Jaguar E-Type Lightweight “Lindner”

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BUONA LA SECONDA

FRA IL 1963 E IL 1964 JAGUAR COSTRUÌ UNA SERIE DI 12 SCOCCHE IN ALLUMINIO PER LE E-TYPE DA CORSA, CHE VENNERO RIBATTEZZATE “LIGHTWEIGHT”. DI QUESTE, SOLO UNA FU MODIFICATA PER PETER LINDNER, L’IMPORTATORE TEDESCO DELLA JAGUAR. IL PROGETTO STILISTICO PRESE IL NOME DI “LOW DRAG” E FU AFFIDATO A MALCOLM SAYER, CHE REALIZZÒ UN’AUTOMOBILE UNICA. DOPO AVER PARTECIPATO A LE MANS NEL 1964, LA VETTURA FU VITTIMA DI UN TERRIBILE INCIDENTE IN FRANCIA PROPRIO IN QUELL’ANNO E RIMASE PER 10 ANNI SOTTO SEQUESTRO. VENNE RICONVERTITA IN UNA LIGHTWEIGHT E SOLO NEL 2005 LA CLASSIC MOTOR CARS DI BRIDGNORTH AVVIÒ UN RESTAURO COMPLETO, UNO DEI PROGETTI PIÙ AMBIZIOSI MAI INTRAPRESI SU UN’AUTO. TECNICI E ARTIGIANI HANNO IMPIEGATO OLTRE CINQUE ANNI E 5000 ORE DI LAVORO QUALIFICATO PER TRASFORMARE LA CARCASSA DELLA E-TYPE CHE NEGLI ANNI SETTANTA SI REPUTAVA IMPOSSIBILE DA RESTAURARE IN UN ESEMPLARE MARCIANTE, UTILIZZANDO ADDIRITTURA IL 90% DEI COMPONENTI DELL’AUTO ORIGINALE

La complessa storia del doppio restauro della E-Type aerodinamica schierata alla 24 Ore di Le Mans del 1964: ricostruita dapprima come “semplice” Lightweight dalla Lynx sfruttando una scocca di scorta, è stata riportata due anni fa alle condizioni d’origine grazie all’opera della Classic Motor Cars di Bridgnorth | 101


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Nella storia sportiva del marchio Jaguar un ruolo particolare lo hanno recitato le E-Type “lightweight”, vale a dire le versioni alleggerite della sportiva inglese che animò il mercato delle supercar negli Anni Sessanta. Dei dodici esemplari prodotti utilizzando l’alluminio per la scocca, così da ottenere un risparmio di peso di oltre 220 kg, uno solo fu successivamente trasformato in un’autentica fuoriserie da corsa, caratterizzata da una carrozzeria dal disegno inedito, profondamente modificata rispetto all’originale soprattutto per il particolare andamento del padiglione e per la coda specifica. Il complesso lavoro fu ordinato dall’allora importatore tedesco della Jaguar, l’imprenditore e gentlemandriver Peter Lindner, fu realizzato in fabbrica e il progetto stilistico, fortemente orientato verso un’ottimizzazione aerodinamica sostanziale, prese il nome di “Low Drag” e venne affidato a Malcolm Sayer, che realizzò un’automobile unica, destinata a competere nientemeno che alla 24 Ore di Le Mans del 1964. Il frontale esibisce una fanaleria a quattro elementi circolari di grandi dimensioni finalizzata a perforare il buio della notte

sul leggendario circuito della Sarthe: i proiettori esterni avvolgenti mostrano la chiara discendenza dalla E-Type di serie, mentre quelli interni seguono il puntuto profilo del musetto, fruendo di una opportuna calotta aerodinamica. La rotondità del padiglione è accentuata per raccordare senza soluzione di continuità la zona dell’abitacolo con la coda della granturismo inglese, che sacrifica l’impostazione a 3 porte (con portellone posteriore) della vettura di serie per adottare un lunotto piccolo e leggermente avvolgente sui lati e uno sportello all’estremità. Osservando il cosiddetto “lato b” della E-Type commissionata da Lindner sulla base del telaio S850662 si nota che della vettura di partenza restano praticamente solo i fanalini. La carriera agonistica della E-Type Lightweight Low-Drag si

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rivela a dir poco drammatica: iscritta alla 24 Ore di Le Mans del 1964 e condotta in gara dall’equipaggio composto da Peter Lindner e Peter Nocker, è costretta al ritiro per il surriscaldamento del motore. In seguito, nel corso dello stesso anno, Lindner si presenta al via della 1000 Chilometri di Montlhery, il celebre circuito francese, nei pressi di Parigi, caratterizzato da una lunga curva sopravelevata, dove perisce in un tragico incidente di gara che costa la vita anche a tre commissari di percorso. La vettura è sequestrata dalle autorità giudiziarie transalpine e rimane “blindata” per alcuni anni; allorché le autorità francesi tolgono il rottame della Lightweight Low Drag dallo

stato di sequestro, ben 10 anni dopo l’incidente, nel 1974, l’auto viene acquistata da un collezionista. Dopo alcuni passaggi di proprietà, la più straordinaria delle E-Type viene ricostruita dalla struttura inglese Lynx, specializzata in Jaguar fuoriserie tra cui le celebri XJ-S Shooting Brake, utilizzando tutte le parti meccaniche ancora fruibili su una scocca Lightweight di scorta, ritenendosi irrecuperabile la carrozzeria originale letteralmente straziata nell’incidente. La vettura così ricostruita viene esposta per anni nella RossoBianco Collection, accanto al rottame della carrozzeria originale, finché, nel 2007, un altro collezionista, Pete Neumark, acquista la Nocker-Lindner Low Drag Lightweight

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E-Type e l’affida per un restauro totale a una struttura inglese specializzata in Jaguar di pregio, la Classic Motor Company di Bridgnorth, nel Shropshire, con l’incarico di riportarla nelle condizioni in cui era stata schierata alla 24 Ore di Le Mans del 1964. La scocca originale viene riportata al metallo grezzo, ricostruita, rimodellata salvando il 90% dell’originale: le forme sinuose e aerodinamiche della Low Drag riprendono vita dopo 5000 ore di lavoro da parte degli specialisti della struttura di restauro inglese, artefice in precedenza della ricostruzione della prima E-Type Coupé, quella esposta al Salone di Ginevra del 1961 ancora con la targa 9600 HP in quanto guidata da Coventry alla città sul Lemano nella notte

precedente l’apertura dell’esposizione elvetica. Il 5 maggio 2011 il restauro viene completato e l’auto finalmente mostrata nel suo aspetto originale a un pubblico di oltre 300 entusiasti, tra cui il nipote di Peter Lindner, Thomas Fritz, il collaudatore Jaguar Norman Dewis e Patrick Lansard, che nel 1974 aveva recuperato il rottame dopo il suo dissequestro operato dalle autorità francesi. La Low Drag ha così ottenuto il premio Restoration of the Year 2011 dall’Historic International Motor Award ed è stata protagonista di numerose apparizioni in pubblico durante le celebrazioni del cinquantenario del modello E-Type, in particolare a Goodwood e a Villa d’Este.

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