Istituto Comprensivo Statale Frosinone 2
Fal IA B E p r e s e n t a
telefono
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A. S. 2017/18
Fal IA B E
telefono
Biancaneve e il corteo luminoso dei cellulari . . . . . . . 6 Cappuccetto Rosso Oggi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 Cenerentola 2017 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 I sette capretti nella trappola del Cyber-bul(L)upo. . . 31 La Bella Addormentata nel bosco moderna . . . . . . . . 37 La Bella, la Bestia... e lo smartphone! . . . . . . . . . . . . 45 Pinocchio nell’era digitale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
A cura delle insegnanti Graziella Frasca, Marzia Maceroni, Rita Malangone, Barbara Mastrantoni, Assuntina Paniccia, Concettina Paris, Sara Squeglia.
Progetto grafico Prof.ssa Barbara Mastrantoni Carlotta Paglia, carlottapaglia@gmail.com Stampato nel mese di dicembre 2017
Presentazione
Nell’ambito del Progetto Lettura, finalizzato all’incontro
con l’autore, le classi prime della Scuola Media Statale “L. Pietrobono” hanno lavorato, in sintonia con le classi quinte della Scuola Primaria del nostro Istituto Comprensivo, alla lettura del libro “Pronto? Sono il Librofonino” di Roberto Alborghetti. L’attività si è svolta in maniera simultanea tra i due ordini di scuola, nello spirito della continuità didattica ed educativa che li caratterizza. L’approfondimento meditato del testo è stato l’occasione, per i giovani lettori, di approcciare la tematica, mai come adesso così attuale, dell’uso corretto e responsabile del cellulare e delle tecnologie digitali. Prendendo spunto da tale lettura, gli alunni della Scuola Secondaria di primo grado hanno prodotto una rielaborazione di fiabe classiche, innestando alla trama originaria intermezzi relativi all’uso delle varie funzioni del cellulare e rendendole di fatto attuali. Alla produzione scritta si è aggiunta inoltre la realizzazione di alcuni disegni legati ai momenti più significativi delle diverse storie. Tale attività ha suscitato grande entusiasmo nei “giovani apprendisti scrittori” i cui testi hanno rivelato originalità e spirito creativo.
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Classe 1A
Biancaneve
il
e
Corteo luminoso dei cellulari
V
iveva in un castello, situato all’interno di un fitto bosco, una bellissima fanciulla di nome Biancanve.
Era orfana di madre e la sua matrigna la odiava profondamente. Invidiosa della sua bellezza, consultava continuamente la videocamera del suo cellulare per chiedere chi fosse la più “cliccata” del reame: “Schermo, schermo delle mie brame, chi riceve più faccine del reame?” , soleva ripetere più volte al giorno. Non convinta della bellezza delle altre ragazze del suo regno, inviava i suoi selfie a tutti gli abitanti per far vedere chi fosse la più bella di tutte, dal momento che lei si considerava tale.
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Inoltre, mandava in giro le foto di Biancaneve, sempre tramite il cellulare, per rendersi conto di chi veramente vincesse il confronto. Passarono dei giorni e la matrigna propose un sondaggio per nominare la vincitrice del confronto tra le sue foto e quelle di Biancaneve: tutti votarono a favore di Biancaneve, tranne uno. Quando la matrigna venne a sapere i risultati, si arrabbiò furiosamente, cosÏ scese nel suo laboratorio segreto per ricorrere ai suoi misteriosi trucchi e apparire piÚ bella. Nel frattempo Biancaneve, che era fuggita di casa, vagò per molto tempo attraverso il fitto bosco e giunse finalmente, stanca e affamata, nei pressi di una casetta molto deliziosa.
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Bussò alla porticina e, visto che non rispondeva nessuno, girò attorno alla costruzione e, improvvisamente, notò una finestra aperta... sebbene impaurita, saltò la finestra e si introdusse all’interno: attraversò le piccole stanze e giunse in quella che doveva essere la camera da letto. Ben sette lettini colorati erano allineati lungo le pareti, ognuno dei quali aveva accanto un comodino con sopra inciso il singolo nome: Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo e Pisolo. Incuriosita da quei nomi così strani, guardò più attentamente l’ambiente e notò un cellulare poggiato su uno dei comodini. Spinta dalla curiosità, compose il numero del proprietario e, no-
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nostante la linea libera, nessuno rispose alla chiamata. Quel numero apparteneva a Brontolo che, essendo impegnato nel lavoro in miniera, non aveva sentito la suoneria a causa dei rumori. Così Biancaneve lasciò una videochiamata, annunciando la sua presenza in quella casa e chiedendo gentilmente se poteva esserne ospite. In breve tempo Biancaneve cominciò a sentirsi a suo agio e si dette da fare per mettere ordine in quelle stanze pittosto disordinate. Poi, con quello che trovò nella dispensa, pensò a preparare qualcosa di buono per quelli che considerava già suoi amici. Quando ormai era buio, si aprì la porticina e si presentarono, uno dietro l’altro, i sette piccoli abitanti di quella accogliente casetta. Essi erano molto stanchi e sporchi dopo una dura giornata di lavoro, ma tutti erano curiosi di conoscere Biancaneve, in modo particolare Brontolo che, avendo ricevuto la videochiamata, era particolarmente impaziente di vederla di persona. Una sorpresa davvero insolita quella di aver trovato una tavola imbandita, apparecchiata con ben otto scodelline, pronte per essere svuotate in poco tempo! Così, dopo aver abbondantemente cenato, i sette nani con i loro cellulari incominciarono ad avvertire gli abitanti del posto della piacevole presenza di Biancaneve,
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da quelli più vicini a quelli più lontani, con questo messaggio: “Carissimi amici, vi vogliamo informare che la nostra casetta è stata rallegrata dalla presena di una misteriosa e simpatica ragazza di nome Biancaneve!” In seguito, non contenti delle semplici chiamate, iniziarono ad inviare foto di Biancaneve per farla conoscere, almeno virtualmente. Dopo questa prima conoscenza, diventata in poco tempo davvero virale, decisero di dare appuntamento a tutti gli amici per far conoscere loro, finalmente, Biancaneve. La sera stabilita, tutti impazienti, i sette fratelli si vestirono di tutto punto e raggiunsero con la loro nuova amica il luogo dell’incontro. Qui Biancaneve, con la sua delicata grazia, colpì tutti i presenti che ne rimasero affascinati. Purtroppo, la bella notizia arrivò alle orecchie della matrigna, che era ancora alla ricerca della sua “rivale”. Così mandò il cacciatore alla sua ricerca, pronto a mettere in atto qualche perfida vendetta. Ricordiamo era stato l’unico a votare a favore della matrigna: così, dopo aver condotto le sue accurate ricerche ed essersi accertato che veramente Biancaneve era la più bella del reame, si precipitò dalla cattiva invidiosa che, una volta saputa la triste
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notizia, scoppiò di rabbia e decise di andare lei stessa ad incontrare Biancaneve per chiarire per sempre la situazione. In fretta e furia, ricorse ai suoi trucchi per apparire più bella, in quanto temeva molto quell’incontro, ma soprattutto il confronto con la giovane fanciulla. Una volta che ebbe affrontato con durezza la sua rivale, le disse che doveva andarsene immediatamente da quel luogo, perchè quello era il suo regno! A quelle parole, tutti gli abitanti si risentirono e gridarono alla matrigna che semmai era lei che doveva allontanersene perchè quella era diventata la casa di Biancaneve, dichiarata la regina di quel villaggio nel bosco... In quel preciso momento, si improvvisò un vero e proprio concerto di suonerie telefoniche con le musiche più diverse e le lucine accese dei cellulari illuminarono in una miriade di colori il buio della notte. E tutto questo si ripetè per molto tempo ancora.
