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Editorial EDITORIALE
NUOVA PRESIDENZA USA: QUALI SCENARI PER IL NOSTRO SETTORE? 3
New US presidency: what scenarios for our sector?
di A. Valente
Features ARTICOLI
Italmopa’s pages Spazio Giovani L’APPORTO DEL GRUPPO GIOVANI PER UN SETTORE MOLITORIO PIÙ COMPETITIVO 38
The contribution of the young millers group to a more competitive milling industry di L. Bellei Mussini
Research Ricerca STRATEGIE PER MIGLIORARE LA RESILIENZA DEL GRANO DURO ALLA SICCITÀ 46
Strategies to enhance durum wheat’s resilience to drought di M. Rocco, I. Licaj
Associazione Industriali Mugnai d’Italia
- Homogenity of the sampled product
- Quick and precise analysis
- Quick sampling
- Quick and fluid movements (Hydraulic system)
- Random sampling upon request
- Special flour collection system
Nuova presidenza Usa: quali scenari per il nostro settore?
New US presidency: what scenarios for our sector?
The United States is the leading nonEuropean market for Italian food products, including wheat flour, making the implications of recent US presidential elections on international trade particularly significant. The first Trump administration was characterized by heightened protectionist policies, causing tension with U.S. trade partners, especially in the EU. Notably, the AirbusBoeing dispute led to
retaliatory tariffs on products like highquality US wheat and Italian pasta. The new US administration under Trump maintains a protectionist stance, vowing to use tariffs to safeguard domestic producers, including in agriculture. This approach is expected to strain relations with the EU, which is increasingly focused on internal food sovereignty, a concept amplified by the ongoing Ukraine conflict.
L’ITALIA VEDE NELL’EXPORT AGROALIMENTARE
UNA TAPPA FONDAMENTALE PER CONTINUARE
A CRESCERE ITALY SEES IN AGRIFOOD EXPORTS A KEY MILESTONE FOR CONTINUED GROWTH
Gdi Andrea Valente Presidente Italmopa
li Stati Uniti, come è noto, sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti alimentari italiani, ivi compreso per i nostri sfarinati, e pertanto i nuovi orientamenti politici emersi dalle recenti presidenziali americane e le relative conseguenze sul commercio internazionale meritano di essere attentamente valutati. La prima presidenza Trump si era contraddistinta per un’esasperazione delle politiche protezionistiche che avevano generato profonde preoccupazioni tra i partner commerciali e forti tensioni con Paesi storicamente partner Usa, quali quelli dell’Ue. È il
dazi e controdazi ritorsivi che avevano sfiorato anche alcuni prodotti di nostro particolare interesse quali il frumento tenero Usa di alta qualità importato nell’Ue o la pasta italiana destinata al mercato statunitense.
caso di ricordare che la disputa AirbusBoeing, a mero titolo esemplificativo, aveva determinato, prima della tregua quinquennale sancita nel 2021 (e quindi di prossima scadenza), l’applicazione di
Orbene, il programma isolazionista del neo Presidente statunitense non sembra in alcun modo discostarsi dal passato quando afferma che intende utilizzare ogni strumento a disposizione, comprese le tariffe da applicare su tutti i prodotti importati, per proteggere i produttori americani, siano essi agricoli o meno. Un approccio quindi non
particolarmente distensivo che non risparmierà neanche l’Unione europea, a sua volta sempre più sensibile allo sviluppo di un quadro normativo che, con ragioni ma anche con limiti, si pone per obiettivo la tutela delle filiere interne. È innegabile che il concetto della sovranità alimentare consolidatosi dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina e riaffermato con forza anche dal neo Commissario designato all’agricoltura Hansen nel corso della sua audizione davanti al Parlamento europeo rischia di alimentare lo sviluppo di tensioni inopportune con il nuovo inquilino della Casa Bianca laddove tale concetto fosse da lui percepito come un ostacolo alle export statunitensi.
Certo, le dichiarazioni di Trump possono anche far parte di una tattica negoziale con i partner commerciali, ma le passate esperienze sembrano suggerire di prenderle, purtroppo, particolarmente sul serio. Con il rischio che i cruenti conflitti in atto, che il Presidente statunitense ha promesso di fermare “in 24 ore”, possano invece lasciare spazio a guerre commerciali certamente meno violente ma dagli esiti comunque imprevedibili soprattutto per un’Europa fortemente debilitata sotto il profilo economico e della coesione politica e sociale.
Andrea Valente
DE CECCO: PIANO DA UN MILIARDO DI FATTURATO
Filippo De Cecco, presidente del Gruppo De Cecco, ha annunciato un ambizioso piano di investimenti per i prossimi cinque anni, volto a potenziare la produzione e incrementare il fatturato dell’azienda. In un’intervista, De Cecco ha delineato le tappe di un progetto che prevede un investimento totale di 100 milioni di euro. Il piano include la costruzione di un nuovo molino, un sistema di stoccaggio con nuovi silos, e il potenziamento della fabbrica di Ortona, dove saranno avviate nuove linee di produzione. “Il nostro obiettivo è raggiungere un fatturato di un miliardo - ha dichiarato De Cecco - grazie anche all’introduzione di nuovi prodotti. A Ortona produrremo gnocchi e pasta ripiena, puntando a diversificare la nostra offerta e a rispondere alle nuove esigenze del mercato”.
MOLINI PIVETTI E YARA ITALIA, INSIEME PER UNA FILIERA DEL GRANO TENERO PIÙ SOSTENIBILE
Molini
Pivetti S.p.A. e Yara Italia S.p.A., leader nella nutrizione delle piante e nell’agricoltura sostenibile, annunciano una collaborazione strategica di lungo periodo per rendere più sostenibile la filiera del grano tenero Campi Protetti Pivetti. La partnership mira a implementare l’intera filiera, migliorando la sostenibilità delle colture di grano tenero e rafforzando il legame con gli agricoltori attraverso pratiche avanzate di fertilizzazione e tecnologie digitali innovative. Attraverso l’integrazione di strumenti digitali e l’impiego di fertilizzanti a ridotto impatto carbonico, Yara Italia e Molini Pivetti supporteranno gli agricoltori della filiera Campi Protetti Pivetti, ottimizzando l’uso dei nutrienti e riducendo l’impatto ambientale.
SICILIA: 100 MILIONI DI EURO PER CONTRASTARE LA SICCITÀ DEI CAMPI
100 milioni di euro per dotare gli agricoltori siciliani di strumenti utili a contrastare e prevenire i danni causati dalla siccità. 50 milioni sono già stati stanziati e saranno erogati attraverso un bando, pubblicato dall’assessorato regionale dell’Agricoltura e relativo al Piano di Sviluppo Rurale 2014/22, misura 5.1, dal titolo “Sostegno a investimenti in azioni di prevenzione volte a ridurre le conseguenze di probabili calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici”. Gli altri 50 milioni saranno resi disponibili entro fine anno. Le risorse serviranno a creare bacini di infiltrazione, migliorare i sistemi di gestione idrica, introdurre tecnologie per la misurazione e il controllo delle risorse, e sviluppare impianti di desalinizzazione. I beneficiari dei fondi saranno agricoltori, associazioni ed enti pubblici, con una scadenza per la realizzazione degli interventi fissata al 30 settembre 2025.
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MARIA CHIARA ZAGANELLI NUOVO DIRETTORE GENERALE DEL CREA
Siè insediata Maria Chiara Zaganelli, nuovo direttore generale del CREA. Avvocata civilista, ha percorso tutta la sua carriera all’Ismea, dove ha lavorato dal 2005, ricoprendo diverse posizioni e mansioni, fino a diventarne direttore generale nel gennaio 2021, poi riconfermata ad aprile 2024. In carica al CREA dal 4 novembre 2024, è stata nominata a seguito di una pubblica selezione. “L’insediamento del nuovo direttore generale - ha fatto sapere Andrea Rocchi, presidente CREA - rappresenta un tassello fondamentale in quel processo di riorganizzazione che stiamo portando avanti per rendere il CREA sempre più pronto a fronteggiare le grandi sfide agroalimentari e ambientali del nostro tempo e a trasferire i risultati delle sue ricerche al Sistema Italia”.
ISMEA, SERGIO
MARCHI
NUOVO DIRETTORE GENERALE
Sergio Marchi è il nuovo direttore generale di Ismea. Prende il posto di Maria Chiara Zaganelli, nominata nello stesso ruolo al CREA. Romano, 56 anni, avvocato dal 1997, Marchi ha affiancato negli anni la professione forense all’impegno nelle istituzioni. Esperto in diritto civile e amministrativo, si è occupato di legislazione ambientale in campo nazionale ed europeo, è stato vicepresidente della commissione urbanistica e assessore alla mobilità di Roma Capitale, e vicedirettore generale di Arpa Lazio dal 2014 al 2019. Negli ultimi anni, nel ruolo di capo segreteria tecnica presso il Masaf, ha seguito la definizione del Decreto legge Agricoltura, gli esiti del nuovo regolamento europeo sulla tutela dei prodotti Dop e Igp e ha collaborato alla definizione dei bandi dei contratti di filiera, in sinergia con i dipartimenti ministeriali e la struttura di missione per l’attuazione del Pnrr.
A BOLOGNA IL CONVEGNO NAZIONALE COMPAG 2024
Il giorno 4 dicembre 2024 alle ore 10:00, si terrà a Bologna - presso il Savoia Hotel Regency, in via del Pilastro 2 - il Convegno nazionale Compag, la Federazione nazionale delle rivendite agrarie. Un appuntamento annuale al quale sono invitati gli associati, ma aperto anche a tutti gli operatori del settore agroalimentare interessati ad approfondire temi di grande attualità, primo fra tutti il modo in cui le trasformazioni sociali, scientifiche e tecnologiche impattano sulle imprese della filiera agroalimentare. Lo scopo di Compag è fornire agli associati e agli operatori che interverranno una panoramica dei cambiamenti in atto, al fine di aprire una riflessione sul futuro delle strutture e, più in generale, del settore.
PALERMO CAPITALE DELLA FILIERA DELLA PASTA SICILIANA
Ilgiorno 11 dicembre 2024, dalle ore 9.30, si terrà a Palermo un evento per la promozione in Italia e all’estero della filiera del grano, della pasta e del pane siciliani. La giornata, promossa dalla Regione siciliana, dal Consorzio di Ricerca “Gian Pietro Ballatore” e dal Distretto Produttivo Cereali Sicilia, con partner “Molini d’Italia” e “Pasta&Pastai”, vedrà la partecipazione di tutti i protagonisti della filiera. Rappresentanti autorevoli e qualificati del settore molitorio e dell’industria pastaria rifletteranno sui punti di forza del comparto grano e pasta siciliani, evidenziandone il ruolo centrale per il mercato produttivo locale. L’evento vedrà altresì la presenza di prestigiosi ospiti e relatori provenienti dal mondo accademico, giornalistico, industriale e istituzionale. In serata, si terrà il gala evening della pasta siciliana presso il ristorante sull’acqua “Alle Terrazze” di Mondello, con un suggestivo concerto omaggio a Ennio Morricone dal titolo “Spaghetti Western per la Pasta Siciliana”. Ulteriori informazioni sul sito di “Molini d’Italia” e “Pasta&Pastai”.
