoli.
I pescatori del porticciolo (Circolo Velico).
La preparazione del pesce.
Giuliano Perazzini.
La caduta dell’acqua davanti alla jeanseria 71.
Il coro della parrocchia di Viserba Mare.
8| NOTIZIE E DINTORNI La memoria a tavola foto Paolo Catena
vediamo ancora fare con dedizione dalle nostre mamme e nonne, che a loro volta hanno imparato dalle loro mamme e nonne. Così è stato con la piada sfogliata riminese. In veste di istruttrici, munite di parananza e s-ciadùr, Malvina Tamburini e Angela Magnani, che hanno raccolto l’eredità della loro suocera, Rosa Paglia-
foto Paolo Catena
Il 23 novembre al Centro Edimar di Viserba, si è tenuto il primo incontro della serie “I cibi della tradizione” e dall’ottima riuscita si direbbe che i prossimi appuntamenti non tarderanno ad arrivare. L’associazione Ippocampo vuole, in questo modo, riscoprire e salvaguardare la memoria della tavola: le preparazioni che
Anja Schuck.
Un momento del corso di piada sfogliata.
Malvina Tamburini.
Il gruppo degli “allievi” e dei “maestri”.
Paolo Morolli.
rani in Morolli, arzdòra di oltre cent’anni fa. Augusto, Fulvia ed Anna (tutti loro parenti) le hanno affiancate nell’insegnamento ai tanti allievi che si sono proposti per il corso pratico: una decina di persone, fra cui diversi ippocampini e alcuni nuovi amici. Insomma, alla fine della giornata, dopo aver effettuato le due “tirate” previste dalla ricetta, le piade pronte per essere gustate dagli oltre 90 partecipanti alla cena erano circa 300! Perfette, profumate, croccanti, proprio come tradizione comanda. Non sarà certo facile ricreare un evento come questo: tante piade sfogliate insieme non s’erano mai viste. Fortunati quelli che hanno partecipato, dunque! L’associazione Ippocampo ringrazia sentitamente Malvina e Angela, ma anche tutti coloro che hanno volontariamente dedicato la loro giornata alla buona riuscita dell’evento. Un grazie particolare all’azienda I Fondi di Zavatta che ha fornito lo strutto di mora romagnola e a Gaetano Callà del ristorante Terrae Maris che ha fornito i vini. Infine, per chi volesse cimentarsi nella preparazione, ecco la ricetta.
Sul tulìr (spianatoia di legno) versare un chilo di farina (tipo 0), al centro aggiungere due uova intere, un bicchiere (circa 120 gr.) di olio extra vergine di oliva, 2 cucchiaini di sale fino. Impastare aggiungendo acqua fredda fino ad ottenere un impasto molto morbido. Farne circa 30 palline. Stendere ciascuna pallina col matterello fino ad ottenere una piadina molto sottile, aiutandosi con dell’olio. Quando la piadina è stata allargata il più possibile, spalmarla tutta con lo strutto. Arrotolarla su sé stessa e poi ricavarne una chiocciola, che va posta in un vassoio e unta bene con olio, sopra e sotto. Quando tutte le palline sono state stese e arrotolate, coprire il vassoio con pellicola trasparente e porlo in frigorifero, dove deve restare per almeno 5-6 ore. Passato questo tempo, prendere una pallina alla volta, stenderla molto sottile aiutandosi con l’olio (deve essere quasi trasparente) e con attenzione, prendendola con le mani, metterla a cuocere sul testo caldo. Rigirarla una volta o due. La cottura deve essere leggermente dorata e asciutta.
foto Paritani
9| NOTIZIE E DINTORNI
Siamo ormai prossimi al Natale ed anche certi detti, che sempre più raramente fanno capolino nella nostra memoria, ci ricordano la ‘specialità’ di questa grande festa particolarmente legata alla famiglia ed alla sua convivialità: “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”. Questo detto ha sempre sottolineato il particolare clima delle feste Natalizie: al centro la famiglia che si raccoglie in un clima gioioso, i vari regali che si scambiano segno del più grande Dono: Gesù, Dio con noi. Per questo motivo anche il pranzo di Natale attorno cui ci si raccoglie ha sempre avuto come sua peculiarità il clima familiare proprio di questa festa. Il Natale è la memoria del fatto unico nella storia dell’umanità e delle varie forme di religiosità che hanno sempre accompagnato l’uomo lungo i secoli: Dio
“incarnandosi”, facendosi uomo, “nasce da una donna”, cresce in una famiglia e da lì comincia la sua “avventura” in mezzo a noi. Papa Francesco proprio in questo tempo di Avvento, tempo di attesa del Natale, ci ha invitato a metterci in cammino per “incontrare il Signore col cuore, con la vita … incontrarLo vivente, come Lui è…” Poi sottolinea che il nostro metterci in cammino è “principalmente per farci incontrare da Lui” e, per questo, occorre un “cuore aperto”, perché Lui incontri me! … perché il Signore non ci guarda tutti insieme, come una massa, No, no! Ci guarda ognuno in faccia, negli occhi, perché l’amore non è un amore così, astratto: è amore concreto! Da persona a persona: il Signore, guarda me, persona. Lasciarci incontrare dal Signore è proprio questo: lasciarci amare da Lui!” Ecco perché in questo cammino verso il Natale ci aiutano alcuni atteggiamenti che sono poi gesti concreti, non ultimo l’operosità nella carità fraterna. Più gustiamo grati nelle varie famiglie e con gli amici questa gioia natalizia, più sentiamo l’esigenza di condividerla con chi ha più bisogno… penso alla bella testimonianza delle nostre Caritas “interparrocchiali” di Viserba, ma anche alle tante persone, che nel silenzio vivono questa condivisione operosa.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti. don Giuliano Renzi parroco di San Vicinio Sacramora
10| NOTIZIE E DINTORNI La tempesta di San Martino “Terribile. Nella notte tra domenica 10 e lunedì 11 novembre e per tutto il giorno di San Martino si è abbattuta sulla costa adriatica una tempesta superiore ai 120 km orari di vento con mare forza 12 con onde oltre quattro metri.” Questo ci racconta Massimo Magrini (figlio di Fulvio), noto velista di Viserba, skipper, pescatore per hobby, osservatore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche - sezione Scienze Marine) di Ancona ed esperto di barche e nautica. Ripara e riporta lucenti le coperte e le chiglie di natanti con l’utilizzo delle nanotecnologie. Un uomo di mare dei giorni nostri. “Le caratteristiche della burrasca di novembre non sono inusuali in questo periodo - dichiara Massimo - ma l’eccezionalità è stata la durata: più di dodici ore contro le abituali due o tre di bora intensa, e, purtroppo, si sono trovate spiaggiate centinaia di tartarughe caretta caretta.” La durata della tempesta e l’abbondanza della pioggia che attraverso fossi e fiumi si è riversata in mare, hanno causato ingenti danni anche sul territorio nord di Rimini.
Abituato ad una comunità che mette l’anziano al primo posto (quella del Venezuela dove è stato missionario per tanti anni), don Aldo Fonti ha notato, al suo ritorno in Italia, che le famiglie allargate e accoglienti di una volta sono ormai cosa rara. Una presa di coscienza confermata dal fatto che, durante le visite pasquali, in molte case trova anziani soli o, al massimo, in compagnia di una badante. “In Sudamerica sono i bambini i più abbandonati. - racconta - Qui, invece, la situazione si ribalta: per bambini e giovani si fanno tante cose, mentre gli anziani mi sembrano lasciati a sé stessi.” Da questa triste constatazione è nato il progetto di far partire, proprio nel 2013 “anno dell’anziano”, degli incontri periodici che facessero socializzare donne e uomini altrimenti soli e annoiati. Con il coordinamento di Teresa Addis, che ha assunto il programma con amore, dedizione e competenza, gli “incontri della tenera età” sono decollati il 23 aprile presso l’Oratorio Marvelli e sono proseguiti a grande richiesta con cadenza settimanale. Medici, fisioterapisti,
grafologi, giornalisti, attori per caso… Tanti momenti di approfondimento su temi interessanti, come consigli per il benessere o per l’alimentazione. Spazio anche all’intrattenimento, con racconti sul tempo passato, canti e musica, giochi di memoria, laboratori di manualità, scenette e barzellette per sorridere insieme. In conclusione, una bella merenda con dolci preparati dalle volontarie della parrocchia. E’ stata invitata anche l’associazione Ippocampo, che con le sue foto del passato ha fatto trascorrere un bel pomeriggio alle concittadine e ai concittadini
più saggi. L’affluenza dei ragazzi della tenera età è man mano aumentata, arrivando anche a una sessantina di persone provenienti anche dalle parrocchie vicine. Lo scettro del più “grande” spetta di diritto al signor Vittorio Parma, con i suoi 101 anni compiuti: è stato quasi sempre presente, con in braccio il suo cagnolino. “Un’esperienza emozionante, che continueremo con passione. - conclude don Aldo - Una comunità può imparare tante cose dagli anziani. Anche noi lo diventeremo, ed è giusto, in ogni stagione della vita, riconciliarsi con la propria età.”
foto Teresa Addis
La tenera età di Viserba Mare
11| NOTIZIE E DINTORNI Inaugurato il Parco Marcovaldo C’erano i cartelloni colorati con la scritta “grazie per il parco” e l’atmosfera gioiosa del dì di festa, domenica 20 ottobre, quando amministratori e residenti hanno festeggiato insieme l’inaugurazione del parco Marcovaldo, in via Turchetta a Viserba Monte. All’incontro era presente l’assessore comunale Sara Visintin che si è occupata in prima persona fin dall’inizio della realizzazione del parco, i tecnici del Comune e il consigliere comunale Mattia Morolli anch’egli sostenitore del progetto. “Abbiamo voluto offrire ai residenti questo spazio verde inteso come spazio pubblico e sociale. In seguito arriveranno anche un campo da pallavolo e uno da calcio – ha promesso l’assessore – oltre ad altri piccoli interventi come l’accessibilità più agevole per permettere
Storie di spiagge Edmondo Crociati, salvataggio dal ‘54, bagnino dal ’60, è stato uno dei bagnini storici di Viserba. Nelle foto sono ritratti anche due dei suoi quattro figli (Renato, Daniela, Andrea e Fulvia): Renato e Fulvia, che hanno portato avanti, fino all’estate del 2012, il bagno, abbracciando la professione del padre. Le immagini mostrano anche la straordinaria somiglianza di Renato con il babbo Edmondo. Un caro pensiero a Fulvia che ci ha lasciati da poco e a Renato chiediamo: ma ora sei in pensione? “Macché! - risponde - Il bagno l’ho affittato ai proprietari dell’hotel Blumen, fra cui Piero Maggiò, il noto attore. Loro lo gestiscono, ma io sono rimasto a fare le pubbliche relazioni. Perché, diciamo il vero, quando i vecchi clienti arrivano, per prima cosa chiedono di me!”
ad esempio l’entrata di carrozzine e un’area sgambamento per i cani.” I residenti avevano espresso da tempo la necessità di un luogo in cui far giocare in sicurezza i bambini, ma anche dove fosse possibile
incontrarsi e sostare, seduti su panchine, all’ombra degli alberi. Oggi il parco ha raggiunto il completamento del suo primo step: vi sono giochi per bambini, un percorso pedonale, panchine e un gazebo.
12| NOTIZIE E DINTORNI
La cornice è la splendida spiaggia di Marinagrande, a Viserba. Il periodo è quello ideale, con i colori del mare e del cielo da copiare sulle tele o, semplicemente, da cui prendere l’ispirazione per la propria opera. Il 29 giugno scorso un folto gruppo di pittori locali si sono dati appuntamento per l’Estemporanea 2013, la manifestazione in favore di RiminiAIL (Associazione Italiana Leucemia-linfomi e Mieloma) che si ripete da diversi anni grazie alla disponibilità di Giorgio Morolli e degli altri soci di Marinagrande. Come sempre, gli artisti, armati di tele, pennelli e colori, si sono esibiti sotto gli sguardi curiosi e affascinati di bagnanti di tutte le età. Di sicuro si sono anche divertiti. Il regista di questo cast d’ecce-
Omaggio a Pagliarani per i 90 anni del Serpieri
zione è l’artista Secondo Vannini, che ha coordinato i suoi colleghi, immortalati in una bella e colorata foto (da sinistra: Enzo Maneglia, Giovanni Morigi, Gianni Caselli, Attilio Golfieri, Liliana Quadrelli, Lidia Brolli Maneglia, Secondo Vannini, Marco Berlini, Luciano Filippi). Tutti hanno donato il loro quadro a Rimi-
niAIL (alcuni anche due!) e altri quadri sono arrivati da Enzo Berardi, Irene Balducci, Fabrizio Pavolucci e Maria Cristina Marcato. Da fine novembre al 6 gennaio i quadri vengono esposti al Café Matisse, sul lungomare di Viserba (via Toscanelli 170) gentilmente messo a disposizione da Claudia e dalla famiglia Pari.