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Classe 1G
Cappuccetto Rosso
OGGI
C
’era una volta una bambina che era la più bella e graziosa che si fosse mai vista.
Tutti la chiamavano Cappuccetto Rosso, perché portava sempre d’inverno e d’estate , un cappuccio di stoffa rosso. Cappuccetto Rosso viveva con la mamma in un paese sereno e felice. La sua casa, bianca, col tetto rosso, era situata su un prato vicino ad un ruscello. Quando gli animaletti andavano lì ad abbeverarsi, la bambina si divertiva ad inseguirli e a giocare con loro. Cappuccetto Rosso aveva anche una nonna, una buona vecchietta dai capelli candidi, che abitava di là del bosco in una casetta gremita di fiori. La mamma e la nonna volevano un gran bene a
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questa bambina allegra, spensierata e qualche volta un po’ birichina. Spesso Cappuccetto Rosso andava a trovare la nonna e percorreva la grande strada che passava per il paese. Vi era anche un’altra strada che attraversava il bosco ma era sicura solo quando c’erano i boscaioli che tagliavano la legna. Gli animaletti selvaggi allora stavano lontani, rintanati nelle loro tane. Un giorno la mamma, dopo aver preparato delle buone ciambelle, chiamò la bambina e le disse: “Ho saputo che la nonna è ammalata, vai a trovarla per vedere come sta. Le porterai questi dolci che le faranno bene”. Cappuccetto Rosso le rispose: “Andrò subito, mamma!” La mamma però aggiunse: “Segui la strada maestra. Non passare per il bosco. Non ti fermare con nessuno neppure a cogliere fiori o a fare fotografie e messaggiare con il telefono”. Cappuccetto Rosso promise, si pettinò, indossò la mantellina, il cappuccio e, senza attendere un minuto, mise le provviste in un panierino, infilò il manico al braccio e si avviò saltellante per il bosco. Il cielo era chiaro e sereno. Gli uccellini cinguettavano saltellando da un ramo all’altro. Da ogni parte, tra l’erba, c’erano tanti fiori lucenti di rugiada e sul muschio, sotto grandi alberi secolari, spuntavano famiglie
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di funghetti. Cappuccetto Rosso percorreva il sentiero quando arrivò un messaggio sul telefonino. Rispose e iniziò a messaggiare con il cellulare così non si accorse di essere entrata nel sentiero che attraversava il bosco. All’improvviso, da un cespuglio, sbucò un grosso lupo che aveva un formidabile appetito. Il lupo avrebbe volentieri inghiottito subito quel bocconcino tenero di bimba, ma si trattenne per prudenza. Infatti, tutt’intorno risuonavano i colpi dei boscaioli; inoltre, gli uccellini del bosco chissà quanto chiasso avrebbero fatto, se avesse osato assalire Cappuccetto Rosso e coi loro cinguettii avrebbero dato l’ allarme. Il grosso lupo, per non spaventare la bambina, si travestì da bel ragazzo dall’aria simpatica e amichevole. Perciò si avvicinò alla bambina con finte parole bonarie: “Dove vai bella bambina?” Cappuccetto Rosso si dimenticò le raccomandazioni della mamma di non parlare con gli sconosciuti e gli rispose: “Vado a trovare mia nonna che è malata e le porto questo cestino colmo di dolci. Però mi sono persa perché mi sono distratta con il cellulare e mi sono dimenticata le raccomandazioni della mamma. Quando lo saprà si arrabbierà tantissimo”. Il lupo disse: “Quanti bei fiori! Perché non ti fermi a raccoglier-
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ne un mazzolino per la nonna? Ti aiuterei anch’io, ma ora devo andare. Mi dai il tuo numero di telefono?” Cappuccetto Rosso glielo diede e si salutarono. L’idea di raccogliere fiori piacque a Cappuccetto Rosso che intanto azionò il GPS del telefono per ritrovare la strada che l’avrebbe condotta dalla nonna. Poi pensò: “È ancora presto, raccoglierò un mazzolino di fiori per la nonna. Le faranno piacere!” Il lupo, nascosto dietro un cespuglio, scatto una foto dove era
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evidente che la bambina aveva disubbidito alle raccomandazioni della mamma. Ad un certo punto arriva un messaggio a Cappuccetto Rosso: era il ragazzo-lupo che le inviava la foto dicendole che se non gli avesse detto dove abitava la nonna, avrebbe mandato la foto alla mamma per farle sapere che l’aveva disubbidita. La bambina gliela diede ma senza pensare alle conseguenze, continuò a raccogliere fiori mentre le campane del paese scandivano il passare del tempo. Intanto il lupo di gran corsa, attraverso una scorciatoia, arrivò alla casa della nonna, si tolse il travestimento da bel ragazzo e bussò alla porta. Nonna: “Chi è?” Lupo: “Sono la tua nipotina. Ho un cestino di dolci che ti manda la mamma”. Nonna: “Sono troppo debole, non posso aprirti, ma tu gira la maniglia e la porta si aprirà”. Così fece il lupo: spalancata la porta, piombò sulla povera nonna e in un boccone la mangiò. Si leccò i baffi, indossò i vestiti e la cuffia della vecchina e poi si infilò sotto le lenzuola e attese l’arrivo di Cappuccetto Rosso. Poco dopo arrivò Cappuccetto Rosso e bussò alla porta
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Lupo-Nonna: “Chi è?” Cappuccetto Rosso: “Sono Cappuccetto Rosso. Ma che voce strana che hai, nonna!” Lupo: “Sono molto raffreddata. Entra pure; gira la maniglia e
la porta si aprirà”. Cappuccetto Rosso entrò in casa e si avvicinò al letto della nonna che era coricata. Dalla coperta sporgevano la cuffia, che nascondeva il muso e le zampe pelose. La bambina si meravigliò dello strano aspetto della nonna. Cappucceto Rosso: “Oh, nonna, che braccia lunghe hai!”
