AMBIENTI SANI 3-4 2024

Page 1


RIVISTA UFFICIALE

Ragno violino: facciamo chiarezza

Focus sulla

Peste suina africana

Proteggere e gestire

le risorse idriche

Edizioni Avenue media®

3 • NUMERI 3-4

DICEMBRE 2024

DIRETTORE EDITORIALE

Marco Benedetti , Presidente A.N.I.D.

COORDINATORE TECNICO SCIENTIFICO

Davide Di Domenico, Ph.D

COMITATO SCIENTIFICO

Massimo Bariselli, Servizio Fitosanitario Emilia-Romagna

Mario Principato, Centro di Ricerca Urania - Perugia

Fulvio Marsillo, Università di Teramo

Claudio Venturelli, Entomologo e pubblicista

SEGRETERIA A.N.I.D.

Rita Nicoli

EDITORE, DIREZIONE, REDAZIONE, PUBBLICITÀ E AMMINISTRAZIONE

Edizioni Avenue media®

Viale Antonio Aldini, 222/4 40136 Bologna (BO)

COORDINATORE EDITORIALE

Lorenzo Bellei Mussini

PUBBLICITÀ E CLIENTI

Paola Zerbini

e-mail: pizeta@avenue-media.eu tel: +39 339 2381497

Debora Colatrella

e-mail: expo@avenue-media.eu tel: +39 344 300590

ABBONAMENTI

Abbonamento Italia e 35,00

Copia singola e 8,75

e-mail: dir@avenue-media.eu tel: +39 051 6564352

DIRETTORE RESPONSABILE

Claudio Vercellone

TIPOGRAFIA

LA GRAFICA s.r.l.

STUDIO GRAFICO

Morena Morini

EDITORIALE

A.N.I.D., un referente di settore di indubbia autorevolezza di Marco Benedetti ........................................................................... p. 2

RUBRICHE

Evoluzione normativa di Francesca Ravaioli ........................................................................

Biologia ed Etologia di Massimo Bariselli ..........................................................................

Entomologia e Parassitologia di Mario e Simona Principato

ARTICOLI

Salute

La peste suina africana: una lotta contro il tempo di Fulvio Marsilio ...............................................................................

Pest management

La vita delle zanzare: tra fascino e timori di Claudio Venturelli

Eco-narrazione Dall’Egitto all’Australia di Gianumberto Accinelli

ANNO 3 • Numeri 3-4

DICEMBRE 2024

Iscritto al n. 8578 r.st. in data 16/03/2022 sul registro stampa periodica del tribunale di Bologna

10

16

26

30

Gli autori sono pienamente responsabili degli articoli pubblicati che la Redazione ha vagliato e il Comitato Scientifico ha analizzato garantendone la validità tecnico scientifica. Ciò nonostante, errori, inesattezze e omissioni sono sempre possibili. Avenue media, pertanto, declina ogni responsabilità per errori e omissioni eventualmente presenti nelle pagine della rivista.

A.N.I.D., un referente di settore di indubbia autorevolezza

I risultati di questa presidenza sono figli di un lavoro corale

Carissimi colleghi, questo è il mio editoriale di fine mandato. Nel mese di dicembre ci saranno le elezioni per il rinnovo degli organi associativi dell’Associazione e di conseguenza ci sarà anche la nomina del nuovo Presidente.

Ho le parole tremolanti, un concentrato di emozioni dovute alle tante attività messe in campo, e soprattutto ripensare alle giornate interminabili durante il periodo Covid che ha messo a dura prova tutta la struttura. Riassumere questi mandati trascorsi, mi spinge a riflettere agli anni passati insieme. Quello che posso dire è che la mia vita è stata segnata da A.N.I.D., avendone vissuto la sua nascita nel lontano 1997 e, rivederla oggi, con gli stessi occhi e lo stesso amore e passione come fosse ieri, ma con un ruolo istituzionale decisamente diverso, mi rende orgoglioso.

Oggi posso dire a gran voce che il nostro settore ha in A.N.I.D. un re -

ferente di settore di indubbia autorevolezza, basta guardare alle presenze istituzionali che negli ultimi anni hanno partecipato alle nostre iniziative. Le forze di Governo presenti e passate, hanno avuto modo di conoscere e capire il valore strategico del nostro operato, in tutti i settori economici strategici, ed è grazie a questo continuo interfacciarsi che abbiamo dato vita al percorso del tanto discusso “riconoscimento giuridico del tecnico del pest management”!

A marzo 2024 c’è stato l’incontro presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, presentando un

progetto ambizioso di modifica del D.M. 274/97 e allo stesso tempo individuare un percorso che metta diverse componenti istituzionali per ruolo e competenza, intorno a un tavolo tecnico.

Il focus di A.N.I.D. è sempre stato quello di non correre dietro le logiche commerciali o similari, ma di dare valore e visibilità a un settore economico, troppo dimenticato negli anni. La nostra visione di dar vita a una forza sindacale confindustriale, Confindustria Servizi HCFS, ci ha aperto a incontri nazionali e internazionali perché le vere partite si giocano anche fuori dai confini.

di Marco Benedetti Presidente A.N.I.D.

Un mio particolare plauso va al presidente Lorenzo Mattioli, e ai presidenti delle altre associazioni rappresentate, che hanno creduto nel valore intrinseco della nostra Associazione.

Un altro aspetto importante di crescita sono state le commissioni tecniche, costituite da nostri referenti in seno al consiglio direttivo, con l’ausilio e il supporto dei tecnici delle aziende produttrici, perché questo vuol dire rappresentare un settore, quando tutte le componenti sono attori di un cambiamento epocale. Essere dei partner anche per gli organismi internazionali, vedi la nuova versione 8 di IFS, sta a dimostrare la nostra vera autorevolezza.Potrei aver bisogno di una testata intera, per ricordare le tante attività messe in campo nel corso degli anni di mandato, ma alle parole contano più i fatti, e nel mo -

mento in cui uscirà questa rivista, avremo già avuto l’incontro presso il Senato della Repubblica, con una conferenza stampa, a cui parteciperanno, ministri, membri di commissioni parlamentari e senatori, per evidenziare quanto il “Riconoscimento giuridico dell’operatore del pest management a tutela e garanzia dei settori alimentare, sanitario, turistico” sia oggi un punto fermo.

Ammetto che, arrivare a ottenere questi risultati, sia stato frutto di un lavoro estenuante che mi ha tenuto lontano dagli affetti familiari e dalla mia azienda, che non smetterò mai di ringraziare, e un grazie particolare va alla mia compagna di viaggio e di avventure, Rita Nicoli. Il suo immenso supporto morale, la sua costante abnegazione al lavoro, anche oltre le ore consentite, mi ha permesso di superare tante

difficoltà personali, soprattutto quando si diventa il bersaglio dei soliti detrattori. Ebbene sì: abbiamo dovuto difendere l’Associazione anche in sede giudiziale, e vi assicuro che trovarsi dinanzi a un Giudice non è mai scontato, soprattutto quando si è lavorato con il cuore e nel volontariato!

Un grazie di cuore a tutti i membri del Consiglio Direttivo, dei Vice Presidenti... alcuni, che si sono prodigati nelle estenuanti riunioni, dando quel valore aggiunto per la crescita di A.N.I.D..

Spero di essere stato uno di voi, perché soltanto con l’amore e la passione che ci accomuna, avremmo potuto raggiungere ciò che ora siamo, non più un popolo di invisibili ma di veri attori di un processo di crescita del settore.

Il comparto H2O

L’Protezione e gestione delle risorse idriche

acqua è un elemento essenziale per la vita umana, animale e vegetale, nonché per l’economia. La direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) definisce un quadro giuridico europeo, teso a tutelare le acque pulite e ripristinare la qualità delle stesse, nonché a garantire il loro utilizzo sostenibile nel lungo termine tenendo anche in considerazione che le risorse idriche superano i confini nazionali. L’acqua è un bene comune e una risorsa limitata che deve essere protetta e utilizzata in maniera sostenibile, in termini sia di qualità sia di quantità. Tuttavia, essa è sottoposta a pressioni da parte di vari settori, quali l’agricoltura, l’industria, il turismo, i trasporti e l’energia. Nel 2012 la Commissione ha presentato il Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee (Bruxelles, 14.11.2012 COM(2012) 673 final), una strategia a lungo termine

volta a garantire un approvvigionamento idrico adeguato sul piano qualitativo e quantitativo per tutti gli usi legittimi, migliorando l’attuazione della politica vigente dell’UE in materia di acque, integrandone gli obiettivi all’interno di altre politiche settoriali e colmando le lacune del quadro esistente.

THE H2O SECTOR

Le recenti iniziative legislative dell’UE in materia di acque

A livello dell’Unione europea la normativa per la protezione delle acque interne superficiali, costiere e sotterranee è definito dalla direttiva sulle acque che mira a migliorare l’ambiente acquatico, prevenire e ridurre l’inquinamento e promuovere un utilizzo sostenibile

Protection and anagement of water resources

Water is a vital resource for human, animal, and plant life, as well as for economic activities. The European Water Framework Directive (2000/60/EC) establishes a legal framework aimed at protecting clean water, restoring its quality, and ensuring its sustainable use, considering that water resources often transcend national borders. Despite its importance, water faces pressures from various sectors including agriculture, industry, and tourism. In 2012, the European Commission introduced the European Water Resource Protection Plan, a long-term strategy to secure adequate water supply for legitimate uses. Recent EU legislative initiatives, including revisions of existing directives, aim to improve water quality and environmental protection, aligning with the UN’s Agenda 2030. Nationally, Italy has implemented the Water Framework Directive through Legislative Decree 152/2006, focusing on sustainable water management and pollution prevention.

di Francesca Ravaioli Ministero della Salute

delle risorse idriche. La legislazione europea è costituita da varie direttive, a partire dalla direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) a cui si affiancano numerose altre direttive tra le quali la direttiva 2006/118/CE (recepita con il D. Lgs. n. 30/2009), in tema di protezione dall’inquinamento delle acque sotterranee, e la direttiva 2020/2184/ UE (recepita con il D. Lgs. n. 18/2023) relativa alle acque destinate al consumo umano. Nell’ambito dell’attuazione del Green Deal e del Piano d’azione per l’inquinamento zero, la Commissione europea il 26 ottobre 2022 ne ha proposto la revisione con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’acqua e la tutela dell’ambiente e della salute umana: la proposta della Commissione mira esplicitamente a contribuire al conseguimento dell’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A tal fine la proposta prevede: a) l’aggiornamento degli elenchi degli inquinanti nelle acque superficiali e sotterranee e dei vigenti standard di qualità; b) il miglioramento del monitoraggio delle miscele chimiche, valutandone meglio gli effetti combinati e tenendo conto delle variazioni stagionali nelle loro concentrazioni; c) l’armonizzazione delle modalità con cui gli Stati membri affrontano il fenomeno.

Con riferimento alle acque sotterranee è prevista l’adozione di criteri specifici per valutarne le buone condizioni

chimiche e per individuare le tendenze all’aumento delle concentrazioni di sostanze inquinanti, rimettendo agli Stati membri la determinazione dei relativi valori soglia (a eccezione di nitrati e pesticidi).

Il territorio nazionale
è diviso in distretti idrografici

Con riguardo agli standard di qualità ambientale, la proposta prevede di ampliare il numero di sostanze inquinanti per cui sono previsti limiti di concentrazione a livello dell’UE includendovi pesticidi come il glifosato, alcuni prodotti farmaceutici, il bisfenolo A e un gruppo di 24 sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS).

Il 26 ottobre 2022 è stata presentata un’altra proposta - anch’essa coerente con il Green Deal e con il Piano d’azione per l’inquinamento zero - per la revisione della vigente direttiva sul trattamento delle acque reflue, con l’obiettivo di ridurre ulteriormente le ripercussioni negative sull’ambiente degli scarichi da fonti urbane e industriali. La direttiva vigente, adottata

nel 1991, prevede che gli Stati membri garantiscano la raccolta e il trattamento delle acque reflue in tutti gli agglomerati di oltre 2.000 abitanti. La revisione proposta prevede l’estensione di tale obbligo a tutti gli agglomerati con 1.000 abitanti equivalenti.

La normativa nazionale per la gestione e la tutela delle acque Con il Decreto Legislativo 152/2006, l’Italia ha recepito la Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE (Water Framework Directive, WFD) il cui obiettivo principale è quello di garantire una quantità sufficiente di acqua di buona qualità, per soddisfare i bisogni dei cittadini e dell’ambiente, imponendo agli Stati Membri il raggiungimento del buono stato di tutti i corpi idrici superficiali e sotterranei.