Il polo scolastico di Viserba, punto di riferimento per migliaia di studenti provenienti da tutta la provincia, quest’anno celebra un importante anniversario: il novantesimo compleanno di uno degli istituti qui compresi, il liceo scientifico e
artistico “Alessandro Serpieri”. I festeggiamenti, che dureranno fino a giugno, coinvolgono allievi, docenti, famiglie ed ex studenti e sono ufficialmente partiti il 19 novembre scorso, a novant’anni esatti dal primo giorno di scuola, quando la sede era ancora a Rimini, in via Cairoli. “È un pezzo di storia che va raccontato. – spiega la preside Domenica Mauri indicando foto d’epoca, registri di classe e altri oggetti raccolti dagli allievi in una mostra all’interno della scuola - Ci sarà poi l’intitolazione della biblioteca a Elio Pagliarani, uno dei tanti ex studenti famosi, con eventi che faremo in collaborazione con l’associazione Ippocampo. “Mai avrei immaginato – disse nel 2009 Pagliarani alla nostra Maria Cristina Muccioli che lo intervistava – di ritrovarmi la mia cara vecchia scuola qui, a Viserba, proprio davanti a casa, in quei campi incolti di là della ferrovia dove da ragazzino andavo a giocare!”
foto Enzo Maneglia
Marinagrande e Cafè Matisse per RiminiAIL
Vivere la Vita, insieme
foto Francesca Hand
Insieme in festa. Così si è presentata la neonata associazione ‘Vivere la Vita’ di Viserba alla grande festa di fine agosto presso il parco di via John Lennon. L’associazione opera in un territorio di circa quattromila abitanti, tanti quanti sono quelli del Peep viserbese, agglomerato urbano che, come dice il presidente Oscar Tamburini, intende divenire “rete di persone, luogo di incontro in cui ci si possano scambiare attività e far emergere le eccellenze” ed essere un punto di riferimento valido e utile per l’intera popolazione del territorio, aprendosi anche ad altre realtà limitrofe. Infatti alla festa erano presenti diverse associazioni tra cui l’Ippocampo. Tante le persone che hanno partecipato, circa duemila a detta degli organizzatori. Musica, danza, area giochi per bambini, e tanto altro ancora, con la promessa di prossimi appuntamenti. “E’ importante stare insieme – spiega Tamburini – ma anche far sentire la propria voce, in questa zona che ha molti aspetti positivi come il parco, i parcheggi ecc. C’è ancora tanto da fare; vi sono famiglie giovani con bambini e occorrono maggiori servizi.” Il percorso è appena iniziato ma intanto i progetti ci sono, anche per il periodo natalizio, per Vivere la Vita, insieme.
14| PAGINE DI STORIA
Gossip
dell’altro secolo di Maria Cristina Muccioli | foto archivio Ippocampo
“Soggiorno della Principessa Luisa di Sassonia Coburgo Gotha”: da questa scritta vergata a mano su una cartolina del 1908 che illustra un villino di Viserbella, l’associazione culturale Ippocampo ha ricostruito una storia che nulla ha da invidiare al gossip di oggi.
“Una vera principessa a Viserbella? E in una casetta così borghese?”, ci siamo chiesti. Quindi, armati di curiosità e spirito di ricerca, abbiamo trovato due articoli del quotidiano torinese La Stampa che confermano l’episodio e che aggiungono particolari su com’era il nostro litorale un secolo fa. L’interesse a livello nazionale suggerisce che si tratta di personaggi che facevano chiacchierare il bel mondo: i coniugi Toselli, protagonisti di una storia chiacchierata, un intrigo amoroso-diplomatico simile a quello, ben più recente, che ha avuto protagonista Lady Diana. I due si incontrarono nel 1906. Lui, Enrico Toselli, era un affermato pianista fiorentino.
Alcune sue composizioni erano note in tutta Italia, soprattutto la “Serenata-Rimpianto”, che aveva composto all’età di soli 17 anni e che, nei vari arrangiamenti, viene suonata anche oggi. Lei, Luisa d’Asburgo-Lorena, bella donna (37 anni portati bene), principessa di Toscana, Boemia e Ungheria, arciduchessa d’Austria e principessa di Sassonia, contessa di Montignoso, aveva avuto sette figli dal primo matrimonio con Federico Augusto III, principe ereditario di Sassonia, ma per la condotta contraria all’etichetta di corte era stata cacciata dal suocero, re Giorgio. Si sposarono nel 1907. Nel 1908 nacque Carlo Emanuele Filiberto, detto Bubi, che poi diventò violinista. Nel
15| PAGINE DI STORIA
1913 erano già separati. Nel 1950 la loro storia diventò un film: “Romanzo d’amore”, con Rossano Brazzi. La famigliola che merita articoli sulla stampa nazionale anche solo per una vacanza nella “landa desolata” di Viserbella è dunque formata da Luisa, Enrico e il piccolo Bubi. Ma dov’era questo villino così famoso? Confrontando la vecchia foto con la descrizione del giornalista di un secolo fa, sembrava che il villino fosse scomparso. Invece, grazie ai collezionisti Oriano Polazzi, Paolo Semprini e Paolo
Catena, sono saltate fuori immagini di epoche successive. L’edifico esiste ancora: nel 1907 era, con Villa Gamberini, l’unico che sorgeva sulla spiaggia viserbellese ed era noto come “Villa Aviano”. Si chiamò anche “Villa Lunati” e “Villino Ioli”. Grazie ad una recente ristrutturazione, è stato trasformato in un piccolo residence (“Le Viole”), quasi nascosto dagli alberghi del lungomare. Conoscendone la storia ora sarà bello, passandoci davanti, alzare lo sguardo e pensare alla principessa che, pur se per una sola stagione, lo abitò…
Nella pagina accanto, Luisa di Sassonia e il Maestro Enrico Toselli ritratti in una foto del 1910 circa. Sotto, cartolina con la scritta a mano del soggiorno della Principessa; villino (il secondo da sinistra), in cui Luisa aveva soggiornato in una foto degli anni Quaranta.
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Sopra, Luisa di Sassonia in una foto degli anni Dieci; a fianco, villino Lunati. Nella pagina accanto, il villino in una foto degli anni Sessanta.
(LA STAMPA del 13 luglio 1908) La “Regina” a Viserba a mare (Nostra corrispondenza). 10 luglio. Come vi ho annunciato per telegramma, è giunta a questa spiaggia sul mezzogiorno di oggi la ex-principessa Montignoso sposa Toselli, insieme col bambino, il domestico e la balia. Fino da ieri sera, appena letta sulla Stampa la notizia della prossima partenza della signora da Firenze alla volta di questo paesello, ho cercato di sapere in qual villino essa sarebbe scesa. Ma nessuno ancora aveva avuto sentore dell’imminente arrivo. Soltanto stamane il macellaio mi ha chiamato entro mentre passavo innanzi al suo negozio, e mi ha dato l’annuncio che il cuoco della “regina” era arrivato e che lei stessa sarebbe giunta oggi. “Quale regina?” ho domandato, stupefatto. “Ma quella che ha sposato un falegname.” “Ah, ho capito. Ma né è falegname lui, né regina essa. Tuttavia ti ringrazio; e quale è la villa?” Il macellaio è disceso dalle altezze del bancone, traversando i suoi
molti avventori (a Viserba non c’è che un macellaio solo, un tabaccaio solo e un solo ciabattino, che adesso è in pellegrinaggio alla Madonna di Loreto. E il male è poco perché i bagnanti vanno scalzi, perfino a pranzo), è sceso fin sulla strada, l’unica vera strada che ci sia in paese, e facendo solecchio all’ardore divampante del mattino, mi ha accennato, col dito insanguinato, una chiazza bianca, quadrata, laggiù laggiù, fuori del paese, sullo spiaggione. Fin laggiù sono andati a cercare il posto per il loro nido? È proprio vero che felicità non cerca compagnia! Quando poi oltre a essere felici si è o si è stati Principi, allora la solitudine diventa una parte essenziale del vivere. Un mese fa il maestro Toselli venne a Viserba per scegliersi un villino. Vide quello e gli piacque fra i moltissimi che sono in Viserba, e che formano da un capo all’altro questo piccolo, nuovo, grazioso accampamento estivo. Stamane, dunque, mi sono recato a visitarlo. Il villino è chiuso tutto all’intorno da una can-
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cellata e ha dinanzi il mare, di dietro, la sodaglia, con un pezzo di giardino. Quando io sono giunto, s’udivano dalla cucina i colpi di coltello menati dal cuoco sulla carne. Ho dato una voce, e il cuoco è venuto fuori. È un fiorentino autentico, sorridente e si vede, avvezzo a conoscere al fiuto i giornalisti. “Quando arrivano i signori Toselli?” “Devono arrivare oggi; sto preparando la colazione.” “L’ora precisa del loro arrivo?” “Non la so; ma arrivano da Rimini.” E datami questa preziosa informazione, mi ha fatto cenno alla cucina, dove lo attendevano i suoi polli, e se ne è andato. Io sono rimasto un poco a guardare il villino. È un semplicissimo fabbricato a due piani, quadrato e piuttosto esposto alle intemperanze del sole e del vento di mare. D’agosto, mi pare che dentro quelle mura ci si debba stare
come in un forno crematorio. Sulla spiaggia s’eleva il capanno grigio, di legno, come una garetta. “Va bene, - ho detto - torneremo qui quando ci sarà la Principessa; per ora andiamo.” E alle 13,40 sono andato alla stazione per vederli arrivare. C’erano una ventina di bagnanti; alcuni in accappatoio, altri in costume da bagno con una macchina fotografica a tracolla. La notizia s’era diffusa. C’era, sullo spiazzale, una pariglia di cavallucci bianchi, e una decina di donne del popolo e di bambini e di ragazzi attorno, che aspettavano la regina. Il popolo d’Italia è ancora cavaliere! Il capostazione è impensierito nel ritardo di questo trenino omnibus che porta una regina. Finalmente eccolo! Il sole è torrido, brucia gli occhi e porta via la pelle; ma non importa; quando il treno si ferma tutti escono dall’ombra del-
la saletta d’aspetto e si precipitano all’assalto dell’unico carrozzone di prima classe che c’è in coda a tredici carrozzoni merci. Disillusione! La regina non c’è! I presenti si vendicano beffandosi gli uni gli altri. I più “rientrati” sono i fotografi. Il vetturino sacramenta che si farà pagare ugualmente la corsa! Io ho un’idea: ordino al vetturino di condurmi alla villa Toselli. Niente di più probabile che la signora sia giunta in carrozza da Rimini. Per cinque minuti, lungo un tratto di strada, corro il rischio di essere preso per il cuoco o per il marito, non so, di una Principessa. Ma presto siamo in pieno deserto. Le ruote affondano sulla sabbia. I cavalli bianchi vanno lenti come avessero da trainare una biga trionfale. Finalmente siamo costretti a fare alt. M’avvio a piedi verso la villa. Quasi dinanzi al giardino incontro
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Il lungomare di Viserbella negli anni Dieci (il villino della Principessa si intravede a destra) mostra l’ambiente e le atmosfere dell’epoca.
una donna del luogo, arsiccia come una africana. Domando: “È arrivata la regina?” “No; è arrivata una donna e un’altra donna con un bambino; ma nessuna di quelle può essere la regina; non avevano la Corte dietro.” Sta bene, dico fra me, l’ho indovinata. Apro il cancelletto del giardino, mi affaccio all’uscio, metto dentro il mio naso impertinente di giornalista, e mi trovo dinanzi Sua Altezza in corsetto bianco, con il bambino al collo, in atto di cullarlo amorosamente. Come fugge la farfalla all’avvicinarsi della rete che il fanciullo agita verso di lei, cosi dinanzi al mio taccuino fuggì quella Buona mamma placida e borghese. Ho aperto la bocca da un mi scusi sincero; ma poi, ritirandomi, mi son pentito di quella scusa. Perché? Avevo veduto una madre col figlio in braccio. Niente di meno. O che importa se quella madre era anche una regina? Non c’era bisogno
ch’io le domandassi scusa d’averla vista così. Anzi, se potrò, le voglio dire che m’ha fatto tanto piacere… (LA STAMPA del 7 agosto 1908). I coniugi Toselli a Viserba e la curiosità dei bagnanti. Ci telefonano da Roma, 6, ore 23. Mandano da Viserba a mare queste notizie sulla contessa di Montignoso e suo marito il prof. Toselli. Il maestro Toselli trovò a Viserbella, ad un chilometro circa da Viserba, una casetta bianca con portico romano, terrazzino inglese, cancellate moresche e mobili bolognesi, nell’insieme una casetta di poco prezzo, molto borghesuccia, capace di ospitare degnamente un capo sezione. Fiori non ve n’erano ma in compenso nel recinto ad essi riservato era un’abbondanza enorme di fili di ferro per stendere il bucato e pure una grande quantità di vaschette d’acqua. All’intorno, nessuna abi-
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tazione per molti e molti metri. Solo, accanto alla Casina bianca, provocante ed aristocratico e stizzoso, un villino rosso la dominava. Il primo dispiacere fu dato ai coniugi Toselli allorché a Rimini scesero dal diretto proveniente da Firenze per salire sull’accelerato, che li doveva trasportare a Viserba. Essi appresero che a Viserba già si sapeva del loro arrivo e che tutti i bagnanti in accappatoio erano alla stazione ad attendere l’ex regina. Al male fu presto riparato. I coniugi Toselli con una carrozza, invece che col treno, raggiunsero in fretta la loro dimora. La prima battaglia era cosi vinta. E i due coniugi per qualche tempo furono lasciati in pace e i loro giorni trascorsero felici. La prima colazione era servita sul terrazzino inglese ed il pranzo sotto il portico romano. Alle undici precise tutta la piccola famiglia, cameriera compresa, si tuffava in mare. La spiaggia era deserta e Luisa di Sassonia assorta tutta nelle commoventi materne cure prendeva parte a tutte le cure della casa. Delle vere scenate sono avvenute tra villeggianti e coloro che sono preposti alla gelosa custodia della casetta bianca. Oramai è venuto di consuetudine fare delle passeggiate fino a Viserbella per vedere la regina: è la reazione che si fa dopo il bagno. “Ma è vero - è stato domandato a persona che più di ogni altra è in grado di saperlo - che tra i coniugi Toselli vi sono dissapori?” “Ma che! Ma che!” è stato risposto. Quello che vi è di vero è che ora i coniugi Toselli non hanno alcun’altra noia e dispiacere che quelli che procurano loro i bagnanti di Viserba.