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Lupo: “E’ per abbracciarti meglio, nipotina mia!” Cappuccetto Rosso: “Oh, nonna, che orecchie lunghe hai!” Lupo: “E’ per ascoltarti meglio, nipotina mia!” Cappuccetto Rosso: “Oh, nonna, che occhi grandi e rossi hai! Lupo: “E’per vederti meglio, nipotina mia!” Cappuccetto Rosso: “Oh, nonna, che denti lunghi hai!” Lupo: “E’ per mangiarti meglio!” Il lupo balzò dal letto e ingoiò la bambina in un solo boccone. Saziato il suo appetito si rimise a letto e s’addormentò. Proprio allora passò di lì un cacciatore che era lo zio di Cappuccetto Rosso. Si avvicinò come di consueto alla casa della nonna per salutarla ma il telefono squillò: era Cappuccetto Rosso che chiedeva aiuto allo zio. Il cacciatore entrò in casa e si avvicinò al letto. La povera vecchia non c’era, al suo posto c’era il lupo che dormiva beato. Cacciatore: “Bestiaccia cattiva. Ti sistemo io!” Impugnò un coltellaccio e uccise il lupo. Subito dal ventre dell’animale saltò fuori Cappuccetto Rosso. Cappuccetto Rosso: “Com’era buio nella pancia del lupo! Che paura ho avuto!” Poi venne fuori anche la nonna, che mangiò subito le ciambelle per rianimarsi. Cappuccetto Rosso intanto pensava.
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Cappuccetto Rosso: “Non disubbidirò più alla mamma. Che brutta avventura che ho avuto! Non darò più il numero di cellulare a chi non conosco.” Poi prese il telefono del lupo e cancellò la foto ma confessò alla mamma di aver disubbidito ma di avere anche imparato la lezione. La mamma fu contenta della sincerità di Cappuccetto Rosso e l’abbracciò. Tutti salvi e felici, anche gli uccellini del bosco, prima di addormentarsi, perché era ormai sera, fecero un gran baccano per la gioia.
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Classe 1F
Cenerentola
2017
C
’era una volta una ragazza di nome Cenerentola, che frequentava il liceo in una ridente e serena cittadina.
Era una ragazza umile, gentile, premurosa e, cosa che non guastava, era anche bellissima. Cenerentola abitava con i suoi genitori, fin quando però sua madre morì e suo padre si risposò con una donna che all’apparenza sembrava una signora per bene, ma conoscendola meglio, poteva essere molto malvagia con le persone che non le piacevano. Dopo un po’ di tempo dalla morte di sua madre morì anche il suo papà, così fu costretta a vivere con la matrigna e le sue sorellastre, Genoveffa e Anastasia. La matrigna e le sorellastre, che non potevano soffrire la sua
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bontà e la sua bellezza, la costringevano a fare lavori domestici, e se solo Cenerentola si fosse rifiutata di obbedire, la matrigna sapeva come ricattarla: aveva installato nel telefono un’applicazione che le permetteva di avere il controllo del suo cellulare, poteva addirittura ingaggiare hacker e virus, e decidere di farle esplodere il telefonino da un momento all’altro. Cenerentola era particolarmente affezionata al suo smartphone, era di suo padre, glielo aveva regalato poco prima della sua morte, era l’unico oggetto personale che le era rimasto di lui. Anche Anastasia e Genoveffa facevano la loro parte: mentre Cenerentola puliva, indossava vestiti comodi, magari con qualche buco, che si erano consumati nel tempo e teneva i capelli in disordine acciuffati con un mollettone. Era proprio in quel momento che le sorellastre entravano in gioco! Scattavano foto a Cenerentola modificandole con dei filtri imbarazzanti che la facevano sembrare brutta, grezza e goffa, e le inviavano puntualmente ai loro amici per deriderla. La fanciulla usciva di casa sempre meno per paura di essere presa in giro dai suoi compagni di scuola, ogni giorno era più triste, stanca e affaticata, così tutte le sere si rifugiava in camera sua: collegava il suo telefono alle cuffie bluetooth, sceglieva la sua playlist di musica e cominciava a ballare, e ballava, ballava balla-
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va fin quando non si sentiva meglio. Mentre si muoveva a ritmo di musica si sentiva piĂš libera, riusciva a sfogarsi e a sentirsi se stessa. Purtroppo
ogni
sera, mentre Cenerentola
danza-
va, la musica si interrompeva e per qualche
secondo
veniva
sostituita
dalla suoneria delle notifiche di Instagram, afferrava il cellulare e trovava foto sue mentre puliva e, come al solito, a pubblicarle erano state le sorellastre. Un ragazzo, e non uno qualsiasi, ma il piĂš affascinante e popolare del liceo, che frequentava le sorellastre di Cenerentola, si accorse della fanciulla che veniva derisa, cosĂŹ decise di chiarire questa storia in occasione della sua grandiosa festa di comple-
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anno. Decise infatti di organizzare i festeggiamenti del suo diciottesimo compleanno nella sua grandissima villa con piscina. I suoi genitori gli regalarono addirittura la presenza di Fedez come star della sua festa! Avrebbe invitato tutta la scuola e, con l’occasione, avrebbe rintracciato la ragazza della foto tra gli invitati, aiutandola a metter fine a quella brutta storia. Pubblicò sul suo profilo Instagram l’invito alla sua festa per tutto l’istituto, Cenerentola compresa. La ragazza avrebbe voluto tanto partecipare, finalmente una festa in cui lasciarsi rapire dal ballo e dalla musica... ma sapeva che la matrigna non glielo avrebbe permesso! Così chiese aiuto a Siri, “La fata del telefonino”, come la chiamava lei. Siri disse: “Come posso aiutarti?” Cenerentola rispose: “Vorrei tanto andare alla festa del ragazzo più popolare della scuola, ma la mia matrigna me lo impedisce. Oltre a questo non ho abbastanza soldi per comprarmi un vestito.” Siri disse: “Ecco cosa ho trovato su internet cercando la voce “vestito”. Da quella risposta si aprì la pagina di AMAZON Prime e Siri ordinò un vestito magnifico, sbrilluccicoso e pieno di swarovski. Il vestito però fu solo noleggiato su Amazon tramite un corriere, che a mezzanotte sarebbe andato a casa di Ceneren-
