Vinci premi per un valore complessivo di oltre 1 milione di franchi!
Novità
e Un gusto seducent vivere unito alla gioia di tutta messicana.
2.40
Corn Chips Salsa Verde Zweifel 125 g
ezia L’inconfondibile sp iginal Paprika Zweifel Or agiù. sposa le noci di ac
4.95
Noci di acagiù Paprika Zweifel 115 g
20x PUNTI
rbeMiele e l’aroma ba cue garantisce im di enti pareggiabili mom piacere.
2.95
Graneo Honey Barbecue Zweifel 100 g
enza Un pizzico di Prov nell’assortimento di noci Zweifel.
4.95
Noci di acagiù Provençale Zweifel 115 g
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Una libreria in casa aiuta a crescere meglio e rende più felici, a tutte le età
Ambiente e Benessere Il chirurgo estetico, plastico e ricostruttivo Marco Castelli cerca di fare chiarezza sui timori legati all’impianto di protesi al seno
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXII 27 maggio 2019
Azione 22 Politica e Economia La questione decisiva non è se Londra lascerà la Ue, ma che cosa resterà dello Stato britannico
Cultura e Spettacoli Per dieci giorni Cannes si è di nuovo trasformata nella capitale mondiale del cinema
pagina 17
pagina 55 pagina 5
pagina 31
Austria, fine di un azzardo
Alla Fondazione Braglia una grazia tutta tedesca
di Peter Schiesser
di Alessia Brughera
RICHIAMO – VOTAZIONE GENERALE 2019
La votazione generale giunge al termine – Le schede di voto devono essere deposte nelle apposite urne delle filiali o spedite entro
SABATO 1. GIUGNO 2019
Collezione Renate und Friedrich Johenning Stiftung
È un video con il potenziale di influenzare l’attuale corso della storia politica europea, quello girato segretamente a Ibiza, che ha provocato le dimissioni del vice cancelliere austriaco Heinz-Christian Strache e poi quelle di tutti i ministri del partito di estrema destra FPÖ dal governo di coalizione con i democristiani dell’ÖVP del cancelliere Sebastian Kurz. Perché l’esperimento politico cominciato un anno e mezzo fa, e che nelle intenzioni dei suoi protagonisti doveva durare almeno dieci anni per riformare alle radici l’Austria, era visto con notevole interesse, rispettivamente preoccupazione in tutto il continente. Per le forze della destra illiberale e sovranista, dal premier ungherese Viktor Orban alla frontista francese Marine Le Pen, al leghista italiano Salvini, alla tedesca Alternative für Deutschland, la coalizione che il giovane Sebastian Kurz aveva forgiato con gli eredi di Jörg Haider era un modello da riproporre ovunque possibile in Europa: un’alleanza tra le forze conservatrici e quelle più estremiste, in un gioco che avrebbe lentamente ma sicuramente portato l’Europa ad assomigliare di meno ad una democrazia liberale e sempre più a quella Russia oligarchica di Putin con cui Salvini, Le Pen, la FPÖ intrattengono da anni intensi rapporti (e hanno ricevuto aiuti finanziari). Aveva già destato scalpore il fatto che Putin fosse stato invitato alle nozze del ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissel il 18 agosto 2018, ma a preoccupare maggiormente era senza dubbio che la FPÖ occupasse il Ministero degli interni con Herbert Kickl, dichiaratamente filo-russo, al punto da spingere i servizi segreti occidentali a limitare fortemente la cooperazione con quelli austriaci per il timore che informazioni sensibili venissero trasmesse al Cremlino. Invece l’esperimento politico è fallito, come erano fallite anzitempo e miseramente, fra scandali vari, le altre due coalizioni di governo ÖVP-FPÖ fra gli anni 2000 e 2007: per la corruttibilità e l’arroganza degli esponenti del partito di estrema destra austriaco. Nel video del luglio 2017 si vede il vice-cancelliere Strache, accompagnato dal suo fido Johann Gudenus, promettere ad una sedicente nipote di un oligarca russo appalti pubblici in cambio di finanziamenti illegali alla FPÖ, motivandola inoltre ad acquistare il quotidiano popolare «Krone» per cercare di utilizzare il giornale in vista delle elezioni nazionali alle porte e diventare il primo partito in Austria. Strache sognava di poter controllare i media come fa Orban in Ungheria. A parole, era un «primanostrista», nei fatti era disposto a svendere ai russi qualche pezzo d’Austria. E non si creda al suo mezzo mea-culpa – «ero ubriaco e volevo far colpo su quella avvenente russa» –, perché i contatti del suo fido Gudenus con lei sono proseguiti anche dopo l’incontro a Ibiza. Ed ora? In questi giorni si deciderà il destino immediato del governo guidato dal cancelliere, ma a settembre ci saranno elezioni anticipate. Se la FPÖ è screditata e si accinge a tornare all’opposizione (almeno a livello nazionale, mentre nei Länder continua a contare, qua e là), per Sebastian Kurz il futuro è molto incerto: era stato lui a dare una spallata alla coalizione fra il suo partito, la ÖVP, e i socialdemocratici, non è quindi credibile che sia ancora lui in futuro a riproporre una «grosse Koalition» fra i due partiti. Dovranno probabilmente emergere altri candidati al cancellierato, che riposizionino la ÖVP più al centro. E questo può diventare una lezione per altri paesi europei: è illusorio pensare che si riesca a rendere più moderati partiti di estrema destra cooptandoli nei governi nazionali; questi perseguono la loro agenda politica senza scrupoli né compromessi, fungendo inoltre da quinta colonna della Russia putiniana, autocratica e illiberale. L’Europa, e in particolare l’Unione europea, ha bisogno di ben altro per riformarsi e crescere.
pagina 47
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
4
Attualità Migros
Festa di compleanno ad Agno Filiali Il Centro Migros di Agno celebra un quarto di secolo d’attività. Domenica
2 giugno dalle 10.00 alle 18.00 apertura straordinaria con diverse iniziative e promozioni, sconto generale del 10%, animazioni per bambini e un’auto da vincere
Esattamente 25 anni fa, nel giugno del 1994, Migros Ticino inaugurava il suo centro commerciale di Via Lugano 21 ad Agno. Una struttura dalla fisionomia architettonica ben riconoscibile e moderna, e con un peso specifico molto importante all’interno della rete di vendita della cooperativa regionale. La filiale del comune malcantonese nel corso degli anni ha saputo evolvere e adattarsi ai mutevoli bisogni della propria clientela, integrandosi perfettamente nella realtà della regione. Grazie alla sua posizione strategica, alla vasta offerta di generi sia alimentari sia non food e ai comodi e numerosi parcheggi proprio a fianco dei negozi, oggi il Centro Migros di Agno rappresenta un punto di riferimento consolidato per tutte le famiglie della zona, così come per i molti turisti che di anno in anno frequentano il Malcantone. Per sottolineare l’importante ricorrenza la Cooperativa Migros Ticino ha previsto otto ore di allegria e convenienza, con iniziative pensate per il divertimento di grandi e piccini. Verrà concesso un 10% di sconto su
Apertura straordinaria per la filiale di Agno. (Stefano Spinelli)
tutto l’assortimento del supermercato, dei negozi specializzati meletronics e Do it + Garden e del punto di ristoro Degustibus. Anche le altre attività commerciali del centro parteciperanno all’iniziativa con omaggi e sconti dal 10 al 30%. Completano la giornata un Dj-Set con musica per tutti i gu-
sti, un gonfiabile per i bambini, allestito per l’occasione all’esterno della struttura, il menù grigliata Giubileo dalle 11.30 alle 14.30 al prezzo promozionale di CHF 9.90 e un concorso con in palio una fantastica Seat Ibiza «Reference Sol» del valore di CHF 20’000.– (l’estrazione del vincitore
avverrà presso il centro domenica alle ore 18.00). Il gerente Nicola Gallucci e il suo affiatato team, composto da un centinaio di collaboratori, saranno felici di accogliere il pubblico la prossima domenica per festeggiare insieme questi 5 lustri di successo.
Un nuovo sito pieno di risate
Riconoscimenti La Commissione culturale di Migros Ticino sostiene gli sforzi
di promozione dell’Associazione Ridere per vivere, un sodalizio che si propone di portare un messaggio di speranza a chi ne ha bisogno La gelotologia, detta anche comicoterapia, è un intervento socio-relazionale molto particolare. Attraverso l’uso della comicità, dello scherzo e della risata vuole permettere alle persone, e in particolare a coloro che sono affetti da problemi di salute, di dare uno sfogo al proprio potenziale di divertimento. Creando situazioni umoristiche, coinvolgendo e offrendo un momento di svago, i gelotologi (si dirà così?) si impegnano a riportare un sorriso positivo sulle labbra di chi si trova in situazione di difficoltà. La speranza è che questo contribuisca per un momento a modificare il loro stato d’animo e apra magari nuove prospettive di speranza per superare gli stati di disagio. Uno dei sodalizi attivi in Ticino che si occupa di questo tipo di intervento è l’associazione Ridere per vivere. Nata nel 2004, concentra i propri sforzi in vari contesti: nelle scuole, negli istituti per invalidi, nelle case per anziani
Marco Bronzini consegna (ridendo) l’assegno simbolico ai medici clown.
e naturalmente nei reparti pediatrici di vari nosocomi della nostra regione. All’intervento vero e proprio contribuiscono figure specializzate, veri terapeuti della risata, che interagiscono
con degenti e con i curanti. Dopo aver seguito specifici corsi di formazione ecco che la Dottoressa Lapilla, la Dottoressa Mentina, il Dottor Salsa, il Dottor Scricciolo e vari altri colleghi dai nomi
altrettanto divertenti sono pronti per i loro interventi a suon di risate. Per valorizzare questo impegno, la commissione Culturale di Migros Ticino ha deciso di assegnare all’associazione una somma di 5000 franchi, che sono serviti a ridisegnare il sito web www. riderepervivere.ch e offrire all’attività del gruppo una più efficace vetrina in rete. In questo modo le attività, gli scopi sociali e la filosofia di fondo possono essere meglio conosciuti e apprezzati, con l’obiettivo non secondario di convincere nuovi volontari a partecipare all’esperienza. Nella foto che pubblichiamo, il presidente della Commissione culturale del Consiglio di Cooperativa di Migros Ticino, Marco Bronzini (che si diverte un mondo), consegna l’assegno simbolico a Lina Graifemberg alias Dottoressa Mentina, Manuel Milani, detto Dottor Salsa, Antonella Ficara, la Dottoressa Lapilla, e a Stefano Scricciolo, ovvero il Dottor Scricciolo.
Orari di apertura ordinari Lunedì-sabato: 08.00 - 18.30 08.00 - 21.00 Giovedì: Tel. 091 82170 00
Il cielo visto dal Generoso (G)Astronomia Tutti
i sabati sera, fino al 26 ottobre, salite speciali
Una nuova proposta per godere della bellezza della Vetta. Il telescopio dell’Osservatorio astronomico offre ai visitatori la possibilità di un’esperienza speciale: dopo aver goduto di una cena gastronomica à la carte con accompagnamento musicale dal vivo, gli esperti astrofili dell’Osservatorio Astronomico proporranno un’esplorazione guidata del cielo, evidenziando in ognuna delle serate un diverso tema. Per l’occasione, oltre alla cena (che deve essere prenotata per tempo e pagata direttamente in loco), l’osservazione astronomica è gratuita e il viaggio in treno è al prezzo speciale del 50% (A/R Adulti: CHF 27.–, ragazzi 6-15 anni: CHF 13.50). Partenza da Capolago ore 19.20. Ritorno dalla Vetta ore 23.15. (Non è possibile salire in vetta per fruire solo dell’Osservatorio Astronomico) Informazioni di dettaglio e programma delle serate su www.montegeneroso.ch. Annuncio pubblicitario
L’estate scolpisce ancora: 3 mesi di fitness per soli 150 franchi. Questo abbonamento estivo è valido dal 1.6 al 31.8.2019 e lo puoi stipulare fino al 30.6.2019 in tutti i centri ACTIV FITNESS. Forza · Resistenza · Corsi di gruppo · Wellness · Spazio bambini Via Pretorio 15 (5° Piano Centro Migros), Lugano · c/o Do it + Garden Migros, Losone · Viale Stazione 18, Bellinzona · Via Luigi Lavizzari 2, Mendrisio
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
5
Società e Territorio Le disgrazie degli altri Uno studio dell’Università di Zurigo analizza la Schadenfreude negli ambienti professionali
Tutti amano gli unicorni Criniera arcobaleno e corno in testa: dai gelati ai social, dai pupazzi al Salone del mobile, perché il pony conquista tutti? pagina 9
Incontri Noëlle Delaquis dirige il Centro Aloha Spirit con il quale da oltre vent’anni si impegna a far conoscere e diffondere la cultura hawaiana pagina 11
pagina 8 Essere stati a contatto quotidiano con i libri durante l’infanzia e l’adolescenza dà benefici, in termini di apprendimento, lungo tutto il corso della vita. (Marka)
Tra i libri si cresce e si vive meglio Potere della lettura Secondo nuove ricerche, vivere tra i libri (anche tra quelli non ancora letti)
migliora i risultati scolastici e rende più felici a tutte le età Stefania Prandi In giapponese esiste una parola per indicare l’azione di comprare nuovi libri che si accumulano, in attesa di essere letti: tsundoku. Chiunque si riconosca in questa pratica e si ritrovi sempre con qualche nuovo titolo ogni volta che esce da una libreria, non deve più sentirsi in colpa. I libri, infatti, anche quelli non – ancora – letti, fanno bene. Secondo uno studio dell’Australian National University e dell’Università del Nevada, pubblicato di recente sulla rivista «Social Science Research», abitare tra i libri migliora i risultati scolastici e non solo. Gli adulti con la laurea, cresciuti in case dove i libri scarseggiano, hanno competenze di lettura e scrittura simili a chi, pur con un livello di studio inferiore (il primo anno della scuola secondaria superiore, secondo l’ordinamento statunitense) abbia avuto la possibilità di vivere tra romanzi e saggi. Joanna Sikora, sociologa dell’Australian National University, è coordinatrice della ricerca e sostiene che essere stati a contatto quotidiano con i libri durante l’adolescenza fornisca le basi per diventare persone erudite e dia benefici, in termini di apprendimento,
lungo tutto il corso della vita. Il potere educativo dei libri è stato riscontrato indipendentemente dal lavoro, dall’età e dal genere di appartenenza, su un campione di individui di trentuno paesi, tra i venticinque e i sessantacinque anni. I risultati non sorprendono, se si considera un’altra indagine del 2010, coordinata da Mariah Evans, sociologa dell’Università del Nevada, pubblicata sulla rivista scientifica «Research in Social Stratification and Mobility». In quell’occasione sono stati esaminati i dati provenienti da ventisette diversi Paesi ed è stata considerata la quantità di libri presenti in casa: chi cresce in un’abitazione con cinquecento volumi ha, in media, un vantaggio di tre anni e due mesi nel percorso scolastico rispetto a chi ha la libreria vuota. Evans spiega: «I libri hanno una conseguenza importante sull’educazione, sia in termini generali, sia in relazione ad altri fattori. Un bambino di una famiglia con la casa arricchita dai libri ha il diciannove per cento di probabilità in più di finire l’università di quante non ne abbia un coetaneo senza libreria. Crescere a contatto con i libri stimola il piacere di leggere, incoraggia discussioni familiari sui testi affrontati, fornisce
informazioni, vocabolario, ricchezza di immaginazione, ampiezza di orizzonti e abilità di scoperta e gioco». I benefici di una biblioteca personale erano stati teorizzati già da Umberto Eco, filosofo, medievista, semiologo, massmediologo e grande amante dei libri: nella sua casa a Milano, in piazza Castello, ne aveva trentacinquemila, di cui milleduecento antichi. «Una biblioteca di casa non è solo un luogo in cui si raccolgono libri: è anche un luogo che li legge per conto nostro» scrisse nel 1998 su «L’Espresso», nella sua rubrica La bustina di Minerva. «Credo che sia capitato a tutti coloro che hanno in casa un numero abbastanza alto di libri di vivere con il rimorso di non averne letti alcuni, che per anni ci hanno fissato dagli scaffali come a ricordarci il nostro peccato di omissione. Poi un giorno accade che prendiamo in mano uno di questi libri trascurati, incominciamo a leggerlo, e ci accorgiamo che sapevamo già tutto quel che diceva». Secondo Eco, la trasmissione del sapere dai libri che possediamo, anche se non li abbiamo ancora letti, avviene per una sorta di osmosi: spolverandoli oppure spostandoli per afferrarne altri, qualcosa del loro con-
tenuto si trasmette, attraverso i polpastrelli, al nostro cervello. Inoltre, ogni volta che gettiamo uno sguardo, sbirciamo il retro di copertina, apriamo una pagina a caso, ne assorbiamo una parte. Un’indagine delle scorse settimane, realizzata dall’Università di Newcastle, guidata da James Law, professore di Scienze del linguaggio, rivela che leggere con bambini e bambine dà loro un vantaggio linguistico di otto mesi. Potrebbero sembrare pochi ma non lo sono, soprattutto se tarati su chi ha meno di cinque anni. Il team ha scoperto che le abilità linguistiche ricettive, le capacità cioè di comprendere le informazioni, sono influenzate positivamente quando i piccoli in età prescolare leggono in compagnia di qualcuno che si prende cura di loro. Lo studio è stato condotto sia considerando i libri cartacei sia i supporti elettronici; sono stati esaminati gli effetti sulla comprensione dei testi, sull’espressione linguistica (come i bambini riescono a tradurre in parole i loro pensieri) e sulle capacità pre-lettura (come le parole sono strutturate). Perdersi tra le pagine è salutare anche in età adulta. Non solo, come di-
ceva Eco, «chi non legge, a settant’anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni». Le persone che leggono regolarmente hanno livelli di stress minori di chi trascorre il tempo libero guardando la televisione oppure lo impiega su dispositivi elettronici come smartphone e computer. Sue Wilkinson, amministratrice delegata di The Reading Agency, organizzazione benefica britannica con la missione di promuovere la lettura, ha spiegato al quotidiano «The Standard» che «gli effetti curativi di un buon libro possono non sembrare un’idea rivoluzionaria, ma molti sono ancora all’oscuro dell’impatto tangibile sulla salute. È provato che leggere sia più efficace del sessantotto per cento nel ridurre lo stress piuttosto che ascoltare musica, del cento per cento di una tazza di tè, del trecento per cento di uscire per una passeggiata». Parole che trovano conferma in un sondaggio dello scorso aprile, condotto da una casa editrice italiana. Chi «consuma» almeno tre libri all’anno tende a dichiararsi più felice di chi non lo fa. L’ottantasette per cento delle lettrici e dei lettori assidui, inoltre, afferma di riuscire ad instaurare migliori relazioni con gli altri.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
6
Idee e acquisti per la settimana
Buoni, freschi e variati
Attualità Il già ampio assortimento di specialità pronte take-away Migros Daily si arricchisce
di alcune sfiziose novità che faranno la gioia degli amanti della classica cucina italiana
4 2
1
3 5 Tresol Group/Däwis Pulga
Migros Daily è sinonimo di gustosi prodotti freschi pronti al consumo, preparati a mano quotidianamente dai nostri gastronomi con ingredienti di prima scelta e di stagione. Non avete tempo o voglia di cucinare? Allora affidatevi a queste specialità di immediato consumo, da gustare così come sono oppure da scaldare brevemente. Niente di più semplice. Che si tratti di sandwich, insalate, spremute, smoothies, müesli, bevande speciali, dessert, wraps… oppure anche differenti piatti caldi come torte salate, pizzette o focacce, Migros Daily risponde al meglio ai bisogni di coloro che, malgrado le giornate piene di impegni, non vogliono certo rinunciare alla bontà di una pietanza fresca, equilibrata e nutriente, sia sul posto lavoro, che in treno, al parco, in gita oppure a casa. Il variegato assortimento Migros Daily varia a seconda delle stagioni ed è disponibile in un ambiente particolarmente attrattivo e facilmente riconoscibile nei supermercati Migros di Biasca, Arbedo-Castione, Bellinzona, Giubiasco, Riazzino, S. Antonino, Taverne, Lugano-Città e Pregassona. Tra le sfiziose novità mediterranee appena entrate a far parte della linea Migros Daily, segnaliamo la Focaccia Emiliana con mozzarella, formaggio e dadini di pancetta affumicata; la Focaccia Campagnola vegetariana con mozzarella, grana padano e carciofi; il Calzone al forno con mozzarella e prosciutto cotto; il Cono al prosciutto con mozzarella e cotto e la Pizza Margherita con mozzarella e pomodoro. A questi, a breve, si aggiungeranno a rotazione altre golose varietà da gustare calde, come per esempio le focacce allo speck e stracchino, ai friarielli e salsiccia, alla calabrese, oppure torte rustiche alle cipolle, alle bietole o alle melanzane.
1
2
3
4
5
Focaccia Emiliana 350 g Fr. 5.30
Focaccia Campagnola 350 g Fr. 5.30
Calzone al forno 300 g Fr. 4.30
Cono al prosciutto 350 g Fr. 4.30
Pizza Margherita 300 g Fr. 4.30
Tutti pazzi per i mattoncini
Attualità Da domani e fino al 1° giugno il Centro Migros S. Antonino ospiterà un’avvincente esposizione di LEGO.
Abbiamo incontrato il coordinatore dell’evento, Christian Rieger, presidente della SILUG, associazione che riunisce gli appassionati ticinesi dei colorati mattoncini
Signor Rieger, come mai questa passione per i mitici LEGO alla sua età (38 anni)?
La passione, come per molti altri credo, è nata fin da bambino, quando ri-
cevevo i LEGO in regalo a Natale e per il compleanno, con cui mi dilettavo a costruire tanti bei modellini da mostrare ai miei genitori e agli amici. Un po’ più grandicello, ho messo da parte i mattoncini per diversi anni, fino a quando è nata la mia prima figlia, dieci anni fa. Anche grazie al fatto di giocare con lei, mi sono riappassionato alle costruzioni in LEGO, e da allora non
potrei più farne a meno, tanto d’aver contratto una sorta di sindrome di Peter Pan (sorride, ndr). Qualche anno fa, insieme ad alcuni amici con la mia stessa passione, abbiamo quindi creato l’associazione SILUG (Swiss Italian LEGO Users Group), che riunisce diversi costruttori di LEGO.
Cosa fa la vostra associazione?
Una volta all’anno organizziamo la più
grande esposizione di opere in LEGO del Canton Ticino, Ticino Brick, la quale fa registrare anno dopo anno un successo sempre crescente. Basti pensare che nel 2018, in occasione della 4° edizione, sono stati oltre 7000 i visitatori che sono venuti a trovarci presso le palestre comunali di Ascona per ammirare le costruzioni in LEGO dei nostri soci e non solo. Oltre a ciò,
organizziamo ritrovi periodici ed altri eventi espositivi e collaboriamo con altri LUG (LEGO Users Group). La nostra associazione è stata riconosciuta ufficialmente dal gruppo LEGO nel 2015. Perché i LEGO sono tanto speciali per lei?
Perché permettono di dar libero sfogo alla propria fantasia, riproducendo praticamente qualsiasi tema: dai paesaggi alle città, dai personaggi dei fumetti ai castelli, dalle automobili agli aeroplani, dagli edifici agli animali… le possibilità di costruzioni realizzate con i colorati mattoncini di plastica sono veramente infinite.
Cosa verrà esposto al Centro Migros di S. Antonino?
Saremo presenti con diverse costruzioni realizzate dai nostri soci, tra cui diorami di città con trenini in movimento, una pala eolica, una fattoria, una stazione, paesaggi vari… e non mancheranno nemmeno delle riproduzioni di negozi e camion Migros. Inoltre, mercoledì 29 maggio (ore 14.30, 15.30 e 16.30) e sabato 1° giugno (ore 13.30, 14.30, 15.30 e 16.30), sono previste delle gare di costruzioni dedicate ai bambini con simpatici premi in palio.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
7
Idee e acquisti per la settimana
Per grigliate sensazionali
Attualità Grazie ai nostri consigli e all’ampio assortimento dei supermercati ogni grigliata
si trasforma in un evento indimenticabile
C’è chi le preferisce solo di carne, chi invece ama variare aggiungendoci qualche succulento pesce, ma anche i vegetariani o flexitariani non rinuncerebbero mai al metodo di cottura più gettonato della bella stagione. Stiamo naturalmente parlando delle grigliate all’aperto, entrate ora nel loro periodo caldo. Per l’occasione, Migros è sempre al fianco dei griglietariani affinché uno dei più grandi piaceri culinari dell’estate sia un successone presso tutti i commensali. Tutto ciò che serve per organizzare grigliate indimenticabili è ottenibile nei nostri negozi: dagli strumenti indispensabili come le varie tipologie di grill e accessori vari, passando per la vasta selezione di carne, pesce, pollame e verdure e fino ai condimenti più variegati. Senza dimenticare ovviamente i preziosi consigli e trucchetti dei nostri mastri macellai per grigliare in modo corretto e senza stress. Scopri il mondo delle grigliate Migros
Il sito web griglietariani.ch dedicato agli amanti del grill diventa un pre-
zioso alleato per coloro che vogliono cucinare specialità alla griglia a regola d’arte. Aprendo la pagina web sul proprio smartphone si avrà inoltre «L’amicone dei griglietariani» sempre con sé. Quest’ultimo offre utili funzioni per grigliate di successo, tra cui consigli e astuzie, irresistibili ricette, un party planner, la lista della spesa e un timer da grill affinché ogni pietanza sia grigliata alla perfezione. Infine, non manca nemmeno un grande quiz, con in palio fantastici premi settimanali e un esclusivo premio principale sotto forma di un fine settimana da griglietariani per 12 persone del valore complessivo di Fr. 20’000.–.
Azione 50%
sulle costine di maiale svizzere, decongelate, al banco a servizio 100 g Fr. 1.15 invece di 2.30 dal 28.5 al 3.6
Costine che delizia!
Questa settimana per la gioia dei buongustai le costine svizzere sono in offerta speciale al 50% di sconto. Il modo più semplice per gustarle è quello di spennellarle con una marinata a base di olio, sale, pepe, rosmarino e senape dolce. Le costine vanno grigliate a fuoco medio per circa un’ora e un quarto, girandole e spennellandole regolarmente con la marinata. Bagnandole di tanto in tanto con un po’ di birra si conferisce un tocco delicato alla carne. Annuncio pubblicitario
33% di riduzione. CON S . PE L L EGR I NO SE I T U L A STA R Appuntamento su www.sanpellegrino.com per vincere un’esperienza straordinaria!
