MOLINI D'ITALIA 9

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Rivista fondata nel 1950

Molinid’Italia

Anno LXXV September Settembre 2024

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“La Festa dei Granai” 2024 by Molino Dallagiovanna IN QUESTO

I Giovani Italmopa approfondiscono le nuove regole Ue su Imballaggi e Green Claims Italmopa Youth group delves into new EU rules on packaging and Green Claims

“La Festa dei Granai” 2024 di Molino Dallagiovanna

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Molinid’Italia

LA RIVISTA ITALIANA PER L’INDUSTRIA MOLITORIA dal 1950

PROPRIETARIO

Associazione Industriali Mugnai d’Italia Via Lovanio, 6 - 00198 Roma

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Editorial EDITORIALE

UNA NUOVA VISIONE AGRICOLA DELL’UE, TRA SFIDE CLIMATICHE E SOSTEGNO AGLI AGRICOLTORI 9

A new agricultural vision for the EU, between climate challenges and support for farmers di A. Valente

Features ARTICOLI

Italmopa’s pages Spazio Giovani IL REGOLAMENTO UE IMBALLAGGI E LA PROPOSTA DI DIRETTIVA UE GREEN CLAIMS 44

The EU Packaging Regulation and the Proposed EU Green Claims Directive di M. Notarfonso

Antim’s pages Le pagine Antim L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER UN MOLINO COMPETITIVO 52 Artificial Intelligence for a competitive Mill di L. Bellei Mussini Events Eventi “LA FESTA DEI GRANAI” 2024 DI

“La Festa dei Granai” 2024 by Molino Dallagiovanna a cura della Redazione

Departements

Associazione Industriali Mugnai d’Italia
RAM ELETTRONICA NEL MONDO
RAM ELETTRONICA PER L’INDUSTRIA MANGIMISTICA

Una nuova visione agricola dell’Ue, tra sfide climatiche e sostegno agli agricoltori

A new agricultural vision for the EU, between climate challenges and support for farmers

Christophe Hansen, has been proposed by President Von der Leyen as the new European Commissioner for Agriculture and Food. Despite his lack of direct experience in agriculture and coming from a country where agriculture is not a primary economic sector, Hansen’s appointment continues the trend of not selecting commissioners from the four major EU countries: Germany, France, Italy, and Spain. Hansen’s priorities, as outlined in von der Leyen’s mandate letter, include launching a new vision for EU agriculture within the first 100 days, ensuring targeted support for farmers in need, and promoting positive environmental and social outcomes through incentives for ecosystem services. Additional challenges include climate change, international trade, digitalization, and potential EU expansion. Central to his mandate is the need to secure fair income for farmers within the food value chain, preventing them from selling products below production costs.

PROPOSTO DA VON DER LEYEN, CHRISTOPHE HANSEN È IL NUOVO VOLTO

DELL’AGRICOLTURA EUROPEA

PROPOSED BY VON DER LEYEN, CHRISTOPHE HANSEN

IS THE NEW FACE

OF EUROPEAN AGRICULTURE di Andrea Valente Presidente Italmopa

Come noto, il lussemburghese Christophe Hansen, 42 anni, membro del Ppe, è stato proposto dalla Presidente Von der Leyen quale nuovo commissario europeo all’Agricoltura e all’Alimentazione,

secondo la nuova denominazione del portafoglio che fu del polacco Janusz Wojciechowski.

Il candidato proposto, oltre a essere originario di un Paese che non ha certamente nel comparto primario la

maggior fonte della sua ricchezza economica e culturale, non si sarebbe mai occupato di agricoltura. Di recente tuttavia, il ruolo di Commissario all’agricoltura non è stato mai affidato a uno dei 4 principali paesi europei: Germania, Francia, Italia e Spagna e Von der Leyen non ha neanche questa volta interrotto questa comprensibile consuetudine.

Le priorità del Commissario in pectore sono riportate nella lettera di incarico che Von der Leyen ha indirizzato a Hansen: lanciare una nuova visione per l’agricoltura dell’Ue entro i primi 100 giorni di mandato e dar vita a una Politica agricola comune che garantisca un sostegno mirato agli agricoltori che ne hanno più bisogno e promuovere risultati ambientali e sociali positivi attraverso premi e

FONDAMENTALE

LA NECESSITÀ

DI GARANTIRE

IL GIUSTO REDDITO PER GLI AGRICOLTORI

incentivi per i servizi ecosistemici. Le sfide sono tuttavia anche altre. Mi riferisco, tra l’altro, e a mero titolo esemplificativo, ai cambiamenti climatici, al commercio internazionale, alla digitalizzazione, al possibile ampliamento dell’Unione europea a nuovi Stati membri… Al centro del mandato poi ci sarà, riprendendo le parole della Presidente Von der Leyen, “la necessità di garantire il giusto reddito per gli agricoltori all’interno della catena del valore alimentare per evitare che siano costretti a vendere sistematicamente i loro prodotti al di sotto dei costi di produzione”. Principio

indubbiamente corretto ma che deve essere analizzato in un contesto certamente più ampio, quello della competitività delle varie filiere e degli operatori che le compongono rispetto ai principali competitors internazionali, e non circoscritto a valutazioni di sola natura aritmetica che rischiano di determinare effetti distorsivi sul mercato e di privilegiare alcune possibili sacche di inefficienza.

Detto questo, gli interrogativi rimangono numerosi: il margine di manovra del futuro Commissario all’interno del Collegio dei Commissari rimane limitato anche per via della supervisione affidata al vicepresidente per la Coesione Raffaele Fitto. Così come non appare chiara l’entità esatta del suo portafoglio, in particolare sulle questioni alimentari, e sulla distribuzione delle competenze con il commissario alla Salute e al benessere degli animali, l’ungherese Varhelyi. Questioni rilevanti che, mi auguro, potranno essere chiarite nel corso delle audizioni che i Commissari indicati dovranno prossimamente affrontare con i membri del Parlamento europeo.

Andrea Valente
Il nuovo Commissario europeo all’Agricoltura, Christophe Hansen

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DIVELLA, FATTURATO 2023 SALE A 370 MILIONI DI EURO

Ilfatturato raggiunto da Divella nel 2023 è arrivato a 370 milioni di euro, in crescita del +1,6% rispetto all’anno precedente, con una quota di mercato dell’11% dovuta anche a investimenti superiori ai 10 milioni. Francesco Divella, Ad del pastificio insieme al cugino Vincenzo, ha sottolineato il ruolo dell’azienda, la più grande del comparto nel Mezzogiorno, in un’intervista a la Repubblica: “Siamo il secondo marchio in Italia dopo Barilla, ed è importante anche perché la nostra è un’impresa del Sud con tutto quello che ne deriva anche in termini di costi”. Divella spiega come la crescita si sia realizzata anche grazie agli investimenti in beni strumentali e nuova tecnologia.

BIOTECNOLOGIE: IN ARRIVO NUOVI METODI DI MIGLIORAMENTO GENETICO

Uno sguardo alle nuove frontiere della genetica delle piante coltivate. Dal 10 al 13 settembre, l’Università di Bologna ha ospitato la 67° edizione del Congresso annuale della Società Italiana di Genetica Agraria (Siga). L’appuntamento - intitolato Expanding frontiers for crop genetics - è stato organizzato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Alma Mater, insieme al Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture industriali del CREA. Ad aprire i lavori sono stati Silvio Salvi, coordinatore e docente del Corso di laurea magistrale in Biotecnologie agrarie vegetali dell’Alma Mater, oltre che presidente della Siga, e organizzatore del congresso, insieme a Roberto Tuberosa, docente di Biotecnologie Genetiche Vegetali. Con loro anche Nicola Pecchioni, direttore del CREA - Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture industriali, e Maurizio Martina, ex ministro dell’Agricoltura e ora vicepresidente della Fao.

MASAF, PIÙ RISORSE PER VALORIZZARE I PRODOTTI DOP E IGP

Èstato pubblicato il decreto con cui il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste mette a disposizione 900.000 euro, incrementabili con ulteriori risorse disponibili, per sostenere la valorizzazione e la salvaguardia delle caratteristiche di qualità dei prodotti Dop e Igp. Il provvedimento stabilisce i criteri per la concessione di contributi a favore dei Consorzi di tutela e, in particolare, per le associazioni di rappresentanza degli stessi, promuovendo iniziative a livello nazionale e internazionale. Il decreto si prefigge proprio l’obiettivo di rafforzare il sistema delle indicazioni geografiche, anche sotto il profilo della sostenibilità. Le domande di contributo dovranno essere presentate entro il trentesimo giorno successivo alla pubblicazione.

MOLINO MERANO RIVOLUZIONA IL MONDO PIZZA

Molino Merano entra a pieno titolo nel segmento delle pizzerie grazie alla linea dedicata a pizza e pinsa, un capolavoro che rappresenta l’apice dell’innovazione e della tradizione nel mondo dei cereali, grazie alla sua straordinaria varietà di farine e miscele. Una gamma di prodotti che rivoluziona l’esperienza del mondo pizza, dove l’impasto diventa l’elemento essenziale per definire e bilanciare gusto, croccantezza e digeribilità. La Linea Pizza e Pinsa comprende ben 12 referenze: 3 farine classiche, una farina speciale con crusca fermentata e uno spolvero per pizza, tutte caratterizzate da elevata qualità e differenziate in base alle tempistiche di lavorazione; 6 miscele di farine con lievito madre progettate per adattarsi al meglio alle esigenze di ogni professionista, e infine un lievito madre di produzione propria, stabile e bilanciato, in grado di dare vita a pizze aromatiche e digeribili.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO IMPATTA NEGATIVAMENTE SULL’AGRICOLTURA ITALIANA

Ilcambiamento climatico impatta negativamente sul settore agricolo italiano, riducendo il valore aggiunto del -2,5% nel 2023. È quanto è emerso dal rapporto dell’Istituto Tagliacarne presentato ad AgriFood Future 2024, la manifestazione organizzata da Unioncamere e dalla Camera di Commercio di Salerno, che mira a consolidare il suo ruolo di riferimento nazionale per il settore agroalimentare, con uno sguardo teso al prossimo G7 Agricoltura. Dal rapporto annuale sull’agroalimentare italiano sono emersi alcuni dati allarmanti: la produzione di vino è crollata del -17,4% e quella di frutta del -11,2%, mentre il comparto florovivaistico e quello dell’olio d’oliva hanno registrato cali rispettivamente del -3,9% e del -3%. Nondimeno, alcune colture, come quelle industriali (+10,2%) e i cereali (+6,6%), hanno registrato un’annata favorevole.

Un viaggio straordinario fatto di passione, innovazione e qualità, condiviso con i nostri Clienti in tutto il mondo. Da sessant’anni continuiamo a crescere e migliorare, consapevoli che ogni traguardo raggiunto è un altro granello di esperienza che aggiunge valore al nostro futuro.

A wonderful journey of passion, innovation and quality, shared with our Customers around the world. For sixty years we have continued to grow and improve, knowing that each milestone we achieve is another grain of experience that adds value to our future.

