Vis a Vis 9_2017 - Volti e Storie dalla Terra delle Acque

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3| SOMMARIO 5 EDITORIALE ...Datemi una boa dove ormeggiare...

6 NOTIZIE E DINTORNI La Porta di Viserba Viserbella festeggia Un piatto da gustare

10 PAGINE DI STORIA

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I primi villini nasce Viserbella Il Signore di Viserbella 18 LUOGHI DEL CUORE Storia di un territorio e di una sorgente

26 VOLTI E STORIE Il violino di Leo Della Rocca

Vis a Vis periodico semestrale Anno VI - N.9 - GIUGNO 2017 • Supplemento a Il Ponte n.25 del 02/07/2017 a cura dell’associazione L’Ippocampo Viserba Laboratorio Urbano della Memoria tel. 0541 735556 info@ippocampoviserba.it www.ippocampoviserba.it

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1907 - 2017 un doppio anniversario “Qui Fono Nord Ovest Radio Spiaggia!” 42 DELLE ARTI E DEI MESTIERI

• Promotore: Romagna Acque Società delle Fonti S.p.A.

Rivabella ha un’Idea da sessantacinque anni

• Direttore responsabile: Giovanni Tonelli

L’unione fa la cura

• Editore: Confraternita Maria SS. Ausiliatrice di Santa Croce di Rimini

Dove incontrarsi a Viserba e dintorni

• Progetto creativo, contenuti culturali, servizi e foto d’epoca: Associazione Culturale L’Ippocampo Viserba Presidente: Pierluigi Sammarini • Direttore editoriale: Marzia Mecozzi AUDIO TRE s.r.l. Rimini

50 LA TERRA DELLE ACQUE Il governo dell’acqua

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56 APPUNTAMENTI Calendario Eventi Estate 2017 Le cose si possono cambiare?

• Caporedattore: Maria Cristina Muccioli • Responsabile commerciale: Ruggero Testoni • Fotografi: collezioni archivio L’Ippocampo, Rosalia Moccia, Giorgia Saponi • Progetto grafico e impaginazione: Rosalia Moccia, Celeste Giorgetti AUDIO TRE s.r.l. Rimini • Hanno collaborato: Vincenzo Baietta, Sara Ceccarelli, Roberto Drudi, Nerea Gasperoni, Manlio Masini, Alberto Mazzotti, Marzia Mecozzi, Enrico Morolli, Maria Cristina Muccioli, Sabrina Ottaviani, Francesco Protti, Pierluigi Sammarini, Ruggero Testoni

In copertina:

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Anna Polazzi Emanuela Castellani Carla Thanner Alessandro Parma Nerina Galvani Anna Bruni Graziella Della Rocca Filippo Berni Annamaria Capriotti

• Stampa: La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio s.r.l. • Chiuso in redazione il 26/06/2017

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ A SUPPORTO DELLA RIVISTA E DELL’ASSOCIAZIONE L’IPPOCAMPO COMMERCIALE: 338 2341277

Sfoglia la rivista on line su www.ippocampoviserba.it

L’IPPOCAMPO



5| EDITORIALE

...Datemi una boa dove ormeggiare... Il nostro è un mare senza bordi, o meglio, la nostra costa, lineare, non ha istmi, golfi, anfratti o isole a cui fare riferimento per l’approdo, ma solo - e non è poco - una lunga striscia, interminabile lingua, di splendida sabbia con tanti piccoli porti; ma non possediamo grandi mezzi navali con cui affrontare il mare e, per di più, anche “le biciclette del mare”, i piccoli mosconi, da qualche tempo non sono più accetti sulla costa romagnola: sono diventati elementi in contrasto con l’ormeggio spontaneo davanti ad ogni baia dei nostri bagnini. Solo i più fortunati, ed io sono uno di questi, possiede un posto barca al Circolo della Fossa dei Mulini. Si, avete capito bene, un posto barca a secco per custodire il regolare attracco di un moscone; ma questa è un’altra storia che sarà oggetto di dissertazioni estive sotto l’ombrellone o di un’interessante serata di cultura marinara presso il Museo della Marineria E’ Scaion di Viserbella. L’approdo temporaneo che una boa offre per chi naviga la nostra costa rappresenta un’idea di certezza. Un riferimento sicuro ed oggettivo su cui ormeggiare temporanea-mente, per fermare la voga, riposarsi dal ritmo e attenuare la corsa della corrente, un attimo di quiete. ‘Vis a Vis’ esce in un’estate infuocata da tante aspettative ed anche noi ancora ci siamo. La nostra creatura si prepara all’estate 2017 con una scelta editoriale che mette in evidenza tra le altre notizie alcune certezze. Anzitutto i 110 anni dei nostri amici di Viserbella, la località a nord di Viserba di cui si ha menzione certa della sua costituzione ufficiale 110 anni fa, come ricorda il professor Manlio Masini con i suoi due articoli introduttivi. ...Datemi una boa dove ormeggiare... Quindi il riconoscere la propria identità, amarla, riaffermarla e divulgarla può essere una esercitazione di sicurezza. Fermarsi per ascoltare il mare, fermarsi per leggere attentamente un articolo che ci può dimostrare che tante piccole soste lungo la frenetica quotidianità ci aprono la mente e ci rieducano al rispetto della memoria e delle storie altrui che, se condivise, diventano semi di una comunità sempre più allargata. Le storie di personaggi piccoli o grandi come tanti nostri concittadini che, se lette in un attimo di pausa, diventano storie di eroi del vivere quotidiano, ci appartengono; come la Maria Tomassoni capostipite di una generazione di commercianti di frutta e verdura o Leo Della Rocca, violinista, personaggio di spicco della Viserbella o di Nerina, figlia di Rosa, tra le prime commercianti di Rivabella. Forse è ora di tornare a riva... anche perché siamo in estate e il caldo e la fatica della remata ci fanno capire che quella costa che ci è vicina è in piena attività turistica, come ci ricordano il suono e le parole scandite dagli altoparlanti del Fono Nord Ovest, e questa visione, anche surreale, ci riporta alla realtà… E quale miglior ristoro ci attende sulla battigia se non la fresca acqua del Surcion? Buona lettura Sopra, un moscone approdato sulla spiaggia di Viserba anni 60; sullo sfondo villa Pezzi ora proprietà Succi “Pasticceria Reale” con i tre fratelli MariaTeresa, Pierluigi e Rosangela Sammarini

Pierluigi Sammarini - presidente associazione L’Ippocampo


6| NOTIZIE E DINTORNI La Porta di Viserba Il Comitato Turistico di Viserba ha incaricato lo Studio Piano Terra di progettare un’istallazione architettonica identificativa di Viserba da apporre sulla rotonda posta tra la via Beltramini e la via John Lennon- Antonio De Curtis, come simbolica porta d’accesso al paese. L’arredo delle rotonde, che sempre più sta caratterizzando luoghi e località, non rappresenta solo un abbellimento urbano, ma un segno distintivo che, attraverso elementi particolari e specifici, racconta idealmente il luogo sul quale sorge. Lo Studio Piano Terra ha presentato i rendering di alcune diverse idee e lo sviluppo plastico di una di queste, nel corso di un incontro che si è tenuto questa primavera presso il Bar Turismo. “Per dare forma all’identità – spiega l’architetto Francesca Perazzini – occorre sempre partire dalla storia. Ma poi bisogna venire a patti con fattibilità e sostenibilità di realizzazione, esigenze quali: materiali non deperibili (l’installazione è all’aperto, strutture di facile montaggio, costi contenuti…” Il plastico dell’istallazione che ha riscon-

trato i maggiori consensi fonda il suo concept creativo sul nome di Viserba che diventa ‘marchio’, ‘brand’, sviluppandosi sulla linea curva di un’ideale onda che disegna le lettere stesse; alle spalle, si levano da terra una serie di remi da imbarcazione proposti nel colore naturale o, in alternativa, nei colori ormai divenuti istituzionali delle opere (urbane e non solo) della città di Rimini: blu cobalto, viola, rosso e verde. “La scelta di un solo elemento rappresentativo che funge da quinta scenica, rafforza maggiormente la scritta rendendola unica protagonista dell’opera”, come illustrato dal designer Nicola Sammarini. “Un lungo studio spesso approda all’essenza – prosegue l’architetto Pierluigi Sammarini – e l’essenza in questo caso è contenuta nel nome stesso di Viserba, non un font, ma un disegno vero e proprio che, in quanto segno, racchiude una storia che va dalle origini Liberty dell’architettura locale, alla modernità, all’oggi. La proposta del materiale, per il nome è l’acciaio Corten, di colore ruggine anticato, molto resistente e di grande appeal alla vista; per i remi può essere utilizzato il legno trattato

simile a quello utilizzato nella nautica.” Il progetto, accolto all’unanimità dai rappresentati del Comitato Turistico, sarà ora presentato per approvazione al Comune di Rimini con l’obiettivo che presto possa essere realizzato e posizionato nel luogo che rappresenta idealmente uno degli ingressi sul territorio viserbese.

Viserbella festeggia con un libro fotografico Viserbella compie centodieci anni e questo anniversario viene festeggiato attraverso una serie di eventi e appuntamenti che accompagnano il 2017, inaugurati il 20 maggio con la presentazione del calendario e del libro fotografico ‘Viserbella 1907-2017’. Promosso e prodotto da E’ Scaion, Museo della Marineria e delle Conchiglie di Viserbella, con i patrocini dell’IBC Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna e del Comune di Rimini, il libro fotografico è frutto di un lavoro di ricerca, selezione, confronto e passione. Si tratta di una raccolta fotografica che, partendo dalle sue origini dichiarate, racconta per immagini la storia di questo paese con la prefazione


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di Enrico Morolli che, con il personale contributo di memorie famigliari, ha incasellato i ricordi lungo i decenni e con alcune delle immagini più rare concesse dai collezionisti Gian Paolo Semprini, Paolo Catena e Oriano Polazzi che hanno impreziosito la raccolta. Con questo libro, il Museo E’Scaion, insieme al Comitato Turistico Pro Loco e al Ci.vi.vo di Viserbella ha desiderato fare un dono, sia ai turisti che scelgono Viserbella come meta di vacanza per la sua bellezza semplice e riservata, sia ai concittadini così orgogliosi delle proprie radici nonché della memoria di cui ogni angolo è viva testimonianza. Come si legge nella presentazione del libro, a cura di Marta Martinelli, presidente del museo, fra i ringraziamenti, “particolare menzione meri-

tano l’associazione L’Ippocampo Viserba ‘laboratorio urbano della memoria’ che ha messo a disposizione il proprio archivio fotografico e lavorato insieme al Museo E’Scaion per tante serate alla ricerca, documentazione storica, selezione e catalogazione dei contenuti. Fondamentale è stata l’attività di tutti i cittadini di Viserbella che hanno contribuito con i propri archivi privati e racconti personali e famigliari alla raccolta dei materiali iconografici per la buona riuscita dei Revival Viserbellesi promossi da Enrico e Maria Luisa Morolli. Infine, ma non per ultimi, doverosi i ringraziamenti al Comune di Rimini, alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna e allo Studio Commerciale Benaglia, grazie al cui sostegno è stata possibile la pubblicazione del libro.”

Nella pagina accanto, in alto, gli architetti Pierluigi Sammarini e Francesca Perazzini, sotto, Il Direttivo del Museo E’ Scaion Qui sopra, il libro fotografico Viserbella 110° In basso, l’inaugurazione della sede alla presenza dell’assessore alle politiche scolastiche del comune di Rimini Mattia Morolli, dell’assessore regionale al bilancio Emma Petitti e del presidente dell’associazione Sabrina Marchetti

Da magazzino ferroviario a punto di incontro per… Crescere Insieme Un ampio ufficio utilizzabile anche come sala riunioni per occasioni formative e per le normali attività di coordinamento associativo, una piccola cucina per le prime esperienze di autonomia dei ragazzi più giovani, due stanze utilizzate dall’équipe multi professionale per svolgere attività di valutazione, riabilitazione e consulenza alle famiglie. Si presenta così la nuova sede dell’associazione Crescere Insieme Onlus, ubicata in via Curiel 11 a Viserba, inaugurata nella sua veste colorata e allegra lo scorso 8 ottobre, in occasione della Giornata Nazionale della Persona con sindrome di Down, alla presenza di tantissimi amici, tra cui i rappresentanti dell’associazione Ippocampo. Crescere Insieme è un gruppo affiatato di genitori di persone con sindrome di Down o disabilità intellettiva attivo nella provincia di Rimini dal 2004. “In passato avevamo sempre preferito dedicare le risorse a nostra disposizione interamente ai progetti, – scrivono le famiglie sul sito

www.crescereinsieme.rn.it - ma non era più possibile proseguire in questo modo. Così, dopo dodici anni di attività, abbiamo finalmente una nostra sede.” Sono stati necessari importanti lavori di ristrutturazione, seguiti dai genitori stessi, per ripristinare i locali, da tempo inutilizzati, concessi in comodato d’uso da RFI – Rete Ferroviaria Italiana presso la stazione ferroviaria di Viserba. Un progetto ambizioso che è stato possibile realizzare anche grazie al lascito della signora Lidia Spazi, scomparsa da alcuni anni. A nome di tutti i viserbesi, “Vis a Vis” accoglie questa bella realtà associativa con un grande abbraccio, assicurando un occhio di ri-

guardo ai progetti e alle attività finalizzati all’indipendenza e all’integrazione sociale e lavorativa. Benvenuti, ragazzi!