33%
4.65 invece di 6.00 S.Pellegrino 6 x 1.25 L
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
8
Società e Territorio
Il piacere delle disgrazie altrui
Psicologia Un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Zurigo analizza la Schadenfreude
negli ambienti professionali
Alessandra Ostini Sutto È un’emozione attorno alla quale aleggia una certa reticenza, dal momento che – per la sua definizione – viola le norme sociali. Stiamo parlando della Schadenfreude, letteralmente la «gioia per le disgrazie altrui». Nella nostra lingua non esiste un equivalente della parola germanica, che, comunque, viene usata come prestito linguistico pure in altri idiomi. Se molte lingue non dispongono di un proprio termine per descrivere questa reazione emotiva antisociale, sono numerose quelle in cui si trovano dei proverbi che esprimono tale concetto. «La sfortuna degli altri è dolce come il miele», recita, per esempio, un antico proverbio giapponese, mentre i più vicini francesi dicono «Le malheur des uns fait le bonheur des autres» («La sfortuna degli uni fa la felicità degli altri»). Alla Schadenfreude in ambito lavorativo è stato dedicato di recente uno studio, condotto da ricercatori dell’Università di Zurigo in collaborazione
con la Shanghai Jiao Tong University e la National University di Singapore. Nel contesto lavorativo capita infatti di assistere ad episodi di maltrattamento, abuso o mobbing. Ad oggi, la maggior parte delle ricerche condotte sull’argomento sostiene che in questi casi gli osservatori provino empatia nei confronti delle vittime e rabbia verso i perpetratori. Tuttavia, Jamie Gloor, economista aziendale a capo della citata ricerca, ritiene che questa visione semplifichi eccessivamente la complessa natura delle dinamiche sociali. Ed è proprio questo il motivo per cui ha dedicato la sua ultima pubblicazione alla genesi, allo sviluppo e alle conseguenze della Schadenfreude, una dark emotion – a suo dire – discussa dai filosofi fin da Aristotele ma che la più recente ricerca ha ampiamente trascurato. Gli ambienti professionali, oltre a consentire esperienze sociali positive come il cameratismo e il sostegno, possono contenere in sé condizioni ideali per lo sviluppo di competizione, invidia e tensioni interpersonali o tra gruppi.
C’è chi interpreta la Schadenfreude come una sorta di giustizia divina che punisce chi se l’è meritato. (Marka)
Questo tipo di dinamiche negative aumenta la probabilità che qualcuno possa beneficiare delle sventure altrui, ed è in tali condizioni che la Schadenfreude nasce e prospera. «Negli ambienti complessi e in continua evoluzione, come i luoghi di lavoro, ci concentriamo su ciò che è più rilevante per noi e per i nostri obiettivi», afferma Jamie Gloor. Di conseguenza la «gioia per le disgrazie altrui» tende ad essere indirizzata verso collaboratori particolarmente validi: «L’ingiusto trattamento può livellare il campo di gioco, aumentando potenzialmente le proprie possibilità di ottenere ricompense, come bonus e promozioni», continua l’esperta. Quest’emozione, secondo il nuovo studio condotto dall’ateneo zurighese, trova terreno fertile principalmente in contesti altamente competitivi, nei quali i collaboratori si vedono unicamente come concorrenti, non come colleghi. Secondo gli autori, un tale ambiente facilita la tendenza a giustificare il proprio godimento per l’altrui sofferenza. I ricercatori parlano invece di Schadenfreude «ambivalente» quando il piacere per le disgrazie altrui è offuscato da sensi di colpa e vergogna. Nel primo caso, il rischio è che chi era unicamente un osservatore, inizi a diventare attore, trattando ingiustamente il bersaglio della propria Schadenfreude, per esempio negandogli un aiuto o escludendolo attivamente. «Se la Schadenfreude diventa pervasiva tra i dipendenti, il comportamento asociale potrebbe anche diventare la norma», riassume Gloor. Per evitarlo, gli autori dello studio consigliano ai dirigenti di creare un clima di lavoro inclusivo, promuovendo incentivi orientati al team piuttosto che individuali oppure procedure atte a contenere la potenziale invidia e il risentimento nei confronti degli star performer. Vale inoltre la pena di individuare gli opinion leader all’interno dei gruppi che si possono creare in una realtà aziendale, al fine di scongiurare il rischio che si
creino delle spirali di trattamenti ingiusti. Provare piacere per le disgrazie altrui non resta – ovviamente – prerogativa dell’ambito lavorativo. Anche se ci hanno insegnato che non si deve godere delle sventure delle altre persone, a tutti è già successo – e succede – di provare questa emozione. Per esempio vedendo una multa di parcheggio sull’auto del vicino di casa litigioso oppure quando qualcuno ci spintona per raggiungere il suo bus e poi lo perde. La Schadenfreude è, infatti, un’esperienza più comune di quanto siamo disposti ad ammettere. Paradossalmente, pur essendo antisociale, è un’emozione intrinseca all’essere sociale. C’è chi la interpreta come una sorta di giustizia divina, che punisce chi se l’è meritato, o di contrappasso, che arreca un danno a chi ci ha fatto subire un torto; molti provano in questi casi il sollievo di non essere, questa volta almeno, la persona toccata dalla sventura, o la soddisfazione di avere la prova che nessuno è perfetto. Un articolo del 2002 del «New York Times» ha citato una serie di studi scientifici su quella che ha definito «delizia delle disgrazie altrui». Molti di essi si basano sulla «teoria del confronto sociale», l’idea cioè che quando le persone intorno a noi subiscono degli eventi sfortunati, tendiamo ad avere uno sguardo più benevolo su noi stessi. Un altro risultato emerso è la propensione da parte delle persone con una bassa autostima a provare con maggiore frequenza l’emozione di cui stiamo parlando. Anche Schadenfreude: il piacere delle disgrazie altrui di Wilco W. van Dijk e Jaap W. Ouwerkerk (uscito nel 2016) offre un’ampia rassegna delle ricerche teoriche ed empiriche. Nei vari capitoli si ritrovano elementi appena visti, tra cui la giustizia come motivazione di fondo dell’emozione in questione, oppure il ruolo dei processi di confronto sociale e di invidia nel su-
scitare piacere per le sventure altrui. A proposito di invidia, è interessante la definizione che si legge nell’introduzione di Vittorio Cigoli e Federica Facchin: «La Schadenfreude è l’immagine speculare dell’invidia. Quest’ultima è quel malessere che sorge quando qualcun altro possiede qualcosa di desiderabile. La Schadenfreude al contrario è quella sensazione di felicità che si prova quando un’altra persona va incontro a una sventura». L’idea che emerge dal volume è quella di un sentimento strettamente legato alla nostra maniera di confrontarci con l’altro e di percepire noi stessi: quando il confronto pende a nostro sfavore, a dipendenza della nostra personalità, invidiamo l’altro e, magari, non ci dispiacerebbe se venisse degradato. Così capita di ritrovarsi a godere di una sventura che gli è occorsa, con la sensazione che sia stata fatta giustizia. Lo Schadenfroh – colui che gode malignamente – non è però mai la causa di questa sventura; non è un vendicatore, bensì un osservatore passivo. Su questa inconfessabile emozione si è pure chinata un’esperta in materia, Tiffany Watt Smith, storica culturale, nota per il suo Atlante delle emozioni umane. 156 emozioni che hai provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai (Utet 2017), tradotto in tutto il mondo. Con il suo recente Schadenfreude – La gioia per le disgrazie altrui, uscito quest’anno, Watt Smith – che nel 2014 è stata inclusa dalla BBC tra i New Generation Thinkers – prosegue la mappatura delle emozioni umane soffermandosi su una singola emozione, che Nietzsche definiva la «vendetta dell’impotente» e che suscita numerosi interrogativi: come funziona, a che cosa serve e, soprattutto, dobbiamo vergognarcene? Sono alcune delle domande a cui la studiosa cerca di dare delle risposte, conducendo il lettore in un viaggio, anche divertente, da Shakespeare ai Simpson, da Winnie Pooh a Dostoevskij, da Freud a Kim Kardashian.
Luoghi di raccoglimento
Tempi moderni Nella nuova società multiculturale e laica si abbandonano le cappelle
e si costruiscono le «camere del silenzio»
Luciana Caglio Sono innumerevoli le cappelle, disseminate su tutto il nostro territorio e assimilate in spontanea simbiosi con il paesaggio. Tanto da diventarne un simbolo, a uso turistico e oggetto di ricerche culturali. «Un Ticino senza cappelle non riesco a immaginarlo», dichiara Ely Riva, fotografo e alpinista che ne ha ritratte quasi 2000. Da par suo, Piero Bianconi, scrittore raffinato e storico d’arte, nel saggio Cappelle del Ticino, pubblicato nel 1982, aveva rilevato il significato umano di questi piccoli edifici che, in luoghi persino impervi, offrivano a contadini, pastori, taglialegna un momento di sosta e di devozione consolatoria. Presenti in forme diverse, a portico, a tabernacolo, a parete, a oratorio, con muri grezzi o affrescati, le nostre cappelle raccontano sei secoli di storia, fatta di pietre e di sentimenti. Risalgono al 1500 le più antiche: da qui parte un filone creativo, strettamente legato alla pratica religiosa cattolica, che ha caratterizzato una società contadina di tipo tradizionale. Un’epoca ormai conclusa. Non che si sia esaurito il senso del sacro che, però, dall’ambito popolare si è spostato a quello professionale. Non più costruzioni semplici e spontanee, bensì opere firmate da bravi architetti.
Un paio di nomi, per intenderci: Rino Tami, autore nel 1964 della cappella alla Clinica di Sant’Anna, a Sorengo, e Mario Botta con Santa Maria degli Angeli sul Tamaro. Tutto ciò per dire che, se persiste quel bisogno di raccoglimento, che induce a isolarsi dagli assilli di ogni giorno, ha però subito gli influssi di cambiamenti profondi e irreversibili. Con cui si devono fare i conti. Parole, ormai ricorrenti, come multiculturalismo, laicità, libertà di culto esprimono, inequivocabilmente, una nuova quotidianità. Ci si trova in un clima sociale multiforme, dove convivono cristiani, islamici, ebrei, buddisti, agnostici, atei, e via dicendo, da cui emergono esigenze spirituali e psicologiche che chiedono uno sbocco, anche concreto. Come dire, luoghi destinati ad accogliere persone che forse non pregano più rispettando canoni precisi, tuttavia vogliono ritagliarsi una pausa di riflessione, in un silenzio raro e prezioso. Si chiamano, appunto, camere del silenzio, questi spazi aperti al pubblico, nei posti più disparati. Il primo e più illustre esemplare risale al 1957 e si trova, non a caso, nel palazzo delle Nazioni Unite, a New York, ideato dall’allora presidente Dag Hammarjöld, luterano svedese. Altrettanto famoso, il «Raum der Stille», alla Porta
di Brandeburgo, creato a Berlino, nel 1988, nell’allora Repubblica federale. Dopo la riunificazione tedesca, diventa il simbolo della riappacificazione e della tolleranza. Sempre in Germania, nel 2011 un altro edificio pubblico, la Biblioteca civica di Stoccarda, progettata dall’architetto sudcoreano Young Yi, mette a disposizione dei visitatori un locale vuoto e insonorizzato, in cui appartarsi per meditare sul proprio libro. E persino nell’ambiente, pulsante e rumoroso di un grande magazzino, qual è il Selfridge di Londra, nel 2013 si offre ai clienti un angolo per il raccoglimento. È un’esigenza che si fa sentire anche in Italia, a sua volta alle prese, da un lato con l’immigrazione, e, dall’altro, con il calo della pratica religiosa tradizionale. Nel maggio dello scorso anno, a Milano, il convegno della Federazione chiese evangeliche affronta il problema della cosiddetta «cappella laica», da introdurre all’interno di strutture pubbliche, in particolare negli ospedali. Ciò che, in pratica, è avvenuto: a Parma e a Torino. In Svizzera, l’università di Losanna, frequentata già negli anni 50 da numerosi studenti mediorientali di fede islamica, aveva avvertito la necessità di allestire uno spazio neutrale, privo di riferimenti confessionali, e quindi per tutti. Del resto, è proprio l’obiettivo di locali chia-
mati a soddisfare un bisogno, diffuso ma spesso latente, fra persone che stentano a parlare fra loro e con se stesse, nelle occasioni più diverse. Come consumatori, ed ecco la Camera silenziosa alla Sihlcity di Zurigo. E come turisti: a Warth, in Turgovia, un albergatore è il primo a reagire. Ma promettere, genericamente, tranquillità non basta più. Adesso si tratta di rispondere a un’esigenza specifica da parte di un pubblico allargato di utenti. Il compito ha, infatti, sollecitato l’inventiva degli architetti. Occorre costruire, con materiali insonorizzanti, con colori e luci adeguati, un ambiente che sia in grado di accogliere un momento d’intimità e di libertà. Ci si deve, insomma, cimentare su un terreno aperto alla sperimentazione. Una sfida affrontata con successo dagli architetti Stefan Saner e Pascale Guignard, vincitori nel 1997 del concorso per la «Cappella dell’autostrada» di Erstfeld. Che figura, ormai, fra le soste più frequentate, da dedicare non soltanto alla quiete ma, in questo caso, all’ammirazione per un’opera appagante, dal profilo estetico. In Ticino, la prima «Camera del silenzio» è di fresca data. Si trova all’ultimo piano della Clinica di riabilitazione a Novaggio e porta la firma di Piero Boschetti, autore degli interventi di ristrutturazione dello storico edificio.
La Camera del silenzio della clinica di Novaggio. (arch. Pietro Boschetti)
Qui, da una sorta di abbaino dimenticato, un rettangolo di piccole dimensioni, l’architetto ha voluto ricavare un luogo funzionale, da restituire alla realtà di un ambiente ospedaliero. Dove, più che altrove, ci si confronta con interrogativi che vanno oltre la quotidianità. Un bisogno attuale, a cui dare una casa. Per realizzarla Boschetti ha sfruttato l’elemento fondamentale, che aveva a disposizione: «Il paesaggio circostante, veramente straordinario, che si vede dalla finestra. E, quindi, la finestra è diventata la protagonista, che ho valorizzato con una cornice dorata. Tenendo poi conto degli effetti della luce che, cambiando continuamente, modifica il panorama naturale». Nel locale, dipinto di un sobrio rosso pompeiano, è collocato solo un semplice leggio. Conclude l’architetto: «Non serve altro, lo spettacolo di una natura, che qui appare intatta, parla un linguaggio comprensibile a tutti. Ed è di questo che, oggi, si ha bisogno».
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
9
Società e Territorio
La mania dell’unicorno
Il caffè delle mamme Il pony dal corno in fronte e la criniera dai colori dell’arcobaleno si trova ovunque,
dalle gelaterie al Salone del mobile, dai pupazzi ai social, ma perché le adolescenti lo amano?
Simona Ravizza Nella caffetteria sotto casa, ai piedi del Bosco Verticale a Milano, sulla lavagnetta con il menù, da un paio di giorni compare l’«Unicorn Latte», nella gelateria lì a due passi debutta il gusto «Magic Unicorn», una crema azzurra con dentro sparsi cuoricini colorati di zucchero. Le adolescenti amano l’unicorno. Con il pony dal corno in fronte e la criniera dai colori dell’arcobaleno, ci sono gadget d’ogni tipo: capi d’abbigliamento, pupazzi, ciabatte, ma anche smalti, creme, cover, borracce, porta-anelli, penne e chi più ne ha più ne metta. Le giovanissime s’inventano make-up e tinte di capelli a strisce rosa, azzurro, viola e giallo. E, se ormai sono i social a consacrare le tendenze, basta un dato su tutti: su Instagram all’hashtag #unicorn troviamo quasi 12 milioni di post fotografici. Insomma: tutte pazze per gli unicorni. Nuovi protagonisti anche di film come Unicorn Store (uscito su Netflix il 5 aprile) e di installazioni al Salone del mobile di Milano (dal 9 all’11 aprile). Così al Caffè delle mamme ci domandiamo: qual è il significato di questa moda? Per scoprirlo ci affidiamo a cinema e letteratura. Protagonista e regista della commedia di formazione Unicorn Store, appena uscita sulla piattaforma streaming che consente agli abbonati di guardare film, serie Tv e documentari, è la premio Oscar Brie Larson. È la storia della giovanissima Kit, reduce
dall’espulsione dalla scuola d’arte, suo malgrado tornata a vivere a casa dei genitori e costretta ad accettare un noioso lavoro d’ufficio. «Un unicorno? È la sola cosa che ho sempre voluto», ammette davanti a un bizzarro negoziante che vende ciò di cui le persone hanno bisogno e che si offre di aiutarla a realizzare il suo desiderio. Così l’unicorno diventa il simbolo di quel po’ di magia a cui tutti ambiscono nella vita e nello stesso tempo dell’importanza di inseguire i propri sogni. A maggior ragione quando crescere fa giustamente paura. «La cosa più adulta che tu possa fare è fallire in ciò che ti sta davvero a cuore», è l’incoraggiamento che viene fatto a Kit. Perché il coraggio di affrontare la vita è più importante degli inevitabili fallimenti. Il messaggio del film, incarnato nel pony con la criniera arcobaleno, è che se arriva il momento in cui è necessario riporre negli scatoloni i ricordi dell’infanzia, bisogna farlo senza mai smettere di sognare. Dopotutto nel film uscito nel 1985 di Ridley Scott Legend, nomination al Leone d’Oro di Venezia, il Signore delle Tenebre per impadronirsi della Terra e fare scomparire per sempre luce e purezza deve eliminare gli ultimi unicorni esistenti, che con la loro essenza luminosa e divina mantengono puro il mondo. Gli si opporrà Jack (Tom Cruise) con la sua squadra di elfi: salvando l’ultimo unicorno salverà non solo il Pianeta, ma anche il suo amore per Lili. E proprio per fare un tuffo tra i so-
Dolci unicorni. (Pexels.com)
gni – nel giorno della Festa Mondiale dell’Unicorno, il 9 aprile, che quest’anno ha coinciso con l’apertura del Salone del Mobile a Milano – in pieno centro città compare un appartamento da favola, completamente arredato a tema unicorno. Cuscini con arcobaleno, candele toni pastello, la sua figura che troneggia sulle pareti, mobili, lenzuola, decorazioni: tutto è studiato per rendergli omaggio. La «Unicorn House» è allestita da Booking.com, sito che a livello mondiale permette ai viaggiatori prenotare alloggi. Neanche a dirlo: le prenotazioni delle tre notti disponibili per poter dormire nella casa a 70 euro sono andate subito sold out (10, 11 e 12 aprile).
Harry Potter, nella saga fantasy di J.K. Rowling amatissima dagli adolescenti, lo consacra come animale magico. «Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, Mr. Potter – si sente dire Harry nel quartiere di maghi Diagon Alley –. Usiamo peli di Unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago». E quando nella Foresta Proibita l’unicor-
no muore Harry ammette di non avere mai visto nulla di così bello e così triste: le lunghe zampe affusolate si divaricano formando angoli strani, e la criniera bianco perla si sparge sulle foglie scure. Nel cartoon Cattivissimo me la piccola Agnes in visita al Luna Park lo trasforma nel peluche più desiderato da milioni di bambini. Insomma, al Caffè delle mamme siamo arrivate alla conclusione che l’unicorno rappresenta il bisogno degli adolescenti di sognare, di magia, di unicità. Per non dimenticarsi una volta grandi, come ammonisce il Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exery, di essere stati piccoli. Annuncio pubblicitario
PUNTI. RISPARMIO. EMOZIONI.
Su www.migros.ch/it/cumulus trovi tutto il mondo Cumulus. In caso di domande puoi contattare l’Infoline Cumulus: 0848 85 0848
SMARTPHONE E MAXI A PREZZI VANTAGGIOSI
CON MIGROL APPROFITTI PIÙ VOLTE
Stipula ora un abbonamento M-Budget Maxi nella tua filiale melectronics (fr. 29.–/mese + tassa unica di attivazione di fr. 40.–) e riceverai un Huawei P20 lite nero a prezzo speciale per tutta la durata dell’azione.
Carburante, lavaggio auto o riscaldamento: con Migrol non sbagli mai. La società gestisce circa 310 stazioni di servizio e oltre 70 impianti Car Wash in Svizzera, fornisce olio da riscaldamento a molte economie domestiche nazionali e provvede alla revisione delle cisterne per fini di sicurezza.
150.DI SCONTO
5x PUNTI
Durata dell’azione: fino all’11 giugno 2019 Prezzo: Huawei P20 lite nero a fr. 99.– invece di fr. 249.– Approfittane: mostra la carta Cumulus quando acquisti un Huawei P20 lite nero nella tua filiale melectronics e riceverai uno sconto Cumulus di fr. 150.– alla simultanea stipulazione di un nuovo abbonamento M-Budget Maxi (fr. 29.–/mese + tassa unica di attivazione di fr. 40.–). Ulteriori informazioni: www.migros.ch/cumulus/m-budget/it
Offerta: Car Wash Dal 27.5 al 16.6.2019 negli autolavaggi Migrol ricevi punti Cumulus moltiplicati per 5 su tutta l’offerta di lavaggio nei tunnel e nei portali di lavaggio Migrol nonché per l’autolavaggio self-service (solo con pagamento con carta). L’offerta non è cumulabile ed è valida unicamente presentando alla cassa o scansionando la carta Cumulus. Offerta: olio combustibile Dal 27.5 al 9.6.2019, per ogni nuova ordinazione fino a 9000 litri, i clienti privati ricevono 1000 punti bonus extra (oltre ai consueti 100 punti Cumulus per 1000 litri).* Offerta: revisione della cisterna Per ogni nuovo ordine di revisione inoltrato entro il 9.6.2019 ed eseguito entro il 30.9.2019 i clienti privati ricevono fr. 50.– di sconto (non cumulabile) e un accredito di 1000 punti bonus (oltre ai consueti punti Cumulus).* * Ordina con il tuo numero Cumulus su www.migrol-olio-combustibile.ch o www.revisione-cisterna-migrol.ch oppure chiamando lo 0844 000 000 (tariffa normale).
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
11
Società e Territorio
A Meilen con lo spirito delle Hawai’i
Incontri Cresciuta a Bosco Luganese Noëlle Delaquis dirige il Centro Aloha Spirit con il quale da oltre vent’anni
si impegna a far conoscere e diffondere la cultura hawaiana attraverso la lingua, la danza, i canti e i massaggi
Stefania Hubmann Aloha è molto più che il saluto in lingua hawaiana, è un’espressione d’amore, un concetto di vita che fra Ottocento e Novecento ha rischiato l’estinzione, così come la lingua e l’intera cultura dell’omonimo arcipelago, scoperto dal capitano Cook nel 1778, annesso dagli Stati Uniti nel 1898 e poi divenuto Stato federato dell’Unione nel 1959. Lo spirito di questo popolo di origine polinesiana negli ultimi decenni si è riaffermato, varcando confini e attraversando oceani per giungere anche molto vicino a noi. Da oltre vent’anni a Meilen sul lago di Zurigo è infatti attivo il centro Aloha Spirit, cofondato da Myra e Noëlle Delaquis. Dal 2012, anno della scomparsa di Myra, lo dirige la figlia Noëlle. Quest’ultima, cresciuta in Ticino, dopo diverse esperienze di vita si è immersa nelle tradizioni hawaiane diventando, come lei stessa si definisce, un ponte fra le remote isole e la cultura europea. Il suo centro è infatti l’unico in Svizzera e probabilmente in Europa a promuovere la cultura hawaiana attraverso lingua, danza, canti e massaggi, con la regolare presenza di maestri autoctoni. Al Ticino, che ha lasciato all’età di vent’anni, Noëlle è tuttora molto legata e lo afferma apertamente: «Ogni giorno mi mancano la lingua italiana, la natura, i profumi e i colori ticinesi. Sono cresciuta a Bosco Luganese e ho bellissimi ricordi di quel periodo e dell’attività che mia madre svolgeva già allora». Lo scorso aprile è tornata nel nostro cantone in occasione del Festival delle lingue organizzato per le scuole medie (vedi «Azione» del 22.4.2019). Per la prima volta il festival, che ogni anno introduce nel programma una nuova lingua, ha dato spazio all’olelo Hawai’i. Noëlle Delaquis ha animato quattro atelier durante una giornata svoltasi alle scuole medie di Ambrì. Come hanno reagito i ragazzi? «Erano molto interessati e aperti. Alcuni di loro conoscevano qualche parola hawaiana grazie ai film d’animazione Oceania e Lilo & Stitch».
