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FORMAZIONE

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OCCHIO ALLA LEGGE

OCCHIO ALLA LEGGE

Le abilità scolastiche non determinano il futuro di un individuo ed il suo successo nella vita e professionale

UN MODO DIVERSO DI ESSERE INTELLIGENTI

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Assumere la leadership, essere coinvolgenti, aggregare persone, saper trattare con gli altri, sono diventati il punto di forza di un vero leader. Queste caratteristiche non passano dalle conoscenze valutate dal QI, passano dal concetto di “intelligenza multipla”

di Giansandro Ogliari*

Fino a qualche tempo fa, quando si parlava di intelligenza, il nostro pensiero andava immediatamente al concetto di QI, Quoziente di Intelligenza. Uno studente, con un QI di 150, veniva messo sotto il riflettore, richiamava l’attenzione di tutte le multinazionali e tenuto in grande considerazione. Alla metà degli anni 90 iniziò a far capolino tra gli psicologi, una concezione più ampia di intelligenza, la convinzione che l’intelligenza dell’essere umano non passava solo dai concetti scolastici, dalla logica, dalla matematica o dall’intelligenza verbale. In altre parole, le abilità scolastiche, non determinano il futuro di un individuo ed il suo successo nella vita e professionale. O, almeno, non da sole. Provate a far mente locale. Vi è mai capitato di avere un amico, un conoscente, con una grande capacità scolastica, un quoziente intellettivo elevato, una persona si pensasse fosse atteso da una grande carriera professionale e poi, alla lunga, non essere riuscita e rispettare le attese se non addirittura rivelarsi una grande delusione? Assumere la leadership, essere coinvolgenti, aggregare persone, saper trattare con gli altri, sono diventati il punto di forza di un vero leader. Queste caratteristiche non passano dalle conoscenze valutate dal QI, passano dal concetto di “intelligenza multipla”. Un concetto portato alla luce da Howard Gardner, e sviluppato successivamente dagli studi di Goleman.

NON ESISTE UN SOLO CONCETTO DI INTELLIGENZA La valutazione del solo QI non è sufficiente a misurare l’effettiva intelligenza di una persona, a stabilire

le sue qualità e le sue effettive potenzialità. Da questo pensiero nasce il concetto di “intelligenza multipla”. Oltre alla logica scolastica (QI) anche altri tipi di intelligenza vengono studiate: l’intelligenza linguistica, l’intelligenza spaziale, l’intelligenza musicale, l’intelligenza cinestetica, l’intelligenza interpersonale e l’intelligenza intrapersonale. Non esiste quindi un’unica intelligenza immutabile, valutata con il QI, ma una serie di intelligenze, multiple appunto, che determinano le nostre abilità e le nostre capacità. Negli ultimi tempi si è aggiunta l’intelligenza naturalistica e l’intelligenza esistenziale. Mi permetto di inserire un’intelligenza che reputo fondamentale in questo periodo storico: l’intelligenza sociale.

LE DUE INTELLIGENZE SECONDO GOLEMAN Goleman ne prese in considerazione due in modo particolare: l’intelligenza interpersonale, la capacità di comprendere gli altri, di conoscere le sue emozioni e l’intelligenza intrapersonale, la capacità di conoscere noi stessi e di conoscere le nostre emozioni, dando il via al concetto di “intelligenza emotiva”. Sviluppare queste due intelligenze che rappresentano le nostre capacità personali, è un vero e proprio percorso formativo. Spesso noi “pensiamo” di conoscere una nostra emozione ma, altrettanto spesso, non siamo in grado di riconoscerla, di darle il nome esatto e di identificare cosa succede nella nostra mente e nel nostro corpo, nel vivere quella particolare emozione.

