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Oggi abbiamo invitato i papà

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Il caffè delle mamme ◆ Scopriamo chi sono e cosa pensano i Millennial Dads, giovani padri che infrangono tabù, cambiano i pannolini e fanno il bucato senza sentirsi dei supereroi

Primo ciak: Sheffield (Regno Unito), ore 19.38 del 17 dicembre 2015. Matt Coyne, inglese poco più che quarantenne, grafico, neopadre da 3 mesi di Charlie, si sfoga su Facebook con un post che in poco tempo diventa virale, condiviso da blogger, vlogger e perfino da stelle del cinema come Ashton Kutcher, fino a diventare un libro dal titolo Puoi farcela papà (ed. Vallardi A.). È una confessione senza filtri sulle sue difficoltà a condividere le giornate con «un inquilino isterico con la fissa delle tette che ti guasta il sonno e vuole nientemeno che la tua completa attenzione, da adesso fino a quando non tirerai le cuoia». Cambiare i pannolini è un incubo: «Oggi mi sono complimentato con me stesso per aver elevato il cambio del pannolino a un’arte di precisione.

Sostanzialmente sono come un meccanico nei box di Formula Uno… anzi, per molti versi sono più bravo io, perché quando cambi le gomme all’auto di Lewis Hamilton è già meno probabile che lui ti faccia la pipì in un occhio o che ti spari uno str… nella manica della camicia». Vestire il pupo è un’impresa: «Vestire un bambino che mulina le braccia è come cercare d’infilare un coniglio in un pallone: gli dici di star fermo, e quello t’ignora o ti graffia la faccia. (Sto pensando di lanciare una linea di vestitini fatti tutti di velcro, come i pantaloni degli spogliarellisti. Così si può reggere il bambino con una mano, e con l’altra afferrare il vestitino, separandoli con un unico e liberatorio strappo)». Leggere un libro un sogno: «Per tutta la vita adulta ho tentato di leggere un libro ogni settimana o giù di lì. Non sono ingenuo, lo sapevo che dopo la nascita avrei avuto meno tempo, così mi sono ripromesso di sforzarmi di leggere un libro al mese. Adesso sono passati tre mesi e l’unica cosa che ho letto è un opuscolo sul tiralatte (E non l’ho neppure finito, perché continuo ad addormentarmi)».

I giovani papà odiano il termine «mammo», apprezzano il congedo paternità e vorrebbero i fasciatoi nei bagni maschili

Secondo ciak: Lugano (Svizzera), 29 dicembre 2022, ore 00.08. Paolo Foa, 39 anni, ingegnere ambientale, neopadre da 3 settimane di Oliviero, invia un’e-mail ad «Azione»: «Ho letto con interesse il suo articolo La parità di genere spiegata ai nostri figli, sensibile all’argomento della parità/suddivisione dei compiti nella coppia e fresco papà, le lancio una provocazione: ma se la parità cominciasse da un cam- biamento del nome della sua rubrica?

Caffè delle mamme incarna una chiara scelta di campo che, da quanto intuisco, non rappresenta la sua visione del mondo. E neppure la mia, se no non sarei qui a scrivere (dopo aver letto). E neppure quella di molti amici (forse perché tendiamo a vivere in bolle cognitive costituite da esseri affini). Sperando di aver stimolato una riflessione, le auguro una piacevole fine d’anno». Occasione troppo ghiotta per lasciare perdere. Così decido di invitarlo a Il caffè delle mamme per raccontarci un altro modo di essere papà: il suo e quello dei suoi amici. In sintesi: il modo di essere papà dei Millennial Dads, ossia dei padri tra i 30 e i 40 anni: «Nessun aneddoto da supereroi – dice subito Paolo –, ma piuttosto storie di quotidiana banalità tra spese, bucati, preparazione di pappe, e tentativi di suddivisione equa della gestione dei figli, nel rispetto delle proprie aspirazioni lavorative e dei bisogni di essere, ogni tanto, individui individuali». Poi ci invia una foto di qualche ora prima: lui seduto sul divano a seguire via Zoom un corso di romancio col pupo al seguito, mentre la Millennial Mum è a una conferenza sul liberalismo all’USI. All’intervista, sempre su Zoom, si presenta con le cuffie sulle orecchie, in modo da poter facilmente prendere in braccio il neonato se si sveglia dal riposino. Insieme a Paolo decidiamo di tracciare il decalogo del Millennial Dad, per capire cosa pensa e cosa lo infastidisce, come si comporta e come si organizza, quali sono le sue convinzioni e le regole in famiglia, e quanti tabù vuole infrangere.

1. Totale avversione per il termine mammo: «Accudire i figli uguale mamma» è considerata un’equazione sbagliata che taglia fuori i papà. Ribellarsi contro lo stereotipo per eccellenza è un diktat imprescindibile.

2. Reazione di meraviglia quando al corso preparto alle mamme viene consigliato di chiedere d’ora in avanti aiuto al partner nonché futuro papà per incombenze domestiche come fare la spesa: «C’è ancora bisogno di dirlo?», è la domanda piena di stupore del Millennial Dad

3. Restare a casa con due biberon di latte (tirato) mentre la neomamma va a svagarsi un po’ non è visto come un atto straordinario né da kamikaze, ma come la normalità: «Oggi lo fai tu, domani io». E non sono un’eccezione le serate a casa di amici con il neonato e l’immancabile biberon con il latte (tirato).

4. Irritazione per l’assenza di fasciatoi nei bagni maschili: «E io adesso dove cambio il pannolino del creaturo?», si chiede per poi rispondersi immediatamente: «Noi Millennial Dads ce la caviamo anche senza!».

5. Capacità di smentire i luoghi comuni che vogliono i maschi incapaci di fare due cose insieme: per il Millennial Dad è normale sparecchiare la tavola con il neonato in braccio. Lo stesso fare una lavatrice.

6. Il mese di congedo paternità è piazzato tatticamente in corrispondenza del ritorno della mamma al lavoro (anche se inizialmente al 60%).

7. Con il rientro definitivo della mamma in ufficio, la parola d’ordine diventa sottrarre al lavoro lo stesso numero di giorni da dedicare al/la figlio/a. Il papà resta 2 giorni al me- se a casa, lo stesso numero di giorni che gli dedicherà anche la mamma: in pratica entrambi turneranno in modo che il pargolo abbia uno dei genitori a casa una volta alla settimana, oltre al week end. Una settimana uno lavora 4 giorni e l’altro 5, e poi viceversa. Negli altri 4 giorni il pupo va all’asilo nido.

8. La gestione del tempo con il creaturo deve lasciare a entrambi, anche in prospettiva, dei momenti di libertà che ciascuno può utilizzare come preferisce: dalla cena con le amiche, al Rabadan del venerdì sera con rientro a casa alle 5.

9. La (quasi) certezza è che un domani quando il/la bimbo/a andrà a scuola e lui si ritroverà alle riunioni o ancora peggio nella chat di classe la narrativa sarà tutta al femminile facendolo sentire un pesce fuor d’acqua. Ma resisterà.

10. Arrendersi mai: il desiderio è di conquistare a pieno titolo il ruolo di padre presente come la madre.

A Il caffè delle mamme non resta che augurare ai Millennial Dads tutto il bene possibile. Con un po’ di invidia nei confronti delle Millennial Mums

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