«Nella Svizzera tedesca – prosegue Noëlle – mi reco regolarmente nelle scuole non solo per far conoscere la lingua hawaiana, ma anche con proposte legate ai canti e alla danza. La cultura hawaiana ha una lunga tradizione dove queste forme espressive (compreso il massaggio Lomilomi) rappresentano un tutt’uno. Sono definite Healing Arts, ossia arti che guariscono. Il popolo hawaiano è molto legato alla natura e alla terra e ha un forte carattere spirituale». Questi valori sono stati quasi annientati dagli occidentali dopo la scoperta delle isole alla fine del Settecento. La danza Hula, ancora oggi di grande importanza ed impatto, venne proibita, così come altre manifestazioni delle tradizioni aborigene. Un articolo pubblicato di recente su «The Economist» (23 febbraio 2019) ripercorre questa triste parabola ricordando come alla fine dell’Ottocento i bambini venivano picchiati se parlavano la lingua hawaiana. Il focus del testo è però il ritorno, seppur difficile, di questa lingua e della cultura che rappresenta. La diffusione dell’olelo Hawai’i passa oggi anche attraverso alcune scuole. Il numero di bambini educati in lingua hawaiana, scrive il settimanale inglese, è in crescita: da 1877 nel 2008 è passato a 3028 nel 2018. A ridar vita alla cultura hawaiana contribuisce anche chi, come Noëlle Delaquis, la diffonde nel resto del mondo soprattutto attraverso i canti, la danza e i massaggi. La danza Hula sarà protagonista i prossimi 22, 23, 29 e 30 giugno a Zurigo in occasione di due workshop organizzati dal centro Aloha Spirit e animati da Kumu Keala Ching. Due volte all’anno il meastro hawaiano è ospite del centro di Noëlle Delaquis per trasmettere in prima persona le sue conoscenze ed insegnare la danza Hula sia nella forma tradizionale, sia in quella moderna. «Tutte le Healing Arts – precisa la nostra interlocutrice – si fondano su un concetto olistico della persona. La ricerca dell’equilibrio interiore, del benessere e della salute dura-
La danza Hula è una forma d’arte con una lunga tradizione. (www.alohaspirit.ch)
tura sono gli obiettivi dell’attività che promuovo». Il centro Aloha Spirit è membro della Federazione Svizzera dei Massaggiatori Professionali (FSMP) e riconosciuto dalla Fondazione Svizzera per la Medicina Complementare (ASCA). Noëlle Delaquis sta inoltre lavorando per ottenere il riconoscimento anche da parte degli assicuratori malattia. Essenziale è, però, il percorso compiuto nell’ambito della cultura hawaiana, in particolare lo stretto contatto con i maestri delle isole. Alle Hawai’i Noëlle Delaquis giunge la prima volta a metà anni Novanta quale attivista dell’organizzazione OceanCare per la protezione dei mammiferi marini. La madre, naturopata, è pure sul posto nell’ambito del suo interesse per le pratiche della cultura hawaiana. Nasce così una stretta collaborazione che le porterà a fondare il centro di Meilen. Già for-
mata nel massaggio classico e quale terapista di shiatsu e watsu (shiatsu in acqua), Noëlle dal 1995 visita le Hawai’i in media due volte all’anno e segue regolarmente formazioni nel massaggio Lomilomi e nelle danze tradizionali. Nel 2009 viene insignita del titolo di Kumu (insegnante) in Hula e Lomilomi. Nel frattempo si diploma anche a Zurigo quale consulente in psicologia. Nel 2016 giunge un’altra attestazione hawaiana (dalla Hawaiian Lomilomi Association) quale istruttrice Lomilomi per l’Europa. Il legame con le isole Hawai’i e i maestri impegnati a tramandare le peculiarità delle tradizioni aborigene sono quindi molto stretti. Questo non significa che Noëlle Delaquis intenda farsi passare per una di loro. Sottolinea infatti l’importanza di rispettare popolazione e cultura locali, cercando di aiutare la prima a mantenere viva la
seconda. «Non dobbiamo pretendere di essere hawaiani quando non lo siamo e non dobbiamo inventare nulla. Si tratta di imparare e praticare quanto i maestri delle Hawai’i ci insegnano. Come già detto, siamo un ponte verso il resto del mondo». Un ponte che congiunge anche al contrario, perché grazie agli eventi organizzati dal centro Aloha Spirit la promozione della cultura hawaiana viene sostenuta anche in loco. Il ricavato dei workshop di giugno sarà infatti interamente devoluto alla Fondazione «Na Wai Iwi Ola», attiva nell’educazione delle giovani generazioni, proprio per perpetuare e ridar vita a tradizioni antichissime che hanno rischiato di andare perse per sempre. Informazioni
www.alohaspirit.ch
Sopravvivere tra i non morti
Videogiochi Days Gone: l’apocalisse zombie in sella ad una motocicletta Davide Canavesi Il tema zombie comincia ad essere fin troppo ricorrente tra cinema, televisione, fumetti e videogiochi. Una moda rilanciata da The Walking Dead che, nonostante gli anni trascorsi, continua ad affascinare molti. Una fortuna per Bend Studio, sviluppatore di videogiochi esclusivo PlayStation 4 e la loro nuova creatura, un gioco d’azione e sopravvivenza intitolato Days Gone.
Days Gone si apre con il più classico dei cliché legato ai non morti. Una misteriosa infezione si espande a macchia d’olio, le persone si trasformano in famelici zombie che attaccano indiscriminatamente qualsiasi cosa si pari loro davanti. Il giocatore veste i panni di Deacon St. John, un rude biker che tenta di sfuggire al caos, accompagnato dalla moglie Sarah e dal migliore amico Boozer. Come ogni buon dramma di questo genere, la catastrofe si abbatte
Il giocatore può contare su poche munizioni e scarse risorse. (Bend Studio)
sul gruppetto a pochi minuti dall’inizio. Sarah viene accoltellata per strada e Deacon deve scegliere se mettersi in salvo assieme alla donna sull’ultimo elicottero d’evacuazione disponibile oppure se restare indietro per aiutare l’amico, anch’esso ferito ma meno gravemente. Il protagonista, essendo un uomo d’onore, sceglie di restare al fianco di Boozer, sicuro che Sarah si trovi in buone mani. Ritroviamo Deacon un paio d’anni dopo l’inizio dell’apocalisse zombie, in Oregon. Sarah sembrerebbe morta in circostanze poco chiare mentre i due biker sono sopravvissuti, in un modo o nell’altro. All’inizio del gioco li ritroveremo arroccati in una torre di sorveglianza, tentando a fatica di andare d’accordo con gli altri gruppi di sopravvissuti che vivono nelle vicinanze. Ma come in ogni buona società andata in pezzi che si rispetti, non c’è molto spazio per la cortesia. Che si tratti delle fameliche bocche degli zombie o delle crudeli armi da fuoco dei sopravvissuti, coloro che sono stati abbastanza forti e spietati per non farsi travolgere dall’apocalisse, non sono di certo brave persone. Deacon e l’amico sono ancora vivi, certo, ma a caro prezzo. Si sono trasformati in cacciatori di taglie, costretti dalla necessità a fare il lavoro
sporco di altre persone. Un giorno però il passato di Deacon torna a bussare alla sua porta: uno dei passeggeri dell’elicottero su cui si trovava Sarah è ancora vivo. Quale sarà stato il destino della donna? Days Gone è un gioco d’avventura in terza persona in un mondo aperto. Sin dai nostri primi passi nel gioco ci ritroveremo a giocare in un ampio terreno in cui potremo imbatterci in piccoli villaggi, foreste e montagne ma anche oscure gallerie infestate dai non morti e impressionanti sciami di mostri che vagano indisturbati. Days Gone fa allora della sopravvivenza uno dei suoi punti chiave. Che si tratti di affrontare una missione o di esplorare la mappa di gioco, dovremo sempre essere cauti. Poche le risorse a disposizione, tanti i nemici e molti i pericoli in agguato. Il modo migliore per esplorare le foreste dell’Oregon è muoversi a bordo della nostra fida motocicletta. La moto non solo è fondamentale per sfuggire ai nemici ma è anche l’unico posto in cui possiamo salvare la partita. Come giocatori dovremo dunque prenderci cura del nostro veicolo, racimolando pezzi di ricambio per ripararlo in caso di incidenti e assicurandoci di avere sempre carburante a sufficienza. Il senso di isolamento e
precarietà è sapientemente amplificato dal dover per forza gestire al meglio le scarse risorse a nostra disposizione. Molto spesso ci capiterà di doverci infiltrare in zone zeppe di infetti o in campi guardati a vista da altri esseri umani solo per recuperare preziosa benzina, rottami, stracci e bottiglie vuote. La stessa filosofia si applica ai combattimenti: la scarsità di munizioni obbliga all’approccio intelligente, magari eliminando i nemici uno ad uno in modo silenzioso, per non trovarci di fronte decine e decine di nemici. La cautela è particolarmente raccomandata nelle fasi più avanzate di gioco dove potremo imbatterci in centinaia di zombie contemporaneamente. In questo, il gioco di Bend Studio è tecnicamente riuscitissimo sia dal punto di vista grafico che di gameplay. Days Gone non è comunque un titolo perfetto. Le attività di gioco diventano ripetitive col passare delle ore e la storia non è particolarmente affascinante o innovativa. Tuttavia, si tratta di un gioco tutto sommato piacevole, un buon antipasto in attesa di un altro gioco a tema zombie, The Last of Us 2, atteso probabilmente per la fine del 2019. Gioco esclusivamente dedicato ad un pubblico adulto, vista la tematica e il grado di violenza.
NUOVA
NUOVA
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
13
Società e Territorio Rubriche
Lo specchio dei tempi di Franco Zambelloni Manuali per sopravvivere Quando consulto le novità editoriali e considero i titoli in uscita spesso mi colpisce quanto sia prospero un tipo di editoria che sforna di continuo una gran quantità di manuali. Non si tratta però di manuali per giocare a scacchi, o per apprendere l’arte di cucinare, o per utilizzare meglio il computer; no, sono manuali per vivere meglio! Dunque, libri del tipo: Come trattare gli altri e farseli amici, Come smettere di preoccuparsi, Come essere felici e così via. Mi viene spontaneo pensare che la nostra è l’epoca più ricca di manuali che si sia mai vista. Da un lato la cosa è comprensibile: in un mondo sempre più complicato, sempre più invaso dalle tecnologie e dalla complessità, i manuali sono una sorta di mappe per orientarsi nel labirinto. Ma il proliferare di manuali per regolare i rapporti interpersonali, per consolidare rapporti affettivi e per vivere meglio con
gli altri e con se stessi, è cosa molto più strana e significativa. Beninteso, la saggezza antica ha sempre riflettuto sui rapporti umani, sulla serenità d’animo, sulla ricerca della felicità; e la filosofia ha dispensato ampiamente questa saggezza per chi la volesse praticare. Ma i testi di Platone, Seneca, Marco Aurelio, Montaigne e molti altri non sono propriamente dei manuali (anche se l’opera dello stoico Epitteto, tradotta anche da Giacomo Leopardi, ha per titolo proprio Manuale!): contengono massime e pensieri che non indicano affatto la via più rapida e breve per avere amicizia, amore, felicità, ma che servono solo a destare la riflessione in colui che legge. La saggezza non è trasferibile dall’uno all’altro come un bitcoin o una foto digitale: per chi davvero vuole imparare a vivere – a vivere bene – la saggezza degli antichi o di qualche maestro può essere di grande aiuto, ma solo se la ri-
flessione personale assimila e fa propri i suggerimenti e le esperienze di vita dell’altro. Nel romanzo di Saul Israel La leggenda del figlio di Re Horkham si legge: «La saggezza non si digerisce che con la propria saliva, essa non è come una veste che si può indossare anche se è troppo grande per la nostra corporatura. Volendola per forza indossare, finisce per pendere da tutte le parti senza seguire armoniosamente le linee del corpo». Non c’è, dunque, una saggezza universale, una taglia che vada bene per tutti: a ognuno spetta il compito di costruire su misura la sua personale saggezza. Temo però che per molti un testo come il Della tranquillità dell’animo di Seneca sia oggi troppo impegnativo: meglio un manualetto che ti promette di farti felice alla spiccia. Chissà, magari a qualcuno può essere d’aiuto. In ogni caso, libri del genere hanno, evidentemente, un buon pubblico,
visto che si vendono e ne appaiono sempre di nuovi: e anche questo, a mio avviso, è un segno significativo del nostro tempo. La società d’oggi è sempre più immersa nella solitudine e sempre più dipendente da surrogati artificiali; un tempo era l’anziano, erano i libri che trasmettevano al giovane la saggezza del vivere; adesso, spesso privi dell’aiuto dell’adulto, i giovani tendono in genere a non ricercare la saggezza, a non ritenerla importante, a rinviarla indefinitamente. Poi, magari, quando la vita si fa vuota e la solitudine, la delusione e la noia diventano un tormento, allora insorge la depressione – che non a caso è il disturbo mentale più diagnosticato, indicato già alla fine del Novecento dall’Organizzazione mondiale della sanità come il più frequente dei disturbi psicologici. E allora suppongo che un titolo allettante che ti promette la felicità in pochi capitoletti possa attrarre parecchi lettori. Ma
se poi, come è probabile, fa seguito la delusione derivante dall’insuccesso, difficilmente l’infelice cercherà di coltivare da sé la forza per risollevarsi: probabilmente svilupperà un’altra forma di dipendenza ricorrendo agli psicofarmaci o al sostegno dello psicanalista. Purtroppo, però, anche in questo caso il rimedio non è sicuro: ci sono molti studi che attestano la dubbia efficacia di queste terapie e molti autori ne hanno svolto critiche severe. Karl Jaspers, ad esempio (che era uno psichiatra, nonché filosofo), auspicava un’estinzione della psicanalisi, che avrebbe voluto sostituita da un potenziamento di quella comunicazione tra medico e paziente che l’era della tecnica tende a liquidare. Ma non credo che l’auspicio possa avverarsi: come ha scritto Robert Castel (un altro critico della psicanalisi), la nostra è l’unica società che paga delle orecchie per ascoltare.
hall d’entrata, dominata da un vaso enorme di gladioli bianchi e altri fiori blu, c’è appeso alla parete, un pensiero per il sessantacinquesimo compleanno di Franz Weber, nato a Basilea un ventisette luglio. «Il salvatore di Giessbach» è cesellato nel legno sotto il suo profilo in bassorilievo di bronzo con una chioma stile Harry Klein, l’assistente tontolone del commissario Derrick. Morto il due aprile scorso, vodese di adozione, da giornalista svagato a Parigi si converte nel 1965 in Engadina – salvando Surlej da una speculazione immobiliare disastrosa – ad ambientalista militante di fama mondiale. Il Lavaux, Delphi, Alpilles, sono alcune delle sue battaglie paesaggistiche vinte, oltre ad aver combattuto a fianco di Brigitte Bardot contro le stragi di cuccioli di foca. Il tavolo di biliardo, benché di una tonalità più scura, ben si accorda al colore del lago di Brienz che si vede dalle finestre. Un gigantesco quadro troneggia nella camera accanto chiamata sala Giron. Per via appunto di questo ingombrante dipinto di Charles
Giron del 1905 con lottatori svizzeri sulle alpi. Giocando di sponda con lo sguardo, mi attira di più, in un angolo di un’altra sala, il ritratto di un uomo che sembra un maggiordomo stanco ma è l’architetto Davinet nel 1919, all’epoca direttore del Kunstmuseum di Berna. Il quadro è di Wilhelm Balmer e siamo nel salone Davinet tutto tappezzato di carta da parati damascata dove sono appesi quadri di una qualità inaspettata. Jungfrau im Nebel di Clara von Rappard (1857-1912) è un piccolo capolavoro segreto. Il suo autoritratto stralunato, in fondo alla sala, accanto alle porte di legno color gelato al pistacchio e vetri serigrafati, non è da meno. Era figlia di Conrad von Rappard, uno dei primi proprietari del Giessbach che ingaggia Eduard Schmidlin (18081890) – giardiniere tedesco nonché autore di Flora von Stuttgart (1832) e altri titoli tra i quali il lettissimo Die bürgerliche Gartenkunst (1852) diventato poi direttore dell’hotel – per rivoluzionare il rapporto tra passeggiatori e paesaggio. Passo sul ponte
sopra la cascata. Più in alto, salendo nel bosco, si può camminare dietro, come faccio adesso senza guardare, avanzando a tentoni sotto la roccia. A partire dal 1855 le cascate, verso sera, diventano una grande attrazione con battelli quotidiani da Brienz e Interlaken. L’artefice della loro sbalorditiva illuminazione notturna immortalata nella cartolina che ho in tasca, è un professore bernese di chimica diventato poi il guru dei fuochi d’artificio, Johann-Rudolf Hamberger. Dopo le nove scatta l’illuminazione attuale, ripristinata solo nell’aprile 2015, non a colori ma efficace. Illuminati sono anche i due maestosi faggi davanti all’albergo che ora, con certe luci accese delle centotrentasei camere, si staglia magico nel cielo serale come sagoma di forbicicchio. Piove a dirotto, scendo per il sentiero nel prato, la cascata fragorosa si è ingrossata ancora e dallo schianto rigenerante si alza un pulviscolo onirico. Il bosco, nel fascio di luce, diventa più fatato. Ronfata epocale, colazione super, piscina bio.
Tutto questo mi ha fatto riflettere: che io decida di leggere della storia del Bauhaus su Messenger, Whatsapp o Instagram, in ogni caso fruirò i contenuti sul mio smartphone e questo la dice lunga sulle nostre abitudini e sulla centralità che questo mezzo ha acquisito nelle nostre vite; i social media non sono soltanto il luogo dei contenuti mordi e fuggi senza spessore ma così declinati diventano nuovi veicoli di cultura per un’esperienza personalizzata. E, forse, il futuro sta scritto proprio qui. Pensateci, quale ricchezza quella di un contenuto che ti viene praticamente a cercare, interessante, attuale e di qualità disponibile sul mezzo che ti segue sempre, comunque e ovunque. L’iniziativa naturalmente non è casuale, si inserisce nel ricco programma di festeggiamenti per il centenario che culmineranno l’8 settembre con l’apertura del Bauhaus Museum Dessau che mostrerà per la
prima volta la ricca collezione della Fondazione e fungerà da punto di incontro dei vari edifici Bauhaus a Dessau. Mi sono venuti in mente i romanzi d’appendice dell’Ottocento che venivano pubblicati a puntate su un quotidiano o una rivista, in genere la domenica al fine di sostenerne la vendita per più settimane. Ho pensato che si potrebbe attualizzare questa formula per il pubblico più giovane, con contenuti fatti su misura, e fruibili ad appuntamenti fissi, un po’ come oggi le Newsletter, sui propri smartphone via social media. Un’altra idea potrebbe essere quella di pubblicare a puntate reportage, inchieste o altri contenuti su misura via Whatsapp, un servizio al quale ci si potrebbe abbonare con piccole cifre mensili. Io non sono più giovane ma dopo l’esperienza fatta posso dire che un servizio così mi piacerebbe.
A due passi di Oliver Scharpf Il Grandhotel Giessbach a Brienz «So lala» c’è scritto su una vecchia cartolina delle cascate di Giessbach, trovata mesi fa al mercatino delle pulci in Helvetiaplatz a Zurigo, a proposito del tempo. Così così, come oggi. Anche se non vi nascondo la mia crescente stima per le giornate impopolari di primavera, inoltre le piogge di questi giorni fanno bene alle cascate. Risalente ai primi del Novecento, viaggiata, l’inquadratura è presa dal lago e ogni salto si accende di un colore effetto stabiloboss creato dai bengala. Si vedono anche due barcaioli nella notte, la funicolare, e il Grandhotel Giessbach. Sorto nel 1875 secondo i piani di Horace Edouard Davinet (1839-1922), sopravvissuto a un incendio nel 1883, salvato dall’abbattimento esattamente un secolo dopo grazie a Franz Weber (1927-2019) capace di raccogliere due milioni di franchi dal popolo svizzero, lo avvisto ora dal battello a vapore. Appollaiato lassù, verso fine maggio, quasi all’ora del tè. Quando il Lötschberg, piroscafo che tenta invano dal 1914 di essere in tinta con
il turchese del lago di Brienz, sta per attraccare a Giessbach. Dove sbarco e salgo sulla più vecchia funicolare d’Europa in funzione. Nata nel 1879, tutta in legno spennellato di un bel rosso carminio, intersecando vertiginosamente il corso indiavolato della cascata, in cinque minuti porta ai piedi del Grandhotel Giessbach (665 m). Un castello delle fiabe in stile chalet che svetta con le parti in legno color rosso mattone. Ruba la scena la prorompente cascata bianchissima di spuma che in diversi salti, scende giù come uno slalom speciale in mezzo al bosco. Un earl grey davanti al camino, sprofondato in una poltrona di velluto floreale. Piccoli gigli rosa a ogni tavolino, tre lampadari di cristallo, angioletti a ogni angolo del soffitto stuccato color meringa, abat-jour senape, una Ebe eburnea alle spalle del pianoforte nero. E soprattutto, là in fondo, tra due tende come un sipario, lo spettacolo delle cascate di Giessbach entra nel salone impreziosendo tutto di selvaticità. E poi via, fugace perlustrazione in giro. Nella
La società connessa di Natascha Fioretti Ti racconto Kandinsky e il Bauhaus via Whatsapp Un giorno, probabilmente perché condiviso da un mio contatto, sulla timeline di Facebook, un post attira la mia attenzione. «Bauhaus – Die Story» è il titolo del post e c’è una bella immagine in stile graphic novel che ne ritrae alcuni protagonisti come Gertrud Arndt, Lyonel Feininger, Walter Gropius, Wassily Kandinsky e Paul Klee. Il breve testo che accompagna l’immagine dice «La storia e le persone di una delle più influenti scuole di architettura, arte e design del ventesimo secolo». E fin qui, niente di nuovo. Poi però si conclude così «dal 1. maggio venite a scoprirli su Messenger, Whatsapp o su Instagram». Rimango un po’ perplessa. In realtà mi sarei aspettata un rimando al sito ufficiale che è poi www.bauhaus-entdecken.de, in fondo si è sempre fatto così. Mi sembra impossibile poter veicolare dei contenuti articolati, di una certa complessità o, comunque, che richie-
dono una certa concentrazione, sui social media. Come è possibile fruire la storia del Bauhaus su Whatsapp? Mi iscrivo al servizio, voglio vederci chiaro. Una volta memorizzato nella rubrica telefonica il numero indicato nel form al quale mi rimanda il link mi arriva un messaggio di benvenuto. Le istruzioni dicono che devo digitare in chat la parola «start». Eseguo e come per magia inizia la visualizzazione dei contenuti. La stessa cosa succede su Messenger, anche qui ho voluto provare, e i contenuti vengono aggiornati, integrati con nuovi testi e immagini ogni settimana. Uno storytelling a puntate insomma che ha inizio con l’immagine di Wassily Kandinsky e il relativo testo «Quando nel 1922 Wassily Kandinsky fu chiamato da Gropius al Bauhaus, il suo nome nel mondo dell’arte era già ampiamente conosciuto e stimato». Il testo continua raccontandone l’intera biografia.
Alla fine c’è la possibilità di vedere il film, disponibile su youtube, Ich sehe was, was du nicht siehst(Vedo qualcosa che tu non vedi) che ripercorre le sue orme a Monaco, Murnau, Dessau, Parigi e New York: «Wassily l’artista, si dice anche il gentiluomo ma soprattutto il genio. Fai attenzione quando ti avvicini a lui, ha incantato milioni di persone e incanterà anche te». Si tratta del film documentario realizzato dal giornalista televisivo Stefan Scheider in occasione della mostra internazionale a Monaco, New York e Parigi tra il 2008 e il 2010. Su Whatsapp ricevo altre due puntate, una sui primi anni del 1920 con protagonisti Oskar Schlemmer e Paul Klee, l’altra sul Manifesto di Walter Gropius nel 1919. Su Instagram invece, con testi più ridotti ma con la magia delle immagini, attraverso i diversi ritratti dei protagonisti è possibile ripercorrerne storie e peculiarità in pillole.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
14
Idee e acquisti per la settimana
Guarda un po’ quante proteine!
Azione 20X Punti Cumulus
sull’intero assortimento Alnatura dal 28.05 al 03.06
100 g = 23 g proteine Gli spirelli sono prodotti con farina di lenticchie rosse e costituiscono così un’alternativa senza glutine alla normale pasta. Possono essere serviti con ogni genere di salsa o con il pesto.
100 g di uovo = 13 g proteine
Spirelli di lenticchie rosse Alnatura 250 g Fr. 3.45
100 g = 27 g di proteine Le lenticchie rosse sono meno compatte rispetto per esempio a quelle nere. Per questo sono particolarmente adatte per preparare zuppe, curry o il dal indiano.
Lenticchie rosse Alnatura 500 g Fr. 2.60
Farina di ceci Alnatura 400 g Fr. 3.10 Nelle maggiori filiali
Carne e pesce sono tra le più importanti fonti di protidi. Ma anche numerosi alimenti vegetali, in particolare le leguminose, forniscono alti contenuti di proteine. Alnatura propone un ampio assortimento di prodotti che sono ottimali per chi segue una consapevole dieta ricca di proteine.
100 g = 19 g di proteine La farina di ceci ha un gusto dolce di nocciola ed è per esempio adatta per preparare crespelle o falafel senza glutine. Ceci Alnatura 500 g Fr. 2.45
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
15
100 g = 12 g di proteine Lo sminuzzato di soia è un’ottima alternativa per chi vuole preparare un ragù alla bolognese vegi o un «chili sin carne». Come prima cosa bisogna far bollire e rinvenire lo sminuzzato, quindi si può procedere con la preparazione della ricetta.
La funzione delle proteine
100 g di salmone = 23 g proteine
Sminuzzato fine di soia Alnatura 150 g Fr. 2.35
100 g = 13 g di proteine Il tofu è più gustoso se viene marinato prima della cottura. Si accompagna particolarmente bene ai piatti a base di cereali o di verdure e rende le insalate più nutrienti.
Le proteine, chiamate anche protidi, costituiscono i principali nutrienti per il nostro corpo assieme a carboidrati e grassi. Forniscono energia al corpo e sono necessari per il mantenimento e lo sviluppo dei muscoli.
Tofu nature Alnatura 200 g Fr. 2.–
100 g di quark magro = 9 g proteine
Passato di noci di acagiù Alnatura 250 g Fr. 8.20
100 g = 19 g di proteine Lasciare i ceci a bagno nell’acqua per dodici ore, quindi cuocere, prima di preparare per esempio un hummus.
Foto e Styling Veronika Studer
Tofu affumicato Alnatura 200 g Fr. 2.15
Alnatura è il marchio bio per uno stile di vita responsabile al passo con i tempi. Vengono utilizzati solo ingredienti di alta qualità e davvero indispensabili.
100 g = 20 g di proteine Il passato di noci di acagiù è interamente a base di anacardi e può essere utilizzato in molteplici modi: per condire salse, nei dessert, durante la cottura o da spalmare sul pane.
5° anniversario Già dal 2014 Migros offre prodotti Alnatura. Una gamma diversificata che viene costantemente ampliata.
«Salse e spezie solleticano il palato.» Regola per il grill di Cyrill H.
20%
Tutti i ketchup e tutte le salse per grigliate Heinz e Bull's-Eye per es. salsa al curry e al mango Heinz, 220 ml, 2.– invece di 2.50
4.50
Miscela di spezie LeChef Bistecca macinino, 40 g
2.60
Ketchup M-Classic, bio 320 g
2.45
Salsa messicana M-Classic 250 ml
1.30
Miscela di spezie Gourmet Mix Grill dolce 69 g
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Breve ricetta per preparare un ketchup piccante: mescolare il ketchup con un po’ di olio di oliva, peperoncino finemente tagliato e salsa barbecue. Insaporire a piacere con succo di limetta. Buon appetito!