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tola per ritirarlo. La bella fanciulla si sentiva al settimo cielo, per lei quello era un sogno che si stava avverando. La sera della festa le sorellastre si misero tutte in tiro, con scarpe ed abiti firmati e finalmente uscirono di casa accompagnate dalla matrigna. Non appena Cenerentola le vide allontanarsi, cominciò a prepararsi. Guardò più tutorial su “YouTube” su come avere un trucco perfetto per una serata speciale, in particolare consultò il canale di “Clio Make Up”, che era il suo preferito: con i suoi consigli, Cenerentola riuscì a mettere l’eyeliner perfettamente. Una volta finito il trucco, ombretto, mascara, fondotinta e rossetto, si fecero da parte poiché era la volta dei capelli: vide ancora altri tutorial su come avere delle onde morbide senza calore. Cenerentola era pronta, era splendida: gli occhi azzurri le brillavano e il make-up si intonava al vestito che le calzava perfettamente, come fosse stato creato apposta per lei, e per non parlare dei suoi capelli, come fosse appena uscita dal salone del grande parrucchiere francese Frank Provost. Insomma, Cenerentola era pronta per andare alla festa, era irriconoscibile, nemmeno le sorellastre l’avrebbero mai riconosciuta, ma aveva tralasciato un unico dettaglio: “Con quale mezzo
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sarebbe arrivata alla festa?” Allora chiese di nuovo aiuto a Siri, facendo presente che non aveva più soldi e che avrebbe potuto offrire in cambio solo... una torta al cioccolato. Siri trovò un autista goloso che fu ben felice di accettare la proposta, leccandosi i baffi in anticipo. Per Cenerentola quello era proprio un giorno fortunato, stava andando tutto liscio... come
per
magia! Così poté dirigersi verso la villa. Non appena
en-
trò, il ragazzo che aveva organizzato la festa, il famoso Gabriele, subito la notò tra la folla e ne rimase profondamente affascinato, così la invitò a ballare e insieme si divertirono molto, scoprendo di avere molte passioni in comune. Quando la ragazza cominciò a ballare, tutti rimasero incantati, persino FEDEZ, l’ospite speciale, rimase a bocca aperta, la invitò sul palco a ballare una sua canzone e lei accettò lasciando
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molti dei presenti abbagliati dalla sua grazia e dalla sua bellezza. I due ragazzi, già innamorati l’uno dell’altra, rimasero insieme per tutta la serata e se qualche altro ragazzo osava avvicinarsi alla bella fanciulla, Gabriele diceva: “Mi dispiace, lei è già impegnata con me!” Cenerentola, per quanto si divertiva, non si accorse che la mezzanotte si stava avvicinando, per
ma
fortuna
all’improvviso la sveglia impostata precedentemente sul suo cellulare, suonò a ricordarglielo. Non appena la ragazza la sentì, subito corse via, e nella fretta non si accorse che le era caduto il cellulare dalla borsa. Gabriele intanto cercò di inseguirla, ma la fanciulla correva troppo velocemente, e il ragazzo non riuscì a starle dietro. L’unica cosa che Gabriele poté fare, fu raccogliere il suo telefonino. Decise che il giorno seguente lo avrebbe portato a scuola, e qua-
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lunque fosse risultata la proprietaria del telefono, sarebbe stata la sua innamorata. Intanto Cenerentola, arrivata a casa, consegnò il suo abito al corriere che nel frattempo era già arrivato. Il giorno seguente appena entrò a scuola vide Gabriele nel corridoio con in mano un cellulare identico al suo, con davanti una lunga fila di ragazze che tentavano di inserire la password ad impronta digitale. A Cenerentola venne il dubbio che quello fosse proprio il suo cellulare, perché effettivamente non l’aveva più utilizzato da quando le era suonata la sveglia, così si avvicinò e incominciò a fare la lunga fila... Arrivò il suo turno, ed entrambi si sentivano un po’ ansiosi, Cenerentola fece un passo avanti e poggiò il suo dito sul tasto “HOME”, e il telefono si sbloccò. Gli occhi di entrambi i ragazzi brillarono, ma la campanella d’inizio lezioni suonò, allora si diedero appuntamento al parco dopo la scuola. Appena Gabriele arrivò al parco vide Cenerentola in lontananza e subito le corse incontro; insieme passarono un bel pomeriggio fin quando Gabriele non raccontò il vero obiettivo della festa: “Sono molto contento di averti incontrato ieri sera, lo scopo della festa però era trovare quella ragazza che viene bullizzata sul web e mettere fine a quella storia...” Allora Cenerentola gli
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raccontò la verità , in realtà la ragazza che stava cercando era proprio lei! Insieme parlarono a lungo fin quando decisero di denunciare le sorellastre e la matrigna alla polizia postale. Gabriele invitò Cenerentola a vivere nella sua villa insieme ai suoi genitori, presso i quali avrebbe trovato quell’affetto che dalla morte del padre le era sempre mancato. Cenerentola era veramente felicissima, per non parlare di Gabriele che era al settimo cielo! I due si fidanzarono per qualche anno, dopo di che decisero di sposarsi,
e vissero per sempre
felici, contenti... e connessi!