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World News è la rassegna delle notizie dall’Europa e dal mondo sull’agroalimentare. Un punto di vista aggiornato e puntuale su quanto accade in sede comunitaria ed extra-comunitaria, per essere sempre informati sulle dinamiche internazionali in ambito politico, economico e scientifico. Brevi flash che possono risultare di interesse per la filiera - italiana ma non solo - della trasformazione dei cereali.
LA PRODUZIONE DI FARINA INTEGRALE STATUNITENSE È IN AUMENTO
LLa produzione di farina di frumento integrale nel periodo luglio-settembre 2024 è stata pari a 4,681 milioni di cwt, con un aumento di 69.000, pari all’1,5%, rispetto ai 4,612 milioni di cwt del periodo luglio-settembre 2023, secondo i dati pubblicati il 1° novembre dal National agricultural statistics service (Nass) dell’Usda. Rispecchiando la produzione totale di farina di frumento, è stato il terzo trimestre consecutivo in cui la farina di frumento integrale ha superato i numeri del 2023. Con 4,681 milioni di t, la sua produzione nel terzo trimestre è aumentata rispetto al 2023 e rispetto al 2022, con 4,63 milioni di t.
IN CRESCITA LA PRODUZIONE DI GRANO CANADESE
a produzione di grano duro per il 2024/25 è stata prevista in aumento del 48% rispetto all’anno precedente, grazie a un incremento del 5,5% delle superfici piantate con una migliore umidità del suolo e a un miglioramento delle rese medie da 1,72 tonnellate per ettaro a 2,41. La Fas ha dichiarato lo scorso 4 novembre che “la raccolta del grano è iniziata a metà agosto nel Canada occidentale, dopo lievi ritardi dovuti alle piogge. In media, le regioni produttrici di grano del Canada occidentale hanno avuto una migliore umidità del suolo durante il periodo di crescita, rispetto all’anno precedente, il che ha aumentato le rese medie”. Statistics Canada ha invece dichiarato che le scorte totali di grano per il 2024/25 sono diminuite del 18,5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 4,6 milioni di tonnellate al 31 luglio. Il calo è stato in parte dovuto alla diminuzione dell’offerta nazionale totale, scesa dell’1% su base annua a 38,7 milioni di tonnellate.
IL MERCATO CEREALICOLO BALCANICO
L’ottava
edizione della Grain Academy, tenutasi il 31 ottobre a Varna, sulla splendida costa del Mar Nero, ha riunito oltre 300 partecipanti provenienti da quasi 20 Paesi dei Balcani, dell’Europa centrale e orientale. L’evento ha visto la partecipazione di gruppi di discussione che hanno affrontato argomenti cruciali, dall’offerta e la domanda globale di cereali e semi oleosi a una sessione esclusiva sul mercato balcanico. Allo stato attuale, gli agricoltori di quest’area geografica, a fronte di recenti eventi climatici sempre più estremi, hanno optato per alternative colturali e varietà più resistenti. Le varietà di grano tradizionali vengono quindi ora affiancate da nuovi cereali, come il sorgo, e il grano duro che sta guadagnando terreno in Bulgaria e Romania. Oltretutto, il raccolto di grano duro di questa stagione è stato di qualità eccezionale, con forti flussi di esportazione verso Italia, Grecia e Nord Africa.
LA RUSSIA FORNIRÀ GRANO ALLA MALESIA
Nell’ambito di uno sforzo nazionale per rafforzare la sicurezza alimentare in Malesia, il Melewar Industrial Group ha firmato un memorandum d’intesa con il Russian Union of Grain Exporters per garantire una fornitura di grano a lungo termine. Così ha riferito l’agenzia di stampa malese “Bernama”. Alla firma, avvenuta l’8 novembre, hanno partecipato Datuk Seri Mohamad Sabu, ministro dell’Agricoltura e della Sicurezza alimentare, Naiyl Latypov, ambasciatore russo in Malesia, Eduard Zernin, presidente del Russian Grain Union, e Tunku Datuk Yaacob Khyra, presidente di Melewar Industrial. La Malesia non produce grano e deve importarlo per soddisfare la domanda interna. Il Fas dell’Usda ha stimato che nel 2023/24 la Malesia importerà 1,78 milioni di tonnellate di grano. L’Australia è stata il principale fornitore, con circa la metà della quota di mercato.
L’EGITTO INVESTIRÀ NELLE INFRASTRUTTURE DI STOCCAGGIO
E LAVORAZIONE DEI CEREALI DEL CANALE DI SUEZ
La zona economica del Canale di Suez (SCZone) e la Holding Company egiziana per i silos e lo stoccaggio (EHCSS) stanno avviando lo sviluppo di una struttura completa per la movimentazione, la lavorazione e lo stoccaggio dei cereali, con un investimento iniziale di 153 milioni di dollari, come riportato da “Al Mal News”. Il complesso, che sarà completato in due fasi, migliorerà le capacità di approvvigionamento di cereali dell’Egitto. Il progetto sarà realizzato in due fasi: la prima fase costerà 75 milioni di dollari e la seconda altri 78 milioni. I tempi di completamento sono previsti tra i due e i due anni e mezzo, a seconda della partecipazione di un investitore strategico locale o internazionale. Estesa per oltre 460 chilometri quadrati, la SCZone si posiziona come hub globale per la logistica, il commercio e l’attività industriale, offrendo incentivi fiscali e normative semplificate per incoraggiare gli investitori stranieri e nazionali.
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Alimentare e molitorio: crescita e solidità al top, ma non la redditività
Food and milling industry: strong growth and stability, but not profitability
The development of Italy’s food industry is increasingly linked to exports, with a particular focus on the United States, which plays a crucial role in the outlook for Italian food exports. In the first seven months of 2024, Italy’s food export reached €32.76 billion, a 9.3% increase compared to the same period in 2023. Notably, the United States contributed significantly to this growth, accounting for 26.2% of the increase, driven by a 19.7% rise in exports to this market. The US represents Italy’s second-largest export market for food and beverage products and the fourth for milling, although the latter’s growth appears stagnated this year.
LE PROPOSTE DEL “FOOD AND BEVERAGE” ITALIANO
SEMBRANO ESORCIZZARE
LE INCERTEZZE
DEL CONTESTO
INTERNAZIONALE
THE PROPOSALS FROM ITALY’S “FOOD AND BEVERAGE” SECTOR APPEAR TO WARD OFF THE UNCERTAINTIES OF THE INTERNATIONAL CONTEXT
Lo sviluppo dell’industria alimentare si lega sempre più all’export. È inevitabile perciò che l’attenzione sia molto focalizzata oltre Atlantico. Il fattore Usa ha un ruolo cruciale per le prospettive dell’export dell’industria alimentare nazionale. Va ricordato che l’export dell’industria alimentare ha raggiunto i 32miliardi763 milioni di euro nei primi sette mesi 2024, con un aumento del +9,3% sullo stesso periodo 2023. È un aumento che corrisponde a una quota aggiuntiva di 2miliardi788 milioni. Ebbene, di essa oltre un quarto (730 milioni, pari al 26,2%)
di Luigi Pelliccia Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare
La nuova generazione degli stoccaggi alimentari*
*Silos per lo stoccaggio di cereali, sfarinati e semilavorati destinati all’uso alimentare prodotti in base alle norme della Dichiarazione di Conformità per i M.O.C.A. (Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti).
La MOCA è una certificazione che garantisce il rispetto di requisiti obbligatori in tema di igiene alimentare dove i prodotti vengono realizzati rispettando il Regolamento (CE) 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 ottobre 2004.
STORAGE FEED SEEDS
è legato proprio alla forte spinta specifica registrata dagli Usa, che ha raggiunto un vistoso e specifico +19,7%. Gli Usa rappresentano il secondo mercato estero del “food and beverage” nazionale e il quarto del molitorio, anche se quest’anno il trend del comparto appare stagnante. È chiaro perciò che ogni problematica concernente questo mercato comporta rischi marcati per l’Italia. Il pensiero va ai dazi imposti dagli Usa alle importazioni dalla Comunità durante lo scorso mandato Trump. Ma è difficile che ciò possa ripetersi. Al di là dei dossier giacenti sui tavoli di una organizzazione in declino come il Wto, l’economia americana si trova in una situazione migliore di otto anni fa. Il Pil americano è atteso a fine anno su una crescita superiore al 2% e dovrebbe rallentare di poco nel 2025. Soprattutto, l’inflazione americana appare in convincente rientro.
Una nuova fase
È ben chiaro comunque che siamo entrati in una fase nuova. L’epoca di quella che veniva chiamata “pax americana” è al tramonto. Il mondo è più diviso di prima e i diversi blocchi sono come placche tettoniche in movimento. Ci sono sempre più battitori liberi ispirati dal pragmatismo che si organizzano con alleanze a geometria variabile. Emblematico il comportamento di paesi come India, Brasile e Turchia. L’India è uno dei casi più clamorosi: è alleata con gli Usa e formalmente ancora in conflitto con la Cina. Però fa anche parte dei Brics,
+9,3% NELL’EXPORT DI SETTORE SUI PRIMI
SETTE MESI
DELL’ANNO
con la stessa Cina e in parziale contrapposizione con gli Stati Uniti. Opportunismo docet. Questa frammentazione si traduce in un depotenziamento e in una crisi evidente delle organizzazioni di cooperazione internazionale, a cominciare dall’ONU
e dal citato WTO. Per cui i rischi per l’equilibrio mondiale aumentano. Quello che emerge comunque, venendo al settore alimentare, è che le proposte del “food and beverage” italiano si sono rivelate tali, finora, da esorcizzare in gran parte le incertezze del contesto internazionale, confermando invariabilmente un solido percorso di crescita. Il +9,3% della crescita dell’export di settore sui primi sette mesi dell’anno si confronta col +0,1% registrato in parallelo dalle esportazioni complessive del Paese. E questo ne esalta la performance, rendendola tra le più brillanti e apprezzabili degli ultimi anni. A fianco,
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TABELLA PRINCIPALI DESTINAZIONI DELLE ESPORTAZIONI MOLITORIE IN VALORE GENNAIO-LUGLIO
il molitorio si è quasi allineato, registrando una quota export nei primi sette mesi 2024 pari a 619,6 milioni di euro, con un +8,4% sullo stesso periodo 2023. Va pure detto, comunque, che l’industria alimentare, soprattutto nella sua componente di prima trasformazione, finora non è stata avvantaggiata su tutti i fronti. L’evoluzione del valore aggiunto di settore, a fronte di quella del perimetro manifatturiero nel suo insieme, dimostra che l’industria alimentare, proprio per le sue caratteristiche basate in gran parte su prodotti straordinari e vincenti, ma tradizionali, dispone mediamente di minore spazio espansivo del proprio valore aggiunto rispetto al perimetro manifatturiero complessivo. È emerso insomma che, almeno in chiave tecnologica, gli spazi di crescita in termini di innovazione di prodotto e del suo valore aggiunto appaiono inferiori alla media manifatturiera. Ed è arcinoto che è proprio il valore aggiunto a fare capienza per l’utile. Non a caso, l’ultima indagine Mediobanca sui bilanci 2023 delle imprese medio-grandi del Paese evidenzia una crescita media dei margini lordi dell’industria alimentare, nel decennio 2014/23, pari al +46% contro il +65% medio del manifatturiero. E se si guarda ai margini netti, la forbice si allarga, con un +42% nel decennio per l’alimentare a fronte del +95% del manifatturiero.