Il corpo centrale della normativa nazionale è contenuto nella parte terza del D. Lgs. 152/2006 (c.d. Codice dell’ambiente) che, anche in recepimento della direttiva 2000/60/ CE, reca norme di tutela delle acque dall’inquinamento e di gestione delle risorse idriche, nonché disposizioni in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione. Al fine di raggiungere gli obiettivi di qualità delle acque mutuati dalla direttiva europea quadro 2000/60/CE, la parte terza del Codice ambientale prevede, in linea con le disposizioni della citata direttiva, un sistema di pianificazione delle utilizzazioni delle acque, volta a evitare ripercussioni sulla qualità delle stesse e a consentire un consumo idrico sostenibile (art. 95). Gli strumenti utilizzati a tale scopo risultano essere i c.d. piani di tutela, adottati dalle regioni, e i c.d. piani di gestione, articolazioni dei piani distrettuali di bacino. Ai fini della tutela e della gestione delle acque il territorio nazionale è infatti diviso in distretti idrografici governati da autorità di bacino distrettuali (artt. 63-64). Nel rapporto ISPRA “L’Italia e l’ambiente - Stato, prospettive

e scenari ”, pubblicato nell’ottobre 2023, viene evidenziato che “negli ultimi decenni si è assistito a un decisivo abbattimento dei carichi organici e di taluni inquinanti, come atrazina e DDT, e al conseguente miglioramento della qualità delle acque. Tuttavia, lo stato dei corpi idrici è in generale ancora a rischio a causa di una gestione

troppo invasiva e di una conoscenza ancora parziale delle pressioni e dei loro effetti cumulativi”(Figura 1). Le acque sotterranee sono la principale fonte di acqua potabile del nostro Paese, ma sono sottoposte a diverse pressioni. In generale, sono soggette a prelievi ingenti che ne mettono a rischio la rinnovabilità e

Figura 1 Stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei

3° ciclo (2016- 2021) dei Piani di Gestione delle Acque

ne riducono la capacità di diluizione e trasporto degli inquinanti, sia di origine agro-zootecnica (fertilizzanti e fitosanitari), sia legati alla presenza e cattiva gestione di impianti industriali, di siti contaminati o di discariche. Nelle aree costiere il prelievo eccessivo favorisce l’intrusione salina, che riduce ulteriormente l’utilizzabilità dell’acqua.

Le acque sotterranee sono la principale fonte di acqua potabile dell’Italia

Per mantenere o migliorare lo stato dei corpi idrici occorre attuare una serie di misure di gestione sostenibile, come l’uso efficiente delle risorse, la riconnessione dei fiumi da monte a valle e con le piane inondabili, il rilascio dei deflussi ecologici, ritenute strategiche anche per il recupero della biodiversità, il potenziamento dell’attività di monitoraggio e di valutazione dello stato dei fiumi e dei laghi, così come delle pressioni su di essi agenti, per poter poi predisporre adeguate ed efficaci misure di tutela e miglioramento. Lo stato chimico delle acque sotterranee misura la presenza di sostanze chimiche contaminanti derivanti dalle attività umane. Lo stato è definito “buono” se tali sostanze sono presenti in concentrazioni inferiori a determinate soglie limite (in Italia, specificate nel D. Lgs. 152/2006), poiché diversamente si comprometterebbero i suoi usi, come il prelievo di acqua potabile e la sussistenza degli ecosistemi dipendenti (Figura 2). Nel sessennio 2016/21 il 70% dei corpi idrici sotterranei è in stato chimico “buono” mentre il 27% risulta “scar-

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati reporting WIZE 2022 (aggiornamento ottobre 2022)

Figura 2 Stato chimico dei corpi idrici sotterranei

3° ciclo (2026-2021) dei Piani di Gestione delle Acque

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati reporting WIZE 2022 (aggiornamento ottobre 2022)

so” e solo un’esigua percentuale di corpi idrici ancora risulta non classificata. In tutti i distretti idrografici i corpi idrici sotterranei in stato chimico sconosciuto sono in netta riduzione rispetto al ciclo precedente, con la totalità di corpi idrici classificati nei Distretti Alpi Orientali, Appennino Meridionale e Sicilia.

[L’ITALIA E L’AMBIENTE: Stato, Prospettive e Scenari; ISPRA: ISBN 978-88-4481163-1 http://indicatoriambientali. isprambiente.it. Coordinamento: Servizio Informazione, statistiche e reporting sullo stato dell’ambiente - ISPR].

“Chi inquina, paga” Il principio “chi inquina, paga” è un principio fondamentale alla base della politica ambientale dell’Unione europea (UE). In virtù di tale principio, chi inquina è tenuto a sostenere i costi dell’inquinamento causato,

compresi i costi delle misure adottate per prevenire, ridurre e porre rimedio all’inquinamento, nonché i costi che questo comporta per la società. L’applicazione di tale principio fa sì che chi inquina sia incentivato a evitare

3

i danni ambientali e sia considerato responsabile dell’inquinamento causato. È sempre chi inquina, e non il contribuente, a dover sostenere i costi per ripristinare le condizioni originarie dei siti.

Chi inquina è tenuto a sostenere i costi dell’inquinamento causato

Le origini del principio “chi inquina paga”

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha introdotto per la prima volta il principio “chi inquina paga” nel 1972. Nel 1992, la Dichiarazione delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo (comunemente nota come “dichiarazione di Rio”), ha incluso il principio “chi inquina paga” tra i 27 princìpi guida per lo sviluppo sostenibile futuro. Dal 1972, l’ambito di applicazione del principio “chi inquina paga” si è progressivamente esteso (Figura 3).

Estensione del principio “chi inquina paga”

Figura

I responsabili delle politiche possono richiamarsi a tale principio per ridurre l’inquinamento e ripristinare le condizioni dell’ambiente. In termini economici, ciò costituisce una “internalizzazione” di “esternalità ambientali negative”.

Quando i costi dell’inquinamento vengono posti a carico di chi inquina, il prezzo dei beni e dei servizi aumenta per incorporare questi costi. Dato che i consumatori danno la preferenza ai prodotti meno costosi, i produttori sono incentivati a commercializzare prodotti meno inquinanti. Il principio

riguardava inizialmente solo i costi di prevenzione e riduzione dell’inquinamento, ma è stato successivamente esteso ai costi delle misure adottate dalle autorità per limitare le emissioni di inquinanti. Un’ulteriore estensione del principio ha portato a includere la responsabilità ambientale: chi inquina deve pagare per il danno ambientale provocato, indipendentemente dal fatto che l’inquinamento che ha originato il danno sia al di sotto dei limiti di legge (noto come “inquinamento residuo ammissibile”) o accidentale.

Estratti dal Decreto Legislativo 152/2006

Art. 3-ter: Principio dell’azione ambientale

Il principio “chi inquina paga” nell’UE

Il principio “chi inquina paga” è alla base della politica ambientale dell’UE. L’articolo 191, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) recita: “La politica dell’Unione in materia ambientale [...] è fondata sui princìpi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio ’chi inquina paga’”. La Commissione europea ha il compito di redigere proposte di normativa ambientale basate sul principio “chi inquina paga”, mentre gli Stati membri hanno il compito di recepire, applicare e far rispettare le direttive e i regolamenti UE in materia ambientale. I legislatori nazionali e UE dispongono di diversi strumenti per applicare tale principio, come mostrato nella Figura 4.

La vigilanza e la regolazione del settore idrico

L’assetto istituzionale che governa il settore idrico, con riguardo alla vigilanza e alla regolazione, è stato modi-

1. La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché al principio “chi inquina paga” che, ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale.

Art. 3-quater: Principio dello sviluppo sostenibile

1. Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future.

2. Anche l’attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell’ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione.

3. Data la complessità delle relazioni e delle interferenze tra natura e attività umane, il principio dello sviluppo sostenibile deve consentire di individuare un equilibrato rapporto, nell’ambito delle risorse ereditate, tra quelle da risparmiare e quelle da trasmettere, affinché nell’ambito delle dinamiche della produzione e del consumo si inserisca altresì il principio di solidarietà per salvaguardare e per migliorare la qualità dell’ambiente anche futuro.

4. La risoluzione delle questioni che involgono aspetti ambientali deve essere cercata e trovata nella prospettiva di garanzia dello sviluppo sostenibile, in modo da salvaguardare il corretto funzionamento e l’evoluzione degli ecosistemi naturali dalle modificazioni negative che possono essere prodotte dalle attività umane.

Figura 4 Strumenti per l’attuazione del principio “chi inquina paga”

ficato in più occasioni nel corso della XVI legislatura. In una prima fase, l’art. 9-bis, comma 6, del D.L. 39/2009 ha

istituito la Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche (in luogo del precedente Comitato per

la vigilanza sulle risorse idriche). Tale Commissione è stata soppressa a decorrere dall’entrata in vigore della legge di conversione del D.L. 70/2011, che all’art. 10 ha previsto l’istituzione dell’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua . Successivamente il D.L. 201/2011, all’art. 21, commi 13 e 19, ha soppresso l’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua trasferendo le relative funzioni al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, fatta eccezione per le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici che sono state attribuite all’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG). Il D.P.C.M. 20 luglio 2012 ha individuato le funzioni dell’Autorità attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici.

Riferimenti

• Direttiva 2000/60/CE del 2000; quadro per l’azione comunitaria in materia di acque;

• Direttiva 2004/35/CE del 2004, responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale, che, in vista di questa finalità, “istituisce un quadro per la responsabilità ambientale” basato sul principio “chi inquina paga”;

• Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee (Bruxelles, 14.11.2012 COM (2012) 673 final) eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52012DC0673

• Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. eur-lex.europa.eu

• Il Green Deal europeo. ec.europa.eu

• Piano d’azione dell’UE: “Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo” https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52021DC0400

• DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152- Norme in materia ambientale

• OCSE, Recommendation of the Council on Guiding Principles concerning International Economic Aspects of Environmental Policies, 2020.

• OCSE, The Polluter-Pays Principle, Analyses and Recommendations, 1992.

• OCSE, Recommendation of the Council concerning the Application of the Polluter-Pays Principle to Accidental Pollution, 1989.

• UNCED, Rio Declaration on Environment and Development, 1992. www.un.org

• Commissione europea, Evaluation of the Industrial Emissions Directive (IED), SWD(2020) 181 final. data.consilium.europa.eu

• Commissione europea, Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-2020, GU C 200 del 28.6.2014. eur-lex.europa.eu

• Commissione Europea, COM (2020) 667 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni. Strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili: Verso un ambiente privo di sostanze tossiche.

• https://www.agenziacoesione.gov.it/comunicazione/agenda-2030-per-lo-sviluppo-sostenibile/.

I ligeidi e gli altri insetti che invadono le abitazioni

di Massimo Bariselli

Servizio fitosanitario

Emilia-Romagna

ALa scarsa conoscenza del fenomeno porta a eccessivi allarmismi

ccanto alle specie dannose alle piante e all’uomo e agli animali domestici, ci sono numerose specie fitofaghe che, pur non essendo particolarmente dannose alle piante, hanno purtroppo la fastidiosa abitudine di creare delle enormi aggregazioni di individui con cui invadono le abitazioni. Non si tratta di specie pericolose e il fastidio che provocano, anche se elevato, è dovuto alla quantità spesso enorme di individui che per un periodo limitato di tempo va a colonizzare le abitazioni.

Le specie che hanno questo comportamento sono diverse (vedi Tabella) e il fenomeno, un tempo quasi sconosciuto, sembra assumere sempre più i contorni di una piccola emergenza ambientale. Va

però detto che, se il numero di segnalazioni sembra suggerire che il fenomeno sia in forte aumento, occorre anche rilevare che il livello di sopportazione per fenomeni di questo tipo è più basso rispetto

al passato. L’urbanizzazione delle campagne ha portato i “cittadini” a vivere in zone un tempo soltanto agricole e la coabitazione delle pratiche agricole con le esigenze delle aree residenziali è spesso difficile.

Nysius cymoides

Va rilevato, inoltre, che in alcuni casi la stampa amplia la dimensione del fenomeno con articoli allarmistici che nel periodo estivo ottengono grande risalto mentre in altri casi succede che invasioni di maggiore rilevanza passano praticamente inosservate. Inoltre, la gran parte delle invasioni hanno un legame con la presenza di alcune colture erbacee che non vengono mai coltivate per due anni di seguito nello stesso appezzamento per cui anche i problemi tendono a non ripetersi e magari a ricomparire a diversi chilometri di distanza seguendo la rotazione delle colture. Un altro aspetto da valutare è che non sappiamo quali siano le cause che, di tanto in tanto, portano alla presenza di enormi proliferazioni di insetti in un campo coltivato e ignoriamo quali siano le esatte motivazioni biologiche che spingono le forme mobili verso le abitazioni. In alcuni casi sappiamo che l’attrazione è determinata dalle luci (ad esempio per Carterus fulvipes) in altri casi dalla fine del cibo, ovvero dei semi lasciati in campo dopo la trebbiatura della coltura ( Nysius cymoides), in altri casi potrebbe essere semplicemente un tentativo di cercare un riparo per sfuggire alle temperature torride dell’estate o la combinazione di queste motivazioni. Tipicamente, infatti, il fenomeno avviene nei mesi estivi, tra fine luglio e inizio agosto, nel periodo più caldo dell’anno e dopo la raccolta delle colture ospiti.

