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Il continuo ritorno del vagabondo dell’infinito

Un altro viaggiare ◆ Ciclicamente viene riproposto L’eternauta in un incessante auto-avveramento; presto di nuovo in libreria

Manuela Mazzi

Una delle più alte forme di viaggio è il vagabondare, e il più famoso «vagabondo» della storia narrata non può che essere l’eternauta, al secolo Juan Galvez: «Potrei dirti centinaia di nomi e non mentirei perché li ho avuti davvero. Forse, tra tanti uno è più chiaro di tutti… Khruner. Me lo ha dato una specie di filosofo verso la fine del secolo ventunesimo. Nella sua lingua, Khruner vuol dire “Il vagabondo dell’infinito”».

Il prossimo 23 febbraio, la Panini comics lancerà una nuova edizione del classico fumetto mondiale Spacciato per essere «un grande fumetto d’azione e d’avventura che appartiene da tempo al canone ristretto dei migliori fumetti di fantascienza» (così si legge nei paratesti dell’edizione numero 29 de I classici del fumetto di Repubblica, 2003), a noi, che lo abbiamo letto per la prima volta solo di recente, è risultato piuttosto un vero e proprio romanzo «romanzesco» (la ripetizione è voluta) con tante immagini, sì, ma soprattutto con tantissime parole, di certo troppe per dirsi fumetto.

Scritto e pubblicato per la prima volta tra il 1957 e il 1959 (in Argentina) e a metà degli anni Settanta nella versione italofona (testi di Héctor Germán Oesterheld, illustrazioni di Francisco Solano Lopez, con traduzione di Stelio Rizzo), L’eternauta ciclicamente torna a far parlare di sé, quasi fosse il continuo avverarsi della storia narrata; è tornato alla ribalta anche negli ultimi due anni per- sino nell’ambiente televisivo, dove si è iniziato a vociferare che Netflix starebbe realizzando una serie ideata proprio sulla famosa Historieta, sebbene qualcuno si stia impegnando per smentire categoricamente tale notizia.

Nel formato libro, pure, compaiono ciclicamente nuove versioni per editori diversi, anche di recente pubblicazione, come ha fatto Cosmo e come farà la Panini comics con la nuova uscita prevista per il prossimo 23 febbraio.

Noi ne abbiamo di certo sentito parlare anche nel bel docufilm realizzato dal regista locarnese Stefano Knuchel, Hugo in Argentina, passato dal Festival Internazionale del Cinema di Venezia nel 2021, e ripresentato alle giornate de «L’immagine e la parola» del Locarno Festival nel 2022. Sullo schermo, Knuchel ha raccontato la permanenza in Sud America di Hugo Pratt, che arrivò a Buenos Aires nel 1949 per rimanervi fino al 1962, stringendo amicizia anche con HG Oesterheld (autore, peraltro, del fortunato Sgt. Kirk); fumettista che da lì a qualche anno avrebbe sofferto in prima persona le drammatiche pene causate dalla dittatura, divenendo un desaparecido nel 1977. Nel docufilm viene mostrata la casa dove L’eternauta prese forma anticipando – ed è questo uno dei massimi riconoscimenti che viene attribuito al fumetto di Oesterheld rimasto al pari di una pietra miliare nella storia delle immaginazioni –ciò che sarebbe successo in Argentina con la salita al potere della giunta militare alla cui testa sedette Jorge

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