8| NOTIZIE E DINTORNI Terzo Revival Viserbellese Enrico Morolli, autore della prefa- zione al libro fotografico Viserbella 1907-2017, ci regala anche questa testimonianza sugli eventi chiamati “Revival Viserbellesi”. “Sulla scia delle numerosissime attività sociali, culturali, teatrali e sportive promosse ed attuate per tanti anni dai miei genitori, la Contessa Margherita Sturani Morolli e il ragioniere Angelo Morolli, a favore di Viserbella e dei Viserbellesi (anche nel periodo in cui ero fidanzato con Maria Paola Zangheri, oggi mia moglie), io e mia sorella Maria Luisa, l’11 febbraio 2017, abbiamo organizzato, per il terzo anno consecutivo, il tradizio- nale “Revival Viserbellese” per i concittadini di ieri e di oggi. Con il mio intervento, ho introdotto la serata conviviale a cui hanno collaborato fattivamente Maurizio Rossi, Davide e Teresa Neri, Angela Lucchi, Sauro Lucchi, e a cui hanno partecipato una novantina di persone, viserbellesi tuttora residenti ed ex concittadini ritornati per l’evento. Nel corso dell’incontro, sono state presentate testimonianze e foto storiche del paese, tra l’apprezzamento e l’entusiasmo dei presenti che hanno ritrovato o rinsaldato amicizie di lunga data. Erano presenti i rappresentanti del Museo “E Scaion” con la presidente Marta Martinelli, del Comitato Turistico Pro-loco e del Ci.vi.vo. locali, il parroco Don Daniele Giunchi e numerosi calciatori viserbellesi di varie epoche. Le numerosissime foto d’epoca hanno fatto da supporto e da sfondo alle testimonianze di Aldo Righini, di Corrado Fabbri, di Graziella Della Rocca, di Marino Bar-

banti e di Maurizio Rossi sui seguenti argomenti: il calcio Viserbellese e la sua storia, la zona della “Buratella”, la zona “Viserbella Centro”, la zona dell’”Helvetia” e la zona degli “orti”. La serata è terminata, con il ringra- ziamento a tutti i partecipanti, con l’immancabile torta d’augurio e con il brindisi per il genetliaco speciale di Viserbella, nel compimento dei suoi 110 anni di vita, iniziati nel lontano 1907, anno in cui, come risulta da documentazioni scritte, risale la nascita del paese, che da località formata solo da dune di sabbia, di avvallamenti di acqua e assai selvaggia, si è trasformata nel tempo divenendo

un’apprezzata località balneare della riviera Nord di Rimini.” (Enrico Morolli)

In questa pagina, in alto, Revival Viserbellese 2015 da sinistra: Marino Barbanti, Maurizio Rossi, Franco Mussoni, Mauro Perazzini, Massimo Della Chiesa, Aldo Righini, Ezio Urbinati Sotto, Revival Viserbellese 2016 da sinistra: Marino Barbanti, Roberto Rossi, Alfio Neri; a destra: Corrado Fabbri Nella pagina accanto, Ettore Ruggeri nel suo negozio di biciclette di Corso d’Augusto,1937 Accanto, Roberto e Oreste Ruggeri con i figli


9| NOTIZIE E DINTORNI Ruggeri ne ha fatta di strada… In questo anno di anniversari e celebrazioni, particolare menzione meritano anche le ottanta primavere della concessionaria Ruggeri, fondata a Rimini nel 1937 da Ettore Ruggeri con la moglie Maria Bonvicini. È una storia non solo di successo imprenditoriale, quello della famiglia Ruggeri, ma anche di idee e visione prospettica delle dinamiche sociali. Partito come meccanico e noleggiatore di biciclette negli anni in cui anche possedere una bici era considerato un lusso (e quindi venivano affittate), finita la guerra e successivamente negli anni del boom economico, Ettore dire- zionò la sua impresa dapprima verso il mercato delle moto con la mitica MV Agusta e successivamente in quello, nascente, delle quattro ruote. Dopo un primo approccio con Fiat-Moretti e con la tedesca DKW, nel 1964 la Ruggeri intraprese con SIMCA un rapporto che, pur nel cambiamento di denominazione

Un piatto da gustare Il consiglio per la preparazione domestica di un piatto gustosissimo, ci viene da Annamaria Capriotti, Chef del ristorante Le Ruote sul Mare. Si tratta dei famosissimi ‘Bucatini allo Scoglio’. Ingredienti: cozze, vongole, lumachine, granchi, mazzancolle e… bucatini. Preparazione: preparare separatamente i vari crostacei; preparazione dei sughi: olio, aglio, scalogno, pomodori pelati di qualità, un pizzico di sale e un giro di pepe macinato. Non utilizzare estratto di

dei marchi succedutisi nel tempo, era destinato a durare fino ad oggi. Fu aperto un nuovo salone con tre vetrine, sempre su Corso d’Augusto, dove rimase fino al 1972, anno in cui Ruggeri si trasferì nell’attuale sede sulla Nuova Circonvallazione. Dalle sponsorizzazioni di manifestazioni sportive agli eventi di gran classe al Grand Hotel di Rimini, dai primi cartelloni con slogan accattivanti alle campagne pubblicitarie della modernità, Ruggeri si è sempre dis-

tinto per lungimiranza e dinamismo pur restando fedele alla tradizione. Fedele anche ai valori di un’azienda di famiglia che oggi, alla terza generazione, con i figli di Ettore, Roberto e Oreste e i loro figli Alberto, Marco e Annalisa, come concessionaria Citroen e Kia, continua ad interpretare lo spirito dei tempi, preparandosi ad accogliere quel mezzo, ancora sconosciuto che, dopo le biciclette, le motociclette e le automobili, rappresenterà la mobilità del futuro.

pomodoro (acidosi) e acquistare una buona pasta di grano duro italiano. Sobbollire in acqua salata e lasciarla al dente, prendere quindi un contenitore più ampio, immettere i vari elementi e mantecare per due o tre minuti. Impiattare e spolverare con abbondante prezzemolo. Servite questo piatto ben caldo. Come vi è venuto? Se volete confrontarlo con l’originale, provate i ‘Bucatini allo Scoglio’ del Ristorante Le Ruote sul Mare, in viale Dati 25 a Viserba. Sarete i benvenuti!

Nella foto, Annamaria Capriotti


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I primi villini nasce Viserbella di Manlio Masini | foto archivio L’Ippocampo

Una stazione balneare fresca fresca… è sorta a poche centinaia di metri da Viserba, lato Bellaria. L’annuncio ufficiale per ‘voce’ de “Il Nautilo”, periodico riminese, è del 25 agosto 1907. Esattamente 110 anni fa. Il documento ufficiale che accerta il sorgere di un primo “nucleo balneare” a ponente della Fossa dei molini, vero e proprio atto di battesimo di Viserbella, è un trafiletto di cronaca giornalistica apparso su “Il Nautilo” del 25 agosto 1907. Il periodico riminese, molto attento alle “notizie della calura”, primo fra le testate

locali, comunica ai propri lettori la nascita di una «nuovissima stazione balneare a circa 500 metri da Viserba a mare verso Bellaria». Gli aggettivi utilizzati per descrivere Viserbella si sprecano: «in posizione amena e splendida, con una spiaggia sicura e vellutata, è ricca di acqua potabile, leggera e fresca, ed ha strade, già

tracciate, lungo le quali il rezzo degli alberi sarà refrigerio dolce, nelle passeggiate, ai bagnanti...». La pubblicità, anima del commercio già a quel tempo, esagerava sul “prodotto-Viserbella”, ma lo faceva a fin di bene, perché intendeva incrementare gli insediamenti urbani e favorire l’arrivo dei forestieri. Al di là delle


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belle parole, tuttavia, la «nuovissima stazione balneare» si componeva di tanto litorale allo stato brado, con zone addirittura paludose e malsane1, di qualche casupola di povera gente e di due villini, nuovi di zecca, disponibili per accogliere i primi “temerari” villeggianti. I proprietari delle due costruzioni, veri e propri pionieri di Viserbella, rispondevano ai nomi di Giulio Cesare Gamberini e di Augusto Aviano. Le loro “fabbriche”, a detta del “Nautilo”, erano gioielli di architettura in grado di attirare facoltosi vacanzieri e quindi di dare addirittura un’impronta “aristocratica” al luogo. Per questo motivo il giornale, seguendo la consuetudine del tempo che concedeva ampio spazio a tutte le novità del lido, si dilungava nell’illustrare con dovizia di particolari i pregi delle due abitazioni2.

Il villino del ragioniere Gamberini, progettato dall’ingegnere Achille Gaiba di Imola, stando ai dettagli che ci fornisce “Il Nautilo”, ha ambienti «ben disposti, spaziosi e luminosi», arredati «con gusto squisito» ed è «signorilmente fornito di ogni agio e conforto moderno»: acqua corrente, water closet, giardino, stalla e garage3. I mobili sono “firmati” dall’Ebanisteria faentina Castellani; le decorazioni in pittura sono opera dei fratelli Frascari di Imola, quelle in ceramica delle premiate Fabbriche unite di Faenza; il tetto è realizzato «col nuovo sistema di tegole di cemento» dalla fabbrica Ferniani di Faenza4. Il villino Aviano, disegnato «con fine gusto d’artista» dallo stesso proprietario noto pittore friulano, risalta oltre che per la sobria architettura anche per l’elegante mobilio, «stile floreale», anch’esso progettato da Aviano5.

A sinistra, il confine sud di Viserbella segnato dalla Fossa dei Mulini A destra villa Gamberini


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testa sulle cento presenze stagionali. Tra le ville, che aprono le loro stanze ai forestieri, spiccano quelle di Gamberini, Aviano, Galliani, Minguzzi, Bagli, Zanotti, Venturi e Torchi; tra le case, quelle di Neri, Prioli, Bilancioni, Rossi, Magrini, Dellarocca, Fantini, Torri e Mussoni11. Non c’è ancora un albergo ma è attiva una trattoria, gongola “Il Momento”, «condotta dal buon Gigi dove a prezzo onestissimo si fanno ottimi pranzi»12.

Entrambe le abitazioni, costruite da Raffaele Mussoni, «abile capo mastro» riminese, hanno terrazze che consentono di spaziare con lo sguardo «da un lato sulla immensa distesa azzurra del mare, dall’altro sul maestoso panorama appenninico, dal Latria al Tricuspidale San Marino»6. La valorizzazione del patrimonio edilizio-balneare (vedi la meticolosa descrizione delle due ville) interessa particolarmente i cronisti del tempo: per loro tutto ciò che va ad arricchire il lido rappresenta una «conquista dell’uomo sulle sabbie squallide e infeconde»7. Nel 1912, tanto per stare in tema, la Villa Gamberini subisce dei restauri di normale routine eppure la stampa, in questo caso “Il Momento”, ne dà notizia come di un evento e con la solita enfasi riferisce la fine dei lavori congratulandosi con i pittori, i falegnami e i muratori che li hanno eseguiti8. C’è da aggiungere, comunque, che il Villino Gamberini, considerato senza ombra di dubbio «uno dei più belli della nostra spiaggia», continuerà ad essere illustrato alla stregua di un monumento: un monumento alle future fortune turistiche di Viserbella. La coraggiosa

iniziativa di Gamberini e Aviano induce altri facoltosi personaggi a seguirne l’esempio. Al termine dell’estate 1907 nella «deliziosa stazione balneare» di Viserbella, si aprono i cantieri edili delle ville Galliani e Strinasacchi9. Dopo di queste sarà la volta dei villini Morini, Locatelli, Dellarocca, Rossi, Ioli, Bagli, Pozzi, Betti, Pari e di altri ancora e in breve il quartiere di Viserbella si popolerà di una decina di costruzioni lungo la prima linea e di altrettante nelle immediate vicinanze10. Ad incrementare le “fabbriche”, oltre alla convenienza del prezzo degli arenili, c’è l’abbondanza d’acqua, preziosa risorsa naturale del sottosuolo. Nel 1909 la spiaggia di Viserbella entra nelle pagine della Guida StoricoArtistica di Rimini di Luigi e Carlo Tonini. «Viserbella – si legge nell’opuscolo – è una stazione sorta con la bellezza giovanile di villini che diversi signori vi hanno costruito». Poche parole ma eloquenti per attestare l’urbanizzazione che coinvolge l’area. Nel 1910 la ricettività turistica di questo quartiere, tra villini signorili e case decorose, è ulteriormente aumentata e la colonia bagnante si at-

Note 1) Cfr. Alessandro Serpieri, “Opifici idraulici della Fossa Viserba” in Viserba ... e Viserba, Luisè Editore, 1993, pagg. 407-408. 2) Cfr. “Il Nautilo”, 25 agosto 1907. 3) Ibidem. Luigi e Carlo Tonini, Guida StoricoArtistica di Rimini, 1909. Il garage compare nel 1910 (cfr. “Il Momento”, 13 luglio 1910). 4) Cfr. “Il Nautilo”, 25 agosto 1907; “Il Momento”, 13 luglio 1910. 5) Ibidem. 6) Ibidem. 7) Ibidem. 8) Cfr. “Il Momento”, 11 luglio 1912. 9) Cfr. “Il Gazzettino Azzurro”, 19 luglio 1914. 10) Ibidem. 11) Cfr. “Il Momento”, 27 luglio 1910. 12) Questo articolo è tratto dal libro dell’autore: Viserbella “Da squallida distesa di dune a nuovo Eden dell’Adriatico”, edito da Guaraldi & Panozzo nel 2002.

Sopra, villa Aviano


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Il Nome. Promessa e auspicio. Il nome di Viserbella fu dato da Giulio Cesare Gamberini, autentico pioniere di questo spicchio di litorale appartenente alla parrocchia di San Martino in Riparotta1. Gamberini, resosi conto che Viserba derivava da vix herba, appena un filo d’erba, volle attribuire al lembo di terra adiacente, ma diviso da una “fossa” e nel quale egli, per primo, aveva costruito una villa anticipando di qualche mese quella di Aviano, la denominazione di Viserbella2. Un termine garbato, che nei suoi intendimenti racchiudeva «una promessa ed un auspicio»3. La promessa era che il nuovo quartiere manifestasse rispetto nei confronti della vicina borgata, di cui si sentiva doverosamente dipendente, come un figlio nei confronti della madre; l’auspicio, invece, era che Viserbella diventasse più bella di Viserba. Il nome, molto accattivante, fu subito accolto con simpatia da tutti, residenti e forestieri. Gamberini, del resto, persona colta, amabile e ben voluta, per anni lo avrebbe divulgato sulle pagine di tutti i periodici locali. Essendo egli corrispondente di varie testate giornalistiche, aveva come compito quello di tessere la cronaca di Viserbella4. E il nome di questa località balneare così promosso e valorizzato, ben presto entrava nell’uso pubblico, tanto da essere accettato nelle mappe catastali e nelle pratiche burocratiche dell’amministrazione comunale. Gamberini, dunque, fornisce il nome alla località; Aviano, altro “padre della Patria”, ne traccia il piano regolatore. Il pittore friulano, infatti, per evitare le lacune urbanistiche della vicina Viserba, una volta costruita la propria villa, dopo un accurato studio dell’area e delle proprietà circostanti, disegnava un piano urbanistico comprendente una serie di lotti e una fitta ma razionale rete stradale. «Un piano – chiosavano i giornali – che ci dà la visione di un nuovo Eden adriatico, popolato, in un prossimo avvenire, da numerosa elegante colonia estiva. Lieta nelle acque, nei viali ombrosi, tra una corona di vigne, di orti freschi, e di ameni giardini»5. Belle parole e bei propositi, che tuttavia non sarebbero stati rispettati. Il progetto Aviano, consegnato al Municipio e da questi giudicato «ben fatto»6, resterà anni e anni lettera morta. Nel frattempo, però, la nuova “stazione balneare” di Viserbella continuerà a proporsi ai forestieri per la presenza di alcuni graziosi villini, per la grande disponibilità di acqua potabile e per le strade che continueranno ad essere tracciate... solo sulla carta7.

