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ENERTEA by Rivella

Scopri subito ENERTEA by Rivella nei deliziosi gusti guayusa e mate. La bevanda è al 100% naturale, viene prodotta in Svizzera e ha pochissime calorie, ma è molto energetica.

Tè energetico: un’iniezione di caffeina naturale

ENERTEA by Rivella dà energia per tutta la giornata. Come? La bevanda contiene caffeina di origine al 100% vegetale, ottenuta da tre piante sudamericane, e ha un tenore di caffeina equivalente a circa 2-3 tazzine di espresso o a una classica bevanda energetica. Il gusto unico è arrotondato con le erbe alpine svizzere. A questo proposito ricordiamo il delicato processo di produzione, che gli esperti di Rothrist hanno sviluppato da zero nel corso di diversi anni. Il loro obiettivo è mettere in bottiglia il maggior numero possibile di preziosi componenti delle piante stimolanti e delle erbe svizzere. Per farlo, li estraggono a basse temperature, con un procedimento a freddo che dura diverse ore. Questo rende unico il gusto di ENERTEA by Rivella e la quantità di caffeina estratta è molto elevata. Gli ultimi due di soli quattro ingredienti sono succo di limone e un minimo di zucchero.

Guayusa

Probabilmente non hai mai sentito parlare di questa prodigiosa pianta della regione amazzonica dell’Ecuador, ma presto ti diventerà familiare. Infatti la guayusa è il cugino forte della pianta da cui si ottiene il mate e ha una percentuale di caffeina vegetale ancora più alta rispetto alle foglie di mate, apprez- zate già da tempo. Il tè ottenuto dall’infusione di foglie di guayusa si beve in Ecuador da 2000 anni ed è considerato un rimedio tonificante. I salutari effetti della guayusa sono stati scientificamente provati: le foglie di questo super food sono ricche di teobromina, antiossidanti, vitamine, aminoacidi e, naturalmente, caffeina. In combinazione con gli altri principi attivi, questo stimolante esplica la sua azione in modo uniforme e costante, garantendo energia di lunga durata, attenzione e concentrazione.

Mate Oltre all’ancora sconosciuta guayusa contenente caffeina, ENERTEA è disponibile anche con mate, un ingrediente ormai decisamente affermato. Questo conosciuto stimolante naturale piace per la nota amarognola ed è bevuto volentieri anche fuori dal Sud America.

Verso una carenza di abitazioni?

Svizzera ◆ Uno studio di Wüest Partner prevede che la penuria colpirà entro il 2026 soprattutto i centri urbani (ma non il Ticino)

Desta sorpresa il dato che indica una penuria di alloggi in Svizzera, da qui al 2026. Si prevedeva piuttosto una bolla speculativa che avrebbe provocato un eccesso nella costruzione di nuovi alloggi di tutti i tipi e in tutte le regioni del Paese. L’idea era nata a seguito di un’intensa attività edile, favorita dal finanziamento bancario a tassi di interesse vicini allo zero e dalla difficoltà di trovare fonti alternative di reddito degli investimenti. Situazione che aveva stimolato gli «investitori istituzionali», per esempio le Casse pensioni.

Il dato sorprendente viene dallo studio zurighese Wüest Partner che da anni segue il mercato immobiliare svizzero con particolare attenzione. Secondo i suoi calcoli, entro il 2026 dovrebbe registrarsi in Svizzera una penuria di alloggi, valutata in 51’300 abitazioni. Lo studio parte dalla supposizione, confermata da altre valutazioni, secondo cui il numero delle economie domestiche entro il 2026 dovrebbe crescere di circa 56mila all’anno, quindi a un ritmo superiore a quello del periodo 2019-2021, che aveva appunto fatto prevedere una bolla immobiliare. Al cambiamento contribuiscono essenzialmente la forte immigrazione e la crescita di economie domestiche sempre più piccole e quindi più numerose. Si aggiunge l’arrivo di rifugiati i quali, a medio termine, avranno bisogno di abitazioni. La mancanza di abitazioni viene dedotta da questa domanda in crescita confrontata con un’offerta insufficiente, valutata in base alle domande di costruzione presentate nei vari Comuni, quindi nei Cantoni e nelle varie regioni.

Da quest’analisi emerge che il fenomeno colpisce tutte le regioni e non solo quelle fortemente urbanizzate. Sono comunque le regioni con grossi centri che presentano i tassi maggiori di penuria di alloggi, ma si costata anche la crescente attività di ricerca di abitazioni in zone periferiche. Aree che presentano il vantaggio di prezzi abitativi inferiori e che dispongono di buone comunicazioni con i centri, a fronte della crescente possibilità di telelavoro, fenomeno accentuato dalla pandemia da Covid.

