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Democratici alla deriva

Elezioni ◆ Il 12 e 13 febbraio sono previste le Amministrative in Lombardia e nel Lazio dove il PD rischia di incassare dolorose sconfitte, ecco perché

Alfio Caruso

Il PD eleggerà il suo segretario nazionale, favoritissimo Stefano Bonaccini, il 26 febbraio, due settimane dopo la tornata elettorale in Lombardia e nel Lazio (12 e 13 febbraio). Con la quasi certa doppia sconfitta, i democratici avranno toccato il punto più basso della loro storia e potranno prendersela soltanto con la propria insipienza. Una collezione di errori che ha pochi precedenti. Il capolavoro di Enrico Letta, tanto perbene quanto inadeguato, è stato il cocciuto rifiuto di un’alleanza con il M5S nelle consultazioni nazionali dello scorso settembre. Disse no a Giuseppe Conte, accusato di aver fatto cadere il Governo Draghi; disse sì alla sinistra radicale di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che in Parlamento per cinquanta volte su cinquanta avevano negato la fiducia a Draghi. Una scelta incomprensibile, che ha consentito al centrodestra trainato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni di far man bassa alla Camera e al Senato con il 44% dei consensi contro il 50% raccolto dall’opposizione e vanificato dall’aver fatto ognuno corsa a sé.

Il grave errore di Enrico

Letta è stato il cocciuto rifiuto di un’alleanza con il M5S nelle consultazioni nazionali

Dal risultato settembrino sono derivate le scelte nelle due Regioni. Malgrado i fastidi di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per l’incontenibile crescita di Meloni, a cavallo del 30%, il centrodestra ha confermato l’unione elettorale con la prospettiva assai concreta di conservare la Lombardia e di conquistare il Lazio, fin qui governato da Nicola Zingaretti, che è stato pure segretario del PD. Un esito reso possibile dalle divisioni del presunto fronte progressista. A Milano la candidatura da indipendente di Letizia Moratti sembrava la mossa giusta per dare scacco matto all’avvocato varesino Attilio Fontana, leghista e presidente uscente in corsa per il secondo mandato. A Roma l’ex assessore alla sanità Alessio D’Amato, forte dell’ottimo comportamento delle strutture pubbliche durante la pandemia da Covid, sembrava il candidato idoneo

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