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
17
Ambiente e Benessere Più di un’enorme palude Brasile: il Pantanal è la più vasta piana alluvionale della Terra e importante riserva della biosfera
La ricerca Tiso 35+ della Supsi Un team ha analizzato la riduzione delle prestazioni del più vecchio impianto fotovoltaico ticinese
L’accoglienza del robot Nel mondo del turismo, l’uomo sta per essere sostituito dall’intelligenza artificiale? pagina 23
pagine 20-21
pagina 19
Una donna troppo uomo? Se Caster Semenya vorrà correre dovrà rientrare entro i parametri di testosterone stabiliti dalla IAAF
pagina 29
Questione di sen(n)o
Chirurgia plastica Le protesi al seno
fra bisogni, sogni e salute della donna
Maria Grazia Buletti Le notizie sulle protesi al seno che si susseguono negli ultimi mesi ci inducono a parlare di questo intervento di chirurgia estetica che pare essere al primo posto fra gli interventi richiesti al chirurgo estetico plastico e ricostruttivo. L’autorità di regolamentazione Swissmedic conferma di essere a conoscenza di quattro casi in Svizzera (e 660 a livello mondiale) di donne sottoposte a un intervento di protesi, che in un secondo tempo si sono ammalate di linfoma anablastico. La ricercatrice di Swissmedic Ulrike Mexer conferma alla «NZZ am Sonntag» che però il nesso di causalità non è provato: «Sussistono elementi che potrebbero far pensare che le portatrici di protesi mammarie siano confrontate con un rischio accresciuto di cancro, ma non conosciamo ancora la connessione esatta». Tutto il mondo scientifico resta prudente perché non sussistono evidenze scientifiche sul rapporto di causalità, ma l’Agenzia sanitaria francese Ansm ha ritirato dal mercato le protesi mammarie macrotesturizzate e gli impianti con superficie in poliuretene, sospettati di aumentare il rischio di sviluppare questa rarissima forma di tumore del sangue, affermando però: «Il profilo di sicurezza non è mutato; al momento non è stato provato alcun nesso di causalità e, vista l’esiguità di casi (7 donne protesizzate ogni 35 milioni), lo stop è una forma precauzionale». Pochi casi su milioni e milioni di interventi senza concausa comprovata mettono però in allerta le donne che si sono sottoposte a questo tipo di intervento per aumentare o rassodare il volume del seno. Pratica che sottintende un mondo intero di motivazioni socio-culturali e personali, del quale parliamo col chirurgo estetico, plastico e ricostruttivo Marco Castelli, che opera alla Clinica Sant’Anna di Sorengo, chiedendo di fare luce e soprattutto ordine fra queste notizie. «Esprimo un parere personale ma credo sia comune alla maggior parte della mia categoria», premette, confermando i numeri che portano a una comune riflessione: «Swissmedic ha censito 4 casi di linfoma anablastico a grandi cellule in Svizzera, in Italia se ne contano 41 su 411mila pazienti operate negli ultimi 10 anni, in Francia sono 58, nel Regno Unito 45, per ora senza alcuna eviden-
za scientifica della causalità: significa che non è scientificamente provato che questo tipo di tumore sia causato da queste protesi (fra l’altro tra le più utilizzate)». Il dottor Castelli invita a riflettere sulla percentuale statistica irrisoria e consiglia di dare il giusto peso all’atteggiamento della Francia: «Non significa sminuire il controllo, ma non dobbiamo neppure creare allarmismo fra le donne operate in precedenza». Egli afferma di non aver mai visto questo tumore in tutta la sua lunga carriera: «In rarissimi casi ho visto un sieroma freddo tardivo (ndr: siero che si accumula attorno alla protesi) che hanno dato comunque esito negativo all’esame citologico». Appurato che la protesi al seno è l’intervento in genere più richiesto al chirurgo estetico, resta da capire l’origine di questa esigenza, il significato che si attribuisce al seno della donna nella nostra cultura e a quali vissuti emozionali e psicologici esso rimandi. «Il seno è da sempre simbolo di femminilità, fertilità e maternità; nell’immaginario collettivo è fortemente soggetto a valori estetici, riconosciuto come mezzo per propagandare abiti e moda, cosmetica, chirurgia plastica», racconta il dottor Castelli, stigmatizzando l’influenza talvolta negativa che questo messaggio comporta nelle giovani donne, anche se non tutte ne vengono condizionate: «Le donne che si rivolgono alla mia attenzione chiedono di migliorare l’aspetto del loro seno in modo che risulti naturale e armonioso con il corpo». Nulla a che vedere con quei seni enormi, retaggio molto americano e di qualche soubrette della vicina Italia: «Non amo i seni enormi, e ritengo che il medico abbia il compito di far riflettere la donna sul fatto che gli interventi così esagerati non sono nella norma». Non tutti i chirurghi sono così equilibrati: «Chi si presta a questo tipo di intervento, crea un effetto boomerang verso tutti i chirurghi plastici, la cui categoria viene interamente criticata di conseguenza». Le richieste che non meritano di essere accolte andrebbero respinte, insieme alle giovani minorenni: «Non devono mai essere operate, finché abbiano, da adulte, una buona consapevolezza del proprio corpo». La visita della paziente deve essere accurata, entrare nel merito della questione e delle esigenze: «Ma non deve diventare un business e sono certo che
Il chirurgo estetico, plastico e ricostruttivo Marco Castelli, che opera alla Clinica Sant’Anna di Sorengo. (Vincenzo Cammarata)
la maggior parte dei miei colleghi è serio; purtroppo il dato di mal praxis viene enfatizzato». Dietro questi esempi negativi ci sta sempre un atteggiamento scorretto, mentre il buon chirurgo a cui affidarsi deve ottemperare alcune condizioni imprescindibili: «Innanzitutto si tratta di un intervento chirurgico a tutti gli effetti: ha un costo adeguato, deve essere imperativamente eseguito in una sala operatoria (non in uno studio medico), con la presenza di un anestesista e con una degenza di almeno 24 ore». Ricordiamo che l’intervento delle protesi al seno può non essere solo di ordine estetico, ma concerne pure la chirurgia estetica ricostruttiva, ad esempio quando parliamo di mastectomia post tumorale dopo la quale la donna merita di avere il seno nuovamente ricostruito. Il dottor Castelli ha studiato a fondo gli aspetti psicologici della ricostruzione mammaria: «Ho
deciso di fare il chirurgo plastico proprio in seguito alla conoscenza dei casi di donne che subivano mastectomie demolitive. Quella non era la chirurgia che amavo, però mi affascinava il poter ricostruire, restituendo alla donna un aspetto naturale, dopo aver evidentemente eliminato la malattia». In entrambi i casi, puramente estetico oppure ricostruttivo, ricordiamo che le protesi necessitano una certa manutenzione nel tempo: «Le protesi non sono per sempre, un corpo estraneo resta tale: il nostro corpo tende a isolarlo, anche se perfettamente biocompatibile». Ciò significa che almeno una volta («Ogni caso è individuale») bisognerà tenere conto del fatto che andranno sostituite, e del relativo costo dell’intervento. Nella speranza di aver scalfito «l’idea bizzarra che talvolta l’opinione pubblica ha della chirurgia estetica», il dottor Castelli afferma: «Non è come
dal parrucchiere, è sempre un intervento chirurgico come ogni altro, bisogna tener conto dei tempi biologici del corpo, uguali alle altre chirurgie». E conclude: «I miei maestri dicevano all’unisono: prima siamo medici, poi chirurghi, poi chirurghi plastici. E dobbiamo essere anche molto psicologi».
Video intervista Sul canale Youtube di «Azione» e su www.azione.ch la videointervista al dottor Marco Castelli.
«Sempre marinare prima di grigliare.» Regola per il grill di Maria M.
33%
5.80
Ali di pollo Optigal al naturale e speziate, Svizzera, per es. speziate, al kg, 9.– invece di 14.50
Cheese Steak Indian Curry Grill mi 2 pezzi, 220 g
4.80
Filetto di coda di salmone marinato Grill mi d’allevamento, Norvegia, per 100 g
Ti piace farti consigliare? CO
ME VUOI TU
2.90
Fette di pancetta marinate Grill mi Svizzera, per 100 g
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
NE
DA
LT UO BANCO
I nostri macellai ed esperti di pesce ti aspettano al bancone con consigli pratici. Tu di’ quel che desideri e loro penseranno a tagliare le giuste quantità e a marinare o legare i pezzi scelti. Per il miglior risultato, quello che vorresti sempre portare in tavola.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
19
Ambiente e Benessere
Nel Pantanal settentrionale Reportage Un coacervo di aree alluvionali, savana, foreste e praterie in Brasile
Sabrina Belloni Che cosa dire del Brasile, questo paese immenso, non solo nell’aspetto geografico? Ecco, forse proprio che è immenso. È immensa la bellezza della sua natura, che sembra disegnata dalla mano di un eccezionale pittore tanta è la precisione grafica. È infinita la scala cromatica dei paesaggi, nelle foreste e nella savana. È astronomica la distanza fra la povertà delle favelas e la ricchezza di pochi. Fra il chiarore abbacinante del sole e quello riflesso dai costumi delle ballerine di samba, che si scatenano infuocando la notte durante il carnevale, la festa per eccellenza. Il Brasile è un territorio vasto quasi quanto l’Europa, impossibile da sintetizzare in poco spazio. Ma possiamo parlare di una delle due enormi aree naturalistiche che il paese ospita. No, non parliamo della famosa Amazzonia, a nord, la regione attorno al Rio delle Amazzoni che si estende su un territorio vastissimo (il 42 per cento dell’intero paese) e ospita la maggior foresta tropicale del pianeta, con una delle maggiori biodiversità vegetali e faunistiche mondiali. Bensì parliamo del Pantanal, che si trova a sud-ovest del Paese, negli Stati interni del Mato Grosso e del Mato Grosso do Sud, al confine con Bolivia e Paraguay. Il Pantanal è molto meno esteso dell’Amazzonia, ma ugualmente ricco di caratteristiche ambientali uniche. In questa prima parte del reportage cercheremo di mostrarvi la zona a nord, quella occupata dall’immensa pianura alluvionale. In un prossimo articolo tratteremo la zona meridionale e la Serra da Bodoquena, ricca di rocce calcaree e di cavità naturali. Il Pantanal è la più vasta piana alluvionale della Terra. Sulla base di stime elaborate dal World Conservation Monitoring Centre, comprenderebbe circa il 3 per cento delle aree paludose del pianeta. Il nome Pantanal deriva dal portoghese «pântano», che significa paludoso. Dall’anno 2000 è stato riconosciuto sito patrimonio della umanità dall’UNESCO e riserva della biosfera. Sarebbe però diminutivo considerare il Pantanal solamente un’enorme palude. Durante la stagione delle piogge, da ottobre a marzo, i fiumi provenienti dai territori circostanti più elevati, principalmente il Rio Paraguay (che scorre nel territorio brasiliano per 1400 km) e la sua fitta rete di affluenti, esondano dai loro alvei e allagano questa conca sedimentaria per due terzi, con un livello massimo di tre metri d’acqua. Il suolo è talmente pianeggiante che l’acqua non scorre e si ferma. Il percorso dei fiumi è contorto, il fluire dell’acqua rallenta negli infiniti meandri e il livello aumenta inesorabilmente finché esonda. È così che si crea la maggiore zona umida interna di acqua dolce della Terra, e qui si determina un peculiare ecosistema straordinariamente ricco di biodiversità e una delle aree più spettacolari per gli appassionati di natura. Una sola strada attraversa il territorio, la Transpantaneira, che è lunga 149 km ed è sorretta da 126 ponti di legno (non sempre in perfette condizioni), impraticabile da gennaio a marzo. In questo periodo gli animali domestici e quelli selvatici si accalcano in spazi ridotti, quelli che restano sopraelevati e non sono allagati. I grandi mammiferi si spostano dalla pianura agli altipiani, nelle zone più aride. La rete idrografica è ciò che consente la migrazione delle specie nel vasto territorio del Pantanal. Una grande diversità di specie ittiche (ne sono stimate 320) si sposta fra i numerosi bacini fluviali, soprattutto negli stadi iniziali della loro vita. I pesci sono una risorsa imprescindibile, sia ecologicamente sia socialmente, e i corsi d’acqua assumono un ruolo determinante
Paesaggio del lato del fiume, zone umide del Pantanal, Mato Grosso, Brasile; su www.azione. ch una galleria fotografica più ampia. (Franco Banfi)
Coppia di caimani Yacare (Caiman yacare); chiamato jacaré in portoghese, è una specie di caimano che si trova nel centro dell’America del Sud, lungo il fiume Paraguay, nelle zone umide del Pantanal, Mato Grosso, Brasile. (Franco Banfi)
nel distribuire acqua dolce e nutrimenti lungo l’intero territorio. Al termine della stagione delle piogge, le acque cominciano a defluire e rientrano negli alvei dei fiumi, nei laghi, nelle lagune e nei pantani perenni, consentendo alla vita di riprendere i suoi ritmi esuberanti. L’alternarsi ciclico delle inondazioni stagionali rende impossibile la coltivazione sistematica della terra e lo sfruttamento della regione; l’impatto umano sul territorio è minimo e si limita ad alcune fazendas per l’allevamento estensivo di bovini e cavalli. Il Pantanal è tuttora una delle regioni più incontaminate e meno esplorate del Brasile e la meta più indicata per chi desidera osservare la fauna selvatica nel suo splendore. In aprile, l’arrivo della stagione secca crea dei limiti invalicabili per alcune specie di questo ecosistema, ma apre prospere opportunità per altre. Le pozze che si prosciugano sono colme di pesci, predati dai grandi uccelli migratori, come le cicogne Jabiru, o da rettili opportunisti come i caimani, assicurando in tal modo benessere e prosperità per le nuove generazioni di molte specie selvatiche. Quando il calore della stagione secca incrementa, i caimani sono costretti a spostarsi alla ricerca delle pozze d’acqua rimanenti e la loro concentrazione in alcuni luoghi è impressionante. I pesci cercano di sfuggire alle fauci: al rimpicciolirsi delle pozze – per l’evaporazione dell’acqua dovuta all’incremento della temperatura – si spostano nei canali più profondi e nei fiumi. All’aumentare dell’evaporazione dell’acqua, anche i grandi mammiferi ritornano nella pianura alluvionale, l’unica area
a rimanere umida e garantire le risorse idriche necessarie alla sopravvivenza. Nel Pantanal settentrionale durante la stagione secca (da maggio a ottobre) si può poi vivere l’emozione di godere di una natura unica – nel Sud America – che può competere con le savane africane in termini di concentrazione della grande avifauna, mammiferi e rettili. Sono presenti numerose specie : circa 80 tipi di mammiferi, 650 di uccelli, 50 di rettili e 300 di pesci. Fra esse, alcune sono a rischio come l’armadillo gigante (Priodontes maximus), il formichiere gigante (Myrmecopha gatridactyla), la lontra gigante (Pteronura brasiliensis), il cervo di palude (Blastocerus dichotomus) e l’ara giacinto (Anodorhynchus hyacinthinus), la più grande specie di pappagallo. Qui prospera una magnifica popolazione di giaguari (Panthera onca) che in altre regioni è classificata rischio di estinzione.
La poiana dal collare (Busarellus nigricollis). (Franco Banfi)
Jaguar (Panthera onca) è una specie di gatto selvatico e l’unico membro esistente del genere Panthera originario delle Americhe. Pantanal, Mato Grosso, Brasile. (Franco Banfi)
Lontra gigante (Pteronura brasiliensis), Mato Grosso, sul fiume collegato al fiume Paraguay, zone umide del Pantanal, Mato Grosso, Brasile. (Franco Banfi)
È anche possibile ammirare i capibara, il roditore di maggiori dimensioni esistente: può superare il metro e mezzo di lunghezza, i 65 chili di peso e i 60 centimetri di altezza al garrese. Vive prevalentemente in prossimità e nell’acqua, a rilassarsi o a sgranocchiare erba e piante acquatiche, sempre all’erta poiché è una delle prede preferite da caimani e giaguari. Oppure possiamo focalizzarci sulle lontre giganti, un tempo considerate a rischio di estinzione per la caccia subìta dagli uomini, a causa della soffice pelliccia. Le lontre giganti sono il mustelide più grande esistente : raggiungono i due metri di lunghezza e i 30 kg di peso, circa il doppio della specie che vive nel nord America. Per quanto concerne l’avifauna, la regione è considerata un santuario dagli appassionati, sia per la diversità di specie sia per la quantità di esemplari. È uno dei maggiori territori di nidificazione dei tipici uccelli che abitano le zone paludose, come la grande cicogna Jabiru, numerose specie di aironi, ibis e anatre, che si riuniscono in stormi di enormi dimensioni. 26 diversi tipi di pappagalli, incluso l’ara giacinto il quale, con una popolazione selvatica stimata in 3mila individui, è a concreto rischio di estinzione nell’ambiente naturale a causa delle catture che alimentano il mercato degli animali in cattività. Quando le piogge ritorneranno l’anno successivo, le uova dei pesci – che sono state deposte nel suolo l’anno precedente come se fossero semi delle piante – si schiuderanno dando vita a una nuova generazione e il ciclo vitale riprenderà, contribuendo in modo determinante alla continuità dei processi ecologici e alla prosperità di questo meraviglioso territorio.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
20
Ambiente e Benessere
Quando i moduli solari invecchiano
Ricerca Supsi La conoscenza dettagliata del processo di invecchiamento può fornire indicazioni preziose
per i costruttori di nuovi impianti
Benedikt Vogel* Il fotovoltaico è una tecnologia per la produzione di energia elettrica relativamente giovane e molti impianti sono in funzione solo da pochi anni. Tuttavia, anche gli impianti solari invecchiano e riducono così in parte il proprio rendimento, non riuscendo più a soddisfare i requisiti vigenti in materia di sicurezza. La conoscenza dettagliata di questo processo di invecchiamento può fornire indicazioni preziose per i costruttori di nuovi impianti. Per questo motivo, un team di ricerca della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana di Canobbio (Supsi), ha studiato recentemente il primo impianto fotovoltaico collegato alla rete elettrica in Europa. Nonostante siano trascorsi ormai 35 anni dall’inaugurazione, una parte dei moduli solari continua a produrre energia elettrica in modo affidabile e regolare. Chi acquista un impianto fotovoltaico si aspetta che possa durare per un lungo periodo: solo in questo modo saranno non solo ammortizzati i costi dell’investimento iniziale ma si realizzeranno anche le attese di rendimento con l’energia solare generata. I costruttori, generalmente, garantiscono per i pannelli fotovoltaici da 25 a 30 anni di vita con una produttività, al trentesimo anno, pari almeno all’80% di quella inizialmente garantita. Molti proprietari di impianti fotovoltaici installati nei primi anni 2000 dovranno ricordarsi presto dell’impegno assunto dal proprio fornitore in quanto i loro impianti raggiungeranno nei prossimi anni la vita utile garantita. Si capirà allora qual è l’effettivo decremento della produttività di un impianto fotovoltaico negli anni.
L’impianto fotovoltaico Tiso-10 è rimasto sul tetto della Supsi per 35 anni. (Rapporto finale Tiso 35+)
Un team di ricerca della Supsi ha studiato di recente il primo impianto fotovoltaico collegato alla rete elettrica in Europa 35 anni or sono Non essendo ancora stata creata una base solida di conoscenze comprovate riguardo al comportamento degli impianti fotovoltaici in funzione da trenta e più anni, risultano ancora più importanti le esperienze acquisite con impianti che risalgono alla fase pionieristica dell’energia fotovoltaica. Uno di questi «pionieri» si trova in Ticino e più precisamente a Canobbio, a nord di Lugano, dove nel 1982 è stato collegato alla rete elettrica il primo impianto fotovoltaico d’Europa, soprannominato amichevolmente Tiso-10. Tiso è l’acronimo di «Ticino solare», mentre il numero 10 rappresenta la potenza, a quei tempi straordinaria, di 10 kWp. Le celle solari di Tiso-10 sono
Mauro Caccivio dirige il team per la qualità dei sistemi fotovoltaici presso Supsi. (B. Vogel)
realizzate in silicio monocristallino, un materiale semiconduttore che viene impiegato in prevalenza ancora oggi per la loro produzione. Con la differenza che lo strato semiconduttore non misura più 320 millesimi di millimetro di spessore ma solo la metà circa, con un risparmio di materiale e costi. Nei primi anni del fotovoltaico i moduli erano più piccoli e costituiti da un numero inferiore di celle. Nel complesso si sono mantenuti in buone condizioni. Almeno, è questa l’impressione che si ha passando oggi da Canobbio: qualche tempo fa Tiso-10 è
stato smontato dal tetto dell’Aula Magna della Supsi. L’impianto fotovoltaico è stato rinnovato più volte nel corso della sua lunga vita, con la sostituzione di cavi e inverter. Ma i 288 moduli sono ancora quelli originali: ora sono accatastati sulla terrazza della mensa e brillano sotto il sole mentre gli studenti pranzano all’interno. Alcuni pannelli sono ancora di colore bianco, altri sono rivestiti di una patina marrone. Il foglio plastico di protezione sul retro (backsheet) è danneggiato qua e là. I moduli fotovoltaici si sarebbero meritati in realtà un posto al museo,
Incapsulante: protezione e isolamento delle celle solari Uno strato di materiale plastico garantisce alle celle solari in silicio e in altri materiali semiconduttori la massima produzione di energia elettrica il più a lungo possibile. Il materiale plastico scelto per la laminazione (processo con cui si «fonde» l’incapsulante e si elimina l’aria in eccesso) protegge la
cella da eventuali danni dovuti a urti ed eventi atmosferici avversi come, ad esempio, la pioggia o la grandine. La laminazione impedisce il contatto delle celle con l’ossigeno e l’umidità, formando uno strato barriera contro la corrosione. Assicura inoltre l’isolamento elettrico delle celle verso l’e-
sterno. Il materiale scelto deve avere caratteristiche di elevata trasparenza e resistenza ai raggi UV, proteggendo in tal modo le celle solari. Il materiale incapsulante deve essere inoltre compatibile con gli altri componenti dei moduli solari come la cella, il vetro frontale, il backsheet e i contatti. / BV
I ricercatori della Supsi durante la perizia dei moduli fotovoltaici smontati. (Supsi)
ma dovranno attendere ancora un po’. Negli ultimi due anni sono stati al centro di un progetto scientifico che ha visto un team di ricercatori della Supsi e dell’ETH Losanna, con il supporto dell’Ufficio federale dell’energia, impegnati nello studio dello stato dei pannelli. Il risultato principale è notevole: quasi tre quinti (58%) dei 288 moduli fotovoltaici presentano ancora, dopo 35 anni di funzionamento, un rendimento
pari o superiore all’80% della potenza iniziale di 35,4 Watt. In altri termini, ben oltre la metà dei moduli soddisfano le garanzie rilasciate oggi dai costruttori nonostante la loro età avanzata. Questa scoperta vale anche per i moduli prodotti al giorno d’oggi? Mauro Caccivio, responsabile del progetto di ricerca, riflette sulla domanda, quindi scuote la testa e risponde: «Non è possibile fare un confronto diretto
Non tutti i PVB sono uguali Consultando il costruttore di allora, la Arco Solar, e dopo diversi test, i ricercatori della Supsi hanno scoperto che il materiale incapsulante usato per i moduli del Tiso-10 è PVB. Con molta probabilità, per la produzione dei 288 moduli del Tiso-10, la ditta costruttrice impiegò PVB di tre diversi fornitori (A, B e C). Anche se la formulazione di base è sempre la stessa, dai risultati del recente studio della Supsi è emerso che le leggere differenze nella composizione chimica hanno influito in modo determinante sulla longevità dei moduli. I moduli del fornitore di PVB del tipo «A» sono ancora in buone condizioni dopo 35 anni. La superficie è chiara e il calo di rendimento (degrado) è in
media dello 0,2% all’anno, pertanto, dopo 35 anni, i moduli di questa famiglia presentano ancora una produttività media del 93% rispetto a quella inizialmente garantita. I moduli del fornitore «B» presentano alcune parti ingiallite, dovute a surriscaldamenti locali e raggi UV. Dopo 35 anni il rendimento si attesta in media al 76% del rendimento originario. La metà «migliore» di questi moduli presenta ancora un rendimento medio del 78,3% (degrado annuo dello 0,62%) raggiungendo quasi la percentuale di degrado garantita dal costruttore. I moduli del fornitore «C» – in totale 15 – presentano danni così gravi da renderli inutilizzabili. / BV
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
21
Ambiente e Benessere tra ieri e oggi. I materiali utilizzati per incapsulamento e backsheet nella produzione dei moduli nonché i concetti per la scatola di giunzione, detta anche junction box, incluso il tipo di diodo, sono cambiati radicalmente nel corso dei decenni, anche per ridurre i costi di produzione», così Mauro Caccivio, che dirige il team Supsi per la qualità dei sistemi fotovoltaici. «Tuttavia, i materiali sono decisivi per la durata dei moduli. Proprio questo è un risultato centrale del nostro studio». Per conferire una lunga durata alle celle solari si applica un film protettivo in plastica trasparente (incapsulante). Generalmente, i costruttori dei moduli fotovoltaici tradizionali in silicio utilizzano oggi etilene vinil acetato (EVA) come materiale incapsulante delle celle. Questo materiale, anallergico e atossico, utilizzato anche come materia prima per i sandali colorati, ha una buona lavorabilità e il processo termico sottovuoto, chiamato laminazione, ha un costo contenuto. Ma l’EVA non è senza rivali. Come, ad esempio, nella costruzione di moduli fotovoltaici particolarmente adatti per soluzioni inte-
La perdita di trasparenza del materiale incapsulante peggiora la produzione di energia elettrica. (Rapporto finale Tiso 35+)
grate negli edifici (building integrated photovoltaics/Bipv). In questo caso si ricorre spesso al polivinilbutirrale (o PVB) come materiale incapsulante. Il PVB è un materiale plastico che si trova in altri prodotti d’uso quotidiano: è impiegato, ad esempio, come strato intermedio nella produzione del vetro stratificato di sicurezza usato nei parabrezza. In generale il suo utilizzo
nei moduli fotovoltaici è ancora relativamente limitato ma, con l’avvento dei moduli bi-facciali, che sfruttano la luce da ambo i lati, e la conseguente diffusione di moduli che hanno un altro vetro al posto del backsheet bianco, la possibilità di usare moduli vetro+vetro con PVB invece di EVA potrebbe riprendere vigore. Da qui il collegamento con il pro-
getto di ricerca della Supsi menzionato sopra: i moduli del Tiso-10 sono stati infatti costruiti nei primi anni Ottanta con materiale incapsulante PVB e precisamente con tre diversi tipi e composizioni di questo materiale. I risultati della ricerca indicano che la vita utile varia notevolmente in base alla composizione (cfr. riquadro: «Non tutti i PVB sono uguali»). «I risultati della nostra ricerca confermano che nel caso di uno dei tre tipi di PVB si tratta di un materiale particolarmente adatto per la produzione di moduli a lunga durata che devono resistere agli agenti atmosferici», dichiara Mauro Caccivio, ricercatore della Supsi. «Individuare l’esatta composizione chimica del tipo di PVB resistente alle intemperie consentirà ai laboratori di ricerca sui materiali di sviluppare un incapsulante in grado di garantire una lunga vita ai moduli solari». Che ne sarà di Tiso-10? Cosa succederà ai moduli che sono accatastati sulla terrazza della mensa a Canobbio? I ricercatori della Supsi hanno deciso di rimetterli in funzione per produrre energia elettrica. Non tutti i moduli, solo quelli che si sono mantenuti in
condizioni particolarmente buone, saranno utilizzati per la costruzione di un impianto destinato al nuovo campus di Mendrisio dove la Supsi si trasferirà nel corso del 2019. I moduli «antichi», che nel frattempo avranno raggiunto la ragguardevole età di 35 anni, potranno così tornare a produrre energia elettrica dal sole. Prossimo traguardo: 40 anni. * Su incarico dell’Ufficio federale dell’energia (UFE). Informazioni
• Il rapporto finale relativo al progetto Tiso 35+ è disponibile all’indirizzo: https://www.aramis.admin.ch/ Default.aspx?DocumentID=49977 • Per maggior dettagli sul progetto è possibile contattare il Dr. Stefan Oberholzer (stefan.oberholzer@bfe.admin.ch), responsabile del programma di ricerca Fotovoltaico dell’UFE. • Altri articoli specialistici su progetti di ricerca, progetti pilota, di dimostrazione e faro in materia di Fotovoltaico sono disponibili all’indirizzo: www.bfe.admin.ch/ec-PV. Annuncio pubblicitario
Novità
20x
Cura estiva rigenerante!