Risolvere il deficit di conoscenza L’effetto di queste invasioni è spesso amplificato dalla scarsa conoscenza del fenomeno. Le segnalazioni di invasioni di insetti nelle abitazioni spesso vengono fatte dai cittadini direttamente agli uffici comunali o alle ASL che spesso non hanno né la competenza

LICE AND OTHER INSECTS THAT INVADE HOMES

Limited understanding of the phenomenon leads to excessive alarmism

This document addresses the increasing problem of insect invasions in urban areas, particularly focusing on Nysius cymoides, a cosmopolitan pest that, while not directly harmful to crops, causes significant nuisance by invading homes. The phenomenon, once rare, is becoming more common due to urbanization and changing agricultural practices. It highlights a critical gap in knowledge and communication between citizens, farmers, and public entities, leading to inadequate responses to these invasions. The document emphasizes the ineffectiveness of chemical treatments and advocates for agronomic measures, such as soil cultivation, as the most effective solutions to mitigate insect populations.

Non si sanno le cause

delle proliferazioni di insetti in un campo coltivato

né le informazioni necessarie per affrontare il problema. Le segnalazioni dei cittadini spesso sbattono anche con la difficoltà di delineare delle misure di contrasto efficaci e applicabili in ogni contesto e su chi deve metterle in atto. In sostanza spesso i cittadini si rivolgono agli Enti pubblici chiedendo un rapido intervento in aree che

il più delle volte non ricadono o perlomeno non ricadono completamente, nella loro competenza. La competenza pubblica, infatti, è limitata alle aree appunto pubbliche ma non può arrivare anche al campo coltivato o alle aree private. Un primo passo per cercare di risolvere il deficit di conoscenza è stato fatto dal SFR della RER che ha messo in rete e diffuso del materiale informativo per alcuni di questi insetti: i carabidi delle ombrellifere e il Nysius cymoides (il materiale può essere scaricato a questo indirizzo: https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/fitosanitario/temi/avversita/schede/ avversita-per-nome/carabidi-delle-ombrellifere-da-seme). Il primo compito dei comuni è comunque quello di rassicurare i cittadini

Nysius cymoides

spiegando che si tratta di proliferazioni eccezionali e che questi insetti non pungono e non sono dannosi all’uomo e agli animali domestici. Spesso i cittadini esasperati richiedono interventi diretti di contrasto, in pratica richiedono un pronto intervento con insetticidi per eliminare rapidamente gli insetti e con loro i fastidi. Anche volendo accogliere le loro richieste le cose non sono semplici. Essendo specie fitofaghe l’eventuale lotta dovrebbe essere effettuata con insetticidi agricoli. Ma è vero che spesso bisogna contrastare l’avanzata degli insetti quando sono lontano dal campo coltivato e quindi in zone in cui gli insetticidi agricoli non possono essere impiegati e anche quando si volesse e si potesse intervenire in campo, i fenomeni avvengono dopo la raccolta della coltura e gli insetticidi non sono registrati per questo tipo di impiego. Se anche tutte queste difficoltà venissero superate rimane un ultimo problema di difficilissima soluzio -

ne: non esistono insetticidi che riportino queste specie in etichetta. Ma anche ricorrere ai biocidi non è una scelta priva di ostacoli, prima di tutto di tipo ambientale. In questo caso abbiamo il problema inverso e l’insetticida non può essere impiegato nei campi coltivati e sulle piante. Ma il vero problema è che gli insetticidi attualmente disponibili, sia agricoli sia biocidi, anche sorvolando sui limiti di etichetta, sono inadatti allo scopo e, dal punto di vista pratico, sono inefficaci e inutili. Infatti, anche per evitare danni alle colture, viene suggerito un approccio integrato che ad esempio, per contenere N. cymoides , deve utilizzare anche delle pratiche agronomiche. Fra queste è fondamentale la gestione del suolo in quanto, la lavorazione del terreno, elimina gli insetti direttamente dalla fonte, ovvero dal luogo di provenienza. In alcuni casi possono essere efficaci anche le barriere fisiche: ad esempio, per arrestare l’avanzata di insetti

come N. cymoides che procedono camminando, può essere utile, ove possibile, immettere acqua nei fossi. Per insetti attirati dalle luci come la gran parte di carabidi, può essere sufficiente abbassare o addirittura spegnere l’illuminazione pubblica e quella privata. La luce per questi insetti può anche essere utilizzata per approntare trappole in cui la luce è posizionata sopra un contenitore con acqua saponata in modo da attirare gli insetti e farli annegare nel contenitore.

Alcuni casi di infestazione

Quest’anno la specie che ha creato più problemi è Nysius cymoides un emittero Ligeide cosmopolita che vive a spese di svariate colture erbacee, provocando tuttavia raramente danni significativi. Particolarmente attaccate sono le Crucifere come la colza, ma possono essere danneggiate anche altre colture oleaginose (soia, girasole), leguminose (erba medica, lupino), cereali (avena, segale, sorgo), ru -

cola e barbabietola da foraggio. Va precisato comunque che l’identificazione della specie responsabile è stata verificata solo in alcuni casi da un entomologo esperto; molte volte l’identificazione è stata fatta partendo da fotografie e spesso con le sole forme giovanili con tutti i limiti del caso per cui, l’esistenza stessa in rete di materiale informativo sulle recenti invasioni provocate da N. cymoides , influisce sull’identificazione della specie. Questo significa che, a provocare queste invasioni, accanto a N. cymoides , ci potrebbero essere altre specie di Ligeidi morfologicamente molto simili.

In campo segnalazioni di proliferazioni anomale di N. cymoides (fino a 250 esemplari /pianta) si sono avute in Veneto durante l’estate 2017 con danni a un secondo raccolto di soia. Le segnalazioni di danno sono legate a periodi di siccità e caldo e possono essere collegate ai residui della precedente coltura. In particolare, è stato rilevato che la

colza aumenta la popolazione di N. cymoides che poi danneggia la soia coltivata in secondo raccolto.

La competenza pubblica

è limitata alle aree pubbliche

Nello stesso anno, sempre sulla colza, sono state segnalate estese infestazioni nella Francia occidentale. Infestazioni e danno agricolo provocato da questa specie ci sono state in Israele, Turchia e diversi altri paesi dell’area mediterranea mentre non esistono in bibliografia segnalazioni di problematiche legate alle abitazioni umane.

In Emilia-Romagna la prima infestazione verificata di N. cymoides con invasione delle abitazioni, si è avuta nel 2018, nella zona di Grana -

rolo (BO). Nel periodo di fine luglio una marea di forme giovanili ha abbandonato i campi di colza trebbiati qualche tempo prima muovendosi in maniera caotica e non lineare diretta verso le vicine abitazioni. Gli abitanti aspettavano l’avanzata degli insetti e li allontanavano con dei getti d’acqua, l’unico strumento efficace per fermarne l’avanzata. La quantità di insetti era tale da rendere inutili i tentativi di impiego degli insetticidi di libera vendita fatti dai cittadini della zona. Nella loro avanzata le forme giovanili di N. cymoides hanno invaso anche orti e alcune aziende che producono ortaggi pungendo e danneggiando tutto ciò che hanno trovato nel loro percorso. L’infestazione è stata affrontata arando il terreno che aveva ospitato la colza e da cui era originata la pullulazione di insetti. Il metodo è risultato molto efficace e, nel giro di 1-2 giorni, la fuoriuscita di insetti è calata per poi arrestarsi del tutto. La difficoltà in questi casi è quella,

in primo luogo, di identificare precisamente la fonte della pullulazione di cimicette e poi di contattare il conduttore dell’appezzamento e convincerlo della necessità di intervenire. Negli anni successivi le segnalazioni sono state episodi -

che hanno riguardato soprattutto la Romagna fino al 2024 in cui nel periodo estivo il problema è esploso e ci sono state numerose segnalazioni provenienti soprattutto dal Riminese, da San Marino e dalle Marche. Anche in questo caso, vista

l’inefficacia degli interventi localizzati realizzati con gli insetticidi si è intervenuti arando il campo da cui aveva avuto origine l’infestazione. Va precisato che per tutte le segnalazioni gli insetti sono stati identificati come N. cymoides partendo

TABELLA - PRINCIPALI INSETTI FITOFAGI CHE POSSONO INVADERE

Cimice asiatica (Halyomorpha halys)

Cimice dell’olmo ( Arocatus melanocephalus)

Sottotetti, ricoveri per gli attrezzi, capannoni agricoli, abitazioni

Ifantria (Ifantria americana) Gelso, acero negundo e svariate altre latifoglie

Ligeidi (Nysius cymoides) Colza, rucola, girasole

Tingide del platano (Corythuca ciliata)

Carabidi delle ombrellifere Carterus fulvipes e Diachromus germanicus

Platano

Ombrellifere (carota)

Litosia (Eilema caniola) Tetti e vicinanze delle abitazioni

Fine estate autunno

Da giugno a inizio autunno

Cimice dell’ibisco (Oxycarenus lavaterae)

Ibisco e altre malvacee. Tronchi dei tigli

Giugno e agosto (larve)

Fine luglio inizio agosto

Aprile- settembre

Scarabeo giapponese (Popillia japonica)

Macroscytus brunneus

Vivono nel terreno nutrendosi di radici o, più raramente, di semi

Autunno-inverno

Estate

INNOCUO

Le cimici adulte si aggregano ed entrano nelle case per svernare

INNOCUO

Crea disagi nella popolazione quando invade in grande numero le abitazioni superando ogni barriera fisica

INNOCUO

Le larve sono provviste di peli, ma non hanno potere urticante

INNOCUO

Crea disagi nella popolazione quando invade in grande numero le abitazioni superando ogni barriera fisica

FASTIDIOSO

Gli adulti possono pungere occasionalmente causando irritazioni locali

INNOCUO

Crea disagi nella popolazione quando, attirato dalle luci, invade le abitazioni

FASTIDIOSO

Le larve sono provviste di corti peli urticanti, in grado di provocare leggere irritazioni cutanee

INNOCUO

La vista di grandi masse di insetti raggruppati in gran numero sugli alberi può causare allarmi nella popolazione

INNOCUO

Invade e divora tutte le piante ma non crea danni alle persone

INNOCUO

Può provocare un leggero disagio a causa dei peli e degli artigli sulle zampe

Olmo

soltanto dalle forme giovanili e quindi, rimane un margine di dubbio sull’esatta identificazione della specie responsabile. In ogni caso l’intervento di aratura ha avuto come risultato l’azzeramento della pullulazione nel giro di 1-2 giorni. Le colture da cui ha avuto origine l’infestazione sono state la rucola selvatica, la soia e in un solo caso è stato indicato come proveniente da un appezzamento che aveva ospitato frumento.

Il ruolo degli agricoltori

Sul ruolo degli agricoltori vanno fatte alcune considerazioni: prima di tutto sulla colza il danno provocato da N. cymoides non è visibile o perlomeno non viene notato dagli agricoltori in quanto appare improbabile che una popolazione

Bibliografia

Talvolta l’infestazione
è stata affrontata arando il terreno che aveva ospitato la coltura

fitofaga di quelle dimensioni non produca un calo della resa della coltura. In secondo luogo, anche fra gli agricoltori c’è un problema di conoscenza per cui fanno resistenza quando ricevono la richiesta di arare un campo dopo la raccolta. Questa resistenza si tramuta in giorni di ritardo nell’applicare quella che, allo stato attuale, è la

misura più efficace per contenere le pullulazioni di questi insetti. In considerazione del fatto che è assai probabile che problemi di questo tipo possano aumentare ancora nei prossimi anni, è necessario lavorare per aumentare la conoscenza sulle cause biologiche di questi comportamenti anomali ed è necessario, soprattutto, mettere in rete le informazioni disponibili con tutti i soggetti interessati; in primo luogo i comuni e le ASL ma anche le associazioni degli agricoltori in modo che, in caso di effettiva necessità, si possa assicurare un rapido intervento da parte degli operatori agricoli che riduca il disagio per i cittadini nel modo più rapido possibile.

Bariselli

• D. Scaccini, L. Furlan, Outbreak of Nysius cymoides on second crop soybean Glycine max and proposal for Integrated Pest Management, “Bulletin of Insectology”, 2019.

• D. Scaccini, L. Furlan, Nysius cymoides (Hemiptera: Lygaeidae), a potential emerging pest: overview of the information available to implement integrated pest management, “International Journal of Pest Management”, 2021.