Note 1) Cfr. “Il Momento”, 13 luglio 1910. 2) Ibidem. 3) Cfr. “Il Nautilo”, 25 agosto 1907. 4) Non a caso la maggior parte delle notizie utilizzate per scrivere questa storia di Viserbella le abbiamo tratte dai suoi “pezzi”. 5) “Il Nautilo”, 25 agosto 1907. 6) Cfr. “Il Momento”, 13 luglio 1910. 7) Cfr. Manlio Masini, Viserbella “Da squallida distesa di dune a nuovo Eden dell’Adriatico”, Guaraldi & Panozzo, 2002.

A destra, villa Strinasacchi, (oggi villa Enrica)


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Il Signore di Viserbella di Manlio Masini | foto archivio L’Ippocampo

Giulio Cesare Gamberini. A lui si deve, oltre al nome, ogni opera che, in quel tempo, andasse a vantaggio della sua diletta Viserbella. Fra le sue battaglie quelle per la luce elettrica, per la costruzione del ponte sulla Fossa dei molini, per la sistemazione delle strade, per l’impianto fognario, per la tutela dell’igiene, per l’ordine pubblico e per l’ufficio postale e telegrafico.

Al rag. Giulio Cesare Gamberini, protagonista della vita sociale e culturale di Viserbella agli albori del Novecento, prima o poi si dovrà dedicare uno spazio biografico. Se lo merita. Le poche note che seguono (e che si aggiungono a quelle già riportate su queste colonne) sfiorano appena il ruolo che egli ebbe nella piccola storia di quello spicchio di litorale a settentrione di Viserba; mi auguro, tuttavia, che siano di stimolo


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per iniziare un approfondimento sul personaggio. Cominciamo col dire che tutte le più importanti iniziative di interesse pubblico di Viserbella fanno capo a Gamberini. Sulla sua intraprendenza esistono varie testimonianze nella stampa dell’epoca; tra queste rendo nota quella formulata da “L’Ausa” l’11 settembre 1915: «Al sig. Rag. Giulio Cesare Gamberini iniziatore munifico di ogni opera che torni a vantaggio della sua diletta Viserbella, che quando si tratta di fare del bene sa procurarsi l’aiuto dei galantuomini senza preconcetto di parte, che rispettoso delle convinzioni politiche e religiose di tutti sa coordinare la sua azione benefica alle esigenze ragionevoli di quelli ai quali il beneficio è rivolto, vada il plauso e l’approvazione dei ben pensanti e degli onesti». Il giudizio è tortuoso nella sua formulazione, ma pregevole nel contenuto poiché espresso da un periodico cattolico. Gamberini, infatti, è di idee radicali, idee che a quel tempo non collimavano affatto con il clericalismo de “L’Ausa”; era solito, per esempio, commemorare ogni anno in pubbliche riunioni la caduta del potere temporale dei papi (XX settembre 1870)1. Per più di un lustro, inoltre, fu addirittura redattore de “Il Momento”, settimanale radicale riminese. Proprio grazie alle sue periodiche “corrispondenze” su “Il Momento”, trafiletti colmi di rabbia e amore per quel “suo” pezzetto di litorale abbandonato a se stesso, veniamo a conoscenza dei più impellenti bisogni sociali di Viserbella2. Una serie di carenze che Gamberini, inascoltato, andava periodicamente di persona a segnalare in Municipio. Proprio per essere maggiormente accreditato nelle sue sacrosante denunce, nel

maggio del 1913 dava vita, insieme con il prof. Augusto Aviano, alla Pro Viserbella, un’associazione di “maggiorenti” che si faceva carico delle necessità del quartiere, ponendosi come interlocutore nei confronti dell’Amministrazione comunale. Nel novembre di quello stesso anno, per imprimere ancora più autorevolezza contrattuale alle istanze del sodalizio, Gamberini riusciva a unificare la Pro Viserbella e la Pro Viserba, creando un unico organismo, la Pro Viserba e Viserbella, di cui era acclamato presidente in considerazione delle sue capacità culturali e dialettiche. Il primo concreto risultato che otteneva con la nuova associazione era l’installazione della luce elettrica, anche se limitata al litorale e “a spese degli utenti”, vale a dire dei proprietari dei villini3. Attraverso la Pro Viserba e Viserbella, Gamberini riesce ad alleviare non pochi disagi agli abitanti delle due borgate4. Tra le tante battaglie patrocinate per il decoro della spiaggia e la tutela degli interessi e dei diritti delle due frazioni ricordiamo quelle per la costruzione del ponte sulla Fossa dei molini, per la sistemazione

Nella pagina accanto, villa Gamberini Sotto, il confine nord di Viserbella


16| PAGINE DI STORIA

Sopra, lungomare viale Litoranea, in seguito Cristoforo Colombo (oggi via Porto Palos) Sotto, villa Piccinini

delle strade, per l’impianto fognario, per la tutela dell’igiene, per l’ordine pubblico e per l’ufficio postale e telegrafico. Ma la tempra di quest’uomo, dedito anima e corpo alla sua comunità, emerge compiutamente con la grave crisi economica ed occupazionale del 1915. Preso atto della drammatica situazione che costringe molte famiglie di Viserba e Viserbella a vivere in uno stato di estrema indigenza, Gamberini promuove la “Pro disoccupati poveri”, un Comitato che fornirà generi alimentari di prima necessità ai più bisognosi5. In autunno, dopo aver ottenuto dalle autorità militari la commissione di 2.000 capi di mutande e camicie da destinare ai soldati, dà avvio ad un laboratorio per la confezione di questi indumenti nella sua abitazione; l’opificio sarà frequentato da diverse operaie di Viserbella, che con i proventi di questa attività riusciranno ad mitigare le sofferenze del periodo bellico6. Con l’entrata in guerra dell’Italia, Gamberini, mosso sempre da sentimenti filantropici, metteva a disposizione delle famiglie dei soldati il suo tempo, dandosi da fare per il disbrigo della corrispondenza e delle pratiche

per ottenere sussidi o per inoltrare al Governo di Roma le domande di pensione nel caso di militare morto al fronte7. Quando, poi, le cartoline precetto cominceranno ad arrivare a pioggia, spetterà a lui porgere, di volta in volta, il saluto della collettività ai giovani in procinto di indossare il grigioverde8. Tra i tanti atti di solidarietà compiuti da quest’uomo carico di passione civile, in questo particolare frangente, va registrata anche l’ospitalità offerta

ai militari convalescenti in attesa di ripartire per il fronte9. Anche la moglie è della stessa stoffa umanitaria del marito: con un gruppo di signore, apre un laboratorio per la confezione di maschere antigas da spedire ai «soldati che con tanta gloria combattono le sante battaglie per la grandezza della nostra Patria»10. In agosto, Gamberini riesce a dar vita ad una scuola privata nei locali di Domenico Rossi. «La scuola – sottolinea “Il Momento” il 7 agosto 1915 – è


ZERO SPESE, SOLO VANTAGGI

gratuita e alla spesa dei libri, quaderni ecc. sopperisce la famiglia Gamberini». L’iniziativa, che ha lo scopo di togliere dalla strada «i figli dei richiamati onde avviarli allo studio e al lavoro», sarà frequentata da una trentina di bambini11. Non è la prima volta che Gamberini balza agli onori della cronaca per proposte didatticoumanitarie: nel settembre del 1911 si fece promotore di un asilo infantile a Viserba12. Chiudo questo capitoletto di notiziole su Giulio Cesare Gamberini rammentando che con la moglie Adele e l’anziana genitrice Celeste, egli fu il primo “forastiere” ad insediarsi a Viserbella e che quando le impresse quel nome così suggestivo e accattivante, il luogo era una landa di dune deserta e inospitale.

Note 1) Cfr. Il Momento, 21 settembre 1910, 7 maggio 1914. 2) Cfr. “Il Momento”, 13 luglio 1910; 30 maggio 1912; 26 giugno 1913, 17 luglio 1913, 25 settembre 1913. 3) Cfr. “Il Momento”, 20 novembre 1913, 26 giugno 1913. 4) Cfr. “Il Momento”, 26 giugno 1913. 5) Cfr. “Il Momento”, 13 febbraio 1915; 20 febbraio 1915; “Corriere Riminese”, 17 febbraio 1915, 3 aprile 1915. 6) Cfr. “Il Momento”, 27 agosto 1915. 7) Cfr. “Il Momento”, 29 maggio 1915; 27 agosto 1915; 20 novembre 1915. 8) Cfr. “Il Momento”, 22 maggio 1915. 9) Cfr. “Il Momento”, 12 giugno 1915, 26 giugno 1915, 15 luglio 1915. 10) Cfr. “Il Momento”, 12 giugno 1915, 26 giugno 1915, 7 agosto 1915, 27 agosto 1915; “Corriere Riminese”, 25 agosto 1915; “L’Ausa”, 11 settembre 1915. 11) “Il Momento”, 7 agosto 1915, 27 agosto 1915, 20 novembre 1915, 23 dicembre 1915; “Corriere Riminese”, 25 agosto 1915, 21 giugno 1916, 10 settembre 1916. 12) Cfr. “Il Momento”, 28 settembre 1911.

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18| LUOGHI DEL CUORE

Storia di un territorio e di una sorgente di Vincenzo Baietta | foto archivio L’Ippocampo

Chi sosta sulla battigia del bagno 43 di Viserbella a refrigerare le caviglie nella polla d’acqua dolce che si versa a mare, può in queste righe conoscerne origine e storia.

Fin dai tempi antichi, quando Giulio Cesare, nel 49 a.C., alla testa della sua XIII legione, si apprestò a varcare il Rubicone ed entrò, contro legis, nel territorio di Roma pronunciando le famose parole “il dado è tratto”, sull’arenile a nord della colonia romana Ariminum, da millenni, gorgogliavano le acque sorgive dell’attuale comprensorio viserbese. Erano cioè quelle stesse sorgenti che in epoca moderna chiamiamo Sacramora, Pantera e Sortie. Quest’ultima, alla quale vogliamo dedicare un partico-

lare pensiero e una trattazione speciale in occasione delle celebrazioni del centodecimo anniversario del paese sulle rive del quale ancora oggi si getta a mare, Viserbella, era una polla d’acqua dolce che sgorgava all’interno di sabbie mobili che i locali, in dialetto, chiamavano e tuttora chiamano ‘il Surciòn’ (o anche Sourcion, Surciuon). Fino agli anni Sessanta la zona interessata (in corrispondenza dello sbocco a mare di via Vincenzo Bu-


19| LUOGHI DEL CUORE

Nella pagina accanto, una veduta d’epoca della spiaggia di Viserbella in cui si può vedere in basso a sinistra la struttura che segnalava la presenza della Sorgente Sotto, particolare del “cerchione” a delimitazione dello sbocco a mare della sorgente Surciòn

signani) era ben nota e conosciuta, delimitata da un parapetto di cemento per evitare incidenti, visto che la polla d’acqua creava un fenomeno di sabbie mobili. Il Surciòn faceva paura, tanto che le mamme proibivano ai bambini di allontanarsi fino a quel luogo pericoloso. Molti, comunque, in scorribande avventurose provavano a esplorarlo, come raccontava il professor Enea Bernardi nel suo libro ‘Storie su due piedi’. “Legati tutti insieme a una lunga corda sottratta ai marinai, - si legge - mandavamo uno di noi, tirato a sorte, verso il centro delle sabbie mobili. Nonostante i reiterati tentativi spericolati, nessuno di noi ragazzi riuscì mai ad arrivare al centro: man mano che si avanzava, si sentiva una forza invincibile che succhiava ver-

so il basso, i piedi annaspavano fasciati dalla sabbia inconsistente. La sensazione era di precipitare in un vuoto senza fine, come negli incubi dei sogni. La guerra distrusse anche a Viserba case e memorie. I soldati si accamparono intorno a ‘E’ Surciòn’, scaricandogli addosso rifiuti e macerie. Iniziò così la sua agonia. Negli anni del dopoguerra lo vidi boccheggiare perché non riusciva più a respirare e a succhiare. Erano rimaste le polle centrali, quelle che noi ragazzi non avevamo mai osato profanare. Il colpo di grazia definitivo gli fu dato quando fu riempito con colate di cemento e il grande anello fu abbattuto, per lasciare il posto a una spiaggia piatta e sbiadita. Dopo un po’ ‘E’ Surciòn’ s’è preso una piccola rivincita: è rispuntato a un centinaio di metri,