“Viserbella. Da squallida distesa di dune a nuovo Eden dell’Adriatico” (Manlio Masini, Guaraldi Panozzo ed. 2002) Il documento ufficiale che accerta il sorgere di un primo “nucleo balneare” a ponente della Fossa dei Molini, vero e proprio atto di battesimo di Viserbella, è un trafiletto di cronaca giornalistica apparso su Il Nautilo del 15 agosto 1907. Il periodico riminese, molto attento alle “notizie della calura”, primo fra tutte le testate locali, comunica ai propri lettori la nascita di una “nuovissima stazione balneare a circa 500 metri da Viserba a mare verso Bellaria”. Gli aggettivi utilizzati per descrivere Viserbella si sprecano: “in posizione amena e splendida, con una spiaggia sicura e vellutata, è ricca di acqua potabile, leggera e fresca, ed ha strade , già tracciate, lungo le quali il rezzo degli alberi sarà refrigerio dolce, nelle passeggiate, ai bagnanti…”. La pubblicità, anima del commercio già a quel tempo, esagerava sul “prodotto Viserbella”, ma lo faceva a fin di bene, perché intendeva incrementare gli insediamenti urbani e favorire l’arrivo dei forestieri. Al di là delle belle parole, tuttavia, la “nuovissima stazione balneare” si componeva di tanto litorale allo stato brado, con zone addirittura paludose e malsane, di qualche casupola di povera gente e di due villini, nuovi di zecca, disponibili per accogliere i primi “temerari” villeggianti. I proprietari delle due costruzioni, veri e propri pionieri di Viserbella, rispondevano ai nomi di Giulio Cesare Gamberini e di Augusto Aviano. Le loro “fabbriche”, a detta di Nautilo, erano gioielli di architettura in grado di attirare facoltosi vacanzieri e quindi di dare addirittura un’impronta aristocratica al luogo. Per questo motivo il giornale, seguendo la consuetudine del tempo che concedeva ampio spazio a tutte le novità del lido, si dilungava nell’illustrare con dovizia di particolari i pregi delle due abitazioni. Il villino del ragionier Gamberini, progettato dall’ingegner Achille Gaiba di Imola, stando ai dettagli che ci fornisce il Nautilo, ha ambienti “ben disposti, spaziosi e luminosi”, arredati “con gusto squisito” ed è “signorilmente fornito di ogni agio e conforto moderno”: acqua corrente, water closet, giardino, stalla e garage. I mobili sono “firmati” dall’Ebanisteria faentina Castellani; le decorazioni in pittura sono opera dei fratelli Frascari di Imola, quelle in ceramica delle premiate Fabbriche riunite di Faenza; il tetto è realizzato “col nuovo sistema di tegole di cemento” della fabbrica Ferniani di Faenza. Il villino Aviano, disegnato “con fine gusto d’artista” dallo stesso proprietario noto pittore friulano, risalta oltre che per la sobria architettura anche per l’elegante mobilio, “stile floreale”, anch’esso progettato da Aviano. Entrambe le abitazioni, costruite da Raffaele Mussoni, “abile capo mastro” riminese, hanno terrazze che consentono di spaziare con lo sguardo “da un lato sull’immensa distesa azzurra del mare, dall’altro sul maestoso panorama appenninico, dal Latria al Tricuspidale San Marino”.
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Il Natale in tavola
di Marzia Mecozzi | foto Paritani, archivio CallĂ
21| SPECIALE NATALE Le festività natalizie sono da sempre il momento della famiglia e della tavola, occasione e tradizione per ritrovarsi fra chiacchiere gioiose e gustose pietanze. Nella pagina accanto, Gaetano Callà nella sala del suo ristorante Terrae Maris a Viserba. A lato, in uno scatto degli anni Ottanta quando il ristorante si chiamava Pierrot. Sotto, con l’amico Gino Angelini sempre in una foto degli anni Ottanta.
Dida
Per parlare di tavole tradizionali, tipiche - e anche un po’ creative - di Natale, di prodotti, preparazioni e delizie gastronomiche, abbiamo scelto uno dei maggiori rappresentanti del settore: Gaetano Callà, dal 2003 presidente del consorzio “Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Rimini”, nonché presidente FIPE (che sta per Federazione Italiana Pubblici Esercizi, aderente a Confcommercio), ma anche storico proprietario del locale che oggi si chiama ‘Terrae Maris’ e che i viserbesi conoscono per essere stato fin dagli anni Ottanta il ‘Pierrot’
e che si trova sul lungomare Toscanelli, a Viserba. Gaetano, viserbese di ‘adozione’ dove vive dal 1965 e soprattutto per matrimonio con Anna Maria Sparnacci viserbese doc, ci parla, fra le tante cose, anche di turismo. L’intervista si svolge naturalmente a tavola, fra buon pesce, ricordi emozionanti e volumi di fotografie che raccontano quarant’anni di ristorazione ai massimi livelli gastronomici e istituzionali. Siamo qui per parlare di Natale, ma poi ci lasciamo catturare dal personaggio e dalle tante curiosità e aned-
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doti che costellano la sua vita. La premessa si allunga ma la soddisfazione di avere un consiglio culinario da cotale dispensatore, sarà maggiore. I titoli di Gaetano, legati al settore, sono innumerevoli. “Ho lavorato nell’ospitalità e nella ristorazione fin da ragazzino. – racconta – Dopo gli studi di ragioneria e impieghi anche interessanti in note aziende locali, il cuore mi portava verso l’enogastronomia e quindi sono tornato sui banchi di scuola, per studiare ed approfondire la materia.” Diplomi di barman fino ai massimi livelli (anche barman freestyle), di maître di sala, di sommelier arricchiscono il curriculum esemplare di Gaetano che è stato insignito anche del titolo di Cavaliere della Repubblica dal presidente Cossiga. In una bella immagine di fine anni Ottanta, è ritratto insieme all’amico Gino Angelini, il noto chef della città degli angeli, con il quale organizzava serate romagnole e faceva scuola di cucina sulle navi da crociera della Viking Line che solcava i mari scandinavi. Gli chiediamo di riassumere in un ‘sorso’ le emozioni più intense del suo lavoro. “Di emozioni ne ho avute tante, posso dire che gli anni più interessanti e di grandi soddisfazioni si legano agli eventi enogastronomici organizzati dalla Regione Emilia Romagna. – risponde - Il consorzio ‘Strada dei Vini e dei Sapori dei colli di Rimini’ è sempre stato un punto di riferimento per l’ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo) attraverso cui curiamo l’accoglienza gastronomica nelle fiere internazionali del turismo portando in giro per l’Europa i prodotti della nostra regione. Credo non possa esserci niente di più bello!” Il consorzio, che annovera oltre settanta aziende, è il simbolo del pro-
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dotto a ‘chilometro zero…’ di quali prodotti parliamo? “Vini della doc ‘Colli di Rimini’, naturalmente, ma anche gli olii extravergine d’oliva ‘Colline di Romagna dop’ che sono fra i migliori d’Italia, salumi di mora romagnola, formaggi…fra cui una star: quello di fossa. Ecco le nostre ‘bandiere’ per affermare e promuovere l’identità storica, culturale, ambientale, economica e sociale della provincia di Rimini.” Prodotti nostrani, genuini e buonissimi con i quali veniamo alla tavola del Natale, con i consigli dell’esperto (più di così?) per preparare un pranzo degno della miglior tradizione romagnola. “La tradizione romagnola esige cappelletti in brodo di cappone e bolliti misti – afferma Gaetano – ma il menù del nostro territorio è ricco, sia di piatti di terra sia di piatti di mare. La creatività poi è davvero il nostro ‘piatto forte’ e quindi aggiungerei al primo della tradizione un secondo di pesce: polentina con seppiolini o una zuppa di canocchie, cozze e vongole. In alcune famiglie è tradizione la cena della vigilia, ri-
gorosamente a base di pesce, per la quale consiglio l’utilizzo del nostro sardoncino. Questo pesce azzurro si presta per ogni portata ma è ottimo con piada romagnola e misticanza in antipasto o a corredo dei secondi; i primi che prevalgono sono i tagliolini allo scoglio o il risotto alla marinara ‘all’onda’ (che significa lasciato leggermente brodoso). Fra i secondi è tornata di moda l’anguilla – o capitone – ottima quella di Comacchio, e un evergreen è sempre il baccalà che proporrei in umido con le olive. Per quanto riguarda il pranzo del Natale, dopo i cappelletti, torna in tavola il cappone arricchito con salse e mostarda piccante e arrosti accompagnati da verdure gratinate. Un piatto che non deve mancare durante le feste è lo zampone o cotechino, a Natale accompagnato da purea di patate e per il capodanno con le propiziatrici lenticchie!” Natale tempo di dolci… “Il panettone è un classico, ma io consiglio i dolci fatti in casa, quelli cosiddetti ‘della madia’ come la ciambella e il bustrengo. E poi la zuppa inglese che
soddisfa ogni palato! A chiusura, la frutta secca: noci e fichi.” E infine un consiglio del sommelier: “Non fatevi mancare il nostro Rebola, secco o passito! È un bianco straordinario della famiglia del Pignoletto che si accosta bene a tutti i nostri piatti. E il classico Sangiovese che ha fatto passi davvero da gigante in questi ultimi anni. Questo è il periodo della Cagnina, ottimo con i dolci. Abbiamo sul territorio cantine di alto livello e produzioni di grande qualità, vini, insieme a tutti i prodotti tipici, che si prestano moltissimo anche per omaggi e cadeau raffinati e sempre molto graditi.”
Nella pagina accanto, Gaetano mostra un piatto di pesce freschissimo: canocchie e cannelli, per la zuppa di mare proposta per la cena della vigilia di Natale. In primo piano lo stoccafisso proposto con le olive e sfiziosi crostini e pizzette d’accompagnamento.
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A tavola
con le nostre arzdore di Maria Marzullo | foto Paritani
Continuiamo questo servizio dedicato alla tavola di Natale parlando anche di donne. Tra una ricetta e l’altra, incontri, amicizie e impegno sociale.
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Nella pagina accanto, da sinistra: Gina, Daniela e Paola Bernardi. Sopra, da sinistra: Sonia Nisi, Maria Cristina Muccioli, Paola Bernardi e Maria Marzullo. Il gruppo “le Formiche” della parrocchia di Viserba Mare.
Come i quattro amici di una famosa canzone… Eccoci qua: quattro mamme al bar, di cui una già nonna! Paola, Sonia, Maria Cristina e la sottoscritta. Ci incontriamo per parlare e confrontarci su una passione comune: cucinare. Considerando l’avvento del Natale e l’uscita del nuovo numero di Vis a Vis, l’argomento è avvincente. Paola, mamma e nonna, da tempo impegnata con varie associazioni (le Formiche, Luce d’argento, Banco Alimentare), ci racconta: “Con le amiche socie ci vediamo ogni martedì per ricamare e cucire oggetti che poi offriamo in beneficenza, lavorando in collaborazione con la parocchia
e la diocesi che si occupano delle missioni in Venezuela e in Albania. Inoltre aiutiamo l’associazione Crisalide, costituita da donne operate al seno. In parrocchia organizziamo diverse feste, occupandoci anche della cucina. Pensate che nell’ultima festa ho fatto ben settanta uova di sfoglia!” Durante l’estate Paola fa anche la cuoca per i ragazzi del campeggio. Paola, come hai cominciato? “I miei nipoti partecipavano al campeggio e per sorvegliare loro ho dato la disponibilità ad occuparmi della cucina. Il primo anno erano circa settanta ragazzi e dopo quattro anni,
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a Cortina erano novanta! Vi posso assicurare che stare a contatto con tanti ragazzi è un’esperienza entusiasmante! Sono vissuta in una famiglia dove c’erano zie, zii e tanti cugini. Noi ragazze vivaci di quell’epoca abbiamo appreso dai nostri genitori la cultura dell’educazione tra persone che non urlano e non litigano, ma prestano attenzione e imparano dall’ambiente circostante. Eravamo tanti e questo ha iniziato a formarmi. Poi, dopo il matrimonio, sono arrivati quattro figli e diversi nipoti per cui ho sempre cucinato tanto. Mi ricordo che quando avevo il negozio di parrucchiera prima di andare a lavorare avevo già preparato la sfoglia.” Raccontaci un po’ del cibo natalizio. Cosa prepari? “Noi per il pranzo del giorno di Natale cuciniamo i cappelletti come da tradizione, preparati la vigilia aspettando l’ora della Messa. Durante questa preparazione si socializza, coinvolgendo anche le giovani. Cappelletti, naturalmente, cotti in un
buon brodo fatto con mezza gallina e carne. Poi polpettone condito con ‘salsa Nù’, ovvero la salsa della nonna, con vari contorni di verdure. Paola, ma come li fai tu i cappelletti? “Io li faccio classici alla riminese, con carne di vitello, maiale, prosciutto crudo. Il tutto legato con un po’ di formaggio tenero.” E per i dolci? “Non possono mancare la ciambella classica romagnola e la mia torta al limone!” Ma parliamo anche con Sonia, pure lei cuoca per caso. Infatti in passato ha svolto altri tipi di lavori, fra i quali la parrucchiera, proprio come Paola! Anche Sonia, oltre che occuparsi della sua famiglia (ha due figli di 7 e 17 anni), è attiva su diversi fronti: mai ferma! Siamo curiose, cosa significa ‘cuoca per caso’? “Un’estate ho aiutato mia suocera in
albergo (hotel Aquila di Viserbella, ndr), così ho iniziato. Ora continuo a farlo d’estate, affiancata da mia suocera Carla, che a sua volta era diventata cuoca imparando da nonna Elide. Carla, vera arzdòra e colonna della famiglia Magnani, è stata ed è tuttora la mia scuola. Credo fosse nel mio destino cucinare.” Più che “cuoca”, Sonia ama definirsi una “creativa in cucina”. E lo ha dimostrato trasformando in lavoro la sua passione. Ha anche creato una pagina FB dedicata alle sue ricette (“Cucina con me”) e spiega: “Fanno parte del mio quotidiano, se non creo (cucino), non pubblico. Anche i miei amici mi chiedono consigli se devono organizzare pranzi o cene. Si fidano di me e questo mi gratifica molto.” Chissà quante cose buone preparerai per il Natale! “Noi festeggiamo anche la sera della vigilia: cucino il pesce, le lumachine, baccalà alla vicentina con olive e cipolline e polenta con sugo di vongole bianco. Per il pranzo del giorno
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A destra, Paola Bernardi e la preparazione dei cappelletti. Sotto, Sonia Nisi.
di Natale in passato si andava da mia suocera, ora vengono tutti da noi: i suoceri e le famiglie dei miei due cognati. Come primo abbiamo sempre i cappelletti in brodo. Poi pollo arrosto disossato e di tradizione abbiamo il salame matto (che un tempo si diceva ‘di rinforzo’), i gratinati e la piadina che comunque preparo tutti i giorni. I dolci che preparo sono lo strudel, gli etruschi e la torta della nonna.” Paola e Sonia ci confermano, quindi, che i cappelletti sono presenti in ogni famiglia, così come consigliava il grande Pellegrino Artusi che a fine Ottocento già li raccontava fatti alla maniera romagnola. Insieme sono trascorse due ore: in ogni battuta l’atmosfera è come un filo che si intrec-
cia all’altro. Un riconoscersi fra donne che, parafrasando il sottotitolo del libro di Cristina… “tessono la vita”. Come una tela: il buon vivere si tesse anche in cucina. Abbiamo scelto Paola e Sonia perché possono essere le portabandiera di tutte le donne che si occupano quotidianamente dei loro affetti e della comunità, impegnate a largo raggio anche sul territorio in cui vivono. Le loro storie ci confermano che cucinare è un’arte che richiede tempo, pazienza e dedizione: elementi che sono espressione d’amore e che seguiamo, come filo conduttore, per riscoprire le tradizioni e le tipicità romagnole, che, insieme alle tante altre tipicità delle varie regioni, fanno la riconoscibilità della grande cultura gastronomica italiana.