Le performance dell’alimentare e del molitorio
Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat
Va sottolineato in ogni caso, soprattutto in una fase come quella presente caratterizzata da incertezza sui mercati internazionali e da spiccata stagnazione del mercato interno, che le “doti” complessive dell’alimentare appaiono invidiabili e
vincenti. Sono ben note, in tal senso, le sue performance premianti in un anno di grande stress come quello della pandemia. Nel 2020 la produzione alimentare limitò le perdite al -2,5%, contro il -11,4% del totale industria. Mentre l’export di settore segnò un +1,0%, contro il -9,8% dell’export nazionale. Va ricordata inoltre la resilienza del settore all’impatto della crisi Lehmann Brothers del settembre 2008.
Nel biennio 2007/09 la produzione dell’industria alimentare scese del -2,0%, contro il -21,2% del totale industria. E mentre l’industria alimentare si è poi ripresa, segnando quest’anno un progresso del +8,4% sul 2007, il totale industria non lo ha fatto, segnando ancora un -23,0% nel confronto 2007/24, perdendo in pratica stabilmente oltre il 20% dei propri livelli produttivi. I numeri dimostrano insomma che le doti speciali dell’offerta alimentare consentono al settore una “rendita” in termini di espansione sui mercati esteri superiore e più stabile rispetto alla media manifatturiera. Non è poco. Ma dimostrano altresì che i suoi margini di redditività appaiono caratterizzati da minore elasticità espansiva. Con tutte le eccezioni (anche iconiche) del caso, si può dire che il settore dispone quindi di minori spazi di crescita legati alle innovazioni di prodotto, dovendo puntare, per ottimizzare produttività e remuneratività, soprattutto sulle innovazioni di processo. Comunque, anche se le evoluzioni di scenario sono meno impattanti per il settore rispetto alla media manifatturiera, è utile ricordare che nel 2025 il reddito nazionale dovrebbe risalire, mentre l’inflazione, pur con qualche spinta al rialzo, dovrebbe rimanere comunque ben sotto il 2%. Per cui, la severa cura dimagrante delle vendite alimentari interne sofferta sul
L’IMPATTO
DEL PNRR SARÀ AL CAPOLINEA NEL 2026
2022/24 dovrebbe arrestarsi. Mentre anche il commercio internazionale dovrebbe riprendere un po’ di slancio dopo il modesto +1,6% atteso a consuntivo 2024. Ne deriva che il positivo passo in termini di produzione ed export del settore aggregato, e del molitorio al suo interno, emerso quest’anno dovrebbe, quanto meno, trovare un buon “effetto scia” nel 2025.
Quali criticità nel prossimo periodo?
Piuttosto, guardando lungo, c’è da temere che una fase critica per il Paese possa presentarsi nel 2027/28. L’impatto del Pnrr infatti sarà al capolinea nel 2026, mentre una criticità importante come la carenza di manodopera qualificata utile ai “turn over” aziendali comincerà a presentarsi in modo assai più marcato e quasi traumatico. Inoltre, e soprattutto, dopo la fine del Pnrr si imporrà con crudezza il problema delle scarsità di risorse da immettere
nel sistema in via autonoma. L’economia del Paese potrebbe restare incastrata tra basso sviluppo e alto debito. Il sistema perciò dovrà fare assegnamento più che mai sull’export e sulla spinta esogena della congiuntura internazionale, che rimane ben difficile da prevedere. Ma che, quanto meno, al netto del possibile accendersi di nuovi focolai, consente di sperare generosamente che si sarà liberata nel frattempo dalla guerra in Ucraina e dagli aspetti più esasperati della crisi medio-orientale. Gli scenari divisati nel Rapporto Draghi, con la proposta di raccogliere in chiave Ue nuovo, massiccio debito comune pubblico-privato a sostegno degli investimenti comunitari in innovazione, produttività, difesa e intelligenza artificiale, si imporranno con grande evidenza. Col rischio, purtroppo, di essere largamente disattesi, e con la conseguenza di allargare ancora, in modo irreversibile, il gap europeo in termini economici e di influenza rispetto a Usa e Cina. In ogni caso, l’industria alimentare e il molitorio al suo interno hanno dimostrato di sapersi smarcare in buona misura dal contesto globale. Essere anticiclici, del resto, significa proprio questo. Ma bisognerà comunque prepararsi a fondo e vigilare, perché alla lunga non esistono isole felici.
Luigi Pelliccia
Rating obbligatorio delle aziende alimentari Mandatory rating of food companies
This article explores the mandatory food company rating system introduced by EU Regulation 2017/625, particularly in the Italian context. The regulation aims to enhance transparency within the agri-food sector by implementing a public and objective rating mechanism for food operators. The rating is intended to incentivize companies to maintain high standards of food safety and compliance with EU laws. The study highlights the legal aspects of the rating process, focusing on the balance between transparency, equity, and the potential for competition among food businesses. It also distinguishes between food safety rating and risk classification, emphasizing that while both systems serve different purposes, they share the common goal of improving food safety practices.
Nell’ottica di questo studio, che è introduttivo rispetto agli sviluppi che seguiranno, pongo maggiormente l’attenzione agli aspetti legali dal punto di vista aziendale, che da quello organizzativo dell’organo addetto al controllo e al rating. La definizione del rating alimentare1 si trova nella norma sul controllo ufficiale, il Reg. Ue 2017/625, art. 3, 31), che (un po’ tautologicamente) così si esprime: “rating”: una classificazione degli operatori fondata sulla valutazione della loro corrispondenza ai criteri di rating. Lo scopo del rating è indicato nel “considerando
LA SUA ATTRIBUZIONE HA COMINCIATO
A DIVENIRE UNA REALTÀ ANCHE IN ITALIA
ITS INTRODUCTION IS BECOMING A REALITY IN ITALY
di Giuseppe Maria Durazzo Avvocato, esperto in diritto dell’alimentazione
39” del citato Regolamento sui controlli ufficiali che spiega quale sia l’impiego di quello strumento: “L’utilizzo di regimi di rating da parte degli Stati membri dovrebbe essere consentito e incoraggiato quale mezzo per accrescere la trasparenza nella filiera agroalimentare...”. Dunque, vista la collocazione del rating delle aziende
alimentari nel Reg. Ue 2017/625 se ne può dedurre che sia un’attività pubblica, operata da organismi pubblici (o delegati da quelli) e obbligatoria. Secondo una delle possibili chiavi di lettura della ratio della disposizione, si ipotizza che il rating costituisca un maggiore incentivo a lavorare in modo più sicuro e a rispettare tutti i
requisiti obbligatori. L’azienda alimentare, sapendo che chi ha i punteggi più alti verrà premiato con più clienti e chi ha punteggi bassi sarà penalizzato con meno clienti, sarebbe dunque maggiormente motivata a operare meglio. Secondo un’altra lettura, si instaurerebbe, per una sorta di riflesso, una competizione trasparente tra autorità di controllo che, attraverso i voti da loro attribuiti alle aziende alimentari del territorio, potrebbero averne un ritorno quale metro di efficacia della propria azione di controllo. Entrambe le teorie paiono per lo meno non pienamente condivisibili per le ragioni che emergono dalla lettura che propongo qui di seguito. La norma unionale regolamenta l’attività di rating nei suoi tratti principali visto che ne delinea solo alcuni elementi costitutivi e procedurali. Da un lato, infatti, l’art. 12 del citato Regolamento afferma che “i criteri di rating sono oggettivi, trasparenti e pubblici”; e dall’altro che “esistono (debbano esistere, n.d.r.) procedure atte a garantire l’equità, la coerenza e la trasparenza del processo di attribuzione del rating”.
Coerenza, trasparenza e obiettività
Il rating, che i francesi definiscono “notation” (gli spagnoli “calificación” ecc.) dovrebbe configurarsi come uno strumento di trasparenza “a condizione che tali regimi offrano le adeguate garanzie di equità, coerenza, trasparenza e obiettività” (considerando 39, Reg Ue 2017/625). La pubblicazione del rating delle singole aziende, secondo il citato considerando, non è obbligatoria: “Alle autorità competenti - così si legge - dovrebbe altresì, a determinate condizioni, essere riconosciuto il diritto di pubblicare o rendere disponibili le informazioni relative al rating dei singoli operatori in base ai risultati dei controlli ufficiali” e in effetti nei casi pilota noti, talvolta quei voti sono stati resi pubblici. I rating insufficienti, in Italia, non sono stati pubblicati, così come i nomi dei controllati risultati con voti sfavorevoli. Scelta che permette, di fatto, di individuare l’azienda che non abbia raggiunto il punteggio sufficiente. Se a livello di previsione normativa Ue il tema della trasparenza è stato introdotto (“È particolarmente necessaria - dispone il citato considerando
I CRITERI
DI RATING
SONO OGGETTIVI, TRASPARENTI
E PUBBLICI
- la trasparenza dei criteri di rating affinché possano essere raffrontate le migliori prassi e possa essere preso in considerazione nel tempo lo sviluppo di un approccio coerente a livello di Unione”), a livello nazionale non risultano essere pubblicate le procedure al fine di assicurare che i controlli siano oggettivi, equi e trasparenti. Al momento sono pochissime le autorità sanitarie locali che hanno reso pubbliche le proprie linee guida in materia e men che meno hanno pubblicato la lista dei punti di controlli che verrà impiegata. Peraltro, i temi della trasparenza e della pubblicazione dei risultati, come previsti dal Reg. Ue 2017/625, potrebbero comunque in parte sovrapporsi a quello della trasparenza degli atti della pubblica amministrazione e quindi, in Italia, al diritto di accesso agli atti che opera in via generale anche nella forma dell’accesso civico “generalizzato” di cui all’art. 5 co.2 del D. Lgs. n. 33/20132 L’Ue sprona gli Stati membri all’attività che porta al rating aziendale con queste parole, tratte dal citato considerando: “Le autorità competenti dovrebbero disporre dei necessari meccanismi che garantiscano che il rating rispecchi accuratamente l’effettivo livello di conformità; in particolare si dovrebbero incoraggiare le autorità competenti a garantire che il rating si basi
sui risultati di vari controlli ufficiali oppure, nel caso in cui il rating si basi sul risultato di un singolo controllo ufficiale e i risultati sono sfavorevoli, che i controlli ufficiali seguenti siano eseguiti entro tempi ragionevoli”. Orbene, se quanto sopra è la voce del Legislatore Ue, essa va trasposta nel Paese membro e presso le varie autorità sanitarie che, coordinate a livello regionale, agiscono direttamente nei confronti degli operatori alimenti. Quindi i principi riassunti nei termini di controlli oggettivi, trasparenti e pubblici caratterizzati da equità, coerenza, trasparenza e obiettività debbono essere la guida anche delle diverse autorità locali.
