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L’imprendibile (o quasi) Setenil de las Bodegas

Itinerari ◆ Più volte assediato dai cristiani, il borgo andaluso ha conservato le tipiche abitazioni ricavate fra gli strati geologici

Simona Dalla Valle, testo e foto

Septem nihil (in latino: «sette volte niente»). Il nome del borgo andaluso di Setenil de las Bodegas farebbe riferimento al numero di volte in cui fu assediato dai cristiani senza successo, mentre le bodegas rimandano alla tradizione vinicola locale.

Numerosi siti archeologici risalenti al periodo neolitico furono ritrovati nei pressi del canyon creato dal fiume Guadalporcún, le cui grotte e anfratti naturali diedero rifugio ai primi coloni.

Come riportato dallo storico Andrés Bernáldez (1450-1513), la conquista della città era essenziale per il regno di Castiglia nella sua avanzata verso Granada. Ma l’assedio del 1407 non portò i frutti sperati e da quel momento Setenil fu considerata quasi inespugnabile, una porta fondamentale per la conquista del regno nazarí. Il 21 settembre 1484 l’ultimo dei sette tentativi di assedio, iniziati sotto il regno di Giovanni II di Castiglia, portò finalmente alla vittoria cristiana. Tra le leggende di Setenil si narra che, durante l’attacco, la regina Isabella la Cattolica diede alla luce un bambino che morì poche ore dopo la nascita. Il suo nome era Sebastián, per cui la prima chiesa del villaggio fu consacrata all’omonimo santo, patrono del villaggio. Sotto la nuova dominazione Setenil fu dichiarata città reale e nel 1501 ricevette dai monarchi la Carta de Privilegios, con la quale furono concesse franchigie e benefici. Durante l’età moderna la città continuò a godere della sua posizione privilegiata tra i villaggi degli altopiani.

Tra il Settecento e l’Ottocento, illustri personalità francesi (come il barone di Bourgoing e la baronessa d’Aulnoy) e britanniche (il Maggiore William Dalrymple) descrissero la ricchezza del bestiame e il rigoglioso bosco di lecci e querce da sughero che popolavano i dintorni di Setenil de las Bodegas. L’antica strada per Osuna era una delle vie commerciali più importanti nei secoli XVIII e XIX, in quanto collegata alla Strada Reale che univa Siviglia al centro del Regno di Spagna. Il percorso assicurava il collegamento di Setenil alle principali città andaluse e testimonia la fioritura della città in quel periodo. L’inizio del XIX secolo fu segnato dalle lotte di guerriglia con le quali i villaggi dell’altopiano di Cadice resistettero agli invasori francesi.

Le case qui non sono scavate nella roccia, ma è la roccia stessa a essere utilizzata come parete o come soffitto

All’incrocio tra la Serranía de Ronda e la Sierra de Cádiz, a un’altitudine media di 640 metri sul livello del mare e a 134 km dal capoluogo Cadice, il borgo offre una ricca gastronomia a base di piatti come le sopas cortijeras (a base di asparagi), migas a base di pane raffermo, chachinas (salsicce) artigianali e batatas con miel (patate dolci con miele), che hanno come ingrediente fondamentale il prodotto più rappre- sentativo della gastronomia e dell’economia setenilese: l’olio extravergine di oliva. Degna di nota è anche l’industria vinicola della città, specialmente per quanto riguarda i vini rossi. Passeggiando nelle centrali Calle Cuevas del Sol e Calle Cuevas de la Sombra o, più a nord, in Calle Mina e Calle Herrería, tra le tante, si distinguono le tipiche case di Setenil, le cui peculiarità sono dovute all’orografia del terreno. A differenza di altri villaggi andalusi, qui le case non sono scavate nella roccia, ma è la roccia stessa a essere utilizzata come parete o soffitto. Questa particolare architettura è nota come «abrigo bajo las rocas» (rifugio sotto le rocce). Le abitazioni tipiche hanno una facciata che chiude l’imboccatura sotto la roccia del canyon, mentre è la roccia stessa a fungere da tetto per la maggior parte di queste costruzioni. Fino a pochi anni fa le grotte erano le abitazioni di famiglie di bassa estrazione sociale, mentre oggi ospitano locande tipiche o sono state convertite in garage e magazzini. A livello municipale è attivo da diversi anni un tentativo di recupero di questi spazi per utilizzarli come case o negozi tipici evitandone il deterioramento. Intorno alla Plaza de Andalucía vi sono per lo più le abitazioni della classe media, più spaziose e a dotate di maggiori comfort.

Il municipio del paese, in origine una torre di guardia di fronte alla fortificazione, è risalente all’inizio del XVI secolo. L’antico Torreón, un torrione raggiungibile salendo fino in cima le ripide stradine del centro, è la migliore testimonianza dell’antica fortezza di epoca almohade che ebbe la funzione di proteggere la rocca di Setenil dal XII secolo e fu più volte attaccata. Alcuni resti del muro che circondava la rocca sono ancora visibili. Sotto il livello del suolo si trova l’an- tica cisterna araba (aljibe), un deposito scavato nella roccia la cui funzione era quella di rifornire d’acqua la fortezza. È costituita da due volte a botte, sostenute da due pilastri centrali e tre archi in mattoni. Nelle immediate vicinanze si trova il belvedere di El Lizón, da cui si gode di un’ottima vista su tutta la città di Setenil. Legata alle origini del borgo è anche la Casa de la Damita, vicina al Torreón, al cui interno si trova un piccolo museo che ripercorre la storia di Setenil grazie ai ritrovamenti archeologici fatti in diversi scavi effettuati nel 1997. Uno dei più importanti è la cosiddetta «Damita de Setenil», una venere risalente a cinquemila anni fa, testimonianza della presenza umana nell’area urbana almeno dall’Età del Rame. Realizzata in terracotta e con un’altezza di circa 6 cm, fu rinvenuta nel 1996 nel corso di lavori archeologici in Calle Calcetas. Le comunità locali alternavano agricoltura e allevamento a caccia e raccolta, il che portò a una maggiore complessità sociale. La statua testimonia anche il mondo spirituale, religioso e simbolico di queste comunità. Setenil continua a svilupparsi secondo modelli tradizionali fondamentalmente agricoli, insieme allo sfruttamento del potenziale turistico grazie all’eccezionalità della conformazione del territorio, la bellezza dei dintorni e la singolarità delle sue feste. Oggi il borgo è parte dell’itinerario dei «Pueblos Blancos», i villaggi bianchi della Sierra di Cadice, oltre ad appartenere all’associazione dei «Pueblos más bonitos de España» e a essere classificato come Sito Storico-Artistico.

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