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Passeggiata Elio Pagliarani di Maria Marzullo | foto associazione Ippocampo
“Questo luogo gli sarebbe piaciuto tantissimo... così adatto alla sua poesia...”
È un percorso ciclo-pedonale, un vialetto pavimentato con mattonelle schiarite al sole che collega via Mazzini col lungomare. Questa stradina, silenziosa e raccolta, che ha sostituito e ricoperto quella che era la Fossa dei Mulini nel suo tratto a mare e che segna idealmente il confine tra Viserba e Viserbella, a poco più di un anno dalla scomparsa, lo scorso luglio, è stata intitolata dal Comune di Rimini alla memoria del grande poeta Elio Pagliarani che in questi luoghi ha trascorso le estati della sua vita, fino all’ultima. Nelle immagini di queste pagine l’associazione Ippocampo racconta l’incontro organizzato a Viserba fra l’assessore alla toponomastica del Comune di Rimini, Irina Imola, la vedova Pagliarani, Maria Concetta (Cetta) Petrollo, e alcuni membri dell’associazione stessa, fra cui il presidente, architetto Pierluigi Sammarini, all’indomani della delibera di giunta con parere favorevole
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all’intitolazione. Negli stessi giorni, a tempo di record, è giunto il nullaosta della Prefettura necessario perché di prassi, per dedicare un luogo alla memoria di qualcuno, è necessario che siano passati almeno dieci anni dalla morte. Le due signore hanno amabilmente conversato percorrendo la passeggiata, ricordando Elio e la sua poesia. “Ho sempre amato la poesia di Pagliarani -afferma l‘assessore Imola, presidente della commissione consultiva di toponomastica, di cui fanno parte esperti della storia locale come Giovanni Luisè, Francesca Panozzo, Oreste DeluccaQuando ho proposto l‘intitolazione non conoscevo ancora la signora Pagliarani, con la quale ci siamo solo recentemente incontrate; apprezzavo il grande poeta dell’avanguardia novecentesca piacevolmente consapevole del suo legame con Viserba che è anche il luogo affettivo della mia infanzia e gioventù. Qui i miei nonni
avevano una pensione dove trascorrevo l’estate.“ Dopo il passaggio in commissione consigliare, la delibera di giunta ha dato accoglimento positivo. “Con la delega alla toponomastica unisco due passioni, - prosegue Irina Imola - quella per il patrimonio culturale territoriale e quella che si lega al mio personale percorso di studi letterari e professionale come insegnante di filosofia. Nel personaggio di Pagliarani si legano per me tutta una serie di emozioni. È anzitutto un personaggio di caratura internazionale per l’importanza che ha rivestito nell’ultimo secolo la sua poetica ed è al contempo un personaggio affettivamente vicino alle persone che in questo luogo lo hanno conosciuto e amato principalmente come uomo. “Elio amava molto passeggiare, sia a Roma che qui a Viserba, - racconta Cetta - le nostre passeggiate, soprattutto negli ultimi anni, si limitavano a Viserbella, nei pressi della nostra
casa, ma questo posto gli sarebbe piaciuto tantissimo. Senza macchine, così selvatico… fatto per biciclette e pedoni scorbutici! Caratterizzata da due simboli di gioia e di vita: una sala giochi ad un‘estremità e l’uscita secondaria di un ristorante nel bel mezzo. È adatta alla sua poesia, non formale, non letterariamente strutturata, piena di inserti linguistici vari… trovo che sia stato scelto proprio bene il luogo per ricordare Elio.”
Nella pagina accanto, uno scorcio della passeggiata Elio Pagaliarani. In alto, da sinistra: Maria Concetta Petrollo moglie del poeta, Maria Cristina Muccioli, Silvia Ambrosini, Maria Marzullo, Marzia Mecozzi, Irina Imola, Pierluigi Sammarini, Nerea Gasperoni e Donatella Maltoni.
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Pro memoria del grande poeta di Maria Cristina Muccioli | foto archivio Pagliarani
Era nato a Viserba uno dei protagonisti della neoavanguardia che, con versi rotti e discontinui, ha raccontato la quotidianità.
Elio Pagliarani in uno scatto degli anni Sessanta con la sua immancabile pipa.
Il grande poeta Elio Pagliarani è sempre tornato volentieri nella sua Viserba, per le vacanze estive e in altri periodi dell’anno. Fino all’ultima estate, quella del 2011, lo si poteva incontrare insieme alla moglie Maria Concetta Petrollo (Cetta) a passeggio per le vie della cittadina o in spiaggia, al Marinagrande. I ricordi di bambino e di ragazzo, così ben descritti nella sua autobiografia, sono tutti riferiti a Viserba e a Rimini, dove si diplomò al liceo Serpieri. Lasciò la Romagna per frequentare l’università a Padova, poi si trasferì a Milano e, negli anni ’60, a Roma. Mantenne però sempre saldo il suo legame con Viserba e la terra delle origini. Quando ricordava mamma Pasquina che, all’età di dieci
anni, iniziò a lavorare nella fabbrica della Corderia falsificando la data di nascita sui documenti, si commuoveva. “La mamma era del 1907 e a quei tempi bisognava avere almeno undici anni per essere assunti”, raccontava. Il babbo Giovanni, socialista convinto, faceva il vetturale: la sua carrozza era fissa nell’attuale piazza Pascoli ad attendere i villeggianti. Da bambino, Elio, in bicicletta, portava il fagotto del pranzo al babbo. E, sempre con la sua bici, per qualche stagione fece il fattorino per le ville dei ricchi. I racconti riferiti alla sua famiglia, ai nonni, ai compagni di scuola e ai vari personaggi di Viserba costituiscono una buona metà (intitolata “Romagna”) del-
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la sua corposa autobiografia (da pag. 41 a pag. 176, per l’esattezza). Il “Pro-memoria a Liarosa” potrebbe per questo essere visto come un regalo che il poeta ha fatto a noi viserbesi. Per dare un’idea, basta un’occhiata ad alcuni titoletti del libro: la casa di Viserba, i Bartolini, il “Rospo”, la “Maresciala”; a pugni con Francesco Cevoli, la maestra Perdicchi, Claudio Bagli e l’occhio dipinto, il “Pavoun” carrettiere, don Oreste, don Arcangelo Biondini, dottor Lazzarini, Maria Morolli, il lager nella ex corderia, Guerrino della Sina, sfollati da casa, Villa Serena. E proprio Villa Serena, sulla spiaggia di Viserbella, nei cui sotterranei Elio si rifugiò con la famiglia durante i bombardamenti, è ricordata anche nel suo “Canto d’amore” ed è stata per tanti anni la meta preferita per le passeggiate sul lungomare insieme alla moglie Cetta. Anche in altre opere Pagliarani ha
descritto, con le tinte e i ritmi della sua poesia (“un rapper di neoavanguardia”, lo ha definito un critico) i luoghi e le persone di Viserba. Come in “A tratta si tirano”, dove ci imbattiamo in quel Togna e in quel Baiuchèla che in tanti ancora ricordano.
La copertina del libro “Pro-memoria a Liarosa”; la bimba a sinistra è Pasquina, madre del poeta.
BIOGRAFIA
“A tratta si tirano” (da “Lezioni di fisica”, 1969). A tratta si tirano le reti a riva è il lavoro dei braccianti del mare la squadra sono rimasti i vecchi vecchi che hanno sempre fatto quel lavoro perché una volta non ce n’era molto di lavoro da scegliere e vecchi che gli è rimasto soltanto quello di lavoro che dormono in piedi che mangiano in piedi tirando la corda Baiuchela se piove che abbia vicino la sposa a tenergli l’ombrello intanto che è scalzo nell’acqua di mare si tendono i nervetti delle gambe si indietreggia ancheggiando in ritmo corale ci si sposta di fianco la corda tesa come un elastico il fianco legato al crocco il tempo di ballo la schiuma tira da sola legati col crocco alla corda si mangia si dorme al lavoro si balla una danza notturna di schiavi legati alla corda propiziatoria del frutto dopo la corda la rete dove il raccolto guizza nel fondo… … e Togna che dirà che disse mangiala te Signore lassù che io sono stufo buttando in aria un piatto di minestra d’erbe, che dirà se vivrà sotto terra… …tutte le notti ancora degli uomini si conciliano il sonno lustrando coltelli che luccicano dormono coi pugni stretti si svegliano coi segni sanguigni delle unghie sulle palme delle mani. E invece ha senso pensare che s’appassisca il mare.
Nato a Viserba il 25 maggio 1927 e scomparso a Roma l’8 marzo 2012, Elio Pagliarani è stato uno dei protagonisti della Neoavanguardia poetica italiana. Ha fatto parte del Gruppo ‘63, collettivo di scrittori e poeti quali Aldo Palazzeschi, Edoardo Sanguineti, Umberto Eco, Nanni Balestrini, Giorgio Manganelli. Quando Pagliarani aderì al gruppo aveva da poco pubblicato il poemetto sperimentale La ragazza Carla, la sua opera più conosciuta e significativa. Dopo la Laurea in Scienze politiche a Padova, Pagliarani ha vissuto a Milano e si è trasferito a Roma negli anni ’60. È sempre stato impegnato in prima fila sul fronte del lavoro culturale. La sua carriera, lunga e ricchissima di collaborazioni e riconoscimenti, lo ha portato a dedicarsi alla poesia ma anche alla critica letteraria e teatrale. Ha collaborato ad alcune delle più importanti riviste culturali del Novecento: Officina, Quindici, Il Verri, Nuovi argomenti, Il Menabò. A Roma è stato a lungo critico teatrale per il Paese Sera. Ha fondato due prestigiose riviste letterarie: Periodo Ipotetico e Ritmica. Ecco alcune delle sue opere più note: le raccolte Cronache e altre poesie e Inventario privato, il romanzo in versi La ballata di Rudi e i più recenti Esercizi platonici (1985), Epigrammi ferraresi (1987), La bella addormentata nel bosco (1988). Nel 2011 ha pubblicato con Marsilio Editore Pro memoria a Liarosa (19792009), autobiografia dedicata alla figlia, scritta nell’arco di trent’anni.
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Bruno Militi Il nostro Leonardo di Marzia Mecozzi | foto Paolo Catena
Geniale inventore, pilota, pittore, scultore, poeta, pianista… Bruno Militi: la storia di un eclettico, eccentrico viserbellese.
Dal cielo inizia il racconto. Dal Macchi Castoldi Mc 72 col quale Italo Balbo sorvolò l’oceano e da Orbetello giunse in America; e dai nomi di grandi aviatori italiani: il primatista mondiale di velocità aerea, Maresciallo Francesco Agello, il Generale Umberto Nobile, famoso per le sue trasvolate in dirigibile al Polo Nord, dei quali, nel suo cuore, non mancano le croci. Uomini simili a dei, eroi della sua gioventù, le cui gesta ardite accesero la scintilla e fu amore assoluto per l’altezza, per la velocità, per il superamento del limite. Fu dalle mani del Presidente Giovanni Spado-
lini che ricevette lo Stemma dell’Aeronautica Militare, simbolo dei piloti militari che si sono distinti per abilità, coraggio ed eroismo. Alcuni di quegli ammirati colleghi non c’erano già più. L’onorificenza andò fra gli altri alla vedova Agello, alla vedova Nobile, al figlio di Italo Balbo e a lui: Bruno Militi da Viserbella. “Avevo sognato di volare sui Caccia Macchi 200 - dice con un pizzico di rammarico - Ma tutti coloro che avevano l’abilitazione al Macchi 200 furono mandati in Russia...” Ci pensa un po’ su e conclude: “Forse è stato meglio così.”
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Nella pagina accanto, Bruno Militi nella sua casa di Viserbella mostra un modellino di dirigibile. A lato, acquerello che ritrae Bruno che saluta, in volo, la moglie Elsa. Sotto, monumento ai caduti presso i giardinetti di via Puccini e il progetto dedicato al Surcion. Uno scorcio dell’”antro di artista”.