ON AIR LA SERIE PODCAST “LA STORIA DEL

MULINO

DI NAPOLI”

Realizzata da Dr Podcast “La Storia del Mulino di Napoli” offre un viaggio nel tempo, diviso in quattro episodi, che esplora la passione, la dedizione e la visione che hanno guidato generazioni di mugnai, attraverso le voci di Carmine e Antimo Caputo, che hanno saputo interpretare e trasformare l’eredità familiare in un sogno vivente. La serie podcast nasce proprio quest’anno in occasione del centenario dalla fondazione di Molino Caputo, il 1924, che vede l’azienda campana protagonista e artefice di un’iniziativa prestigiosa dal punto di vista culturale, il Premio Caputo 2024, un’iniziativa di mecenatismo di impresa, sviluppata con il sostegno di Cassa Deposito e Prestiti e Valore Italia, in collaborazione con Fondazione Banco Napoli e Accademia di Belle Arti di Napoli. Il progetto mira a generare un impatto positivo sul territorio attraverso il coinvolgimento delle energie creative delle nuove generazioni.

ERRATA CORRIGE

L’articolo dal titolo “Le varietà di frumento duro iscritte al Registro Nazionale 2023/24 - Durum wheat varieties entered in the National Variety Catalogue 2023/24” pubblicato sulla rivista Molini d’Italia (n. 7 Luglio 2024, pp. 48-59) inquadra le caratteristiche produttive/ qualitative e morfologiche delle nuove quindici varietà di grano duro iscritte al Registro Varietale Nazionale e di conseguenza presenti sul mercato agricolo italiano. La valutazione di tali varietà è avvenuta considerando due annate colturali consecutive (2021/22 e 2022/23) sul territorio italiano diviso in tre aree di coltivazione (Nord, Centro e Sud Italia). Nel complesso, le nuove varietà hanno mostrato una performance vicina alla media di riferimento per i parametri di produzione e peso ettolitrico. In tutte le aree di coltivazione testate è stato raggiunto un buon livello qualitativo, in particolare un alto

contenuto proteico e di glutine. Infine, tutte le nuove varietà erano chiaramente distinte l’una dall’altra in almeno una caratteristica morfologica.

Errata corrige in questo articolo:

A pagina 49, l’ordine corretto degli autori con le corrispondenti affiliazioni è il seguente:

T. Bardelli1, C. Cecchini2, P.G. Bianchi1, F. Alagna1, E. Gosparini2, A. Arcangeli2, V. Del Frate2, R. Massimiani2, A. Giulini1

Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA),

1Centro di ricerca Difesa e Certificazione, Milano

2Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari, Roma

A pagina 59, la dicitura corretta è T. Bardelli et alii

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World News è la rassegna delle notizie dall’Europa e dal mondo sull’agroalimentare. Un punto di vista aggiornato e puntuale su quanto accade in sede comunitaria ed extra-comunitaria, per essere sempre informati sulle dinamiche internazionali in ambito politico, economico e scientifico. Brevi flash che possono risultare di interesse per la filiera - italiana ma non solo - della trasformazione dei cereali.

FRANCIA: RACCOLTO GRANO AI MINIMI STORICI

L a Francia avrebbe riportato la produzione di grano più bassa dal 1983. È quanto riferisce un’analisi di mercato, a cura di Argus Media, secondo cui il quantitativo raccolto nel Paese transalpino nel 2024 ammonterebbe a 25,17 milioni di tonnellate. Per quanto si tratti di un risultato ai minimi storici, gli analisti sostengono che non dovrebbe incidere sul mercato mondiale cerealicolo, che rimarrebbe comunque equilibrato. Più pregiudizievoli invece le conseguenze sui produttori, gravati anche da “prezzi non remunerativi”, trascinati al ribasso dall’abbondanza di grano nel mondo. numeri che vanno a pesare anche sulle esportazioni nei Paesi extra Ue, che si prevede caleranno del 60% a 4,1 milioni di tonnellate, con una perdita stimata a 1,4 miliardi di euro.

UK FLOUR MILLERS APPROVA UNA NUOVA VARIETÀ DI GRANO

Ilgruppo UK Flour Millers Varieties Working Group (VWG), composto dai rappresentanti delle maggiori aziende molitorie del Regno Unito, ha assegnato alla varietà di frumento invernale “SY Cheer” di Syngenta il rating UKFM Group 1, migliorando il rating provvisorio del 2023. Si tratta del primo grano invernale a cui viene assegnato un rating di Gruppo 1 dopo KWS Zyatt nel 2017. Il gruppo di lavoro si è riunito all’inizio del mese di settembre per discutere i dati relativi alla qualità del frumento, della macinazione e della panificazione di SY Cheer provenienti dai campioni del raccolto 2024, nonché le valutazioni dei tre anni precedenti di test. In seguito a un accordo di consenso, il gruppo ha esercitato il diritto esclusivo di assegnare il rating di gruppo UKFM, riconosciuto dal settore.

LA TURCHIA SI AFFERMA COME HUB GLOBALE PER IL TRASBORDO DI CEREALI E PRODOTTI AGRICOLI

L a Turchia si è posizionata come un importante hub di trasbordo, sfruttando la sua posizione strategica e gli investimenti in infrastrutture portuali per facilitare il movimento di merci agricole in tutto il mondo. Secondo un recente rapporto dell’Usda, il ruolo della Turchia nel trasbordo globale di prodotti agricoli, tra cui semi oleosi, cereali e legumi, ha registrato una crescita senza precedenti nell’ultimo decennio. Questo grazie agli investimenti nelle infrastrutture portuali e di stoccaggio nazionali e alla maggiore integrazione della Turchia nelle reti commerciali regionali e globali. I prodotti trasbordati provengono da diversi Paesi, tra cui Ucraina, Russia, Stati Uniti e Argentina. La diversità delle fonti sottolinea il ruolo della Turchia come crocevia globale per le materie prime agricole.

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ROMANIA PRIMO ESPORTATORE DI CEREALI NELLA NUOVA CAMPAGNA UE DI COMMERCIALIZZAZIONE

La Romania è il primo esportatore di grano e orzo dell’Unione europea nei primi due mesi della campagna di commercializzazione 2024/25, nonostante il calo delle esportazioni dell’Unione, secondo i dati preliminari (e incompleti, nel caso della Francia) pubblicati dalla Commissione europea. L’Ue ha esportato 4,82 milioni di tonnellate di grano tenero nei primi due mesi della campagna 2024/25, con un calo del 23% rispetto ai 6,25 milioni di tonnellate esportati nello stesso periodo della stagione precedente. Nel periodo compreso tra il 1° luglio e l’8 settembre 2024, la Romania è stata il maggior esportatore di grano tenero, con una quantità di 1,72 milioni di tonnellate, seguita da Lituania (620.000 tonnellate), Bulgaria (550.000 tonnellate), Germania e Francia (entrambe con 500.000 tonnellate).

IL GRANO HB4 OTTIENE L’APPROVAZIONE DELL’USDA

Il 27 agosto scorso, l’Usda ha annunciato di aver approvato il tratto HB4 di Bioceres, tollerante alla siccità, nel grano, aprendone così la strada alla coltivazione negli Stati Uniti. Tuttavia, la US Wheat Associates ha avvertito che potrebbero volerci ancora diversi anni prima che l’HB4 geneticamente modificato possa essere commercializzato negli Stati Uniti, poiché ci sono ancora diversi passi da compiere, tra cui la necessità di condurre prove in campo a sistema chiuso prima della commercializzazione. I coltivatori di grano e altre importanti parti interessate hanno comunque lodato la decisione dell’Usda. Ovunque si coltivi il grano nel mondo, la siccità si ripercuote sulle rese e sulla qualità, quindi un’innovazione come l’HB4 è molto interessante per i coltivatori. Del resto, un tratto resistente alla siccità offre una produzione più stabile e sostenibile.

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Il molitorio cresce, smarcandosi in un anno non facile The milling industry grows standing out in a challenging year

The internal food market continues to struggle, with sales declining by 1.4% in the first half of 2024 compared to the same period in 2023, despite improved purchasing power among households. Confesercenti attributes this paradox to increased taxation and a renewed focus on saving, driven by international instability. Meanwhile, the milling industry has shown resilience, with production up 9.7% in the first five months of 2024, outperforming the food industry’s overall growth of 1.2%. Strong export performance, particularly in flour, baked goods, and pasta, has supported the milling sector, with exports rising sharply in both value (+10.5%) and volume (+18.0%) in the first four months of 2024.

IL CALO DELLE QUOTAZIONI

CEREALICOLE HA FATTO

RIENTRARE I PREZZI

UNITARI DELLE FARINE

THE DECLINE IN CEREAL PRICES HAS LED TO A DECREASE IN THE UNIT PRICES OF FLOUR

Negli articoli precedenti abbiamo detto delle difficoltà del mercato alimentare interno. Purtroppo gli ultimi dati confermano che la sua contrazione ha investito per intero, dopo il

biennio precedente, anche tutto il 1° semestre 2024. Nel periodo si è assistito infatti a un ulteriore calo delle vendite alimentari in quantità del -1,4% rispetto al gennaio-giugno 2023. E questo,

di Luigi Pelliccia
Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare

PRODUZIONE

+9,7% RISPETTO AI PRIMI CINQUE MESI 2024

benché negli ultimi mesi sia migliorata la capacità di acquisto delle famiglie. Confesercenti ha affermato che si tratta di un enigma. Probabilmente, la risposta sta nella crescita della raccolta fiscale (peraltro esigua, pari a 13 miliardi) e, soprattutto, nel riavvio della tendenza al risparmio, facilitato da un contesto internazionale ben lontano da generare stabilità e certezze. In ogni caso, il quadro conferma un pesante cambiamento dello scenario interno, francamente imprevedibile fino a qualche anno fa. È con esso che occorrerà misurarsi. E questo, al di là delle “solite” forbici fra i trend tendenziali delle vendite alimentari in valore della Gdo, che nel 1° semestre sono salite del +1,9%, a fronte del +0,6% dei piccoli esercizi, e del consueto impulso aggiuntivo delle vendite dei discount alimentari (+3,3%).

L’andamento positivo del molitorio

Il molitorio, comunque, riesce ad affrancarsi da queste ombre. Ne fa testo il trend di produzione del comparto, che segna un +9,7% nel confronto dei primi cinque mesi 2024 sullo stesso periodo 2023, a fronte del +1,2% registrato in parallelo dall’industria alimentare nel suo complesso.