Rating e classificazione del rischio degli operatori alimentari
Il rating e la classificazione del rischio degli operatori alimentari sono strumenti che, pur con finalità simili, differiscono. Per rating si può intendere il grado di affidabilità attribuito a un’impresa nella gestione della sicurezza alimentare, mentre la classificazione del rischio è uno strumento utile principalmente alla stessa autorità sanitaria perché fornisce i criteri orientativi per i controlli da eseguire. La classificazione sulla base del rischio ha la base legale nell’art. 9 del Regolamento3. Al momento sono state rese pubbliche, almeno parzialmente, talune sperimentazioni territoriali dalle quali traggo alcune informazioni4. Estraendo notizie, dunque, dai dati pubblicati in rete, dei quali fornisco i riferimenti in nota, si osserva che la
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valutazione si fonda su due macro aree d’attenzione: la prima compendia la valutazione del rischio legato al tipo di impresa alimentare, tenendo conto delle caratteristiche dello stabilimento, del numero di addetti e delle dimensione del mercato di vendita, della natura dei prodotti alimentari, dei prerequisiti legati all’haccp, dell’attività di autocontrollo e delle precedenti non conformità5. Mentre la seconda macro area costituisce il pilastro centrale della valutazione, sempre ai fini del rating, ed è quella che si rivolge alla verifica della “cultura della sicurezza alimentare6 all’interno dell’azienda alimentare. Seguendo quanto contenuto nella Comunicazione della Commissione, che a sua volta richiama il capitolo XI bis, dell’allegato II del Reg. Ue n. 852/2004, gli elementi della cultura della sicurezza alimentare sono a) l’impegno da parte della dirigenza e di tutti i dipendi a produrre e distribuire prodotti sicuri, b) il ruolo guida vale a dire “la percezione della misura in cui i dirigenti dell’operatore del settore alimentare (Osa) sono in grado di coinvolgere il personale nelle prestazioni e nella conformità...” degli alimenti, c) la consapevolezza dei “pericoli per la sicurezza alimentare e della sua importanza; la consapevolezza è la percezione della misura in cui tutto il personale di un Osa è a conoscenza dei rischi relativi alla sicurezza alimentare nell’ambito dei propri compiti e li tiene sotto controllo”, d) la comunicazione “aperta e chiara tra tutti i dipendenti dell’impresa...”, e) l’esistenza delle risorse sufficienti intese come “la percezione della misura in cui l’Osa dispone di mezzi materiali e immateriali necessari per operare in modo da garantire la sicurezza alimentare”. La valutazione della cultura della sicurezza alimentare viene compiuta da parte dell’organo di controllo ufficiale attraverso domande poste all’operatore alimentare. Alcune domande, per quanto noto, sono sostanzialmente le seguenti: la direzione investe sufficienti risorse per la sicurezza alimentare? La direzione aziendale dimostra fattiva collaborazione con l’autorità di controllo? La direzione aziendale risponde tempestivamente in caso di non conformità rilevata dall’autorità di controllo? Nel team haccp sono presenti figure con formazione specifica (compresi eventuali consulenti esterni)? La direzione aziendale promuove la
formazione continua dei dipendenti in sicurezza alimentare (ivi compreso in tema di benessere animale), così come i nuovi dipendenti ricevono una formazione adeguata? La direzione riesamina con regolarità le informazioni sulla sicurezza alimentare derivanti dai controlli interni e le informazioni che provengono dall’estero comprese quelle relative agli adeguamenti normativi? Vi sono certificazioni volontarie? Il tutto avviene, come detto, attraverso la valutazione anche dei dipendenti dell’impresa alimentare grazie a delle interviste personali7. Il tema della scelta da parte dell’organo di controllo degli intervistandi all’interno dell’azienda alimentare e della pertinenza delle domande poste in ragione della funzione e delle competenze necessarie per il compimento di quelle funzioni da parte dell’addetto da interrogare, paiono essere tutt’altro che temi marginali, anche se attualmente non discussi e regolati. Mentre un addetto alla qualità o al controllo o alle certificazioni è ragionevolmente preparato a rispondere sul tema delle scelte aziendali, ad esempio in tema di haccp generale o sull’evoluzione normativa applicabile, un responsabile di produzione lo è per quanto concerna la gestione del proprio impianto. Così l’autista del mezzo di trasporto degli alimenti conosce le buone prassi e le regole proprie della gestione del mezzo e del trasporto alimentare, piuttosto che il manutentore le regole che deve rispettare rispetto alla sicurezza alimentare ecc. senza che quei fondamentali
operatori conoscano necessariamente le strategie o le scelte aziendali che non incidono sul proprio operato. Il punteggio del rating, sempre con riferimento ai casi noti, è stato attribuito per il 60% a seguito della valutazione della “cultura della sicurezza alimentare” e per il 40% per il seguito alle risposte a tutte le altre voci. La “cultura della sicurezza alimentare”, rilevante ai fini del rating, attualmente non solo rientra negli obblighi giuridici direttamente applicabili, ma anche tra i parametri previsti da taluni sistemi di certificazione volontaria, oltre che dal Codex8. Se il sistema voluto dall’Ue a cascata arriva alla singola azienda alimentare, l’argomento dell’armonizzazione dei sistemi di rating si pone anch’esso a tutti i livelli, posto che si dovrebbe evitare l’attribuzione di rating in maniera poco armonizzata sia all’interno dei singoli Stati membri, sia tra gli stessi9. Tra i temi dell’armonizzazione vi dovrebbe essere anche quello dell’individuazione delle attività alimentari da controllare. Mentre a livello italiano fino a oggi sono stati valutati stabilimenti di lavorazione carne e ristoranti, tra le esperienze europee si annoverano specialmente
I RATING INSUFFICIENTI, IN ITALIA, NON SONO STATI PUBBLICATI
OTTIMO RAPPORTO
COSTO-RENDIMENTO
PIÙ EFFICIENZA
• Bilanciate singolarmente
• Ridotti tempi di montaggio
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MENO COSTI
• 80% di risparmio rispetto alle mole diamantate in commercio
• Ridotti costi di manutenzione
CERTIFICAZIONE DI
SCOPRI DI PIÙ
quelle relative alle attività di ristorazione, così almeno in Belgio e Spagna10 .
Il controllo ufficiale, il rating e la concorrenza. Un rapporto complesso
Il rating obbligatorio reso dagli organi di controllo ufficiale, una volta pubblicato come è avvenuto nei casi noti, si presenta come informazione, quindi anche come strumento di concorrenza tra operatori. Pertanto, nato quale dispositivo legale di affinamento del controllo ufficiale e di trasparenza esso si potrà imporre quale informazione “oggettiva” e ufficiale sfruttabile nella comunicazione. Il rating introduce una classificazione che lega controllore e controllato, quindi i medesimi soggetti che già operano nel quadro legale dell’insieme delle altre norme dell’ordinamento alimentare e che ben si conoscono reciprocamente, coinvolgendoli in una valutazione che va oltre quella del rispetto della norma visto che il rating esprime un valore che non può che essere allineato alla dovuta e permanente conformità legale dell’azienda alimentare. In fondo il rating con votazione sfavorevole appare come una contraddizione in termini: non potrebbe neanche prodursi in quanto un’azienda alimentare che non fosse in regola non dovrebbe poter operare fintanto che non riuscisse a ristabilire la propria conformità. Dare una votazione alla qualità dell’azienda alimentare affidandone la valutazione all’autorità pubblica crea una funzione nuova nell’organo di controllo qualificandone il potere pubblico anche quale valutatore così affiancando quel ruolo a quello di auditor e al primigenio di controllore ufficiale vero e proprio (e in concreto, di autorità sanitaria, di polizia giudiziaria ecc.). L’autorità sanitaria, con la nuova funzione volta a produrre una votazione sull’azienda alimentare, pare andare oltre alla stessa funzione essenziale di vigilanza igienicosanitaria, il che può comportare ricadute procedurali e processuali, oltre che a situazioni inopportune, se non di conflitto d’interessi.