Il numero delle economie domestiche entro il 2026 dovrebbe crescere di circa 56mila all’anno, quindi a un ritmo superiore rispetto al periodo 2019-2021

L’analisi per Cantone presenta quindi dati che vanno dalla mancanza di alloggi a Zurigo (12’870), Vaud (5860) e Berna (5170), nel Canton Argovia (4520), a Lucerna e San Gallo (rispettivamente 3150 e 2320). Ginevra continua ad essere un polo molto attrattivo (3150 abitazioni necessarie), nonostante la forte propensione delle persone a uscire dalla città, perfino in direzione della vicina Francia. Tra le altre regioni spiccano i Cantoni dei Grigioni (1980), di Friburgo (1870) e Svitto (1710). La tendenza scende per i Cantoni più rurali, come Appenzello, Glarona, Untervaldo, ma anche in centri come Basilea-Città, Sciaffusa e Zugo. Le uniche due eccezioni in questo contesto particolare sono costituite dal Giura (90 abitazioni di troppo) e dal Ticino (1030 abitazioni di troppo). In questi due casi gli alloggi in esubero si concentrano a Neuchâtel e Soletta; nel Luganese, Mendrisiotto e Locarnese.

La carenza di abitazioni non toccherà dunque il Ticino, ma in altre regioni della Svizzera il problema è già evidente. E questo non solo nei grandi centri urbani ma anche nelle regioni periferiche e nelle regioni a vocazione turistica. L’attività di costruzione di residenze, primarie e secondarie, è in netto rallentamento sia nei Grigioni, in particolare Arosa ed

Engadina, sia nell’Oberland bernese. Nei Grigioni il rapporto fra domande e nuove abitazioni realizzate, entro il 2026, è solo di 570 su mille. In altri termini, il 43% di chi cerca un appartamento non lo potrà trovare. Il perché di una domanda così elevata si spiega con il forte aumento della popolazione. Se nel periodo 2018-2020 l’aumento demografico si situava fra le 50mila e le 60mila persone all’anno, l’aumento netto dell’immigrazione nel 2022 è stato di circa 81mila persone. Questo corrisponde a circa 37mila economie domestiche. Inoltre, come detto, si nota una forte tendenza alla crescita delle economie domestiche piccole (una o due persone). È probabile che l’invecchiamento della popolazione accentuerà il trend. Infine anche l’aumento del benessere farà crescere il numero di chi cerca una maggiore superficie abitativa o una casa secondaria. Ciò significa una domanda più forte dell’offerta e quindi anche prezzi in aumento. Nel contempo (ma non in Ticino) anche l’investimento nell’immobiliare sta rallentando. Le Casse pensioni e altri investitori hanno coperto i loro bisogni e oggi si attendono un aumento dei tassi di interesse che sposta l’investimento verso valori mobiliari. Movimento favorito anche dal prevedibile aumento dei prezzi e dei tassi ipotecari. Anche la domanda di residenze secondarie è parecchio rallentata, a causa delle restrizioni dovute all’iniziativa e dell’esaurimento delle zone edificabili. In questi casi si costata che anche la costruzione di appartamenti in affitto rallenta. Infine gli esperti fanno notare che anche la densificazione dell’abitato incontra difficoltà, dovute ai numerosi ricorsi e alla durata eccessiva delle procedure (da 7 a 8 anni in certi Cantoni, dove è perfino necessaria l’approvazione da parte del Consiglio comunale).

Una delle conseguenze di questa evoluzione sarà anche l’aumento delle pigioni. A Zurigo, Berna e nel Canton Vaud si prevede nei nuovi contratti una crescita del 10-12% delle pigioni. Per quest’anno si prevede già un aumento generalizzato del 2% circa. Questo anche perché rallentano le nuove costruzioni. Aumenterà quindi anche la parte del reddito che le famiglie dovranno dedicare all’abitazione. La carenza di abitazioni avrà effetti sull’intera economia e sul mercato del lavoro. Per esempio potrebbe aumentare la distanza fra abitazione e posto di lavoro. L’analisi appare forse troppo pessimista, ma i problemi esistono e bisognerà trovare soluzioni. Tra queste vi sarà un maggior intervento dello Stato, soprattutto per calmare i prezzi, ma anche per favorire la costruzione. Bisognerà snellire le procedure di autorizzazione a edificare, trovare i necessari finanziamenti, ma anche rivedere le pianificazioni e magari favorire la proprietà della casa o dell’appartamento in condominio.

20% su tutte le birre

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