NEL LAVORO LE QUALITÀ EMOTIVE, DERIVANTI DALL’INTELLIGENZA EMOTIVA, SONO FONDAMENTALI Entriamo in un ambito fondamentale del mondo del lavoro: la comunicazione. Noi comunichiamo dal momento in cui ci alziamo dal letto, al momento in cui ci corichiamo la sera per il meritato riposo. Vi propongo di riflettere, a questo punto, su una frase di Dale Carnegie: “Quando trattiamo con la gente, ricordiamo che non stiamo trattando con persone dotate di logica. Noi stiamo trattando con creature dotate di emozioni”. Non dobbiamo dimenticarci, prima di tutto, che siamo animali so-

ciali e ciò che ci mette in relazione con l’altro sono le nostre emozioni e non la nostra razionalità.In qualsiasi esperienza lavorativa ci si ritrovi, sia che si stia lavorando per una grande organizzazione, sia che facciate parte di un importante board di direzione, sia che lavoriate in proprio o in una piccola organizzazione, le qualità emotive, derivanti dall’intelligenza emotiva, sono fondamentali. Una volta venivano chiamate: competenze, carattere, personalità, ora che la ricerca ha esplorato il campo delle potenzialità umane, si chiamano: saper prendere l’iniziativa, empatia, capacità di adattarsi, di essere persuasivi, resilienti. In una parola: sviluppare la propria “intelligenza emotiva”. Intelligenza emotiva significa: conoscere le proprie emozioni e le emozioni degli altri, siano essi compagni di vita, amici o collaboratori. L’ntelligenza emotiva, o quoziente intellettivo, ha un grosso problema: non è misurabile. La buona notizia è che la si può sviluppare. Può essere allenata in ogni singolo secondo della nostra vita. Abbiamo detto che la definizione di intelligenza emotiva è: conoscere le proprie e le emozioni altrui. Conoscere le emozioni altrui ci consente di non prendere decisioni affrettate, avventate. Ci permette di agire anziché re-agire il che potrebbe avere ripercussioni spiacevoli ed irreparabili. Sviluppare ed accrescere la nostra intelligenza emotiva ci permette di avere legami più

stretti, relazioni migliori e troveranno giovamento l’ambiente di lavoro e le relazioni private.

L’IMPORTANZA DELL’INTELLIGENZA EMOTIVA Perché ci siamo accorti solo oggi dell’importanza dell’intelligenza emotiva? Le moderne tecnologie ci permettono di essere connessi con il mondo intero h24 per 365 giorni all’anno. La domanda che dobbiamo porci è: “siamo connessi con noi stessi?”. La continua connessione con il mondo dei social ci obbliga ad un continuo confronto con qualcosa e/o

con qualcuno, non ci fa mai sentire a nostro agio e ci sentiamo spesso fuori luogo. Ci manca sempre qualcosa. Conoscere il quoziente intellettivo, conoscere le nostre emozioni ci permette di evitare le negatività facendoci concentrare sui nostri obiettivi. Conoscere le nostre emozioni ci consente di sentirci più leggeri ma ben piantati a terra, sapendo che, qualsiasi cosa succeda, si hanno le potenzialità per superare ogni difficoltà, gestirle al meglio. Harvey Mcckey disse: “la tecnologia dovrebbe migliorare la tua vita, non diventare la tua vita”. Conoscere le nostre emozioni è il primo passo per poter, in seguito, conoscere le emozioni delle persone che ci circondano e creare intorno a noi un ambiente lavorativo più proficuo ed intraprendere una carriera professionale più soddisfacente. È sempre più facile imbattersi in aziende che non valutano solo in QI ma che valutano anche la capacità dell’individuo di relazionarsi con sé stesso e con gli altri, qual è il comportamento che adotta nei confronti di sé stesso e degli altri. I vantaggi di avere manager con un quoziente emotivo elevato sono molteplici. Ne sottolineo solo alcuni:

• migliore gestione dello stress; • riduzione del rischio di ansia e cadute depressive; • maggiore sensiblità ed equilibrio emotivo, riducendo il rischio che una emozione negativa, o un evento negativo, rovini la giornata, influenzando il rendimento lavorativo; • maggiore capacità di raggiungere gli obiettivi; • maggiore capacità di ricevere critiche, partendo da una posizione di apertura e non difensiva; • miglioramento delle capacità comunicative; • una migliore vita sociale; • una maggiore capacità di ammettere i propri sbagli; • maggiore conoscenza delle proprie capacità e dei propri limiti (vivendoli come opportunità di crescita e non come qualcosa di cui vergognarsi); Tutto questo passa attraverso una competenza che possiamo e dobbiamo sviluppare: la consapevolezza di noi stessi.

*Istruttore Minfulness - Coach Psicologia Positiva

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