Ortaggi

Frutta

e Grassi

Animale

enologica

e Liquori

etilico

Minerali e gassose

Altre Ind. Alimentari

Tot. Ind. Alimentare

Tot. Agroalimentare

Tot. Bil. Commerciale

Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat

TABELLA

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Se si guarda ai trend degli ultimi dieci anni raccolti in tabella, è di gran lunga, dopo molti alti e bassi, il differenziale più alto a vantaggio del molitorio messo a segno nel periodo. La ragione della spinta si lega a quella a valle dei principali segmenti di seconda trasformazione destinatari delle farine. I dati di produzione dei primi cinque mesi parlano chiaro. Il “pane e i prodotti di pasticceria fresca” hanno segnato un tendenziale di produzione del +7,3%; le “fette biscottate, i biscotti e i prodotti di pasticceria conservata” hanno segnato un +3,6%; le “paste alimentari”, infine, si sono attestate su un +4,1%. Tutti aumenti superiori al +1,2% medio prima citato dell’industria alimentare nel suo complesso. D’altra parte, a vantaggio del molitorio, ha contribuito anche l’andamento specifico dell’export, che ha visto incrementi tendenziali del comparto, nel 1° quadrimestre dell’anno, pari

Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat

al +10,5% in valore e al +18,0% in quantità, superiori anch’essi a quelli registrati in parallelo dall’industria alimentare nel suo complesso. Per di più, l’export molitorio ha accelerato rapidamente il passo, considerando che, su gennaio-marzo, segnava aumenti del +6,7% in valuta e del +13,6% in quantità. Il dimagrimento del valore unitario esportato, evidenziato dalla forbice tra i delta in valore e quantità, si deve al calo delle quotazioni cerealicole, che ha consentito di far rientrare i prezzi unitari delle farine.

I comparti a valle del molitorio

Ma il tiro dell’export ha investito anche i comparti a valle del molitorio. Nei primi quattro mesi dell’anno l’export pastaio ha raggiunto infatti in valuta il livello di 1.444 milioni, con un +6,7% sullo

IN QUANTITÀ

stesso periodo 2023. Mentre la quota in quantità dell’export pastaio ha raggiunto 851mila tonnellate, con una crescita quasi doppia, pari al +12,1%. Anche in questo caso il rientro dei prezzi unitari, che si evince dalla differenza tra le variazioni in valuta e quantità, si lega al rientro delle quotazioni delle farine a monte. Infine, i “prodotti dolciari e i prodotti da forno” hanno toccato su gennaioaprile una quota export di 2.353 milioni, con un brillante +13,0% sullo stesso periodo 2023, cui si è legato un aumento

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in quantità del +9,5%. In questo caso, il valore aggiunto più articolato di questo perimetro ha fatto premio e ha consentito di innalzare il valore unitario dei prodotti esitati oltre frontiera. Insomma, il tiro produttivo della filiera legata al molitorio ha tratto vantaggio dalla buona intonazione dei mercati esteri, la quale ha permesso di affrancarsi dalla spiccata e frustrante stagnazione del mercato alimentare interno.

L’alimentare in generale

Per la storia, precisiamo che l’export dell’industria alimentare nel suo complesso, nei primi quattro mesi dell’anno, è cresciuto in valuta del +10,4%, mentre in quantità ha segnato un +6,9%. Anche

L’EXPORT

SUPPORTA MOLTO, MA NON PUÒ

RISOLVERE

I PROBLEMI

questi aumenti sono alla base del +1,2%, citato all’inizio, registrato sui cinque mesi dalla produzione del grande aggregato alimentare. Un aumento ancora debole, inferiore a quelli registrati dalla filiera legata al molitorio, e che non a caso non è riuscito a recuperare ancora interamente il -1,6% accusato dalla produzione alimentare l’anno scorso.

Comunque, malgrado la crisi del mercato

alimentare interno, se si guarda al trend di produzione del totale industria nazionale (che ha segnato sui primi cinque mesi un tendenziale del -3,4%, in ulteriore peggioramento dopo il -2,5% dell’anno scorso), il quadro conferma ancora a grandi linee le capacità espansive e anticicliche di lungo periodo dell’industria alimentare. Essa continua a esprimere insomma un mix virtuoso di doti di stabilità e espansione, che però non è esente da debolezze e non deve indurre, guardando bene, a facili trionfalismi.

Adesso, piuttosto, c’è da sperare che tali doti non si appannino e non risultino in qualche modo “storiche”, in prosieguo di tempo, alla luce della marcata crisi quantitativa delle vendite alimentari interne emersa nell’ultimo triennio. Un fenomeno che - come commentato più volte in queste note - non appare affatto transitorio, e che rischia di penalizzare alla lunga anche il valore aggiunto del settore. Per fortuna - come si è visto - il galleggiante dell’export non tradisce: continua a funzionare alla grande e a dare una mano. Ma non può fare miracoli. Rappresenta pur sempre una fetta largamente minoritaria (26,9% nel 2023) del fatturato di settore. Una fetta che, nel caso del molitorio, malgrado i costanti progressi sui mercati esteri degli ultimi anni, si riduce drasticamente al 9,9%.

La nuova generazione degli stoccaggi alimentari*

*Silos per lo stoccaggio di cereali, sfarinati e semilavorati destinati all’uso alimentare prodotti in base alle norme della Dichiarazione di Conformità per i M.O.C.A. (Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti).

La MOCA è una certificazione che garantisce il rispetto di requisiti obbligatori in tema di igiene alimentare dove i prodotti vengono realizzati rispettando il Regolamento (CE) 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 ottobre 2004.

Quanto è facilitata la libera circolazione degli alimenti in Ue?

How easy is the free movement of food within the EU?

This article addresses the challenges of free food circulation within the European Union. Despite EU legal harmonization, various national interpretations hinder this freedom, causing market distortions. Examples include differences in labeling regulations, expiration dates, and

storage temperatures. The article highlights how the EU tends to tolerate national exceptions rather than fostering a unified legal framework. The author also criticizes the limited role of the European Court of Justice and the lack of scientific support from EFSA for European food businesses.

Giuseppe Maria Durazzo Avvocato, esperto in diritto dell’alimentazione

IL MERCATO INTERNO

ALIMENTARE DELL’UE SEMPRE

PIÙ CARATTERIZZATO DA

INTERPRETAZIONI NAZIONALI DEL DIRITTO UNIONALE

THE EU’S INTERNAL FOOD MARKET INCREASINGLY SHAPED BY NATIONAL INTERPRETATIONS OF UNION LAW

L’inizio della nuova pagina politica europea, seguita all’elezioni per il Parlamento europeo, può essere il momento per rilanciare l’attenzione, per noi tecnici del diritto alimentare e per coloro che con le questioni giuridiche che disciplinano il lavoro nella filiera agroalimentare hanno comunque a che fare, su alcuni temi che emergono o riemergono come rilevanti e irrisolti. Il mercato interno alimentare dell’Ue sembra sempre più caratterizzato dalle interpretazioni nazionali del diritto unionale e dall’adozione di norme giuridiche, tecniche o “volontarie” che tutto fanno tranne che facilitare la libera circolazione degli alimenti. Non è la questione linguistica quella centrale, e più problematica: nell’Ue è di tutta evidente la necessità di tradurre le etichette nelle lingue “facilmente comprensibili” dei vari

Stati1, talvolta determinando quelle informazioni multilingue che saturano la parte scritta dell’informazione al consumatore, ma il fatto che nelle versioni nazionali entrino in gioco talune specificità che divergono da Stato a Stato.

I singoli Stati talvolta causano distorsioni

del mercato con proprie norme o interpretazioni

Le diverse letture sulla necessità o meno di impiegare la data di scadenza o il termine minimo di conservazione, ad esempio, stanno creando ingiustificabili distorsioni di mercato. Così come le diverse temperature di conservazione spesso previste anche da Stati con condizioni climatiche simili. O il fatto che taluni Stati ammettano che un alimento possa indicare due temperature di conservazione: quella quale surgelato e quella come fresco. È paradossale, ma avviene, per esempio, che un prodotto con l’etichetta in tedesco, debba riportare indicazioni diverse per la Germania e l’Austria o in lingua francese per il Belgio e la Francia. Sulle differenze regolamentari in materia di prodotti non pienamente armonizzati, quali gli sfarinati, mi sono soffermato in passato2

E ancora non viene trovata un’armonizzazione per le informazioni ambientali, così come sulla relativa etichetta elettronica, né sulla gestione dei rifiuti specie e

GLI STATI SEMBRANO, A

CHI SCRIVE, MUOVERSI

VERSO POSIZIONI

AUTONOME

livello di singoli cittadini3 ai quali l’azienda alimentare deve comunicare informazioni sovente poco utili. Tra i casi sollevati dall’autorità nazionale, e sintomatici delle discrasie in corso, ricordo come, ad

esempio, in Germania la ricotta importata da altro Paese Ue possa circolare col nome tal quale se ingrediente, mentre necessiti di una denominazione ben più complessa se venduta in quanto tale. Possiamo pensare alle barriere di fatto esistenti per taluni formaggi non francesi destinati alla Francia, così come alle barriere di fatto che l’Italia pone agli alimenti a fine medici speciali piuttosto che ad altri alimenti destinati a un’alimentazione particolare introducendo obblighi d’informazione non notificati all’Ue. Senza parlare degli ingredienti e degli alimenti che sono o potrebbero qualificarsi come nuovi alimenti i quali, a distanza di quasi 30 anni dalla norma che ne regola la messa in commercio, sono trattati diversamente tra Stati e Stati, con effetti che spiace rilevare essere paradossali in quanto talvolta detti alimenti sono ammessi in un territorio e vietati in un altro, come se la ragione della sicurezza alimentare non fosse la medesima disciplinata nel quadro della identica norma giuridica. E ancora, in Francia si sono avute le prime contestazioni in tema di sovra imballaggi, quando non era (e come non è, al momento in cui scrivo questo appunto) vigente la normativa unionale in materia, di fatto mettendo a rischio la possibilità di libera circolazione degli alimenti all’interno della Ue. D’altronde anche le indimenticate norme italiche sull’informazione dell’origine di talune selezionate sostanze alimentari4 hanno contribuito a creare quelle spaccature del quadro normativo unionale che

ben lungi dall’essere richiuse a livello europeo, sembrano sempre pronte a essere ampliate. Per rimanere nell’ambito del diritto italico, quando fu reintrodotto, per il solo territorio nazionale, l’obbligo dell’indicazione delle sede dello stabilimento produttivo5, norma che, anche se violata, in realtà non ha generato sanzioni negli ultimi anni, furono mossi forti dubbi di legittimità, non solo in dottrina, con autori che nel giro di pochi mesi hanno reso pareri totalmente opposti, ma pure in sede giudiziaria, pur senza mai giungere a una sanzione da parte dell’Ue della novella italiana. Ricordo che la suddetta norma formalmente esiste, anche se, a parere di chi scrive, sia inopponibile e quindi non sanzionabile l’operatore alimentare. Ciò ha determinato la situazione attuale per la quale, per un antropologico principio di precauzione e di autoprotezione, l’informazione viene resa in etichetta nella quasi totalità degli alimenti preimballati pur nella quasi certa insanzionabilità dell’eventuale omissione.

Insomma, gli Stati sembrano, a chi scrive, sempre più muoversi verso posizioni autonome, ricorrendo al diritto unionale anche come presunta fonte per applicare le proprie linee di diritto e tutelare i propri interessi.