Ragno violino: facciamo il punto

Anche gli stadi immaturi di Loxosceles iniettano veleno

necrotizzante, ma il quantitativo iniettato è basso e nella maggior parte dei casi non accade nulla di grave. Più sono maturi, più alto è il rischio di lesioni estese e dolorose

Torniamo a parlare del ragno violino ( Loxosceles rufescens ) a causa delle numerose segnalazioni di questo ragno nei centri urbani e dei morsi accidentalmente inferti all’uomo. Pur non essendo un aracnide aggressivo, il suo morso può essere pericoloso, originando necrosi locale, infiammazione e raramente reazioni sistemiche e morte. Ciò a causa delle proteine del suo veleno che hanno attività enzimatiche e tossiche, in grado di causare la distruzione e la morte delle cellule, originando una evidente necrosi locale. Tra queste sostanze, la più importante è la Sfingomielinasi D, responsabile della maggior parte degli effetti necrotizzanti, perché degrada la sfingomielina, un lipide presente nelle membrane cellulari. Tale azione distruttiva è coadiuvata dall’azione di altre sostanze contenute nel veleno di Loxosceles , come fosfolipasi, proteasi, ialu -

VIOLIN SPIDER: LET’S CLARIFY

Immature stages of Loxosceles also inject necrotizing venom, but the amount injected is low and in most cases nothing serious happens. The more mature they are, the higher the risk of extensive and painful injurythey are, the higher the risk of extensive and painful injury

In both males and females, the amount of necrotizing venom injected by the immature stages of Loxosceles is always less than that injected by adults. It is therefore important to distinguish their stages of development and, in general, to know their morphology, also to avoid confusing them with similar species, frequently found, such as Psilochorus simoni (Pholcidae), as well as to differentiate them from any more dangerous alien species.

ronidasi, metalloproteinasi ecc. Il veleno contiene anche sostanze che attivano il sistema immunitario, inducendo una risposta infiammatoria. Questo può causare dolore, gonfiore e arrossamento nella zona del morso e innescare reazioni immunitarie, che, in rari casi, portano a sintomi sistemici, come febbre, emolisi e persino insufficienza renale o altri disturbi gravi, che però sono molto rari. Ciò si riferisce a tutte le specie di

Loxosceles presenti nel mondo e anche al nostro Loxosceles rufescens ( Figura 1 ) sia maschio, sia femmina.

Come sappiamo, si tratta di una specie poco aggressiva, che morde generalmente per difesa, inoculando, con i propri cheliceri ( Figura 2 ) quasi sempre un limitato quantitativo di veleno. Inoltre, gli stadi immaturi di questo ragno ne inoculano un quantitativo sempre inferiore, con effetti meno pro -

di Mario e Simona Principato - Centro di Ricerca Urania, Perugia (www.edpa.it)
Figura 1 - Loxosceles rufescens, maschio maturo: si noti la conformazione apicale dei pedipalpi

nunciati rispetto a quelli causati da un adulto.

Ci sembra allora importante riuscire a distinguere un soggetto maturo da uno immaturo e in questa nota vorremmo fare il punto su alcune loro caratteristiche morfologiche.

Innanzitutto dobbiamo sapere come distinguere il maschio dalla femmina, che presentano la stessa caratteristica macchia a forma di violino sul carapace. Osservando un esemplare, dobbiamo vedere i suoi due pedipalpi: sia allo stato adulto che immaturo nella femmina sono lineari ( Figura 3 ) mentre nel maschio presentano un rigonfiamento apicale ( Figura 4 ). Tale rigonfiamento ci permette di distinguere anche un maschio adulto da un maschio ancora immaturo, se accompagnato dalla comparsa o meno di uno specifico organo copulatore, costituito da una parte globulare (Bulbo), dove viene conservato lo sperma prima dell’accoppiamento, e da una struttura sottile e allungata chiamata “Embolo”, collegata al bulbo, necessaria per trasferire lo sperma nell’apparato genitale femminile durante l’accoppiamento ( Figura 5).

Nella femmina la determinazione dello stato di maturità è più complessa, in quanto necessita dell’esame dell’epiginio (o epigino), una struttura posta ventralmente nella porzione anteriore dell’addome ( Figura 6 ).

Inoltre, sia la forma dell’epiginio nella femmina, sia la forma del bulbo e dell’embolo nel maschio hanno una enorme importanza anche per la determinazione di specie, per sapere cioè se quel ragno è realmente Loxosceles rufescens o un’altra specie, magari di importazione! La conformazione dell’epiginio nelle femmine è

Figura 4 - Pedipalpo di un maschio immaturo di L. rufescens, in cui è evidente un rigonfiamento apicale
Figura 2 - Cheliceri di L.rufescens
Figura 3 - Pedipalpo lineare di una femmina di Loxosceles rufescens

estremamente specifica e funziona come un meccanismo di “chiave e serratura”, che consente la fecondazione solo da parte dei maschi della stessa specie. Il bulbo copulatore dei maschi si adatta alla forma dell’epiginio delle femmine, il che rende difficile, se non impossibile, la copula con femmine di specie diverse. Questa specializzazione morfologica è un meccanismo evolutivo che garantisce che solo i maschi della stessa specie possano trasferire lo sperma, mantenendo la purezza genetica della specie.

Nell’osservare questi ragni e per non confonderci con altre specie simili, non dobbiamo mai dimenticare che la principale caratteristica del ragno violino è l’associazione tra la caratteristica disposizione a coppia dei sei occhi, con la presenza di una macchia scura a forma di violino sul carapace. Tale abbinamento è indispensabile per non rischiare di confondere Loxosceles rufescens (Sicariidae), per esempio, con un suo predatore morfologicamente molto simile, ma con otto occhi, Psilochorus simoni (Pholcidae) ( Figura 7 ), comunissimo negli ambienti frequentati dal ragno violino. Tale difficoltà nel suo riconoscimento e, talvolta, l’incertezza nella determinazione di specie devono indurci a rivolgerci sempre a degli specialisti. Ciò è fondamentale, soprattutto nell’ottica di una vigilanza volta a intercettare subito eventuali occasionali introduzioni di nuove specie in territorio italiano.

Con tale spirito, restiamo sempre a disposizione dei disinfestatori per esaminare e studiare gli esemplari di Loxosceles raccolti nelle varie regioni d’Italia.

Mario e Simona Principato

Figura 6 - Epiginio di una femmina di Loxosceles rufescens, dove viene inserito l’Embolo del maschio per trasferirvi lo sperma che ha accumulato nel Bulbo
Figura 7 - Psilochorus simoni (Pholcidae), un predatore molto simile a Loxosceles, con cui viene spesso confuso a causa del disegno di un violino sul carapace; ma ha otto occhi e non sei come il ragno violino!
Figura 5 - Pedipalpo di un maschio maturo di L.rufescens. Si noti l’organo copulatore e l’Embolo

La peste suina africana: una lotta contro il tempo

di Fulvio Marsilio

Docente di Malattie infettive degli animali, Dipartimento di Medicina VeterinariaUniversità di Teramo

LIn Italia la PSA è comparsa per la prima volta nel 1967 presso Roma

a Peste Suina Africana (PSA)

è una grave infezione virale molto contagiosa che colpisce esclusivamente suidi domestici e selvatici (non è trasmissibile né all’uomo né ad altre specie animali) ed è responsabile di importanti perdite economiche in varie parti del mondo. L’alta resistenza in ambiente esterno del virus, le molteplici modalità di trasmissione (Figura 1) e l’attuale assenza di un vaccino efficace rendono questa malattia come una delle più temute nell’industria suinicola. È soggetta a notifica all’Unione europea (UE) e al WOAH (World Organization for Animal Health), è inclusa nel regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 all’Articolo 5 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv%3AOJ.L_.2016.084.01.0001.01.

ITA) ed è compresa nelle categorie A, D ed E del regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882 del 3

dicembre 2018 (https://eur-lex. europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32018R1882).

Ciclo di trasmissione del virus della Peste Suina Africana. Da: https://www.wur.nl/en/research-results/research-institutes/bioveterinaryresearch/animal-diseases/virology/african-swine-fever-1.htm

African Swine Fever
Figura 1

Dati epidemiologici

La PSA si è manifestata per la prima volta all’inizio del 1900 in Africa orientale, causando elevata letalità nei suini domestici (Sus scrofa domesticus). La malattia è rimasta confinata in Africa fino a circa metà del ’900, dopodiché si è presentata nel 1957 in Portogallo, forse in seguito alla somministrazione a suini domestici di scarti alimentari contaminati prodotti da voli o navi provenienti dall’Africa. Successivamente, focolai di PSA si sono registrati in varie parti della penisola iberica, da dove la malattia è stata eradicata alla fine degli anni ’90. Oltre che nella penisola iberica, a partire dagli anni ’60 la PSA è stata osservata al di fuori del continente africano in varie parti del mondo e in vari Paesi europei (Francia, Italia, Belgio, Olanda ecc.), che sono riusciti a eradicarla più o meno prontamente. In Italia la PSA è comparsa per la prima volta nel 1967 vicino a Roma a causa della somministrazione di scarti di cucina crudi ai suini allevati. Ulteriori focolai si sono registrati nel 1969 e nel 1983, ma in tutti i casi gli interventi intrapresi hanno permesso l’eradicazione su tutto il territorio italiano. Tuttavia, dal 2014 la PSA si è diffusa da Russia e Bielorussia all’UE, con primi focolai nei cinghiali in Lituania a gennaio 2014 e poi progressivamente in Polonia (febbraio), Lettonia ed Estonia. Negli anni successivi è stato registrato un numero progressivo di casi di infezione nei suini domestici e selvatici in molti Paesi in Asia e in Europa, che hanno richiesto misure di contenimento ed eradicazione straordinarie. A gennaio 2022 l’Italia continentale è stata raggiunta dall’ondata epidemica di PSA con la conferma di positività al virus in una carcassa di cinghiale rinvenuta in Piemonte. A distanza di qualche giorno, nuove positività in carcasse di cinghiali sono state rinvenute in Liguria e nel Lazio.

AFRICAN SWINE FEVER: A RACE AGAINST TIME

African Swine Fever first appeared in Italy in 1967 near Rome African Swine Fever (ASF) is a highly contagious viral infection affecting domestic and wild pigs, responsible for significant economic losses worldwide. The virus’s high resilience in external environments, multiple transmission routes, and the lack of an effective vaccine make ASF a major concern for the swine industry. Initially reported in East Africa in the early 1900s, ASF spread to Europe in the late 1950s, leading to outbreaks in various countries. In Italy, the first cases appeared in 1967, with subsequent eradications; however, since 2014, ASF has re-emerged, causing infections in both wild boar and domestic pigs. Despite immediate control measures, the disease has spread to several regions in Italy, prompting urgent responses from veterinary authorities.

La malattia si è manifestata in Africa orientale nel ’900

Da maggio 2023 nuovi casi di malattia in carcasse di cinghiale rinvenute nell’ambiente e poi risultate infette sono stati riscontrati in Calabria e in Campania.

La malattia, nonostante l’immediata applicazione delle misure previste dalla normativa europea e nazionale ha proseguito la sua diffusione nel territorio nazionale sia attraverso le naturali movimentazioni dei cinghiali, sia a causa delle movimentazioni

delle persone e dei mezzi, andando a interessare anche la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Prevalentemente si tratta di casi nei cinghiali, tuttavia ad agosto 2023 la malattia è stata notificata in un allevamento della provincia di Pavia. Nel giro di poche settimane sono stati coinvolti da una violenta ondata epidemica ben 9 allevamenti. La prontezza e la tempestività di azione delle autorità sanitarie veterinarie regionali e locali hanno consentito di contenere efficacemente la diffusione dell’infezione evitando il tracollo sanitario e commerciale del settore suinicolo regionale e nazionale.

Nel corso degli ultimi mesi del 2023 e a inizio 2024 nonostante la prosecuzione dell’attività di sorveglianza, un’intensificazione delle misure

volte al controllo della popolazione selvatica e l’implementazione delle attività di ricerca e segnalazione delle carcasse nell’ambiente, numerosi casi sono stati notificati nelle adiacenze in provincia di Milano, di Pavia e in alcune aree dell’Emilia-Romagna e del Piemonte, denotando una diffusione della malattia attraverso i corridoi naturali.

A luglio 2024 viene notificato il primo caso nel suino selvatico in Toscana

A luglio 2024 è stato notificato il primo caso nel suino selvatico in Toscana e contestualmente è iniziata una violenta ondata epidemica di focolai nel suino domestico. In tutti i casi si è proceduto tempestivamente all’attivazione delle misure e dei controlli

3

Focolai di PSA in Italia (https://www.izs.it/BENV_NEW/datiemappe.html)

previsti dalle norme vigenti europee e nazionali: individuazione delle zone di protezione e sorveglianza, sequestro sanitario degli allevamenti, blocco delle movimentazioni, rintracci delle movimentazioni in entrata e in uscita dall’allevamento al fine di individuare non solo allevamenti epidemiologicamente corre -

lati ma anche per cercare di stabilire attraverso le indagini epidemiologiche, l’origine dell’infezione. Contestualmente sono state predisposte le procedure di abbattimento degli animali degli allevamenti interessati (Figure 2 e 3).

Sotto il profilo genetico, il virus isolato sul territorio continentale mo -

Numero di focolai di PSA in Italia (https://www.izs.it/BENV_NEW/datiemappe.html)

Figura 2
Figura

stra notevole somiglianza con quello circolante in Europa, mentre è completamente diverso dal virus sardo. Pertanto, si ipotizza che la via di ingresso potrebbe essere legata prevalentemente alle attività dell’uomo, come l’abbandono nell’ambiente di resti di alimenti a base di carne suina non controllati e provenienti da Paesi infetti e il trasporto del virus mediante mezzi di locomozione, movimentazioni dei cinghiali.