3.50
Gliss Kur Summer Repair p. es. shampoo, 250ml, offerta valida fino al 10.6.2019
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
PUNTI
te Effet to sorprenden sui capelli grigi
12.90
Syoss Mascara per capelli Tonalità castano medio, castano chiaro, biondo medio e biondo chiaro, 16 ml, offerta valida fino al 10.6.2019
Entrano perfettamente nella borsa da viaggio. E nel budget. 5 0. –
di riduzione
189.– invece di 239.–
Smartwatch Fitbit Versa Rilevazione continua del battito cardiaco, più di 4 giorni di autonomia, notifiche, Fitbit Pay, disponibile in diversi colori
10.–
di riduzione
49.90 invece di 59.90
Altoparlante Marley Chant Mini Denim Funzione Bluetooth®, fino a 6 ore di autonomia, prese: ingresso AUX/USB, funzione vivavoce
30%
159.– invece di 229.–
Tablet Huawei MediaPad T5 10,1" Wi-Fi 16 GB Schermo IPS Full HD da 10,1", corpo in metallo, processore Octa-Core™, RAM da 2 GB, memoria interna da 16 GB, slot per microSD (fino a 256 GB)
40%
399.– invece di 699.–
Notebook Acer Aspire 3 A315-33-C8GV Schermo HD da 15,6", SSD da 256 GB, RAM da 4 GB, processore Intel® Celeron® N3060, webcam, Wi-Fi AC, lettore di schede, HDMI, 1 presa USB 3.0, 2 prese USB 2.0
In vendita nelle maggiori filiali Migros e melectronics. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
33%
29.80 invece di 44.80
Asciugacapelli Solis Home & Away Ideale per i viaggi e lo sport, 3 livelli di calore e 2 velocità, funzione Baby/Care, tecnologia agli ioni, pesa solo 310 g, pieghevole
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
23
Ambiente e Benessere
Quando il robot è in vacanza
Le grandi abbazie
di spostarci nel mondo
letture per viaggiare
Viaggiatori d’Occidente L’intelligenza artificiale sta già cambiando il nostro modo
Claudio Visentin Dopo aver prenotato online, un robot vi accoglie in albergo, parlando un inglese fluente. Vi fate riconoscere attraverso un pannello touch screen e un lettore di documenti. A quel punto un altro robot porta il vostro bagaglio nella stanza. Accanto al letto un dispositivo attivato da comandi vocali regola le luci, accende la TV o magari ordina del cibo, consegnato poi da un altro robot AGV (Automated Guided Vehicles). Spesso nel prendere servizio i robot ricevono un nome: per esempio all’Hotel EMC2, a Chicago, si chiamano Cleo e Leo; negli Hotel Jen di Singapore incontrate invece Jena e Jeno (ovviamente). Pepper, prodotto da SoftBank Robotics, ha aspetto umano e dà informazioni al Mandarin Oriental di Las Vegas così come sulle navi di Costa Crociera. Ancora Pepper intrattiene e informa i passeggeri dell’Eurostar alla stazione internazionale di St. Pancras a Londra. La compagnia aerea KLM si serve invece di Care-E per accompagnare i passeggeri al loro gate trasportando pure i bagagli. In Giappone i robot sono utilizzati anche per sorvegliare stazioni e aeroporti, segnalando oggetti e persone sospetti. Questi primi robot naturalmente sono anche un’attrazione, incuriosiscono e divertono: per esempio, i tre robot del Mineta San Jose International Airport danzano e cantano per attirare l’attenzione dei passeggeri, ai quali proporre poi i loro servizi. Invece nell’Incheon International Airport di Seoul alcuni robot hanno fatto carriera e aiutano i passeggeri alle prese col check-in, mentre altri… lavano il pavimento. L’impiego di robot nel turismo desta naturalmente anche qualche perplessità, soprattutto quando non si limitano a sostituire l’uomo in lavori ripetitivi e faticosi, ma estendono il loro campo d’azione a servizi qualificati. Ma soprattutto sono il segno più evidente dell’ingresso dell’Intelligenza artificiale (AI) nel campo del turismo. Le novità maggiori in questo settore sono conseguenza della raccolta
Leo e Cleo all’Hotel EMC2 di Chicago.
(data mining) e dell’elaborazione dell’enorme quantità di dati prodotti dai nostri viaggi: pedaggi autostradali, carta di credito, soprattutto lo smartphone. Ogni post, ogni commento o like su Facebook, ogni video che guardiamo su YouTube, ogni ricerca su Google, ogni recensione su Tripadvisor lascia una traccia, racconta una preferenza. L’analisi di questi big data permette alle aziende di conoscere sempre meglio il proprio potenziale cliente, aumentando l’efficienza e proponendo prodotti su misura, nuovi servizi e canali innovativi. Anche il nostro cantone è entrato in questo campo con il progetto triennale DESy (Digital Destination Evolution System), una collaborazione tra Ticino e Distretto dei Laghi, con un investimento complessivo di un milione e mezzo di franchi. Il progetto sarà sviluppato da Ticino Turismo, dall’Istitu-
to di tecnologie digitali per la comunicazione dell’USI, diretto dal professor Lorenzo Cantoni, e dall’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale, con un convinto sostegno economico del Dipartimento delle finanze e dell’economia. Buono il tempismo perché è il tema del giorno: l’Irlanda ha appena investito più di un milione di euro in questo stesso campo. C’è naturalmente un problema di privacy. Per ora si lavora su dati già disponibili (per esempio quelli che ciascuno di noi condivide pubblicamente sui social, oppure quelli raccolti attraverso il sito web, le app e le newsletter di Ticino Turismo), naturalmente analizzandoli in forma aggregata e anonima. Al momento i turisti sono molto diffidenti verso tutte le forme di utilizzo dei loro dati, anche quando poi non si impegnano più di tanto nella concreta tutela della privacy.
Bussole Inviti a
Ma in futuro gli utenti potrebbero autorizzare l’utilizzo di dati personali se si convinceranno che questo porta a offerte migliori. Per esempio il progetto HAT (Hub-of-all-Things) – pensato da università, organizzazioni non governative, istituzioni e aziende – si propone di scambiare i dati personali con servizi per migliorare le nostre vite. Quale turismo sarà favorito dall’intelligenza artificiale? Nel Sudest asiatico e in particolare in Thailandia rispondere no a una richiesta è considerato poco educato e lo si evita se appena possibile. Da qui l’uso frequente dell’espressione «Same, same but different» («Lo stesso, ma un po’ diverso»): se chiedete un’aranciata di una certa marca, potreste ricevere sì un’aranciata, ma di una marca diversa. Così potrebbe essere il turismo nutrito dai big data: proposte di esperienze al fondo simili ma con variazioni sul tema. Abbiamo fatto un viaggio in bicicletta in Francia? Ci verrà proposto un itinerario in Germania o in Spagna. Abbiamo percorso a piedi la Via Francigena? Ci verrà proposto il Cammino di Francesco. E magari la realtà virtuale, un altro impiego dell’intelligenza artificiale, ci offrirà un’anteprima del viaggio. Sin qui tutto bene. La prospettiva potrebbe essere molto positiva per alcune categorie come i disabili, informati regolarmente di sempre nuove località attrezzate per i loro bisogni. Ma non ci si fermerà qui. L’incrocio dei dati potrebbe mostrare per esempio che dopo i sessant’anni i cicloturisti tendono ad abbandonare la bicicletta in favore dei viaggi in camper. Ed ecco che un po’ misteriosamente, a cinquantanove anni, troverete nella vostra mail la pubblicità di sempre nuovi modelli di camper… Di certo il turismo costruito attraverso i big data sarà la soluzione perfetta per i viaggiatori più abitudinari o con poco tempo a disposizione. Per tutti gli altri resta valida l’eterna sfida di ogni viaggio veramente riuscito: trovare il giusto equilibrio tra conferma e scoperta, tra sicurezza e avventura.
«Dopo le rovine dei paesi non si videro più uomini e la montagna si fece aspra e solitaria. Da una sella battuta dal vento iniziammo a scendere nella nebbia per un canalone innevato, e fu alla fine di quella discesa che il Sole squarciò il grigio, sfolgorante in un cielo pervinca, svelando sulla destra i monti immacolati della maga Sibilla…». La statua del patrono d’Europa, San Benedetto, intatta al centro di Norcia distrutta dal terremoto, sembra voler stabilire un dialogo muto con Paolo Rumiz, viaggiatore d’Appennino. Ci ricorda che «alla caduta dell’Impero romano era stato proprio il monachesimo benedettino a salvare l’Europa. Ci diceva che i semi della ricostruzione erano stati piantati nel peggior momento possibile per il nostro mondo, in un Occidente segnato da violenza, immigrazioni di massa, guerre, anarchia, degrado urbano, bancarotta». È qui che la visita di Rumiz all’Italia del terremoto ha una svolta inattesa, molla gli ormeggi, prende un nuovo respiro anche geografico e si trasforma in un viaggio nelle grandi abbazie benedettine di tutta Europa, dall’Atlantico fino alle sponde del Danubio. In particolare il capitolo dedicato all’Abbazia di San Gallo getta una luce nuova sulla storia della Svizzera nei suoi legami con l’Europa. Il centro, spesso autoproclamatosi tale, o frutto di un errore di percezione, lascia spazio alle «periferie» bonificate, coltivate, organizzate con sapienza da generazioni di monaci: una terra lavorata dove è ormai quasi impossibile distinguere fra l’opera della natura e quella dell’uomo. Tappa dopo tappa emerge una ragnatela di fili sottili ma resistenti al tempo e all’insensata violenza degli uomini, allora come oggi, a patto di riscoprire il senso profondo di parole come silenzio, dedizione, spirito di sacrificio, piacere dell’opera compiuta, rispetto della natura, accoglienza. / CV Bibliografia
Paolo Rumiz, Il filo infinito, Feltrinelli, 2019, pp. 176, € 15.–. Annuncio pubblicitario
Ora ti propone anche le migliori offerte di vini
Bellmount Semillon/Chardonnay
Zolla Salice Salentino DOP
2017/2018, South Eastern Australia, Australia, 6 x 75 cl
2016, Puglia, Italia, 75 cl
Rating della clientela:
Rating della clientela:
Tenuta La Minerva Merlot del Ticino DOC Riserva
2015, Ticino, Svizzera, 75 cl
Rating della clientela: Stuzzichini da aperitivo, carne bianca, pesce d’acqua salata, antipasti, grigliate
Carne rossa, insaccati, tofu ecc., pasta, formaggio saporito
Sémillon, Chardonnay
Negroamaro, Malvasia
1–3 anni
1–4 anni
Carne rossa, cacciagione, risotto, grigliate, polenta Merlot
Porta Leone Rosé frizzante
Colli Trevigiani, Italia, 75 cl
Votate ora! Stuzzichini da aperitivo, pesce d’acqua salata, frutti di mare, antipasti, dessert Diversi vitigni 1 anno dall’acquisto
2–6 anni
50%
17.85 invece di 35.70
3.– a bottiglia invece di 5.95
50%
6.75 invece di 13.50
25%
16.45 invece di 21.95
40%
5.95 invece di 9.95
Offerte valide dal 28 maggio al 3 giugno 2019 / fino a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione / iscrivetevi ora: denner.ch/shopvini/newsletter
Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino
Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno
Enoteca Vinarte, Migros Locarno
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
24
Idee e acquisti per la settimana
La cura per denti, pelle e pelo
Il cibo arricchito con alga spirulina supporta la protezione dei denti, della pelle e del pelo dei gatti. La spirulina è considerata un superfood che sostiene anche il sistema immunitario dei gatti
ncofona duttrice della rivista fra Christine Werlé (45), pro Bahia (8) Migros Magazine, con
Il gatto e la radiosveglia Calico è un micio astuto. Sa benissimo come svegliare la sua padrona, Christine Werlé. E non con un semplice miagolio, come ci racconta ridendo Werlé: «Calico sa accendere la radiosveglia. Ha bisogno di tantissime attenzioni e di amore». Oltre a Calico, che ha sette anni, in casa c’è un altro persiano, una gatta di nome Bahia, dall’indole più tranquilla. «Penso che a Bahia piaccia meditare. Spesso se ne resta seduta tranquillamente e semplicemente osserva ciò che succede attorno a lei», ci racconta Christine Wellé. «Calico vuole sempre giocare, cosa che lei non apprezza in modo particolare. Ma si vogliono bene e si puliscono l’un l’altro».
1
Lavare i denti
Molti gatti di età superiore ai tre anni presentano problemi ai denti, in gran parte causati dal tartaro. Affinché non si sviluppi, bisognerebbe pulire i denti dei gatti, possibilmente ogni giorno.
Prodotti per la cura dei denti
Per lavare i denti si può per esempio utilizzare uno spazzolino per i neonati o uno spazzolino da dito in gomma. Ci sono anche i dentifrici per i gatti; quelli normali, per le persone, non sono infatti adatti. Anche un cibo particolare, per esempio quello con alga di spirulina, promuove la salute dei denti.
2
Un manto curato
4
I gatti sono molto abili nel prendersi cura del proprio pelo. Ma molti di loro amano essere spazzolati. Spazzolandoli si rafforza il legame con loro, stimola la circolazione del sangue e rende impermeabile il pelo.
3
Pelle sana
La pelle non deve avere croste, forfora, macchie nere o bianche. Dovrebbe essere rosa o nera, a seconda delle caratteristiche genetiche del gatto.
Foto zVg
Christine Werlé è cresciuta con i gatti. Non con uno solo, rammenta: «Un giorno la nostra gatta ha partorito quattro piccoli e li abbiamo tenuti tutti». Quando Werlé uscì di casa, per motivi di studio, per viaggiare e durante un soggiorno all’estero, dovette rinunciare per alcuni anni alla compagnia dei suoi coinquilini pelosi. Al momento in cui decise di ritornare sui suoi passi, la scelta cadde sui gatti persiani. «I persiani sono perfetti come gatti domestici, perché restano volentieri in casa. Anche se apprezzano pure andare sul balcone», conclude Werlé.
Alimento completo Le miscele di crocchette secche ma morbide con pollo o salmone contengono alga di spirulina, minerali, vitamina D, acidi grassi omega-6 e zinco. Gli alimenti non contengono aromi artificiali, coloranti e conservanti.
Vital Balance spirulina e pollo 750 g Fr. 7.50
Vital Balance spirulina e salmone MSC 750 g Fr. 7.50
Novità
Spiedini di gamberi
su fette di mela con salsa di schiuma allo zenzero Ingredienti per 2 persone:
1 pezzo di zenzero della grandezza di una noce 1 piccolo scalogno 1 spicchio d’aglio 6 cucchiaini di olio 1–2 cucchiaini di curry in polvere 125 ml di brodo di pesce 125 ml di panna montata Sale, Pepe 3 cucchiaini MAIZENA express addensante per salse 12 Gamberi 1 mela piccola 3–4 cucchiaini salsa al peperoncino
Senza glutine
3.20
MAIZENA Addensante per salse
In vendita nelle tutto filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 21.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
20x PUNTI
Preparazione: 1. Sbucciare lo zenzero, lo scalogno e l’aglio. Tagliare tutto in piccoli pezzi. Riscaldare 2 cucchiaini di olio in una piccola padella. Soffriggere lo zenzero, lo scalogno e l’aglio. Cospargere il curry sopra il composto. Versare il brodo di pesce e la panna e portare ad ebollizione. Condire con sale e pepe. 2. Aggiungere la MAIZENA e cuocere per 1 minuto mescolando. Tenere al caldo. 3. Infilzare i gamberetti su spiedini di legno leggermente oliati. Scaldare 2 cucchiaini di olio in una padella e arrostire gli spiedini per circa 3-4 minuti. Togliere gli spiedini dalla padella e tenerli al caldo. 4. Lavare la mela e tagliarla a fette molto sottili. Scaldare l’olio rimasto in una grande padella e rosolare brevemente le fette di mela. Allo stesso tempo spennellarci sopra la salsa al peperoncino. 5. Mescolare brevemente la salsa con il mixer. Adagiare le fette di mela su un piatto e appoggiarci sopra gli spiedini. Servire con la salsa.
Belli da vedere e da indossare: sono arrivati i nuovi costumi da bagno.
24.90
19.90
17.90
17.90
Top per bikini Ellen Amber verde, tg. 36B–46B, il pezzo, offerta valida fino al 3.6.2019
Slip per bikini Ellen Amber verde, tg. 36–48, il pezzo, offerta valida fino al 3.6.2019
Top per bikini Ellen Amber giallo, tg. 36B–46B, il pezzo, offerta valida fino al 3.6.2019
Slip per bikini Ellen Amber giallo, tg. 36–48, il pezzo, offerta valida fino al 3.6.2019
24.90
29.90
Tunica da spiaggia Ellen Amber gialla, tg. S–L, il pezzo, offerta valida fino al 3.6.2019
29.90
Costume da bagno Ellen Amber verde, tg. 38–48, il pezzo, offerta valida fino al 3.6.2019
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Pantaloncini da bagno John Adams blu marino, tg. S–XXL, il pezzo, offerta valida fino al 3.6.2019
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
27
Ambiente e Benessere
Matchamisù
Migusto La ricetta della settimana
Dessert Ingredienti per 6 persone (1 forma da gratin di 2 litri): 1,5 dl d’acqua · 200 g di zucchero · 7 cc di matcha (tè verde in polvere), vedi suggerimento · 4 uova · 250 g di mascarpone · ½ limetta · 1,5 dl di panna intera · 200 g di savoiardi.
migusto.migros.ch/it/ricette Per diventare membro di Migusto non ci sono tasse d’iscrizione. Chiunque può farne parte, a condizione che un membro della sua famiglia possieda una Carta Cumulus.
1. Portate a ebollizione l’acqua con la metà dello zucchero, finché questo si scioglie. Togliete la pentola dal fuoco e aggiungete 1 cucchiaino di matcha in polvere. Versate il liquido in una scodella e lasciate raffreddare. 2. Dividete i tuorli dagli albumi. Lavorate i tuorli a spuma con lo zucchero rimasto e 4 cucchiaini di tè matcha per circa 5 minuti, con lo sbattitore elettrico. Incorporate il mascarpone e mescolate fino a ottenere una massa omogenea. Grattugiatevi la scorza di limetta. Montate separatamente la panna e gli albumi a neve ferma, poi incorporateli poco alla volta alla crema di mascarpone. 3. Inzuppate la metà dei savoiardi nell’acqua zuccherata al matcha poi distribuiteli sul fondo dello stampo. Versate la metà della crema al matcha sui biscotti e livellate. Inzuppate il resto dei savoiardi e distribuiteli sulla crema. Versate la crema rimasta sui savoiardi e livellate. Coprite il matchamisù e mettetelo in frigo per circa 3 ore. 4. Prima di servire, spolverizzate la superficie del tiramisù con 2 cucchiaini di matcha e servite subito. Preparazione: circa 45 minuti; refrigerazione: circa 3 h; più raffreddamento. Per persona: circa 12 g di proteine, 34 g di grassi, 60 g di carboidrati, 590
kcal/2450 kJ.
Annuncio pubblicitario
Novità NEW
REXONA STAY FRESH
20x PUNTI
Novità
2.85
Rexona deodoranti Stay Fresh blue poppy and apple o Stay Fresh Marine, aerosol, 150 ml
Novità
2.45
Non ti tradisce mai. In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Rexona deodoranti Stay Fresh blue poppy and apple o Stay Fresh Marine, Roll-on, 50 ml
25% sull’intero assortimento Candida.
25%
Tutto l’assortimento Candida (confezioni multiple escluse), per es. dentifricio Multicare 7 in 1, 75 ml, 2.45 invece di 3.30, offerta valida fino al 10.6.2019 Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
20% di riduzione.
conf. da 2
conf. da 2
20%
Kezz Original Paprika conf. da 2 2 x 110 g 5.60 invece di 7.00
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
conf. da 2
20%
Kezz BBQ conf. da 2 2 x 110 g 5.60 invece di 7.00
20%
Kezz Salt conf. da 2 2 x 110 g 5.60 invece di 7.00
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
29
Ambiente e Benessere
Donne al di sopra di ogni sospetto Sport Quando a essere più papisti del Papa, si rischia di ferire una persona nel suo intimo
Giancarlo Dionisio È lodevole che si faccia una guerra senza frontiere contro chi bara nello sport, purché la si conduca in modo eticamente irreprensibile. Caster Semenya, questa guerra, l’ha vissuta sulla sua pelle sin dalle prime apparizioni nel grande circuito dell’atletica leggera. Aveva solo 18 anni quando nel 2009 si impose da dominatrice negli 800 metri ai Campionati Mondiali di Berlino. La sua impresa fu però considerata al di sopra delle potenzialità di un essere umano di genere femminile. I critici dimenticavano tuttavia che il record mondiale sulla distanza, 1’53’’28 apparteneva e appartiene tuttora alla polacca Jarmila Kratochvílová dal lontano 1983. Si tratta del primato più longevo della storia. Ohibò, se sommiamo i dati relativi all’insieme di tutti gli sport, emerge che le prestazioni atletiche dell’essere umano sono in costante miglioramento. Questo perché sono più efficaci le tecniche di allenamento, perché la tecnologia nell’ambito dei materiali e dell’abbigliamento ha fatto passi da gigante, infine perché l’evoluzione naturale della specie ci ha messo del suo, rendendo di conseguenza le classifiche di questi ultimi anni molto più credibili. Non penso sia un caso che non si siano visti dei progressi proprio nelle discipline in cui anni fa si è potuto andare ben oltre i sospetti e provare che molti non la raccontavano giusta. Erano gli anni Ottanta dei primati strabilianti nel mezzofondo; erano gli anni Novanta delle ascensioni record nel ciclismo; erano periodi in cui il doping strisciante ha varcato i confini della cortina di ferro
Caster Semenya. (Tab59)
per invadere in modo indiscriminato il resto del globo. Perché quindi scandalizzarsi per quanto è riuscita a fare la giovane mezzofondista sudafricana, la quale nonostante i progressi della tecnologia, non è riuscita a demolire il record stellare della Kratochvílová? Semplice: perché le sue fattezze e la sua struttura muscolare, da subito hanno destato il sospetto che fosse poco femminile. Fu più volte sottoposta a dei test dal sapore umiliante. Niente da fare: Caster, pur non essendo la quintessenza della grazia, era ed è una donna a tutti gli effetti. La federazione Mondiale di Atletica Leggera (IAAF) pensò quindi di introdurre un decreto che impedisse di gareggiare alle atlete
con un tasso di testosterone (ormone maschile) superiore ai dieci nanomoli per litro di sangue. Si trattava di un valore molto elevato rispetto alla media femminile, e che non modificò di molto la sostanza. Caster Semenya giunse seconda ai Mondiali di Daegu nel 2011, e ai Giochi Olimpici di Londra nel 2012, entrambe le volte preceduta da Mariya Savinova. La russa cadde tuttavia nella rete dell’antidoping, quindi la mezzofondista sudafricana poté recuperare a posteriori entrambe le medaglie d’oro. Il suo secondo trionfo olimpico, nel 2016 a Rio de Janeiro, davanti a due altre atlete iperandrogene, Francine Niyonsaba del Burundi, e Margaret
Wambui del Kenya, indusse la IAAF, presieduta dall’ex campione britannico Sebastian Coe, a introdurre un nuovo regolamento che imponesse il tetto massimo di testosterone a cinque nanomoli per litro. Il resto è storia attuale. Semenya, sentendosi discriminata, ha inoltrato un ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna. Il primo maggio scorso questo organismo giuridico indipendente ha espresso parere negativo. Il nuovo decreto è entrato in vigore l’8 maggio, e a partire da quella data, se Caster Semenya vorrà gareggiare sulle distanze comprese fra i 400 metri e il miglio, dovrà obbligatoriamente sottoporsi a una cura ormonale che la riporti entro i
parametri di testosterone stabiliti dalla IAAF. La sentenza ha fatto e farà molto discutere. Alcune atlete di ieri e di oggi, come le tenniste statunitensi Billie Jean King e Serena Williams, hanno espresso la loro solidarietà con Caster. Da più parti si sostiene che, sia il regolamento proposto dalla IAAF, sia la sentenza del TAS, sono eticamente discutibili. Sebastian Coe continua a tuonare che lui vuole che scendano in pista atlete in grado di affrontarsi ad armi pari. Sorge quindi spontaneo chiedersi perché non si sia mai pensato di escludere, dalle corse sui 100 e sui 200 metri, gli atleti afroamericani, i quali, lo confermano parecchi studi, dispongono di fibre muscolari più veloci ed esplosive rispetto agli asiatici e agli indoeuropei. Oppure, invece di escluderli, li si potrebbe costringere a sottoporsi a un trattamento chimico che riduca la loro reattività. Di esempi, assurdi e inaccettabili come questo, ne potremmo proporre a decine. Il problema, apparentemente così complesso e intricato, è riconducibile, secondo noi, ad un’unica soluzione praticabile. O si riesce a provare che il livello elevato di testosterone nel sangue di Caster Semenya è frutto di pratiche dopanti – e allora via, fuori subito, per 2, 4, 8 anni, o per sempre – oppure si deve accettare che lei è fatta così e la si lasci in pace. Suona infatti molto strano che chi lotta contro il doping farmacologico obblighi una donna a snaturare se stessa imbottendosi di medicinali i cui effetti collaterali potrebbero essere nefasti. All’atleta l’ultima parola: «Vorrei poter correre in modo naturale, così come sono nata. Sono Caster Semenya, sono una donna e sono veloce».