In questo contesto non pare intravvedersi quel progetto di unificazione del quadro giuridico che dovrebbe semplificare la libera circolazione delle merci in libera pratica nei territori dell’Ue. La stessa Unione, in questi anni è sembrata più propensa a

trovare gli strumenti per ammettere le deroghe o le interpretazioni nazionali, piuttosto che a ricomporre le fratture, anche con lo strumento di nuove norme o attraverso le procedure d’infrazione (oramai assai rare per quanto concerne il diritto alimentare).

Il ruolo della Corte di Giustizia nell’ultimo lustro

Se le nuove norme anche a livello di Ue non sono necessariamente lo strumento migliore per far fronte alla frammentazione nei vari diritti o prassi nazionali dell’auspicato quadro giuridico unitario, va, a malincuore rilevato come anche il ruolo

ANCHE IL CASO DEL BISFENOLO A NON HA AVUTO UNA GESTIONE OTTIMALE

della Corte di Giustizia, forse non troppo sollecitato dai Giudici nazionali, poteva ben più determinare i comportamenti conformi al diritto Ue sia dei regolatori nazionali, sia delle altre istituzioni unionali. La sentenza sulla listeria monocytogenes6, sullo Champanillo7, sull’alga Lithothamnium calcareum nella trasformazione di alimenti biologici per l’arricchimento in calcio8, sulla riproduzione della forma o dell’aspetto di un prodotto protetto da una Dop9, sull’indicazione obbligatoria del paese d’origine, in particolare del latte10 e poche altre sono quelle di un certo rilievo nell’ultimo lustro, per quanto qui d’interesse. A mio parere il contributo della Corte di Giustizia, in questi ultimi anni, ha dunque solo in parte contribuito a tenere la rotta delle istituzioni europee e degli Stati membri per quanto riguarda il diritto alimentare.

L’attesa di una Ue più attenta alle imprese alimentari

Nel quadro di un sostanziale ridotto interesse alla materia alimentare non emerge, sovente, una capacità dell’Ue di

IL MONDO PRODUTTIVO ALIMENTARE NECESSITEREBBE DI UN SUPPORTO SCIENTIFICO

rispondere alle domande delle imprese in materia di diritto alimentare in maniera applicabile per le aziende stesse. Uno degli ultimi casi che si è presentato è quello della sostanza griseofulvina per la gestione della quale, in estrema sintesi, si indica

alle imprese alimentari di adottare la propria decisione sulla gestione dell’utilizzo di ingredienti che risultassero contaminati. Lascia perplessi che, nel caso della griseofulvina, stante il fatto che l’Ue esaminate le possibili cause di presenza dell’indesiderato non giunga a una conclusione vincolante e fondata scientificamente, si indichi all’azienda alimentare di creare un razionale di scelta al proprio interno che possa essere fatto valere pure, ad esempio, nei confronti dell’autorità sanitaria di controllo. Anche il caso del bisfenolo A non ha avuto una gestione ottimale e si trascina, a distanza di anni, con norme nazionali confliggenti tra di loro e

in attesa di una determinazione unionale che si concretizzerà solo con un prossimo Regolamento. Per risalire al 2020, ricordiamo il tema della presenza di Eto (ossido di etilene) in diverse matrici alimentari che portò, soltanto col Reg. Ue 2022/1396, a un parziale gestione del tema. Tra i temi di continua attualità vi è quello del quadro regolatorio dei prodotti “senza” ingredienti di origine animale, di quelli a base vegetale e minerale e delle eventuali denominazioni riservate per taluni prodotti “tradizionali” a base di carne: questione amplissima che qui solo accenno, la quale ha lasciato spazio, ad esempio in Francia e in Italia all’adozione di norme di incerta compatibilità rispetto al diritto dell’Ue e a interpretazioni giuridiche sulle quali si infrange la libera circolazione nel mercato interno.

Le discipline nazionali sperimentali e quelle volontarie

Taluni Stati, hanno implementato norme sulla base di due criteri che fino a oggi non sono stati contestati a livello unionale: il criterio della norma temporanea o per gestire una fase transitoria (si pensi alla crisi di approvvigionamento a seguito dell’invasione dell’Ucraina), e quello del “regime sperimentale”11. come fatto dalla Francia e dell’Italia in materia di origine.

Un terzo approccio, forse il più recente, è quello di adottare discipline volontarie. Volontarie, ma di Stato. Più recente è il ricorso a modelli d’etichettatura su base volontaria, ma guidati dalla Legislatore nazionale, come nel caso del francese NutriScore, dell’italiano Nutrinform Battery, o l’appena varato Origin’Info che, nell’intenzione del Legislatore dell’esagono, mira a

permettere una decisione volontaria delle aziende alimentare volta a informare il consumatore, in maniera armonizzata (in quanto regolata dalla Stato) sull’origine delle materie prime agricole e sul luogo di produzione dell’alimento trasformato. La nuova disposizione statale per la gestione di quel tipo d’informazione è infatti contenuta in un disciplinare del Ministero

dell’Economia. Il Nutri-Score, anch’esso misura volontaria regolata da una decisione statale, agendo in un contesto apparentemente tutelato anch’esso dall’art 36 del Reg. CE 1169/2011 (in tema di informazioni volontarie), ha creato, come pare potrà accadere pure col nuovo strumento volontario Origin’Info, un quasi obbligo per chi voglia distribuire nel mercato nazionale francese. Il distributore dell’alimento è posto nella condizione di etichettare l’alimento per il mercato francese in maniera specifica e diversa, rispetto agli altri mercati Ue. È difficile non intravvedere, nel fiorire delle norme “volontarie” statali, una carenza regolatoria o anche interdittiva dell’Ue nei confronti di una normazione di fatto che, tendenzialmente, sfugge agli attuali strumenti di vigilanza e coordinamento delle normative nazionali.

L’Efsa, quale possibile strumento per i cittadini e le imprese Ue

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scientifico e di luogo d’incontro e di discussione tra tecnici. Nell’affrontare i temi, specie quelli emergenti, il mondo produttivo alimentare avrebbe bisogno di un supporto scientifico che offra risposte rapide. Gli Stati e la stessa Commissione, spesso più coinvolti nel ruolo di controllori che di gestori delle problematiche alimentari, sono gli unici soggetti che seppure in maniera diversa, possono accedere al consesso dell’Efsa provocandone l’adozione di pareri scientifici. Le aziende

1. Reg. CE 1169/2011, art. 5: “… le informazioni obbligatorie sugli alimenti appaiono in una lingua facilmente comprensibile da parte dei consumatori degli Stati membri nei quali l’alimento è commercializzato. 2. Sul loro territorio, gli Stati membri nei quali è commercializzato un alimento possono imporre che tali indicazioni siano fornite in una o più lingue ufficiali dell’Unione”.

2. Da ultimo: Gli sfarinati tra norme di qualità legale, paure e attese dei consumatori, in “Molini d’Italia”, aprile 2024.

alimentari, come i cittadini tutti, possono osservare i lavori dell’Agenzia, senza avere il diritto d’introdurre direttamente quesiti che riguardino l’attualità della propria attività. La separazione tra operatori alimentari e l’Agenzia scientifica, potrebbe essere abolita, regolandone i nuovi rapporti e permettendo alle aziende (e agli uffici del controllo ufficiale) di fruire meglio dei pareri di Efsa. Far scivolare ogni responsabilità di valutazione dei rischi alimentari sulle aziende alimentari

NOTE

3. Ricordo, a solo scopo esemplificativo, che in Francia la raccolta differenziata non è obbligatoria, così come nella Londra post-brexit.

4. Ulteriormente prorogato con DM 19/12/23 in Gazzetta Ufficiale n.131 del 6/6/2024.

5. D.L.vo 145/2017.

6. Causa C-51/21.

7. Causa C-783/19 Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne/GB.

8. Sentenza nella causa C-815/19 Natumi GmbH / Land Nordrhein-Westfalen.

(sia di grandi, sia di piccole dimensioni), così come l’interpretazione delle norme unionali senza un supporto delle Istituzioni competenti, non può essere che un approccio superficiale e temporaneo rispetto al diritto e dovere di quelle Istituzioni di fornire le risposte in tempi ragionevoli e valide in tutta la Ue, sia per gli organi di controllo sia per i soggetti controllati e i consumatori.

Giuseppe Maria Durazzo

9. Sentenza nella causa C-490/19 Syndicat interprofessionnel de défense du fromage Morbier / Société Fromagère du Livradois SAS.

10. Sentenza nella causa C-485/18 Groupe Lactalis/Premier ministre e a.

11. Si veda, tra gli altri il Decreto francese n° 2022-65 del 26 gennaio 2022 che ha stabilito per le attività di ristorazione l’obbligo d’indicare, “a titolo sperimentale” l’informazione sull’origine delle carni bovine impiegate, o il già italico DM 19/12/23.

Il Regolamento Ue Imballaggi e la proposta di Direttiva Ue Green Claims The EU Packaging Regulation and the Proposed EU Green Claims Directive

UN RECENTE WEBINAR ORGANIZZATO DAL GRUPPO GIOVANI ITALMOPA

E APERTO ALLE AZIENDE ASSOCIATE SULLE NOVITÀ DEL LEGISLATORE COMUNITARIO

A RECENT WEBINAR ORGANISED BY THE GRUPPO GIOVANI ITALMOPA AND OPEN TO MEMBER COMPANIES ON NEW EU LEGISLATION

The article, authored by Maurizio Notarfonso, discusses two key legislative initiatives from the European Union: the EU Packaging Regulation (PPWR) and the proposed Green Claims Directive. These measures aim to reshape the EU’s approach to packaging waste and environmental product claims as part of the broader Green Deal. The article emphasizes the shift from “recycling”

to “reuse” in packaging regulations and explores the concerns raised by the Italian food industry about the potential impact. Additionally, it covers the Green Claims Directive, which seeks to combat misleading environmental claims and promote transparency through third-party certification, ensuring that companies provide reliable and verifiable sustainability information.

di Maurizio Notarfonso

Responsabile Laboratorio Innovazione delle Filiere Agroalimentari presso la Divisione “Sistemi Agroalimentari Sostenibili” di ENEA

Lo scorso 18 luglio è stato organizzato un webinar formativo (e informativo) su iniziativa del Gruppo Giovani Italmopa e aperto alla partecipazione di tutte le aziende associate in collaborazione con il Laboratorio Innovazione delle Filiere Agroalimentari (Divisione Sistemi Agroalimentari Sostenibili) di ENEA. I temi hanno riguardato le principali novità e l’impatto potenziale rappresentati da due importanti misure legislative portate avanti dal legislatore comunitario nel corso della primavera del 2024: gli imballaggi (packaging waste) e le dichiarazioni ambientali di prodotto (green claims). Si tratta di due strumenti diversi, un Regolamento e una proposta di Direttiva, ma entrambi si inseriscono nel solco più ampio del Green Deal e delle strategie dell’Ue seppur nella fase finale dell’ormai passata maggioranza politica antecedente alle elezioni europee di giugno. Il webinar ha avuto lo scopo di mettere in luce gli aspetti salienti della legislazione e le implicazioni pratiche sulle attività imprenditoriali ma soprattutto sulle possibili strategie e scelte aziendali da adottare in futuro per essere in linea e farsi trovare preparati ad affrontare le sfide che tali normative pongono (e porranno) in capo agli operatori industriali.

