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La stanza del dialogo
Ragazzi a rischio di isolamento
Cara Silvia, purtroppo non ho figli miei ma la vita mi ha dato la possibilità di vivere la maternità prendendomi cura di due gemellini, Emilio e Riccardo, figli di una vicina di casa impegnata tutto il giorno come chirurgo ospedaliero. Li ho cresciuti con dedizione e amore e adesso che hanno 16 anni hanno superato tutti i problemi di salute. Ma, purtroppo, non quelli psichici. Sono sempre stati vivaci e intelligenti finché non è subentrato un problema: divengono sempre più taciturni, chiusi e annoiati e il rendimento scolastico si è molto abbassato. A scuola si comportano da estranei e, appena a casa, si chiudono in camera restando ore a letto o dinnanzi al computer. Sembra che la vita fuori non li interessi, tanto che non si rallegrano per niente: un dono, una festa, uno spettacolo, una gita o un viaggetto li lasciano indifferenti. Vorrei tanto vederli felici ma non so come fare, mi consigli lei. La ringrazio sin d’ora della sua risposta. / Eugenia
Cara Eugenia, difficile comprendere da lontano se i due fratelli stanno attraversando una crisi momentanea, magari causata dalla stanchezza per la fine della scuola, come mi auguro, oppure sia l’inizio di un ritiro sociale che li porterà progressivamente ad allontanarsi dal mondo reale per immergersi in quello virtuale. Tenga conto che al di là dello schermo tutto è possibile: si possono compiere azioni, magari estreme, e poi annullarle premendo il tasto Reset senza affrontarne le conseguenze. Una forma di vita che gratifica il senso di onnipotenza, «voglio tutto subito», che contraddistingue l’adolescenza. Ma in profondità si coglie anche un penoso senso d’inadeguatezza, il timore di non essere all’altezza delle richieste estetiche e prestazionali di una società sempre più competitiva. Non dimentichiamo che, durante il Covid, questa generazione non è usci-
La nutrizionista
zo di agli a dritta ed uno di cipolle a mancina: al comando del Nostromo «Agli!», «Cipolle!» la ciurma allora sapeva a quali cime attaccarsi e tirare, mettiamola così, molto poco marinarescamente. A terra, nella reggia principesca di Sagres, esperti cartografi, in larga misura genovesi, ben pagati e giurati al segreto, compilavano e aggiornavano i portolani sulle indicazioni di comandanti ed equipaggi di ritorno dai viaggi di esplorazione. Ambienti, elaborazioni ed elucubrazioni alle quali Colombo, che si guadagnava da vivere come agente per i mercanti Genovesi della famiglia Centurione, riusciva in qualche modo ad avere accesso tramite le conoscenze a corte del padre della moglie Filipa e certo delle soffiate del fratello Bartolomeo, apprezzato membro del team dei reali cartografi. Colombo peraltro lavorava pro domo sua per realizzare il suo sogno: interrogava marinai reduci
di Cesare Poppi
da navigazioni importanti e – rimane nella tradizione del «si dice» – ad un certo punto si fece dire da un marinaio in punto di morte cruciali informazioni relative a gabbiani e tronchi d’albero avvistati ad Ovest delle Azzorre. «Dunque, se la terra è rotonda, deve essere possibile giungere all’estremo Est navigando verso Ovest». Questa, in poche parole, l’intuizione geniale di Colombo. E folle. Non sappiamo se i successori del grande visionario Enrico il Navigatore fossero o meno terrapiattisti. Fatto sta che la Corona portoghese giudicò l’impresa impossibile, assurda. Colombo, a quel punto, decise di giocarsi il tutto per