Giochi
Vinci una delle 3 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il sudoku
Cruciverba Per sapere come si chiama questa scimmietta e un’altra piccola curiosità su di lei, risolvi il cruciverba e leggi nelle caselle evidenziate. (Frase: 8, 5 – 1, 6, 6, 2, 5)
ORIZZONTALI 1. Nome femminile 6. Preposizione e avverbio 10. Un tipo di cantiere 11. Il porto dal quale salpò Colombo 12. Dà armonia ai versi 13. Sono tesserati 14. Capo... senza capo 15. Capelli in inglese 16. Una consonante 17. Ripetute in una spezia 18. Puro a Parigi 19. Sporge dal fianco 20. Noce (legno) in spagnolo 22. Deflusso di liquidi 24. Troppo in Francia 25. Le iniziali dell’attore Memphis 26. Avviluppate
1
2
3
4
5
6
10
9
13
14
15
17
16
18
19
20
24
8
11
12
22
7
21
23 25
26
Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch
I premi, cinque carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco.
VERTICALI 1. Lo specialista che cura 2. Si perde con la dieta 3. Un singolare attore 4. Fa i cross 5. Una nota... nobiliare 6. Contrapposta a profana 7. Fiume del Kazakistan... al centro della bilia 8. Un avverbio 9. Introduce un chiarimento 11. Si dice rimandando 13. Biblica moglie di Abramo 15. Il Victor di Notre-Dame de Paris 16. Le iniziali del conduttore Conti 18. Mollusco con tentacoli 20. È arricchito... a Londra 21. Sono taglienti 23. Consonanti in curva 25. Le separa la «esse» Partecipazione online: inserire la
soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la so-
Sudoku Soluzione:
Scoprire i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate.
9
6
2
3
4
6
4
9 8
2
1 3
5
7
2
9
7 8
9
6
6
9
1
3
5
Soluzione della settimana precedente
LO SAPEVI CHE… – Anche se molte poi si saldano tra loro…: IL NEONATO HA CIRCA CENTO OSSA PIÙ DI UN ADULTO? M I L Z O T O R I A E U N I R I P L A T R A N A I R O M I D T E E
A C C I S E
N H I U T T O N E C U’ S U O U B A S A
E O N N A A C O R A S A V A N O R I R E I S O V I
C I E L I
A I O L E
D N A U L N I
luzione, corredata da nome, cognome, indirizzo, email del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 6315, 6901 Lugano». Non si intratterrà corrispondenza sui
7
6
4
1
8
3
5
9
2
9
1
5
2
6
7
3
8
4
3
2
8
5
9
4
7
1
6
6
3
1
9
7
2
4
5
8
5
4
2
8
3
6
9
7
1
8
7
9
4
5
1
2
6
3
2
5
7
3
1
8
6
4
9
4
8
6
7
2
9
1
3
5
1
9
3
6
4
5
8
2
7
concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I vincitori saranno avvertiti per iscritto. Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera.
«Con i prezzi bassi sale la gioia delle grigliate.» Regola per il grill di Paolo M.
40%
2.60 invece di 4.40
Bistecca di lonza di maiale marinata Grill mi, TerraSuisse per 100 g
Da questa offerta sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
31
Politica e Economia La grande sfida Usa-Cina Il caso Huawei rappresenta l’accelerazione della feroce competizione fra le due superpotenze
La fine di un’epoca Quanto sta succedendo a livello globale, e in particolare fra Stati Uniti e Cina, dimostra che il mondo (globalizzazione compresa) come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi non sarà più lo stesso
India: il trionfo di Modi Per altri 5 anni il primo ministro uscente guiderà la più grande democrazia del mondo pagina 35
Nel segno dell’innovazione Come sta il settore industriale ticinese? Di fronte alla crisi si è dimostrato molto resiliente
pagina 34
pagina 39
AFP
pagina 33
Non è «soltanto» questione di Brexit Regno Unito La vera posta in gioco è l’unità o la disgregazione dello Stato britannico
Lucio Caracciolo La lunga e tortuosa saga della Brexit espone la crisi culturale, identitaria e geopolitica del Regno Unito. La questione decisiva non è se, come e quando Londra lascerà l’Unione Europea – dove peraltro non è mai davvero entrata, se non con la punta del piede – ma che cosa resterà dello Stato britannico nel prossimo futuro. La vera posta in gioco è l’unità o la disgregazione dell’impero interno, quello formato a partire dal nucleo inglese, allargato al Galles, alla Scozia e all’Irlanda del Nord, e affidato alla maestà della Corona. Le dispute politico-mediatiche che stanno dilaniando le terre britanniche, scatenate e rese visibili dal referendum sul Brexit (2016), hanno infatti una radice geopolitica profonda. Fuori dalla cronaca, vanno lette nel lungo periodo. In questa luce, sono la partita finale dell’ormai secolare processo di disgregazione dell’impero di Londra.
Probabilmente il più glorioso, esteso e influente della storia moderna e contemporanea. Il cui declino era forse già inscritto nella rivoluzione e nella conseguente indipendenza americana (1776), da cui nacque quella che a tutt’oggi resta la potenza planetaria numero uno: gli Stati Uniti. Il referendum sul Brexit va letto anche come l’estremo tentativo inglese di tenere insieme l’impero interno. Ovvero il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. In questa operazione, la paradossale retorica neoimperiale di Boris Johnson e degli altri cantori della Global Britain esprime il versante esterno di una disputa che riguarda la statuto geopolitico del Regno Unito. Attraverso la immaginifica proiezione globale della Gran Bretagna emancipata dai vincoli e dalle regole brussellesi, brillante secondo degli Stati Uniti (con un sovrappiù di esperienza e di coscienza imperiale), si cerca di raggiungere almeno il primo obiettivo: evitare la decomposizione dello spazio
canonico intestato alla Corona britannica. Impedire quindi la secessione della Scozia, magari anche quella del Galles, e la riunificazione dell’Irlanda via annessione della sua regione settentrionale, oggi parte del dominio britannico, alla Repubblica d’Irlanda. All’origine della crisi interna al Regno Unito sta il processo di devoluzione avviato vent’anni fa dal governo di Tony Blair. Nel tentativo di sopire le insofferenze della periferia celtica rispetto al centralismo anglo-londinese, l’allora premier laburista concepì e in parte attuò un processo di decentramento dello Stato. E lo battezzò devolution. La devoluzione del potere è oggi rappresentata nella sua espressione più evidente nel Parlamento scozzese, dotato di un grado di sovranità sempre più pronunciato. Il referendum sull’indipendenza della Scozia, vinto di buona misura (55% contro 45%) dai fautori della permanenza nel Regno Unito, è conseguenza del processo avviato da Blair. Così come lo sono le velleità ne-
onazionaliste dei gallesi e, soprattutto, degli inglesi. Per la prima volta nella storia dello Stato britannico, negli ultimi anni si è manifestata una identità anglo, da sempre identificata con quella britannica, finora confinata al campo sportivo. Se Edimburgo ha un suo parlamento e un suo governo, perché non può averlo anche Londra? Sono infatti le élite inglesi che sostengono l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Con l’obiettivo primario di tenere insieme l’arcipelago britannico sotto l’egemonia inglese, per riproiettarlo sulla scena globale. Nostalgia imperiale e velleità di potenza si mescolano in un progetto estremamente acrobatico. D’altra parte, gli scozzesi, favorevoli alla permanenza nell’ambito comunitario, vedono nell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea una ragione in più per coltivare il sogno dell’indipendenza. Il leader del partito nazionalista scozzese, la signora Nicola Sturgeon, ha già messo le mani avanti proponendo un
altro referendum sulla secessione entro il 2021. Allo stesso tempo, ecco rinascere il nazionalismo irlandese. La Repubblica d’Irlanda e la componente cattolico-nazionalista dell’Irlanda del Nord oggi britannica temono l’imposizione di un confine duro fra Dublino e Belfast come conseguenza del Brexit. Ciò farebbe saltare gli accordi di pace mediati vent’anni fa dagli Stati Uniti, riaprendo le antiche ferite che lacerano quella terra divisa fra protestanti unionisti britannici e cattolici nazionalisti irlandesi. Ancora: che ne sarà di Londra? La grande maggioranza dei londinesi ha votato tre anni fa per restare nell’Ue. Può aprirsi quindi lo scenario di una Grande Londra quale città Stato, una super-Singapore fondata sul suo rango di centro finanziario globale. Non solo e non tanto Brexit, dunque. La scommessa decisiva riguarda l’esistenza o la decomposizione del Regno Unito.
Hit
Hit
Hit
4.70
Knoppers Big Spender 15 × 25 g (375 g) In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
3.95
Knoppers Minis 200 g
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
33
Politica e Economia
America first, oppure la Cina?
La grande sfida Quello che sta succedendo intorno al caso Huawei è emblematico e rappresentativo
della feroce competizione fra Cina e Stati Uniti per l’egemonia globale Christian Rocca I telefonini Huawei non potranno più contare sui servizi integrati del sistema operativo di Google, Android, ovvero su Gmail, Google map, YouTube e l’app store Google Play, per effetto di un ordine esecutivo di Donald Trump che vieta alle aziende tecnologiche americane, quale è Google, di avere rapporti e di scambiare tecnologia con Huawei, ritenuta dalla Casa Bianca una società che fa spionaggio e i cui prodotti costituiscono una minaccia per la sicurezza nazionale americana. L’impatto economico sulle vendite e sui bilanci del secondo produttore mondiale di smartphone, dopo Samsung e prima di Apple, sarà notevole, ma la decisione avrà un effetto a cascata anche per le aziende della Silicon Valley visto che i chips e i software che tengono in piedi i sistemi informatici cinesi sono di progettazione americana e le relazioni finanziarie tra le società tecnologiche cinesi e gli investimenti americani, e viceversa, sono difficilmente districabili. È «un nuovo tipo di guerra fredda», ha titolato in copertina l’«Economist». È «una guerra fredda tecnologica», ha scritto il «New York Times». Quello che sta succedendo tra gli Stati Uniti e la Cina intorno alle diatribe sui rapporti commerciali e sull’innovazione tecnologica è l’accelerazione della grande sfida dei due paesi per l’egemonia globale. L’America, scrive l’«Economist», vuole che la Cina si pieghi all’ordine mondiale decretato da Washington; la Cina pretende che l’America le lasci il passo nel Pacifico, in Africa e in Europa. L’America accusa la Cina di barare nei rapporti commercia-
li e di copiare la tecnologia americana; Pechino vuole essere libera di costruire il nuovo sistema di telecomunicazioni 5g che, secondo le critiche americane, metterà il mondo sotto il controllo e la vigilanza del regime cinese. America e Cina si sentono insicure, alimentano febbrilmente le provocazioni e ora il rischio che il conflitto diventi irreversibile è oltre i livelli di guardia, in particolare con Donald Trump e Xi Jinping al potere, anche se resta attenuato dal fatto che l’interscambio commerciale tra le due nazioni è di due miliardi di dollari al giorno e quindi per entrambi poco conveniente rinunciarvi. La tentazione della Casa Bianca, però, è quella di isolare la Cina, la quale si è già protetta tecnologicamente da una cortina di ferro digitale costruita in tempi non sospetti dalle autorità di Pechino per mantenere il controllo sulla popolazione ed evitare la contaminazione democratica e occidentale. In Cina, infatti, è impedito l’accesso a Google, Facebook e YouTube, sostituite da piattaforme simili controllate dal governo. La decisione americana su Huawei non ha effetti diretti, dunque, sui consumatori cinesi né su quelli negli Stati Uniti, dove dal 2018 è stata interrotta la vendita dei telefoni Huawei, ma ha un impatto sul business europeo e asiatico del colosso cinese. Nello specifico, dopo l’ordine esecutivo di Trump, Google ha dovuto interrompere i rapporti con Huawei e sospendere l’uso della licenza Android. Huawei potrà continuare a usare la versione base, open source, di Android, senza i prodotti di Google preinstallati e senza gli aggiornamenti del sistema operativo. Il dipartimento del Commer-
Dopo l’ordine esecutivo di Trump, Google ha dovuto interrompere i rapporti con Huawei. (AFP)
cio di Washington, una volta che Google ha interrotto i rapporti, ha emesso una licenza temporanea che consentirà a Huawei di continuare a inviare aggiornamenti e fornire assistenza a chi possiede già i suoi smartphone. È una soluzione ponte che scadrà il 19 agosto e che non vale per i device non ancora venduti. Da qui al 19 agosto, e poi anche dopo, potrebbe succedere qualsiasi cosa, sia una soluzione della crisi sia un ulteriore inasprimento dei rapporti tra Washington e Pechino. Le scelte di Trump sono difficilmente prevedibili perché non sono dettate da una dottrina coe-
rente, se non quella di un vago nazionalismo da contrapporre al protezionismo cinese, ma semplicemente dalla volontà di acquisire un vantaggio competitivo da poter sbandierare come una vittoria epocale agli elettori americani in vista del voto del 2020 dove si giocherà la riconferma alla Casa Bianca. La tattica di Trump è quasi sempre la stessa, formulata nel suo libro The art of the deal, ed è caratterizzata dalla necessità di alzare la posta e di forzare il più possibile la mano in modo da ottenere al momento giusto un accordo il più favorevole possibile. La geopolitica,
però, non è l’edilizia e i cinesi sono abili e tosti negoziatori che, peraltro, possono contare sullo sfaldamento del tradizionale sistema occidentale di alleanze, trattati, istituzioni e norme costruito dopo la Seconda guerra mondiale che inopinatamente Trump ha contribuito a indebolire, assestando colpi di ogni tipo agli alleati europei e asiatici, e spesso lasciandoli alla mercé dell’espansionismo cinese, quando, invece, proprio adesso gli sarebbe tornato molto utile per contenere i progetti egemonici e i sogni di Grandezza Nazionale del Partito comunista cinese.
Aborto, l’ultradestra americana chiede il conto La carica di cattolici e antiabortisti Oltre all’Alabama e alla Georgia, altri dieci Stati stanno discutendo
per far passare leggi restrittive a cui le donne rispondono in massa
Nel 2012 negli USA, tra le nomination repubblicane per le presidenziali, c’era l’ultraconservatore cattolico Rick Santorum che in campagna elettorale diceva che «le donne violentate non devono interrompere la gravidanza perché quel bambino è un dono di Dio». Parole che 7 anni fa sembravano follia, ma che oggi sono diventate legge in Alabama con 25 voti repubblicani che hanno vietato l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) anche in caso di stupro o incesto, consentendo di abortire solo se la donna è in serio pericolo di vita e condannando i medici abortisti fino a 99 anni di carcere. Una legge firmata dalla governatrice repubblicana Kay Ivey che su twitter ha scritto che così si afferma «l’idea che ogni vita è preziosa ed è un regalo di Dio», in perfetta sintonia con Santorum. Un trend, quello di restringere le norme sull’Ivg, che negli Usa sta diventando una prassi, come in Missouri dove l’aborto è stato vietato dopo l’ottava settimana e solo in caso di emergenza, ma mai per stupro e incesto, o in Georgia che lo ha vietato sulla base dell’heartbeat: la pulsazione che, pur
Azione
Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni
non essendo un battito cardiaco dato che il cuore non è formato, è percepibile nelle prime sei settimane quando spesso la donna non sa neanche di essere incinta. Decisioni che nel corso di quest’ultimo mese hanno sollevato la protesta di donne americane come le attrici Alyssa Milano, che ha proposto lo sciopero del sesso con l’hashtag #SexStrike, o Busy Philipps, che ha raccontato in tv la sua esperienza a 15 anni lan-
AFP
Luisa Betti Dakli
Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni
ciando l’hashtag #YouKnowMe, a cui hanno risposto migliaia di donne raccontando la loro storia. Una ribellione che ha fatto smuovere star come Lady Gaga, Reese Whiterspoon e Milla Jovovich che sui twitter ha descritto il suo terribile aborto. Ma leggi simili sono state approvate anche in Kentucky, Mississippi, Ohio, e ora altri 10 Stati discutono su provvedimenti analoghi. Secondo il Guttmacher Institute, che studia l’Ivg negli USA, da quanto Trump è alla Casa Bianca sono state approvate norme restrittive sull’aborto in ben 28 Stati e di questi in 15 si applica proprio l’heartbeat, diventato un modello legislativo per molti. Promosso dal gruppo Faith2Action, guidato dall’attivista conservatrice Janet Porter, l’heartbeat non aveva finora ricevuto sostegno nella politica americana se non da gruppi di destra ultracattolici, e quando fu proposta in Ohio nel 2011 fu bocciata dagli stessi conservatori che la trovavano estrema. Leggi che puntano ad affermare uno stretto controllo sulle donne, sulle loro decisioni e ovviamente sui loro corpi, e che dimostrano quanto i repubblicani si siano spostati a destra nel giro di pochi anni, e questo in un’atmosfera
completamente diversa rispetto a quando, negli anni 70, negli Stati Uniti erano tutti favorevoli all’Ivg: uomini, donne, cattolici e anche repubblicani. Chi propone e vota queste leggi sa bene però che nei ricorsi in tribunale saranno bocciate, perché su tutte vige la «Roe v. Wade», la sentenza che nel ’73 legalizzò l’aborto in tutti gli Stati Uniti: ma allora qual è il vero obiettivo? Sicuramente quello di arrivare alla Corte Suprema per mettere in discussione una volta per tutte la legge federale, sapendo che questo è un buon momento dato che lì i giudici conservatori sono 5 su 9: questa Corte potrebbe decidere che gli Stati non siano più vincolati dalla Roe, emanando nuovi standard sull’aborto. E anche se Trump ha fatto sapere che pur essendo «fortemente pro-life» è contrario al divieto di aborto in caso di stupro e incesto, è stata proprio la sua politica di restaurazione a portare questa virata a destra dei repubblicani. Lui ha nominato alla Corte Suprema i giudici pro-vita Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, anche se accusato, quest’ultimo, di abusi sessuali da ben 4 donne. Conservatori evangelici e ultracattolici che sono una parte importante dell’elettorato per la sua rielezione e che sono già
dentro la sua amministrazione come il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo, entrambi evangelico-cristiani. Un Grand Old Party (GOP) che oggi è in forte debito con gli antiabortisti che hanno elargito per anni denaro con la promessa di rovesciare la Roe in caso di vittoria: un debito politico che Trump ha mostrato di voler mantenere già al suo insediamento ripristinando la Global Gag Rule (regola del bavaglio globale), con cui ha bloccato i fondi alle Ong internazionali per la salute riproduttiva delle donne nel mondo, e finanziando con quei soldi la più grande società che gestisce una catena di cliniche pro-life contrarie all’aborto e agli anticoncezionali. Aborto che esploderà nella corsa presidenziale americana del 2020, dato che già adesso i sondaggi parlano di un Paese diviso in due al 50% tra chi sostiene l’Ivg e chi no. Un tema su cui Elizabeth Warren, candidata democratica alla Casa Bianca, sta già organizzando la rivolta proponendo al Congresso una piattaforma di diritti federali in grado di bloccare gli Stati americani e le leggi restrittive sull’Ivg, e premendo per l’approvazione del Women’s Health Protection Act.
Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11
Tiratura 102’022 copie
Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch
Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31
Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch
Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
34
Politica e Economia Trump non ha saputo costruire un’alleanza di interessi per costringere la Cina a rispettare le regole. (AFP)
Finisce qui un pezzo di storia
Scenari globali La sfida Usa-Cina non è iniziata con i dazi di Trump. Di certo cambierà le
mappe del nostro futuro facendo tramontare un ordine mondiale basato sulla globalizzazione Federico Rampini La nuova guerra fredda è cominciata. Tra Stati Uniti e Cina non siamo più nell’ambito di una guerra commerciale. Ormai è chiaro che gli squilibri tra esportazioni e importazioni sono stati solo un casus belli, un capitolo in uno scontro ben più vasto. È come se di colpo si fossero accesi tanti segnali d’allarme, e l’America avesse aperto gli occhi: c’è qualcuno che sta per rubarle il posto; poiché lo sfidante ha anche un sistema politico incompatibile con i valori storici dell’Occidente, la minaccia assume una dimensione esistenziale, epocale. Gli alleati sono chiamati a stringersi intorno agli Stati Uniti, o ne pagheranno le conseguenze. Tutto questo non incomincia con Donald Trump. Era nell’aria già da tempo un riesame dei rapporti Usa-Cina. Torna in mente un autorevole rapporto americano i cui autori non sono affatto vicini a questo presidente. Gli davano però atto di questo: Trump ha visto giusto sulla Cina, anche se i metodi che usa non sono efficaci. La minaccia che viene da Pechino è molto più seria di quanto l’Occidente abbia capito: economica e tecnologica, politica e militare, è una sfida egemonica a tutto campo, contro la quale bisogna correre ai ripari. Lo dicevano tre mesi fa i massimi esperti americani sulla Cina, molti dei quali sono progressisti; alcuni hanno avuto un ruolo di punta sotto le Amministrazioni democratiche di Bill Clinton e Barack Obama. Le loro conclusioni sono contenute nel Task Force Report presentato il 13 febbraio scorso all’Asia Society New York, e intitolato «Correzione di rotta». In questo Task Force Report, c’è la più completa e aggiornata analisi sullo stato dei rapporti tra le due superpotenze. Orville Schell e Susan Shirk, che hanno guidato per due anni i lavori di questo gruppo di esperti bipartisan, danno atto a Trump di avere intuito cose che l’establishment economico e le alte sfere della diplomazia hanno tardato a riconoscere. Cina e Stati Uniti sono effettivamente «in rotta di collisione», ma non per colpa del protezionismo di Trump. La crisi nei rapporti viene da lontano, sarà durevole, avrà ripercussioni globali anche nel dopo-Trump, chiunque gli succeda alla Casa Bianca. È la Cina ad applicare in modo sistematico il protezionismo e il sovranismo: discrimina tra imprese straniere e nazionali, «calpesta le norme della competizione e le leggi internazionali, viola i principi fondamentali della recipro-
cità». In campo tecnologico persegue disegni egemonici, dalla quinta generazione della telefonia mobile all’intelligenza artificiale, una «nuova forma di mercantilismo», con sinergie tra imprese civili e forze armate che sono teorizzate nel piano «Made in China 2025». L’America e l’Europa sono state pericolosamente distratte, per molti anni. L’accelerazione cinese verso una nuova ambizione espansionista e un approccio aggressivo viene da lontano: la grande crisi del 2008 convinse i dirigenti comunisti di Pechino che il loro modello autoritario è superiore alle liberaldemocrazie occidentali; con l’avvento di Xi Jinping nel 2012 la svolta verso il «trionfalismo nazionalista» si è fatta ancora più marcata. Questo ha coinciso con una pesante involuzione autoritaria del regime cinese, che non avviene solo ai danni dei propri cittadini o delle minoranze etniche in Tibet o Xinjiang, ma anche all’estero. La Cina sta «esportando metodi autoritari», nei modi in cui usa il proprio potere economico per ricattare e zittire le critiche. Rapisce cittadini cinesi a Hong Kong, minaccia governi stranieri, manovra le concessioni di visti o di finanziamenti culturali, ricatta gli studiosi e le università occidentali per allargare la sfera d’azione della propria censura. Intanto procede l’escalation del riarmo, con atti sempre più aggressivi verso Taiwan e altre democrazie alleate degli Stati Uniti, a cominciare da Giappone e Corea del Sud. L’avvento di Trump ha costretto la Cina a fare i conti con una contro-reazione. La cui efficacia però non convince gli esperti. Gli errori di Trump sono soprattutto due: non ha saputo costruire un’alleanza d’interessi per costringere la Cina a rispettare le regole; e ha limitato il contenzioso alla sfera commerciale evitando ogni pressione sui diritti umani. «Una grande forza dell’America è la rete di amicizie: ha 60 paesi alleati nel mondo, la Cina ha la Corea del Nord. È su questa forza che bisogna far leva; non agire da soli spaccando il fronte dei propri alleati». Ci sono dubbi anche sulle concessioni in campo commerciale: perché la Cina cambi in profondità il suo nazionalismo spregiudicato che altera le condizioni della concorrenza, «bisogna mettere la leadership comunista di fronte a un nuovo sistema di pressioni e di controlli continuativi, un percorso di lungo termine per correggere comportamenti che sono radicati». Firmano il rapporto bipartisan i think tank Asia Society; Center on USChina Relations; 21st Century China
Center. Tra gli esperti che vi hanno lavorato c’è il veterano della diplomazia Winston Lord, ex-ambasciatore in Cina, già braccio destro di Henry Kissinger. Era in prima fila al vertice del disgelo Nixon-Mao che nel 1972 fece la storia. Oggi lo preoccupa «un’America che ha cancellato i diritti umani e la democrazia dall’agenda delle sue relazioni con la Cina». Ricordate «Chimerica»? Il neologismo fondeva «China+America». Fu di moda a un’epoca in cui sembravano avviate a diventare quasi una cosa sola, almeno sul piano dell’economia e della finanza. Nello stesso periodo, si parlava molto di un G2 destinato a sostituire gli inefficaci G7 e G20. Un direttorio a due, sull’asse Washington-Pechino, veniva teorizzato come il perno della futura governance globale. Gli altri avrebbero dovuto adeguarsi per forza, una volta raggiunto un accordo sino-americano ed emanate le direttive del G2. Scenari che oggi sembrano irrimediabilmente datati. Quell’epoca si è chiusa e non tornerà più. Sta succedendo, a gran velocità, ciò che molti esperti consideravano impossibile. I dazi di Trump sono solo l’acceleratore di un divorzio che cambierà le mappe del nostro futuro, e avrà conseguenze anche sull’Europa. Trump può perdere le elezioni nel 2020 ma oggi quei democratici che lo sfidano sono ancora più duri di lui con Pechino. La resa dei conti precipita a tutti i livelli: le maggiori multinazionali Usa stanno rivedendo i loro piani cinesi e la loro dipendenza da quel mercato di sbocco, o da quella base produttiva. L’ultimo caso è quello di Google che decide di negare il proprio software alla Huawei, colosso della telefonia: l’azienda americana preferisce perdere un grosso cliente cinese piuttosto che esporsi al suo spionaggio tecnologico (e alle sanzioni del governo federale). Casi come questo si stanno moltiplicando. Non è ancora una fuga precipitosa; gruppi come Apple, Boeing, General Motors hanno fatto affari fantastici in Cina, vi hanno prodotto per anni a basso costo; ridimensionano a malincuore la loro dipendenza da quel mercato e da quella «fabbrica». Ma tutti stanno cercando alternative, vie di fuga, piani di ritirata strategica. È la fine di un pezzo di storia della globalizzazione durato almeno un quarto di secolo. Con esso tramonta anche un certo ordine mondiale: finché tra Washington e Pechino prevaleva la convinzione di avere molto da guadagnare nella divisione dei ruoli, il loro rapporto generava stabilità. Sembrava
irreversibile quella simbiosi, fatta di complementarietà, compenetrazione, mutuo vantaggio. Tutto il resto del mondo, compresi tanti industriali europei che in Cina hanno avuto successo, e quegli ambienti del Vecchio Continente attirati dalle Nuove Vie della Seta di Xi Jinping, devono sapere che le regole del gioco globale stanno cambiando. Sarà difficile per tutti, rimanere neutrali nella grande sfida. Non bisogna focalizzarsi sulle singole mosse di Trump. Il personaggio è imprevedibile, questo fa parte della sua tattica negoziale. Al G20 di Osaka tra un mese, potrebbe anche tentare una sorpresa, un’improvvisa intesa con Xi Jinping che fermi l’escalation dei protezionismi. Ma al di là delle sceneggiate, nulla sarà più come prima. Lo stesso capitalismo americano ha riveduto il suo ottimismo sull’opportunità cinese. In parte è il successo di Pechino ad aver provocato questo raffreddamento. La vecchia divisione dei compiti tra un’economia avanzata ed una emergente, prevedeva delocalizzazioni verso il paese a basso costo della manodopera, il quale riesportava verso il mercato americano anche tanti prodotti di marche Usa. Gli squilibri della bilancia commerciale, o lo smantellamento della classe operaia americana, non preoccupavano né i capitalisti della Silicon Valley né Wall Street. La strategia cinese ha garantito ricchi profitti a tutti. Ma la Cina di Xi Jinping sta cogliendo i frutti di un grande progetto di emancipazione. È sempre meno emergente; in molti settori l’allievo ha superato il maestro; punta alla supremazia mondiale nelle tecnologie avanzate. Quando Amazon è costretta a chiudere le sue attività cinesi, è la conseguenza del fatto che Pechino ha coltivato (con mezzi leciti e illeciti) dei campioni nazionali che fanno terra bruciata attorno a molte aziende straniere. A questo si aggiunge la consapevolezza del Pentagono e dell’intelligence Usa, che Pechino brucia le tappe anche nella rincorsa politico-militare. Xi è il primo leader che proclama urbi et orbi la superiorità del suo modello politico autoritario sulle nostre liberaldemocrazie. Lo scenario della «trappola di Tucidide» (la rivalità Atene-Sparta che sfociò nella guerra del Peloponneso) viene studiato sempre più attentamente. Sul lungo periodo le profezie spesso vengono smentite, la storia adora le sorprese. Ma bisogna prepararsi ad una serie di tregue armate, compromessi effimeri, in cui America e Cina studieranno l’avversario per preparare nuove offensive.
