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Anziani da tutelare

Contro la violenza ◆ Al via una campagna

Nazionale Di Sensibilizzazione

Barbara Manzoni

«Non ti do più i soldi per la parrucchiera, alla tua età non ne hai più bisogno», «Ora non le do più niente da bere, perché altrimenti bagnerà di nuovo il letto», «Mi fai male quando mi strattoni perché sono troppo lenta» Sono solo alcuni degli esempi di violenza sugli anziani messi in primo piano dalla nuova campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione promossa da Prevenzione Svizzera della Criminalità, dal Centro di competenza nazionale «Vecchiaia senza Violenza» e dall’Aiuto alle vittime di reati Lanciata negli scorsi giorni la campagna è sostenuta da diverse organizzazioni attive nel settore della vecchiaia e si rivolge principalmente alle persone anziane, incoraggiandole a parlare del tema e a chiedere aiuto, ma anche a coloro che vivono nel loro entourage, a chi si occupa delle cure e agli autori o alle autrici di violenza nità scientifica giunse alla conclusione che si trattava si batteri ospitati in cellule più grandi, coevolutesi in maniera simbiotica, pur restando geneticamente distinte I nostri mitocondri, infatti, hanno, più breve, un loro peculiare DNA, distinto dal DNA delle nostre cellule – un DNA mitocondriale che si trasmette solo attraverso le cellule uovo e non attraverso gli spermatozoi

La messa in crisi dell’albero della vita rende incerta la convinzione secondo cui la nostra specie sarebbe distinta dalle altre

La possibilità di una unione simbiotica tra due forme di vita distinte cominciò a essere presa in considerazione negli anni Sessanta, rendendo più complesso il modello dell’evoluzione perché affiancava alla selezione naturale, che prevede la variazione per mezzo di mutazioni casuali del genoma, una variazione genetica molto più rapida, per mezzo dello scambio di geni per linea orizzontale, in particolare grazie all’azione dei virus Erano anche gli anni in cui, in particolare in Giappone, si stava cominciando a studiare il fenomeno della resistenza agli antibiotici, ipotizzando che l’incremento della carica virale dei batteri poteva essere prodotto non tanto dalla loro evoluzione, quanto piuttosto dall’acquisizione orizzontale di geni appartenenti a varianti batteriche più aggressive

L’alberointricato ricostruisce la storia di queste esplorazioni scientifiche, mostrando in particolare la perdurante resistenza di molti ad accettare l’idea che vi potesse essere scambio genico tra le specie Quanto poco il modello della trasmissione genica orizzontale potesse andar d’accordo con il paradigma dell’albero della vita, si fece sempre più chiaro negli anni Settanta, quando cominciò ad operare Carl Woese

Il biologo americano ebbe l’idea di costruire un albero della vita analizzando una breve molecola di RNA dei ribosomi I ribosomi sono presenti in tutte le cellule dei viventi e hanno la funzione di costruire ogni tipo di proteina: l’ideale, quindi, per de- terminare i rapporti evolutivi tra gli organismi La ricerca diede risultati sorprendenti: Woese non solo scoprì «gli alieni tra noi», vale a dire gli Archei, oltre ai già noti Batteri ed Eucarioti, ma dovette ipotizzare una sorta di «stato ancestrale comune» anteriore ai tre rami principali del suo albero, caratterizzato da un fervido scambio genetico, in un mondo in cui prevaleva una vita fatta non a DNA, bensì a RNA

Negli anni Novanta «crebbe in maniera esplosiva la consapevolezza del ruolo giocato dal trasferimento genico» Nelle pagine de L’albero intricato, David Quammen descrive molto bene il pericolo che per la nostra specie sta diventando la resistenza agli antibiotici reso possibile proprio dallo scambio di geni tra batteri, spesso reso possibile dai virus Ma poi l’autore americano descrive lo stato della ricerca più avanzata, quella che sfrutta appieno l’accelerazione delle pratiche di sequenziamento del DNA unita all’arricchimento delle banche dati genomiche – condizioni che ora permettono di costruire alberi filogenetici tanto precisi, quanto complessi Per quello che ci riguarda in quanto specie, il risultato attuale parrà inquietante a molti: il codice genetico di ciascuno di noi è un mosaico Non solo abbiamo geni di scimpanzé o geni di Neanderthal, ma addirittura frammenti di geni cooptati da retrovirus (probabilmente utili per ingannare il nostro sistema immunitario, impedendogli di espellere quel corpo estraneo che è il feto)