L’agente responsabile: caratteristiche di resistenza Il virus responsabile della PSA, denominato African Swine Fever Virus (ASFV), appartiene alla famiglia Asfarviridae al genere Asfivirus (figura 4). ASFV è molto resistente alle temperature (da prove sperimentali viene inattivato a 56 °C per 70 minuti e a 60 °C per 20 minuti) e al pH (da prove sperimentali, viene inattivato da pH inferiori a 3,9 e superiori a 11,5). Può sopravvivere per lunghi periodi di tempo nel materiale biologico di animali infetti (sangue, tessuti e feci) e in carni crude o poco cotte. Infatti, è stato dimostrato che il virus può sopravvivere nel siero mantenuto a temperatura ambiente per 18 mesi, nel sangue refrigerato per 6 mesi e nel sangue a 37 °C per un mese. Il riscaldamento a 60 °C per 30 minuti è in grado di inattivare il virus nel siero e nei liquidi corporei, mentre nelle carni è necessario raggiungere 70 °C per 30 minuti. Il virus si è dimostrato molto resistente anche nelle carni refrigerate (almeno 15 settimane) e 3-6 mesi in prosciutti e salsicce non cotte o affumicate ad alte temperature. Pertanto, carni suine crude, essiccate e affumicate e carcasse di suidi domestici e selvatici devono essere considerate come prodotti potenzialmente pericolose, se ingeriti da suini. Molti comuni disinfettanti non sono efficaci contro ASFV ed è importante impiegare prodotti appositamente testati e approvati per questo virus. In

Tre particelle di ASFV osservate al microscopio elettronico (https://www.pirbright. ac.uk/our-science/african-swine-fever-vaccinology)

tabella n° 1 vengono riportati i principali disinfettanti e relativi dosaggi efficaci nei confronti di ASFV.

Non lasciare tali rifiuti in luoghi accessibili ai suini selvatici

Conclusioni

Nonostante le ricerche siano iniziate negli anni ’60, a oggi non è disponibile alcun vaccino per prevenire la peste suina africana. In seguito a conferma di focolaio di PSA, viene bloccata la commercializzazione di animali e prodotti derivati e si procede con l’abbattimento e distruzione degli animali, dei prodotti di origine animale, delle attrezzature e dei materiali infetti, e l’allevatore deve essere indennizzato. Il ripopolamento in allevamento deve

avvenire seguendo particolari procedure descritte nella normativa. Al momento, le misure di prevenzione e controllo si basano su varie azioni volte a prevenire il contatto tra animali infetti e animali recettivi e alla pronta rilevazione ed estinzione di nuovi focolai (controllo degli accessi, disinfezioni/disinfestazioni periodiche ecc.). Il divieto di allevare suini allo stato brado e l’aumento del livello di biosicurezza degli allevamenti per evitare il contatto tra suini domestici e selvatici rappresentano misure fondamentali per prevenire la diffusione di ASFV dagli animali selvatici a quelli allevati. Altri elementi importanti per impedire l’ingresso del virus in Paesi indenni consistono nel divieto di importazione da zone infette di suini. Oltre a essere proibito somministrare ai suini scarti di cucina/ristorazione/rifiuti alimentari, si raccomanda di non lasciare tali rifiuti in luoghi accessibili ai suini selvatici. Per prevenire la diffusione del virus attraverso l’ingestione di scarti della caccia, i cacciatori possono ef-

Figura 4

TABELLA: DISINFETTANTI EFFICACI NELLA LOTTA A ASFV

(https://www.fnovi.it/sites/default/files/DISINFETTANTI%20VS%20PSA.pdf)

fettuare l’eviscerazione dei cinghiali solo in strutture designate, in cui sia possibile smaltire gli scarti in modo sicuro, ed è raccomandato loro di evitare contatti con suini domestici dopo la caccia, in quanto scarpe, abbigliamento e mani contaminate potrebbe-

Approfondimenti

ro veicolare il virus negli allevamenti. La PSA rappresenta un problema molto importante nell’allevamento suinicolo considerando anche le note produzioni di eccellenza che il nostro Paese può vantare. Tuttavia, le misure di controllo e prevenzione introdotte

• https://www.salute.gov.it/portale/pesteSuinaAfricana/homePSA.jsp

• https://www.izs.it/BENV_NEW/datiemappe.html

• https://www.izsvenezie.it/temi/malattie-patogeni/peste-suina-africana/

• https://www.izsum.it/area_letturaActPro/160/pagsistema.html

• https://www.woah.org/en/document/african_swine_fever/

Efficace nella maggior parte delle applicazioni, in presenza di matriale organico l’efficacia diminuisce. Meno stabile in condizioni climatiche calde e di sole al di sopra dei +15 °C. Tossico per occhi e pelle

di laboratorio. Leggermente corrosivo per i metalli

dalle Autorità sanitarie veterinarie nazionali e regionali, hanno permesso di ridurre l’impatto dell’infezione. Infine, un aspetto che deve essere sempre considerato è la necessità di ridurre il sovraffollamento negli allevamenti in quanto il numero talvolta eccessivo degli animali non solo permette una maggiore velocità di diffusione dell’infezione, ma rende difficili le condizioni di vita degli animali riducendo le performance produttive nonché la qualità delle carni.

La vita delle zanzare: tra fascino e timori

CSempre più frequenti e diffusi sono i virus trasmessi da questi insetti

ome tutti gli anni le zanzare sono state le vere protagoniste della bella stagione. Hanno iniziato a far parlare delle loro scorribande all’inizio della primavera e ancora in questi mesi continuano a tener banco un po’ ovunque. Inutile ribadire che non c’è stato un vero inverno e che la primavera è iniziata presto, tutti i media hanno dato grande rilievo al fatto che le temperature 2024 sono state da record con l’Italia spesso divisa in due parti da una invisibile linea orizzontale. Poi arrivano le disastrose bombe d’acqua, capaci di mettere in ginocchio interi territori con inondazioni e allagamenti che fino a poco tempo fa potevano essere definite “eventi eccezionali” ma oggi sembrano essere la quotidianità.

Va ricordato che le zanzare sono organismi “poikilothermous” (temperatura corporea variabile), cioè che sono influenzate dal clima e completano la loro metamorfosi in parecchie fasi. La durata dello sviluppo embrionale dipende quasi interamente dalla Temperatura (T)

che regola la schiusa delle uova. Il loro volo è influenzato da T, umidità e velocità del vento e mostrano una significativa capacità di adattamento ai diversi fattori climatici. Per diversi mesi il clima sembrava impazzito e perfino i meteorologi facevano fatica a fornire previsioni

THE LIFE OF MOSQUITOES: BETWEEN FASCINATION AND FEARS

Increasingly frequent and widespread are the viruses transmitted by these insects

As in previous years, mosquitoes have taken center stage during the warmer months, emerging early in spring and continuing to be a topic of concern. The exceptional temperatures in 2024, along with severe rainstorms causing unprecedented flooding, have underscored the influence of climate on these insects. Mosquitoes, being poikilothermic organisms, are directly affected by environmental conditions that govern their life cycle stages. Although their activity this year was initially lower than in past years, they quickly adapted and filled favorable habitats, utilizing their remarkable ability to detect hosts from distances of up to 70 meters using their antennae. Mosquitoes flap their wings at an astonishing rate of 300 to 600 beats per second, producing the infamous buzzing sound.

di Claudio Venturelli Entomologo sanitario

del tempo affidabili. Ma la stagione delle zanzare si è avviata puntuale come sempre, sebbene in certi periodi la loro attività fosse inferiore a quella degli anni passati, esse hanno riempito ben presto tutti gli habitat a loro favorevoli. Imperterrite, si sono ripresentate con tutta l’energia e la capacità di individuare le vittime predilette, sulle quali pasteggiare per procurarsi la goccia di sangue necessaria a consentire la maturazione delle proprie uova e quindi a metter su famiglia. Il meccanismo di ricerca dell’ospite è piuttosto semplice, con le loro antenne, dove sono collocati speciali sensilli, esse sono in grado di intercettare il mix di odori presente sulla pelle e del sudore già a una distanza di 70 metri, per poi avvicinarsi con voli a zig-zag fino a captare le molecole di CO2 a 20 metri dalla vittima prescelta. A quel punto il donatore, suo malgrado, si vedrà sottoposto a quel piccolo prelievo che per la zanzara rappresenta la sopravvivenza della propria specie. Le zanzare sono dei ditteri e come tali possiedono un solo paio di ali, le altre 2 sono ridotte a bilanceri, strumenti che le aiutano negli spostamenti. Il volo delle zanzare è molto particolare e affascinante. Le zanzare sbattono le ali a un ritmo di 300 fino a 600 volte al secondo, producendo il caratteristico ronzio che, soprattutto di notte, diventa davvero insopportabile. Gli scienziati sono riusciti a svelare alcuni misteri che si celavano dietro questi movimenti delle ali scoprendo che, disegnando una specie di 8 nell’aria, generano più portanza e spinta rispetto alle loro dimensioni in confronto ad altri insetti. Le zanzare operano un basso numero di Reynolds. Il che significa che volano in un regime in cui l’aria è più viscosa e la resistenza è maggiore. Le zanzare sbattono le ali insieme e poi le dividono, creando un vortice che

genera spinta. Minuscole squame sulle ali, riducendo la resistenza, ne migliorano la portanza. Le ali delle zanzare essendo molto flessibili, consentono loro di cambiare forma e angolazione durante il volo per fare dei veri e propri voli acrobatici. C’è ancora molto da scoprire e per questo i ricercatori stanno approfondendo gli studi per comprendere meglio i meccanismi esatti alla base del volo delle zanzare.

Le zanzare sbattono le ali
a un ritmo di 300 fino a 600 volte al secondo

I virus portati dalle zanzare Purtroppo, però, le zanzare rivestono un ruolo di primaria importanza sul piano igienico sanitario. Stime al ribasso la rendono ancora oggi l’animale killer più pericoloso al mondo con quasi un milione di morti all’anno. Nel libro di Timothy C. Winegard, Zanzare (ED. HapperCollins, 2021), si parla addirittura di una media di 2 milioni di morti all’anno a partire dal

2000. La principale causa è ancora la malaria ma all’orizzonte tanti altri patogeni trasmessi da questo insetto cominciano a creare preoccupazione, soprattutto perché alcune “malattie tropicali” stanno diffondendosi in occidente interessando popolazioni umane fino a poco tempo fa ritenute al sicuro. A parte i casi di malaria che sporadicamente si rilevano in alcuni Paesi europei, la preoccupazione maggiore è data dal diffondersi di virus quali Dengue, Chikungunya, Zika, West Nile (WNV) e Usutu (USUV), veicolati dalle zanzare. La situazione è sotto controllo ma non si può abbassare la guardia e così anche in Italia il Ministero della Salute è corso ai ripari elaborando un Piano Arbovirosi proprio per fornire protocolli di sorveglianza mirati a intercettare tempestivamente i casi di malattia sul territorio nazionale e fornendo linee guida specifiche per contrastarne la diffusione. La situazione a livello mondiale ha visto il Centro e il Sudamerica registrare alla fine del 2023 e nei primi mesi del 2024 un’escalation di casi di Dengue con una epidemia davvero imponente capace di mettere in crisi le autorità sanitarie dei Paesi più colpiti (Brasile in primis). In Europa c’era la massima allerta fin dalla primavera 2024 con emissione di circolari ministeriali che indica -

vano le norme di disinfestazione di porti e aeroporti e dei vari materiali provenienti dai Paesi a rischio, proprio per evitare il diffondersi della malattia. Nel 2023 sono stati riportati più di 6 milioni casi e oltre 6000 morti per dengue in 92 paesi/territori in tutto il mondo. In Italia dal 1° gennaio al 4 dicembre 2023 al sistema di sorveglianza nazionale risultavano: 347 casi confermati di Dengue (82 casi autoctoni - vedere focus); 8 casi confermati di Zika Virus; 7 casi confermati di Chikungunya. In Europa sono stati registrati 74 casi autoctoni di dengue: Italia (42), Francia (31), Spagna (1).