Morale: I mezzi tecnologici e informatici, come dimostra la nostra fiaba, sono strumenti potentissimi in grado di fare tanto male se usati in modo scorretto, mentre se usati a fin di bene e in modo appropriato, diventano preziosi alleati per accrescere il buono nelle nostre vite.
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Classe 1C
I sette
capretti Cyber bul
nella trappola
-
del
(L)upo
C
’era una volta Mamma Capra che aveva sette capretti e li amava come una madre ama i suoi bimbi.
Da sola si prendeva cura dei suoi piccoli, ma essendo molto occupata con il lavoro, passava tanto tempo al cellulare ed al computer. I capretti si sentivano molto trascurati, avrebbero voluto trascorrere piÚ tempo con la loro mamma, ma ogni volta che provavano a parlarle, era sempre impegnata tra telefonate, mail e computer. Si dimenticava perfino di preparare i pasti ai suoi Piccini. CosÏ la vita in casa trascorreva un pò senza regole. Anche i capretti avevano un telefonino e, per solitudine, comin-
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ciarono ad usarlo... “Che c’è di male”, in fondo anche Mamma Capra non poteva fare a meno del suo cellulare. Era la verità, però Mamma Capra si era sempre raccomandata di usarlo con molta attenzione e moderazione, diceva sempre: “Attenzione ragazzi, dietro un messaggio molto simpatico ed innocente potrebbe nascondersi un Lupo brutto e cattivo che vi potrebbe attirare con uno stratagemma in una trappola mortale”.
I capretti, un pò dispettosi, non vollero ascoltare i consigli della loro tanto indaffarata, ma premurosa mamma, così cominciarono a chattare sempre più spesso; in modo particolare la più pic-
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cola delle caprette rimase incuriosita dalle chat, perchè soffriva di solitudine più dei suoi fratellini ed aveva bisogno di maggiori attenzioni. Il sogno della piccola era quello di avere nuovi amici, la poca attenzione che Mamma Capra le prestava, le pesava e non era sufficiente per quello che lei desiderava. Entrò in una chat: si trattava, ma lei non lo sapeva, di un Lupo che aveva creato un falso profilo e si presentava come un gio-
vane, attraente e simpatico capretto, desideroso di incontrarla: “Ciao, sono un giovane e bellissimo capretto, ho visto che sei molto carina, mi piacerebbe incontrarti, vorrei diventare tuo amico”. La Capretta, intimorita, pensò subito alle raccomanda-
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zioni di Mamma Capra, ma rispose lo stesso al messaggio in chat. Si fidò e decise e di presentarsi all’incontro. Da quel giorno non fu più trovata. La poverina si ritrovò in un posto piccolo e oscuro, la stanza si stava muovendo, pensava fosse un terremoto... Era orribile! Ad un certo punto sentì un lamento, così capì subito che era nella pancia del lupo. Si iniziò a preoccupare, da dentro la pancia si sentiva il lupo chattare, camminava come uno smombies ed era un cyber-bullo! La Capretta si sentiva smarrita e sola, era abituata a stare con i suoi sei fratelli ed ora le mancavano molto. Voleva rintracciare la mamma, ma non sapeva come fare! La madre, non vedendola rientrare, si preoccupò tantissimo, immaginò che la più piccola delle sue caprette avesse incontrato un lupo cattivo e crudele che l’avrebbe sicuramente divorata. Iniziò a chiamarla sul cellulare, ma purtroppo il lupo glielo aveva rubato, in modo tale che nessuno la contattasse. Fortunatamente gli investigatori trovarono una sfilza di peli del lupo. Ne presero una manciata e l’analizzarono nel laboratorio scientifico dei Caprabinieri e ritrovarono nella casa del lupo un biglietto all’ingresso: “Mi sono trasferito in un villaggio a nord, mangerò tutte le caprette che incontrerò durante il mio cammi-
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no! Ah ah ah ah…”. I Caprabinieri si divisero in piccoli gruppi e perlustrarono i villaggi a nord senza ottenere risultati soddisfacenti. Dispiaciuti, tra loro dicevano: “Ci dispiace tanto non aver trovato la povera capretta!” Decisero di tornare in città e, passando casualmente di nuovo davanti la casa del rapitore, sentirono delle risate. Il Lupo era tornato a casa e stava per accendere il fuoco. Sfondarono la porta e colpirono il Lupo fino a stordirlo. Appena rinvenne, lo ammanettarono e liberarono la piccola Capretta. Interrogarono il Lupo e gli fecero spifferare ogni particolare sulla faccenda.
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La Capretta si scusò dicendo: “Scusami mamma, sono molto pentita, ma non avevo amici e in più mi sentivo trascurata”. Allora Mamma Capra si rese conto di aver dedicato poco tempo ed attenzioni ai bisogni dei propri piccoli e capì che non era ancora giunto il momento di dare, a lei e alle altre caprette, il telefonino.
Morale: Se entri in contatto con degli sconosciuti, innanzitutto avvisa i tuoi genitori e mettili al corrente di quel che succede.
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Classe 1E
la
Bella
Addormentata
nel bosco moderna
C
’erano una volta un principe e una principessa che erano disperati da non potersi dir quanto perchÊ non ri-
uscivano ad avere figli. Andavano tutti gli anni nei migliori ospedali del regno: quanti taxi, voli e ore di viaggio‌ Vollero provarle tutte, ma nulla giovava. Alla fine, quasi per miracolo, la principessa rimase incinta e partorÏ una bambina. Fu fatto un battesimo molto elegante: i genitori chiamarono tutte le madrine per organizzare alla principessina un battesimo perfetto. Ciascuna fata le fece dei regali molto costosi: iPhone 7, iPhone 8, tablet della Apple e gioielli.