Non voglio soffermarmi sul punto, ma non è la prima volta che il Legislatore unionale (e comunitario prima), per perseguire scopi in sé positivi, inquadra nello stesso strumento giuridico elementi diversi,
IL RATING
INTRODUCE UNA
CLASSIFICAZIONE
CHE LEGA
CONTROLLORE E CONTROLLATO
anche non propri della materia e comunque improntati a una visione tecnica, prima ancora che giuridica. Penso, ad esempio, a taluni concetti in tema di sicurezza alimentare presenti nei Reg. CE 178/2002 piuttosto che nei Regolamenti igiene (ad esempio nel mai risolto contrasto tra autocontrollo, comunicazione della non conformità aziendali ed effetti sanzionatori da cui si genera l’effetto dell’auto denunzia), che, una volta diventati operativi a livello nazionale e appositamente sanzionabili e sanzionati, determinano conseguenze diverse da quelle originariamente previste. Il fatto che di rating se ne parli nella norma quadro in materia di controlli ufficiale non preclude, a mio avviso, una riflessione su quale debba essere l’organo pubblico che quell’attività debba compiere. Ciò per non mettere in discussione la scelta del Legislatore di introdurre l’istituto del rating dei produttori alimentari. Il rating, che secondo il Regolamento giudica le aziende alimentari, finirà inevitabilmente per coinvolgere i prodotti. Non è difficile prevedere una distorsione della concorrenza perché nulla esclude che un prodotto gradito dal consumatore possa
provenire da un’azienda alimentare con un rating basso, o al contrario un’azienda con rating elevato non riesca a intercettare l’interesse del consumatore con un proprio prodotto. Non mi pare eccessivo domandarmi se, una volta che la produzione alimentare sia sicura, non spetti al consumatore scegliere il prodotto che preferisce, piuttosto che introdurre un elemento per molti aspetti distorsivo della concorrenza, com’è il rating, visto che non vi è ragione per la quale si debba sostituire con la valutazione pubblica del rating i fattori quali il gradimento, la qualità, il prezzo, la comodità d’uso sui quali il cliente finale dovrebbe rimanere sovrano, essendo già tutelato dalle norme sui requisiti fondamentali della sicurezza e lealtà dell’informazione. Se il rating fosse un fattore di verifica gestitito dall’autorità di controllo, come taluno ipotizza, si potrebbe pensare che ci si trovi in un sistema nel quale la sicurezza e la qualità alimentare si realizzino in un quadro competitivo e sostanzialmente a discrezione degli operatori alimentari: così non è, visto che le condizioni di conformità e sicurezza alimentare, almeno a oggi nell’Ue, sono assicurate attraverso norme cogenti e sanzionate che non ammettono insufficienze. Quindi il rating introduce, in pratica, un non richiesto fattore di concorrenza viziato all’origine dal fatto che in tema di legalità degli alimenti non vi è una libera scelta dell’operatore alimentare su come gestire la sicurezza alimentare, ma uno stretto rispetto imposto dalle norme giuridiche. A mio parere non è neppure convincente la teoria che,
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ponendo al centro dell’attività di gestione aziendale l’haccp, quindi lo strumento che l’impresa si autoproduce al fine di conformare i propri comportamenti, ritiene che la sicurezza sia una libera e autodeterminata scelta aziendale. L’haccp costituisce solo una apparenza di libera scelta e concorrenza tra aziende sul come agire in tema di igiene alimentare. Ciò in quanto non solo l’haccp a sua volta è obbligatorio, ma perché, seppure nelle differenze formali e redazionali tra tali documenti, gli elementi sostanziali sui quali gli haccp delle diverse aziende si fondano sono fissati dalle norme e in ogni caso i risultati di igiene che ne debbono essere gli obiettivi sono quelli individuati dalle norme legali. Anche la riforma “Cartabia” - così emerge dalla pratica - determina attraverso il meccanismo dell’adempimento a seguito di “prescrizione della polizia giudiziaria”, come previsto dall’art. 70, 1) della D. Lgs 2022/150, la modifica del sistema di autocontrollo aziendale, confermando, se ancora ce ne fosse bisogno, che la sicurezza alimentare è ottenuta principalmente per mezzo dell’imposizione di obblighi legali e non attraverso una libera concorrenza
tra imprese da valutare nei propri risultati attraverso il rating pubblico. Diverso evidentemente e qui non pertinente, è il livello di qualità che rientra tra i liberi obiettivi aziendali di posizionamento dei propri alimenti, del proprio marchio, nei diversi mercati i quali fanno parte di quei
valori sviluppabili aziendalmente soltanto dopo aver rispettato ogni norma di legge e quindi ogni prerequisito per l’esistenza dell’azienda stessa. Un Paese come l’Italia che esporta prodotti alimentari e degli alimenti si fa vanto dovrà bene gestire l’attribuzione del rating perché se adottasse
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criteri o prassi che determinassero votazioni più basse, a parità di situazione giudicata, rispetto a quelle attribuite nei Paesi concorrenti, rischierebbe di creare un danno ingiusto alla propria produzione
1. Il rating di cui a questo studio differisce da quelli volontari esistenti da tempo in diversi Paesi. Cfr. quanto scrissi: Lo Smiley del Belgio valorizza la reputazione aziendale, “Molini d’Italia”, settembre 2019, p. 31 e ss.. E ancora in tema di rating: La gestione del rating nelle aziende molitorie, “Molini d’Italia”, aprile 2018.
2. In materia di prodotti alimentari ricordo la vicenda dell’accesso civico ai dati relativi alle importazioni di prodotti alimentari a base di latte di cui alle decisioni del Consiglio di Stato, sez. III, 6 marzo 2019, n. 1546 e 9 ottobre 2019, n. 6897.
3. ANMV: “La programmazione e la categorizzazione del rischio - Al Ministero della Salute spetta elaborare il Piano di Controllo Nazionale Pluriennale (PCNP) ex Piano Nazionale Integrato. I controlli ufficiali si svolgono “in base alla categoria di rischio assegnata e con frequenza adeguata”. Il rating, la categorizzazione, si determina tenendo conto dei rischi propriamente detti, quelli che possono influire sulla sicurezza, l’integrità e la salubrità di alimenti e mangimi (i.e. rischi associati agli animali e alle merci, alle attività messe in atto dagli operatori), ma anche tenendo conto delle non conformità degli operatori e dell’affidabilità e dei risultati dell’autocontrollo messi in atto dagli operatori, compresi i regimi di certificazione di qualità privati” https:// www.anmvioggi.it/in-evidenza/70802in-gazzetta-ufficiale-i-nuovi-controlliufficiali.html consultato da ultimo il 13/10/24.
alimentare. Sono scettico che qualche Paese, diverso dall’Italia, possa attribuire, specie ai propri grandi marchi, rating sfavorevoli; da ciò la necessità, a mio parere, di evitare fughe in avanti, prima che
NOTE
4. Confindustria Toscana: Il sistema rating, file: ///C:/Users/consu/Downloads/Ratingpresentazione-prato-5-aprile-2024-2. pdf; Azienda USL Toscana Centro: Il sistema di rating, https://www.uslcentro. toscana.it/index.php/component/ attachments/download/137558 ; Ferri M., Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva: Il nuovo Regolamento 2017/625 sui controlli preventivi, https:// www.veterinariapreventiva.it/wpcontent/uploads/2019/07/Maurizio-Ferri.Presentazione-NRCU.-Bari.-Ottobre-2019 pdf consultati da ultimo il 13/10/24.
5. Tema gestito al momento in maniera non uniforme visto che non solo non è operativo un sistema di raccolta delle violazioni validate a livello nazionale, ma neppure a livello di Ue.
6. Regolamento (Ue) 2021/382. Si veda anche la Comunicazione della Commissione relativa all’attuazione dei sistemi di gestione per la sicurezza alimentare riguardanti le corrette prassi igieniche e le procedure basate sui principi del sistema HACCP, compresa l’agevolazione/la flessibilità in materia di attuazione in determinate imprese alimentari (2022/C 355/01).
7. In materia di produzioni di origini animali il “Code rural et de la pêche maritime” francese, all’art. D231-3-5, il quale prevede che il controllore ufficiale possa realizzare una valutazione individuale del personale incaricato di garantire l’autocontrollo sanitario.
8. Codex Alimentarius: General principles of food hygiene (CXC 1-1969).
9. In tema di valutazione del rischio delle aziende alimentari in Spagna
anche gli altri Stati Ue abbiano ben determinato le proprie regole applicative del rating e i Paesi abbiano effettuato di ring test tra autorità competenti anche a parità di prassi. A fronte di eventuali errori nella procedura di attribuzione nel rating si può ipotizzare il potere di autotutela dell’organo di controllo di revisionare il proprio operato, così come quello di procedervi in quanto sollecitato da parte dell’azienda alimentare anche per via giudiziaria. Nell’immeditato la difesa aziendale si fonda principalmente sul rafforzamento della “cultura della sicurezza alimentare”, sulla sua formalizzazione, ma anche sulla possibile adozione di linee guida sviluppate ad esempio a livello di categoria economica, come già è stato in materia di haccp.
Giuseppe Maria Durazzo
si veda: Clau d’interpretació del Protocol de classificació d’establiments alimentaris segons el risc, 1 de febrer de 2024 Barcelona: Secretaria de Salut Pública; 2024. https://hdl. handle.net/11351/11146 . In Francia si veda, Ministero dell’Agricoltura, Plan Nationale de Contrôles officiels pluriannuel (PNCOPA) 2021-2025 Actualisé en 2022, file:///C:/Users/consu/ Downloads/PNCOPA2021-2025%20 actualis%C3%A9%202022.pdf consultato da ultimo il 13/10/24 Il testo francese prevede, a pagina 22, come i controlli… “comprennent notamment des vademecum et des grilles d’inspection qui permettent d’assurer la cohérence des modalités de contrôle et des constats lors des inspections des opérateurs professionnels. Les grilles d’inspection qui présentent le bilan des constats débouchent sur l’évaluation de l’établissement: conforme/non conforme ou une notation de type A/B/C/D”. 10. Agencia Española de Seguridad Alimentaria y Nutrición: Preguntas y Respuestas sobre el Reglamento (Ue) N.º 2017/625 (Reglamento sobre Controles Oficiales) AVISO LEGAL, 7 DE ABRIL DE 2017: los Estados miembros deben establecer programas de calificación justos y transparentes para que los operadores informen a los consumidores del cumplimiento de los minoristas, restaurantes, cafeterias ecc. (véanse los Artículos 8 y 11) https://www.aesan.gob.es/AECOSAN/ docs/documentos/noticias/2017/FAQ_ registro_2017.pdf consultato da ultimo il 13/10/24.
L’apporto del Gruppo Giovani per un settore molitorio più competitivo
The contribution of the young millers group to a more competitive milling industry
Molino Fratelli Chiavazza, a historic milling company founded in 1955 in Casalgrasso, Piedmont, is renowned for producing high-quality flours and semolinas, combining tradition with innovation. The company focuses on sustainability through energy-efficient technologies and a short, transparent supply chain that emphasizes local raw materials. Andrea and Filippo Chiavazza, members of the Young Millers Group of Italmopa, share their reasons for joining the association. They believe in the importance of collaborating with other young professionals in the industry to exchange ideas, learn from diverse experiences, and actively contribute to the evolution of the sector. According to the Chiavazzas, the future of the milling industry will be shaped by technological innovation and sustainability. They emphasize the need to invest in digitalization and energy-efficient processes, while also responding to increasing consumer demand for transparency in supply chains.