I dati recenti

Nell’ultimo bollettino 2024 del sistema di sorveglianza nazionale sulle arbovirosi venivano riportati 657 casi di Dengue confermati in Italia dal 1 gennaio al 22 ottobre, di cui 457 associati a viaggi all’estero e 200 autoctoni. I primi 2 casi autoctoni sono stati registrati in provincia di Reggio Emilia e di Brescia. Prima del caso comunicato il 10 settembre dall’Ats di Brescia, relativo a una persona residente a Ospitaletto che per motivi di lavoro aveva frequentato anche Gussago e Monticelli, il 22 agosto scorso l’Azienda Usl di Reggio Emilia aveva infatti informato che era stato dia -

Vi sono
“malattie tropicali” nuove che si stanno diffondendo in occidente

gnostico nel Comune di Albinea il primo caso di Dengue autoctona, in una persona non rientrata da un viaggio all’estero. Per entrambi i contagiati sono state riferite “buone condizioni di salute". I 657 casi di Dengue registrati in Italia quest’anno (al 22

ottobre sono stati identificati eventi di trasmissione locale del virus Dengue (DENV) sono stati diagnosticati in persone di età mediana 45 anni, in lieve maggioranza uomini (51%). Zero i decessi, come emerge dal report. Le regioni più colpite sono la Lombardia (85 casi importati più 12 autoctoni), il Veneto (75 casi importati più 1 autoctono) e il Lazio (80 casi importati), Emilia Romagna (58 casi importati e 36 autoctoni), Piemonte (40 casi importati), Marche (4 casi importati più 139 autoctoni), Abruzzo (4 casi importati più 9 autoctoni) Puglia (5 casi importati), Campania (7 Casi importati), Sicilia (4 casi importati), Sardegna (6 casi importati), Calabria (1 caso importato) e Toscana (37 casi importati più 1 autoctono). I casi importati arrivano soprattutto dal Brasile. Per far fronte alla presenza di questi casi, nel PNA viene indicato di implementare una ricerca attiva attorno alla residenza dei pazienti per rilevare la presenza di eventuali altri ammalati, determinare l’entità della trasmissione locale e, se necessario, adeguare la portata del trattamento di controllo dei vettori. La gestione delle arbovirosi si basa sulla sensibilizzazione degli operatori sanitari dei settori interessati e della popolazione generale e su indagini porta a porta nelle vicinanze di casi noti per

identificare possibili altri casi. Vengono inoltre attuate misure adeguate sui donatori di sangue, di organi ecc. per intercettare la presenza del virus e impedirne la diffusione uomo-uomo. Anche la Francia, già da qualche anno, ha a che fare con casi autoctoni di dengue.

Nel 2024 (dati di agosto), le autorità sanitarie francesi hanno segnalato 21 casi di febbre dengue trasmessi localmente dai seguenti dipartimenti/regioni: Alpi Marittime (2 casi), Drôme (2 casi), Gard (1 caso), Hérault (1 caso), Dipartimenti dei Pirenei orientali o della Lozère (2 casi), Vaucluse (10 casi), Var (3 casi). Nella prima settimana di settembre anche la Spagna ha visto il suo primo caso autoctono di Dengue 2024.

Le misure di sorveglianza

In Italia, oltre a Dengue, Chikungunya e Zika, dal 2020 le attività di sorveglianza nei confronti dei virus West Nile e Usutu sono incluse nel Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020/25. Il documento indica le misure di sorveglianza svolta in una forma multidisciplinare da attuare sul territorio nazionale per far fronte alla diffusione delle arbovirosi autoctone e di importazione. Le attività di sorveglianza in ambito umano e veterina -

rio sono coordinate dal Ministero della Salute attraverso le due Direzioni Generali, la exDirezione generale della prevenzione (exDGPREV) e la exDirezione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (exDGSAF), supportate, per i rispettivi ambiti, dal Dipartimento di Malattie Infetti -

La gestione delle arbovirosi
si basa sulla sensibilizzazione degli operatori sanitari

ve dell’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro di Referenza Nazionale per lo studio e l’accertamento delle malattie esotiche (CESME) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise a cui afferiscono le attività di conferma diagnostica esaminate dai rispettivi IIZZSS distribuiti a livello territoriale. Le Regioni, in piena autonomia, definiscono i documenti normativo-programmatici per la Sorveglianza epidemiologica e di laboratorio sul loro territorio e trasmettono i dati all’Istituto Superiore di Sanità ed al Ministero della Salute secondo il flusso riportato nel Piano. Le azioni coordinate sul piano nazionale forniscono dati aggiornati attraverso bollettini specifici. Dall’inizio di maggio al 17 ottobre 2024, sono stati registrati 452 casi di West Nile Virus (WNV) nell’uomo. Tra questi, 271 hanno manifestato la forma neuro-invasiva 46 casi asintomatici identificati tra i donatori di sangue, 134 casi di febbre e 1 caso asintomatico. Si contano purtroppo 20 decessi (3 Piemonte, 2 Lombardia, 8 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia, 3 Emilia-Romagna, 1 Lazio, 1 Campania, 1 Calabria). Il bollettino segnala che 54 province in 14 regioni hanno evidenziato la presenza del virus in vettori, animali o esseri umani.

Dall’Egitto all’Australia

LValore simbolico e non del coleottero stercorario

a maggior parte degli insetti non godono di una grande simpatia anzi, sono considerati delle bestie fastidiose che si meritano di perire inondati da insetticidi. Altri, pochi per verità, sono tenuti in grande considerazione e, addirittura, sono simbolo di bellezza, di capacità di trasformazione, di leggiadria ecc.

Per gli antichi Egizi, un insetto si distinto così tanto da meritarsi il rango di divino e, quindi, veniva raffigurato in dipinti a fianco di Osiride (dio della morte, che rinascendo produce fertilità alla terra e agli uomini) oppure del faraone. Il suo profilo compare anche in bracciali, anelli e collane indossate da principesse e altre nobildonne della corte dei faraoni. Lui è il coleottero stercorario. Da dove proviene la sua fama? Cosa ha fatto questo piccolo animaletto per guadagnarsi un posto tra gli dei d’Egitto? Osservandolo da vicino si può notare che i suoi gusti

non sono certo nobiliari e non hanno nulla a che vedere con il suo presunto stato divino. Infatti, questo coleottero ama gli escrementi dei grandi erbivori su cui si avventano per lavorarli per bene con le loro zampette fino a ottenere tante piccole palline.

Queste palline vengono quindi fatte rotolare in cerca di un luogo adatto all’interramento. A proposito di palline, secondo l’opinione di alcuni studiosi, gli uomini preistorici si sarebbero ispirati all’attività di questi instancabili insetti per inventare la

di Gianumberto Accinelli Divulgatore scientifico

FROM EGYPT TO AUSTRALIA

Symbolic and practical value of the dung beetle

Most insects are generally viewed as pests deserving eradication, but a few, like the dung beetle, are celebrated for their beauty and transformative abilities. In ancient Egypt, the dung beetle was revered and often depicted alongside Osiris, the god of the afterlife, symbolizing rebirth and fertility. Its fame stems from its unique behavior of rolling and burying feces, which was believed to connect the realms of the living and the dead, as well as to represent the sun’s journey across the sky. Some scholars even suggest that prehistoric humans may have drawn inspiration from the beetle’s activities to invent the wheel, recognizing the advantages of rolling motion over sliding.

ruota. Sono stati infatti loro i primi a capire la superiorità in termini energetici dell’attrito volvente rispetto a quello radente.

Ma torniamo agli scarabei: le femmine trasportano la pallina di sterco lontana fino a trovare un luogo dove il terreno è soffice e ben esposto al sole. Solo allora queste mamme iniziamo a scavare una buca nel terreno dove ci adagiano la loro pallina nella quale hanno preventivamente infilato le loro uova. Avvolte e riparate da uno strato tiepido di terra, le uova maturano e dopo qualche giorno delle piccole larve iniziano a sgusciare e hanno una fame da lupo, ma non si devono preoccupare: mamma scarabeo è stata previdente. Le larve, infatti, si trovano immerse nello sterco fino al collo. Apparentemente sembrerebbe una situazione non del tutto gradevole, ma, per le forme giovanili di questi coleotteri, essa rappresenta la condizione ideale.

Le larve si mettono a mangiare a quattro palmenti fino a trasformar-

si prima in pupe e poi in adulti neri che escono da sotto la terra e iniziano a camminare sulla sua superficie. Ecco spiegato il motivo della loro fama: gli egiziani pensavano che i coleotteri stercorari fossero in grado di collegare il mondo dei morti (sottoterra) con quello dei vivi (sopra la terra).

Gli egiziani lo ritenevano responsabile dell’ascesa del sole ogni mattina

E non solo: gli egiziani credevano che questo piccolo coleottero fosse il responsabile dell’ascesa del sole ogni mattina. La pallina che rotolava altro non era che la rappresentazione terrena della palla di sole che di ora in ora conquistava il cielo fino a scomparire.

Ma se il più antico popolo della terra amava e idolatrava questo esserino, quello più giovane non è da meno. Se infatti andate in Australia e precisamente nella città di Brisbane potrete osservare una statua alta 6

metri raffigurante diversi individui di coleotteri sopra una enorme pallina di sterco. Una statua dal significato della statua decisamente più prosaico delle raffigurazioni egiziane. I coloni inglesi, infatti, approdarono in Australia accompagnati da diverse mandrie di mucche le quali, trovandosi di fronte sterminati prati di erba incontaminata iniziarono a mangiare a più non posso. Una dieta molto ricca di fibra è sicuramente molto salutare anche se, come contraltare, mette in produzione una quantità più che soddisfacente di escrementi. Fin qui nulla di male, la stessa cosa succedeva anche in Europa senza arrecare particolari danni. In Australia invece questa situazione iniziò a diventare piuttosto seccante dato che gli stercorari australiani, non riuscivano a processare una così consistente mole di lavoro.

Ci pensò allora un gruppo di entomologi che introdusse lo stercorario del Sud Africa in Australia a dare man forte agli indigeni. Detto fatto: dopo pochi anni i prati tornarono verdi e le mucche tornarono a pascolare felici e gli australiani, popolo grato, dedicarono una statua per ringraziare l’insetto del servizio svolto e che da allora vive felice e contento nel nuovo mondo.

LE ISTRUZIONI OPERATIVE A.N.I.D.

Una rubrica tecnico operativa dove gli esperti del settore illustrano l’importanza del Pest Control per ambiente e salute

Cinghiali in città, un problema nuovo

La gestione del cinghiale nei centri urbani è un’opportunità per le aziende di disinfestazione?

Negli ultimi anni le aree urbane europee hanno visto l’ingresso di nuove specie animali le quali, grazie alle condizioni ambientali favorevoli in esse presenti, si sono rapidamente diffuse e insediate. Tra di esse, vi sono diversi uccelli, quali gabbiani, corvidi e parrocchetti, e alcune specie di mammiferi. Tra queste ultime, annoveriamo anche predatori come le volpi e il lupo, ma il ruolo di maggior rilievo è rivestito dal cinghiale (Sus scrofa) (Licoppe et al., 2013). Sono ormai numerosi i centri urbani in Italia che vedono la presenza stabile o comunque frequente di questo ungulato, tra cui Roma, Genova, Bari e molte altre. È opportuno sottolineare che la problematica è condivisa con molte altre città in Europa, tra cui Barcellona, Berlino e Varsavia (Stillfried et al., 2017; Hagemann et al., 2021).

In molti casi, la specie utilizza le aree verdi come rifugio e come via di spo -

stamento protetta per muoversi nelle varie zone di alimentazione. Non sono un ostacolo per la diffusione della specie le arterie stradali, che vengono oltrepassate spesso utilizzando sottopassi o sovrapassi. I cinghiali presenti nei centri urbani utilizzano le risorse alimentari presenti nelle stesse aree verdi e, in molti casi, riescono a sfruttare anche i rifiuti, in particolare dove è presente la raccolta porta a porta o nei casi in cui i rifiuti sono abbandonati al di fuori dei contenitori. In molte realtà urbane si assiste inoltre a somministrazioni artificiali di alimenti, una pratica pericolosa e illegale.

Se non gestita in modo efficace e in tempi rapidi, la presenza saltuaria dei cinghiali rischia di diventare cronica, e la situazione rischia di aggravarsi fino al punto di sfuggire al controllo delle istituzioni, con conseguenze imprevedibili e rischi elevati da vari punti di vista. Infatti, nelle aree urbane ove riescono a insediarsi la presenza dei cinghiali

presenta implicazioni negative sia di natura sanitaria, visti i numerosi patogeni nel cui ciclo la specie è coinvolta, sia legate alla pubblica incolumità, a causa degli incidenti stradali e degli attacchi che gli animali possono compiere. Il cinghiale è responsabile ogni anno di un gran numero di incidenti stradali, alcuni con conseguenze molto gravi. Inoltre, non sono rari gli attacchi di questa specie alle persone, soprattutto quando trasportano buste contenenti alimenti od accompagnano i cani. Nelle aree urbane, infatti, i cinghiali tendono ad avvicinarsi notevolmente alle aree frequentate dalle persone, sia in prossimità dei contenitori dei rifiuti sia nelle zone dove alcune persone, imprudentemente e illegalmente, forniscono loro alimenti. In molti casi, nonostante non si registrino attacchi o comportamenti pericolosi degli animali, le persone risultano spaventate dalla loro presenza, e le amministrazioni locali e le forze dell’ordine ricevono

di Dario Capizzi Infestalia by Colkim Srl
Cinghiali in alimentazione in un’aiuola di un’area residenziale

continue segnalazioni da parte dei cittadini che richiedono una risoluzione della problematica.

A ciò si aggiungono le importanti problematiche sanitarie che la presenza della specie comporta, a cominciare dalla Peste Suina Africana (PSA), una malattia che presenta gravi conseguenze socioeconomiche nelle regioni in cui è presente, con gravi perdite per gli allevamenti, a causa dell’elevata mortalità che la malattia produce nei suini domestici, e per le aziende che lavorano e commercializzano i prodotti della filiera suinicola, a causa delle limitazioni nei movimenti di tali prodotti e dei blocchi commerciali he alcuni paesi mettono in atto. La malattia è giunta in Italia presente in Italia in cinque distinti focolai: quello territorialmente più esteso interessa Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, con alcuni recenti casi anche in Toscana. Altri focolai sono presenti nell’area urbana di Roma, in Campania, Calabria e Sardegna.

