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Mitholz, la minaccia viene dal passato Un piccolo antidoto contro l’Apocalisse

Ritta dentro un pastrano scuro all’angolo che separa due strade nel centro storico, la donna di colore intreccia le mani, le porta all’altezza del volto, cerca un po’ di coraggio e infine declama a tutto volume: «Ravvedetevi, convertitevi e credete al Vangelo. Perché i tempi sono vicini». «I tempi di cosa?» le chiedo passandole accanto. «L’arrivo del Regno di Dio», spiega senza tentennare. «L’Apocalisse?». Sorride e non aggiunge altro. Quello che aveva da dire l’ha detto. Tocca a me, ora, decidere se ravvedermi o tirare dritto come se nulla fosse. È successo qualche giorno fa nel disinteresse della folla che andava e veniva per le vie dello shopping di una cittadina lariana. Me ne vado anch’io pensando ai troppi profeti di sventure globali degli ultimi decenni. Trent’anni fa un tizio apocalittico più problematico, David Koresh, si era asserragliato coi seguaci in un ranch nel Texas, a Waco, e dopo uno scellerato assedio di 51 giorni delle forze dell’ordine americane, moriva tra le fiamme con 82 suoi fedeli (negli scorsi giorni è uscita su Netflix la docuserie dell’evento). Un fattaccio che ricorda altre stragi settarie avvenute tra credenti convinti che la fine del mondo fosse dietro l’angolo. Cito solo quella a noi più vicina, l’orrendo epilogo dell’Ordine del Tempio Solare (48 vittime di omicidi-suicidi tra il canton Vallese e il canton Friborgo nel 1994 e altre 26 in Francia e Canada tra il ’95 e il ’97).

L’idea che il pianeta stia per collassare, tuttavia, non è un’esclusiva di menti offuscate e pericolose. Nel mondo ci sono, per esempio, quasi 9 milioni di Testimoni di Geova convinti di una vicina fine dei tempi e presso di loro non si conoscono suicidi collettivi o omicidi organizzati dal gruppo. Per non parlare delle infinite denominazioni evangeliche (a cui probabilmente apparteneva la signora citata all’inizio) che predicano l’Apocalisse. «La fine dei tempi» è infine un dogma anche per le Chiese cristiane più tradizionali. Solo che queste non indicano date di scadenza e si concentrano maggiormente sul presente. Ma oggi anche le menti più laiche possono leggere i «segni dei tempi ultimi» semplicemente sfogliando un giornale. Veniamo da un paio d’anni di pandemia che – nei primi giorni – ha spinto a far provviste in cantina senza sapere se e chi sarebbe sopravvissuto. Per quanto se ne capiva allora, avremmo anche potuto estinguerci. I vaccini ci hanno reso di colpo fiduciosi nel futuro. Non fosse che ci è esplosa una guerra sul pianerottolo di casa, considerando che l’assalto russo in Ucraina avviene in Europa, e gli animi sono tornati a pensar cupo. E a immaginare come reagiremmo se vedessimo stagliarsi un fungo atomico nei cieli tersi del pacifico arco alpino.

Ritratto appassionato di Miriam Cahn, l’artista basilese che non ha paura di esprimere la sua rabbia

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Ipotesi remota, sì, ma la guerra è lucida pazzia. Se poi gli uomini la smettessero di digrignare i denti nei campi di battaglia e la scienza medica ci liberasse per sempre dai virus, resterebbe che siamo nel bel mezzo di una crisi climatica e ambientale da togliere il sonno.

Visto che siamo nel pozzo, scendiamo fino in fondo: la fine del mondo è pure una certezza astronomica. Prima o poi, tra miliardi di anni, anche il Sole si spegnerà e senza Sole buonanotte a tutti. L’idea dell’Apocalisse, quindi, è tutt’altro che peregrina. Ciò detto, no, la fine del mondo non è vicina. La battaglia conclusiva tra le luci e le tenebre (l’Armagheddon) non è per domani mattina. Dura da sempre e chissà quando finirà. È solo scegliendo il campo giusto oggi – la pace, la giustizia, la tutela del pianeta –che potremo dormire sonni tranquilli domani. Non male, alla fine, l’idea di ravvedersi.

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