ANDREA E FILIPPO CHIAVAZZA
RACCONTANO I MOTIVI CHE LI HANNO
SPINTI A ENTRARE NEL GRUPPO
GIOVANI ITALMOPA
ANDREA AND FILIPPO CHIAVAZZA
EXPLAIN THEIR MOTIVATIONS FOR JOINING THE ITALMOPA YOUTH GROUP
Molino Fratelli Chiavazza, fondato nel 1955, è una storica azienda italiana che opera nel settore molitorio, situata a Casalgrasso, nel cuore del Piemonte. Da oltre 60 anni, l’impresa si dedica con passione alla produzione di farine e semole di alta qualità, diventando un punto di riferimento per il mercato nazionale e internazionale. La loro missione è quella di combinare tradizione e innovazione, offrendo ai clienti prodotti che rispettano rigorosi standard qualitativi, mantenendo intatti i valori e l’autenticità che ci caratterizzano fin dalle origini. L’azienda nasce dalla volontà della famiglia Chiavazza di valorizzare le materie prime italiane e offrire un prodotto genuino e sicuro, garantendo trasparenza e attenzione in ogni fase del processo produttivo. Grazie a investimenti costanti in tecnologie avanzate, Molino Fratelli Chiavazza è riuscito a coniugare le tecniche molitorie tradizionali con sistemi produttivi all’avanguardia, che permettono di ottimizzare l’efficienza, ridurre l’impatto ambientale e assicurare la massima sicurezza alimentare. Ogni fase della lavorazione, dalla selezione del grano alla macinazione, avviene con grande cura e attenzione ai dettagli, garantendo un prodotto finale che soddisfa le aspettative dei consumatori più esigenti. Molino Fratelli Chiavazza è attento non solo alla qualità dei propri prodotti, ma anche alla sostenibilità ambientale. L’azienda è impegnata nella riduzione dell’impatto ecologico attraverso l’uso di tecnologie a basso consumo energetico e la ricerca
di Lorenzo Bellei Mussini, PhD
Coordinatore editoriale
Molini d’Italia
L’ADESIONE PERMETTE
DI CONTRIBUIRE ATTIVAMENTE
ALL’EVOLUZIONE
DEL SETTORE
di soluzioni innovative per minimizzare gli sprechi. Questa attenzione alla sostenibilità non si limita solo alla produzione: anche le relazioni con i fornitori di materie prime sono fondate su principi di trasparenza e rispetto per l’ambiente, promuovendo una filiera corta e controllata, con un focus sulle materie prime locali. Nel corso degli anni, Molino Fratelli Chiavazza ha ampliato la propria gamma di prodotti, che spazia dalle farine tradizionali di grano tenero e duro alle miscele speciali per la panificazione e la pasticceria, soddisfacendo le esigenze sia dei consumatori domestici sia delle industrie alimentari. Grazie alla continua ricerca di miglioramento, l’azienda è riuscita a posizionarsi con successo anche sul mercato internazionale, esportando i propri prodotti in numerosi paesi.
Molino Fratelli Chiavazza è un’impresa che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici. Il suo impegno è rivolto non solo alla qualità del prodotto, ma anche al benessere dei propri collaboratori e al sostegno delle comunità locali. Con un
occhio attento ai cambiamenti del mercato e alle nuove tendenze di consumo, continua a innovare e a crescere, rimanendo fedele alla propria visione: offrire farine di eccellenza, rispettando la tradizione molitoria italiana e promuovendo un futuro più sostenibile per l’intero settore.
Andrea e Filippo Chiavazza rispondono a “Molini d’Italia”
Quali sono stati i motivi che Vi hanno spinto a entrare nel Gruppo Giovani Italmopa?
Andrea Chiavazza: “Siamo entrati nel Gruppo Giovani Italmopa perché crediamo nell’importanza di confrontarci con altri giovani professionisti che condividono le nostre sfide nel settore molitorio. Questo gruppo ci offre un’opportunità
Da sinistra, Filippo e Andrea Chiavazza
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DELLA DOMANDA DI TRASPARENZA NELLE FILIERE PRODUTTIVE
unica per scambiare idee e apprendere da esperienze diverse. Inoltre, essere parte di un’associazione di categoria ci consente di rimanere aggiornati sulle dinamiche di mercato e di contribuire attivamente all’evoluzione del settore, portando nuove prospettive e idee fresche”.
Filippo Chiavazza: “La nostra adesione al gruppo è motivata anche dalla voglia di attivarci e partecipare ai cambiamenti che riguardano l’industria. Crediamo che il confronto tra giovani possa stimolare l’innovazione e rendere il nostro settore più competitivo”.
Come vedete il futuro del settore molitorio e quali sono, secondo Voi, le linee che potrebbe seguire per essere sempre più competitivo?
Filippo Chiavazza: “Il futuro del settore
molitorio sarà inevitabilmente influenzato dall’innovazione tecnologica e dalla crescente attenzione alla sostenibilità. Per rimanere competitivi, dovremo investire nella digitalizzazione dei processi produttivi e nell’efficienza energetica. Inoltre, prevediamo un aumento della domanda di trasparenza nelle filiere produttive, con consumatori sempre più attenti alla qualità e alla provenienza delle materie prime. Dobbiamo anche essere pronti a innovare nei prodotti e nei processi per rispondere alle nuove esigenze del mercato globale”.
Andrea Chiavazza: “È fondamentale
anche puntare sulla qualità e sull’innovazione, cercando soluzioni che riducano l’impatto ambientale. L’adozione di pratiche sostenibili e l’uso di tecnologie avanzate saranno cruciali per il nostro successo futuro”.
In tale contesto, quale ruolo potrebbero avere i Giovani Mugnai di Italmopa? Che tipo di apporto potrebbe derivare in termini di idee e iniziative da parte del Gruppo?
Andrea Chiavazza: “I Giovani Mugnai di Italmopa possono diventare una vera
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Filippo Chiavazza: “Inoltre, il nostro gruppo può favorire una maggiore collaborazione tra i vari attori della filiera, integrando pratiche più efficienti e sostenibili. Il nostro apporto può stimolare il settore a progredire verso un’industria più responsabile e all’avanguardia, in grado di rispondere alle sfide future con maggiore resilienza e creatività”.
Lorenzo Bellei Mussini
Strategie per migliorare la resilienza del grano duro alla siccità Strategies to enhance durum wheat’s resilience to drought
Climate change is significantly impacting global temperatures and precipitation patterns, especially in the Mediterranean region, which is experiencing the most pronounced temperature increases and reduced rainfall. Drought stress has become a major challenge for agriculture, particularly for crops such as durum wheat (Triticum turgidum ssp. durum), a key staple in Mediterranean diets. The research presented in this paper investigates the morphological response of wheat roots to water scarcity, focusing on two varieties: the traditional Saragolla and the modern Svevo. The study utilizes the advanced software SmartRoot to analyze root architecture under drought conditions, revealing that the traditional Saragolla exhibits superior drought tolerance with deeper, more extensive root systems.
LA TECNOLOGIA
SMARTROOT E L’IA POSSONO OFFRIRE VANTAGGI SIGNIFICATIVI IN AGRICOLTURA SOSTENIBILE E ADATTATIVA SMARTROOT TECHNOLOGY AND AI CAN OFFER SIGNIFICANT ADVANTAGES IN SUSTAINABLE AND ADAPTIVE AGRICULTURE
Il cambiamento climatico comporta significative alterazioni delle temperature globali e dei modelli meteorologici nel tempo, un fenomeno accelerato dalle attività antropiche, che hanno incrementato le emissioni di gas serra, contribuendo al riscaldamento globale. Il bacino del Mediterraneo, in particolare, si distingue come una delle regioni più vulnerabili al cambiamento climatico, registrando i maggiori aumenti di temperatura e i più bassi livelli di precipitazioni. Uno degli impatti più rilevanti del cambiamento climatico è
di Mariapina Rocco e Ilva Licaj
Dipartimento di Scienze e Tecnologie (DST), Università degli studi del Sannio
lo stress da siccità, caratterizzato da periodi prolungati di clima secco anomalo. Negli ultimi dieci anni, lo stress da siccità ha rappresentato una sfida importante per l’agricoltura, determinando una riduzione sia della resa sia della qualità delle colture, con ripercussioni sulla disponibilità di cibo e, di riflesso, sulla salute umana.
Il grano duro e il suo ruolo cruciale nella sicurezza alimentare
Il grano duro (Triticum turgidum ssp. durum) è una coltura cerealicola di grande importanza a livello globale. Essendo un elemento fondamentale in numerosi prodotti consumati, come pasta, cous cous e vari tipi di pane, il grano riveste un ruolo essenziale come alimento base nelle regioni mediterranee. La sua produttività è profondamente influenzata da stress abiotici, come siccità e temperature estreme, e da stress biotici, quali malattie, infestazioni e parassiti. Inoltre, l’aumento della popolazione mondiale, che si prevede crescerà del 25% nei prossimi 30 anni, raggiungendo circa 10 miliardi di persone, rappresenta una sfida ulteriore. Nonostante i progressi nelle tecniche di selezione genetica che hanno migliorato la produzione del grano, il tasso attuale di incremento delle rese per le colture di grano, incluso il grano duro (Triticum turgidum), risulta
insufficiente per soddisfare le proiezioni della domanda futura. Alla luce di queste sfide, un gruppo di ricercatori dell’Università del Sannio, del Politecnico di Milano e dell’Università di Tor Vergata, Italia (Ilva Licaj, Domenico Felice, Chiara Germinario, Clarissa Zanotti, Anna Fiorillo, Mauro Marra, and Mariapina Rocco, An artificial intelligence-integrated analysis of
LA SICCITÀ ALTERA
LE FUNZIONI ANATOMICHE, MORFOLOGICHE E FISIOLOGICHE
the effect of drought stress on root traits of “modern” and “ancient” wheat varieties, “Frontiers in Plant Science” 14 (2023): 1241281) ha condotto uno studio per analizzare la risposta delle varietà di grano allo stress idrico, al fine di comprendere meglio i meccanismi che alcune varietà di grano adottano in un regime di scarsità d’acqua.
Studio e analisi delle radici per migliorare la tolleranza alla siccità mediante il software SmartRoot
La resistenza alla siccità nel grano è un tratto complesso di tipo poligenico, governato da meccanismi intricati che, nel loro insieme, migliorano la capacità della pianta di adattarsi in ambienti con scarsa disponibilità d’acqua. Pertanto, lo studio di Licaj et al., 2023, mira a confrontare le risposte di cultivar di grano tolleranti e sensibili alla siccità e a individuare la strategia più efficace adottata dalle piantine di grano nel rispondere allo stress abiotico (siccità), collegato anche alla crescente domanda globale di grano dovuta all’incremento della popolazione. Come accade per tutte le piante, anche nelle cultivar di
Le immagini acquisite tramite il software SmartRoot evidenziano le variazioni nell’architettura radicale delle due cultivar Saragolla e Svevo in condizioni di presenza d’acqua e in scarsità d’acqua
grano, la siccità altera le funzioni anatomiche, morfologiche e fisiologiche, che a loro volta modificano i processi cellulari all’interno delle radici, influenzando quindi l’architettura dell’apparato radicale. L’architettura radicale è fondamentale per la crescita e lo sviluppo delle piante, soprattutto in condizioni di siccità. Le radici, essendo a
diretto contatto con il suolo, sono il primo organo che percepisce la presenza o l’assenza di acqua, rispondendo attraverso un adattamento della propria architettura, in particolare a livello della loro lunghezza e del numero di radici, ribadiscono gli esperti. Questi meccanismi consentono di ridurre la perdita d’acqua e di mantenere il
Le immagini ottenute tramite il microscopio elettronico a scansione (SEM) mostrano le cellule delle radici delle cultivar Saragolla e Svevo in condizioni di presenza d’acqua e scarsità d’acqua.