Non vanno inoltre trascurate le implicazioni sociali legate alla presenza della specie, che possono portare a un elevato livello di conflitto sociale: da una parte, la diffusa presenza della specie in determinate aree provoca nei residenti timori per la propria sicurezza, con l’invio di continue segnalazioni e richieste di interventi alle autorità e alle forze dell’ordine; dall’altra, la necessità di porre rimedio a tali problemi da parte delle autorità comporta la radicalizzazione delle posizioni degli animalisti, alcuni dei quali possono compiere azioni di disturbo o sabotaggio alle attività di gestione della specie.

Aspetti normativi

La normativa di riferimento per la gestione del cinghiale è piuttosto articolata, dal momento che si so -

vrappongono le disposizioni relative all’attività venatoria e al controllo faunistico a quelle specifiche per la gestione dell’epidemia di Peste Suina Africana. Per quanto riguarda l’attività venatoria e il controllo faunistico, la norma di riferimento è costituita dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, una legge quadro che stabilisce le disposizioni per l’attività venatoria e per il controllo faunistico. Ogni regione ha, inoltre, una propria normativa di recepimento della stessa norma quadro nazionale. Negli ultimi anni, tuttavia, la normativa inerente alla gestione della fauna selvatica è stata interessata da significativi cambiamenti. Nel dicembre 2022, sono stati introdotti due elementi di novità:

1) è stato modificato l’art. 19 della stessa legge 157/1992, introducendo la competenza delle regioni e

delle province autonome anche per le situazioni in cui vi sono rischi per la sicurezza stradale e la pubblica incolumità;

2) è stato introdotto un nuovo articolo, il 19ter, con l’introduzione di un nuovo strumento, il “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica”. Tale piano costituisce il riferimento per le regioni per adeguare la propria normativa e per la predisposizione di appositi piani per la gestione delle specie di fauna selvatica problematiche.

Altre importanti fonti di riferimento di recente emanazione sono i provvedimenti specifici del Commissario

Contenitori della raccolta porta a porta inseriti in una gabbia di protezione per evitarne il ribaltamento da parte dei cinghiali, attratti dalla presenza di alimenti

Straordinario per la Peste Suina Africana, quali le varie ordinanze che si sono succedute nel tempo (ultima delle quali l’Ordinanza 5/2024) e il documento del 2023 “Piano Straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e Azioni Strategiche per l’Elaborazione dei Piani di Eradicazione nelle Zone di Restrizione da Peste Suina Africana (PSA)”.

Le regioni, inoltre, sono tenute ad approvare i Piani Regionali di Interventi Urgenti (PRIU), che costituiscono il quadro di riferimento per le aree indenni dalla malattia. Nelle aree di restrizione, cioè nelle aree dove è presente la malattia (Zone Infette o Zone II) e nelle aree immediatamente circostanti (Zone I) sono invece vigenti i cosiddetti Piani Regionali di Eradicazione (PRE). Tali documenti sono da considerarsi il riferimento specifico per le varie realtà regionali.

Aspetti specifici della gestione del cinghiale in città

La gestione del cinghiale nelle aree rurali è attuata essenzialmente attraverso l’attività venatoria e quella di controllo faunistico, attuate prevalentemente dai cacciatori stessi.

La gestione del cinghiale nelle aree urbane presenta problematiche del tutto specifiche, soprattutto dal punto di vista delle modalità attuative, a causa della necessità di ricorrere a tecniche e materiali diversi da quelli utilizzabili altrove: non è evidentemente proponibile l’uso delle armi da fuoco, e quando si utilizzano attrezzature per le catture è necessario tenere conto i rischi di incolumità per esseri umani e animali domestici.

Un aspetto di grande importanza è rappresentato dalla sensibilità dell’opinione pubblica nei riguardi della specie, che nelle aree urbane è del tutto diversa da quanto si verifica al di fuori di esse (Licoppe et al., 2013; Co -

nejero et al., 2019), con la conseguenza che le attività di gestione della specie incontrano spesso un’opposizione capillare e organizzata, veicolata soprattutto da associazioni animaliste attraverso i social media. Non sono rari i casi di danneggiamento a carico delle strutture di cattura, o di accesa contrapposizione nei riguardi degli operatori incaricati delle operazioni di gestione della specie. Gli interventi di gestione del cinghiale devono essere autorizzati da regioni o province, e sono coordinati da pubbliche amministrazioni e devono essere eseguiti in stretto coordinamento con i Servizi Veterinari delle ASL. Tra le numerose tecniche

previste per il controllo del cinghiale (Cfr. Monaco et al., 2010), solo due presentano i requisiti per essere adottate nel delicato e complesso ambito urbano.

1) Telenarcosi. La tecnica prevede la somministrazione, tramite un dardo scagliato da un fucile ad aria compressa o da una cerbottana, di un narcotico registrato per l’uso sugli animali. Gli animali narcotizzati vengono poi rimossi, seguendo le indicazioni del veterinario presente. Tali interventi permettono la rimozione di animali in contesti dove altrimenti sarebbe difficile o poco pratico intervenire, per esempio laddove gli animali

Chiusino per la cattura dei cinghiali

sono in stretta vicinanza alle aree residenziali;

2) catture con trappole o chiusini. Si tratta di strutture in grado di catturare più individui contemporaneamente, che fanno ingresso nelle trappole perché attratti dall’esca alimentare posta al loro interno. Tali strutture è opportuno che siano utilizzate nelle aree private interdette al pubblico, sia per il rischio rappresentato dal pesante portellone di metallo, che in alcuni modelli scatta a chiusura della trappola, sia per i possibili danneggiamenti o sabotaggi cui sono esposte.

Figure coinvolte nelle attività di gestione

Le pubbliche amministrazioni, come per esempio i comuni, qualora riscontrino problemi e rischi dovuti alla presenza di cinghiali nelle aree residenziali o in zone a elevata circolazione stradale possono, una volta espletato l’iter autorizzativo (gestito

Bibliografia

dalle regioni oppure dalle province, a seconda delle competenze che differiscono tra le varie regioni), richiedere l’intervento di corpi specializzati. Ricordiamo che il sindaco, in presenza di rischi per la pubblica incolumità dovuti alla presenza di cinghiali in aree critiche, può, ai sensi degli artt. 50 e 54 del D. Lgs. 18 aprile 2000, n. 267 (c.d. T.U.E.L) emanare ordinanze contingibili e urgenti, indicando i provvedimenti da adottarsi per la risoluzione della criticità.

Fino a pochi anni orsono, la gestione del cinghiale era attuata sostanzialmente da personale d’istituto, rappresentato soprattutto da agenti della polizia provinciale, agenti del corpo Forestale (oggi Carabinieri Forestali), guardiaparco delle aree naturali protette. Tuttavia, non è sempre possibile ottenere l’intervento di tali figure, spesso per carenze di personale o mancanza di professionalità specifiche. Per tale motivo, i recenti cambiamenti normativi e le varie norme introdotte per la gestione della PSA hanno visto l’ampliamento delle figure che possono attuare gli interventi, che devono comunque essere coordinati dalle pubbliche amministrazioni. Nel già citato “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della

fauna selvatica” sono dettagliate le modalità, le tecniche e le figure specifiche previste nell’attuazione degli interventi di gestione della fauna. In particolare, come si legge al paragrafo 2.5, tra le figure che possono essere coinvolte nell’attuazione dei piani, vi sono (lettera b) “società private, ditte specializzate o operatori professionali, cooperative e singoli professionisti, previa frequenza di appositi corsi conformi a programmi predisposti dall’ISPRA, muniti di licenza per l’esercizio venatorio nel caso di abbattimenti con armi da fuoco, ove previsto dalla legislazione regionale”.

In considerazione delle capacità e delle professionalità richieste, finalizzate all’uso di trappole o chiusini, si apre dunque la possibilità per le società del settore della disinfestazione di proporsi per la realizzazione di interventi di gestione del cinghiale nelle aree urbane. Preliminarmente, i propri operatori dovranno seguire corsi di formazione, erogati da enti pubblici o da società specializzate nella formazione, purché realizzati sulla base dei programmi individuati da ISPRA.

• Conejero, C., Castillo-Contreras, R., González-Crespo, C., Serrano, E., Mentaberre, G., Lavín, S., & López-Olvera, J. R., Past experiences drive citizen perception of wild boar in urban areas. Mammalian Biology, 96 (2019), pp. 68-72.

• Hagemann, J., Conejero, C., Stillfried, M., Mentaberre, G., Castillo-Contreras, R., Fickel, J., & López-Olvera, J. R. (2022), Genetic population structure defines wild boar as an urban exploiter species in Barcelona, Spain, “Science of the Total Environment”, 833, 155126.

• Licoppe, A., Prévot, C., Heymans, M., Bovy, C., Casaer, J., & Cahill, S. (2013), Wild boar/feral pig in (peri-) urban areas. In Managing wild boar in human-dominated landscapes, International Union of Game Biologists - Congress IUGB (2013), pp. 1-31.

• Monaco, A., Carnevali, L., & Toso, S., Linee guida per la gestione del Cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette, II edizione, “Quaderni di Conservazione della Natura”, 34 (2010), Ministero dell’ambiente e tutela del territorio.

• Stillfried, M., Fickel, J., Börner, K., Wittstatt, U., Heddergott, M., Ortmann, S., ... & Frantz, A. C., Do cities represent sources, sinks or isolated islands for urban wild boar population structure?, “Journal of Applied Ecology”, LIV.1 (2017), pp. 272-281.

Vantaggiosa convenzione A.N.I.D. per la nomina del consulente ADR in tema di rifiuti pericolosi

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione – A.N.I.D. ha stipulato una vantaggiosa convenzione, dedicata esclusivamente alle aziende associate, utile a ottimizzare nella formula e nei costi quanto previsto dal Decreto 7 agosto 2023 in materia di spedizione di rifiuti classificati anche come ADR – merce pericolosa su strada. Il Decreto, entrato in vigore il 5 ottobre 2023, prevede la nomina di un consulente ADR qualora il numero di conferimenti superasse la soglia dei 24 all’anno con un massimo di 3 al mese. Le imprese, che non ottemperassero a quanto previsto dal Decreto 7 agosto 2023, rischiano pesanti sanzioni pecuniarie. Si invita pertanto a prestare massima attenzione all’argomento! Il dottor Marco Ottaviani, consulente per la Sicurezza dei Trasporti di Merci Pericolose, propone a tale proposito i seguenti servizi in convenzione con le aziende associate ad A.N.I.D.:

• predisposizione dei documenti necessari alla nomina;

• valutazione della tipologia di merci movimentate e delle prassi attualmente adottate;

• redazione della prima relazione;

• predisposizione delle necessarie procedure operative;

• formazione del personale coinvolto nelle operazioni di (carico/scarico) trasporto merci pericolose;

• redazione della relazione annuale. Le suddette prestazioni possono essere erogate in due modalità.

Opzione 1 in convenzione con formazione dal vivo: compenso annuo di € 2.800,00 + IVA.

Opzione 2 in convenzione con formazione in autoapprendimento (e-learning): mantenendo tutte le attività previste, in alternativa se la formazione del personale (fino a 3 addetti) è erogata in autoapprendimento (e-learning) col programma dedicato A.N.I.D. realizzato da Cargo School, il compenso annuo, comprensivo delle licenze e-learning necessarie è di € 2.200,00 + IVA. Le aziende interessate possono rivolgersi alla segreteria di A.N.I.D. scrivendo un’email all’indirizzo anid@ disinfestazione.org

A.N.I.D. presenta il piano formativo per il secondo semestre 2024

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, attraverso A.N.I.D. Servizi Srl, rinnova la propria offerta formativa per il secondo semestre del 2024.

La ricca formazione di A.N.I.D. si sviluppa principalmente in 88 h. tramite corsi riguardanti tutti gli aspetti tecnici, scientifici, normativi e operativi inerenti al “pest management” fornendo informazioni, abilità e conoscenze ritenute oggigiorno indispensabili al “trained profesional”. L’offerta formativa si rivolge alle aziende associate ma anche alle non associate e agli enti o istituti pubblici o privati per i quali è possibile sviluppare soluzioni specifiche, in base alle diverse esigenze.

Il calendario formativo, oltre alle 88 h. di corso, prevede anche: il corso di formazione per il personale d’ufficio riguardante il “problem solving”; il corso di formazione per venditori sulla gestione delle obiezioni; il corso di formazione Auditor UNI EN 16636:2015 CEPA

Certified rivolto solo ed esclusivamente agli Ispettori. Lo schema formativo proposto è divenuto nel tempo un autentico modello per la preparazione di tutte le figure professionali operanti nelle imprese di “pest management”, suffragato e documentato anche dalla “certificazione delle competenze” del “trained professional”.