20| LUOGHI DEL CUORE

verso il mare, sotto forma di una piscina d’acqua fresca e chiara che si allargava sulla spiaggia.” Oggi il Surciòn si riconosce da un cartello indicatore posto da Maurizio Rossi, titolare del bagno 43. Essa sgorga a mare attraverso un brutto e maldestro tubo di cemento fognario e sparge sulla battigia una corrente di acqua dolce, chiara e fresca, che dà benessere a chi, camminando, la attraversa sulla riva del mare. In giornate di bassa marea si scopre la polla creata dalla forza dell’acqua che giunge dalla vecchia sorgente imbrigliata una trentina di metri più a monte. Per capire l’origine di questo fenomeno e perché il territorio di Rimini Nord sia così ricco di acque sorgive, occorre volgere lo sguardo molto indietro nel tempo, affidandoci ad elementi di geomorfologia. Innanzitutto va specificato che le sorgive del territorio viserbese (Sacramora, Pantera e Sortie) sono riconducibili al fiume Ariminus, che nel Medioevo era chiamato Maricula (“piccolo mare”) in considerazione dell’abbondanza di paludi e di acquitrini nella zona della sua foce e che successivamente, in epoca rinascimentale e moderna, fu denominato fiume Marecchia. Per comprendere il valore delle sue acque sorgive, occorre far riferimento alla storia geologica e geomorfologica di questo fiume e della sua conoide sotterranea che, com’è noto, è il ‘serbatoio rifornitore’ sia delle falde artesiane sia delle sorgenti del territorio di Rimini. La conoide del Marecchia è un’alternanza di depositi di materiali fluviali alluvionali sparsi a ventaglio verso la foce del fiume. Essa ha la forma di un semicono con la punta a nord-ovest nella stretta del

ponte di Verucchio, con i laterali a sud verso il fiume Marano e a nord verso il fiume Uso. La base, a sud-est, si trova in mare, sotto l’attuale fondale di costa adriatica. La conoide è costituita da materiale permeabile grossolano (ciottoli e ghiaie) a monte, da materiale più fine (sabbie) e da materiali ancora più fini (argille) di deposizione fluviale e marina lungo l’ultimo tratto vallivo verso la foce. Tali materiali, intervallati, sono i co-

In queste pagine, i cartelli segnaletici che nel tempo lo hanno evidenziato e lo sbocco a mare del Surcion sulla spiaggia di Viserbella


21| LUOGHI DEL CUORE

stituenti delle famose falde acquifere artesiane della conoide del Marecchia (come riportato dagli studi sulla conoide del geologo professor Ugo Buli – 1935; e del professor Giulio Supino, ingegnere idraulico – 1953 entrambi docenti all’Università degli Studi di Bologna). Ma come si è formata la conoide? Stando a recenti studi di geologia e geomorfologia, occorre partire dall’inizio dell’orogenesi dell’Appennino

Tosco-Romagnolo quando, a causa di grandi forze endogene terrestri, il grande bacino marino subsidente incominciò a sollevarsi e i terreni sedimentari di periodo miocenico-pliocenico (era terziaria, compresa fra i venticinque milioni e due milioni di anni fa) e pleistocenico (primo periodo di era quaternaria, quest’ultimo durato un milione e ottocentomila anni) diedero origine alle formazioni marnoso arenacea del monte Fuma-


22| LUOGHI DEL CUORE

iolo e ad una formazione di calcari organogeni chiamata formazione di San Marino. Queste formazioni, molto porose e permeabili, quindi atte ad assorbire e a far circolare le acque di precipitazione atmosferica, poggiano su di un substrato argilloso-marnoso impermeabile di origine marina, quindi alla loro base si forma una ricca falda che va a rifornire di acqua dolce le sorgenti del Fumaiolo. Queste ultime, scendendo verso il mare, hanno inciso il territorio formando la valle fluviale del Marecchia. La conoide del Marecchia è il frutto delle regressioni marine (abbassamento del livello del mare) verificatesi durante le glaciazioni e delle trasgressioni marine (innalzamento del livello del mare) dei periodi di interglaciazione. Quando la temperatura media della terra era di una decina di gradi più bassa di quella attuale, grandi quantitativi di acqua venivano sottratti ai mari sotto forma di ghiaccio (corrispondente all’aumento delle calotte polari e dei ghiacciai di montagna). In tale contesto si aveva un aumento delle aree continentali e una incisione delle valli fluviali, poiché i fiumi dovevano, erodendo, formare un nuovo profilo di equilibrio del loro alveo per uniformarsi al nuovo livello di sbocco al mare. Così è avvenuto anche al fiume Marecchia. La presenza, verso la foce, dei terrazzi fluviali situati a diversa quota di altezza rispetto all’attuale ne è la testimonianza geologica. Quando, invece, la temperatura media della terra si innalzava di una decina di gradi, avveniva lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai di montagna e si aveva, in tal caso, una deposizione di materiale fluviale. Gli sbalzi del livello del mare erano

causa non solo della formazione di terrazzi fluviali ma anche dei terrazzi marini che sono testimonianze geologiche delle regressioni e trasgressioni marine. La massima fase di

glaciazione si ebbe ventimila anni fa, tanto che il livello del mare Adriatico si era abbassato di circa un centinaio di metri. La superficie emersa della nostra penisola collegava fra


23| LUOGHI DEL CUORE

loro regioni attualmente separate dal mare. A quel tempo la linea di costa dell’Adriatico del nord era sull’allineamento Ancona-Zara. Durante tale glaciazione, che gli studiosi chiamano Wurmiana, il fiume Marecchia approfondì il suo alveo incidendo sia le arenarie (portatrici di ghiaia e sabbia) sia le argille plioceniche. Successivamente, in periodo interglaciale, quando iniziò un graduale ritiro dei ghiacci a seguito dell’aumento di temperatura, databile fra i quindicimila e i seimila anni fa, il mare avanzò (trasgressione oloceni-

ca) ricoprendo i terreni emersi fino a raggiungere la posizione costiera pressoché attuale. In quel periodo (all’incirca cinquemila, seimila anni fa), avvenne una fase di massimo riscaldamento (ottimo climatico neolitico) nella quale l’innalzamento del livello del mare fu tale che la nostra costa avanzò di qualche centinaio di metri più all’interno della linea di costa attuale andando a formare la greppa (o greppo) di mare, chiamata falesia morta o paleo falesia, cioè quella scarpata presente sul nostro territorio da Bellaria fino a Cattolica,

In queste pagine, il cartello grafico realizzato dalla designer Loredana Cramarossa dove viene indicata chiaramente la natura delle acque dolci in riva al mare


24| LUOGHI DEL CUORE

Sopra, sbocco a mare della sorgente Surcion oggi

che divide la pianura alta da quella più bassa. A Viserba la greppa del mare è visibile lungo la via Sacramora. La pianura bassa è la fascia di terreno di costa un tempo costituita da allineamenti di dune e da cordoni sabbiosi poggianti su terreni di origine alluvionale. A seguito di questa fase di innalzamento del livello del mare, vennero erosi i terreni alluvionali costituiti di ghiaie, sabbie e argille che si erano depositati durante l’ultimo periodo olocenico. Gli effetti erosivi dell’ingressione marina sono stati la causa della formazione di numerose sorgenti di acqua dolce che si sono prodotte alla base della falesia morta e che vanno ad alimentare la falda freatica della fascia costiera, nonché la fuoriuscita di acque dolci da straterelli sabbiosi intercalati nelle argille alluvionali che un tempo fluivano numerosi fra Bellaria e Rimini. In particolare a Viserba e Viserbella

le sorgive sono in connessione a strati ghiaioso-sabbiosi della Conoide Marecchia troncati dalla trasgressione marina circa cinquemila anni fa. Dopo tutto questo, è evidente che la natura, attraverso il corso di milioni di anni, con un lento lavoro di forze interne alla terra e di forze esterne climatiche, ha prodotto quello scrigno di oro blu rappresentato dal conoide della Valmarecchia con le sue falde artesiane e le sorgenti di acque dolci che sono state e sempre dovrebbero essere, un richiamo e un’attrattiva turistica peculiare del territorio riminese e particolarmente della sua zona nord. E, tornando al nostro Surciòn, val la pena ricordare che esso rappresenta l’ultima polla di acqua dolce che sgorga in spiaggia di tutto il territorio di Rimini e probabilmente l’ultima sull’intera costa da Cesenatico a Cattolica. Già da sola, questa unicità, dovrebbe essere sufficiente per recu-


perare la polla e darle dignitoso sito. Sono quarant’anni che chi scrive si adopera per dare una soluzione decorosa alla sorgente, non soltanto per il suo valore ambientale, ma anche per quello storico e leggendario. Oggi che l’attenzione verso il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione ambientale passa anche attraverso un progetto territoriale concreto, ‘il Parco del Mare’, auspichiamo che, grazie all’aiuto dell’attuale amministrazione e del Gruppo Romagna Acque Società delle Fonti, sia finalmente giunto il momento anche per il Surciòn di tornare a ‘rivedere le stelle’.


26| VOLTI E STORIE

Il violino

di Leo Della Rocca di Sabrina Ottaviani | foto archivio famiglia Della Rocca

Della Rocca. Un nome e una famiglia noti a tutti a Viserbella, ma che significano soprattutto musica, la musica del violino di Leo…

Centodieci anni di storia hanno fatto della piccola ma preziosa Viserbella un paese che, nella sua naturale evoluzione, crescita e trasformazione, ha incrociato il cammino o dato i natali a personaggi di cui la memoria è doverosa e il ricordo, ancora vivo, è permeato di un affetto speciale. Fra i concittadini più noti e meritevoli di menzione vi è certamente il violinista Leo Della Rocca, la cui bella storia è qui raccontata dalla viva voce della sua primogenita, Graziella, che allarga la trattazione ricordando anche un altro importante momento viserbellese sempre legato alla sua famiglia: la donazione, da parte del nonno Domenico Della Rocca, di uno dei due orti (l’altro apparteneva alla famiglia Ioli) sul quale sorge l’unica piazza del paese: la piazza De Calboli. “Leo Della Rocca era prima di tutto mio padre – inizia Graziella Della Rocca con un sorriso - e con affetto,


27| VOLTI E STORIE

nostalgia e orgoglio, mi fa piacere ricordare la sua persona e la sua personalità. Era pittore per passione. Sensibile, amante del bello, della natura e della musica. Suonava il violino e il sax. Di professione faceva l’imbianchino. Era padre orgoglioso di noi quattro figlie.” La famiglia del noto violinista viserbellese era originaria di Casale di San Vito e il 25 agosto del 1911, quando nacque Leo, ultimo di sei figli, si era già trasferita a Viserbella. Leo sposò Antonia Mengucci (la Tonina), nativa della Sacramora, ed ebbe quattro figlie: Graziella, Paola, Annetta ed Elisabetta. Quest’ultima, seguendo le orme del padre e dei suoi insegnamenti, si è diplomata in violino a pieni voti e ora è insegnante e concertista. Anche due nipoti del nonno Leo, Claudia e Lea, si sono diplomate in violino. Indubbiamente la musica è un filo importante e prezioso che lega tutta la famiglia Della Rocca.

Andando indietro nel tempo nelle vicende della famiglia del padre, Graziella ricorda il nonno Domenico, muratore, che lavorò per tanto tempo con l’impresa edile dell’ingegner Mussoni di Rimini, che progettò e costruì alcune delle belle ville sorte all’inizio del Novecento sul lungomare di Rimini, di Viserba e Viserbella, proprio negli anni in cui il paese si stava sviluppando economicamente, grazie ai primi timidi turisti che sceglievano questi lidi per le loro vacanze. “Anche il nonno ampliò, per la sua famiglia, la sua piccola casa a Viserbella, seguendo i canoni e lo stile di allora. – ricorda Graziella - La nostra casa, così come l’aveva pensata il nonno, si trova in piazza De Calboli ed è curioso ricordare proprio come nacque la nostra piazzetta, perché questo fatto è legato alla famiglia Della Rocca. Infatti il nonno e la famiglia Ioli, che erano proprietari di

Nella pagina accanto, il violinista Leo Della Rocca Sopra, da sinistra, Leo con la figlia Graziella e accanto insieme ai colleghi intento a svolgere il suo lavoro di imbianchino


28| VOLTI E STORIE

In questa pagina, Leo insieme ad alcuni colleghi musicisti dell’Orchestra Stella

un terreno di fronte a casa nostra, dove pascolavano anche le pecore, decisero di donarlo al Comune per farne la piazza del paese. Una grande festa accompagnò l’evento.” Infatti, come si può leggere nella prefazione a cura di Enrico Morolli del libro fotografico ‘Viserbella 19072017’ prodotto dall’associazione “E’

Scaion” in occasione del 110° anniversario della località, “piazza De Calboli fu realizzata nel 1929 per donazione al Comune di due orti confinanti, di proprietà di Mario Ioli e di Domenico Della Rocca. In tale occasione, citano i giornali dell’epoca, ‘si organizzò una gran festa con fuochi d’artificio, cuccagna e gastronomia e folla, tanta folla…’” Dai festeggiamenti alla musica. E il pensiero di Graziella va alle note che, prodotte dal violino del padre, permeavano l’aria in quelle giornate lontane. “Per il babbo la musica è sempre stata una passione e una professione. Fin da bambino aveva dimostrato interesse e amore per il violino. Infatti, giovanissimo, aveva frequentato il Liceo Lettimi, con ottimi risultati, sotto la guida e l’insegnamento di validi professori. Non arrivò al diploma, perché, per problemi economici, iniziò presto a lavorare, continuando però sempre a studiare il suo amato violino, senza mai smettere di perfezionarsi nello strumento, con tanta dedizione. Poi, presto, realizzò il suo sogno: formare un’orchestra.” Così nacque l’Orchestra Stella. Insieme a validi elementi, Leo diede vita ad un gruppo molto affiatato che iniziò da subito ad avere notorietà in zona. “Ricordo qualche componente. – prosegue Graziella - Mio babbo al violino e sax, Gino Lichini al basso, Augusto Mazzotti alla batteria, Lino Canini al clarinetto, Sergio Giorgetti alla fisarmonica e Romano Della Rocca, il cugino, come cantante. Si esibivano nei più noti locali della riviera, come il Garden Ceschi, la Villa dei Pini, la Sacramora, la Locanda del Lupo e altri, avendo spesso, come ospiti, musicisti e cantanti famosi.” Leo, col suo violino, ha accompagnato anche tantissime coppie nel


À LA CARTE INGREDIENTI SPECIALI PER UN GRANDE SERVIZIO DI STAMPA giorno del loro matrimonio, suonando dolci melodie. Mentre la musica è stata la sua professione, la pittura lo ha accompagnato per tutta la vita. Una grande passione che ha sempre coltivato con costanza e impegno, ottenendo riconoscimenti e buoni risultati. “Negli anni Trenta-Trentacinque a Viserbella venne ad abitare il professor Piero Bagli, scultore e pittore di Milano, insegnante dell’Accademia di Brera. – racconta Graziella - Fu così che insieme agli amici pittori Aldo Col, al giovanissimo Bruno Militi, ai fratelli Nazzareno e Tonino Tognacci, Leo poté perfezionarsi e attingere dagli insegnamenti del professore tecnica, sensibilità e colore, dipingendo ad olio nature morte, paesaggi e marine, in modo semplice e genuino, come era lui.” I successi delle varie mostre, estemporanee, collettive e personali, svolte in tutta la Romagna sono testimoniati dalle recensioni e dagli articoli molto positivi e gratificanti che le accompagnarono sulla stampa locale. “Sono commossa e gratificata di questo desiderio di ricordare la sua figura di uomo e di artista e di questa intervista che mi viene proposta a così tanti anni dalla sua morte, avvenuta a Viserbella il 29 giugno 1973. Mio padre aveva sessantadue anni ed era ancora in piena attività. Non eravamo preparati a perderlo così presto. Pensando alle tante vicende che abbiamo vissuto insieme, ho deciso che sarebbe stato bello ricordarle e raccontarle ai nostri concittadini. Semplicemente, con tanta nostalgia e amore.”