SMARTROOT ACQUISISCE E QUANTIFICA
LA STRUTTURA
DELLE RADICI DEL GRANO
metabolismo anche in condizioni critiche, aumentando così la sopravvivenza della pianta. Sebbene sia ampiamente riconosciuto che un sistema radicale profondo, esteso e ramificato sia fondamentale per lo sviluppo di colture resistenti alla siccità, la questione cruciale riguardo a quali caratteristiche radicali siano più determinanti in condizioni di carenza d’acqua rimane ancora irrisolta.
Detto ciò, come evidenziato da Ilva Licaj durante l’evento del 13 settembre 2024, Ocrim Open Day 2024 “Grano, farina e...”, le radici sono state selezionate nello studio come materiale per esaminare la plasticità dell’architettura radicale sotto stress idrico in due cultivar di grano: una varietà tradizionale del Sud Italia, la Saragolla, e una moderna, la Svevo. Per l’analisi morfologica delle radici, è stato utilizzato il software SmartRoot, uno strumento avanzato progettato per l’acquisizione e la quantificazione della struttura delle radici attraverso immagini digitali, ottenute mediante tecniche di scansione o fotografia.
Questo software permette di ottenere misurazioni dettagliate dell’architettura radicale, fornendo informazioni essenziali sul comportamento delle radici in risposta a condizioni ambientali avverse. Dai risultati ottenuti dallo studio emerge un quadro interessante riguardo alla plasticità morfologica delle due cultivar. La cultivar tradizionale sembra manifestare una maggiore tolleranza alla siccità, mantenendo una struttura radicale stabile sotto stress e presentando sistemi radicali più profondi ed estesi. Inoltre, essa mostra una maggiore lunghezza delle radici primarie, un numero superiore di
radici laterali e una densità maggiore di peli radicali rispetto alla varietà moderna. Questi adattamenti suggeriscono una maggiore efficienza nell’assorbimento di acqua e nutrienti, caratteristiche fondamentali per la sopravvivenza e la produttività in condizioni di scarsità idrica. Lo studio, attraverso l’uso di SmartRoot, evidenzia l’importanza di analizzare in modo preciso e dettagliato l’architettura radicale come indicatore della resilienza delle piante e suggerisce che la varietà tradizionale potrebbe offrire vantaggi significativi in agricoltura sostenibile e adattativa. Tuttavia, è essenziale notare che, sebbene
i risultati suggeriscano una maggiore resistenza della Saragolla alla siccità, la capacità di adattamento di una cultivar non dipende esclusivamente dalla morfologia radicale, ma deve essere valutata in un contesto più ampio che comprenda altri fattori fisiologici e genetici.
L’utilizzo dell’Intelligenza
Artificiale in scenari di stress da siccità applicata alla ricerca di base
L’Intelligenza Artificiale (IA), con le sue metodologie avanzate, sta emergendo come una delle tecnologie più promettenti nel campo dell’agricoltura e nello studio della fisiologia delle piante. La promessa di questa tecnologia risiede nella sua capacità di elaborare e analizzare enormi quantità di dati provenienti da fonti differenti, per rivelare schemi e tendenze che altrimenti potrebbero sfuggire all’analisi umana. Il miglioramento delle colture e la gestione dello stress ambientale, come quello idrico, sono tra le applicazioni più rilevanti dell’IA sia in fisiologia vegetale sia in agricoltura. Tuttavia, nonostante i progressi e le potenzialità, è fondamentale adottare un approccio critico verso l’applicazione dell’IA in questi settori.
Lo studio riportato da Licaj et al. (2023) offre un esempio concreto dell’uso degli algoritmi di IA per studiare la risposta delle varietà di grano allo stress idrico, evidenziando due obiettivi principali: la previsione delle varietà di grano più resilienti allo stress e l’inferenza delle relazioni complesse tra le caratteristiche anatomiche delle piante e il loro comportamento sotto stress. In particolare, come evidenziato anche da Domenico Felice durante il suo intervento all’Ocrim, l’analisi IA effettuata mediante due algoritmi, utilizzando vari tratti anatomici delle radici primarie dei due cultivar, sia in condizioni di controllo sia di stress, ha permesso di stabilire una correlazione chiara tra queste caratteristiche e la diversa espressione di tolleranza allo stress osmotico delle due varietà selezionate. Questo studio ha permesso di addestrare gli algoritmi IA sui dati strutturali delle radici ottenuti da osservazioni al microscopio elettronico a scansione, al fine di riconoscere a quale varietà appartenesse un campione. Infatti, gli algoritmi IA sono stati in grado di identificare perfettamente se il campione in questione appartenesse alla varietà Saragolla o Svevo. I risultati ottenuti dimostrano come la diversità comportamentale tra il grano Saragolla e il grano Svevo sotto stress idrico
sia sostanzialmente diversa e divergente, risultando quindi di grande interesse per il contributo alla ricerca accademica. Ciò apre la strada a future applicazioni interessanti e più potenti nel campo della biologia vegetale, dove algoritmi più complessi, legati alle aree del Deep Learning e del Reinforcement Learning, potrebbero essere utilizzati per ottenere risultati ancora più dettagliati e accurati.
Approccio avanzato: intelligenza artificiale per l’analisi radicale
Uno degli aspetti positivi dell’applicazione dell’IA in questo campo è la capacità di integrare dati da piattaforme diverse e di analizzare le variabili in modo complesso e multidimensionale. In questo modo si ottengono visioni più complete della fisiologia delle piante, con implicazioni significative per il miglioramento delle pratiche agricole. Ad esempio, l’uso di algoritmi per prevedere quali caratteristiche morfologiche o fisiologiche delle cultivar rispondano meglio allo stress idrico potrebbe portare a una gestione agricola più informata e a colture più resilienti. Tuttavia, la potenzialità di questa tecnologia deve essere valutata con attenzione.
CON L’IA SI PUNTA A UN FUTURO AGRICOLO
PIÙ SOSTENIBILE E RESILIENTE
La validità dei modelli predittivi costruiti tramite IA dipende fortemente dalla qualità dei dati di input e dalla correttezza delle ipotesi su cui si basano gli algoritmi. In altre parole, se i dati utilizzati per addestrare i modelli non sono rappresentativi o se gli algoritmi non sono adeguatamente affinati, i risultati potrebbero essere distorti o non applicabili in contesti agricoli differenti da quelli in cui sono stati ottenuti. Questo problema è particolarmente rilevante in un ambito complesso come quello agricolo, dove le variabili ambientali e genetiche possono variare drasticamente da un contesto all’altro.
L’interpretazione dei modelli, inoltre, e la loro applicabilità pratica sono altrettanto cruciali. Sebbene l’IA possa rivelare correlazioni tra le caratteristiche delle piante e il loro comportamento sotto stress, comprendere il significato biologico di tali correlazioni è fondamentale per tradurre i
risultati in strategie agronomiche efficaci. Non sempre, infatti, un modello di IA può “spiegare” il motivo per cui una determinata varietà di grano risponde meglio allo stress idrico rispetto a un’altra. La combinazione di intelligenza artificiale e intelligenza biologica, in questo contesto, potrebbe essere la chiave per un futuro agricolo più sostenibile e resiliente. L’applicazione descritta apre la strada a nuove, interessanti e più potenti applicazioni future: il vero fine, infatti, è l’estensione delle funzionalità di tale approccio al campo agricolo, ribadisce Domenico Felice durante l’evento Ocrim. L’uso di sensori in campo per raccogliere dati ambientali e fisiologici potrebbe, in teoria, creare un dataset altamente specifico per ogni regione e applicare algoritmi di IA per ottimizzare la scelta delle cultivar. Questo approccio potrebbe, infatti, superare i limiti dell’Agricoltura 4.0, fornendo strumenti più precisi e adattabili a variabili ambientali complesse e mutevoli. Detto ciò, è ora in corso uno sviluppo brevettuale, su cui seguiranno aggiornamenti. Tuttavia, è fondamentale che tale sviluppo avvenga in modo integrato, coinvolgendo anche esperti in agronomia, biologia vegetale e scienze ambientali, per garantire che le soluzioni proposte siano scientificamente valide e applicabili.
I benefici attesi sarebbero molteplici: maggiore produttività, riduzione dei trattamenti chimici e abbattimento dei costi operativi per le aziende agricole rappresentano vantaggi tangibili per la filiera. L’intelligenza artificiale, infatti, potrebbe permettere una gestione agricola più mirata, in cui ogni singola pianta riceve le condizioni ottimali per crescere, riducendo gli sprechi e massimizzando le risorse. Tuttavia, questi vantaggi sono strettamente legati alla qualità e alla precisione dei dati utilizzati e alla capacità dell’IA di interpretare e applicare tali informazioni in modo affidabile.
In conclusione, l’applicazione dell’IA alla gestione agricola e alla fisiologia vegetale è una frontiera promettente, ma che non può prescindere da una valutazione attenta delle condizioni locali, della qualità dei dati e della sostenibilità economica. Il rischio di una tecnologizzazione che non risponde pienamente alle necessità degli agricoltori o alle specificità ambientali è reale. Sarà cruciale, quindi, che la ricerca futura integri la dimensione tecnologica con quella biologica e agronomica, per garantire soluzioni che siano veramente innovative, praticabili e vantaggiose per tutte le parti coinvolte.
Mariapina Rocco e Ilva Licaj
Sigep World 2025: l’industry globale del foodservice si dà appuntamento in Fiera a Rimini dal 18 al 22 gennaio
Un nuovo settore dedicato alla pizza ad affiancare le 4 grandi filiere (gelato, pastry&chocolate, coffe e bakery), un ampliamento degli spazi fino a 138.000 metri quadri grazie all’aggiunta di due ulteriori padiglioni e una spinta ancora maggiore sull’internazionalità. Sono solo alcune delle principali novità di “Sigep World - The World Expo for Foodservice Excellence”, la manifestazione
organizzata da Italian Exhibition Group e in programma alla Fiera di Rimini dal 18 al 22 gennaio 2025.
Giunto alla 46esima edizione, Sigep si presenta anche con un payoff rinnovato, a ribadire la centralità globale del salone riminese che non a caso ha ampliato il proprio raggio d’azione negli ultimi anni attraverso i due show satellite - in mercati di grande potenzialità - nella Cina
meridionale e a Singapore, confermati anche per il 2025.
Sigep World 2025 ha già fatto registrare grandi numeri, con il sold out degli spazi espositivi venduti e l’adesione dei top player del foodservice e delle new entry del settore pizza, che secondo le stime più recenti ha un valore mondiale superiore ai 153 miliardi di dollari (fonte: Verified Markets Reports). Sigep sarà quindi la vetrina
Transizione ecologica in agricoltura
Laguida peradeguare laproduzioneagricola alla transizione ecologica
Prodotti e tecniche innovativi
Paolo Ranalli
Come rendere sostenibile la filiera agroalimentare?
In questo volume l’Autore affronta il tema del momento: la transizione dei sistemi agricoli verso nuovi modelli produttivi.