A.N.I.D., complice l’evoluzione della figura del tecnico, da “disinfestatore” a “pest manager”, ha dato vita ad uno specifico programma didattico che affonda le proprie radici nella norma volontaria UNI CEI EN ISO/IEC 17024. La formazione di A.N.I.D. è fruibile in diverse modalità, a seconda delle esigenze. 1. Corso completo di 88h. con esame per l’ottenimento del certificato A.N.I.D.: lezioni settimanali online con test scritto al termine di ogni singolo modulo (totale 64 h. divise in 16 giornate da 4 h. cadauna) e parte pratica in presenza a Bologna (totale 24 h. divise in 3 giornate consecutive) con esame finale per il rilascio del certificato A.N.I.D. (4 h. 1/2 giornata) al costo di € 1.200,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. e € 1.400,00 + IVA. per i non associati.

La quota di iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio del certificato A.N.I.D. al superamento dell’esame finale, supporto USB con videolezioni per professionisti del Pest Control sui Roditori del valore di € 190,00 + IVA.

2. Corso completo di 88 h. per l’ottenimento del certificato A.N.I.D. e certificato delle competenze: lezioni settimanali online con test scritto al termine di ogni singolo modulo (totale 64 h. divise in 16 giornate da 4 h. cadauna) e parte pratica in presenza a Bologna (totale 24 h. divise in 3 giornate consecutive) con esame finale per il rilascio del certificato A.N.I.D. ed esame per la certificazione delle competenze (4 h. 1/2 giornata) al costo di € 1.350,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. e € 1.550,00 + IVA. per i non associati.

La quota d’iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio del certificato A.N.I.D. al superamento dell’esame finale, rilascio certificato della Certificato della Certificazione delle Competenze, supporto USB con videolezioni per professionisti del Pest Control sui Roditori del valore di € 190,00 + IVA.

3. Scelta di un piano formativo personalizzato in base alle esigenze aziendali: acquisto dei singoli moduli a scelta (dal n. 1 al n. 16 della tabella allegata) nelle date indicate, con test scritto al termine di ogni singolo modulo. Il costo è di: € 200,00 + IVA – per gli associati A.N.I.D. e € 300,00 + IVA per i non associati.

La quota d’iscrizione comprende: formazione online, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio dell’attestato di formazione.

4. Allineamento e rinnovo del certificato in possesso (40/60 h.) alle 88h: acquisto di n. X moduli (dal n. 1 al n. 16 della tabella allegata) necessari per il raggiungimento delle 88 h. con test scritto al termine di ogni singolo modulo. Il costo è di € 80,00 + IVA a modulo per gli associati A.N.I.D. e € 120,00 + IVA a modulo per i non associati.

La quota di iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio del certificato 88 h.

5. Rinnovo del certificato 88h. scaduto e/o in scadenza: acquisto di n. 2 moduli a scelta da 4 h. con test scritto al termine di ogni singolo modulo. Il costo è di € 80,00 + IVA a modulo per gli associati A.N.I.D. ed € 120,00 + IVA a modulo per i non associati. La quota di iscrizione comprende: 8 h. di formazione; materiale didattico, test scritto a fine modulo; rilascio certificato 88 h.

6. Corso per il personale d’ufficio, il problem solving: la formazione ha una durata di 8 h. con test scritto al termine della lezione. Il costo è di € 350,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. ed € 450,00 + IVA per i non associati. La quota di iscrizione comprende: 8 h. di formazione; materiale didattico; test scritto a fine modulo; rilascio certificato.

7. Corso rivolto ai venditori sulla gestione delle obiezioni: la formazione ha una durata di 8 h. con test scritto al termine della lezione. Il costo è di € 350,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. ed € 450,00 + IVA per i non associati. La quota di iscrizione comprende: 8 h. di formazione; materiale didattico; test scritto a fine modulo, rilascio certificato.

8. Corso di formazione Auditor UNI EN 16636 CEPA Certified: la formazione ha una durata di 8 h. con successivi aggiornamenti annuali da 4 h. e rinnovi triennali da 8 h. Il costo è di: € 200,00 + IVA per il primo corso; € 120,00 + IVA per il rinnovo triennale del certificato; € 80,00 + IVA per gli aggiornamenti annuali.

Per ulteriori informazioni scrivere all’indirizzo email anid@disinfestazione.org

Le precisazioni di A.N.I.D. sul “ragno violino”, dopo le notizie di cronaca

I fatti di cronaca rendono doverose alcune precisazioni, da parte dell’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione – A.N.I.D., circa la

natura del cosiddetto “ragno violino” (Loxosceles rufescens).

Alcune testate giornalistiche nazionali hanno infatti cavalcato impropriamente alcuni fatti di cronaca parlando di “morso mortale” di questo aracnide. Tale modo di fare informazione genera sicuramente audience per i portali web, spesso tramutabile in guadagno, ma anche e soprattutto eccessiva psicosi nell’utenza.

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione – A.N.I.D. si rivolge quindi alla cittadinanza con l’intento di dare loro elementi essenziali per conoscere ciò di cui si sta parlando, senza rimanere in balia del flusso di informazioni talvolta incontrollato che arriva direttamente dalla rete.

Il morso del “ragno violino” NON ha caratteristiche di letalità o mortalità. Questo aracnide ha inoltre peculiarità etologiche ben precise. Il “ragno violino” è decisamente schivo, tanto da essere conosciuto anche come “ragno eremita”, vista la sua abitudine a restare sempre in disparte. Esso morde quindi molto raramente, solo ed esclusivamente sotto minaccia.

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione A.N.I.D. au -

spica ancora una volta la massima serietà e professionalità da parte degli organi di informazione, affinché non si crei immotivato allarmismo.

Elevata circolazione del virus West Nile in Emilia Romagna, nuove indicazioni della Regione

La Regione Emilia-Romagna ha reso note a fine agosto nuove indicazioni per la gestione dei vettori Culex, alla luce di una riscontrata circolazione del virus West Nile di elevata intensità in tutto il territorio regionale. Questa situazione rende necessario potenziare le attività di controllo, da parte delle amministrazioni comunali, del vettore di competenza.

L’ente regionale ha inoltre raccomandato ai Comuni del territorio di: continuare ad attuare rigorosamente gli interventi di lotta antilarvale di competenza. I prodotti larvicidi usati in ambito urbano sono generalmente attivi sia nel contrasto della zanzara tigre che verso Culex; intensificare le attività di controllo e sostegno alle attività effettuate dai privati; effettuare interventi straordinari preventivi con adulticidi qualora sia in programma una manifestazione che comporti il ritrovo di molte persone nelle ore serali in aree all’aperto. Il gruppo regionale di entomologia sanitaria ha concordato di considerare oggetto della prescrizione le manifestazioni che hanno luogo in aree verdi anche urbane; garantire un’adeguata manutenzione dei parchi pubblici con particolare attenzione alla rimozione dei potenziali fo-

colai larvali eliminabili e al trattamento di quelli non eliminabili; dovranno essere inoltre potenziati gli interventi comunicativi incentrati sulla necessità di proteggersi da punture delle zanzare Culex, vettori del virus West Nile.

Newpharm Group ha inaugurato un nuovo stabilimento

Newpharm Group ha inaugurato lo scorso settembre un nuovo stabilimento nella stessa area commerciale dal suo Headquarter. La costruzione è stata realizzata in tempi record grazie all’ottima cooperazione tra proprietà, amministrazione pubblica e ditte costruttrici. Lo stabile, con un’area attrezzata di 6000 mq, rispecchia appieno la propensione dell’azienda padovana all’innovazione e al “forward thinking”. Dotato delle più moderne tecnologie e delle più avanzate misure di sicurezza, include un magazzino e un centro polifunzionale con aree meeting dotate di tecnologia basata sull’intelligenza artificiale (“Artificial intelligence based”), showroom, area attrezzata per hospitality, aree tecniche e workshop. Un nuovo magazzino dedicato allo stoccaggio di prodotti, con oltre 1200 posti pallet, rende la piattaforma logistica ancora più funzionale ed efficiente. Particolare attenzione è stata posta alla sostenibilità e alla creazione di energia “pulita”, permettendo un alto livello di autosufficienza grazie all’espansione del parco fotovoltaico, che porta la potenza totale installata a 50 kW. Le divisioni delle aziende facenti capo a Newpharm Group hanno registrato un aumento del fatturato del 23% rispetto all’anno precedente, no-

nostante un’annata con condizioni meteorologiche sfavorevoli, grazie agli investimenti in prodotti, capitale umano e comunicazione. “Newpharm Group continua la sua costante e armoniosa crescita grazie a una solida politica familiare basata su impegno, dedizione e costanti investimenti in Ricerca e Sviluppo. Questo ci ha permesso di portare sul mercato formulazioni efficaci e rispettose dell’ambiente, offrendo soluzioni di alta qualità e costante professionalità al fianco dei nostri clienti. L’azienda è fatta di persone: abbiamo una squadra di professionisti preparati e ben integrati, che contribuiscono con grande coesione al nostro successo”. ha affermato il Dott. Dionisio Bagarollo, Fondatore e Amministratore Delegato di Newpharm Group.

Conferenza stampa di A.N.I.D. al Senato sul riconoscimento giuridico degli operatori del Pest Management

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione - A.N.I.D., in collaborazione con Confindustria Servizi HCFS, ha promosso la conferenza stampa sul tema “Il riconoscimento giuridico del Pest Management a tutela e garanzia del settore alimentare, sanitario e turistico”. L’evento, in programma tenutosi nella mattinata di mercoledì 6 novembre nella Sala “Caduti di Nassiriya” presso il Senato del-

la Repubblica, ha avuto origine dall’iniziativa decisiva del Senatore Marco Silvestroni, Segretario d’aula del Senato della Repubblica. Alla conferenza stampa sono intervenuti: Marco Benedetti, Presidente di A.N.I.D. e Vice Presidente di Confindustria Servizi HCFS; dottor Lorenzo Mattioli, Presidente Confindustria Servizi HCFS; Senatore Marco Silvestroni, segretario d’aula del Senato della Repubblica; Onorevole Marcello Gemmato, Sottosegretario di Stato per la Salute; Onorevole Luciano Ciocchetti, Vice Presidente della XII Commissione Affari Sociali; Senatore Patrizio Giacomo La Pietra, Sottosegretario di Stato per l’agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste.

Giornata di studio A.N.I.D. a Cesena sul moderno Pest management tra norme, criticità e compatibilità ambientale

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione – A.N.I.D., in collaborazione con il Comune di Cesena e con il supporto tecnico dell’entomologo Claudio Venturelli, ha organizzato l’inedita giornata di studio dal titolo “Il moderno Pest management tra norme, criticità e compatibilità ambientale”. L’evento gratuito si è tenuto il 13 novembre dalle ore 9.15 alle ore 13.30 presso l’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana in piazza Maurizio Bufalini,

1 a Cesena. La giornata di studio era rivolta principalmente agli operatori dell’Emilia-Roma, ai quali è stata riservata l’iscrizione in forma prioritaria. Si tratta della prima di una serie di giornate di studio che saranno riproposte anche in altre regioni italiane. Le nuove normative, che regolano l’impiego di prodotti e di strumenti utilizzati nella disinfestazione in ambito urbano e non solo, richiedono approfondimenti e confronti continui con figure professionali di elevata esperienza nel settore. La preparazione degli operatori, siano essi dipendenti pubblici o privati, si esplica attraverso un’attività professionale capace di orientare, sostenere, supportare e sviluppare le potenzialità, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta. Giornate di studio, come quella in del 13 novembre a Cesena, mirano dunque a introdurre elementi innovativi e aggiornati in un contesto lavorativo già strutturato, mantenendo ruoli e professionalità, offrendo spunti di riflessione e attività pratiche allo scopo di portare un miglioramento personale che possa favorire l’intera organizzazione.

Graziano Vezzulli nuovo Country Manager di Copyr

Copyr, parte del gruppo Zelnova Zeltia e azienda di riferimento nel mercato della difesa e dell’igiene ambientale, annuncia con piacere la nomina di Graziano Vezzulli come nuovo Country Manager. Con una laurea in Chimica Industriale e MBA conseguito in SDA Bocconi, Vezzulli vanta un’esperienza significativa in aziende chimiche internazionali di primaria importanza. Nel corso della sua carriera, ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità nell’area commerciale, fino a raggiungere la posizione di Direttore Commerciale. La sua profonda conoscenza

del mercato e del settore, unita a un forte orientamento al cliente, lo rendono la figura ideale per guidare Copyr in questa nuova fase di crescita e sviluppo. Nel suo nuovo incarico, Vezzulli sarà responsabile del rafforzamento della presenza di Copyr sia sul mercato italiano sia su quello internazionale, attraverso lo sviluppo di strategie mirate a soddisfare le esigenze dei clienti e dei partner.

PestMed Expo 2026, ecco le date

Sono state definite le date per la terza edizione di PestMed Expo 2026. La Fiera Evento per i professionisti del Pest Management e della sanificazione si terrà a BolognaFiere dall’11 al 13 febbraio 2026. Per info: expo@ avenue-media.eu

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.