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1907-2017

un doppio anniversario di Maria Cristina Muccioli | foto archivio famiglia Neri

Anche lei avrebbe centodieci anni. Quando la storia di uno si fa storia della comunità e di un territorio. Maria d’Ugo: un nome, un volto, un ricordo... Anzi, tanti ricordi nella mente e nel cuore di chi l’ha conosciuta al bando di frutta oggi gestito dalla figlia e dal nipote. Come capita spesso, anche la storia di Maria e della sua famiglia ci accompagna lungo un percorso che tocca due secoli e i cambiamenti sociali che li hanno caratterizzati. A partire dalla coincidenza della data di nascita: quel 1907 che segna l’inizio dello sviluppo di Viserbella, con le due villette edificate da Gamberini e da Aviano in una landa desolata, prime perle della bella cartolina di oggi. “A Viserbella, mia madre Maria Tomassoni arrivò da ragazzina, nel 1921 – racconta Anna Polazzi, l’ultima dei quattro figli, nata nel 1942 – La sua famiglia era molto povera e viveva a Sogliano al Rubicone. Suo padre Ugo era emigrato a Detroit, negli Stati Uniti, nel 1913, lasciando in Romagna la moglie Teresina e tre bambine piccole (Maria, Seconda e Mafalda). La lontananza, però, pesava


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troppo alla giovane sposa, che decise presto di affidare le figlie alla madre e partire a sua volta per raggiungere Ugo. A Detroit la coppia aprì una trattoria, con le specialità romagnole preparate da Teresina, molto gradite dagli emigrati italiani. Nacquero altre due figlie: nel 1915 Iolanda e nel 1917 America. La sistemazione nella metropoli era perfetta, tanto che Teresina nel 1920 affrontò di nuovo il lungo viaggio per tornare a Sogliano con le piccole ‘americane’ e un’altra in grembo (Ida nacque a Sogliano proprio nel 1920). La sua intenzione era di prendere le tre figlie ‘italiane’ e portarle a ricongiungersi col babbo. ” Già in questa prima fase della storia passano davanti ai nostri occhi immagini da film, con gli emigranti italiani stipati nelle terze e quarte classi dei transatlantici, i fagotti con i miseri bagagli, le quarantene a cui sottostare all’arrivo nel Nuovo Mondo… Fu la burocrazia ad interrompere sul più bello il sogno americano della famiglia Tomassoni.

“Quando la nonna Teresina cercò di imbarcarsi insieme alle sei bambine per ritornare a Detroit – spiega Anna – le negarono il visto, proprio per l’elevato numero di minori che portava con sé. A quel punto Ugo decise di ritornare in patria, anche se la prospettiva era di ricominciare una vita di stenti. Erano gli anni in cui la riviera adriatica vedeva sorgere il business turistico, con prospettive di lavoro per tutti. Ugo e Teresina decisero quindi di trasferirsi a Viserbella, in via Colli, diventando i custodi di casa Benaglia, villeggianti romani con origini locali. Qui, nel 1922, nacque la settima figlia, Bruna, che oggi vive a Torre Pedrera insieme alla sorella Ida. Anche a Viserbella aprirono una piccola osteria, dove però Ugo si fece conoscere presto per il suo carattere focoso e poco accondiscendente col regime del tempo, tanto che nel 1925, per evitare di subire violenze politiche, fu costretto a ripartire per gli Stati Uniti, dove rimase fino

Nella pagina accanto, una suggestiva immagine di Maria Tomassoni che consegna la frutta portandola con la sua bicibletta In questa pagina, a sinistra, un ritratto della famiglia Polazzi A destra, Giovannino fratello di Anna Polazzi e figlio di Maria d’Ugo Sopra, Tina sorella di Anna al mercato


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al 1954 lavorando come guardia giurata. Col padre lontano, bisognava tirarsi su le maniche, soprattutto per la primogenita! “Mia mamma diceva che ai tempi della sua adolescenza c’era tanta miseria, ma anche allegria. – Racconta Anna – Poco più che bambina faceva la lavandaia in una pensione (l’attuale Villa Laura). Dal ‘21 al ‘24, lavorò nell’albergo Nuova Italia insieme a tre sorelle, sempre nei lavori più umili. Lavoro e fatica, fatica e lavoro. Ma anche divertimento, con il ballo all’albergo Belvedere. E quando arrivavano Maria e le sorelle, le altre brontolavano: ‘Ecco, adesso ci sono le Ughe, abbiamo finito di ballare!’, perché erano tutte molto belle.” Testarda, però. Come quando, nel 1926, diciannovenne, quindi ancora minorenne per quei tempi, decise di sposarsi col suo innamorato, Nazareno Polazzi, dieci anni più di lei. “La nonna non voleva. – ci dice Anna – Ma loro fuggirono in calesse,

per andarsi a sposare all’estero: a San Marino!” Poi, tutti di nuovo felici. Lui era muratore, ma non sempre c’era lavoro. Quindi il ‘caterpillar’ della famiglia era lei: instancabile e sempre impegnata in mille occupazioni, non ultima quella di mamma, con Luciana (nata nel ‘27), Tina (‘31), Giovannino (‘37) e Anna (‘42). Orgogliosa e intraprendente, ad un certo punto della sua vita di fatica, Maria decise di diventare imprenditrice di sé stessa. “La scintilla scaturì da un piccolo screzio familiare. – Racconta la figlia – Mio padre un giorno la rimproverò per aver speso qualche spicciolo per comprarsi una spilla per i capelli. Lei si offese e da quel giorno decise di non voler più dipendere economicamente dal marito. Gli disse: ‘Ah, sé? Adès at faz véda mé’!” In quel “Ora ti faccio vedere io!” c’è tutta la rabbia di una ragazza che ha sempre lavorato senza avere soddisfazioni e riconoscimenti. C’è lo spirito combattivo di una

In questa pagina, da sinistra Tina al banco di Viserbella con la suocera Palina Di seguito, Giovannino con l’ape Nella pagina accanto, Maria al suo banco nell’attuale mercato di via Polazzi Sotto, la foto di Maria da cui un pittore francese ha ricavato il ritratto a destra


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donna consapevole del suo valore, il desiderio di indipendenza e di riconoscimento dei propri sforzi. Maria iniziò così a portare in piazza, a Viserba, le erbe mangerecce che raccoglieva in campagna e le verdure che coltivava in un terreno sassoso dietro alla ferrovia, affittato dal Demanio e trasformato in orto dal suo sudore. Senza contare le bestie che allevava: due pecore, le galline, i conigli. E, nella stagione giusta, l’allevamento dei bachi da seta. Mai ferma! Negli occhi dei viserbesi più anziani, la Maria d’Ugo spinge la sua carriola carica di verdure per le vie del paese, poi tira un carretto a mano o fa le consegne in sella alla bicicletta. “Instancabile. Severa con i figli, ma gentile con i clienti. Generosa con chi aveva bisogno”, la descrive la figlia. Col tempo, Maria cominciò anche a vendere la frutta e verdura che andava a comprare all’alba al mercato all’ingrosso di Rimini. Come clienti, oltre alle famiglie di residenti

e di villeggianti, le pensioni della zona. I suoi prodotti erano di qualità e freschissimi e quindi il lavoro non mancava. Nel 1958 il ‘banco’, con gli altri della piazza, si spostò nella sede attuale di via Panzacchi. All’inizio, solo l’ombrellone come copertura, sia che piovesse, nevicasse o ci fosse il sole battente.

La primogenita Luciana si sposò e scelse la vita da casalinga. La seconda figlia, Tina, sposò il figlio della Palina, storica commerciante di frutta e verdura in piazza a Viserbella, e fino a qualche anno fa ne continuò l’attività. Con Maria, al banco del mercato viserbese, iniziarono invece a


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Dall’articolo di Giorgio Benaglia (La ‘Trata’ di Viserbella, giugno 1999) Maria Tomassoni, la Maria d’Ugo, che è venuta a mancare novantenne nei giorni di Natale del 1997, merita una citazione (…) nelle cronache. Dal 1930 col marito e le figlie abitava la casetta che mio padre aveva fatto costruire anni prima. Durante l’estate si sistemavano in un locale adiacente la casa per lasciare posto a noi, d’inverno riguadagnavano un paio di locali. In poche parole custodivano la proprietà e coltivavano i mille metri di orto. Dal 1933 al 1939 avevano assistito i miei nonni paterni che, dopo la morte di mio padre erano tornati in Romagna. Maria d’Ugo è stata la raffigurazione vivente del sacrificio, del lavoro vissuto come sublimazione del quotidiano. Durante il assaggio del fronte, con la figlia Luciana era rimasta a Viserbella, mentre il marito e le tre figlie più piccole erano sfollati a San Marino. Ancora oggi mi chiedo quale grado di resistenza avesse questa donna che alle due di ogni notte spingendo il suo carretto andava oltre Rimini per approvvigionarsi di verdura per il mercato, ove rimaneva sin oltre mezzogiorno; rientrata a casa mangiava un boccone e poi, zappa in spalla, andava a bonificare dai numerosi sassi la striscia di terra sottostante la ferrovia, che trasformava piano piano in orto. Ogni quindici giorni caricava sino all’inverosimile la bicicletta di provviste e biancheria di ricambio e spingendo andava dai suoi a San Marino, da dove tornava la domenica pomeriggio coi panni sporchi.

lavorare, ancora ragazzini, prima la figlia Tina, poi Giovannino e Anna. Incaricato per lo più delle consegne col triciclo a motore e poi con l’Ape, nel 1976, ad appena 39 anni, Giovannino, sposato e con due figli allora adolescenti, subì un ictus che lo rese invalido. Con enorme dispiacere dovette cessare l’attività, lasciando il lavoro a madre e sorella, che si tirarono su le maniche ancor di più, pur nel dolore e col pensiero sempre rivolto al loro ragazzo. “Nel 1977 sono subentrata a mia madre nella licenza. – spiega Anna – Lei, però, ha continuato a venire al mercato fino agli ultimi tempi. Quando non riusciva a muoversi da sola, andava a prenderla con la Vespa mio marito Angelo Neri.” Maria voleva essere lì, salutare i clienti, mentre sulla sedia puliva le verdure e con lo sguardo controllava la situazione. “Tutti le facevano una gran festa, era una presenza molto amata. Nel suo scaldino cuoceva le mele e quel profumo è un ricordo indimenticabile, non solo per me”, conclude Anna con commozione. La Maria d’Ugo ha vissuto novant’anni, lasciando questa terra alla fine del 1997. Oggi l’attività creata e sviluppata da questa piccola grande donna è portata avanti dalla figlia Anna, con cui collabora, già da quand’era bambino, il figlio Andrea. “Tutti e due i miei ragazzi sono passati da qui, – spiega Anna – inizialmente aiutando durante le vacanze scolastiche. Poi il più grande, Alessandro, del 1964, avendo il diploma di tecnico industriale ha preferito occuparsi nel suo settore ed è impiegato alla SCM. Andrea, del 1969, pur avendo studiato informatica si è appassionato al mio


lavoro.” Andrea e la moglie Elena, terza generazione del banco della Maria d’Ugo, incarnano il presente. Con solarità, gentilezza e professionalità. Anna e il marito Angelo sono orgogliosi della loro famiglia riunita attorno all’eredità della nonna. Ancor più felici da quando si è affacciata la quarta generazione: i figli di Andrea. Matteo (24 anni, neolaureato in ingegneria meccanica), Luca (21 anni, studente universitario), Sara (19 anni, ultimo anno di ragioneria) sono i volti giovani della famiglia e quando sono liberi dagli impegni scolastici aiutano i genitori e i nonni, regalando ai clienti gli stessi sorrisi e la stessa gentilezza. La Maria d’Ugo ne sarebbe felice.

Nella pagina accanto, l’attuale banco della frutta di Anna Tomassoni e il figlio Andrea Neri con la moglie Elena e due collaboratori


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“Qui Fono Nord Ovest Radio Spiaggia!” di Francesco Protti | foto archivio Francesco Protti

Dal 1964 fino al 2001 la ‘Fono Nord Ovest Radio Spiaggia’, oggi facente parte della famiglia ‘Publiphono Rimini’, ebbe una sua vita e una sua storia, tutta locale, di cui ci parlano i protagonisti di quell’avventura.