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Dopo la cerimonia del battesimo, gli invitati con le loro BMW andarono al ristorante dove si festeggiavano le fate per aver raggiunto i quattro milioni di followers su Instagram. Davanti a ciascuno di loro, come segnaposto, venne messo un magnifico astuccio di oro massiccio con dentro un Iphone 8 con custodie di silicone 3D contornate di diamanti e rubini. Mentre stavano per prendere posto al tavolo videro entrare una vecchia fata, la quale non era stata invitata con le altre perchÊ da cinquant’anni aveva ancora un Nokia 8810 e non aveva un
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account su Facebook. La vecchia prese la cosa per uno sgarbo e twittò che la principessina, da grande, sarebbe stata punta da un arcolaio e sarebbe morta. Una delle giovani fate lesse su Twitter questa minaccia e cercò di rimediare al male che la vecchia fata aveva augurato alla bambina. Così si avvicinò alla piccola e disse: “Tranquilli, non sono abbastanza forte per spezzare questo brutto incantesimo, ma posso fare in modo che la principessina, quando si pungerà con il fuso, non morirà, ma cadrà in un sonno profondo che durerà cento anni, e dal quale si sveglierà grazie al bacio del figlio di un Re”. Sperando di poter essere d’aiuto, il Re decise di emanare un editto che vietasse l’uso degli arcolai, nelle case e nel castello. Passarono gli anni, e una mattina la Principessina, correndo per il castello con l’intento di catturare un Pokemon, andando da un quartiere all’altro, salì fino a una piccola soffitta dove una vecchina stava facendo una live su Instagram mentre filava con un arcolaio, perché non conosceva il divieto del Re. La Principessina le chiese: “Cosa fate, vecchina? Posso provare?”. Ma non aveva preso ancora in mano il fuso, che cadde a terra, come fosse morta. Corse gente da tutte le parti, spruzzarono del profumo, le stropicciarono le mani, le sganciarono i vestiti, ma non ci fu verso di
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farla tornare in sé. Allora il Re, che si accorse del fatto vedendo una foto pubblicata su Instagram e sapendo bene che questa cosa doveva accadere perché le fate l’avevano detto anni prima, fece mettere la Principessa in una stanza segreta del castello. Si sarebbe detta un angelo tanto era bella, perché lo svenimento non aveva tolto nulla alla bella tinta rosea del suo colorito: le labbra erano ancora rosse e le gote erano di un bell’incarnato. Ella aveva soltanto gli occhi chiusi ma la si sentiva respirare dolcemente. Il Re ordinò che si lasciasse dormire la ragazza in pace finché non fosse arrivato il momento di liberarla. Arrivarono le fatine
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e ordinarono a tutti i presenti nel castello di prendere posto sui vari divani, tranne al Re e alla Regina, e obbligò tutti a guardare la TV e a bere del thè con dentro un potente sonnifero. Dopo cinque minuti tutti si addormentarono, compresi i cavalli che erano nella scuderia, i mastini che erano di guardia nei cortili e la cagnolina della Principessa. A quel punto, il Re e la Regina, dopo che ebbero baciato la loro figliuola, uscirono e attivarono con il telefono l’allarme antifurto e il parco fu blindato con allarmi e lucchetti cosicché nessuno potesse entrare. Solo con un binocolo professionale si potevano vedere appena le punte del castello, che venne poco alla volta ricoperto dagli alberi. Dopo cento anni, il figlio del Re che regnava allora, che era di un’altra famiglia e che non aveva a che far nulla con la principessa, prese il suo cellulare e cercò su Google che cosa fossero le torri che si vedevano spuntare al di sopra di quella folta boscaglia. Scoprì che era un vecchio castello nel quale dormiva una principessa. Cercò il suo profilo Facebook e scoprì che la fanciulla era bellissima ma era sotto un incantesimo. Così decise di incamminarsi verso la torre della giovane e liberarla dalla maledizione.
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Quando arrivò nella stanza segreta, si avvicino alla Principessa che, dopo cento anni, stava finalmente aprendo gli occhi.
La ragazza, ora sveglia, era molto tesa perché doveva parlare con il principe e allora decise di prendere il suo iPhone 8 Plus, che le era stato regalato al battesimo, scrivere sulle notes il discorso da dire al principe e inviarglielo tramite mail. Il principe lesse la mail e rimase sorpreso tanto da invitarla a cena presso il Saloon del regno.
I due si innamorarono perdutamente e decisero di sposar-
si. Qualche anno dopo, ebbero due figli: una bambina di nome Aurora, perché alla principessa piaceva Eros Ramazzotti, e un maschietto di nome Giorno, chiamato così perché aveva tanta paura del buio.
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La Regina, madre del principe, era molto curiosa di scoprire di chi fosse innamorato suo figlio, che da anni ormai, ogni giorno trascorreva tanto tempo fuori dal palazzo; più volte provò a fargli delle domande ma ovviamente il principe si rifiutava di rispondere. Allora pensò di spiarlo su tutti i suoi social: Instagram, Facebook e Twitter, ma non riuscì ad accedere a nulla perché il figlio aveva il profilo privato. Il Principe voleva molto bene a sua madre, anche se era molto severa, tanto da costringerlo a lavorare tutti i giorni della settimana in un call centre. Perciò, quando il Re, padre del principe, morì, suo figlio decise di rivelarle la verità sulla sua sposa. Organizzarono una festa strepitosa. La principessa arrivò con una Lamborghini, tutti applaudirono e tutti si fecero molti selfie. Purtroppo, pochi giorni dopo, il principe partì per Cantalabutta, per combattere una battaglia contro i terribili orchi delle foreste. Nessuno conosceva, però, la vera identità della Regina: era un’orchessa crudele che voleva cibarsi della principessa e dei suoi nipotini, Aurora e Giorno. Mandò a chiamare il cuoco di corte e gli disse qual era il suo piano. L’uomo, spaventato e stupefatto, decise di portare i bambini e la principessa al sicuro, nel quartierino di sua abitazione in fondo al cortile, e ordinò su Just Eat della carne fresca per ingannare la
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Regina orchessa. Una sera la regina madre, secondo il suo solito, ronzava in punta di piedi per i cortili a fiutare l’odore della carne cruda. Vide attraverso la telecamera dei giardini il piccolo Giorno e la piccola Aurora che parlavano con la principessa. L’orchessa capì allora di essere stata ingannata e ordinò che la mattina dopo venisse portata in mezzo alla corte una grande vasca piena di vipere, rospi, ramarri e serpenti per farvi gettare la principessa, i figlioli, il cuoco, la moglie del cuoco e la sua serva di casa. Il giorno dopo, via SMS disse ai suoi bulli collaboratori di portare i prigionieri con le mani legate dietro la schiena. Questi erano pronti a gettarli nella vasca, quando ecco che arrivò, inaspettatamente, il principe, a cavallo della sua moto. Egli chiese stupito cosa volesse dire quell’orrendo spettacolo. A quel punto la Regina madre, forse per vergogna, si gettò nella vasca, dove fu divorata da quelle bestiacce. Il principe se ne mostrò addolorato, perché in fin dei conti era sua madre, ma trovò la maniera di consolarsene, preso com’era dalla bella moglie e dai suoi bambini.