Dal “riciclo” al “riuso”

Con riferimento al Regolamento Ue Imballaggi e Rifiuti di Imballaggio, comunemente noto con l’acronimo inglese PPWR (Packaging and Packaging Waste

Regulation), il voto dell’Europarlamento del 24 aprile scorso ha sancito l’accordo raggiunto da Commissione, Consiglio e Parlamento Ue e ha rappresentato la chiara volontà, a livello europeo, di spostare il paradigma dal “riciclo” al “riuso” suscitando la preoccupazione nella filiera italiana del packaging per le possibili ricadute e impatti negativi sul sistema agroalimentare, che per anni ha puntato al riciclo raggiungendo ottimi risultati (circa 1,5 milioni di tonnellate vengono avviati a riciclo ogni anno, un numero in crescita da 25 anni). Il Regolamento stabilisce

obiettivi e target per una serie di aspetti fra i quali sicuramente il concetto di riciclabilità, i requisiti di eco-progettazione e il c.d. overpackaging, il contenuto minimo di materiale riciclato negli imballaggi in plastica, l’obbligo di utilizzare imballaggi compostabili per talune merceologie, la messa in mora di utilizzo per alcuni format di imballaggio e soprattutto i requisiti stringenti sull’obbligatorietà degli imballaggi riutilizzabili (in quota percentuale) e ricaricabili per alcuni alimenti e bevande specialmente nel canale Ho.re. ca.. Dal momento che non è stato ancora

A LIVELLO EUROPEO, SI VUOLE SPOSTARE

IL PARADIGMA

DAL “RICICLO” AL “RIUSO”

dimostrato che la soluzione del “riutilizzo” è ambientalmente più sostenibile rispetto al “riciclo” e studi recenti del JRC segnalano una pluralità di variabili che possono influenzare tale impatto, rimettere in discussione il modello italiano, ormai consolidato, di gestione dei rifiuti di imballaggi che punta sullo sviluppo di bioplastiche (compostabili) valorizzando materie seconde sopperendo alla carenza di materie prime, rischierebbe di vanificare gli sforzi e i risultati raggiunti finora. Per questi (e altri) motivi l’Italia è fra gli Stati Membri che si sono battuti per negoziare e apportare una serie di modifiche correttive e migliorative del testo del Regolamento. Il testo approva definitivamente lascia il governo italiano non completamente soddisfatto in quanto l’obbligo di ricorrere al riuso è previsto solo quando non

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sussistono delle vere motivazioni ambientali. A ulteriori modifiche si spera di arrivare nel prossimo futuro per consentire alle imprese italiane di poter continuare la transizione verso un’economia circolare, ambito che ci contraddistingue in Europa.

Dichiarazioni ambientali di prodotto

Il secondo argomento del webinar si è invece focalizzato sulla proposta di Direttiva sulla comprovazione delle dichiarazioni ambientali di prodotto (Green Claims Directive) sulla quale l’Europarlamento ha votato la sua posizione finale il 24 marzo u.s. Tale normativa trova le sue radici in un percorso iniziato (e rimandato) negli ultimi tre anni che si è posto come obiettivo generale di stabilire chiarezza e regole certe e uguali per tutti gli operatori in tema di dichiarazioni sulle prestazioni ambientali di una serie di prodotti industriali fra i quali quelli alimentari.

Infatti studi recenti hanno certificato come siano presenti sul mercato comunitario più di un centinaio di etichette ambientali differenti che creano incertezza presso il consumatore finale ma anche per le stesse aziende che si trovano nella condizione di non saper scegliere quale applicare. Come sappiamo, la crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità

ITALIA PUNTA AD APPORTARE

MODIFICHE

AL REG. IMBALLAGGI

ha spinto le aziende a comunicare il proprio impegno per la tutela dell’ambiente. Proprio per limitare possibili fenomeni di greenwashing, nella primavera del 2023 la Commissione europea ha pubblicato la proposta di Direttiva sui Green Claims con l’obiettivo di regolamentare gli annunci usati dalle imprese nella comunicazione dei loro sforzi in merito ai fattori ESG. La normativa è volta a stabilire dei

criteri affinché le informazioni divulgate dalle aziende siano affidabili e verificabili, contrastando dunque affermazioni fuorvianti sui meriti ambientali di prodotti e servizi (una regolamentazione che si inserisce in un disegno più ampio, iniziato a marzo 2022 con il progetto di tutela e responsabilizzazione dei consumatori affinché contribuiscano attivamente alla transizione verde).

Nella proposta di direttiva sui Green Claims, si specifica che per green claim si intende “un messaggio o una dichiarazione avente carattere non obbligatorio, compresi testi e rappresentazioni figurative, grafiche o simboliche, in qualsiasi forma, tra cui marchi, nomi di marche, nomi

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di società o nomi di prodotti, che asserisce o induce a ritenere che un dato prodotto o professionista abbia un impatto positivo o nullo sull’ambiente oppure è meno dannoso per l’ambiente rispetto ad altri prodotti o professionisti oppure ha migliorato il proprio impatto nel corso

del tempo”. Le certificazioni giocano un ruolo importante nell’attestare la veridicità di una dichiarazione o un marchio ambientale e infatti la proposta di direttiva entra nel merito di chi possa rilasciare le certificazioni e come debbano essere rilasciate. In particolare, viene chiarito

LA NORMATIVA SUI GREEN CLAIMS CONSTRASTA AFFERMAZIONI FUORVIANTI

SU MERITI

AMBIENTALI

che per sistema di certificazione si intende un processo di verifica svolto da terze parti che, nel rispetto di condizioni trasparenti, eque e non discriminatorie, certifica che un dato prodotto è conforme a determinati requisiti. Viene inoltre specificato che il monitoraggio di conformità deve essere oggettivo, basato su norme e procedure internazionali o nazionali, e svolto da un soggetto che è indipendente sia dal titolare del sistema sia da chi fa richiesta della certificazione. Saranno bandite, dunque, le etichette di sostenibilità “auto-certificate” o che non rispondano a requisiti minimi di trasparenza e credibilità.

L’intelligenza artificiale per un molino competitivo Artificial Intelligence

for a competitive Mill

The Antim conference held in Bari focused on the growing relevance of Artificial Intelligence (AI) in the milling industry. AI’s potential to revolutionize production by improving efficiency, quality, and sustainability was discussed, with experts highlighting how AI can enhance milling operations through predictive maintenance, defect detection, and real-time decisionmaking. BI-REX, Siemens, and other industry leaders showcased practical AI applications, such as machine learning for quality control and “AI on edge” technologies. The event emphasized the role of AI in compensating for skill shortages in the sector and its contribution to optimizing production processes and reducing operational costs.

IL CONVEGNO ORGANIZZATO DA ANTIM

HA ESPLORATO LE POTENZIALITÀ DELL’AI NELL’INDUSTRIA MOLITORIA

THE

CONFERENCE ORGANIZED BY ANTIM EXPLORED THE POTENTIAL OF AI IN THE MILLING INDUSTRY

La giornata tecnica a Antim tenutasi la scorsa primavera a Bari è stata incentrata su un tema ancora più caldo rispetto al momento del suddetto evento. Allo stato attuale, infatti, l’intelligenza artificiale (AI) è oggetto di numerosissimi approfondimenti, in forma di convegni, corsi nonché esempi di applicazione. Nel caso dell’Associazione italiana dei tecnici dell’industria molitoria, l’AI non poteva che essere affrontata nell’ambito di un settore nevralgico per l’agroindustria italiana, quello dei molini. Ed è per questo che in tale occasione si è discusso su come rendere gli impianti molitori sempre più competitivi, grazie all’AI. Del resto, è proprio con quest’ultima che si può rivoluzionare la produzione, migliorando efficienza, qualità e, non ultima, sostenibilità.

Da miraggio a concreta realtà

La giornata tecnica è iniziata con l’intervento dell’ingegner Giampaolo Amadori, Senior Advisor di BI-REX. Quest’ultima fa parte degli 8 competence center nazionali istituiti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy nel quadro del piano governativo Industria 4.0. Ma perché la presenza di questa “realtà”? Perché si tratta del centro di competenza nazionale specializzato nei big data e, come noto, l’AI analizza, anzi, si basa proprio sui dati. Ora, ogni competence center ha una declinazione: chi sul cyber, chi sulla robotica, chi sulla blockchain ecc.; l’obiettivo è quello di supportare le imprese nei processi di digitalizzazione e di utilizzo sempre maggiore

di Lorenzo Bellei
Mussini, PhD
Coordinatore editoriale
Molini d’Italia

delle tecnologie industriali 4.0 e dell’AI. Ma cosa caratterizza BI-REX nello specifico? Una linea pilota ricchissima, con oltre 20 milioni di hardware installati, 3 milioni di licenze software ogni anno a disposizione, che possono essere impiegate per progetti. Amadori si è poi soffermato sugli esempi concreti di utilizzo dell’AI, quindi: il riconoscimento delle immagini, lo sviluppo di una chatbot, ovvero quei sistemi che in automatico rispondono a domande e quesiti che possono venire dall’interno o dall’esterno dell’azienda. Ancora, gli strumenti di visual inspection, che trasformano il processo di controllo qualità rilevando automaticamente i difetti del prodotto; il machine e il deep learning che possono completare attività computazionali complesse che altrimenti richiederebbero molto tempo e risorse. Indubbiamente, ha sottolineato Amadori, l’AI al momento più trattata è quella generativa, che viene utilizzata per creare nuovi dati e che si contrappone ai modelli di intelligenza artificiale discriminativa, che ha invece lo scopo di ordinare i dati in base alle differenze. Con la prima è possibile dialogare, scrivere, parlare inserendo immagini, valorizzando video ecc. sia in input sia in output. E questo apre a tutta una serie di impieghi ulteriori in azienda, dal marketing alla comunicazione, passando per la parte

amministrativa. In campi come la ricerca medica e la progettazione di prodotti, l’AI generativa si sta dimostrando uno strumento efficace per i professionisti nello svolgimento delle loro mansioni.

Le soluzioni AI per l’industria molitoria

Successivamente sono intervenuti Mauro Cerea e Wouter Depoorter di Siemens, azienda che si sta trasformando in una digital tech company per continuare a fornire vantaggi competitivi ai clienti. Un

UTILIZZO DI ALGORITMI PER PREVEDERE E RISOLVERE PROBLEMI

approccio nuovo, pertanto, che include anche l’offerta di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, l’analisi e l’elaborazione di dati in cloud e/o direttamente in impianto (on premises).