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Nonostante le tecnologie di oggi, con telefoni cellulari ad alto livello, smartphone e altre diavolerie, la vecchia e mitica ‘Radio Spiaggia’, ovvero la ‘Fono Nord Ovest Radio Spiaggia’, nata nei primi anni Sessanta a Viserba da una costola della ‘Publiphono’ di Rimini, resiste e primeggia tra il bombardamento di annunci pubblicitari di vario genere. Di questa e dei personaggi che le hanno dato i natali e che ne hanno caratterizzato la storia, riteniamo sia doverosa una trattazione su queste pagine, anche in considerazione del fatto che, in diverse occasioni, tale storia è stata assimilata, senza distinguo, a quella della ‘mamma’ Publiphono, riminese, della quale oggi fa parte ma che, agli esordi e per un periodo della sua esistenza, ha vissuto di vita propria. Una vita datale dal viserbese Mario Petrucci, detto ‘Speack’. La ‘Publiphono’, che esordì sulla Riviera Adriatica per l’utenza di Rimini circa settant’anni anni or sono grazie all’intuito di Renato De Donato, Glauco Cosmi e Sergio Zavoli, ha avuto nel tempo varie trasformazioni con cambi di gestione, personale e locazione dei propri studi di trasmissione. Da testimonianze attendibili, sappiamo che nacque con lo scopo di divulgare, come un radiogiornale, notizie relative alla città di Rimini, cronaca e annunci commerciali, alternati da musica; tutto ciò con tanto di sigla musicale e un proprio titolo, ‘Voci della città’. Ancora oggi, nel centro della città, si possono vedere gli altoparlanti ed ascoltare in alcune occasioni musica e annunci. Nel tempo, il servizio della ‘Publiphono’ si estese, in estate, anche alla spiaggia e, accolto con grandi favori, istituì il servizio, utilissimo, relativo alla ricerca di persone smarrite; non

mancavano naturalmente comunicati commerciali, musica e notizie di vario genere. Vale ricordare che la ‘Publiphono Rimini’ diffondeva allora le sue trasmissioni da Rimini a Miramare, verso sud, e a nord fino a San Giuliano Mare. Ma andiamo per ordine e vediamo come sono andate le cose dalla viva voce di alcuni dei protagonisti. “Nel 1963 - ricorda Filiberto ‘Bibi’ Bonduà, primo tecnico della Fono Nord Ovest Radio Spiaggia – fui incaricato da Mario ‘Speak’ Petrucci di organizzare ed installare nella cabina di spiaggia, prima sede della ‘Fono Nord Ovest’, la strumentazione tecnica necessaria a trasmettere musica e annunci. Presi in mano un impianto primordiale, trovando già installati gli altoparlanti: le famose ‘trombe’ e relativi pali di sostegno. Successivamente l’impianto venne diviso in tre sezioni, che servivano centralmente la zona di Viserba, verso nord la zona di Viserbella e Torre Pedrera e verso sud Rivabella. I primi impianti tecnici di trasmissione, che oggi appaiono rudimentali nelle foto d’epoca,

allora erano all’avanguardia. Gli amplificatori erano i famosi ‘Geloso’, con una potenza di 400 Watt – 100 Volt, a tensione costante. Il problema maggiore, per cui bisognava essere sempre allertati, era dovuto alla manutenzione costante lungo i cavi che, a causa dei lavori di installazione dei pali degli ombrelloni, molto di frequente, inavvertitamente, venivano tranciati e bisognava allora ispezionare tutta la linea, non sapendo ovviamente la posizione esatta del guasto. Stesso problema si proponeva dopo una violenta mareggiata e, considerando che la sede era una cabina, spesso le apparecchiature le recuperavamo

Nella pagina accanto, l’inaugurazione (1968) della sede della Fono Nord Ovest nella palazzina del turismo di Viserba Sopra, Mario Petrucci al lavoro


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sulla spiaggia!” Chi non ricorda, nel 1964, e precisamente l’8 di giugno alle ore 19, il pauroso uragano che distrusse tutte le attrezzature sulla spiaggia? Beh, nel tempo di quattro giorni, la ‘Fono Nord Ovest Radio Spiaggia’ riprese a funzionare. Fonti ufficiali ci confermano che nel 1964 le trasmissioni della ‘Fono Nord Ovest’ relative alle spiagge di Rivabella, Viserba, Viserbella e Torre Pedrera erano già in atto. Sulla spiaggia, a Viserba Centro, all’ingresso mare a fianco del Bar Turismo, si trova una cabina (v. foto p. 38) attualmente utilizzata dalla direzione dello stabilimento balneare Playa Tamarindo, dove ancora oggi esiste un impianto di diramazione dei segnali di trasmissione da Viserba verso Rimini; quella era la sede estiva della ‘Fono Nord Ovest’. Vale ricordare che in quella sede era ubicato, novità della stagione balneare di allora, anche un Pronto Soccorso per le piccole medicazioni. Questo sta a significare che, in quel momento, la ‘Publiphono’ di Rimini istituita nel 1946 serviva unicamente l’utenza di Rimini (da Miramare fino a San Giuliano a Mare), mentre la zona nord, da Rivabella fino a Torre Pedrera, era coperta dalla locale ‘Fono Nord Ovest’. “Nel 1964 ero appena arrivata a Viserba dalla Svizzera. - racconta Carla Thanner Bonduà, prima annunciatrice ufficiale della neonata Fono Nord Ovest - Mario Petrucci mi offrì di collaborare al servizio; lui si occupava delle trasmissioni, mentre io, per tutto il giorno, mi occupavo degli annunci di vario tipo, dalle comunicazioni della Capitaneria di Porto relativi alla balneazione, al ritrovamento o scomparsa di bambini e/o anziani. Il tutto in varie lingue:

francese, inglese, tedesco.” Per dare ai turisti un servizio più funzionale, ‘Speak’-Mario aveva regalato a ogni bagnino un telefono (ovviamente fisso, considerata l’epoca) collegato con un centralino nella sede del ‘Fono Nord Ovest’, affinché per ogni emergenza si potesse comunicare immediatamente con gli speaker di turno. Curioso anche il soprannome di Mario Petrucci, dettato dal suo lavoro di annunciatore e lettore, dotato di una perfetta dizione. Anna Maria Petrucci, figlia di Mario e custode di ricordi e documentazioni del padre relative alla nascita del Fono Nord Ovest Radio Spiaggia, racconta: “Nel 1963 mio padre ebbe la concessione, da parte della

Sopra, Filiberto (Bibi) Bonduà in studio


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In alto a sinistra, Carla Thanner in una recente immagine A destra, le strumentazioni della stazione radiofonica Sotto, a sinistra, Vittorio Corcelli in una foto di alcuni anni fa Accanto, la serata con Secondo Casadei in piazza Pascoli con Carla Thanner al microfono, mentre presenta l’Orchestra

Amministrazione Provinciale di Forlì, per l’installazione di un cavo per la diffusione di trasmissioni pubblicitarie al Km. 14 della Strada Provinciale n. 45 (litoranea a nord di Rimini). Dai suoi racconti ho saputo che fra il 1953 e il 1954, prima di intraprendere l’attività della ‘Fono Nord Ovest’, mio padre possedeva un camioncino con degli altoparlanti attraverso i quali diffondeva annunci

pubblicitari e questa sua attività era chiamata ‘La Voce di Viserba’. Relativamente al personale che ruotava attorno alla nuova struttura che inizia la sua attività nel 1964, mio padre si è avvalso di voci maschili e femminili, alcune delle quali hanno fatto la storia della ‘Radio Spiaggia’.” Agli inizi degli anni Settanta tra queste voci fece il suo esordio Vittorio Corcelli, che proveniva dalla


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Sopra, la prima cabina di trasmissione visibile ancora oggi sulla spiaggia Playa Tamarindo

sua attività di cantante sulle navi da crociera. Vittorio, per tanti anni, ha rivestito l’incarico di direttore artistico della Fono Nord Ovest Radio Spiaggia, occupandosi, fra l’altro, della messa in onda delle trasmissioni quotidiane e della scelta delle musiche.” “Molte le voci femminili che si sono alternate negli anni in qualità di annunciatrici. – continua Anna Maria - All’inizio degli anni Ottanta anche io sono entrata a far parte dello staff. Ricordo, oltre a Carla Thanner, prima annunciatrice, Marina Zamponi, che ha collaborato per oltre dieci anni, mentre la parte tecnica per oltre quindici anni è stata curata da Filiberto Bonduà. Un altro tecnico era Antonio Pigiani, che curava anche le affissioni nelle ‘plance’ pubblicitarie che venivano posizionate da Rimini/ Marina Centro fino a Cesenatico. Nell’anno 2001 mio padre Mario Petrucci cessò l’attività e nel 2002 l’azienda passò a Ugo De Donato, titolare della ‘Publiphono’.” Anche Antonio Pigiani ci offre i suoi

ricordi e racconta la sua esperienza di quegli anni. “Al termine del servizio militare – dice Antonio - seppi che Mario Petrucci cercava personale tecnico; avendo qualche competenza in materia (mio padre faceva l’elettricista) mi presentai e fui assunto. All’epoca lavorava già Bibi Bonduà ed io entrai a far parte dell’azienda quando questa si era già trasferita nei locali della Palazzina del Turismo in via Dati 180. In quegli anni (erano gli anni Ottanta) tutti i segnali per le trasmissioni partivano da lì. Quindi, attraversando la strada, si dividevano in due linee: una verso sud per Viserba e Rivabella e una verso nord per Viserbella e Torre Pedrera. Oltre al mio incarico di tecnico, nel periodo di ferragosto mi inviavano in missione dai bagnini e alberghi per ricevere le loro adesioni e per augurare a tutti buon ferragosto. Il lavoro più impegnativo era, ad inizio e fine stagione, quello di installare le attrezzature e, soprattutto in autunno, fare manutenzione agli impianti preparandoli per la stagione successiva.” Come sopra accennato, colonna portante della ‘Fono Nord Ovest Radio Spiaggia’ è stato per tantissimi anni Vittorio Corcelli. A lui si devono la preparazione dei testi da trasmettere e la direzione artistica di tutta la struttura. “Entrai a far parte dello staff di Mario Petrucci agli inizi degli anni Settanta, quando l’azienda si era da poco trasferita nei locali della Palazzina del Turismo. - racconta Vittorio Corcelli - Mario era un vulcano di idee e subito ci mettemmo all’opera per studiare tutte le strategie, sia per la parte commerciale (pubblicità) sia per la parte artistica, in quanto ci occupavamo anche degli avvenimenti


musicali che si sarebbero svolti nelle ore serali. Passavamo le giornate con i nostri collaboratori presso bagnini e albergatori, per illustrare questa nuova formula di comunicazione in supporto al turismo che in quegli anni faceva la parte da gigante. C’era inoltre la scelta delle voci: SpeakMario era la voce guida. Poi, con il passare del tempo, presi anch’io a condurre le trasmissioni, in diretta o registrate, mentre Petrucci curava la parte amministrativa e i rapporti con le autorità. Come direttore artistico della ‘Fono Nord Ovest’, dato che ero anche l’organizzatore delle serate di selezione del concorso ‘Miss Italia’, in quell’occasione facevamo anche provini alle ragazze scelte per poterle inserire come voci nelle trasmissioni giornaliere di ‘Radio Spiaggia’.” Al termine di questo nostro racconto sulla Viserba balneare di altri tempi, è doveroso ricordare altre vociguida della ‘Fono Nord Ovest’, che inaugurò la sua nuova sede nella Palazzina del Turismo a Viserba nel 1968, sede occupata fino al 2001. Dopo Carla Thanner Bonduà (prima annunciatrice dal 1964), nel 1973 arrivò Rosanna Costantini, preceduta dalla voce di Lisa Sprenger, di nazionalità tedesca; nel 1986 e 1987 ci fu Katia Fabbri, seguita de tante altre voci negli anni a venire. A tutti questi personaggi desideriamo dire grazie per la professionalità e utilità in un servizio pubblico così importante per il turismo locale. E concludiamo con il noto saluto: “Qui Fono Nord Ovest Radio Spiaggia. A tutti, buone vacanze! Vi invitiamo all’ascolto di notizie e musiche per le spiagge di Rimini Nord.”


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Rivabella ha un’Idea da sessantacinque anni di Sara Ceccarelli | foto archivio famiglia Galvani

L’Idea non è soltanto un negozio, ma un’icona di Rivabella, un piccolo ‘monumento’ alla storia imprenditoriale di questa località, presente nell’Albo Storico delle Attività della città di Rimini.

In piazzale Adamello sorge la prima attività commerciale della frazione di Rivabella. Con una licenza che risale al 1952, l’Idea, che ogni anno veste i turisti, è il negozio più antico della zona. Nerina Galvani, oggi titolare della licenza, ha preso in mano le redini dell’attività di famiglia dopo la scomparsa della madre, Rosa Fabbri. “Mia madre è stata una vera e propria pioniera. – racconta Nerina – Infatti, è stata la prima, fra gli abitanti di Rivabella, a richiedere una licenza al Comune di Rimini. Le venne concessa una licenza commerciale nel settore merceologico e dell’abbigliamento, la prima del settore.”

Il permesso, in principio, riguardava il negozio sito in via Palmanova. Poi, con l’arrivo dell’estate, il Comune concesse la possibilità di spostarlo sul lungomare, in uno stabile in muratura a ridosso della spiaggia, che poi venne demolito e sostituito dall’attuale struttura prefabbricata. “La licenza, annuale, era stata concessa con lo scopo di dotare di un negozio la frazione che ancora non ne aveva. – aggiunge Roberto Galvani, fratello di Nerina – In seguito, per dare un miglior servizio ai turisti, è stato possibile avvicinare il negozio alla spiaggia, perché fosse più accessibile e fruibile da tutti.”