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Classe 1B
la la
Bella,
Bestia
...e lo smartphone!
T
anto tempo fa in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente.
BenchÊ avesse tutto quello che poteva desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo. Si comportava male con tutti i suoi amici, rispondeva in modo sgarbato a chiunque entrasse in contatto con lui. Venne escluso da tutti i gruppi di whatshapp perchÊ aveva preso l’abitudine di rivolgere parole offensive a tutte le persone che comunicavano con lui. Inoltre faceva spesso il bullo attraverso il suo cellulare, prendendo in giro gli amici, manipolando le loro fotografie e mostrandole a tutti.
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Accadde, però, che una notte d’inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò ma era troppo tardi perché lei ormai aveva visto che non c’era amore nel suo cuore e per punirlo lo tramutò
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in una orrenda bestia e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Anche il suo telefono venne spento e non poteva più essere utilizzato fino a quando il principe non fosse cambiato. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello. Se avesse imparato ad amare l’incantesimo si sarebbe spezzato. In caso contrario sarebbe rimasta una bestia per sempre. Con il passare degli anni, il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza di salvezzza ed era isolato da tutti, non aveva più contatti con nessuno. Chi avrebbe mai potuto amare una bestia! In un villaggio vicino al castello viveva una fanciulla di nome Belle, che amava molto leggere i libri, anche sul telefono, e soprattutto amava farsi i selfie con il suo smartphone di ultima generazione. Belle non riusciva a vivere separata dal suo cellulare ed in ogni momento non smetteva di ricevere messaggi dalle sue amiche, era un continuo cinguettare ed un continuo “scroll”. Belle: “Come si sta bene qui! È un bel paesino e la gente vive con semplicità!” Fornaio: “Buongiorno, Belle. Dove te ne vai?”
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Belle: “Dal libraio, ho appena finito il mio ultimo libro!” Fornaio: “Complimenti!” Due donne: “Quella ragazza è proprio originale, con che aria allegra se ne va in giro, sempre con il suo cellulare in mano... è proprio una Smombie.” Libraio: “Ah, Belle! Buongiorno!” Belle: “Buongiorno. Sono venuta a restituirle il suo libro.” Libraio: “Lo hai già finito?” Belle: “L’ho letto tutto d’un fiato! Ha niente di nuovo?” Libraio: “Eh, sì! Ho proprio quello che fa per te... Ecco! Pronto? Sono il Librofonino
di
Roberto
Alborghetti,
parla
dell’oggetto a te più caro. Vedrai che riceverai tante nuove informazioni e utili consigli per usare al
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meglio il tuo smartphone!” Belle: “Bene, allora… mi prenderò questo. Grazie, buona giornata.” Libraio: “Arrivederci, Belle!” Nel villaggio viveva anche Gaston, il cacciatore, che seguiva Belle dappertutto. Voleva che lei lo sposasse, ma la ragazza pensava che lui fosse un vanitoso senza cervello. Gaston tormentava la ragazza con continue telefonate in ogni momento del giorno, con messaggi, emoticon, gif ed altre diavolerie che facevano innervosire Belle anzichè conquistarla, tanto che la ragazza era costretta a spegnere il telefono per stare tranquilla e quando lo riaccendeva trovava centinaia di messsaggi non letti che le intasavano la memoria del telefono. Una sera il padre di Belle, Maurice, di ritorno da un lungo viaggio, si perse nel bosco perchè aveva sbagliato la posizione del navigatore e, non riuscendo più a trovare la strada di casa e non potendo chiedere aiuto perchè il suo cellulare si era scaricato, bussò proprio al castello della bestia. Fu accolto da strani oggetti parlanti: erano i servitori della Bestia che l’incantesimo aveva trasformato. Quello infatti era il suo castello. Quando la bestia scoprì Maurice, lo imprigionò in una cella buia e umida. L’uomo tremava di paura: in vita sua non aveva mai
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visto un mostro simile! Solo la luce del suo cellulare, che nel frattempo aveva ricaricato, riusciva ad illuminare la stanza, ma non c’era campo nemmeno per una telefonata d’emergenza! Intanto il cavallo di Maurice era tornato a casa da solo. Belle, dopo un po’ di tempo, riuscì a rintracciare il padre grazie alla cella del suo cellulare che segnalava dove si trovava. Trovato Maurice, Belle supplicò la Bestia di lasciarlo andare e di prendere lei al suo posto. La bestia acconsentì, ma fece promettere a Belle che sarebbe rimasta con lui per sempre. A poco a poco, la bestia imparò a comportarsi bene. Imparò ad essere gentile con tutti, non inviò più messaggi da bullo sul gruppo di wathsapp, si faceva dei bei selfie con Belle e li pubblicava su Instagram ricevendo un sacco di Like e raggiungendo un gran numero di Followers. Quando Gaston vide le foto di Belle e la bestia si ingelosì ed andò su tutte le furie. Tramite un messaggio su Wathsapp convinse tutti gli abitanti del villaggio che la bestia era un mostro e che doveva essere distrutto. Allora guidò la folla fino al castello. Tutti insieme sfondarono il portone e Gaston inseguì la Bestia fin sui tetti. I due lottarono, la Bestia rimase ferito, ma Gaston perse l’equilibrio e cadde nel vuoto. Belle chiamò subito il 118
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con il suo cellulare e la bestia fu portato in ospedale. Guarì in men che non si dica e improvvisamente l’incantesimo si spezzò! Un bellissimo principe apparve al suo posto e... il telefono tornò a squillare!!! Centinaia di messaggi di Wathsapp auguravano una lunga e felice vita insieme ai due giovani che ringraziarono con un bellissimo selfie!
