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Allegre bulbose primaverili
Mondoverde ◆ Dalle più comuni alle più insolite fritillarie
In cerca di Helvetia
Bussole ◆ Un viaggio che inizia tra le montagne
Claudio Visentin
Con più di cento specie di cui molte in grado di raggiungere un metro e cinquanta centimetri di altezza, le fritillarie, allegre bulbose primaverili, spiccano in giardino o all’interno di vasi da marzo fino alla fine di aprile.
I delicati bulbi misurano da tre a dieci centimetri di diametro, con scaglie dal forte odore di zolfo, ottimo deterrente per topi e talpe.
Interrati a ottobre, iniziano a vegetare producendo foglie lanceolate disposte sullo stelo fiorale a cui seguono i fiori; non gradiscono i ristagni d’acqua e i suoli compatti, mentre prediligono posizioni di mezz’ombra o assolate.
Tra tutte le specie di questo genere e appartenenti alla famiglia delle Liliaceae – originarie del bacino del Mediterraneo, dell’Asia sud – occidentale e dell’America del Nord – spicca per via del notevole sviluppo la Fritillaria imperialis, con un fusto erbaceo di un metro e più, un capolino fiorale grande, campanulato e pendulo, formato da un gruppo di tre-otto campanule giallo arancio e un gruppo di brattee verdi ed erette che la fanno tanto assomigliare alla cresta di un gallo.
I bulbi di F. imperialis raggiungono le dimensioni di dieci centimetri e hanno un costo alto se confrontati con altre bulbose di minor pregio.
Al momento della messa a dimora si deve scavare una buca profonda e larga venticinque centimetri, creare uno strato drenante di qualche centimetro con ghiaia o argilla espansa e ricoprire il tutto con terra morbida e umida. Bagnati con moderazione saranno un vero spettacolo in primavera.
Tra le varietà più interessanti troviamo «Maxima Lutea» che vanta grossi fiori giallo oro fittissimi di corolle che guardano verso il terreno, come se fossero lampade, mentre la sottospecie F. imperialis inodora ha elegantissime campanule arancioni.
Quest’ultima si valorizza molto se usata in gruppi di tre, cinque o addirittura sette bulbi circondati da bassi cuscini di Heuchera a foglie verdi e ramate o contornate da viole blu scuro. Se invece si preferisce coltivarle in vasi o cesti, è meglio scegliere varietà con altezza più ridotta, per non rischiare di vedere il contenitore rovesciarsi dal peso dei fiori.
Ne sono un esempio Fritillaria meleagris dai fiori porpora, maculati di scuro e alti non più di trenta centimetri da terra che hanno anche il pregio di produrre molti bulbilli nel corso degli anni, i quali andranno a naturalizzarsi spontaneamente una volta coltivati in piena terra; lasciati indisturbati a mezz’ombra creeranno incantevoli fioriture primaverili.
Può sembrare curioso che Lorenzo Sganzini abbia intrapreso un viaggio di scoperta del suo Paese, la Svizzera. Invece, anche dopo tanti discorsi identitari, un senso di separazione rimane, «un desiderio d’appartenenza che la distanza di noi ticinesi non rende automatica».
Da queste premesse scaturisce un viaggio fuori dal comune, seguendo il filo di curiosità e pensieri: «Un viaggio che non si svolge linearmente, tappa dopo tappa, ma accumula e sovrappone momenti diversi […], ogni tanto s’interrompe, riparte, rimugina e, se necessario, come nel caso delle carte geografiche, lascia l’esplorazione sul territorio per affidarsi a quella dei libri».
E certo, in un tempo appiattito sull’eterno presente dei social, anche un poco di ripasso della nostra storia non guasta. Alcuni temi tornano inevitabilmente: la Svizzera Stato artificiale (Friedrich Dürrenmatt), un’Europa in miniatura separata però dall’Unione europea. Ma le eterne domande sul significato di questo Paese, declinate in un itinerario e messe alla prova dei luoghi, acquistano nuova freschezza.
Il viaggio di Lorenzo Sganzini comincia tra le montagne ‒ barriera o passaggio, a seconda dei momenti e degli sguardi ‒ e in particolare dallo spartiacque del Piz Lunghin, dove sgorgano acque destinate a tre mari diversi. Il viaggio prosegue accompagnando l’acqua e a volte, proprio come un fiume, sembra smarrirsi nei meandri intricati e controversi della storia nazionale. Nel rincorrersi di luoghi, date e documenti tutto è falso e tutto vero. Il viaggio si chiude raccontando la vivace vita culturale rinascimentale delle grandi città (Basilea, Ginevra), troppo spesso dimenticata per amore degli stereotipi. In compenso, dopo aver cercato a lungo e invano Helvetia, archetipo femminile della Confederazione, si trova invece l’umorismo e il buon senso di Chantal: lasciamo al lettore scoprire chi sia.
Bibliografia
Lorenzo Sganzini, In Svizzera. Sulle tracce di Helvetia, Gabriele Capelli editore, pp.184, € 18.–.
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