tutto e riparò in gran segreto in Spagna portandosi via carte nautiche e informazioni che certo, se scoperto, gli sarebbero costate la testa. Era l’ultima spiaggia, letteralmente, l’ultima prima dello sbarco a San Salvador che avrebbe cambiato la storia del mondo. Fu il confes- sore personale della Regina Isabella, Padre Juan Pérez, a far sì che la Sovrana concedesse una seconda udienza a Colombo dopo che una prima Commissione Reale aveva confermato il verdetto negativo dei portoghesi. Quale fosse il patto col diavolo – od altri che non potè rifiutare – contratto dalla Cattolicissima Sovrana ispirata dal Real Confesor non è dato sapere. Sia come sia: il piano di Colombo fu finalmente approvato. Le Capitulaciones del progetto, firmato da Colombo e controfirmato dal Sigillo Regale, garantivano a Cristóbal Colón il titolo di Ammiraglio del Mare Oceano, Vicerè e Governatore Generale delle terre eventualmente scoperte, il titolo di Don e un decimo di tutte le ricchezze frutto del suo viaggio. Era il 17 aprile 1492, cinquecentotrentuno anni fa. Il 3 agosto Cristóbal Colón salpava da Palos de la Frontera, all’alba. In nomine Domini. ta dal suo ambiente per mesi e l’isolamento si trasformato per molti in una scelta di solitudine che disorienta e preoccupa i familiari. Apparentemente i ragazzi non avvertono il problema e non chiedono niente. Chi lo fa sono i genitori. Ed è difficile aiutare chi non vuole essere aiutato.
Secondo una recente ricerca svolta in Italia, il tempo degli «isolati» trascorre così: per 64,2% ascoltando musica, per il 49,8% comunicando sui Social Network, per il 45,5 % dormendo, per il 38% partecipando ai Gaming online, vedendo la Tv per il 36,2%. Nella popolazione scolastica sono 54’000 (2,7% dai 15 ai 17 anni) i giovani che attualmente non escono di casa.
Siamo soliti pensare che il cosiddetto fenomeno degli Hikikomori – termine coniato in Giappone dove il problema si è posto per la prima volta – riguardi soprattutto i maschi, ma gli ultimi dati riferiscono una popolazione fem- minile altrettanto coinvolta. L’importante è non sottostimare la situazione e intervenire tempestivamente perché col tempo diventa sempre più difficile accettare la sfida della realtà. I sedici anni dei gemelli sono pertanto il momento opportuno per aiutarli ad affrontare le difficoltà della vita, senza le quali non si cresce.
L’importante è intraprendere un approccio sistematico che non isoli il ragazzo ma prenda in esame tutto il sistema sociale, a cominciare dalla famiglia. Senza trascurare di coinvolgere gli insegnanti che, nel 27% non se ne preoccupano, nel 23% pensano sia una malattia, mentre solo il 21% si sente coinvolto nel malessere degli alunni. Lei mi chiede «Che fare»? Una risposta semplice e immediata non c’è. Ma non si senta impegnata a rendere felici i suoi gemelli. La felicità si può attendere, magari propiziare, ma non pretendere. Se la consideriamo un diritto
di Laura Botticelli
Contro il lipedema, non dieta dimagrante ma antinfiammatoria
Gentile Laura Botticelli, prima di tutto complimenti per la sua rubrica, la leggo con tanto interesse e cerco di imparare. Da circa otto anni soffro di lipedema, nella parte inferiore delle gambe (dal ginocchio alle caviglie). Da un anno si è formato un ristagno alla caviglia sinistra con una tumefazione che peggiora durante l’estate a causa della calura. Nonostante il drenaggio linfatico praticato manualmente a regolari periodi e le calze di compressione «su misura», non tende a migliorare.