M-JET LINK

Connection box

Security devices /Controllori

Vigitherm GST 100

Bearing temperature sensor

A oggi, Siemens oltre a permettere l’aggregazione dei dati a livello locale su architettura Industrial Edge, mette a disposizione un insieme di applicazioni prefabbricate proponendo soluzioni custom solo laddove sia assolutamente necessario. Nello specifico, che si tratti di molini nuovi, greenfield, oppure di molini vecchi, brownfield, Siemens offre le competenze e l’esperienza per assicurare il più efficiente scambio di informazioni dal campo al cloud ponendo attenzione alle tematiche di sicurezza e proponendo infrastrutture sicure secondo gli standard di cyber security in ambiente OT (IEC 62443). Riguardo al molitorio, peraltro, l’AI consente di allenare a estrarre un modello, partendo da

CON L’AI

I MOLINI

POSSONO RISPONDERE ALLE SFIDE

DEL MERCATO

un ampio dataset. Per esempio, laddove si volessero individuare su un pacchetto di pasta o di farina delle anomalie, nell’approccio classico il programmatore dovrebbe immaginarsi una serie di difetti, elencarli e scrivere delle regole per ognuno di essi. Queste poi andrebbero ad analizzare

tutti i pixel delle immagini, andando poi a decidere se scartare o meno il prodotto. Di contro, con l’AI si partirebbe da un dataset conosciuto di immagini che sono state etichettate. Più ampio sarà il dataset e più difetti conterrà, più sarà preciso il modello. Insomma, l’obiettivo di Siemens è quello di portare strumenti che possano essere più universali possibili per poterli calare in più mercati verticali, nonché di rendere queste nuove tecnologie fruibili abbastanza facilmente dal programmatore, dall’utente finale e soprattutto di integrare le tecnologie nuove con quelle esistenti. A detta di Depoorter, inoltre, il comparto molitorio potrebbe ricevere giovamento dall’“AI on Edge”, una combinazione dell’intelligenza artificiale con Industrial Edge che sta rivoluzionando il settore industriale facendo sì che i dispositivi possano agire in modo più veloce e autonomo e possano elaborare i dati in questione di millisecondi. Insomma, un sistema capace di interagire continuamente e in tempo reale con le macchine e con le linee. Ma da questo intervento, è emersa anche un’importante riflessione: tecnologie come l’intelligenza artificiale possono sopperire alla perdita di competenze specialmente in un settore come quello dell’industria molitoria dove alcune figure, come ad esempio il capo mugnaio, potrebbero andare a scomparire nel tempo. Le soluzioni AI per il settore molitorio sono state l’oggetto anche della relazione di Riccardo Scarcelli di RAM. Dopo, infatti,

TRA LE PRINCIPALI APPLICAZIONI

IL COSTANTE MONITORAGGIO DA REMOTO

aver passato in rassegna le attività dell’azienda - che quest’anno compie 50 anni di attività – Scarcelli ha preso in esame il ruolo dell’intelligenza artificiale nella manutenzione predittiva degli impianti per ridurre così il rischio di fermo. Ora, per poter estrapolare informazioni dai dati operativi sulle prestazioni di motori occorre anzitutto identificare dei pattern tipici di funzionamento. Senza questi è pressoché impossibile avvalersi del supporto dell’AI. In che modo si può fare? Anzitutto con un pre-processing dei dati, attraverso il filtraggio e la segmentazione del segnale per semplificare l’analisi; dipoi, tramite algoritmi di clustering, modelli nascosti di Markov o approcci di apprendimento automatico per estrazione dei pattern; quindi, ispezionando il segnale e i risultati dell’analisi per comprendere e convalidare i pattern identificati. Fatto ciò, per poter applicare una manutenzione predittiva, sarà necessario determinare una funzione di invecchiamento dei dispositivi; stabilire una correlazione tra il degrado delle prestazioni osservate e il tempo di vita utile rimanente; infine, addestrare un modello che consenta la stima in tempo

reale della vita residua e quindi di prevenire in anticipo situazioni critiche, ottimizzando gli interventi di manutenzione. E tutto questo rientra in ciò che può essere svolto dall’AI. Grazie a quest’ultima, infatti, sarà quindi possibile ottimizzare i fermi impianto, creare un monitoraggio continuo 24 ore, 365 giorni all’anno, del prodotto e dei consumi, individuare eventi anomali di produzione, efficientare la produzione, creare sistemi di supporto alle decisioni, ma anche di controllo da remoto. Questo è del resto il progetto Transizione 5.0, che punta a ottenere un passaggio dei processi produttivi a un modello energetico ed efficiente.

L’alta innovazione: prodotto di qualità e costi ottimizzati

Il nuovo format delle giornate tecniche Antim ha creato uno spazio anche per le

relazioni di alcuni sponsor che hanno illustrato alcuni case history riguardanti l’impiego dell’AI nel settore molitorio e quelli affini. Il primo degli interventi è stato quello di Enrico Bagarollo di Newpharm che ha sottolineato quanto la derrata alimentare in fase di stoccaggio sia fonte di infestazione, ribadendo che la miglior garanzia sia una derrata depolverizzata e protetta a breve, medio e lungo termine. Per permettere allora la prevenzione e limitare perdite significative in quantità e qualità si potrà intervenire applicando prodotti di contatto. Sicché, con l’utilizzo di molecole adatte al contesto e all’area geografica del sito di stoccaggio sarà possibile giungere al punto zero. È stato inoltre presentato un impianto di nebulizzazione centralizzato completamente automatizzato e autonomo che permette la gestione degli infestanti in tutti gli ambienti di un molino.

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Successivamente, è intervenuto Luca Brambilla di Aeris, azienda di Bergamo che da più di vent’anni opera sull’aria in quattro campi: filtrazione, umidificazione, condizionamento ed efficientamento energetico con soluzioni affidabili e soprattutto con l’obiettivo di rendere l’aria il meno costosa possibile, senza il fardello di alti consumi elettrici e idrici. Nelle macchine di loro realizzazione l’AI svolge la funzione di apprendere, tramite sensori, informazioni dagli impianti utilizzati nel molino, per ottimizzarne le performance di produzione e per creare modelli utili per la manutenzione predittiva. I vantaggi potranno essere quindi: elevata qualità dell’aria durante tutto l’anno e condizioni di produzione costanti che garantiscano riduzione degli sprechi energetici per una maggiore resa del molino.

Michele Albertazzi di Colkim - azienda che produce e distribuisce soluzioni innovative per il controllo degli infestanti - ha voluto ricordare, nel suo intervento, come il controllo degli infestanti si trovi al terzo posto tra i dieci requisiti che nelle aziende di tutto il mondo hanno totalizzato più carenze nelle verifiche BRC (Brand Reputation Compliance). Per ovviare a tale problema, l’attività svolta in azienda, supportata dall’AI, è stata basata su tre livelli: nel controllo dei roditori con soluzioni digitali con tecnologia bluetooth, per un monitoraggio costante dell’attività dei roditori mediante sensori, gestito tramite app; nel controllo degli insetti volanti con una

speciale lampada con fotocamera HQ che manda degli alert digitali in caso di criticità; infine, con la fumigazione con Pro-fume negli impianti vuoti di stoccaggio o impianti di lavorazione svuotati, gestita con l’AI. Proprio la fumigazione viene fatta tramite Fumiguide, programma che in base ai parametri della struttura da trattare fornisce indicazioni fornisce indicazioni sulla concentrazione di prodotto e il tempo necessari a debellare l’infestante target. Su come si sia evoluta la tecnica della fumigazione si è soffermata Marta Mottin di EWS Group. Ora, se in passato, nel nostro Paese tale attività si faceva in modo “analogico”, basando quantità e concentrazione di gas sul semplice calcolo della cubatura della struttura, per converso in Olanda erano già in uso strumenti che non necessitavano della presenza costante dell’operatore. Mottin ha quindi mostrato ai presenti come EWS abbia optato per un monitoraggio continuo in remoto di dosaggio e concentrazione del gas, con dispositivi collegati online. Questo, grazie alla sensoristica, consente di vedere in tempo reale in quali aree del molino ci sia un calo di gas, facendo sì che lo si possa aggiungere solo dove realmente necessario.

A concludere la giornata sono stati gli interventi di Daniele Romano di Vega Italia e di Andrea Tobaldo di Mulmix. Il primo, nel suo contributo, ha voluto riflettere sulla misura di livello radar Iot per una logistica efficiente. I sensori radar Iot

si rivelano, infatti, utilissimi nel monitoraggio delle scorte, per la programmazione della produzione e nei giri di consegna, con notevoli risparmi anche nei costi di logistica. Nello specifico, i sensori Iot con radar interno (Vegapuls Air) per la misura di livello arrivano fino a 30 metri di profondità e sono dotati di batteria che dura fino a dieci anni. I dati di misura criptati end to end vengono quindi trasmessi in wireless e archiviati in un cloud sicuro (Vega Cloud Security) risultando accessibili in qualsiasi momento tramite smartphone o pc. Peraltro, i protocolli Iot utilizzati permettono di fare una predittiva sul livello di stoccaggio del silo, rifornendolo solo al bisogno. Il secondo, Andrea Tobaldo, nell’intervento che ha chiuso l’interessante giornata tecnica, ha presentato il Silos verticale C.I: realizzato da Mulmix installato al pastificio Divella di Rutigliano. Trattandosi di un silos verticale con tramoggia autopulente per gravità, non necessita della presenza dell’operatore all’interno. Inoltre, per la tracciabilità della conservazione del prodotto garantisce lo scarico in tempi brevi limitando così al minimo i residui all’interno. Tale realizzazione - certificata Moca, nel rispetto dei requisiti imposti dalle normative per l’igiene alimentare - rappresenta una tappa importante nel percorso di transizione ecologica Mulmix Go Green che l’azienda sta compiendo con obiettivo 2030.

“La Festa dei Granai” 2024 di Molino Dallagiovanna

“La Festa dei Granai” 2024 by Molino Dallagiovanna

On September 7th, Molino Dallagiovanna hosted the second edition of “La Festa dei Granai” at its headquarters in Gragnano Trebbiense, Piacenza, celebrating the local agriculture and the company’s deep connection to the Wheat Valley, Italy’s leading soft wheat region. The event also marked the final of the third edition of the Pizza Bit Competition, a contest for professional pizza makers. The “Chicco d’Oro” awards honored outstanding local farmers, and attendees enjoyed a showcase of regional food products. Riccardo Tamburrano emerged as the winner of Pizza Bit Competition, earning the title of “Dallagiovanna Pizza Ambassador 2025” with his Margherita pizza. The event featured renowned chefs, media personalities, and representatives from the Piacenza Food International network, alongside live music from RDS Radio.

RICCARDO TAMBURRANO VINCE

LA FINALISSIMA DI PIZZA BIT

COMPETITION E CONQUISTA IL TITOLO DI PIZZA

AMBASSADOR 2025

RICCARDO TAMBURRANO WINS THE FINAL OF PIZZA BIT COMPETITION AND EARNS THE TITLE OF PIZZA AMBASSADOR 2025

a cura della Redazione

Ripartenza in grande stile dopo la pausa estiva per il Molino Dallagiovanna che sabato 7 settembre ha organizzato presso la sua sede di Gragnano Trebbiense, in provincia di Piacenza, la seconda edizione de “La Festa dei Granai”, nonché la finale di Pizza Bit Competition, giunta invece alla terza edizione.