Con la messa in crisi dell’albero della vita è entrata in crisi anche la convinzione che la nostra specie sia distinta dalle altre; mentre il sequenziamento di genomi appartenenti a creature non umane ci mostra quanto il nostro genoma sia legato ad ogni forma di vita sul pianeta Questa prospettiva ha acquistato maggior evidenza dopo aver constatato che, per ognuna delle nostre proteine, potremmo costruire alberi filogenetici diversi Alla luce di queste conoscenze, emerge l’evidenza che, quando una specie si estingue, si spegne anche la possibilità di conoscere qualcosa del nostro passato, il cui esame genetico ci avrebbe forse fatto meglio affrontare il futuro

Quando si dipende da un’altra persona possono svilupparsi sottili forme di violenza come conseguenza di un sovraccarico

In Svizzera le statistiche dicono che sono tra le ’ e le 5’ le persone con più di 6 anni vittime ogni anno di violenza Il numero è impressionante ma solo in pochi chiedono aiuto I maltrattamenti si manifestano sotto diverse forme, quattro gli ambiti più comuni evidenziati dalla campagna: la violenza fisica, la violenza finanziaria (che va dalla privazione di denaro alla coercizione finanziaria e allo sfruttamento), la violenza psicologica (fatta di umiliazioni, minacce, isolamento, ricatti) e infine quella sessuale Un tema ancora tabù e atti che ancora troppo spesso rimangono nell’ombra dell’incosapevolezza, come ci conferma Francesca Ravera responsabile del Servizio promozione qualità di vita di Pro Senectute Ticino e Moesano, al quale ogni anno vengono segnalati una quarantina di casi di sospetto maltrattamento Le segnalazioni arrivano soprattutto dal personale curante, dai servizi di aiuto a domicilio o dal Servizio sociale di Pro Senectute e riguardano principalmente persone anziane che risiedono al proprio domicilio «Di solito – precisa Francesca Ravera – sono casi in cui i fattori di rischio sono alti, come un anziano con bisogno di assistenza costante o un famigliare curante particolarmente sotto stress e che ovviamente non ha competenze specifiche rispetto al ruolo che deve svolgere In questa situazione di fatica può capitare che vengano messi in atto dei comportamenti che non promuovono la qualità di vita della persona anziana Magari di per sé non sono comportamenti intenzionali ma con il tempo possono diventare maltrattanti»

«Nei casi di maltrattamento che avvengono a domicilio spiega la nostra interlocutrice – spesso si ha a che fare con famigliari che hanno dei vissuti emotivi conflittuali rispetto alla cura Da una parte vorrebbero sempre essere presenti, dall’altra avrebbero bisogno di ritornare ad avere i propri spazi A peggiorare la situazione può esserci anche il fatto che la persona anziana in momenti di stanchezza può sviluppare dei comportamenti oppositivi e non collaborativi Ciò rende ancora più complessa la relazione di cura che è prima di tutto una relazione famigliare e affettiva I maltrattamenti più comuni sono quelli psicologici che minano l’autostima dell’anziano, come ad esempio sostituirsi a lui o non coinvolgerlo nelle decisioni della sua quotidianità» Gli anziani fanno fatica a chiedere aiuto autonomamente perché non hanno questa attitudine dal punto di vista culturale, spesso subentra anche un senso di vergogna e di pudore perché sono coinvolte persone con le quali hanno un rapporto di fiducia Uno studio condotto dall’Institut et Haute Ecole de la Santé La Source ha inoltre evidenziato la paura delle conseguenze (come un ricovero in casa per anziani), la rassegnazione e la sensazione di impotenza in relazione all’età e alla salute Non è dunque un caso che la campagna abbia scelto come slogan «Non è mai troppo tardi per chiedere aiuto!» «È un messaggio importante – conclude Francesca Ravera – perché è sbagliato pensare che a una certa età sia troppo tardi per pretendere una buona qualità di vita Inoltre bisogna sottolineare che gli interventi proposti sono di conoscenza, di accompagnamento, di mediazione e di attivazione della rete di aiuto Sono interventi che tendono a mantenere la situazione famigliare non certo a stravolgerla» Interven-

Il flyer della campagna illustra scene che si svolgono in un normale edificio residenziale ti che però sono essenziali perché le conseguenze per l’anziano se la situazione di violenza si cronicizza sono drammatiche, ne minano la salute fisica e psicologica, e di conseguenza ne risente anche l’aspetto cognitivo portando a un progressivo isolamento e decadimento

Per questo motivo, come sottolineano i promotori della campagna è compito dell’intera società fermare la violenza, essere in grado di riconoscerla e sapere come aiutare le persone che stanno vivendo un momento di difficoltà così che gli anziani si sentano sostenuti e valorizzati nella possibilità di prendere delle decisioni e di chiedere aiuto nella consapevolezza che la violenza ha molti volti ma non è mai accettabile

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