Ferrari 400 Superamerica SWB Cabriolet (1960)

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Ferrari 400 Superamerica SWB Cabriolet (1960)

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Somiglia a una 250 GT California, ma sotto il cofano sfoggia un 12 cilindri di 4 litri di cilindrata accreditato di 340 CV. Prodotta in soli sette esemplari, la 400 Superamerica SWB Cabriolet ha raggiunto una quotazione di 6.380.000 dollari USA TESTO: Alessandro Rigatto | FOTOGRAFIE: Darin Schnabel - Cortesia RM Auctions

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ON È LA CALIFORNIA con motore 4 litri: la 400 Superamerica è molto di più, uno dei gioielli più desiderabili nell'ambito della produzione del Cavallino Rampante di inizio Anni Sessanta. Del resto, il nome Superamerica nella gamma delle Ferrari ricorre già dal 1956 e si accosta ai modelli più esclusivi della Casa, per finiture, cubatura del motore e prestazioni. Basti pensare che la 410 Superamerica, progenitrice dell'auto di questo servizio, adottava un 12 cilindri di 5 litri di cilindrata, come lascia agevolmente intuire la denominazione del modello che indica, secondo tradizione, la cilindrata unitaria. In particolare, essa venne presentata non compiuta al Salone dell'Automobile di Parigi nel 1955, e in versione completa al Salone dell'Automobile di Bruxelles del 1956. Ne furono prodotte tre serie in numero limitato; la prima, fabbricata dal 1956 al 1957, aveva un passo di 2800 mm, mentre sulla seconda, costruita dal 1957 al 1958, esso fu accorciato a 2600 mm. La terza serie, presentata al Salone dell'Automobile di Parigi, fu prodotta dal 1958 al 1959 e conservava l'interasse della serie precedente. La prima versione svelata a Bruxelles era caratterizzata da una linea ispirata a quella della 250 GT Coupé. Tale carrozzeria fu installata sulle prime due serie della 410 Superamerica, ma vennero anche assemblati esemplari personalizzati per clienti selezionati che potevano permettersi fuoriserie basate su un modello già così esclusivo nell'allestimento standard. Per questi ultimi Pininfarina studiò carrozzerie speciali dalle forme molto aerodinamiche con un’impronta particolare, denominate Superfast e carrozzate da Scaglietti, Boano e Ghia. Le vetture della prima e seconda serie avevano in comune con le 250 GT la disposizione dei tubolari

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principali del telaio, che passavano sopra l’asse posteriore, al contrario di quelli installati sulla 375 America, dove questi componenti passavano inferiormente. Quelli della terza serie presentavano punti in comune con le prime due. Ma torniamo alla 400 Superamerica del 1960, evoluzione della 410 Superamerica prodotta dal 1956 al 1959. Il nuovo modello mantiene il frazionamento V12 del motore, ma abbandona l'ormai non più attuale impostazione a basamento lungo di Lampredi per adottare quella più moderna con distribuzione monoalbero in testa per bancata progettata dall'ing. Colombo

e originariamente utilizzata sulla 250 GT Europa. Il passaggio dai 5 litri di cilindrata della 410 Superamerica ai 4 litri del nuovo modello non è frutto di un downsizing come il termine è inteso oggi: in realtà viene incrementata la cubatura del 3 litri “Colombo” della 250 GT Europa mediante la maggiorazione delle misure di alesaggio e corsa, salite rispettivamente a 77 mm e 71 mm, per una cilindrata totale di 3967 cc. Grazie a un nuovo sistema di accensione e all'alimentazione assicurata da 3 carburatori doppio corpo Weber 46 DCF, la 400 Superamerica riesce a esprimere ben 340 CV, scaricati sulle