La domanda è: l’alimentazione potrebbe aiutarmi in qualche modo? Ho 84 anni, peso 52 kg, seguo la dieta mediterranea, non ho malattie oltre a quella succitata, cammino almeno ogni giorno un’ora e ho anche una rete sociale. / Gabriella
Gentile signora Gabriella, la ringrazio molto per la sua lettera e mi dispiace per la sua malattia. Avevo scritto in passato un articolo in merito («Non tutto è riconducibile all’obesità» su
«Azione» del 14 giugno 2021). Per chi non la conoscesse, il lipedema (o lipoedema) è una malattia progressiva, cronica e invalidante del metabolismo lipidico che colpisce quasi esclusivamente le donne. Si manifesta con un accumulo abnorme di grasso sottocutaneo prevalentemente nelle gambe, dai glutei alle caviglie, escludendo i piedi e frequentemente si ha anche un coinvolgimento delle braccia. Alcune persone con lipoedema grave, a lungo termine, sviluppano anche fluido nei tessuti (edema) e questo può portare a linfedema secondario. Sembra infatti che i vasi linfatici che drenano il corpo dai liquidi in eccesso e si occupano dell’infezione possano essere sopraffatti quando il tessuto adiposo si espande. Il fluido quindi si accumula nei tessuti e questi possono scolorirsi, indurirsi e la pelle può rompersi. Le aree edematose possono anche diventare sensibili, e dolorose se sottoposte a pressione, ma anche soggette a dolore spontaneo, non stimolo-dipendente. Sono inoltre inclini a manifestare ematomi ed ecchimosi anche a seguito di un minimo trauma.
Per rispondere alla sua domanda, a differenza della normale obesità, i depositi di grasso del lipedema non rispondono alle misure dietetiche rivolte alla restrizione calorica o all’esercizio fisico intenso. La perdita di peso si verificherebbe dalla parte superiore del corpo, mentre sarebbe assolutamente minimo il miglioramento delle aree sotto la vita colpite dal lipedema, ciò che fa correre il rischio di esacerbare la sproporzione tra la parte superiore e inferiore del corpo. Questo risultato è anche supportato dal primo studio nel Regno Unito condotto da un gruppo di ricerca insieme a Lipoedema UK che ha esaminato gli effetti dietetici auto-riportati sulla gestione del lipoedema. Le diete dimagranti migliorano i sintomi del lipoedema in una piccola percentuale della popolazione dello studio (dati da pubblicare). Al contrario, la dieta antinfiammatoria è stata segnalata come una delle pochissime diete efficaci che hanno migliorato i sintomi del lipoedema.
Tale scoperta supporta l’ipotesi che le proprietà infiammatorie della dieta possano influenzare le condizioni di lipoedema, dato che la malattia comporta un’infiammazione cronica nei tessuti adiposi. Sono necessarie ulteriori ricerche in merito, però sembra che i cambiamenti nutrizionali e dietetici come la riduzione dell’assunzione di alimenti che producono infiammazione nel corpo (zucchero, carboidrati raffinati, carne rossa) siano raccomandati. Nello specifico, le consiglierei, cara signora, di consumare verdura a ogni pasto, due porzioni di frutta, solo ce- non facciamo che indurre scontento e delusione. Sarà la vita a decidere in base alle scelte e alle circostanze di ciascuno. In questi casi è invece fondamentale fare rete anche se i tempi per stabilire relazioni sono molto lunghi. Una ragione in più per essere tempestivi e, come dicevo, approfittare delle vacanze estive per scoprire le preferenze dei gemelli in modo da renderle attrattive per ciascuno di loro. Solo quando la vita vera sarà meglio di quella finta, il computer rimarrà spento e le porte delle camerette si apriranno.
Informazioni
Inviate le vostre domande o riflessioni a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6901 Lugano; oppure a lastanzadeldialogo@azione.ch reali integrali, proteine magre da carni bianche, pesce, uova, formaggi, leguminose, alimenti fermentati come crauti, kefir, yogurt eccetera, noci e semi, erbe e spezie poiché questi alimenti sono ricchi di sostanze nutritive e antinfiammatorie. Al contrario, si dovrebbero evitare cibi che tendono ad aggravare l’infiammazione, come lo zucchero aggiunto (zucchero grezzo, raffinato, miele eccetera), i cereali raffinati (pasta, pane, riso, patate, mais eccetera), alimenti con grassi modificati chimicamente (torte, biscotti, cibo già pronto eccetera), cibi ad alto contenuto di sale, proteine grasse (insaccati, carne rossa, salumi).