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A Visions Du Réel il documentario è protagonista

Cinema ◆ Emilie Bujès ci racconta la prossima edizione del festival di Nyon in programma dal 21 al 30 di aprile

Nicola Mazzi

Il documentario è vivo e vegeto e risplende come non mai. Lo testimoniano Berlino e Venezia dove due film legati alla realtà hanno vinto il Leone d’oro e l’Orso d’oro: On the Adamant di Nicolas Philibert e All the Beauty and the Bloodshed (nell’immagine in basso uno scatto del trailer) di Laura Poitras.

In Svizzera possiamo contare su una rassegna dedicata a questo tipo di film che da 54 edizioni mostra approfondimenti da tutto il mondo: Visions Du Réel, il festival di Nyon in programma dal 21 al 30 di aprile. Un appuntamento che negli ultimi anni è diventato un punto di riferimento internazionale. Un festival che presentiamo con la direttrice artistica Emilie Bujès alla testa della manifestazione dal 2017.

«La tradizione del documentario elvetico si conferma e anche quest’anno abbiamo un’ottima presenza di opere dalla Svizzera tedesca e dalla Romandia»

Quest’anno in programma ci sono 163 film di cui 131 novità (sui circa tremila giunti al comitato di selezione) e come evidenzia la direttrice: «Per ogni sezione del festival abbiamo scelto alcune pellicole-chiave, interessanti e provenienti da diversi Paesi. Inoltre, tengo a evidenziare il fatto che il programma riflette la parità di genere con il 50 percento di film realizzato da registe».

A livello tematico i soggetti trattati ruotano attorno ad alcuni nuclei di stretta attualità: «Penso ad esempio alle questioni familiari, ai conflitti, alla migrazione, all’intelligenza artificiale o alle questioni identitarie; in particolare quest’anno, diversi film trattano la transizione identitaria».

Interessante sottolineare la variegata provenienza delle opere: dal Burkina Faso al Venezuela, passando per Costa Rica, Tunisia e via discorrendo. «Visions du Réel ha sempre cercato di esplorare il cinema di Paesi lontani. Rispetto allo scorso anno, quando avevamo vissuto un calo a causa della pandemia, la 54esima edizione ha voluto ridare spazio a soggetti poco conosciuti, ma non per questo meno sorprendenti. Per esempio, abbiamo un film tailandese (Hours of Ours) che segue una famiglia sudanese che sta emigrando in Canada dalla Thailandia. Sicuramente in questi Paesi, an- che senza un’industria cinematografica importante, si sono create reti che testimoniano un ambiente culturale e cinematografico molto vivace e prolifico. Esistono energie positive che sono in contatto tra loro e riescono ad aiutarsi vicendevolmente contribuendo alla realizzazione di film davvero notevoli».

E la Svizzera? «La tradizione del documentario elvetico si conferma e anche quest’anno abbiamo un’ottima presenza di opere dalla Svizzera tedesca e dalla Romandia (sono infatti 37 le coproduzioni inserite nelle varie competizioni), ma purtroppo solo una coproduzione dal Ticino: si tratta di Pure Unknown (Amka Films) di Valentina Cicogna e Mattia Colombo». Durante la rassegna ci sarà spazio anche per alcuni incontri interessanti con personaggi noti: quest’anno il festival accoglierà l’argentina Lucrecia Martel, l’italiana Alice Rohrwacher e lo svizzero Jean-Stéphane Bron. «È molto importante che i tre invitati a Nyon abbiano approcci differenti con la realtà ed esprimano le loro personali visioni sul cinema contemporaneo. Martel l’abbiamo voluta perché il suo è un percorso audace e ibrido che attraversa vari generi e tocca ovviamente anche il documentario. Con Rohrwacher (La chime- ra, il suo ultimo lavoro, sarà in competizione a Cannes) parleremo della sua filmografia impregnata di realismo magico e documentario. Infine,

Jean-Stéphane Bron è una figura essenziale dell’industria cinematografica elvetica ed è molto noto a livello internazionale per le produzioni documentaristiche a sfondo politico. Trovo che i tre personaggi, insieme, raccontino storie originali e in qualche modo disegnino anche questa edizione del festival».

Tra gli altri eventi di sicuro interesse segnaliamo le proiezioni speciali e in anteprima dei due film premiati a Berlino e Venezia: On the Adamant (il 20 aprile con una proiezione gratuita) e All the Beauty and the Bloodshed (il 23 aprile). Inoltre, saranno proiettati alcuni cortometraggi di cineasti ucraini a poco più di un anno dall’inizio dell’invasione russa. Il festival, infine, renderà omaggio anche a due grandi registi recentemente scomparsi: Jean-Luc Godard (con il quale Visions du Réel aveva prodotto una mostra nel 2020, poi presentata alla Berlinale 2022) e Alain Tanner.

Emilie Bujès conclude con un auspicio: «A livello numerico il nostro obiettivo è quello di realizzare un record di spettatori e quindi di superare le 45mila presenze. Noi ci crediamo perché abbiamo costruito una selezione davvero di alta qualità che lascia ben sperare».

Da notare che, per chi non potesse recarsi a Nyon, esiste anche la possibilità di poter vedere online, a soli 25 franchi, 50 film che saranno proiettati durante la rassegna. Per saperne di più consultare il sito www.visionsdureel.ch.

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