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ruote posteriori tramite un cambio meccanico a 4 marce. Da parte sua il telaio a passo corto della 400 Superamerica è provvisto di quattro freni a disco, indispensabili per tenere a bada le straordinarie prestazioni della cabriolet del Cavallino Rampante, di sospensioni anteriori a ruote indipendenti con doppi bracci oscillanti e molle elicoidali e di sospensioni posteriori ad assale rigido con balestre longitudinali semiellittiche e ammortizzatori telescopici. Anche la 400 Superamerica appartiene alla famiglia dei modelli Ferrari più esclusivi, destinati a finire nei garage di

capi di stato, industriali, nobili e aristocratici europei, nonché di danarosi appassionati di vetture sportive, che nella 400 Superamerica trovano il massimo in termini di lusso e performance: quanto di meglio il vil denaro possa acquistare. Una vera e propria élite trasversale, più o meno analoga a quella che oggi può comprare le contemporanee Ferrari a tiratura limitata. Veniamo adesso alla 400 Superamerica Cabriolet Passo Corto del servizio fotografico, una delle Ferrari più interessanti tra quelle battute il 14 marzo all'asta che RM Auction ha tenuto a

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Phoenix, in Arizona, dove è stata aggiudicata per 6.380.000 dollari USA. Modello rarissimo, se si pensa al fatto che esso è il terzo dei soli sette esemplari a passo corto (2420 mm contro i 2600 mm delle versioni a passo lungo) costruiti con carrozzeria decapottabile e fari non carenati. Una terna di caratteristiche che rendono questa 1945 SA elegantemente aggressiva. Esemplare

di eccezionale valore storico, sia perché può fregiarsi della definizione “matching numbers”, avendo gli stessi numeri di telaio e motore (1945 SA), a conferma dell'originalità delle componenti principali, sia in quanto restaurato nei minimi particolari da Classic Coach e da Greg Jones negli Stati Uniti una dozzina di anni fa con un'opera straordinaria che ha riportato la vettura alle condizioni d'origine, compresa la verniciatura della carrozzeria in verde bottiglia (MM 16364) abbinata alla selleria in pelle Connolly di colore rosso (VM 3171), uno schema cromatico mai visto prima su una Ferrari. La storia della 400 Superamerica telaio 1945 SA è fedelmente riportata dall'esperto ferrarista Marcel Massini. Il telaio venne costruito a metà 1960, per essere poi inviato a Torino da Pininfarina, che ultimò la carrozzeria il 6 luglio. L'auto venne venduta all'imprenditore tedesco - residente nella località svizzera di Croglio - Helmut Horten, che la fece immatricolare a Milano nel gennaio del 1961 intestandola alla Horten Italiana Srl. Qui l'auto rimase per i successivi tre anni, prima di essere venduta a un certo Herr Warzits, un tedesco che la esportò negli Stati Uniti per un breve periodo. Nel 1985 la 1945 SA tornò in Europa, verniciata però in bianco, e venne acquistata da Bernard Pfister di Ginevra, che preferì per lei il classico rosso. Per alcuni anni l'auto rimase esposta nella sede della Ferrari Suisse SA a Nyon. Nel luglio del 1997 la 400 Superamerica venne acquistata da Scott

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Rosen di Bedford Hills, New York, che la tenne per sé due anni prima di cederla a Oscar Davis di Elizabeth, New Jersey. Un ulteriore passaggio, per il tramite della Classic Coach, portò la convertibile Ferrari al suo ultimo proprietario prima dell'asta di RM Auctions, che l’ha vista spuntare una valutazione record. Le spettacolari condizioni di conservazione dell'auto sono state peraltro verificate a più riprese da specialisti del marchio del

Cavallino Rampante, tra cui lo stesso Greg Jones di Stuart, Florida, e da consulenti della RM Auctions, che hanno personalmente guidato la 400 Superamerica verificandone le perfette condizioni d'uso prima di ammetterla all'asta. Un ulteriore motivo d'interesse che rende ancor più desiderabile questa Ferrari è la sua “sottoesposizione”: dopo il restauro sopra citato l'auto non è mai apparsa in alcun concorso d'eleganza, né in manifestazioni di valore internazionale, cosicché essa non è soltanto una invitata ideale in eventi del calibro di Villa d'Este o Pebble Beach, ma anche una potenziale candidata alla vittoria assoluta.

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