La Festa dei Granai

La “Festa dei Granai” è un evento nato nel 2023 principalmente per celebrare il forte legame tra Molino Dallagiovanna e il territorio in cui opera dal 1832, la Wheat Valley, cuore pulsante della produzione di grano tenero in Italia. Tale connessione è peraltro simbolicamente sancita anche dallo stemma del comune di Gragnano Trebbiense che riporta, al suo interno, una spiga di frumento d’oro. Al tempo stesso, la “Festa” punta altresì a far conoscere le molteplici eccellenze del piacentino e

Riccardo Tamburrano, il vincitore di Pizza Bit Competition 2024, con il trofeo

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a valorizzare l’attività degli agricoltori locali. Proprio per questi ultimi è stato creato il premio “Chicco d’Oro”, destinato ai migliori agricoltori come riconoscimento del loro prezioso lavoro. Quest’anno ad aggiudicarselo sono state l’azienda agricola Zanardi Fausto per la varietà Grano biscottiero, l’azienda agricola Mamago di Montanari per la varietà Grano panificabile, la società agricola Botti & C per la varietà Grano di forza, e l’azienda agricola Silva Giampiero per la varietà Grano taylor. Sul palco la famiglia Dallagiovanna al completo, con la quinta generazione rappresentata dai cugini Pier Luigi e Sergio e la sesta con Sabrina, Stefania, Renza e Paolo, affiancata da Mattia Casarin per RDS 100% Grandi Successi e da Andrea Mainardi e Daniele Persegani, chef e noti conduttori televisivi. Molti gli interventi che si sono susseguiti nel corso della serata: i grandi Maestri della pasticceria Iginio Massari e Achille Zoia, le sindache di Gragnano Trebbiense Patrizia Calza e di Rottofreno Paola Galvani, la vice presidente della Pro Loco di Gragnano Trebbiense Denise Carini e la presidente dell’associazione “Oltre l’Autismo” Maria Grazia Ballerini con cui Molino Dallagiovanna collabora a un importante progetto inclusivo incentrato sul mondo della pizza.

Sul palco è intervenuto anche Stefano Perini di Cantine 4 Valli in rappresentanza della rete Piacenza Food International (PFI) che riunisce 5 imprese piacentine, a conduzione familiare e plurigenerazionali - Cantine 4 Valli, Colla, Fiorani, Molino Dallagiovanna e Salumificio San Carloche collaborano per promuovere le eccellenze del territorio in Italia e all’estero. Durante la festa gli ospiti hanno potuto

LA FESTA NASCE PER CELEBRARE IL LEGAME

CON LA WHEAT VALLEY

inoltre conoscere e degustare i prodotti offerti da: Caffè Musetti, Cantine 4 Valli, Capitelli, Caseificio Fratelli Castellan, Cast Alimenti, Caseificio Valcolatte, Chiere, Colla, Denis Dianin Padova, Fiorani, Fonte Margherita, mordiQUA, Salumificio San Carlo, Luca Rubicondo Pasticceri e la Proloco Gragnano Trebbiense che ha portato la tradizionale torta Spisigona®. In occasione de “La Festa dei Granai” si è disputata anche l’attesissima finale nazionale di Pizza Bit Competition, la gara che Molino Dallagiovanna ha ideato per i pizzaioli professionisti con la collaborazione del Gambero Rosso.

Pizza Bit Competition 2024

Riccardo Tamburrano, classe 1994, ha vinto la finale di Pizza Bit Competition e si è aggiudicato il titolo di “Dallagiovanna Pizza Ambassador 2025”, volto ufficiale del

La Festa dei Granai, un dettaglio dell’allestimento
I finalisti della Pizza Bit Competition 2024 con Sabrina Dallagiovanna, Daniele Persegani, Luca Valle, Andrea Mainardi, Mattia Casarin

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Vincitore premio “Chicco d’Oro” 2024, varietà Grano Biscottiero

“Chicco d’Oro” 2024, varietà Grano Panificabile

IL PREMIO

“CHICCO D’ORO”

GLI AGRICOLTORI LOCALI

Molino per il settore pizza in Italia e nel mondo. Tamburrano, nato in Puglia ma residente a Pordenone da quando era bambino, lavora presso l’Hotel Ristorante Pizzeria “Da Luciano” di Zoppola (PN).

Con la sua pizza Margherita ha avuto la meglio sugli altri 8 finalisti in gara provenienti da tutta Italia.

A giudicare i concorrenti è stata la giuria composta da grandi nomi del giornalismo e del mondo della pizza: Pina Sozio (Gambero Rosso), Roberta Schira (Corriere della Sera), Lorenzo Cresci (Il Gusto - La Repubblica), Antonio Fucito (Dissapore e Garage Pizza), Renato Bosco (3 Spicchi Gambero Rosso), Massimiliano Prete (3 Spicchi Gambero Rosso), Stefano Chieregato (2 Spicchi Gambero Rosso), Michele Tonelli (Moretti Forni),

Mattia Masala (Molino Dallagiovanna) e Luca Valle (vincitore della seconda edizione di Pizza Bit Competition). A coordinare questa avvincente finale sono invece stati Mattia Casarin, Andrea Mainardi e Daniele Persegani.

Sponsor tecnico di Pizza Bit Competition è stato Moretti Forni, azienda leader per le tecnologie di cottura dei prodotti lievitati. La finalissima è stata accompagnata dalla musica di RDS 100% Grandi Successi, Official Radio dell’evento.

La redazione

“Chicco d’Oro” 2024, varietà Grano Di Forza
“Chicco d’Oro” 2024, varietà Grano Taylor

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Fava e Storci, insieme per affrontare le sfide del futuro

Come noto, dal mese di ottobre 2023 è diventata operativa la fusione di Fava S.p.A. e Storci S.p.A. A seguito di ciò, la ragione sociale unica è Fava S.p.A. che ingloba le aree di business di ambedue i brand precedenti in un’entità più adeguata a competere sia sul mercato nazionale sia in quello mondiale. Con un volume di affari di oltre 100 milioni di euro, 35 milioni di euro di patrimonio netto, 26.000 mq coperti su due stabilimenti, un organico di 330 dipendenti di cui oltre 50 nel settore dell’assistenza tecnica postvendita, si è quindi costituito il più grande player mondiale specializzato nella ricerca, progettazione, costruzione e commercializzazione di impianti per la produzione

di pasta. Oltre 1500 impianti in funzione nei più importanti pastifici del mondo che rappresentano il 40% della quota di mercato mondiale e una presenza sul mercato italiano di circa l’80% del parco macchine installato, sono i numeri che caratterizzano questa unione di due aziende a gestione famigliare, con Fava fondata nel 1937 e Storci nel 1991, che arrivano alla terza generazione di imprenditori. Fava S.p.A., dopo la fusione con Storci, è in grado di offrire ai clienti una gamma di prodotti completa per ogni esigenza e dimensione, che viene declinata nelle varie aree di business:

• Linee pasta secca continue da 1000 a 12.000 Kg/h;

• Linee pasta secca discontinue da 100 a 1200 kg/h;

• Linee couscous continue da 500 a 2400 Kg/h;

• Linee per pasta fresca da 100 a 2000 Kg/h;

• Linee per piatti pronti secchi (pasta Instant), freschi e surgelati da 100 a 4500 Kg/h.

La nuova struttura commerciale integrata coprirà in modo più capillare tutto il mercato mondiale dei pastifici, industriali e artigianali, sia di pasta secca sia di pasta fresca, con un’offerta unica nel suo genere e con la stessa qualità, serietà e affidabilità che hanno contraddistinto Fava e Storci da sempre. L’integrazione del servizio

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post-vendita, che si avvale di un importante team di Tecnici, Meccanici, Softwaristi e Tecnologi esperti, garantisce a tutti i clienti un servizio postvendita professionale, pronto ed efficace. Il servizio ai clienti si completa con una serie di strutture di Ricerca e Sviluppo dotate di macchinari e attrezzature di massimo livello che ruotano attorno all’innovativo Centro Ricerca di Cento, che coordina i laboratori dedicati a specifiche linee di prodotto di Ferrara, Collecchio e Reggio Emilia. La sinergia che si verrà a creare con l’integrazione della Storci, già parte del gruppo dal 1996, porterà a un efficientamento di tutto il processo produttivo, che sarà distribuito dinamicamente nei due stabilimenti di Cento e Collecchio, migliorando tutta la supply chain.

Secondo Michele Storci, si tratta di “una fusione che ci proietta nel futuro ed è coerente con i tempi, ne esce un’azienda più forte, strutturata, con un’ottima posizione patrimoniale e finanziaria, e con una somma di competenze tecniche nei vari campi che ci permetterà di servire, con la stessa qualità di sempre, dal produttore di nicchia alla grande industria. Se dovessi

pensare a una rappresentazione matematica di questa fusione, penserei a una formula dove il risultato è maggiore della pura somma delle due componenti. Un’azienda solida in tutte le sue aree, flessibile e veloce nelle risposte ai propri clienti”. Da parte sua, con piena soddisfazione, Luigi Fava afferma: “Questa fusione rappresenta il naturale completamento di un lungo percorso di successi. Dal 1996, insieme alla famiglia Storci, abbiamo conquistato la leadership di mercato, guadagnando la fiducia dei più importanti produttori di pasta nel mondo e dando prova di poter affrontare le difficili sfide che ci pone questo appassionante lavoro. L’unione di competenze, la professionalità e il senso di appartenenza di tutti i nostri collaboratori sono un punto di forza e continueranno a distinguerci nel dare i migliori prodotti e servizi ai nostri clienti”.

La forza di un incontro raccontata dalle parole dell’Ing. Enrico Fava, presidente di Fava S.p.A.