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Come Nerina, anche Roberto è ‘nato’ e cresciuto in questo negozio, aiutando la famiglia nel lavoro di commercianti. Con il passare degli anni l’attività è divenuta sempre più importante per Rivabella e per le zone limitrofe, tanto che Nerina e la sua famiglia la presentano come una sorta di monumento storico locale, con una storia in grado di raccontare tante storie. Anche grazie alla posizione del negozio, nel centro del piazzale, è possibile farsi un’idea di come fosse Rivabella un sessantennio fa. Un piccolo salottino appena fuori da Rimini e alle porte di Viserba, un collegamento tra il centro e la periferia, attraversato da una strada principale, la via Coletti, e da una seconda litoranea, che fiancheggia la spiaggia, la via Toscanelli. “Ricordo i turisti degli anni d’oro. – racconta Roberto - Arrivavano stravolti da un anno di lavoro, con tante ore di viaggio sulle spalle, accaldati, sfiniti. Subito dopo aver lasciato le valige nelle loro camere d’albergo o negli appartamenti presi in affitto, accorrevano in negozio per comprare l’abbigliamento da spiaggia: ciabatte, costumi, canottiere, cappellini, crema solare… Abiti e prodotti che non avrebbero trovato nei negozi delle loro città. Uscivano con borsoni carichi di acquisti!” Come per tutte le attività turistiche, il periodo estivo è un momento fondamentale. E’ grazie al flusso dei tanti villeggianti che si può integrare il bilancio annuale di una famiglia che vive tutto l’anno di quell’unica attività. “Grazie al lavoro estivo – precisa Roberto – mio babbo poteva comprare, durante l’inverno, il cemento e i mattoni per costruire, anno dopo anno, una stanza in più

alla nostra casa.” Ma non era solo una questione economica, tutt’altro. “La bella stagione, il clima vacanziero dei bagnanti, ti facevano sentire parte di qualcosa. Durante quei pochi mesi estivi, complice anche la cordialità tipica di noi riminesi, entravi a far parte della vita di queste famiglie. Con alcune persone si sviluppavano bei rapporti e amicizie durature. All’arrivo, la prima tappa era proprio nel nostro negozio, per salutarci, raccontare qualche novità, togliersi la pelle della città, indossare un costume e farsi un bel bagno in mare.” Il piacere di lavorare per i turisti, l’orgoglio di offrire un servizio sempre più completo e di qualità è confermato anche da Nerina che, di quei tempi, ricorda con un sorriso l’aspetto ‘mondano’. Erano ancora gli anni in cui si poteva vedere da queste parti celebrità come Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, Adriano Celentano e Claudia Mori sulla loro Ford Mustang rossa… Poi

Nella pagina accanto, i fratelli Nerina e Roberto Galvani, ritratti davanti al loro negozio Sopra, Nerina oggi Sotto, un’immagine d’epoca del primo negozio con la famiglia Galvani al completo


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c’era la ‘mondanità’ nostrana, quella fatta di feste, eventi, ricorrenze. “Per tanti anni – dice Nerina – ho partecipato alle sfilate di moda organizzate dal Comitato Turistico, che si svolgevano durante il periodo estivo su piazzale Adamello.” Anche grazie a tutte queste attività, nel 2003 Nerina è stata premiata dalla Camera di Commercio di Rimini con il titolo di ‘Fedelissimi del lavoro’ per il progresso economico, ricevendo l’attestato dal presidente Manlio Maggioli. Fra i riminesi premiati in quell’occasione c’era anche Luciano Taddei della nota azienda Teddy. L’Idea è inserita nell’Albo Storico

In queste immagini, la famiglia Galvani: Ugo, Rosa, Nerina e Roberto

delle Attività Commerciali della città di Rimini e, nella sua lunga storia, ha resistito anche ai disastri meteorologici. “Ricordo la mareggiata del 1964. – racconta Roberto – In quegli anni il fabbricato era ancora in muratura, e fu l’unica struttura a rimanere in piedi, insieme al bar della Dreher, a forma di botte, che si trovava proprio davanti al nostro negozio.” La mareggiata ha distrutto tutte le cabine della spiaggia e per L’Idea e i suoi proprietari questo è stato veramente un momento di panico, perché nessun altro negozio era così vicino alla riva del mare.


“Abbiamo rischiato di rimanere intrappolati al suo interno. – Ricordano entrambi i fratelli – Con tutto il vento che c’era, in principio scegliemmo di non uscire dal negozio, riparandoci nei sotterranei. Ma quando è arrivata l’onda anomala, ci siamo resi conto che era il caso di scappare. Era così potente che ci ha travolto e ci ha sospinto fino a casa!” Tante sono le fotografie che Nerina e Roberto hanno preparato, con l’aiuto di Donatella Bellettini, moglie di Roberto. In particolare su di una, Nerina si sofferma. “Questa immagine, per me, vale più di mille parole. Significa tutto. Ci siamo tutti e quattro: io e mio fratello, insieme alla mamma e al babbo. In questo negozio Roberto ed io siamo cresciuti, abbiamo riso, faticato, lavorato… e siamo diventati grandi.” Anche per Roberto la fotografia con il babbo e la mamma è un ricordo prezioso. “Si è vero. – conferma – Questo negozio è una seconda casa, fa parte di noi, in un ambiente dove è stato bello crescere.”


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L’unione fa la cura

di Ruggero Testoni | foto Rosalia Moccia

Dolori alla schiena? Cervicali croniche? Dolori post traumatici? Difficoltà motorie? A Viserba è nato Ambulatorio 25, uno studio medico innovativo specializzato nel percorso riabilitativo.

Diego Galeotti, fisioterapista, e Alessandro Parma, medico chirurgo specializzato in ortopedia e traumatologia, hanno scelto Viserba per aprire, al civico 25 di via Polazzi, “Ambulatorio 25”, uno studio medico di nuova concezione incentrato sul percorso riabilitativo nel campo delle patologie dell’apparato muscoloscheletrico di tipo post traumatico e degenerativo. Amici fin dai tempi del corso di laurea in fisioterapia frequentato all’Università di Ancona alla fine degli anni Novanta, Diego, sposato con la viserbese Elisa Fabbri, è originario della provincia di PesaroUrbino, dove vive e lavora per parte della settimana, Alessandro invece è riminese. Accomunati da una medesima visione del lavoro e della

vita, dopo aver maturato le personali esperienze nei campi di reciproca competenza, decidono di mettere insieme le loro capacità per offrire al paziente un’alternativa che prevede la sintesi fra procedura clinica e terapia riabilitativa. “Veniamo da una formazione comune, avendo studiato per alcuni anni insieme. – spiega Diego Galeotti – Il nostro approccio terapeutico, quindi, è simile. Gli studi successivi di Alessandro e le reciproche esperienze lavorative ci rendono due professionisti complementari e con una visione più ampia e generale delle problematiche e quindi della risoluzione delle patologie.” Per dieci anni Diego ha lavorato presso l’Istituto di riabilitazione Santo Stefano di Porto Potenza, sede di Macerata Feltria

(PU), e oggi ha anche uno studio privato nel suo paese. Alessandro, che ha iniziato la carriera lavorando come fisioterapista presso l’Ospedale Sol et Salus di Torre Pedrera, dopo la laurea e la specializzazione ha operato e opera come medico ortopedico presso diversi ospedali privati. “Le patologie da trauma e croniche hanno necessità di un percorso riabilitativo relativamente lungo, perché complesso e dinamico; per questo motivo, il paziente sente la necessità di un referente, o di un team, cui affidarsi, che possa seguirlo in tale percorso e che sappia, anzitutto, infondergli fiducia. – spiega Alessandro Parma – Con l’apertura di ‘Ambulatorio 25’ ci proponiamo questo: di essere per il paziente un


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AMBULATORIO punto di riferimento unico e in grado di risolvere tutti i processi di cura finalizzati al recupero.” Lo studio che condividono e nel quale ricevono i pazienti su appuntamento, è la realizzazione di un sogno: quello di lavorare insieme a un bel progetto, in un luogo, Viserba, che per entrambi rappresenta un territorio ideale. “Dinamico come una città e raccolto come un paese, – lo definiscono – con un cuore pulsante e radici ben piantate, esempio perfetto di ‘comunità’, dove le persone si conoscono, si scambiano consigli, parlano di te come professionista… In luoghi come questo, se aiuti le persone a risolvere i loro problemi (curandone i dolori e rimettendole in piedi, nel nostro caso) e ti meriti la loro fiducia, sarai sempre riconosciuto e apprezzato. E nel nostro lavoro questa è l’ambizione più importante.” Per visite specialistiche, percorsi riabilitativi, trattamenti fisici e neurologici e tutto quanto riguarda il recupero funzionale, da oggi ci si può rivolgere ad ‘Ambulatorio 25’, in via Polazzi a Viserba.

COOPERAZIONE PROFESSIONALE

IL PUNTO DI PARTENZA PER UNA CURA EFFICACE Dr. Alessandro Parma

medico chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia

Servizi: visite specialistiche ortopediche e controlli ortopedici; prescrizione e collaudo di ortesi e plantari; valutazione sportiva traumatologica; definizione e monitoraggio di percorsi riabilitativi (in collaborazione con il fisioterapista).

Servizi:

Diego Galeotti fisioterapista

trattamento integrato per problematiche cervicali e lombari (terapia manuale, educazione all’ergonomia e autotrattamento); riabilitazione post traumatica; trattamento fisico dell’edema; riabilitazione neurologica.

Nella pagina accanto e sopra, Diego Galeotti e Alessandro Parma

Studio via Polazzi,25 Viserba (RN) dr.alessandroparma@gmail.com diegogaleotti79@gmail.com

347 8223781


48| DELLE ARTI E DEI MESTIERI

Dove incontrarsi a Viserba e dintorni di Marzia Mecozzi | foto Giorgia Saponi

Tradizione gastronomica romagnola, cortesia, ospitalità e professionalità del servizio, hanno fatto del bar ristorantino il Tartughino un vero punto di riferimento della zona monte di Viserba. Nella zona monte di Viserba, e precisamente nel cuore del nuovo grande quartiere caratterizzato da begli spazi verdi, grandi rotonde, strade ampie, parcheggi accessibili, edifici dalle architetture moderne e colorate, nel novembre del 2006, Filippo Berni, insieme a tre amici, apre il Tartughino, primo e tuttora unico bar del quartiere, al civico 7 di Via John Lennon, fra due istituti di credito, di fianco al parco che nella bella stagione si anima di giochi, incontri e attività. Un luogo di aggregazione che ha visto crescere, di anno in anno, la sua popolarità fra i viserbesi, di mare e di monte, che lo frequentano a tutte le ore, dalla colazione al dopocena e che raggiunge nell’aperitivo serale le

sue migliori performance in fatto di numeri e di vivacità. D’estate, quando gli spazi si moltiplicano fino a sconfinare sull’erba del parco e in periodi di fiera, il Tartughino si popola anche di tanti forestieri, dagli affezionati bagnanti agli uomini e donne in viaggio di lavoro. Il segreto del successo è dovuto a molti ingredienti che, fra una piadina e uno Spritz, emergono dal racconto di Filippo. “Questa avventura è iniziata un po’ casualmente – ricorda – quando la ditta in cui lavoravo come ragioniere chiuse i battenti e decisi di intraprendere una strada completamente diversa. Dopo le scartoffie della contabilità, sentivo il bisogno di umanità! Ed eccoci qua: un locale dove stare in mezzo alle

persone, incontrare, conoscere...” Originario di Riccione, dopo aver scelto questa zona per aprire la sua attività, Filippo l’ha scelta anche come luogo ideale per vivere ed abitare, tanto che oggi può definirsi a tutti gli effetti ‘viserbese’. “In origine il Tartughino è nato come bar ristorantino – prosegue – poi, nel 2011, è stato affiancato (letteralmente) dalla piadineria-ristorantino di mia suocera e socia Anna Bruni.” Anna, di origini calabresi, da venticinque anni nel settore della ristorazione, si è naturalizzata (anche lei) viserbese calandosi a pieno titolo nel ruolo della ‘arzdora’ romagnola che, mattarello alla mano e parananza bianca, esce non di rado dalla sua cucina per calarsi nella vita sociale


49| DELLE ARTI E DEI MESTIERI

del locale e dei suoi avventori. “Nel successo di un locale dedicato alla ristorazione il podio lo detiene senza dubbio la qualità dell’offerta. Precisa Anna – Utilizziamo ottimi prodotti, verdure di stagione e preparazioni come vuole la tradizione romagnola. Qui le persone possono gustare primi piatti, secondi di carne e pesce, verdure fresche, grigliate, gratinate… Oppure possono fare spuntini veloci in qualsiasi momento della giornata, in un ambiente informale che fa sentire tutti a proprio agio.” “La sinergia fra bar, piadineria e

ristorantino ha decretato il vero successo del Tartughino – prosegue Filippo – la cui giornata è ritmata dai differenti momenti sociali, a partire dalla colazione, facendo tappa sugli aperitivi, fino alle serate dedicate allo sport (partite di calcio, in estate su maxi schermo esterno), ai venerdì ‘tematici’, agli eventi solidali o di calendario come il Capodanno o la Notte Rosa…” Il Tartughino funziona anche come ristorantino: tutti i giorni a pranzo e tutti i venerdì sabato e domenica pranzo e cena, con piatti tipici della tradizione romagnola e

piatti di pesce preparati dal cuoco Gino (detto Ginone) Pecci. Lo staff, giovane e affiatato, è composto da Stefany Bruni nipote di Anna, Merj Lucia, Anna Lisa Pecci, Xhensila Capi al bar, Cinzia Notaristefano e Marilena Zamagni (insieme a Anna e Gino) in cucina. Infine, non meno importante, il gruppo degli affezionati avventori che, fra chiacchiere spensierate e allegria, contribuisce all’atmosfera famigliare e accogliente del Tartughino che oggi rappresenta uno dei luoghi di aggregazione più vivaci e frequentati di Viserba.

Nella pagina accanto, i titolari Filippo Berni e Anna Bruni Sopra, Filippo e Stefany Sotto, Cinzia, Marilena e Anna, al banco gastronomico


50| LA TERRA DELLE ACQUE

Il governo dell’acqua

di Alberto Mazzotti | foto archivio Romagna Acque

Il professor Alberto Malfitano nel suo libro “Il governo dell’acqua”, nel 50° anniversario della creazione del Consorzio Acque, “antenato” dell’attuale Romagna Acque Società delle Fonti, ne ripercorre la nascita e la storia.

Nel corso del 2016, Romagna Acque – Società delle Fonti spa ha celebrato, con una serie corposa di eventi e iniziative, il cinquantesimo anniversario della creazione del Consorzio Acque, quello che in pratica è stato “l’antenato” dell’attuale Società: il soggetto che ha deciso, voluto e realizzato la diga di Ridracoli, che resta ancora oggi il principale serbatoio idropotabile della Romagna. Fra le iniziative messe in atto per tenere viva la memoria, una in

particolare ha assunto grande rilievo, e continua, a distanza di mesi, a suscitare interesse ed eventi ad essa collegati: la pubblicazione del libro “Il governo dell’acqua”, una ricerca storica realizzata dal professor Alberto Malfitano con la prefazione del professor Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì. Dopo mesi di ricerche d’archivio e di interviste ai protagonisti dell’epoca, Malfitano ha scritto un’opera che, mettendo il focus sulla nascita del consorzio e sulla costruzione della

diga, tocca anche numerosi altri temi di storia locale e nazionale, al punto che la sua ricerca (edita da Il Mulino di Bologna, una delle più prestigiose case editrici scientifiche d’Italia) può considerarsi a tutto tondo una storia della Romagna. A un anno dall’uscita del libro, ne abbiamo ripercorso le impressioni più forti con lo stesso autore, professore di Storia all’Università di Bologna, oggi in cattedra nella sede riminese.