Trent’anni di volo, non solo come militare, ma come appassionato di cielo e di aria, ma anche di terra e di acqua e di quegli elementi che il padre, maestro di disegno e artista del ferro battuto, gli aveva insegnato a forgiare nella sua bottega. Primo italiano a progettare, costruire e collaudare un velivolo ‘fatto in casa’, aprì la strada al volo amatoriale nel Bel Paese; tre i velivoli progettati e costruiti, due dei quali portano il nome di suo figlio, Leonardo: l’idroaliante Leonardo M.B.1, l’idromotoaliante Leonardo M.B.2 e l’anfibio M.B.2/70 I- MIBO (che significa Italia – Militi Bruno immatricolato al registro aeronautico nazionale) di cui il prototipo si trova esposto al Museo Storico dell’Aeronautica di Vigna di Valle a fianco del Macchi Castoldi MC 72 e che, dice, gli farebbe tanto piacere fosse riportato a Rimini. Geniale in tutte le sue manifestazioni, dalle invenzioni alla poesia, dalla musica alla dinamica, Bruno Militi, che mentre ricorda accarezza le sue preziose opere, mostra acquerelli, bozzetti, piccole sculture, aeromodellini, prototipi di alianti, di veicoli anfibi, di motoscafi sperimentali, di istallazioni e monumenti, in alcu-
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ni dei quali sono riconoscibili note opere entrate a far parte del locale arredo urbano. Fra questi, la rotonda con gli otto putti di via Coletti, intitolata “Rosa dei Venti”; il “Capodoglio” di San Giuliano Mare che ricorda il grande pesce spiaggiato nella primavera del ’43 alla Barafonda; il grande libro di bronzo dei caduti e dei dispersi che si trova presso il cimitero di Rimini. In un angolo dello studiolaboratorio-pensatoio, sotto una montagna di creatività riposa anche il suo pianoforte, perché nel curriculum di artista vero non mancano cinque anni di studio della musica. “Tutto è incredibilmente collegato. - spiega il Maestro - Nella bottega di mio padre ho imparato a saldare i metalli e quell’arte che poi mi è servita anche nella carriera di pilota-costruttore. L’ultimo aereo che ho progettato ha un motore di derivazione automobilistica che sta al vertice dell’aliante, sostenuto da tubicini d’acciaio disposti a reticolo. Ha un peso - o meglio, una leggerezza - di tre o quattro chilogrammi. Ed io ho affidato il mio volo a questo ‘trespolino’.” Saldatore aeronautico qualificato, Bruno Militi ha affrontato lo studio aerodinamico e idrodinamico, ha insegnato scienze aeronautiche al Politecnico di Milano, ha ottenuto il brevetto in radiofonia in italiano e in inglese, ha progettato e costruito velivoli dalle straordinarie peculiarità. Si è cimentato nell’arte dell’aeromodellismo. “L’aeromodellismo fatto in modo scientifico, è un mondo fantastico; dice - ho partecipato a due campionati del mondo e sono stato giudice internazionale.” E si è tanto divertito. Con l’idrovolante I- MIBO ha svolazzato sui cieli di Viserba e Viserbella planando sullo specchio d’acqua antistante le scogliere nei limpidi mattini dei primi
giorni d’estate, quando non c’era ancora troppa gente in spiaggia ed era piacevole osservare la città dalle sue prospettive preferite. Aneddoti gustosi riempiono gli spazi della memoria: dal pilotaggio dei piccoli aerei da turismo trainando gli striscioni “Pasta del Capitano”, ai lanci sulle spiagge di migliaia di “mucca Carolina” per la felicità dei bambini... e poi, su tutti i ricordi, quello più intenso e appagante, l’incontro con la famiglia Ferrari che a Viserbella, in via Porto Palos, aveva un villino per le vacanze. Quel villino c’è ancora oggi, anche se, purtroppo, della testimonianza di quelle vacanze private e quasi in incognito dei Signori di Maranello non vi è più traccia. Durante la guerra, Bruno Militi viveva con la famiglia, da sfollato, in via Genghini a poche centinaia di metri
Sopra, Bruno Militi nel salotto di casa con i tanti attestati e diplomi di pilota e costruttore. Nella pagina accanto, Bruno e Elsa sul balcone di casa con alcuni degli amici intervenuti all’iniziativa Ippocampo “Domeniche con l’artista”.
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dalla via Porto Palos dove, sul prato del giardino, stavano parcheggiate le sue ‘macchine’ da cielo e da mare. “Per quella strada, con una Ducati rossa, vedevo spesso passare un ragazzo. - prosegue Militi - All’altezza del mio giardino, si alzava sui predellini della moto per guardare oltre la siepe... curioso di osservare le mie creature. Ci scrutavamo a vicenda. Un giorno, una signora si avvicinò a quel cancello. Era Laura, moglie di Enzo Ferrari, che mi manifestò il desiderio di suo figlio Dino di vedere i miei bolidi. Iniziò così la nostra bella amicizia. Avevo costruito una sorta di natante con l’utilizzo di materiali aeronautici e con quello portavo Dino in lunghe passeggiate fra cielo e mare. Diventai ufficialmente il compagno delle vacanze estive del giovane figlio di Enzo che un bel giorno decise di farmi conoscere suo padre in visita a Viserbella. A questo primo incontro seguirono
annuali inviti nella loro residenza di Modena.” A casa di Enzo Ferrari, Bruno Militi conobbe i grandi campioni del mondo di Formula Uno: Tazio Nuvolari, Alberto Ascari, Juan Manuel Fangio. “Anche se lei è un pilota d’aerei, - gli disse un giorno Enzo Ferrari - ho il piacere di regalarle questo distintivo dei piloti di Formula Uno.” E ancora, in una delle ultime occasioni in cui si incontrarono, dopo la morte di Dino che li aveva lasciati alla giovane età di 24 anni per distrofia muscolare, Enzo Ferrari caldeggiò l’esperto di aerodinamica di raggiungerli a Modena… Ma il destino aveva deciso diversamente e la storia di quell’amicizia sincera e importante aveva avuto il suo corso. Militi non andò mai a lavorare alla Ferrari e oggi, all’età di 86 anni, sorridente e appagato dei tanti successi, siede nel suo salotto scambiando battute e schermaglie con Enrichetta, detta Elsa, la compagna di tutta una
vita che, orgogliosa, mostra le riviste dedicate ai costruttori di velivoli e i volumi che ripercorrono le vite straordinarie di coloro che hanno sfidato il cielo, nei quali servizi ed interi capitoli sono dedicati a suo marito. Non è nostalgia del passato o della giovinezza ormai alle spalle, quella che riempie il racconto a ruota libera di colui che è stato paragonato ad un moderno Leonardo da Vinci, ma memoria viva e indelebile di fatti, persone, imprese memorabili, intervallati dalla gioiosa consapevolezza di avere fatto e visto tanto e soprattutto di essere ancora e sempre trascinato da quello spirito creativo che caratterizza gli artisti autentici, dalla fantasia, dalla voglia di comprendere le leggi che regolamentano la natura, gli elementi (tutti) che la rendono preziosa, le dinamiche che sottintendono al suo funzionamento. “Ho fatto tante cose nella mia vita - conclude con un sorriso - tranne i soldi!”
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Il Kursaal
una storia Liberty di Pierluigi Sammarini e Manuela Botteghi | foto archivio Ippocampo
Questo articolo sul perduto Kursaal e sul Liberty a Viserba potrebbe intitolarsi così: “storia mancata... per una cartuccia”. Vediamo come e perché.
Il Kursaal “Circolo dei Bagnanti” in una cartolina del 1908.
Stavo studiando i testi di Manlio Masini “Viserba nelle cronache della Belle Epoque” e dello storico Giovanni Rimondini, leggendo in biblioteca i giornali estivi dei primi del Novecento riminese come “l’Ausa”, “il Nautilo” o “Il gazzettino verde”, rileggendo gli articoli pubblicati da Maria Cristina Muccioli e da Silvia Ambrosini sulle ville viserbesi e analizzando le ricerche approfondite dell’esperto in Liberty italiano, Andrea Speziali, quando mi sono imbattuto nelle “cronache” di una nostra concittadina acquisita: Maria Cristina Rossi Tuccari proprietaria di una bella villa in via Polazzi. Ancora inediti e custoditi negli archivi dell’Ippocampo, proprio da questi scritti mi è pervenuto lo spunto per informarvi di una lettura più umana delle vicende del Liberty viserbese,
sicuramente unico esempio d’evoluzione architettonica legato ai costumi ed ai sentimenti delle vicende umane e imprenditoriali dei protagonisti. Erano i primi anni del Novecento, quando l’arte e l’architettura europea decidono di spezzare le regole rigide degli stilemi classici. Scoppia il subbuglio culturale innescato dalla rivoluzione industriale e dalla trasformazione dei costumi e della società; nasce l’epoca del nuovo rinascimento europeo che rompe le regole fino ad allora considerate inamovibili. In questo clima di fermento ed arditezza, nel 1908, sul lungomare di Viserba viene inaugurato il Kursaal “Circolo dei Bagnanti”. Viserba, non ancora collegata né con Rimini né con Viserbella, era l’isola felice delle passeggiate estive dei bagnanti emiliani i quali scendevano al
mare affrontando anche avventure ed asperità come si trattasse di raggiungere una zona della savana africana. Là, sulla riva del dolce Adriatico, luogo d’innovazione e sperimentazione, d’espressione delle più alte esperienze del modernismo di allora, questi signori trovavano pace e trastulli, la casa per le vacanze ed i luoghi del divertimento pomeridiano e notturno molto simile alle serate a tema che i nostri giovani frequentano oggi nei più disparati locali della riviera. Un giovane ingegnere bolognese fresco di studi universitari e benestante, Ulisse Manfredi (a lato nella foto), partecipa (probabilmente come premio di laurea) all’evento mondiale della prima “Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna” a Torino (aprile-novembre 1902). La città realizza padiglioni, architettu-
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re ed esposizioni su tutte le novità emergenti, organizza feste, convegni, incontri, si diffondono musiche, foto e filmati che spaziano dall’architettura, all’arte al design industriale… È qui che Ulisse coglie forti ispirazioni e quando arriva a Viserba con la sua famiglia viene subito incaricato del progetto per il Circolo dei Bagnanti. (Resto del Carlino - Bologna del 20 agosto 1908) “...intanto l’iniziativa privata ha dato un bellissimo esempio con la costruzione di un vasto e splendido locale chiamato Circolo dei Bagnanti, che raccoglie in un geniale e simpatico ritrovo tutte le famiglie di villeggianti. Viserba difettava di un ambiente che alla sera offrisse tutto il conforto della vita balneare e che riunisse come in famiglia persone di ogni condizione. Ora non vi è più a desiderare. Alla presenza delle Autorità veniva solennemente inaugurato il locale dovuto alla lodevole iniziativa di un gruppo di bolognesi a cui aderirono poscia ferraresi, ravennati,
riminesi. Il fabbricato è stato eseguito su progetto dell’ingegnere Ulisse Manfredi di Bologna il quale, sebbene giovanissimo, si è affermato assai bene in questo primo lavoro. Diresse personalmente i lavori compiuti fino al completo arredamento in soli noventicinque giorni lavorativi. Il capomastro esecutore è stato il bravo ed onesto Raffaele Mussoni di Rimini. Il locale in stile moderno, si compone di un vestibolo a portico con ampia gradinata d’accesso, di un vasto salone per balli e rappresentazioni della superficie di metri 10 per 20 ed 8 di altezza, di un palcoscenico completamente arredato ed attigui camerini, una sala di lettura e di conversazione arredata con mobili di stile moderno, gabinetti per signori e signore, una sala da bigliardo, una sala da gioco, un buffet, ampi terrazzi anteriori e laterali. L’illuminazione è ad incandescenza ad acetilene, lampadari della ditta Galtarossa di Verona e mobilio fornito dalla rinomata ditta Valerio Rovinazzi di Bologna. La proprietà e
gestione del fabbricato della società anonima cooperativa per azioni tra i bagnanti di Viserba costituitasi a Bologna nel novembre 1907 della quale è ora presidente onorario il commendatore Ermete Novelli. Presidente effettivo e benemerito Baschieri Settimio di Bologna, consiglieri prof. Lamma, Rag. Masetti, Ing. Manfredi e sindaci Pizzi, Giuliani e Meriggiani, tutti della vostra città.” E furono le grazie della figlia del presidente effettivo Settimio Baschieri, Maria, a conquistare il cuore del giovane ingegnere Ulisse Manfredi. Abitavano “vis a vis” sul lungomare all’altezza della via Lamarmora, Manfredi in una villa ora sede della banca Unicredit, i Baschieri nella villa fronte mare, ancora oggi perfettamente conservata. Le linee decorative del nuovo Kursaal furoreggiano e, dopo quella fatidica inaugurazione, vengono realizzati altri edifici in stile Liberty: Villa Gubellini e Villa Tosetti che ancora in via Polazzi fanno bella
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mostra di sè o Villa Dorina Turchetti ora Villa Adelia sul lungomare o il Villino Buzzi e Villa Augusto ora albergo Colonna in via Dati 164. La Villa Augusto aveva un frontone sopra il cornicione fronte mare ma, quando viene realizzato quello ben più imponente del Kursaal, viene subito copiato e riprodotto in scala minore, sinonimo di un arricchimento delle idee decorative Liberty ammirate ed invidiate. Era partita la gara ad avere decorazioni floreali, curvilinee, colpi di frusta alle cancellate e trabeazioni di colonne mozzate frontali e lesene scomposte, come lo stile della scuola viennese e della secessione avevano insegnato in tutta Europa già dall’esposizione internazionale di Vienna del 1898. Lo sviluppo vertiginoso dei villini a Viserba raggiunge il suo apice fin alle soglie della prima guerra mondiale, stessi anni in cui la fabbrica del suocero del nostro ingegner Ulisse Manfredi conquista una posizione di rilievo nella produzione di polvere da sparo e cartucce. Ulisse nel 1909 sposa Maria Baschieri e, con lei, sposa anche la carriera industriale della famiglia; abbandona l’architettura e il suo studio, forse mai approntato, da ingegnere. Consegue una seconda laurea in chimica, nel 1913 diventa socio della fabbrica di polveri e, nel 1926, alla morte di Settimio, amministratore unico. L’azienda, a carattere artigianale ma ormai conosciuta in tutt’Italia ed anche oltre confine, compie una svolta grazie all’innovazione ed alla genialità dell’ingegnere e le cartucce da caccia e le varie polveri da sparo fanno la fortuna della famiglia Baschieri che ha il culmine con l’invenzione della polvere MB conosciuta anche dai cacciatori del nostro paese, custodita nelle campagne dai romagnoli e poi dai tira-
tori di piattello. ‘MB’ ovvero Maria Baschieri, l’amata moglie che aveva trasformato il giovane enfant prodige del Liberty romagnolo in un esperto di polveri da sparo! E’ proprio il caso di dire che Ulisse Manfredi nella sua carriera passò dal “colpo di frusta“ decoro liberty della manualità artigianale al “colpo da sparo“ di una cartuccia MB. Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale ci lasciano un Kursaal indebolito da lievi danni. Ma la proprietà, passata prima ai Ceschina che ne tentano il recupero
con i contributi per la ricostruzione dai danni bellici mai arrivati, e in seguito all’amministrazione comunale, vede infine un “raso al suolo”. Si è perso così un teatro dalle eleganti fattezze Liberty raramente riscontrabili in architetture d’epoca simili, come il teatro Ambra Jovinelli in Roma inaugurato un anno dopo il Kursaal di Viserba. Sotto, Villa Dorina ora Villa Adelia, in una cartolina di inizio secolo. Villa Tosetti in via Polazzi, anch’essa tuttora esistente.
