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Hallstatt, lungo i cunicoli della città del sale
Itinerari ◆ Il sentiero che comincia dalla Bergstation della funicolare porta all’ingresso dei Salzwelten, e oltre, nel bel mezzo delle grotte protette dall’UNESCO: qui nei secoli furono sepolte migliaia di persone
Un arco di tempo che dura da settemila anni e non accenna a concludersi. È la stima del periodo in cui il sale estratto dalla montagna di Hallstatt ha offerto alle comunità locali un’opportunità di conservare provviste, oltre ad averne migliorato le condizioni di vita e reso possibile il commercio. Località austriaca situata nella regione montuosa del Salzkammergut, Hallstatt è uno degli insediamenti più antichi d’Europa. L’intero villaggio, insieme alla miniera di sale, è inserito nel patrimonio UNESCO.
La pressione della montagna provoca un restringimento delle gallerie di circa un centimetro all’anno
Nello stesso luogo in cui uomini e donne dell’età arcaica avevano scavato gallerie e costruito un villaggio, la miniera è più attiva che mai: ogni anno si estraggono 300mila tonnellate di sale. All’interno vi sono gallerie costruite in legno, acciaio e cemento, delle quali 24 chilometri sono tuttora in uso. Con l’ausilio di un tradizionale scivolo dei minatori ci si sposta ai livelli od «orizzonti» inferiori. Sebbene la struttura della miniera sia plastica, la pressione della montagna provoca un restringimento delle gallerie di circa un centimetro all’anno. Un naturale flusso d’aria mantiene una temperatura costante di 8° e un’umidità pari al 65%.
Nel 1846 fu scoperta per la prima volta la rilevanza del luogo – a ricoprire la carica di maestro minerario era all’epoca Johann Georg Ramsauer. I minatori si erano imbattuti nel corpo mummificato di un uomo, conservatosi grazie alla concentrazione di sale nel terreno. Gli scavi successivi portarono in superficie ossa e antichi reperti, resti di tombe nelle quali gli antichi abitanti di Hallstatt avevano sepolto i loro morti. Gli schizzi dei ritrovamenti sono raccolti nei Grabungsprotokolle prodotti da Ramsauer, dettagliati resoconti sui quali si basano ancora oggi gli archeologi del Museo di Storia Naturale di Vienna, che ogni estate proseguono gli scavi portando alla luce sempre nuove scoperte. Nel 2003 fu rinvenuta una scala in legno lunga otto metri, la più antica d’Europa con oltre 3250 anni e costruita con un metodo unico. Gli scalini sono incastrati in entrambi i lati della scala per mezzo di scanalature, in un sistema modulare che la rende facile da smontare, trasportare e ricostruire altrove.
Le sepolture sotto tutela del museo sono circa 1500, ma si pensa che tra l’VIII e il IV secolo a.C. furono oltre quattromila le persone sepolte in questo luogo. Percorrendo il sentiero che comincia dalla Bergstation della funicolare e prosegue per circa 300m fino all’ingresso dei Salzwelten, si costeggia a sinistra un gigantesco cimitero preistorico a 840 metri di altitudine che si estende nel bosco, salendo quasi fino alle rocce.
I morti erano adagiati sulla schiena, con lo sguardo rivolto verso il lago. Numerosi scheletri presentano segni di usura riconducibili al duro lavoro fisico della miniera. Gli antichi abitanti credevano in una vita dopo la morte e i corredi funebri riflettevano l’appartenenza sociale del defunto. Si sono conservati in buone condizioni i pezzi dei corredi realizzati in ceramica e metallo come gioielli, recipienti, attrezzi e armi, alcuni dei quali sono esposti all’interno della Rudolfsturm.
Poiché la posizione geografica del cimitero non ne consentiva l’ampliamento, le tombe dovevano essere reimpiegate. Teschi e ossa erano raccolti nell’ossario e decorati con il nome del defunto. Sono circa seicento i teschi presenti nell’ossario presso la chiesa cattolica di Hallstatt.
Lungo il sentiero si oltrepassa la cappella di Santa Barbara, protettrice dei minatori. La leggenda narra che si fosse rifiutata di abbandonare la fede cristiana e per questo fosse stata rinchiusa in una torre per tre anni e decapitata dal padre, a sua volta colpito da un fulmine sul luogo dell’esecuzione. I 29 bottoni della giacca dei minatori, tre dei quali devono sempre rimanere aperti, commemorano l’età di Barbara al momento della morte. A partire dalle varietà di fili rinvenuti nella miniera si sono fatte sup- posizioni su materiali e fantasie degli antichi capi di abbigliamento; sembra che, a essere particolarmente apprezzate, fossero righe, quadri e pied-depoule. Le donne indossavano probabilmente abiti lunghi fino a terra e un fazzoletto sulla testa, entrambi fissati con fermagli e fibbie. Gli uomini portavano pantaloni e corpetti a cui abbinavano copricapi in pelle, feltro e pelliccia. Il sale ha permesso di conservare anche reperti alimentari. I cereali dovevano essere alla base dell’alimentazione locale, come raccontano le tracce di antiche bucce di orzo, miglio e fave rinvenute a terra. Ma gli abitanti della zona erano onnivori, e parte della loro dieta era fatta di carne di maiale, camoscio e agnello. Grandi quantità di carne di maiale erano conservate sotto sale, un antenato dello speck. Cereali e maiale sono ancora oggi alla base di un piatto tipico in tutta l’area sud orientale delle Alpi, il Ritschert, preparato con carne affumicata e cotta con orzo, fave, piselli e miglio e insaporita con erbe aromatiche. Nelle miniere lavoravano anche donne e bambini. Le prime si caricavano i blocchi di sale sulla schiena e li portavano fuori, i secondi rifornivano le gallerie di fasci di trucioli che servivano per l’illuminazione. La tecnologia ha reso possibile un’evoluzione delle tecniche di estrazione del sale, che oggi ne sfruttano la solubilità in acqua. Nella pietra salina si scava uno spazio per permettere all’acqua di fluire e il sale si scioglie in essa fino a raggiungere il punto di saturazione. Il liquido così ottenuto prende il nome di acqua salina. Un terzo del suo volume è rappresentato da sale disciolto, dieci volte in più rispetto al mare: solo il Mar Morto si avvicina a valori di salinità simili. Estratta dalla montagna per mezzo di pompe, l’acqua è deviata alla salina di Ebensee, a 40 chilometri di distanza e qui viene fatta evaporare, formando ciò che prende il nome di sale di ebollizione. Gran parte della produzione rimane in Austria per essere impiegata in cucina o come antigelo, mentre il sale industriale è commercializzato in tutta Europa e quello medicinale è esportato persino oltreoceano, per l’uso in integratori e preparati per flebo.
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