Vengono esposti concetti come biodiversità , ecosistema , farming e definiti gli strumenti per la valorizzazione del paesaggio e del territorio rurale. Un richiamo è anche alle nuove frontiere dell’agricoltura, al suo futuro smart e al cibo che verrà.
Il filo “verde” che attraversa e lega le scelte future delle aziende agricole si chiama innovazione. Declinata su misura d’uomo e dell’ambiente.
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più importante per questo prodotto e le sue tecnologie, arricchendo ulteriormente e completando un’offerta espositiva fieristica che lo rende un faro in tutto il mondo per l’industria del foodservice a 360°. La spinta internazionale sarà ancora più importante e nel 2025 si aprirà un nuovo capitolo dell’espansione globale di Sigep World, che nel quartiere fieristico di Rimini andrà a concretizzarsi attraverso i programmi strategici di business matching. Al Top Buyer Program hanno già aderito 520 top buyer da 91 Paesi: oltre ai principali paesi europei si segnalano presenze da Stati Uniti, Sud America, Sud Est Asiatico e Paesi del Golfo. Dai distributori alle catene di pubblici esercizi, fino alle società di catering, comprese quelle delle linee aree e delle crociere, passando per i gruppi alberghieri di tutto il mondo: sono questi i principali attori del Top Buyer Program, che conferma l’importante lavoro svolto da Sigep sull’incoming estero. Un processo che passa dal coinvolgimento diretto dei principali decision makers del
settore aderenti anche al Premium Program, riservato principalmente a buyer europei - con in testa operatori da Germania, Spagna, Romania, Francia, Gran Bretagna, Croazia, Grecia, Polonia, Slovenia e Serbia - e che quest’anno prevede la partecipazione di circa 3.000 buyer da tutto il mondo.
Naturalmente durante Sigep World 2025 verrà dato grande spazio ai più importanti talk di tutte le communities presenti: quello di apertura, in particolare, sarà incentrato sulle più aggiornate tendenze - nazionali e soprattutto internazionali - del foodservice, confermando Sigep World come la voce più autorevole del settore grazie al lancio di Sigep Vision, l’Osservatorio globale sui trend del gelato e del foodservice. Un settore, quest’ultimo, che continua a essere competitivo in Europa e nel mondo: nel 2024 la spesa complessiva registrata in Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e Spagna, raggiunge gli oltre 330 milioni di euro, con una crescita del 6,4% rispetto al 2023. Guardando
invece oltreoceano, la spesa dei consumatori dell’Out of Home negli Stati Uniti risulta in aumento del 3,9% rispetto all’anno precedente, attestandosi a oltre 612 milioni di euro (fonte: Circana).
E ancora, attenzione ai nuovi trend su scala mondiale riguardanti le ultime tecnologie delle macchine automatiche per il caffè - con un evidente miglioramento anche sul fronte sostenibilità - i lievitati e le novità del mondo della pasticceria, oltre naturalmente alla gelateria del futuro, con l’evento di Rimini che è il volano principale per la diffusione della cultura del gelato italiano in tutto il mondo.
A Sigep World 2025 infine torneranno, come ogni anno, le Arene e le competizioni nazionali e internazionali che lo scorso gennaio hanno visto partecipare ben 25 paesi - dedicate a tutte le filiere rappresentate, tra cui Pizza Senza FrontiereWorld Pizza Champions Games, Bread in the City - Bakery World Cup, il campionato internazionale di panificazione, e la Gelato Europe Cup.
Un silo di stoccaggio all’avanguardia per Progeo
UNA STRUTTURA TARGATA OCRIM CONCEPITA ATTRAVERSO IDEE AMBIZIOSE E INGEGNERIA ALL’AVANGUARDIA
Le nuove esigenze del mercato molitorio italiano hanno portato il gruppo Progeo - una delle più importanti cooperative agricole italiane - a investire su una struttura silos all’avanguardia, costituita da quattro celle da 30 tonnellate cadauna e otto da 8 tonnellate, avvalendosi ancora una volta delle competenze
di Ocrim per questo progetto chiavi in mano.
Si tratta di un sistema di carico alla rinfusa veloce per il conferimento dei prodotti finiti su automezzi, prodotti provenienti dal molino da 320 T/24h a grano tenero, costruito proprio da Ocrim circa quarant’anni fa e ammodernato nel tempo.
Scelta strategica, perché le industrie più innovative del settore forniscono la grande distribuzione con grandi quantitativi di materie prime alla rinfusa e in tempi celeri, abbattendo i tempi di fermata dei mezzi.
È stato realizzato un innovativo sistema alla rinfusa pluriprodotto, dotato di
Esterno Progeo
dispositivo di scarico fluidizzato ad alta velocità su tutte le dodici celle. Le cisterne vengono posizionate sulla pesa a ponte, in modo da quantificare in modo esatto il peso del prodotto caricato nelle cisterne del camion. È stato studiato un sistema di punti di carico multipli, in modo da consentire al camion di rimanere fermo sulla pesa, comportando una notevole ottimizzazione delle operazioni, poiché è possibile riempire più cisterne in meno tempo. Il prodotto viene trasferito dal silo farine esistente alla nuova sezione attraverso
un sistema pneumatico in pressione. Inoltre, per evitare contaminazioni tra le varie qualità/tipi di farine e per una loro corretta gestione, le celle sono dotate di un sistema di aspirazione individuale e di sonde di controllo.
La nuova struttura silos è indipendente dall’impianto esistente ed è dotata della relativa impiantistica elettrica e automazione, che poi si interfaccia con l’impianto esistente.
La direzione di Progeo ha sottolineato che Ocrim ha fornito un sistema ecologico e
sostenibile per il conferimento del prodotto finale ai clienti. Il sistema comprende celle di diverse dimensioni, sia grandi sia piccole, permettendo al gruppo di rifornire la piccola, media e grande industria, rafforzando così la versatilità e la competitività sul mercato. Con questo progetto, Progeo ha completato un piano di sviluppo industriale all’avanguardia, beneficiando della serietà e delle competenze di un partner che, sin dagli anni Ottanta, contribuisce al raggiungimento degli obiettivi più ambiziosi.
Ricezione Progeo
Interno Progeo
La selezione ottica 3U Vision applicata alla lavorazione della carruba
Negli ultimi anni la carruba ha guadagnato crescente attenzione a livello globale, spostandosi da coltivazione di nicchia a risorsa promettente per diverse industrie, soprattutto grazie agli avanzamenti tecnologici nei processi di selezione, fondamentali per ottenere un prodotto di alta qualità. Originaria del bacino del Mediterraneo, la carruba sta vedendo espandere le aree di coltivazione verso latitudini più settentrionali, a causa dei cambiamenti climatici. Particolarmente apprezzata per la sua versatilità e per la sua capacità di adattarsi alla coltivazione in regioni aride e alle sempre più frequenti criticità idriche causate dal cambiamento climatico è inoltre
molto resistente a malattie e al freddo. In Italia, la Sicilia è la principale regione produttrice, le province di Ragusa e Siracusa intercettano oltre il 90% della superficie coltivata.
La carruba: un superfood mediterraneo e le sue applicazioni alimentari
Storicamente impiegata nella produzione di mangimi e cibo per animali, la carruba è ora particolarmente richiesta nell’industria alimentare grazie ai suoi numerosi benefici nutrizionali, alla sua versatilità e alla crescente attenzione verso prodotti naturali, vegani e privi di glutine.
La farina ottenuta dai semi di carruba nota come “gomma di carruba” è un addensante naturale con eccellenti proprietà emulsionanti e stabilizzanti, che la rendono ideale per migliorare la consistenza e la durata di conservazione degli alimenti, ampiamente utilizzato nella preparazione di creme, gelati, formaggi, salse, prodotti da forno.
Il baccello della carruba, ricco di zuccheri naturali, viene spesso impiegato come alternativa al cacao grazie a un gusto naturalmente dolce, privo di caffeina e teobromina, due sostanze presenti nel cacao che possono avere effetti collaterali su persone sensibili. Preferibile in molte preparazioni dolciarie, ideale per chi cerca di ridurre il consumo di zuccheri e grassi saturi, senza compromettere il gusto.
La farina di carruba è un vero e proprio “superfood”: ricca di vitamine, sali minerali, antiossidanti, fibre e pectine, offre numerosi benefici per la salute, tra cui la capacità di migliorare la digestione e ridurre il colesterolo.
Queste proprietà nutrizionali la rendono un ingrediente molto richiesto in prodotti destinati a consumatori attenti alla salute e al benessere.
Le sfide della selezione della carruba
La carruba richiede un’attenta selezione per garantire la qualità del prodotto finale. Le selezionatrici ottiche di 3U Vision, utilizzando sensori ad alta precisione e algoritmi avanzati di intelligenza artificiale, sono in grado di identificare con precisione, separare e rimuovere tutti gli elementi indesiderati, per garantire una materia prima di altissima qualità, riducendo scarti e ottimizzando l’efficienza del processo produttivo.
Selezionatrice OPTICA su impianto C.M.F.
Il contributo tecnologico di 3U Vision
Recentemente 3U Vision ha avviato una collaborazione C.M.F. Ferrari Carlo srl, azienda leader nel settore degli impianti di
lavorazione delle carrube, C.M.F. ha scelto le selezionatrici OPTICA 3U Vision da integrare nell’impianto per la loro capacità di garantire risultati superiori rispetto alla concorrenza nella selezione e pulitura delle carrube.
1) Rimozione delle impurità dai baccelli: una delle maggiori difficoltà nella lavorazione della carruba riguarda la pulizia dei baccelli dalle impurità, come rametti, cortecce e altri materiali che hanno caratteristiche molto simili a quelle dei baccelli stessi. Le selezionatrici di 3U Vision, grazie all’intelligenza artificiale, sono in grado di distinguere con precisione queste impurità e rimuoverle, migliorando significativamente la qualità del prodotto.
2) Selezione dei semi: durante il processo di selezione, è fondamentale eliminare tutte le impurità come residui di baccello, semi non conformi, sassolini o altri elementi che potrebbero danneggiare il prodotto finale. Le selezionatrici ottiche di 3U Vision sono progettate per identificare questi difetti e assicurare che solo i semi di qualità vengano selezionati.
3) Rimozione delle cuticole dai semi decorticati: dopo la decorticazione i semi rotti devono essere completamente puliti dalle cuticole residue. Anche in questo caso, le selezionatrici 3U Vision garantiscono un’accurata rimozione delle parti indesiderate, permettendo un risultato di qualità ottimale.
La capacità di 3U Vision di risolvere queste sfide complesse, rappresenta un vantaggio competitivo significativo per l’industria della carruba. La precisione nell’identificazione, separazione e rimozione dei vari elementi ha permesso di migliorare significativamente la qualità del proprio prodotto, pronto per soddisfare le esigenze di un mercato in continua crescita.
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