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Ricordi d’artista la mia Viserbella di Ruggero Testoni | foto Fam. Mandruzzato
Tanti villini, accanto alle più imponenti ville dagli stili eleganti, disseminavano il territorio di Viserba e Viserbella. Molti di questi sono spariti, come quello dove passava le sue estati una affermata pittrice di Milano, Rosida Mandruzzato Vettori, che con i suoi indelebili ricordi potrebbe rappresentare metaforicamente tutti i “villeggianti” che hanno vissuto le nostre spiagge. Il suo villino ora non c’è più. Si trovava a Viserbella, a due passi dal mare. A Rosida è rimasto un disegno fatto nel 1951 da Francisco Mariani, secondo marito della nonna, che era un artista argentino. “Fin da bambina amavo il giardino delle vacanze estive, con le sue aiuole fiorite, il pergolato con il glicine ormai sfiorito, la vite rigogliosa con i suoi pampini che nascondevano a malapena i grappoli d’uva. Come mi piaceva spiluccare gli acini ancora aspri! Ricordo i due grandi alberi che gettavano ombra sulla casa: due platani che con i temporali facevano frastuono da paura e che verso la fine della stagione cominciavano a coprire con le loro foglie abbrunite la ghiaia bianca. Adoravo sfiorare con la punta delle dita le siepi odorose che delimitavano le aiuole: non ricordo il loro nome, ma ricordo quanto erano vaporose e soffici, delicate. Amavo il mare, l’orizzonte dove il cielo sembrava tuffarsi, le nuvole arruffate e sballottate dal vento. Cercavo in ognuna di esse un messaggio visivo, ma il movimento era troppo
veloce e in un attimo era tutto diverso. I colori del mio mare non li scorderò mai, come non scorderò mai il suo canto: di notte tenevo le imposte di legno grezzo appena accostate perché volevo sentire le ondine rotolare dolcemente sulla battigia - una volta, due, tre - un suono ritmato che mi cullava verso il sonno, interrotto solamente dal coro dei grilli in lontananza o dallo strusciarsi delle foglie dei platani che la brezza fresca della notte faceva danzare mollemente. Avevo imparato a riconoscere anche i messaggi del vento: quando era irato mi faceva paura ed una volta cessata la burrasca correvo fuori nel mio regno magico a constatare i danni. Mi sentivo una fatina, ma senza bacchetta e avrei voluto non dover mai raccogliere fiori spezzati o raddrizzare siepi ricurve. Quante mattine mi hanno vista uscire piano verso la spiaggia per vedere il sorgere del sole... Il mare fremeva sotto la luce calda e dorata e la
sabbia morbida e profumata sembrava brillare con i suoi miliardi di minutissimi granelli solcati dalle piccole orme dei suoi animaletti notturni. Che sensazioni meravigliose! La notte di san Lorenzo mi sistemavo sullo sdraio fra i miei fiori e restavo in contemplazione delle stelle: ecco il Carro dell’Orsa Maggiore e poco lontano quello dell’Orsa Minore. Ma allora quella è la Stella Polare... E il canto del mare vicino proiettava i miei pensieri ai tempi antichi, quando tutti i naviganti si affidavano a quella stella. Poi d’improvviso una luce velocissima tagliava il cielo in due ed io non resistevo alla voglia di far sapere con voce eccitata: “una stella cadente! ho visto una stella cadente!” Allora aspettavo di vedere la seconda e poi la terza... fino a che gli occhi non si chiudevano baciati dal sonno e nel sonno continuavo a vedere il cielo messaggero di tanti fantastici giochi di colore e di movimento...”
Rosida con mamma Raffaella, i fratellini e un’amica.
Raffaella, mamma di Rosida, in vacanza a Viserba negli anni Quaranta.
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Il polo
delle cento imprese di Silvia Ambrosini | foto Morosetti-Rimini, Mosconi e archivio CNA
Viaggio nella Viserba delle imprese artigiane in tempo di crisi, guardando avanti con il coraggio di chi ha fatto la storia di questo territorio.
Tipografi, elettricisti, idraulici, falegnami: professionisti e professioni tipiche di un’area artigianale. Mestieri raccontati dalle insegne dei capannoni del polo artigianale di Viserba Monte, dove si possono trovare allineati, separati da file di alberi, siepi e cancellate, un centro stampa, un rivenditore di auto, un grande colorificio. E poi ancora: impiantisti elettrici, meccanici e qualche azienda di abbigliamento. È una variegata realtà fatta di piccolo-medie imprese, a parte qualche azienda di grandi dimensioni, la maggior parte con due o tre dipendenti al massimo. “Molte
aziende hanno carattere famigliare - spiega Fabrizio Moretti, presidente di CNA Rimini e del COAVI (Consorzio Area Artigianale Viserba)– o al massimo sono composte da soci con qualche dipendente. Negli ultimi tempi assistiamo a poco ricambio generazionale. Il dipendente o il figlio del titolare che in passato rilevava l’azienda, in questo periodo di crisi economica ci pensa due volte prima di fare questo passo. E così, purtroppo, vi sono attualmente diversi capannoni vuoti.” La zona artigianale è nata a Viserba quasi trent’anni fa da un primo gruppo di imprenditori in
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cerca di nuovi spazi e si è ampliata, negli anni, fino a comprendere circa un centinaio di aziende. “Negli ultimi anni si sono aggiunte una trentina di nuove realtà, nelle vie limitrofe all’area già esistente, ampliando il polo, – prosegue Moretti, che è anche titolare dell’azienda Colorificio MP – alcune sorte ex novo, alcune trasferitesi da altre zone.” Una vita professionale iniziata presto, quella di Fabrizio Moretti: a 19 anni, nell’azienda fondata dal padre Giorgio nel 1969. Da un piccolo capannone sito in via Marconi a Viserba, l’attività si è trasformata nell’azienda attuale che conta circa 25 collaboratori, gestita oggi da Fabrizio insieme al fratello Onide e dalle loro rispettive mogli. La mamma Maria, fondatrice dell’azienda insieme al marito Giorgio, oggi per motivi di anzianità non presta più attività nell’azienda. Presidente, quali cambiamenti ha potuto notare in questi anni sia nel mestiere di artigiano che nel territorio di cui parliamo? “Diciamo che molti mutamenti sono positivi, basti pensare a come è migliorato l’aspetto della sicurezza sul lavoro con una maggiore attenzione allo smaltimento di rifiuti nocivi nell’ambiente, all’utilizzo di materie prime sempre più sane e sicure, che non mettano a rischio la salute dei lavoratori e dei consumatori a cui i prodotti sono indirizzati, ed all’aumentato grado di protezione e sicurezza per i lavoratori stessi. Poi c’è tutto il settore delle comunicazioni: grazie agli strumenti informatici, oggi è possibile, anche per una micro-impresa, dialogare, offrire i propri prodotti e servizi, a potenziali clienti, individuare anche potenziali fornitori, da qualsiasi altra parte del mondo.”
Progetti in essere o in divenire? “Certo. Grazie ad un progetto ed al supporto della Camera di Commercio di Rimini e di Unioncamere Emilia Romagna, è in corso un importante cambiamento nell’aria artigianale di Viserba, per cui dovrebbe arrivare la banda ultralarga, per rendere almeno cento volte più veloce la comunicazione via web e con altri canali informatici e telematici”. Quali altri fattori potrebbero facilitare il percorso lavorativo delle aziende? “Beh, in generale ciò che le aziende lamentano sono l’eccessiva tassazione, che ha ormai raggiunto il 70% del reddito, problema che penalizza fortemente le aziende che vogliono lavorare onestamente e che favorisce ulteriormente la problematica dell’evasione fiscale, la lentezza burocratica di ogni tipo di pratica, la difficoltà di accesso al credito per le imprese, ma anche per i cittadini, che non consente la ripresa dell’economia. A questi fattori si aggiunge il problema dell’inadeguatezza delle infrastrutture, dei collegamenti strada-
Nella pagina accanto, una delle aziende di via Togliatti. Sotto, Fabrizio Moretti presidente CNA Rimini, presidente COAVI (Consorzio Area Artigianale Viserba) e titolare Colorificio MP.
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li, ferroviari, aeroportuali, che non agevolano la logistica, i trasporti ed i rapporti d’affari nazionali ed internazionali. Oggi il mondo si muove a ritmi vertiginosi e se non si dispone degli strumenti adeguati per competere si rischia di rimanerne tagliati fuori.” Che possibilità intravede, per superare la crisi? “Vincono le aziende che internazionalizzano la propria attività, che investono in innovazione e ricerca, in formazione continua, che mantengono e rinnovano la capacità del saper fare, del saper creare, sanno formare e sviluppare competenze e ingegno, il gusto ed il saper pensare e realizzare prodotti belli e di qualità. Come diceva il nostro grande poeta Tonino Guerra, ispirandosi ad un famoso testo di Dostoevskij, ‘la bellezza ci salverà’, vince e vincerà chi sa creare e sviluppare ‘la bellezza’. Per fortuna nel nostro territorio abbiamo nella Camera di Commercio e nella Regione Emilia Romagna, grazie anche al sostegno dei Fondi Europei, partner importanti che sostengono chi intraprende in questo senso. Sono passaggi naturalmente più facili per le aziende di grandi dimensioni, ma anche le piccole e medie imprese, che sanno essere flessibili e innovative possono avere buone opportunità in un prossimo futuro.” Sono queste le leve che gli imprenditori mettono in campo per superare questo difficile momento dove pare che tutto si sia fermato. ”Si sono fermate, per ora, pure le feste dell’area artigianale. Iniziate nel 2006 su iniziativa dell’allora presidente del COAVI Nazzareno Simonelli, erano occasioni di incontro. I fuochi d’artificio concludevano serate di incontri, balli e degustazioni gastronomiche, in un clima festoso che coinvolgeva tutto il territorio.
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Nella pagina accanto, dall’alto: prime costruzioni dell’area artigianale (1985 circa). Veduta aerea (anni Novanta circa). Sotto, ingresso principale dell’area in via Grandi in un recente scatto.
Anche l’Ippocampo, era presente ad incuriosire i partecipanti, dando un contributo storico e culturale, con fotografie e testimonianze storiche del territorio. Cosa è accaduto? “Alcuni motivi tecnici, ma soprattutto la diminuzione delle risorse economiche a disposizione e quindi delle sponsorizzazioni, hanno fatto sì che le feste, in questi ultimi due anni venissero sospese, ma non è detto che sia così per sempre – risponde Moretti – anche perché le due serate
vedevano la partecipazione di circa un migliaio di persone, che davano valore, visibilità ed un senso sociale alle nostre imprese”. Mentre parla, in Fabrizio Moretti, cinquantaseienne, viserbese di nascita, trasferitosi a Santarcangelo quando si è sposato con Gigliola, trapela la passione per un mestiere e un territorio, frutto del rapporto con le persone che lo vivono e vi lavorano. Attingendo al passato, con le tante foto appese alle pareti che mostrano capannoni semplici e semplici sorrisi, la speranza è quella di recuperare in questo difficile mo-
mento economico, la pazienza dei predecessori, che ogni giorno, con ritmi più faticosi di quelli odierni, lavoravano con costanza per mantenere la propria famiglia ma anche per dare il proprio contributo alla costruzione del futuro.
Sopra, un’azienda del polo e, sotto, la festa degli artigiani in una immagine del 2009.
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La tradizione ha radici di ferro di Marzia Mecozzi | foto Fam. Navacchi
Mario, Urbano, Ermanno, Mauro e Marco. Navacchi. Dalla ‘bottega da fabbro’ ad azienda industriale, una storia di famiglia che racconta cent’anni di impegno e di successo.
Sul finire dell’Ottocento, a Cella di Mercato Saraceno, poi a Sogliano e quindi a Borghi, Mario Navacchi aveva una bottega da fabbro nella quale produceva utensili in ferro e macchine per la trebbiatura dell’erba medica per la Libia. Quelle macchine le aveva inventate lui dopo aver lasciato il lavoro alla miniera di zolfo di Perticara. Con la vendita del podere di Cella, nel 1906 Mario aveva comprato un pezzo di terra a Viserba, affacciato sulla ferrovia e lì, insieme al figlio Urbano, aveva aperto la sua nuova officina per la lavorazione del ferro. Questa storia, che ha oltre un secolo, la racconta Ermanno Navacchi, figlio di Urbano e nipote di Ma-
rio, ‘uomo del ferro’ per nascita e per personale passione, conosciuto dai più, sul territorio, proprio per la secolare attività di famiglia ma anche per essere stato promotore e sostenitore di uno degli eventi popolari più amati degli ultimi decenni a Viserba: la festa della ‘Zinganara’. Quattro passi nella memoria, veri e metaforici, ci conducono fuori, verso l’antica Fossa dei Mulini, verso quello che Ermanno chiama il ‘rivalone’ ovvero l’argine che costeggia i binari della ferrovia. “Quando ero bambino - racconta - parallelo al rivalone scorreva un fosso in cui si pescavano le tinche e le anguille. Dopo il fronte, insieme a Romeo Ottaviani ho
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costruito un piccolo ponte in ferro e mattoni che passava sul fosso per collegare la strada (l’attuale via Curiel) con la Zinganara (area che deve il suo nome a un antico bivacco di zingari, di passaggio da queste parti. n.d.r.). La via per la Zinganara, “rattoppata” con gli avanzi delle vongole, era la strada che portava agli orti e che, quella volta, si chiamava via Borgo Nuovo (ora via Cavaretta).” Casa e officina, nonni, genitori e tre fratelli: Neda classe ’26, Renata del ’28 e Armando, da sempre e da tutti chiamato Ermanno, nato nel 1931.
Nella pagina accanto, Ermanno Navacchi con i suoi tre figli. Da sinistra, Mauro, Mirco e Marco. Sopra, casa e officina Navacchi prima dell’ampliamento degli anni Sessanta. Urbano (padre di Ermanno) al trapano. Ermanno a venti anni sul ponte ferroviario sopra la Fossa.