Nella storia della nostra attività, questa fusione segna una tappa fondamentale per il futuro delle nostre famiglie e del

nostro lavoro. Famiglie che da sempre il lavoro ha unito e che partono dall’incontro di due uomini che hanno avuto l’opportunità di conoscersi e stimarsi. Era l’anno 1966 quando Barilla decise di costruire un nuovo stabilimento dotato di linee di grandissima potenzialità. Ero coinvolto in prima persona a portare avanti questo progetto e la cosa mi permise di entrare in contatto con le persone che avrebbero dovuto occuparsi direttamente di questo nuovo lavoro. Tra di loro c’era il sig. Anzio Storci che si occupava

Michele Storci e Luigi Fava
Da destra, Enrico Fava e Anzio Storci

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in particolare delle parti innovative tecniche e tecnologiche delle linee che stavamo proponendo ed era particolarmente stimato dalla proprietà. Fu un rapporto da subito molto coinvolgente e caratterizzato da una grande facilità di intesa. Da qui nacque una grande stima reciproca che ci ha accompagnato per tutti gli anni di questo grande progetto che durò dal 1966 al 1971 con la consegna da parte della nostra azienda di sette linee. Per un lungo periodo le nostre strade non si sono più incontrate, fino al quel luglio del 1995 quando la nostra azienda si trovò di fronte a una decisione sostanziale per il proprio futuro. Proporsi, dopo la separazione con la nostra storica società commerciale, con il proprio marchio al mondo intero. Occorreva organizzare una propria rete commerciale e completare le linee di produzione. E per fare questo avremmo dovuto costruire le presse e gli accessori di testa. Si doveva trovare il partner giusto e pensai immediatamente che poteva esserci una persona speciale a potermi aiutare in questa nuova sfida, così impegnativa e importante. E quella persona era Anzio. Ci incontrammo e gli proposi con entusiasmo la mia idea di unire le nostre competenze e costruire le presse insieme. Ci lasciammo da quell’incontro con l’accordo praticamente fatto, pronti a questo nuovo percorso insieme! È questo il momento in cui Fava acquisisce il 50% della Storci di Collecchio, azienda specializzata nel settore delle presse impastatrici. È stato appassionante lavorare di nuovo insieme ad Anzio e abbiamo raccolto successi incredibili fin dall’inizio. Fu nostra, la pressa più grande e innovativa proposta fino a quel momento al mercato. Potenzialità 4000 kg/h con molte parti originali e brevettate. È stata la prima di una lunga serie di presse che per dimensioni e importanza hanno influenzato l’intero settore mondiale. Ma le aziende avevano anche un altro punto di forza straordinario: il supporto e la competenza dei nostri figli. Quei figli che oggi hanno deciso di unire le nostre due realtà per potere affrontare in maniera più competitiva il mercato, sfruttando sinergie ormai consolidate e potendo contare sulla preparazione dei propri collaboratori. Una fusione di cui sono molto orgoglioso che conferma il valore di quell’incontro speciale.

I nostri veri punti di forza? Passione per la pasta e innovazione Direttore tecnico e della ricerca è l’Ing. Renato Dall’Agata, al quale abbiamo chiesto di spiegarci quali siano le soluzioni più all’avanguardia studiate per il settore.

Cosa significa innovazione per lei? “Inizierei con un motto, che proviene dal nostro presidente Ing. Luigi Fava, al quale possiamo riconoscere i ritrovati delle tecnologie più avanzate: essere sempre un passo avanti alla concorrenza. In altre parole occorre sempre essere un passo avanti rispetto al valore aggiunto tecnologico, in termini di qualità, per ottenere la migliore pasta con ogni materia prima disponibile. Detto ciò, aggiungo che innovazione per me significa rispondere ai bisogni del mercato, oggi sempre più orientati alla sostenibilità economica e ambientale. E contribuire anche a soddisfare il crescente bisogno alimentare globale, dovuto com’è noto all’incremento demografico. Cosa significa questo? Che ognuno deve fare la

sua parte, e noi cerchiamo di dare il nostro contributo producendo tecnologie in grado di utilizzare materie prime non convenzionali e locali. Perché purtroppo molti Paesi del Sud del mondo sono importatori di cereali, e sono vulnerabili ai rialzi di queste materie prime, come abbiamo visto negli ultimi due anni a causa della situazione geopolitica. Poter usare materie prime locali o non convenzionali e trasformarle in pasta di qualità adeguata che resista a cottura e sovracottura, e cioè in un prodotto sano, nutriente e a lunga conservazione, che rilasci carboidrati in modo lento, e che non abbia bisogno di catene del freddo o di altro per essere stoccato e mantenuto, ecco... questo è importante”.

Cosa intende con materie prime non convenzionali?

“L’innovazione, a mio parere, deve rendere possibili processi flessibili in grado di utilizzare anche materie prime che non siano quelle a cui siamo abituati in Occidente, come il grano saraceno, il sorgo, il mais

Ing. Renato Dall’Agata

e così via; materie prime diffuse in regioni del pianeta caratterizzate, come dicevo poco fa, da un forte sviluppo demografico, quali l’Africa subsahariana o il Sudamerica. La nostra azienda, con le più avanzate tecnologie per la pasta, concorre a soddisfare queste richieste di prodotti sani, buoni e anche economicamente accessibili.

Quali sono le caratteristiche che maggiormente vi distinguono?

“La tecnologia è il ‘cavallo di battaglia’ principale, senza dubbio. Produciamo linee di pasta lunga, pasta corta, paste speciali e couscous, quindi linee industriali ad alta capacità in grado di produrre all’ora fino a 12mila chili di pasta corta e 6mila di pasta lunga. Abbiamo le più grandi macchine per couscous, che producono fino a 2.400 chili di prodotto l’ora. Si tratta di linee completamente automatiche con tecnologie di produzione avanzate. Le linee denominate GPL 180 e TCM 100, rispettivamente per pasta lunga e per pasta corta, rappresentano il massimo oggi disponibile sul mercato in termini di qualità, risparmio energetico e riduzione dei costi a

vita intera dell’impianto, atte a massimizzare il contributo qualitativo sul prodotto finito con le materie prime disponibili. Per esempio la disponibilità di grano duro è molto inferiore a quella di grano tenero, e infatti si sta diffondendo la pasta a base appunto di grano tenero, che dal punto di vista pastificatorio è inferiore; si può però compensare con la nostra tecnologia. Tecnologia che è anche brevettata in vari paesi strategici del mondo. Poi c’è anche da considerare che l’efficienza complessiva dei nostri impianti è alta: abbiamo impianti che lavorano anche dopo dieci, quindici anni con un 97/98% di efficienza complessiva. E in effetti questo è un secondo punto di forza, legato alla qualità degli impianti che produciamo e ai nostri servizi. Voglio sottolineare che siamo in grado di offrire, per produzioni di pasta sia a livello industriale sia artigianale, il “chiavi in mano” in ogni parte del mondo: dal sistema di stoccaggio delle materie prime sino al prodotto sul pallet, pronto a essere caricato sul camion. Siamo cioè in grado di soddisfare tutta questa catena, con il coinvolgimento di partner specializzati

Linea Pasta Lunga GPL 180

che lavorano con noi. E il 90% di ciò che produciamo è esportato. Infine, un ultimo “cavallo di battaglia” è l’ottimo rapporto qualità-prezzo del prodotto finito, legato a ciò che dicevo prima: l’utilizzo di materie prime meno proteiche, quindi meno costose, però con una qualità del prodotto finito accettabile anche in sovra cottura. Noi forniamo servizi per il settore che sono davvero all’avanguardia, elaborati nel nostro laboratorio: effettuiamo i test di pastificazione, le analisi chimiche, fisiche e reologiche della materia prima, e poi le valutazioni del prodotto finito per fornire la soluzione al cliente. Siamo stati, inoltre, tra i primi del nostro settore ad abbracciare l’IoT, con tutte le tecnologie che la costituiscono, per creare servizi a valore. Da sempre, quindi, in anticipo sui tempi per rispondere, con efficienza, alle reali esigenze dei pastifici”.

I nostri laboratori: la ricerca costruisce risultati straordinari

Il laboratorio R&D di Cento (FE) fa parte della gamma di servizi offerti da Fava Storci ai propri clienti, un sistema integrato

che comprende anche soluzioni tecnologiche diversificate, come il Fava - Storci Fresh Pasta Laboratory, dedicato alla produzione di pasta fresca, il Fava - Storci Pasta Center Training & Research, focalizzato sulla pasta secca e istantanea e il Laboratorio R&D della sede di Collecchio. Fava Storci presenta il suo sistema integrato di laboratori e offre una piattaforma completa, progettata per stimolare l’innovazione e lo sviluppo del prodotto, rispondendo prontamente alle esigenze dei pastifici e consentendo loro di mantenere un vantaggio competitivo sul mercato. Oggi ci concentriamo sul laboratorio di Cento (FE), recentemente sottoposto a una significativa trasformazione che lo ha

reso all’avanguardia e allineato agli ultimi standard tecnologici del settore. Questo moderno laboratorio fa parte dei servizi ad alto valore aggiunto e viene utilizzato come laboratorio analitico e sperimentale. È a disposizione dei clienti per lo sviluppo di nuovi prodotti e l’implementazione delle più recenti tecnologie e innovazioni. Il nuovo laboratorio si estende su 1.000 mq e comprende la sala prove di pastificazione, le sale ausiliarie, il laboratorio analitico e la sala prototipi. Il laboratorio è dotato di linee pilota per la produzione di pasta secca e couscous, dove vengono condotti tutti i test di pastificazione. In particolare, i test sulla materia prima del cliente rivestono un’importanza

fondamentale, poiché forniscono preziose raccomandazioni e suggerimenti per ottimizzare i diagrammi di essiccazione. Comprendere il comportamento della materia prima al variare dei parametri tecnologici consente di raggiungere il diagramma di essiccazione ideale, garantendo la migliore qualità della pasta in termini di aspetto e prestazioni in cottura.

Il laboratorio Fava Storci è dotato delle più avanzate apparecchiature per condurre analisi complete su materie prime e prodotti finiti. Offre servizi di formazione tecnica e tecnologica, analisi chimico-fisiche, reologiche e sensoriali, oltre a test di pastificazione finalizzati al miglioramento dei processi e della qualità del prodotto finito. Inoltre, sono condotti test di pastificazione per lo sviluppo di nuove materie prime e prodotti finiti. Grazie all’esperienza dei nostri esperti e all’utilizzo di attrezzature all’avanguardia, garantiamo ai clienti un’esperienza completa, dalla fase di impasto al prodotto finito. Il laboratorio è in grado di testare una vasta gamma di prodotti, dalla pasta tradizionale al couscous, utilizzando diverse materie prime, tra cui grano duro, grano tenero, sfarinati senza glutine, legumi, ingredienti o additivi. Offriamo soluzioni personalizzate per testare nuovi prodotti da lanciare sul mercato o per perfezionare ricette particolarmente complesse. I laboratori Fava Storci sono guidati da un principio fondamentale: il cliente al centro di tutto.

Linea Produzione Pasta Lunga 130
Un particolare del laboratorio R&D di Cento (Fe)

Transizione ecologica in agricoltura

Laguida peradeguare laproduzioneagricola alla transizione ecologica

Prodotti e tecniche innovativi

Paolo Ranalli

Come rendere sostenibile la filiera agroalimentare?

In questo volume l’Autore affronta il tema del momento: la transizione dei sistemi agricoli verso nuovi modelli produttivi.

Vengono esposti concetti come biodiversità , ecosistema , farming e definiti gli strumenti per la valorizzazione del paesaggio e del territorio rurale. Un richiamo è anche alle nuove frontiere dell’agricoltura, al suo futuro smart e al cibo che verrà.

Il filo “verde” che attraversa e lega le scelte future delle aziende agricole si chiama innovazione. Declinata su misura d’uomo e dell’ambiente.

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6/7 novembre 2024 LA ROCHELLE (FRANCIA)

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Giornate tecniche per l’industria dei cereali www.jtic.eu

6/8 novembre 2024 BOLOGNA

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18/20 novembre 2024 SHANGAI (CINA)

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15/16 gennaio 2025 BOLOGNA

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18/22 gennaio 2025 RIMINI

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5/8 maggio 2025 MILANO

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