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Collezionismo ◆ Dagli albori della storia a oggi attraverso lo sguardo dei soldatini di ogni

Maria Grazia Buletti

«Empatia, collezionismo e storia»: sono questi i tre aspetti imprescindibili che fanno da comun denominatore a una pazzesca collezione, per numero e varietà, scoperta durante un pomeriggio trascorso con Nicola Maspoli, nella sua casa di Morcote che, racconta, ospita la sua famiglia dal 1500 circa. «Empatia è quella che nasce verso il soldatino che ti ricorda quando ci giocavi. L’aspetto collezionistico è dato invece dalla volontà di completare una serie, così come si fa con i francobolli, quando si agiscono selezioni per nazione, annata, serie. Infine, la questione storica, inevitabile dal momento che ciascuno è una riproduzione fedelissima e storica del soldatino che rappresenta. A questo proposito, le epoche che ho più collezionato riguardano il vecchio west e il medioevo con tutte le sue varie sfaccettature intrinseche».

Proprio di soldatini stiamo parlando, e non di qualche centinaio, magari di piombo, come quelli che pensavamo di trovare, bensì di un numero imprecisato molto, molto superiore di quanto ci immaginavamo. La collezione di Nicola Maspoli comprende ogni genere di figure costituite da materiali che ne testimoniano la storia e l’evoluzione nei tempi. Non sappiamo da dove cominciare a guardare, a chiedere, a sapere, a scoprire: tutti troppi e tutti incredibilmente variegati, allineati nelle bacheche che, a fronte delle loro dimensioni, ci sembrano immensi contenitori vetrati: «Avevo tre anni e credevo molto a Gesù Bambino, alla magia del Natale. Mi ricordo di essermi svegliato e di essere subito andato a vedere cosa mi aveva portato. Accanto all’albero con le candeline vere, di quelle che si accendevano per pochissimo tempo nel timore che qualcosa prendesse fuoco, c’era questo castello sul tavolino, e quella luce magica…».

Con l’esuberanza di chi non vedeva l’ora di condividere la sua pazzesca collezione, Nicola Maspoli ci viene in aiuto mostrando un castello poggiato sul tavolino dinanzi a noi, il cui spazio residuo è animato da un campo indiano, dalle sue tende e da una marea di soldatini. A piedi, a cavallo, assieme agli indiani, il tutto a creare la vita del campo e a dar forma a varie narrazioni interne: «Ci sono ancora quei primi soldatini che si sono anche un po’ rovinati, tanto ci ho giocato». Dal racconto di Nicola Maspoli riviviamo la magia di quella mattina di Natale, quando suo padre, Sergio, gli fa trovare l’incredibile regalo: «Era il 1959. Proprio allora è iniziato il mio amore verso i soldatini di ogni materiale».

Mentre prendiamo qualche figura fra le mani, ne guardiamo altre, incantati dall’allestimento e dalle messe in scena fra castello e campo Sioux. A guidarci nella storia attraverso i materiali con cui sono stati via via realizzati, è un sempre di più appassionato

Giochi e passatempi

Cruciverba

Il più piccolo cetaceo al mondo, misura circa 135 centimetri. Come si chiama?

Scoprilo rispondendo alle definizioni e leggendo nelle caselle evidenziate.

ORIZZONTALI

2. Col suo fegato si fa il paté

5. Flemmatica

10. Cade nel mezzo

12. La volgare d’altri tempi...

14. Cappio, occhiello in inglese

15. Si segna a calcio

17. Un sentimento

19. Il Paradiso delle Alpi

21. Il fiume che bagna Firenze

22. Misura lineare inglese

24. L’Angela presentatore (iniz.)

25. Prima di me e di te

26. Movimento involontario genere

Nicola Maspoli: «Fino agli anni Sessanta il soldatino più economico era quello “di carta”: disegni e fumetti pubblicati anche sul Correre dei Piccoli che naturalmente io ho». Orgoglioso, ce ne mostra uno mentre prosegue: «In quegli anni, c’erano solo i soldatini di cartapesta (perché ancora non era stata inventata la plastica molle) e i soldatini di plastica dura che erano fragilissimi: se fossero caduti per terra si sarebbero rotti».

Il piccolo Nicola capisce presto con quali poteva giocare e quali sarebbero stati solo da conservare, dando inizio alla collezione. «Avevo sei anni, nel pieno degli anni Sessanta, quando è arrivata la plastica molle (nelle sorpresine si trovavano gli indiani, i cow boys e via dicendo) con cui si poteva giocare perché non si rompevano, mentre in Italia avevano avuto l’idea di fabbricarli anche in gomma». Ce li mostra mentre afferma che «sono eterni, questi hanno 60 anni!».

Dagli anni Settanta, ci spiega, il mondo dei soldatini è cambiato: «Sono venute un po’ meno la comprensione di cosa ci sta dietro: come l’amore e il rispetto della cultura del giocattolo attraverso la cura nella costruzione, ad esempio, di quelli di cartapesta; non si dipingono più (costi alti) e si stampano oppure si vendono così, anonimi e grigi».

Nicola Maspoli fatica ad arginare l’entusiasmo per la sua collezione; gli chiediamo se conosce il Mu-

Nicola Maspoli e i suoi soldatini. (Vincenzo Cammarata) seo del Soldatino a Bologna. Anche qui restiamo sorpresi: «Certo! Ho un amico a Bologna, ci siamo conosciuti per i soldatini e ci frequentiamo da quasi 40 anni: ci scambiamo visite e soldatini, ci sentiamo al telefono…». Insieme al ricordo della sorprendente collezione della Regina Elisabetta II a cavallo, gli aneddoti che portiamo con noi sono due. Il primo ha che fare con lo scambio generazionale: «Ho giocato parecchio anche con mio figlio, coi soldatini Playmobil perché questi si sarebbero rovinati, ed era bellissimo!». La seconda meraviglia è l’abilità con cui ha costruito con le proprie mani i soldatini «delle guerre di Borgogna tra Carlo il Temera- rio e gli Svizzeri: faccio gli stampi in caucciù, modifico un indiano e lo vesto con armatura, faccio il calco e produco il soldatino».

Ma quelli più belli in assoluto da lui costruiti? Forse per la storia che conservano, sono quelli di legno grandi almeno quindici centimetri: «Circa 40 anni fa ho conosciuto un bambino di 6 o 7 anni che stava perdendo la vista. Allora, gli ho fabbricato soldatini di legno come questi, li ho dipinti uno per uno (lui voleva quelli di Napoleone) per permettergli di giocarci: era così contento perché così grandi li poteva vedere, per cui pure lui poteva finalmente giocare coi soldatini!».

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