La storia dell’azienda Navacchi, in parallelo con la storia della famiglia, può essere suddivisa in tre periodi, corrispondenti alle diverse generazioni ma anche ai mutamenti del contesto economico, urbano e sociale attraverso le rispettive epoche. Il primo periodo, artigianale, è quello del ferro, l’età di Mario e di Urbano, degli attrezzi forgiati col fuoco in un clima fuligginoso e nero. “Ho cominciato a sette anni a lavorare nell’officina, col nonno e col babbo. - prosegue Ermanno - Ero di quei bambini attratti dai mestieri, dall’a-
zione: mi piaceva forare col trapano, battere col martello, limare, segare… Tutto il lavoro era a fuoco e il fuoco era fatto coi carboni. A sera eravamo tutti anneriti e affumicati. All’età di tredici anni ho iniziato a lavorare a tempo pieno, sperimentando ogni giorno qualcosa di nuovo; ricordo la realizzazione del mio primo cancello, da assoluto autodidatta… La forgiatura di oggetti era varia, soprattutto si facevano attrezzi per la pesca e per l’agricoltura, poi è partita la produzione di ringhiere e cancelli, in linea con lo sviluppo edile della
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zona. Si lavorava moltissimo, perfino la domenica mattina; alla domenica pomeriggio, poi, si andava tutti a ballare al Tondo o alla Casa del Popolo.” Il secondo periodo inizia negli anni Sessanta, sempre artigianale, ed è quello dell’alluminio, con la produzione di porte, infissi e verande. “Per costruire la mia prima porta ho impiegato una settimana! - ricorda Ermanno con un sorriso - Dopo due mesi facevo sette porte a settimana! Erano anni intensi. Nel ’63, da solo, ho realizzato i serramenti per tutto il palazzo “3G”, qui a Viserba. Nell’impresa, oltre a me e al babbo, lavoravano, allora, due operai.” In quegli anni nascevano anche i suoi figli: Mirco, del ’61 e Mauro del ’63. Marco, il più giovane, è nato invece nel ’75. A metà degli anni Novanta, la Navacchi entra nel suo terzo ed attuale periodo, col salto industriale, quello del PVC ossia polivinilcloruro, una delle materie plastiche di maggior consumo al mondo. A questo punto della storia entrano nella narrazione le voci di Mauro e Marco, i Navacchi che hanno seguito le orme del padre (Mirco invece è diventato commercialista e, anche se si occupa della parte amministrativa dell’azienda, svolge altrove la sua professione). È stato proprio Mauro a volere fortemente la svolta al PVC. “Ci ho creduto fin da subito, - dichiara Mauro – nel PVC ho visto il materiale del futuro per le sue molteplici applicazioni. Il babbo all’inizio era scettico, eppure, nonostante ciò, ha assecondato la mia volontà, lasciando che acquistassi i nuovi macchinari per la lavorazione. Un investimento ingente che però si è dimostrato giusto. È un altro esempio, secondo me, della grande capacità del babbo: mai fossilizzarsi nelle proprie convinzioni; lavorare con i pro-
pri figli significa sì aiutarli a crescere nel lavoro, ma anche sapere attingere, da questi, la creatività e il coraggio tipici di una mente fresca e giovane.” Oggi la Navacchi Infissi, alla sua quarta generazione, con le sue tre sedi di Santarcangelo, Viserba e Cesena, è la più grande azienda del territorio di produzione di porte, portoni, porte blindate, finestre e persiane, vetrate, vetrine e lucernai, ringhiere, cancelli e cancellate, tettoie, facciate e parapetti, tutto in PVC, ferro, alluminio-legno, acciaio e bronzo. “La formula del successo di
Sopra, Urbano e Ermanno davanti all’officina anni Sessanta.
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un’impresa sta quasi sempre nell’oculatezza delle scelte produttive e, oggi, nella tempestività degli aggiornamenti tecnologici. Alla base di tutto, naturalmente, ci sono gli uomini. - proseguono Mauro e Marco - Non pensiamo di sbagliare sostenendo che il nostro staff, di professionisti dall’esperienza pluriennale, sia davvero affiatato e dimostri nei confronti dell’azienda uno spirito sincero di appartenenza. Noi, dal canto nostro, siamo una famiglia unita e affettuosa, che si saluta ancora abbracciandosi, ogni giorno, come quando eravamo bambini, anche sul lavoro… La cura dei nostri clienti è quella stessa di quando eravamo artigiani e la gente lo sente. E questa non è solo una formula, è uno stile di vita nel quale abbiamo sempre creduto e che non abbiamo mai perso di vista.” Tutto cambia e si evolve, uno show room dal design moderno e luminoso ha sostituito il luogo dove la vecchia stufa a kerosene scaricava i suoi fumi, nell’inverno gelido, con i camion che scaricavano il ferro sul retro dell’officina; ma quel che resta e non muta è la storia importante di un valore professionale e umano che si trasmette, di padre in figlio.
Sopra, Mauro e Ermanno oggi nello stesso punto dello scatto degli anni Sessanta. A lato, Ermanno con, a sinistra. Maria Cristina Muccioli e, a destra, Marzia Mecozzi durante l’intervista.
comunicazione istituzionale
Romagna terra delle Acque Cambio di passo a Romagna Acque Investimenti, ricerca e sviluppo, spazio all’energia rinnovabile: ecco le linee guida del nuovo gruppo dirigente, guidato dal riminese Tonino Bernabè.
Un vero e proprio cambio di passo. Dallo scorso giugno – da quando il riminese Tonino Bernabè ha preso il posto di Ariana Bocchini come presidente di Romagna Acque-Società delle Fonti spa (l’azienda a totale capitale pubblico che detiene la proprietà e la gestione di tutte le fonti idropotabili della Romagna) – all’interno della società si sono attivate dinamiche nuove: i cui primi risultati sono stati presentati alla recente assemblea dei soci relativa al preconsuntivo di bilancio 2013 e al budget per l’anno a venire. Se la precedente presidenza aveva infatti concentrato il suo mandato nella fondamentale realizzazione del progetto Società delle Fonti, oggi l’attività del nuovo consiglio (che vede la conferma di Andrea Gambi come amministratore delegato) sta consolidando l’attività dell’azienda in termini di efficienza, trasparenza e sicurezza, valorizzando il ruolo chiave di tutti i dipendenti e i collaboratori, il rapporto con i soci e con gli stakeholders di ognuna delle tre Province. Del resto, l’organizzazione e la struttura in termini di rete impiantistica e distribuitiva di Romagna Acque la rende di fatto un prototipo di società di “area vasta” romagnola, e il consolidamento dell’identità territoriale complessiva è favorito dallo sviluppo di una rete produttiva e distributiva sempre più interconnessa sul territorio. Ne sono conferma i lavori di costruzione del nuovo impianto di potabilizzazione alle porte di Ravenna (il Nip2), inaugurati in primavera; e la prevista grande condotta che connetterà
l’impianto ravennate con quello di Monte Casale, sulle colline di Bertinoro. Il corposo piano decennale degli investimenti dell’azienda (circa 170 milioni di euro) avrà un ritorno significativo anche per quanto riguarda la tariffa dell’acqua: alle condizioni attuali, contenute nel nuovo metodo tariffario previsto e regolamentato da AAEG e ATERSIR, dovrebbe infatti permettere un risparmio complessivo di oltre 120 milioni di euro fino al 2023. Il valore della produzione Il preconsuntivo di bilancio vede un risultato attivo, prima delle imposte, di 12 milioni 166 mila euro, superiore al consuntivo 2012 di oltre 3.100.000 euro. Ciò è stato motivato principalmente da un incremento della gestione operativa di oltre 5 milioni di euro, dovuto in primo luogo alla favorevole annata idrologica registrata nel corso dell’anno: basti sottolineare che la diga di Ridracoli ha prodotto acqua per circa 56 milioni di metri cubi, a fronte dei 41 previsti a budget. Gli investimenti futuri nel riminese Oltre ai già citati lavori di costruzione del Nip2, nel corso del 2014 e degli anni successivi sono previsti altri importanti interventi strutturali. Nel riminese, in particolare, gli investimenti sono davvero corposi: 80 milioni nel periodo 2013-2023. L’intervento più importante riguarda la condotta di connessione fra Rimini Nord e Santa Giustina e il raddoppio del depuratore, che
sarà così in grado di operare con una linea fanghi per una popolazione equivalente di 560 mila persone. Un altro importante investimento riguarderà le fogne e la salvaguardia della balneazione sulla costa, mentre nel territorio alle spalle della città sono previsti interventi significativi anche sul Conca e per quanto riguarda la condotta San Giovanni in Marignano-Morciano, di cui è in via di realizzazione il primo stralcio. Energia, ricerca e sviluppo Nel corso del 2013 sono stati realizzati cinque impianti fotovoltaici, con un investimento complessivo di circa 1.300.000 euro. In ambito idroelettrico, è prevista entro il 2014 la messa a regime di una turbina sul fiume Bidente, mentre in prospettiva sono previste altre centrali a Forlì, Cesena, Montalbano
e Riccione. Obiettivo della società è di accrescere la percentuale di energia da fonti rinnovabili autoprodotta rispetto a quella consumata, dall’attuale 13%, al 40% entro il 2018. Va poi sottolineato il consolidamento delle attività di ricerca e sviluppo: Romagna Acque si candida sempre più a collaborare con il mondo universitario, puntando su Capaccio come sede adatta per ospitare progetti di ricerca e sviluppo, in particolare per quanto riguarda il tema della qualità dell’acqua. Attività didattica e Case dell’Acqua A livello didattico e turistico va rimarcato l’ormai consolidato successo dell’ecomuseo delle acque di Ridracoli, Idro, di cui nel 2014 ricorre il decennale. Nel 2013, i visitatori sono stati oltre 42 mila: e per il 2014 l’azienda cercherà di facilitare il mondo scolastico – in preda ad evidenti problemi di budget – per favorire comunque la presenza e la visita da parte di scolaresche di ogni ordine e grado, con l’obiettivo di incentivare fin dalle giovani generazioni l’uso consapevole della risorsa idrica. Ha il medesimo obiettivo – la diffusione di un corretto uso di una risorsa che è ottima, disponibile e a buon mercato – l’incremento delle Case dell’Acqua, che Romagna Acque promuove in collaborazione con altri soggetti del territorio. A fine 2013, il numero delle Case installate in Romagna è di 32 (tre delle quali nella sola città di Rimini), e diverse nuove inaugurazioni sono previste per il 2014. Parola al presidente “I risultati consolidati sono tutt’altro che scontati - sottolinea Bernabè -: per raggiungerli abbiamo lavorato molto, in questi mesi, pur con i limiti strutturali dell’azienda. E il budget 2014 evidenzia l’apertura verso nuovi orizzonti, la volontà di stare al passo - quando non addirittura di anticipare – con le novità legislative in materia, la scelta di un profondo cambiamento anche all’interno, grazie al miglioramento del controllo di gestione. Questa non è un’azienda prigioniera del suo ruolo: il cambio di passo che stiamo mettendo in atto ci deve permettere di cogliere tutte le opportunità che riterremo importanti per l’ulteriore crescita di Romagna Acque”.
In alto, l’amministratore delegato ing. Gambi, il presidente del comitato soci avv. Beleffi, il responsabile degli impianti ing. Govi e il presidente, Tonino Bernabè, davanti a uno dei nuovi impianti fotovoltaici. Sotto, la diga di Ridracoli.
Società delle fonti
50| PROGETTI
Viserba,
vista in prospettiva di Nerea Gasperoni | foto Rosalia Moccia, Paritani
51| PROGETTI In questo numero, dedicato alla creatività, al lavoro e ai progetti futuri del territorio, con grande soddisfazione parliamo di idee e di intenti concreti che aprono le porte ad un rinnovamento possibile.
Da sinistra, Stefano Ruberto, Mattia Morolli, Danilo Vienna, Giacomo Natali, Francesca Perazzini e PIerluigi Sammarini.
PIAZZA PASCOLI Nuovo battito del cuore di Viserba Valorizzazione dell’asse commerciale che collega il lungomare a via Mazzini. L’asse viene evidenziato da una nuova pavimentazione e da nuovi arredi che conferiscono un aspetto unitario e moderno. L’intervento prevede un’incisiva modifica dell’attuale fontana e l’inserimento di alberature ad alto fusto che evidenziano, maggiormente, l’asse principale e garantiscono un’ampia ombreggiatura degli spazi collettivi. Un nuovo assetto planimetrico d’insieme conferirà alla piazza una maggiore fruibilità e versatilità con l’obiettivo di ospitare le diverse manifestazioni durante tutto l’arco dell’anno.
