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Quando il tempo è a misura dei propri desideri
Anziani ◆ Con la proiezione del
Last Dance Pro Senectute Ticino e Moesano ha affrontato temi importanti per la terza età come l’autodeterminazione, l’elaborazione del lutto e i rapporti intergenerazionali. Ne parliamo con la psicologa Francesca
Ravera
Stefania Hubmann
«Mi piacerebbe cenare con gli amici», «Gradirei potermi alzare quando voglio», «Amo viaggiare e spero di continuare a farlo», «Desidero maggiori momenti in compagnia». Sono queste alcune aspirazioni personali che i partecipanti alle proiezioni del film
Last Dance organizzate da Pro Senectute Ticino e Moesano in tre località del cantone – Massagno, Mendrisio e Acquarossa – hanno espresso a fine visione. Desideri e pensieri rivolti al futuro sono stati scritti sul foglietto adesivo distribuito all’inizio dell’incontro. Con questa iniziativa l’organizzazione che opera a favore degli anziani ha voluto offrire a questa fascia di popolazione una nuova esperienza di condivisione del proprio bisogno di autodeterminazione.
Con la psicologa Francesca Ravera del Servizio promozione qualità di vita di Pro Senectute Ticino e Moesano abbiamo approfondito questa e altre tematiche che il film ha il pregio di affrontare con sensibilità e ironia.
Last Dance della regista svizzera Delphine Lehericey – vincitore del Premio del pubblico al Locarno Film Festival dello scorso anno – è un film che apre nuove prospettive per gli anziani, abbattendo pregiudizi legati all’età, al lutto, al tempo che passa. L’autodeterminazione è il fil rouge della vicenda costruita attorno al protagonista: il tranquillo pensionato Germain. Rimasto repentinamente vedovo, il padre e nonno si dibatte fra due vite, quella delle stringenti premure della famiglia e l’impegno nascosto a tutti nella compagnia di danza contemporanea della ballerina e coreografa La Ribot per onorare una promessa che i coniugi si erano fatti vicendevolmente, ossia portare a termine un progetto nel quale il partner era impegnato. Il personaggio di Germain risulta particolarmente credibile a autentico grazie al fatto che la compagnia di danza è effettivamente esistente e non frutto della finzione. Durante un’ora e mezza si assiste all’evoluzione della storia accompagnata da una progressiva crescita dei personaggi riuniti in un finale corale.
Per la psicologa Francesca Ravera uno dei pregi del film è proprio quello di mostrare l’evoluzione dei personaggi di fronte al cambiamento generato dalla scomparsa di una donna che è moglie, madre, nonna, ma anche parte integrante di una compagnia di danza contemporanea. Aggiunge la psicologa: «I temi legati all’invecchiamento sviluppati nel film sono quelli che stanno a cuore a Pro Senectute. Fra questi troviamo l’autodeterminazione difesa dal protagonista, ma anche l’elaborazione del lutto, il rispetto delle ultime volontà, i rapporti intergenerazionali e non da ultimo il valore del tempo. Per questo motivo quando è stato visionato all’interno di un gruppo di lavoro cui spetta il compito di valutare le nuove iniziative, è stato ritenuto molto valido, oltre a essere godibile grazie alla leggerezza con la quale presenta temi in realtà fondamentali».
Partiamo quindi dal bisogno di autonomia. Francesca Ravera: «Assieme al piacere di stare in compagnia, l’autodeterminazione è il tema più sentito anche dal pubblico delle tre proiezioni che abbiamo organizzato tra fine gennaio e inizio febbraio. Nel film i figli cercano di organizzare la vita del padre con dei Post-it che si rivelano essere una gabbia per il protagonista. Noi abbiamo voluto trasformarli nell’espressione di una sorta di ribellione, di ciò che la persona, anche se anziana, desidera ancora realizzare. La possibilità di scegliere è essenziale per garantire una buona qualità di vita, ambito di cui si occupa il Servizio per il quale lavoro. Il Servizio promuove queste tematiche tramite formazioni mirate al personale curante e consulenza alle famiglie. Sovente nel settore professionale il mancato rispetto dell’autodeterminazione è dovuto a questioni organizzative o legate al senso di fatica, mentre i familiari tendono a peccare per un eccesso di protezione. Trovare l’equilibrio tra la necessità di aiutare e proteggere la persona anziana, organizzando alcuni aspetti della sua vita quotidiana, e il suo bisogno di indipendenza è una sfida continua. Si tratta di mediare fra il controllare e il lasciar andare. In ogni caso consigliamo sempre di coinvolgere la persona anziana nelle decisioni che la riguardano evitando di sostituirsi a lei».
Nel film il lutto è vissuto in modo diverso da ogni personaggio. Scelte che vanno comprese e rispettate poiché autentiche. La psicologa precisa che «il lutto è un processo altamente individuale e non esiste un modo giusto o sbagliato di compierlo. L’essenziale è che in questo percorso ognuno possa essere sé stesso come avviene nel film, più emotivo o razionale a dipendenza della propria personalità». In effetti si vede la figlia che libera il dolore piangendo, mentre il figlio si concentra in maniera ossessiva sull’organizzazione della nuova vita del padre. Padre guidato dalle ultime volontà della moglie, da quella