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Classe 1D
Pinocchio nell’era digitale
C
’era una volta un vecchio falegname che si chiamava Mastro Ciliegio che aveva un bel pezzo di legno e decise di
regalarlo al suo caro amico Geppetto. Egli stava sempre da solo perché non aveva nessuno che potesse fargli compagnia perciò decise di farne un burattino per passare un po’ di tempo. Quando ebbe finito fu molto soddisfatto ma all’ improvviso quel pezzo di legno iniziò a parlare e lui si emozionò tantissimo. Fu talmente contento che andò a comprargli subito dei vestiti molto eleganti e insieme si facevano tanta compagnia. Pinocchio era molto curioso ed intelligente e Geppetto capì che era arrivato il momento di iscrivere il piccolo burattino a scuola.
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Nella sua classe tutti i compagni avevano un telefonino e un giorno Pinocchio disse a Geppetto : “Babbo caro vorrei tanto avere un telefonino... solo io non ce l’ho!” Geppetto allora gli rispose: “E va bene figliolo... poiché sei tanto bravo sarò felice di accontentarti.” Andarono subito a comprarlo e il burattino era al settimo cielo.
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Appena tornati a casa si scaricò subito tutte le app possibili e immaginabili: facebook, instagram, twitter, snapchat e whatsapp. Iniziò a postare delle sue fotografie e ricevette tanti like. Nella sua classe però vi erano due compagni molto cattivi: il Gatto e la Volpe. Questi brutti ceffi iniziarono a prenderlo in giro e a mandargli messaggi offensivi. Un giorno a scuola gli dissero: “Ehi bamboccio! Oggi pomeriggio devi venire nel bosco perché dobbiamo dirti una cosa e bada di venire altrimenti ti faremo tanto male.” Il povero burattino aveva tanta paura ma decise di andare per evitare il peggio e, senza dire nulla al padre, andò nel bosco. Appena arrivò il Gatto e la Volpe iniziarono a deriderlo e lo intrappolarono in una baracca, chiusero la porta e se ne andarono sghignazzando. Il povero Pinocchio impaurito non si perse d’animo e telefonò
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sia al papà che alla Polizia. Arrivarono subito i soccorsi e i due bulli furono arrestati. Il povero falegname denunciò quanto accaduto alla Polizia postale e immediatamente risalirono al Gatto e alla Volpe. Geppetto non sapeva nulla delle minacce e delle offese che avevano fatto soffrire il suo adorato burattino e gli chiese: “Perché non hai detto nulla al tuo babbo? Se mi avessi detto tutto saremmo intervenuti prima e non ti avrei permesso di cedere alle minacce di quei due tipacci!” La loro vita riprese pian piano in modo normale ma ecco che un
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bel giorno nel loro paesino arrivò un circo. Su facebook girava un post in cui il padrone del circo diceva di cercare dei burattini per il suo spettacolo. Pinocchio, ovviamente, andò di corsa senza riflettere neanche un attimo e chiese al proprietario Mangiafuoco se poteva partecipare allo spettacolo. Naturalmente anche questa volta riuscì a cacciarsi nei guai... infatti finì dietro le quinte del circo e venne rinchiuso in un sacco pieno di burattini! Geppetto vedendo che il figliolo non rincasava andò dalla Polizia per denunciarne la scomparsa e, disperato, andò a confidarsi
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con una sua cara amica: la Fata Turchina. Lei comprese subito la gravità della situazione e, insieme al suo fidato collaboratore il Grillo Parlante, andò al circo per fare un sopralluogo. Quando arrivarono lì, grazie alla magia del teletrasporto, lo liberarono e Pinocchio si ritrovò tra le braccia di Geppetto. Pianse tanto per lo spavento e ascoltò molto attentamente il discorso che gli fece suo padre: “Figlio mio ti lascerò usare il telefonino solo se imparerai a non credere a tutto quello che vedi sul web; tanti messaggi sono ingannevoli e pericolosi ma tu devi essere intelligente e capire che non puoi credere a tutto e a tutti. Solo così potrai difenderti da tante cose brutte.” Da quel giorno Pinocchio diventò più responsabile delle sue azioni e comprese che il telefonino, oltre ad essere divertente e utile, poteva anche diventare tanto pericoloso. Da allora vissero per sempre felici e contenti.
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Tutti i
disegni
Biancaneve e il corteo luminoso dei cellulari - Classe I A
Ema Zemblaku, Edoardo Peronti
Fioralba Avdiaj, Claudia Rolchi
Cappuccetto Rosso Oggi - Classe I G
Fabiola Grassi
Chen Hong Yi
Lorenzo Battaglini
Arianna Iori
Edoardo Delicato
Lorenzo Renzi
Filippo Di Gennaro
Maristella Campioni
Cenerentola 2017 - Classe I F
Aurora Vernaroli
Beatrice Bellato
Maristella Pigliacelli
Beatrice Chiappini
Federica Rossini
I sette capretti nella trappola del Cyber-bul(L)upo - Classe I C
Agnese Cancelliere, Chiara Rotondi
Massimo Chiappini
Emma Toro
Matteo Arcese, Alessandro Fichera, Bodgan Tanese, Paolo De Vita, Francesco Ascenzi
Asia Ceccarelli, Claudia Rea, Chiara Rotondi
Rachele Compagnoni
La Bella Addormentata nel bosco moderna - Classe I E
Manuel Spazziani
Aurora D’Itri
Sara Dauti
Alyssia Rossi
La Bella, la Bestia... e lo smartphone! - Classe I B
Asia Arduini
Martina Fontana
Federica Primicerio
Pinocchio nell’era digitale - Classe I D
Eva Bruni
Eva Bruni
Eva Bruni
Eva Bruni
Ringraziamenti Si ringrazia per la realizzazione di questo libro la Dirigente Scolastica professoressa Mara Bufalini, che ha permesso l’attuazione del progetto, le docenti che hanno ideato e curato il “Laboratorio di lettura e scrittura creativa”. Un ringraziamento caloroso è rivolto ai nostri alunni che hanno fattivamente collaborato, senza i quali tutto questo non sarebbe stato possibile, e alle loro famiglie.
Le nostre Fiabe Biancaneve e il corteo luminoso dei cellulari Cappuccetto Rosso Oggi Cenerentola 2017 I sette capretti nella trappola del Cyber-bul(L)upo La Bella Addormentata nel bosco moderna La Bella, la Bestia... e lo smartphone! Pinocchio nell’era digitale
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