L’impegno c’è. E nonostante il frangente difficoltoso e pieno di ombre che stiamo attraversando, nessuno si è fermato. La volontà di andare avanti è tanta e la troviamo nelle parole dei protagonisti di questo servizio. Nell’autunno del 2012 sotto la guida e grazie alla volontà di Mattia Morolli, viserbese consigliere comunale di Rimini, si è costituito un gruppo di lavoro e di pensiero sul futuro di Viserba, luogo ricco di tradizioni e di complessità. Al ‘Tavolo’ sono stati invitati a partecipare e a offrire il proprio contributo culturale e umano progettisti, commercianti, albergatori, bagnini… insomma una rappresentanza eterogenea di uomini e donne che vivono e lavorano a Viserba e che, partendo dallo studio della conformazione geografica, sociologica e identitaria del territorio ne indagasse le caratteristiche, i pregi, i
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In alto, Mattia Morolli consigliere comunale viserbese. PARK Parcheggio in zona stazione. La sistemazione dell’odierno parco della stazione comporta due interventi di diversa natura: - Inserimento di parcheggio multipiano, mitigato da verde verticale, a servizio delle attività commerciali del centro di Viserba; - Riqualificazione del parco con un nuovo arredo urbano ed area giochi per i bambini.
difetti, le criticità, al fine di elaborare ed organizzare una proposta concreta e su vasta scala di un ripensamento dell’intera ‘Porta Nord’. Le scelte progettuali messe in campo hanno tenuto conto dei bisogni dei cittadini residenti, ma anche dei turisti, sviluppando idee sulle macroaree di intervento: Viserba Centro, Rivabella e viabilità complessiva. “Nessun dubbio, Viserba andava migliorata, e i viserbesi sanno benissimo come farlo. – dichiara Mattia Morolli - Lo scorso anno, spontaneamente, si è formato un ‘tavolo di idee ed azioni’ per dare una spinta a questo territorio, una area grande e sempre più popolosa e plurale. Viserba, in un chilometro, raggruppa l’agricoltura di Orsoleto e le aziende della zona industriale (la seconda in Romagna), il polo scolastico (il primo in Romagna) e la Fiera (la terza in Italia) e tutto il suo sistema turistico nella zona mare. E sono cambiati i residenti del luogo mischiandosi con le famiglie storiche, ma quella fiamma civica che sta nei viserbesi, quella è sempre accesa e non scema mai. Cosi, tecnici e imprenditori, giovani talenti e rappresentanti politici hanno fatto sistema
per pensare ad una Viserba più armonica, con parcheggi e lungomari vista mare e non lamiera; con centri direzionali e parchi. Questo perché Viserba ha una grande storia e merita un altrettanto grande avvenire che va realizzato tutti insieme a partire da oggi, dato che futuro significa creare il luogo in cui vorresti stare.” Il Tavolo è stato diviso in tre sottogruppi, dei quali riassumeremo le aree di intervento. Il primo sottogruppo si occupa dell’area di Rivabella in quanto porta di Rimini Nord. In questo ambito verrà studiato il lungomare Toscanelli, verranno riorganizzati i percorsi, veicolari e non, e verranno risistemate le aree in disuso mettendole a disposizione per i parcheggi. La progettazione continua per il tratto di lungomare Toscanelli dalla rotonda con viale 25 marzo 1831 fino alla via Pallotta. Qui, lo studio prevede progetti per la viabilità, sia dei percorsi ciclo-pedonali che veicolari e la realizzazione di una piazza per eventi e spettacoli nell’area mare. Il secondo sottogruppo si occupa dell’area centrale, il cuore di Viserba, e dei collegamenti attualmente
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molto deboli tra la zona mare e la zona monte. In questo ambito verrà organizzato il lungomare, dalla via Pallotta a Viserbella; riprogettato il Parco Puccini, e sviluppato un sistema di tre piazze che collega il centro del paese alle aree sopra la ferrovia. Particolare attenzione sarà dedicata al mercato coperto e al parcheggio multipiano in zona stazione. Verranno studiati i percorsi di collegamento tra le tre piazze ed il parcheggio multipiano. Saranno valorizzati i percorsi di importanza storica come il “percorso dei mulini” che collega il porticciolo alla Corderia e studiata la direttrice fiera–mare. L’intera area della Corderia e dei percorsi per raggiungerla sarà sempre competenza del suddetto gruppo. Il terzo sottogruppo si occupa di tutto il sistema della viabilità, percorsi carrabili, ciclabili e pedonali, compresi i collegamenti, per mettere in rete sia le funzioni attuali che quelle in progetto affinché l’intero piano sia servito e percorribile dai diversi fruitori.
IL NUOVO LUNGOMARE Sistemazione dell’attuale lungomare compreso tra il porticciolo e via Polazzi attraverso l’inserimento di un camminamento pedonale con forme sinuose a richiamo delle onde del mare. Progettazione unitaria della segnaletica stradale e commerciale ed inserimento di aiuole con alberature ed arredi intelligenti. IL NUOVO VOLTO DEL MERCATO COPERTO Riqualificazione del mercato coperto di quartiere e della palazzina ex circoscrizione n.5 attraverso un incisivo rinnovamento dei fabbricati con materiali tecnologici e l’inserimento di un pergolato al fine di creare una galleria commerciale protetta.
Per una nuova Viserba hanno collaborato e collaboreranno: MATTIA MOROLLI consigliere comunale, coordinatore Tavolo
GIULIANO PERAZZINI ingegnere, Presidente Circolo Nautico di Viserba
ROBERTO MAZZOTTI commerciante, già presidente Promo Viserba
LUCA RONCHI imprenditore balneare
GIORGIO MOROLLI imprenditore balneare GIACOMO NATALI architetto ANDREA NERI commerciante IVANO PANIGALLI CNA Rimini FABIO PERAZZINI albergatore FRANCESCA PERAZZINI architetto
STEFANO RUBERTO architetto PIERLUIGI SAMMARINI architetto, presidente Ippocampo VALERIA SIVIERI imprenditrice DANILO VIENNA ingegnere COLOMBO VOLANTI albergatore ROBERTO VOLANTI albergatore
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L’architetto Pierluigi Sammarini e l’architetto Francesca Perazzini.
Due architetti facenti parte del ‘Tavolo’ sono anche soci fondatori dell’associazione Ippocampo: l’architetto Pierluigi Sammarini (Presidente) e l’architetto Francesca Perazzini che, anche in qualità di coordinatrice del ‘Tavolo’, ci racconta un percorso progettuale che, per Sammarini e Perazzini viene da lontano… “Siamo ben felici di sedere oggi a questo Tavolo, … - dichiara Francesca – noi sogniamo di ridisegnare Viserba da molti anni! Nell’estate del 2009 l’architetto Sammarini mi ha coinvolto in un progetto di idee richiesto dall’associazione dei commercianti di Viserba, Promo Viserba, aderente a CNA, riguardante la riqualificazione del lungomare. Dopo aver studiato e lavorato per dieci anni a Torino, tornare nella mia città per dare un contributo di pensieri e progetti per il futuro mi è sembrato entusiasmante. Durante il periodo di creatività abbiamo sviluppato numerosi temi, la maggior parte dei quali
provengono da studi svolti in questi anni da Pierluigi Sammarini.” Francesca, ci puoi descrivere la vostra idea e questi disegni? “Come prima scelta vi è l’introduzione del verde, alberi e fioriere, di cui oggi questo spazio è completamente privo; sedute, illuminazione con elementi multimediali d’avanguardia. Sono stati ripensati i percorsi pedonali e ciclabili con marciapiedi dalle linee sinuose e morbide; abbiamo progettato elementi d’arredo a parziale copertura, per creare una sorta di centro commerciale all’aperto. Non solo lungomare, ma anche piazza Pascoli, spiagge e aree limitrofe… Ci siamo dedicati ad un’idea di piazza che possa interpretare il cuore della comunità e alla rivisitazione della spiaggia con elementi che consentano lo svolgimento di attività anche durante la stagione invernale. Il disegno propone un nuovo sistema di arredo balneare modulare con
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nuovi collegamenti fra la spiaggia e gli alberghi, pontili e piattaforme in mare, l’allestimento di uno spazio spettacoli all’interno di parco Puccini, la riqualificazione della fonte Surcioun. Tante aree collegate da un unico filo conduttore: l’acqua, che è la peculiarità di questo territorio. Le idee e i disegni sono stati presentati? Si, nel marzo del 2011, ad una serata dedicata, con il titolo “Viserba rinasce dall’acqua” e hanno suscitato grande interesse; chi ha partecipato ha potuto vedere con i propri occhi un volto diverso pensato per questi ambienti, forse ideale, comunque una possibilità… Che seguito ha avuto il progetto? Grazie alla visibilità ottenuta con le nostre idee, siamo stati invitati nell’autunno del 2012 a far parte del gruppo ufficiale di progettisti della ‘Porta Nord’. Insieme abbiamo presentato le prime tavole contenenti le idee per un parcheggio multipiano, alcune viste del lungomare, la risistemazione di piazza Pascoli e del nuovo mercato con i primi percorsi pedonali di collegamento ed infine la nuova pista ciclabile sul lungomare in occasione della prima Festa delle Acque della primavera scorsa. E ora siamo in attesa di futuro.
A lato, acquerelli di studio dell’architetto Pierluigi Sammarini “Cabine e Pontile”.
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Vittorie
su quattro ruote di Sabrina Ottaviani | foto archivio Polisportiva Viserba Monte
Tra le eccellenze sportive del territorio c’è il pattinaggio artistico di Viserba Monte. Sopra, le atlete Roberta Fasanella, Silvia Mantovani, Chiara Mantovani e Daniela Fasanella Nella pagina accanto, uno dei gruppi folk.
Chissà in quanti, in diversi modi e occasioni, hanno conosciuto il pattinaggio artistico su rotelle di Viserba Monte e hanno avuto il piacere di assistere alle spettacolari esibizioni di pattinatrici, pattinatori e gruppi folk! Così, eccoci a raccontare la storia di successi di un’eccellenza locale nel panorama dell’offerta sportiva del territorio riminese. Come ogni cosa bella occorre qualcuno che la desideri, che abbia un sogno e la determinazione di realizzarlo.
Questo qualcuno si chiamava Gianfranco Drudi, che purtroppo ci ha lasciato il 5 ottobre di tre anni fa. È stato lui, al quale oggi è intitolato il nuovo Pattinodromo che, insieme al gruppo podistico “Gli Antenati”, nel 1975 decise di dar vita ad una nuova creatura: la Scuola di Pattinaggio, un ulteriore settore all’interno dell’ASD Polisportiva Viserba Monte attiva già dagli inizi degli anni ‘70. La costruzione a Viserba Monte della prima pista di pattinaggio fu promos-
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sa da Giorgio Pulazza al quale ogni estate è dedicata la manifestazione “Memorial Pulazza”, durante la quale tutti gli atleti del Pattinaggio si esibiscono dando vita ad un grande evento che si tiene l’ultimo sabato di luglio o il primo di agosto nella spettacolare cornice della Darsena di Rimini e che è diventato un appuntamento molto apprezzato anche dai turisti. Ma è soprattutto negli ultimi dodici anni, in seguito alla costruzione del nuovo Pattinodromo al coperto, inaugurato nel 2001, che le iscrizioni a questa specialità sportiva sono andate aumentando in modo esponenziale, registrando un vero e proprio boom negli ultimi cinque anni. Il merito va sicuramente alla
instancabile e inarrestabile attività della polisportiva, alla sua comprovata serietà organizzativa e anche al progetto comunale “1..2..3…Sport” che ha divulgato la conoscenza di questa realtà fra le famiglie riminesi. Fare parte di questa società è come entrare in una grande famiglia. Anna Maria Salvatore, presidente, e Angela La Coppola, membro del Direttivo, non svolgono esclusivamente compiti istituzionali di coordinamento e segretariato, ma sono un punto di riferimento per tutti gli atleti e per i loro genitori. Fanno parte del Direttivo della società il vicepresidente Marco Collina, Claudio Ceccarini, Domenico La Calamita e Domenico dell’Accio. La Polisportiva si avvale
anche della collaborazione di professionisti di altissimo livello quali Marina Maggioli, allenatrice federale e Sara Locandro responsabile tecnico nazionale. Non vanno dimenticati poi tutti i genitori di atleti o ex atleti che si prodigano, ognuno nel proprio ambito, per seguire e promuovere l’attività. Tutte queste forze e questo impegno non sono stati privi di frutti. Infatti, i risultati raggiunti dalla Scuola di Pattinaggio di Viserba sono di tutto rispetto e forse purtroppo sconosciuti ai più. Fiore all’occhiello della Squadra è sicuramente il Gruppo Folk, il più numeroso, costituito da atlete che vanno dai cinque agli oltre trent’anni e che negli ultimi dodici anni si sono qualificate per ben
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Sopra, gli atleti del pattinaggio artistico di Viserba Monte in un recente scatto estivo in occasione del Memorial Pulazza nella suggestiva cornice della darsena di Rimini.
dieci volte campionesse italiane, in particolare proprio quest’anno hanno raggiunto l’apice del successo ottenendo il massimo del punteggio: (voto 10) da tutti i giudici di gara sia al campionato regionale sia al campionato italiano con l’esibizione intitolata “The Queen of Rock”. Le atlete Silvia Mantovani, Chiara Mantovani e Daniela Fasanella hanno vestito per diversi anni la maglia azzurra della Nazionale Italiana di pattinaggio riportando numerose medaglie in campo internazionale. Nella categoria Singolo Senior Artistico, Chiara Mantovani si è classificata prima alla Coppa di Germania, la sorella Silvia Mantovani seconda in Coppa Italia per tre anni e, nella categoria coppia danza, Daniela Fasanella ha ottenuto un ottimo risultato a Hettange in Francia. Nella categoria quartetti, le sorelle Mantovani insieme alle sorelle Fasanella, Roberta e Daniela, hanno ottenuto il primo posto al Trofeo Nazionale di Francia a Parigi e si sono classificate terze al Campionato Europeo. Queste atlete ‘senior’ sono ora divenute a loro volta allenatrici delle giovani leve. Insieme a loro vi sono Daiana Sgariglia, Alice Cappellini, Sara Santi, Nicla Ziroli e Irene Collina tutte ex allieve che
formano oggi lo staff tecnico della società. Anche le giovanissime, ma già pluridecorate, Ludovica Muratori e Sofia Scarpellini non fanno mancare il loro supporto alle allenatrici, specialmente con i piccolissimi iscritti. L’impegno che si richiede a chi decide di intraprendere la strada agonistica è notevole sia da parte degli atleti, impegnati in tante ore di allenamenti, sia dei loro genitori. Le mamme degli atleti conoscono bene il lavoro di cucire strass e paillettes su abiti di gara creati appositamente dal noto laboratorio di confezioni per lo spettacolo di Marina Forlani e le numerose trasferte che impegnano tanti weekend fuori casa… Ma tutto ciò è ampiamente ricompensato, sia dalle gioie di una vittoria, sia dalle sconfitte utili maestre di vita. Da non sottovalutare il valore dello spirito di squadra che lo sport alimenta nei giovani e che rappresenta una qualità caratteriale spendibile nel loro futuro. Onore al merito, dunque, a questa Polisportiva, con l’augurio di raggiungere sempre nuovi ed entusiasmanti traguardi ma soprattutto di coltivare nei giovani i valori peculiari che lo sport insegna: l’impegno e la fatica, la socializzazione, il rispetto e la solidarietà fra compagni e avversari.
ph. Paritani
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