Fra i libri, di Alessandro Zanoli CHRISTIAN ROCCA, Chiudete internet – Una modesta proposta, Venezia Marsilio, 2019
Se siete di quelli che hanno scelto di mettere come avatar del vostro profilo su Facebook-Whatsapp-Twitter-Instagram soltanto un occhio, un vostro profilo sfuocato, l’ombra del vostro naso, o ancora meglio un personaggio a fumetti che credete vi assomigli, allora il libro di Christian Rocca vi interesserà. Nella vostra scelta di «non apparire», di difendere la vostra immagine, avete in qualche modo espresso una vostra prudenza interiore, un dubbio etico oggi raro e del tutto onorevole: «Ma farò bene a mettere in mostra la mia faccia? Ma i social sono una cosa seria o una presa in giro?». Il volumetto che il giornalista italiano, nostro collaboratore, ha scritto con grande verve e partecipazione emotiva, è un grido d’allarme. È ispirato da un desiderio di riabilitare i dubbi che abbiamo sempre nutrito verso le nuove tecnologie e verso i social media, in particolare: prima che sia troppo tardi. Dovevamo essere più prudenti, dare ascolto alle nostre diffidenze, ci dice Rocca. Se Internet ha veramente cambiato il mondo degli ultimi vent’anni, ormai è abbastanza chiaro che non l’ha fatto in meglio. Anzi. Da quanto ci appare evidente oggi, ha semplicemente dato la stura a un movimento di idee che è riuscito a stravolgere la filosofia e le conquiste del mondo globalizzato. Il termine di paragone iniziale per Rocca si fissa al 1989: la caduta del muro di Berlino. Lo sgretolarsi del mondo comunista ha aperto una stagione di riforme e di mutamenti economici «gobali» che hanno nettamente modificato in meglio la fisionomia del mondo. L’avvento delle tecnologie dell’informazione, dopo il 2000, prometteva di fare altrettanto ma ha clamorosamente mancato il bersaglio. La realtà odierna mostra che la società connessa non è altro che un luogo fuori controllo, in cui alcuni grandi monopolisti (Google e Facebook in primis), sono riusciti a concentrare il loro potere e, soprattutto, a offrire ingenuamente i loro strumenti a forze antiglobaliste. Il potere dei grandi algoritmi, in altre parole, è stato progettato per fini economici ma è finito per diventare uno strumento politico di fondamentale importanza. Rocca ripercorre impietosamente la carriera di personaggi che hanno saputo sfruttare il potenziale dei social (Putin, Trump, i 5 Stelle, Salvini), senza peraltro che i grandi monopolisti (a parole, difensori della libertà di comunicazione) si rendessero conto di essere manipolati a loro volta. E il suo libro è una sorta di richiesta d’aiuto affinché le istituzioni degli Stati riprendano i mano il controllo di questi giganti insensibili e li costringano a rispettare le regole. La posta in gioco è di enorme importanza: si sta parlando nientemeno, a questo punto, che della difesa della visione liberale del mondo, messa in pericolo da un turbine di totalitarismi miopi e inetti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
35
Politica e Economia Narendra Modi in aprile a Varanasi durante la campagna elettorale. (Keystone)
Un piccolo grande miracolo italiano Reportage A Reggio Emilia il più grande
venditore online di oggetti di arte sacra Luigi Baldelli
India, lo tsunami Modi Elezioni Per altri cinque anni il primo ministro uscente,
conservatore hindu e riformista economico, guiderà la più grande democrazia del mondo Francesca Marino Narendra Modi si riconferma alla guida dell’India, e questa volta non con «l’onda zafferano» del 2014 ma con un vero e proprio tsunami che scardina ogni previsione e ogni aspettativa formulata fino al giorno prima sia da destra che da sinistra. Prima di lui c’era riuscita soltanto Indira Gandhi nel 1971, a essere rieletta per il secondo mandato con una maggioranza assoluta. E mentre nella più grande democrazia del mondo impazzano, assieme ai festeggiamenti dei vincitori, polemiche, veleni e tardive accuse di presunti brogli elettorali, analisti e commentatori cercano di spiegare e commentare un risultato che trascende anche le più rosee previsioni dello stesso partito del Bjp.
La popolarità di Modi è aumentata dopo la risposta dell’India all’attentato pakistano del 14 febbraio Ed è bene, forse, cominciare da qui: dal partito, e dalla coalizione guidata dal partito, il Bjp, che sosteneva Narendra Modi come candidato. Perché, e forse per la prima volta, il partito e la coalizione, nella campagna elettorale, sono contati poco o nulla. Non si è votato difatti per un partito o per l’altro, per una ideologia o per l’altra, ma per o contro Narendra Modi. E questa è la prima e la più grossa stortura di una campagna elettorale, di quella che è stata definita «la madre di tutte le elezioni», che lascerà comunque nel tessuto sociale indiano cicatrici che faranno fatica a risanarsi. I risultati parlano chiaro, e lasciano a bocca aperta chiunque: a Calcutta e dintorni la sinistra, che ha governato lo Stato per buona parte della storia moderna dell’India, ha avuto zero voti. Rahul Gandhi viene sbalzato fuori da Amethi, una delle roccaforti storiche della famiglia.
La tradizionale lettura del voto data seguendo linee di casta, religione e censo non esiste più: per essere chiari, dopo una campagna in cui l’opposizione accusava Modi di essere fascista, di dare spazio all’integralismo hindu e di essere anti-musulmano, se i numeri fanno fede vuol dire che anche i musulmani hanno votato per Modi. Così come i cosiddetti «intoccabili» e altre minoranze o caste «inferiori» considerate feudi del partito del Congress. Prima che il voto cominciasse, Modi veniva dato per vincente di strettissima misura e costretto, in caso di vittoria, a formare un governo di coalizione. Ma, come commentava l’analisti Abhijit Iyer-Mithra, Rahul Gandhi e i suoi si sono dimostrati l’arma più potente a favore del premier uscente. La campagna elettorale è stata difatti condotta senza esclusione di colpi e soprattutto di colpi bassi, e centrata attorno a Narendra Modi: allo slogan lanciato da NaMo, «Main Bhi Chowkidar» (Io sono il guardiano), Rahul ha risposto accusando «il guardiano» di essere un ladro: «Chowkidar Chor Hai» per via di un presunto scandalo legato all’acquisto di jet Rafale dalla Francia. Lo scandalo si è rivelato inventato, e Rahul è stato costretto a scusarsi in tribunale per aver chiamato «ladro» il primo ministro. Non solo. La popolarità di Modi è aumentata, dicono, dopo la risposta all’attentato a opera della pakistana Jaish-i-Mohammed che il 14 febbraio ha ucciso quaranta soldati. L’India ha bombardato il campo di addestramento di Balakot, rispondendo per la prima volta in modo deciso e immediato a un’attentato compiuto in territorio indiano da terroristi pakistani. Mentre tutta la nazione festeggiava, Rahul e i suoi sposavano le tesi di Islamabad accusando, in pratica, l’esercito indiano di mentire a proposito di Balakot: pur di non dare credito a Modi e al suo governo per l’operazione, hanno continuato a sostenere che l’aviazione avesse mancato il bersaglio. Ciliegina sulla torta, hanno in
pratica messo il bavaglio a Priyanka Gandhi, la sorella di Rahul, e l’unica che aveva forse buone possibilità per fare ottenere al Congress un risultato meno disastroso. Voci di corridoio, a Delhi, dicono che il buon Rahul si sentisse minacciato dalla popolarità della sorella. Anche le analisi di tipo macroeconomico sui fallimenti di Modi non hanno ottenuto i risultati sperati: perché è vero che all’India mancano posti di lavoro, che la crescita è rallentata e che c’è stata e c’è ancora una crisi in corso che tocca agricoltori e piccoli commercianti. Ma è vero anche come commenta la giornalista economica Monica Halam, che per la prima volta la gente ha ottenuto nei cinque anni passati, risultati concreti: elettricità, gas per cucinare, servizi igienici, facilità nell’aprire un conto corrente bancario, una forma di assicurazione sanitaria. I membri della pubblica amministrazione, a cominciare dalle Ambasciate, sono stati costretti a fornire servizi e risposte ai cittadini in tempo quasi reale. E questo, per la vita delle persone comuni, conta molto di più del vero o presunto scandalo Rafale. Il fatto è che Rahul Gandhi e i suoi scontano una concezione datata della politica e dell’India. La nuova generazione, quei milioni di diciottenni che sono andato a votare per la prima volta, non si riconoscono più nella narrativa ritrita di quella che qualcuno ha definito la politica di «Madre e Padre» con la maiuscola: la Signora che abbraccia il povero o la povera intoccabile e la soccorre. Quell’India, non esiste più se non nei salotti buoni dei liberal di Delhi. I figli di quell’India sono cresciuti su Internet, sono fieri del ritrovato orgoglio nazionale e vogliono far parte del resto del mondo. I figli di quell’India si riconoscono nella favola del figlio del chaiwallah che diventa premier, uno che non ha studiato a Cambridge e che parla inglese poco e male ma che siede a tavola da pari a pari con i grandi della Terra. Uno di loro.
La definizione può sembrare un po’ blasfema, ma è quella che rende meglio l’idea: l’Amazon dei prodotti religiosi. Holyart è il più grande venditore online di oggetti di arte sacra. Alla periferia di Reggio Emilia si estende un capannone di 5000 metri quadri, che diventeranno quasi il doppio entro la fine dell’anno. E qui dentro si trova tutto quello che un fedele cattolico o un prete può desiderare. Fondata nel 2007 dall’idea di due amici, Stefano Zanni e Gabriele Gatteri, Holyart è la vendita online per eccellenza di santini, icone, rosari, ceri, candele, statue religiose piccole medie a grandezza naturale, madonne, paramenti per preti, calici e molto altro ancora. Il tutto è nato quasi per caso. Più di 10 anni fa, Gabriele, ex fotografo, doveva liberarsi di più di 30mila articoli religiosi che vendeva in un locale accanto al suo studio fotografico. Chiede aiuto all’amico Stefano e, come nelle più sane e rispettabili tradizioni, mettono tutto in un garage (come all’inizio Steve Jobs con Apple) e iniziano la vendita online. All’inizio dovevano andare avanti per due o tre anni, ma visto il successo decidono di continuare, migliorare e perfezionare il loro e-commerce di arte sacra. E i numeri gli hanno dato ragione: dai 40.000 euro del 2007 sono arrivati ad essere il primo portale d’Europa e probabilmente del mondo. Il fatturato del 2018 supera i 6 milioni e mezzo di Euro. L’obbiettivo è di arrivare a 10 milioni entro il 2019. Non è certo l’odore di incenso e sacrestia che accoglie il visitatore alla Holyart, ma le foto dei guru di Internet, Bezos, Jobs, Zuckerberg, Gates, ed altri ancora. Giusto per far capire subito dove ci si trova. Evadono più di 70’000 ordini all’anno, raggiungono 110 paesi nel mondo ed hanno più di 40’000 prodotti in catalogo con prezzi che partono dai pochi Euro per arrivare a superare i 5000. «Ho capito che Internet avrebbe cambiato tutto – mi dice Stefano, uno dei due soci, seduto nel suo ufficio. Allora abbiamo iniziato a studiare, osservare all’estero, leggere libri». Oggi gli ordini arrivano da oltre Oceano e dalle sperdute missioni dell’Africa. All’ingresso un televisore mostra in tempo reale da dove vengono fatti gli acquisti. Basta fermarsi pochi minuti per avere un idea immediata: Le Rochelle in Francia, San Pedro in Messico, Danzica in Polonia, Urbino in Italia, Soroti in Uganda, Chizhoing in Cina. «Ci siamo innamorati di questo lavoro, continua Stefano, con il suo sguardo vispo e il sorriso che accompagna ogni sua frase. È un lavoro che dà gioia e in più valorizza il made in Italy». Ed è proprio sulla qualità degli artigiani italiani che
ha puntato Holyart. I migliori presepi di Napoli o dalla Sicilia, i rosari fatti a mano di Loreto, le statue in polvere di marmo di Carrara, i cesellatori lombardi per la creazione di calici e tabernacoli, l’incenso di Betlemme, gli orafi del Veneto oppure le sapienti mani di sarte e ricamatrici per i paramenti liturgici. Certo, non mancano i prodotti «cinesi» perché in Holyart si trova ogni tipo di merce e a tutti i prezzi per poter soddisfare tutti i tipi di clienti. Ogni mese vengono messi in catalogo più di 400 prodotti. Non solo oggetti sacri, ma anche produzione alimentare: come marmellate, cioccolate, birre, olii, grappe dei vari monasteri sparsi per la penisola, prodotti di eccellenza. E per finire anche i vini da messa, certificati dalla Curia. E tutto quello che si trova online prima viene attentamente immortalato da Gabriele da ogni angolazione e poi messo nel catalogo online dove la scelta è molto ampia. In questo capannone lavorano una ventina di dipendenti di varie nazionalità: italiani, indiani, ghanesi, polacchi, argentini, americani, francesi, albanesi. «La cosa importante per noi, spiega ancora Stefano, è che i nostri dipendenti lavorino bene. Per me il nostro ambiente di lavoro è una grande soddisfazione, in 10 anni di attività non è mai andato via nessuno. L’orario è flessibile, non c’è pressione o ansia, non si lavora il sabato e la domenica, ci si aiuta uno con l’altro, io sono solo Stefano per loro, non sono il Direttore». Scopro che hanno la cucina, una sala relax, le mamme hanno orari che possono adattare alle loro esigenze per poter seguire i figli, organizzano pranzi e feste tutti insieme. Il customer care è una babele di lingue, è qui che «risolviamo i problemi, chiariamo i dubbi, rispondiamo alle domande». Girovagando tra i lunghi corridoi del magazzino, con gli scaffali pieni, tra un’immagine di Padre Pio che mi osserva e paramenti liturgici colorati, i dipendenti si muovono tranquilli, con i loro carrelli pieni di prodotti da spedire. Anche qui, africani, indiani, italiani, donne e uomini, lavorano fianco a fianco. Chi prende gli oggetti sacri dagli scaffali e chi prepara le spedizioni. Una scatola piena di capsule verdi e viola, un cero più lungo di un metro, rosari, crocefissi, madonne di plastica. Tutto deve essere pronto per il pomeriggio per essere spedito e consegnato il giorno dopo o al massimo in 48 ore. Questo piccolo miracolo italiano, questo primo e-commerce di arte sacra e articoli religiosi permette a chiunque di poter avere il simbolo della propria fede «perché, dice ancora Stefano, un missionario in Africa o i cristiani in Cina, o in altri posti dove è difficile trovare un negozio o chi vende articoli religiosi, grazie a noi tutti possono ricevere un oggetto che rappresenta la loro fede».
L’intera galleria fotografia di questo reportage è sul sito www.azione.ch. (Baldelli)
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
36
Politica e Economia
Come annullare una volta per tutte la «penalizzazione del matrimonio»? Fiscalità Dopo l’annullamento della votazione del febbraio 2016, a Berna ci si sta preoccupando per il seguito
da dare alla sentenza. Si scopre però che le coppie sposate non sono solo penalizzate dal fisco, ma anche per altre prestazioni sociali. Il tema si allarga e i tempi rischiano di allungarsi Ignazio Bonoli Lo scorso mese d’aprile, il Tribunale federale ha annullato la votazione popolare del 28 febbraio 2016 in cui era stata respinta l’iniziativa del PPD «per il matrimonio e la famiglia. No agli svantaggi per le coppie sposate». Il motivo che aveva indotto il PPD a chiedere, dapprima ai Cantoni (dichiaratisi non competenti) e poi al Tribunale federale, l’annullamento della votazione era dato da una errata informazione contenuta nel libretto ufficiale della votazione. Si parlava, infatti, di 80’000 coppie, invece delle circa 450’000 con doppio reddito. La penalizzazione delle coppie sposate è data appunto dalla somma dei due redditi, che fa aumentare l’aliquota d’imposta. Il grossolano errore, considerata violata la libertà di voto, e l’esito molto risicato del voto popolare (49,2% di favorevoli contro 50,8% di contrari) avevano indotto quattro giudici su cinque di Losanna a decidere l’annullamento della votazione. Anche 15 Cantoni erano favorevoli (Ticino 54,7% favorevoli), mentre AR, BS, BL, BE, GR (49,4% favorevoli), ZH, VD, GE erano contrari. L’iniziativa dovrà ora essere rivotata, ma nel frattempo sono sorte parecchie altre questioni: prima di tutto,
quale tipo di matrimonio vada preso in considerazione. In seguito si è pure considerato che le coppie sposate sono sfavorite non soltanto di fronte al fisco, ma anche nei confronti di certe forme di assicurazioni sociali. L’iniziativa accennava del resto a queste situazioni, che però non erano state approfondite. Le Camere dovranno quindi tornare ad occuparsene, anche a seguito di un’iniziativa del canton Argovia che ripropone la tematica globale. Nel campo del diritto delle assicurazioni sociali, ricordiamo qui brevemente gli svantaggi per le coppie sposate. Per l’AVS vige un plafonamento per le rendite delle coppie sposate che riduce a una volta e mezzo la rendita delle coppie non sposate: 1778 franchi a testa, invece di 2370 franchi. In caso di separazione, i due redditi vengono sommati e divisi per 2 e costituiscono la base per il calcolo della rendita AVS. Per i redditi bassi c’è il rischio di dover ricorrere alle prestazioni complementari. Anche i bonifici per l’educazione dei figli vengono divisi a metà, mentre per i non sposati si può decidere a favore di chi ha l’onere maggiore. Altri problemi sorgono in caso di matrimonio dopo il decesso del congiunto. Già le rendite di vedovanza sono migliori per le vedove
che per i vedovi. In caso di susseguente concubinato o di nuovo matrimonio, la rendita si estingue, anche se il nuovo coniuge non contribuisce al mantenimento della coppia. Per le prestazioni complementari all’AVS, per i coniugi il diritto cessa oltre un reddito di 2431 franchi mensili, per i concubini a partire da 3420 franchi. Inoltre, per stabilire la necessità del complemento per i coniugi vengono sommati redditi e sostanze dei due. Non però nel caso di concubinato. Sono solo alcuni esempi, semplificati, della cosiddetta penalizzazione del matrimonio anche nelle prestazioni sociali. Ora si tratta di decidere se rifare la votazione sullo stesso testo dell’iniziativa, oppure affrontare tutta la problematica con una nuova legge. I giuristi della Confederazione optano per la ripetizione della votazione, dopo le elezioni di ottobre, nella primavera del 2020. A livello di Parlamento sembra però farsi strada l’idea che le Camere debbano occuparsi nuovamente del tema, considerando i suoi vari aspetti. Questo anche perché il Parlamento ha dibattuto pure su cifre inesatte. Secondo le più recenti statistiche si tratterebbe di 1,6 milioni di coppie sposate, di cui 700’000 verrebbero toccate dal problema fiscale. Presso il Consiglio degli Stati giace
La questione è complicata, ma entro l’estate i maggiori partiti e il Consiglio federale dovrebbero elaborare una proposta. (Keystone)
già una nuova proposta sul tema, che il Consiglio federale potrebbe usare come controprogetto all’iniziativa e, quindi, evitare la votazione se le Camere lo accettano e non viene lanciato un referendum. Molti temono però che l’iniziativa escluda i matrimoni fra omosessuali e vorrebbero evitare una nuova forte contrapposizione. Se però si dovesse decidere di ripetere tutta la procedura, compresa la
consultazione preliminare, la faccenda potrebbe prolungarsi ancora per anni. Infatti, nonostante molti tentativi, negli ultimi trent’anni, la Confederazione non è riuscita a trovare una soluzione, come hanno fatto invece alcuni Cantoni. Nel frattempo, in attesa delle motivazioni scritte della sentenza, il Consiglio federale si occuperà della tematica e a Berna si prevede che entro l’estate prenderà una decisione. Annuncio pubblicitario
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
37
Idee e acquisti per la settimana
Novità all’insegna della freschezza Gli amati tè freddi della Migros, al limone, alla pesca e white tea con fiori di loto, sono ora ottenibili in una nuovissima bottiglia. Sono più maneggevoli e possono sfoggiare un design più moderno. La ricetta del contenuto è però rimasta quella apprezzata di sempre. Accanto ai classici limone e pesca, tra i più amati dalla clientela figura anche la variante dal gusto asiatico white tea fior di loto. Questo è quanto dimostrato dalle valutazioni su migipedia.ch, la piattaforma della Migros dedicata alla clientela.
Ice Tea Pesca 1,5 l Fr. 1.40
Ice Tea Limone 1,5 l Fr. 1.40
Ice Tea White Tea Fior di loto 1,5 l Fr. 1.90 Nelle maggiori filiali
Servito con qualche cubetto di ghiaccio e della frutta il tè freddo è ancora più buono.
Ice Tea Limone 50 cl Fr. –.65
20% di riduzione. o.b.® ProComfort™
– per un comfort impareggiabile* e una protezione affidabile.
NUOVO con tecnologia Dynamic Fit™
it without hesitation
Espansione 3D:
per adattarsi naturalmente al corpo
Canalini elicoidali:
per un’efficiente distribuzione del flusso
Superficie SilkTouch : ®
più facile da inserire & da togliere
Niente può fermarti!
* Nell’assortimento o.b.