51| LA TERRA DELLE ACQUE

Professore, cosa ricorda con maggior piacere della ricerca che ha portato al libro sulla storia del Consorzio Acque? “Dico subito che è stata una ricerca bella, che mi ha permesso di realizzare un’opera che considero importante, per vari motivi. Vorrei utilizzare la metafora del prisma: partendo dall’acqua, la ricerca mi ha permesso di approfondire molti aspetti, proprio come le molte facce di un prisma. In primo luogo, la ricerca ha permesso di verificare com’era la situazione dei servizi al cittadino - e dell’acqua potabile in particolare prima degli anni Sessanta; e poi di fare una storia dei Comuni e delle amministrazioni romagnole”. Il progetto della diga nasce dal basso, da territori diversi che si uniscono per far fronte a un emergenza comune… “Esatto, ed è un aspetto davvero singolare, un concetto di ‘area vasta’ ante litteram. Il progetto nasce

dai sindaci dell’epoca, Missiroli, Satanassi, Ceccaroni e sull’idea di acquedotto di Romagna si superano i municipalismi. La ricerca storica permette di capire quali sono i soggetti più forti: non solo Comuni e Province, ma ad esempio anche le Camere di Commercio, che negli anni Sessanta avevano un peso e una capacità di intervenire decisamente maggiori di oggi. E poi emerge la forza dei partiti, perché tutti i principali protagonisti di questa vicenda avevano alle spalle delle strutture partitiche forti, con una capacità di sostenere i propri uomini e di mediazione col Governo centrale non certo paragonabile a quando accade adesso. Quindi il libro diventa, almeno in parte, anche una storia dei partiti della Romagna, che sul tema della diga prima si trovano d’accordo, negli anni Sessanta; poi nei Settanta litigano, prima di trovare una sintesi grazie allo Stato, che al contrario di oggi poteva permettersi

Nelle immagini, la costruzione della diga di Ridracoli, il principale serbatoio idropotabile della Romagna


52| LA TERRA DELLE ACQUE

di intervenire con finanziamenti importanti. A partire dagli anni Settanta, entra in campo anche un soggetto nuovo, la Regione… “Il ruolo della Regione è un’ulteriore faccia del prisma, che il libro permette di approfondire. Nel ‘70 nasce questa nuova istituzione, e la ricerca dimostra che in effetti ha un ruolo fondamentale per la riuscita della diga. Va detto che studi approfonditi sulle Regioni in Italia ce ne sono ancora pochi. Il libro prende in considerazione anche questo nuovo aspetto, e potrebbe aprire la strada ad ulteriori approfondimenti sul ruolo che ha avuto la nostra Regione (come anche le altre, immagino) nella gestione del territorio e nelle politiche dei servizi ai cittadini”. Ma il prisma ha ancora altre facce… “Sì, in effetti. Un’altra considerazione di interesse generale che emerge dalla ricerca riguarda l’evoluzione nell’opinione pubblica di alcune nuove idee. Prendiamo ad esempio il caso dell’ambientalismo: negli anni Sessanta solo poche persone sostengono la pericolosità della

diga dal punto di vista dell’impatto ambientale, nel decennio successivo cresce il ruolo del WWF, più avanti nascono e si impongono i Verdi, che fanno la guerra alla captazione del Fiumicello. Insomma, tramite questa cartina al tornasole si racconta anche l’idea dell’ambientalismo in Romagna”. Quindi, davvero una ricerca con molte sfaccettature. “Si, lo confermo, si è trattato di una ricerca davvero interessante. Nel ricostruire la vicenda dei servizi idropotabili è emersa in realtà la possibilità di attraversare e ricostruire numerosi aspetti della storia recente della Romagna: una ricerca tutt’altro che settoriale, che ha toccato anche temi importanti come l’ambiente, l’inquinamento, la subsidenza, la sensibilità dei cittadini verso i temi dell’acqua e del territorio, l’equilibrio tra le amministrazioni locali e i loro rapporti con la Regione e il Governo...”.

In alto a sinistra, la visita dell’allora Presidente del Senato Giovanni Spadolini alla diga di Ridracoli A destra, Alberto Malfitano, professore di storia all’Università di Bologna, oggi in cattedra nella sede riminese Sotto, il libro dedicato alla storia della diga



comunicazione istituzionale

Romagna terra delle Acque Romagna Acque: un ottimo bilancio e un periodo ricco di iniziative È stata una primavera ricca di attività e di iniziative per Romagna Acque-Società delle Fonti Spa. A cominciare dall’approvazione del bilancio 2016

L’assemblea dei soci di Romagna AcqueSocietà delle Fonti spa ha approvato a fine aprile il bilancio 2016. Nel corso del 2016 sono stati forniti 110,98 milioni di metri cubi d’acqua. Il valore della produzione è stato pari a 55.197.117 euro con un utile netto di 6.255.682 euro. La parte destinata a dividendo è del 69,7% dell’utile, ovvero 4.361.490; il valore delle singole azioni è pertanto fissato in 6 euro. Gli investimenti complessivi nel corso del 2016 sono stati di circa 11,9 milioni di euro, in linea con il piano pluriennale degli investimenti (lo scorso anno erano stati 20 milioni). La Società, in un’ottica di medio periodo, si sta strutturando per operare in una posizione di relativa sicurezza impiantistica e garantire l’approvvigionamento idrico in qualunque condizione climatica. Sono in corso di realizzazione e in fase di progettazione investimenti nella manutenzione straordinaria e nel miglioramento delle infrastrutture esistenti, nel completamento della rete infrastrutturale e del sistema impiantistico. Per quanto riguarda la tariffa, si segnala il recepimento delle rinunce tariffarie proposte da ATERSIR ed accettate da Romagna Acque, per circa 24,4 milioni nel periodo regolatorio 2016-2019 (di cui 15,8 milioni con effetti diretti sui Conti Economici). L’andamento idrologico del 2016 è iniziato con un livello invasato nella diga a Ridracoli molto al di sotto della media del periodo, poi è stato favorevole (da metà febbraio la

Cda di Romagna Acque

diga di Ridracoli ha raggiunto la quota di massima regolazione mantenuta, con un intervallo nel mese di aprile, fino al 20 maggio) quindi da fine maggio si è verificata la consueta discesa del periodo estivo fino a circa 12,5 mln/mc di fine ottobre, risalendo poi ai 19,7 mln/mc di fine novembre, attestandosi infine a fine anno a circa 17 mln/mc. E’ stato possibile limitare l’ulteriore riduzione del volume invasato grazie all’incremento delle produzioni da Fonti Locali e in particolare dall’impianto di potabilizzazione della Standiana di Ravenna, che nel 2016 ha funzionato a pieno regime (fornendo circa 11,50 milioni di metri cubi d’acqua, mentre Ridracoli ne ha for-

niti 54,50 e le altre fonti locali circa 45). In particolare la produzione da NIP2 ha consentito di far fronte alla importante carenza di apporti all’invaso di Ridracoli verificatisi nel primo e nell’ultimo bimestre dell’anno 2016.

www.romagnacque.it


Diga di Ridracoli

La diga di Ridracoli: presa ad esempio per un progetto di ecoturismo in Liguria… La Diga di Ridracoli non è solo la principale fonte idropotabile della Romagna. Da molti anni è anche diventata una meta turistica importante, che registra annualmente una media di 45-50 mila visitatori, anche grazie alla particolare vocazione ambientale e didattica: di cui è esempio lampante l’Ecomuseo delle Acque “Idro”, gestito dalla cooperativa Atlantide. Ai primi di maggio, la diga romagnola e i risultati lusinghieri della sua gestione sono stati presi ad esempio a Genova, nel corso di una conferenza stampa in cui è stato presentato il progetto di valorizzazione ecoturistica e sportiva della diga del Brugneto, bacino artificiale dell’alta Val Trebbia che rappresenta la principale risorsa idrica della

città di Genova. Per realizzare il progetto, gli enti coinvolti (i Comuni del territorio, il Parco Regionale Naturale dell’Antola, la Regione Liguria, la Città Metropolitana di Genova, il Coni Liguria e IREN Spa, che gestisce la diga) avevano da tempo stretto contatti con Romagna Acque ed effettuato visite a Ridracoli. In occasione della presentazione pubblica – che ha avuto grande eco sui media genovesi – sono stati invitati, per fornire testimonianza dell’esempio romagnolo, anche il presidente di Romagna Acque, Tonino Bernabè; il responsabile aziendale del settore turismo, Piero Lungherini; nonché Andrea Quadrifoglio e Mauro Conficoni della coop. Atlantide. La “spedizione” in Liguria si è chiusa con una visita alla diga del Brugnone e al territorio circostante. “E’ stata un’esperienza molto interessante, e siamo davvero soddisfatti di come

l’esperienza di Ridracoli sia conosciuta e tenuta in grande considerazione anche in territori diversi dalla Romagna – ha detto il presidente Bernabè -. Su scala diversa, la testimonianza portata a Genova parte dagli stessi presupposti del premio internazionale che Ridracoli ha ottenuto lo scorso anno in Cina, al Congresso Mondiale delle Grandi Dighe: il riconoscimento cioè di un lavoro iniziato oltre cinquant’anni fa, che ha sempre collegato la corretta gestione della risorsa idropotabile - fondamentale per una regione come la Romagna - al rapporto costante e proficuo con il territorio circostante, che ha permesso al territorio stesso di crescere dal punto di vista della sostenibilità ambientale e dell’ecoturismo (e quindi, in definitiva, anche da quello economico). L’iniziativa di Genova, inoltre, è solo l’ultimo di una serie di eventi che testimoniano il costante confronto di Romagna Acque con quel che accade in Italia e nel mondo, nella consapevolezza che una Società all’avanguardia debba sempre essere disponibile all’apertura, alla collaborazione e alla crescita”. Spedizione romagnola alla diga ligure del Brugneto

…e “utilizzata” come innovativo strumento musicale Dalla proposta di due giovani musicisti, Lorenzo Prati e Yas Clarke, e dalla collaborazione con Romagna Musica, è nato il progetto di una installazione sonora interattiva che si serve dei dati registrati dalla strumentazione della diga di Ridracoli per creare un paesaggio musicale modellato sulla base delle condizioni meteorologiche, idrologiche e strutturali del momento. Il concetto alla base dell’installazione è stato quello di trasformare la diga in uno strumento musicale gigantesco suonato dagli agenti atmosferici, dall’acqua che contiene e dalla terra su cui poggia. All’installazione è stato dato il nome di “Sinfonidrìa”, creando un neologismo composto mediante le voci greche sýn “insieme”, phoné “voce, suono”, hydría “brocca, vaso per l’acqua”, interpretabile etimologicamente nel senso di “contenitore di acqua e di suoni congiunti, ovvero insieme di voci dell’acqua raccolta”. Sinfonidrìa significa quindi “complesso armonioso di suoni idrici”. Grazie a questo progetto, la diga di Ridracoli è il primo sbarramento artificiale a diventare anche sistema musicale generativo, un’installazione unica al mondo fruibile sia attraverso internet – in live streaming sul sito di Romagna Acque-Società delle Fonti, www.romagnacque. it - sia attraverso postazioni d’ascolto realizzate in loco attraverso un sistema wi-fi di trasmissione in locale.




58| APPUNTAMENTI

Le cose

si possono cambiare? di Nerea Gasperoni | foto archivio Parrocchia S. Maria a Mare

Con il titolo “Le cose si possono cambiare?” (Cracovia – Papa Francesco), sono giunti alla settima edizione i Lunedì di Viserba, organizzati durante il periodo estivo dalla parrocchia Santa Maria a Mare per turisti e residenti. Oltre al mare, al sole, al meritato riposo, alle passeggiate e a quanto propone la vacanza in Riviera, “I lunedì” sono appuntamenti studiati e pensati dalla parrocchia per tutti coloro che amano ascoltare, conoscere, documentarsi, arricchirsi, con un buon programma culturale, musicale e ludico. Questo è il calendario degli eventi dell’estate 2017:

Giugno Lunedì 19, ore 21.00 Coro Cappella Malatestiana Requiem di Mozart*

Lunedì 10, ore 21.00 Incontro con il regista Giacomo Cambiotti Nel 2014 ha dato avvio alla miniserie TV “Braccialetti Rossi“

*in chiesa

Lunedì 26, ore 21.00 Coro Città di Morciano (Maestro Prof. Oreste Pecci)

Luglio Lunedì 3, ore 21.00 La Buona Novella di Fabrizio De Andrè La rete Loyola canta la rivoluzione di Gesù

Lunedì 17, ore 21.00 Cristiani e Mussulmani in dialogo nella società moderna don Paolo Conti Lunedì 24, ore 21.00 Bravo Bravissimo La corrida dei bambini con Fabio Caldari Lunedì 31, ore 21.00 I Perseguitati

Dott. Nello Scavo Giornalista di Avvenire

Agosto Lunedì 7, ore 21.00 Il lavoro nell’epoca della quarta rivoluzione Incontro con il Prof. Stefano Zamagni Lunedì 21, ore 21.00 L’angelo delle bambine soldato Incontro con Sr. Rosemary Nyrumbre Lunedì 27, ore 21.00 Canti e balli di una volta (Maestro Silvano Perazzini)


ph. Paritani

LA FONTE

ICHE MATTINA

APERTO TUTTE LE DOMEN

UATO dalle 7.30 alle 20.30 IN NT CO IO AR OR to ba sa dal lunedì al o • Frutta • Pesce fresc ra ttu co a str no di ne Pa • • Carne Pane fresco • Gastronomia 732238 - Fax 0541 735547 41 05 l. Te ) (RN a erb Vis 1 67 Sede: Via Libero Missirini rina (RN) - Tel. 0541 3441 Ma a Ige ria lla Be 17 i lan Filiale: Via Don Mi



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