OFFERTA VALIDA SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
a partire da 2 confezioni
20%
Tutto l'assortimento a partira da 2 confezioni, 20% di riduzione,
offerta valida fino al 10.6.2019
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
39
Politica e Economia
La resilienza del settore industriale
Svizzera italiana Il forte impegno nei settori della ricerca e dell’innovazione è essenziale per rimanere competitivi
a livello internazionale. L’esempio dell’azienda Belloli e le riflessioni di Fabio Regazzi Roberto Porta Il settore industriale svizzero è stato al centro delle attenzioni in questi primi mesi del 2019. A tener banco in particolare la questione fiscale, con la popolazione che lo scorso 19 maggio ha approvato un nuovo modello di imposizione delle aziende. Strumento che andrà ora concretizzato a livello cantonale, con il rischio – si è detto nella campagna che ha preceduto la votazione – di veder crescere la concorrenza fiscale tra i cantoni. Nel frattempo in Ticino ha tenuto banco la vicenda del gruppo Kering, la multinazionale del lusso battente bandiera francese, intenzionata a dimezzare il numero dei propri posti di lavoro in Ticino. Impieghi che entro il 2022 scenderanno a 400 unità mentre tutte le attività verranno concentrate in un’unica sede, quella di Cadempino. Un ridimensionamento che ha messo in evidenza, oltre alle dubbie pratiche salariali di questo colosso della moda, anche la sua strategia di «ottimizzazione fiscale». Proprio per questo motivo Kering ha dovuto di recente pagare una multa da un miliardo e mezzo emessa dal fisco italiano. Una vicenda che ha sollevato parecchie critiche e perplessità e gettato ombre in particolare sul settore della logistica in Ticino. Ma al di là di questo caso e di altre vicende simili, come la chiusura della sede di Armani a Mendrisio nel 2016, quale è lo stato di salute dell’industria ticinese nel suo insieme? E quale la capacità concorrenziale su cui può far leva? «Credo che il settore industriale ticinese abbia dimostrato in questi ultimi anni una forte capacità di resilienza – ci risponde Fabio Regazzi, presidente dell’Associazione delle industrie ticinesi (AITI) – Basti pensare alla reazione dimostrata a partire dal 2015, dopo la fine del cambio minimo tra franco e euro. Una reazione che ha permesso al settore di rimanere competitivo sul piano internazionale. Tutti si sono dati da fare, i temuti licenziamenti di massa non ci sono stati, anzi
nella maggior parte dei casi si è proceduto senza sacrificare posti di lavoro. Un risultato ottenuto anche grazie ad un forte impegno delle aziende nel settore della ricerca e dell’innovazione». Nei tanti stabilimenti industriali che fanno ormai da «spina dorsale» del fondo valle ticinese ci sono realtà imprenditoriali spesso poco conosciute dall’opinione pubblica, aziende che tuttavia riescono a tener testa alla concorrenza internazionale. A mo’ di esempio basti dare un’occhiata alle ultime cifre pubblicate la settimana scorsa dal settore farmaceutico ticinese, dove tra le altre cose spicca il dato relativo ai brevetti, variabile che contribuisce a definire la capacità innovativa di un settore. Ebbene secondo una ricerca dell’istituto Bak Economics di Basilea dal 2000 al 2016 in Ticino si è assistito ad un incremento del numero di nuovi brevetti pari al 120%, dato superiore alla media nazionale che è dell’80%. Brevetti definiti di «impatto» perché di buona qualità, quindi capaci di portare sul mercato prodotti pronti a sfidare la concorrenza internazionale. «In questo senso è di fondamentale importanza la collaborazione con i centri di ricerca universitari, in particolare con la SUPSI, la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana – sottolinea ancora Fabio Regazzi – Questo è un tassello fondamentale perché l’industria ha bisogno della ricerca. Questa sinergia ha sicuramente contribuito allo sviluppo del nostro settore, grazie proprio alla SUPSI dove lavorano personalità di spessore». Innovazione, ricerca e capacità di farsi valere sui mercati internazionali, è quanto ha dimostrato di sapere fare l’azienda Belloli di Grono, nel Moesano. Impresa che ha ottenuto quest’anno il premio SVC della Svizzera italiana organizzato dallo Swiss Venture Club – un’associazione no profit – per sottolineare il lavoro svolto dalle piccole e medie imprese della regione. «Questo premio è stato una graditissima sorpre-
Lugano: Prix SVC Svizzera Italiana 2019. Nella foto, i premiati al Prix SVC Svizzera Italiana 2019 con al centro il vincitore Edy Belloli CEO della ditta Belloli SA. (© Ti-Press / Samuel Golay)
sa, non ce l’aspettavamo, anche perché non ci si può candidare direttamente. Si viene scelti da una giuria», ci dice Alberto Belloli, comproprietario di questa azienda che impiega 125 persone di cui 85 a Grono. Un’impresa fondata nell’Ottocento e ormai giunta alla sua quinta generazione, attraverso diversi cambiamenti che l’hanno portata a trasformarsi in una vera e propria holding specializzata – e qui citiamo un comunicato della stessa azienda – «nella fornitura di materiali, impianti e soluzioni per lavori in sotterraneo, allestimenti di veicoli pesanti e strutture metalliche per usi civili e militari». La Belloli è molto attiva in particolare nelle opere sotterranee, come ad esempio Alptransit, il Brennero o il Gran Paris Express, un progetto colossale che raddoppierà l’estensione della
rete metropolitana di Parigi, in vista delle Olimpiadi del 2024 e dell’Esposizione universale del 2028. «Vuol dire che riusciamo a essere competitivi – ci dice Alberto Belloli – E a farlo in un mercato non facile, in cui si muovono veri e propri colossi internazionali». Ma qual è la chiave del successo? «Una grande dedizione, attenzione agli sviluppi del mercato, la ricerca di nuovi ambiti di attività. Non nascondo che una parte delle nostre componenti viene realizzata all’estero, anche per contenere i costi e poter così rimanere concorrenziali. Anche questo aiuta». Il gruppo Belloli è solo un esempio tra le tante aziende che riescono a tenere alta la bandiera dell’industria della Svizzera italiana nel mondo. Insomma malgrado i problemi che a volte emergono nel settore – occupazionali, fiscali, am-
bientali… – c’è di che essere fiduciosi nel futuro. «Devo però dire che sono un po’ preoccupato perché c’è troppa burocrazia, un eccesso di regolamentazione che rischia di far del male allo spirito imprenditoriale – replica Fabio Regazzi – C’è la tendenza da parte dello Stato a voler controllare tutto. Credo invece che occorra lasciare maggior spazio ai partner sociali – padronato e sindacati – altrimenti rischiamo di dover assistere alla partenza di diverse aziende dal nostro territorio. Non è solo un discorso fiscale, è un problema sistemico». Un problema da affrontare in tutte le sue sfaccettature senza mai scordare l’aspetto di fondo: in gioco c’è una buona parte del mercato del lavoro ticinese, il numero e la qualità degli impieghi che riesce ad offrire. Annuncio pubblicitario
Novità
20x PUNTI
Per una
Novità
visibile
2.30
vitalità *In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Purina® MATZINGER® per es. Sausages 70 g
*
20x PUNTI
Tutto l’assortimento Alnatura e Alnavit per es. olio di cocco vergine Alnatura, 220 ml, 4.60
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
41
Politica e Economia
Quale andamento si prospetta per la borsa USA? La consulenza della Banca Migros Thomas Pentsy
Un inizio d’anno riuscito sui mercati finanziari statunitensi 2120
6200
6000
2100
5800 2080 5600 2060 5400 2040 5200 2020
5000
4800
2000
Indice S&P 500 Total Return
sono state richieste perché la pressione inflazionistica è bassa e i loro rendimenti sono relativamente interessanti in periodi di tassi contenuti su scala mondiale. I titoli di Stato USA con scadenza a dieci anni producono pur sempre un rendimento del 2,45%. In Germania il rendimento di titoli di
Fonte: Bloomberg
Thomas Pentsy è analista di mercato e dei prodotti presso la Banca Migros
Grazie a una maggiore propensione al rischio e alla domanda globale di obbligazioni USA, quest’anno il valore dei titoli azionari e obbligazionari americani è fortemente aumentato. Fino al 7 maggio l’indice S&P 500 Total Return ha segnato un incremento del 15,6%, mentre il barometro delle obbligazioni – l’indice Bloomberg Barclays U.S. Aggregate – ha registrato un 3,1%. Dopo il crollo delle quotazioni nell’ultimo trimestre del 2018, per molti investitori la ripresa delle azioni statunitensi è stata una sorpresa, perlomeno per la sua portata. Ancora più sorprendente è stato il contemporaneo aumento dei prezzi delle obbligazioni. In genere le azioni e le obbligazioni tendono a muoversi in direzioni opposte. Nei periodi di instabilità delle borse le obbligazioni fungono dunque da ammortizzatori contro le oscillazioni della quota azionaria presente in un portafoglio titoli. I titoli di capitale USA hanno beneficiato del fatto che, non solo negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo, i dati economici sono peggiorati meno di quanto si temesse. Anche gli utili trimestrali delle imprese statunitensi sono risultati superiori alle attese. La decisione sui tassi della banca centrale statunitense, che fino a nuovo avviso intende rinunciare a un aumento dei tassi, ha fornito un ulteriore impulso. Le obbligazioni di debitori americani
Indice Bloomberg US Aggregate Bond (asse destro)
Stato paragonabili è appena dello 0,13% e in Svizzera è addirittura negativo, attestandosi al –0,38%. Alla luce dei progressi compiuti, le azioni, in particolare, appaiono mature per una correzione. All’inizio di maggio gli investitori hanno già avuto un assaggio di eventuali turbolenze di borsa, quan-
do il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato dazi supplementari su beni e merci cinesi. Pur rimanendo fiduciosa per quanto concerne le azioni statunitensi per i prossimi dodici mesi, a breve termine la Banca Migros prevede una maggiore intensità delle fluttuazioni. Annuncio pubblicitario
Azione Ora con un nuovo design.
30%
Risoletto e Mahony Frey in confezioni speciali, UTZ per es. mini Risoletto Classic, 840 g, 11.75 invece di 16.80 Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. OFFERTA VALIDA SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
43
Politica e Economia Rubriche
Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi Le squadre sportive e l’immagine urbana Siamo alle ultime battute del campionato di calcio svizzero. I campionati delle altre nazioni sono già terminati. È il momento quindi di tirare le somme e di parlare per esempio, e per una volta, dell’importanza che le squadre di calcio possono avere per l’immagine di una città, in particolare, per l’immagine di una piccola città. Qualche anno fa la squadra di calcio di Jerez de la Frontera, città famosa per il vino omonimo, era stata promossa nella Liga spagnola. Per caso ero capitato in città, proprio nella settimana successiva alla promozione. Strade imbandierate con i colori della squadra e, dappertutto, striscioni con il motto «Somos de primera» come per dire che non soltanto la squadra di calcio, ma tutta la città era ascesa in prima divisione. Il rapporto tra il successo delle squadre di calcio, o di qualunque altra disciplina
sportiva, e l’attrattiva che una città può avere è una problematica tipicamente europea, perché da noi le squadre sportive non vengono comperate e spostate da una città all’altra come può invece capitare negli Stati Uniti, ma sono legate a una località precisa. In certi casi (pensate all’Ambrì-Piotta) diventano addirittura le portabandiera, se non addirittura l’emblema della loro città. Quel che per le autorità di Jerez de la Frontera era un’evidenza che non necessitava di dimostrazione, vale a dire che l’immagine della squadra di calcio si rifletteva positivamente sull’immagine della città, è diventato un interessante tema di ricerca per esperti di marketing urbano. In un articolo apparso di recente e dedicato all’impatto della squadra di calcio di Mönchengladbach sul marketing cittadino si è così cercato di rispondere
a due questioni, ossia, dapprima, quale sia l’effetto d’immagine tra i tifosi della squadra, come pure tra i non tifosi e, poi, se quest’effetto aumenti o no con la distanza del domicilio della persona (tifoso o no) dalla città nella quale la squadra ha la sua sede. La risposta alla prima questione è abbastanza ovvia: l’effetto di immagine è maggiore tra i tifosi che tra i non tifosi. Per quel che riguarda la seconda domanda si è potuto invece accertare che l’effetto positivo di immagine aumenta con la distanza. Questo significherebbe che per gli intervistati residenti in città (tifosi o non tifosi) l’effetto positivo di immagine sarebbe minore che per coloro che abitano fuori dei confini cittadini. La dimensione dell’effetto di immagine è poi legata a due altri aspetti importanti. Il primo, ovviamente, è dato dalle prestazioni della
squadra di calcio. Solo se le prestazioni sono ottime, ci dicono i ricercatori, ci si può attendere un effetto di immagine significativo. Da questo profilo è interessante rilevare che le prestazioni ottime non devono essere necessariamente quelle della squadra che gioca attualmente. L’effetto di immagine positivo può infatti discendere da prestazioni che la squadra è stata in grado di fornire anni addietro, addirittura decenni addietro, come è il caso del Mönchengladbach. Ovviamente questo risultato è forse quello che farà discutere di più. È infatti difficile pensare che risultati ottenuti venti o trenta anni addietro possano ancora influenzare positivamente l’immagine che offre la squadra di oggi, se la stessa, magari, naviga in seconda o in terza divisione. L’altro aspetto interessante concerne il rapporto tra l’immagine
della squadra sportiva e l’immagine della città. L’immagine della squadra ha un effetto positivo sull’immagine della città solo se l’immagine della squadra è più grande di quella della città. Un esempio alle nostre latitudini è dato dall’Ambrì Piotta, una squadra di hockey che, a livello nazionale, ha certamente un’ immagine molto più ampia di quella che possono avere la Leventina, il comune di Quinto o la frazione di Piotta. Il caso contrario è rappresentato da quei club delle nostre grandi città, la cui immagine, per effetto tra l’altro di povere prestazioni sportive, che si ripetono di anno in anno, non riesce ad imporsi rispetto ad altre componenti dell’immagine della città, come le manifestazioni culturali, o il prestigio delle università locali oppure ancora l’attrattiva turistica.
vince le elezioni diventa presidente della Commissione – è altamente compromesso. E qui c’entra la Merkel e c’entra il fatto che, al Consiglio europeo in cui si comincerà a parlare di nomine questa settimana, ci sarà la cancelliera a negoziare, non la sua delfina né tantomeno Weber. Nel 2014, quando il meccanismo degli Spitzenkandidaten è stato introdotto (è una procedura), la Merkel aveva cercato di ostacolarlo: non voleva Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione. Poi cedette, ma è improbabile che lo faccia anche questa volta perché il rafforzamento dell’Ue passa soprattutto dalla scelta dei propri leader: un altro «burocrate senza faccia», secondo la definizione dei sovranisti, come leader comincia a essere politicamente insostenibile. Ecco perché il totonomine – che è ciò cui si deve guardare d’ora in avanti, dopo la conta elettorale – è così acceso, e gli stessi leader lasciano intendere preferenze più o meno vaghe (sulla commissaria alla Concorrenza, la liberale Margrethe Vestager, ne convergono molte). In questa fase, la Merkel farà sentire la sua presenza, non tanto per spingere questo o quella
candidata, ma per conservare la guida tedesca dell’Europa. La Francia di Emmanuel Macron sta diventando sempre meno allineata a Berlino: non è necessariamente ostile, ma di certo sta riequilibrando il proprio rapporto con la Germania, e questo ha molto a che fare con il fatto che Macron è al secondo anno di presidenza e la Merkel probabilmente all’ultimo da cancelliera. Pur condividendo gli stessi principi e la stessa visione liberale, le divergenze tra i due sono parecchie, e finora le reticenze tedesche hanno avuto un effetto concreto evidente: la creazione di una grande alleanza progressista, come era nei programmi di Macron (il modello En Marche esportato in Europa), non è riuscita. Le famiglie europee sono rimaste tali, a parte l’unione dell’Alde liberale e del partito di Macron: una coalizione «produttiva», come la chiama Macron, potrebbe diventare necessaria, ma senza la collaborazione dei conservatori tedeschi risulterebbe meno efficace. Anche in questo caso la Merkel sarà ancora decisiva: subito potremo cominciare a rimpiangerla, anche se in segreto lo facciamo già da un po’.
solito gli studi umanistici: perché non servono, sono lunghi e defatiganti, non garantiscono né sbocchi professionali né profitti immediati. Meglio ridimensionarli, per privilegiare le scienze dure, come la matematica, la fisica, l’informatica, discipline il cui statuto epistemologico appare saldo e indiscutibile, oppure l’economia e la finanza. Vittima ricorrente di questo ragionamento è la storia, dato che «non insegna nulla» ed è soltanto fonte di noia. Ecco allora che per abbattere questo muro, davvero sciagurato per la coscienza civile di ogni paese, è bene rifarsi al «nostro Cattaneo», in particolare alla lettera del 18 novembre del 1865 in cui si congedava dai suoi allievi del Liceo di Lugano, scuola in cui aveva tenuto la cattedra di filosofia: «Io spero che presso ai monumenti della storia naturale troveranno luogo i monumenti e documenti della storia umana che qui datano già dai tempi
degli Etruschi… Ho pur fiducia che fra i molti e aperti ingegni che seguirono il nostro insegnamento non mancherà chi possa farsi interprete e continuatore dei miei pensieri; poiché la filosofia nostra, come docile riflesso del sapere e dei metodi del sapere, deve senza posa procedere di pari passo con tutte le scienze… Io spero che i liberi e sinceri studi vinceranno a lungo andare anche le menti più avverse. La filosofia è la ragione dell’uomo che aspira a conoscere la ragione dell’universo. Chi s’affaccia a scoprire in ogni cosa il pensiero, mostra già di credere in esso. […] Cari giovani, io dunque vi lascio il fraterno e paterno mio saluto con le parole stesse che ho poste sulla vostra bandiera: Libertà e Verità». Prima di Snow e prima di Geymonat, Cattaneo aveva elevato i «metodi del sapere» a criterio universale di ogni serio lavoro d’indagine, dalla storia alle «feconde scienze sperimentali».
Affari Esteri di Paola Peduzzi Per l’Europa la Merkel resta decisiva prova di grande equilibrismo (non che avessimo bisogno di conferme) tra la necessità di consegnare un’Unione europea solida e quella di non essere troppo ingombrante: ha designato un successore, che è già leader di partito, Annegret Kramp-Karrenbauer, che un po’ scalpita. Probabilmente parleremo a lungo del modello di passaggio di potere scelto dalla Merkel: a differenza dei tanti e forse fisiologici scontri che abbiamo sperimentato altrove (il Regno Unito parla per tutti anche se fare di questa sua stagione un paradigma è un
AFP
L’ultimo voto europeo della carriera di Angela Merkel (foto) è stato dedicato ai principii, alla successione e ai combattimenti con la Francia di Emmanuel Macron. La cancelliera tedesca è alla fine della sua lunga storia politica, ha detto di volersi occupare ancora di Europa – perché i nazionalismi si combattono così: senza distrarsi – e così molti hanno pensato che si stesse candidando a qualche carica a Bruxelles: pare di no, si prenderà cura degli europei da Berlino, dice. Per il momento si è occupata della campagna elettorale dando
torto soprattutto agli inglesi), la cancelliera ha scelto la strada senza spigoli, tutto deve sembrare naturale – bisogna anche dire che la Merkel aveva già fatto fuori i rivali politici più insidiosi, si è tenuta senza troppa fantasia ma con grande piacere il dolce alla fine. Così ha rafforzato la Kramp-Karrenbauer che pur essendo tosta non può che rimanere ancora nell’ombra della Merkel: il candidato alla presidenza della Commissione per il gruppo dei conservatori europei (il Ppe), Manfred Weber, si è appoggiato molto alla Kramp-Karrenbauer, e lei si è spesa molto per lui. Molti eventi insieme, molto gruppo, molto imperio sulle dinamiche dei popolari europei nella gestione degli estremismi interni, quello dell’Ungheria in particolare. Ma il futuro di Weber è molto incerto, per due ragioni: la prima è che la sua campagna elettorale non è stata affatto vivace e soprattutto è stata vuota (al più grande evento che ha organizzato in Grecia c’erano addetti ai lavori, non molti altri e per un voto che ha come grande problema l’affluenza e la mobilitazione non è il massimo); la seconda è che il processo dello Spitzenkandidat – il candidato del gruppo che
Cantoni e spigoli di Orazio Martinetti «La vostra bandiera: Verità e Libertà» Il Ticino ricorda in questi mesi la figura e il contributo di un suo cittadino onorario, Carlo Cattaneo, attraverso le iniziative dell’Associazione che porta il suo nome, una mostra allestita alla Biblioteca cantonale di Lugano e la digitalizzazione delle principali opere di questo straordinario esule. Quest’anno infatti cade un anniversario importante, i 150 anni dalla scomparsa, avvenuta nel 1869 a Castagnola; in precedenza il nostro cantone si era attivato nel 1969 (centenario della morte) e nel 2001 (bicentenario della nascita). Per ogni occasione si erano indette manifestazioni, spesso su sollecitazione del Comitato italo-svizzero per la pubblicazione dell’intero corpus degli scritti cattaneani (operazione tuttora in corso). In una fase in cui i rapporti tra il Ticino e la Lombardia appaiono particolarmente tesi, è motivo di sollievo sapere che il milanese Cattaneo abbia mantenuto il suo posto nella quadreria dei personag-
gi illustri che hanno permesso all’ancora acerba repubblica ticinese di crescere e maturare nel consesso elvetico. «Presenza di Carlo Cattaneo», così il curatore Adriano Soldini intitolava la sua introduzione ad un’antologia commissionata nel 1969 dal Dipartimento della pubblica educazione e pubblicata nel 1970: un volume dalla veste un po’ dimessa, come usava allora, ma ancora utile per cogliere la multiforme attività di questo intellettuale atipico, giurista ed economista, linguista, storico e saggista «sui generis»; un «filosofo militante», lo definirà poi Norberto Bobbio nel suo celebre volume einaudiano del 1971. Figlio dell’illuminismo e assertore della conoscenza come fattore dell’incivilimento umano, Cattaneo intendeva la filosofia come «il nesso comune di tutte le scienze… la lente che adunando li sparsi raggi illumina ad un tempo l’uomo e l’universo». Non è un caso che negli anni Settanta questa ci-
tazione comparisse nella monumentale Storia del pensiero filosofico e scientifico ideata e diretta per l’editore Garzanti da Ludovico Geymonat, lui stesso filosofo e matematico, e dunque «pontiere» tra le due tradizioni, quella umanistica e quella scientifica. Geymonat – come Charles P. Snow, che nel 1959 aveva lanciato l’allarme sulle «due culture» e sulla loro crescente divaricazione – reputava dannoso per la società che fra gli umanisti e gli scienziati si fosse verificata una frattura e fosse nato un «muro di incomprensione». Quella tra gli studi storico-letterari e gli indirizzi tecnico-scientifici era infatti da ritenersi una «suddivisione nefasta», che avrebbe reso tutti «incapaci di capire il mondo in cui stiamo vivendo». Il discorso sulle «due culture» torna ciclicamente nel dibattito politico-culturale. Investe in primo luogo l’istituzione scolastica, dalle elementari all’università. Sul banco degli imputati finiscono di
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
44
Idee e acquisti per la settimana
Sicurezza nella vita di tutti i giorni
In genere per uso mensile, in caso di bisogno anche quotidiano: Migros offre una vasta gamma di prodotti per l’igiene femminile che soddisfa ogni esigenza individuale di protezione, sicurezza e comfort
Un piccolo aiutante dalla grande efficacia Il gel vaginale all’acido lattico Gynofit aiuta con rapidità in caso di prurito, bruciore o di perdite maleodoranti nelle parti intime. Ripristina l’equilibrio della flora vaginale naturale e il valore del pH. Ottimale come prevenzione e trattamento. Gel vaginale all’acido lattico Gynofit 6 pezzi Fr. 15.85 invece di 19.80
Una compagna sostenibile La coppetta MeLuna è realizzata in TPE (elastomero termoplastico) di elevata qualità per uso medico. La coppetta in gomma elastica viene inserita nella vagina durante il ciclo per raccogliere il sangue. Può essere utilizzata fino a dieci anni ed è quindi rispettosa dell’ambiente. Coppetta M MeLuna 1 pezzo Fr. 15.85 invece di 19.80
Freschezza per tutto il giorno I proteggislip Fresh & Protect di Always regalano una piacevole sensazione di freschezza per tutta la giornata. Il design confortevole offre una combinazione ottimale di comodità e protezione, su cui la donna può fare affidamento. Proteggislip Always Normal 56 pezzi Fr. 2.80 invece di 3.50
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
45
Extra lunghi per proteggere durante la notte Le bende igieniche extrasottili per la notte di Molfina sono particolarmente assorbenti grazie al nucleo in flexicore: assimilano il flusso mestruale in modo rapido e sicuro, così come gli odori. La superficie è liscia come la seta. Assorbenti Molfina Night Plus extrasottili 10 pezzi Fr. 1.30 invece di 1.60
Proteggislip per ogni giorno I salvaslip di Molfina sono molto morbidi e proteggono con discrezione la biancheria dalle perdite. Siccome non hanno l’inserto in plastica sono particolarmente traspiranti e adatti per l’uso quotidiano. Salvaslip Molfina Bodyform Air 46 pezzi Fr. 1.35 invece di 1.65
Il ciclo in cifre
Azione 20%
sull’intero assortimento di prodotti per l’igiene intima femminile Sicurezza al 100 percento Le bende igieniche Always Ultra hanno un nucleo assorbente con un gel che ferma i liquidi. In tal modo l’assorbente offre una protezione del 100 percento contro la fuoriuscita. Assorbenti Always Ultra Normal Plus 14 pezzi Fr 1.80 invece di 2.20
a partire da 2 pezzi, esclusi M-Budget e confezioni multiple, dal 28.05 al 10.06, fino a esaurimento dello stock
Il tema mestruazioni riguarda circa il 50 percento della popolazione. È tempo di dare alcuni dati sull’argomento. Il 28 maggio è «la giornata mondiale delle mestruazioni». La data non è stata scelta a caso: in media il ciclo femminile dura infatti 28 giorni, le mestruazioni 5 giorni. 60 millilitri di sangue è in media quanto ne perde una donna durante il ciclo. 3500 giorni, pari a circa 10 anni, è la durata totale media delle mestruazioni nella vita di una donna. Dai 12 000 ai 16 000 gli assorbenti o i tamponi necessari a una donna dalla prima mestruazione alla menopausa. Nel 1946 Walt Disney produsse un breve filmato d’animazione sulle mestruazioni, «La storia delle mestruazioni», pensato per l’insegnamento agli studenti americani.
l a a r b b a L ! o i c ba
NOVITĂ€
Si dice che le persone che baciano molto vivono fino a 5 anni di piĂš, lo sapevate? Trovate altre stimolanti idee su kneipp.swiss
Kneipp è in vendita alla tua Migros e su LeShop.ch
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
47
Cultura e Spettacoli Picasso in blu e rosa Alla Fondation Beyeler una straordinaria mostra celebra il primo Picasso
Dall’Italia a Oslo Escono per i tipi di Marcos Y Marcos i versi di Luigi Di Ruscio, autodidatta italiano che trascorse gran parte della propria vita in Norvegia
80 anni di interventi Anche senza superpoteri Batman è uno degli eroi più amati di tutto il mondo
Grandeur Berlioz Centocinquant’anni or sono moriva il grande compositore francese Hector Berlioz pagina 59
pagina 51
pagina 49
pagina 57
L’arte tedesca che emoziona Mostre Alla Fondazione Braglia di Lugano
dialogano le opere di due preziose collezioni
Alessia Brughera «I collezionisti sono persone felici», questa citazione di Goethe che ci accoglie appena varcata la soglia della Fondazione Braglia a Lugano è quanto di più vero si possa pensare a proposito di due coppie di appassionati d’arte che hanno dato vita a importanti raccolte mossi dalla gioia e dall’entusiasmo. Ciò che difatti accomuna, forse prima di ogni altra cosa, Gabriele e Anna Braglia e Friedrich e Renate Johenning è il genuino appagamento del collezionare, l’approccio spontaneo all’acquisto dell’opera d’arte guidato esclusivamente dal sentimento positivo che essa è in grado di suscitare, dal fremito di piacere che sa regalare allo spirito. Il fatto poi che le loro corde emotive si siano lasciate sollecitare dai medesimi artisti è un’altra felice affinità tra i Braglia e gli Johenning, quella che ha ispirato l’attuale mostra allestita negli spazi della Fondazione luganese in cui sono stati accostati oltre settanta lavori selezionati dalle due raccolte, a creare un percorso che vive di continue consonanze. Entrambe frutto di una passione nata più per caso che per intenzione, le collezioni Braglia e Johenning spartiscono la fascinazione per l’arte germanica di inizio Novecento, un interesse si può dire quasi esclusivo per i coniugi tedeschi, meno preponderante, invece, per i coniugi svizzeri, inserito com’è in un contesto di più ampio raggio. Se nei suoi esordi, a metà Novecento, la collezione Braglia si nutre perlopiù di arte italiana (quella di Fontana, Crippa e Dova, ad esempio), vicina alla cultura d’origine della famiglia di Gabriele a Anna, è agli inizi degli anni Novanta che incominciano a confluirvi i lavori espressionisti: primo su tutti è Ricordo di Romanshorn di Paul Klee, un’opera comprata a Basilea che colpisce molto la coppia per la sua capacità di restituire l’atmosfera suggestiva della città. Da lì in poi i Braglia volgono uno sguardo sempre più attento all’Espressionismo tedesco, che si pone come una sorta di cambio di rotta e di nuovo punto d’arrivo nel loro vivace e curioso peregrinare nel mondo dell’arte. Oggi la raccolta Braglia annovera circa sessanta pezzi degli artisti più significativi del gruppo Die Brücke, del Der Blaue Reiter e del Bauhaus. Fin da subito orientata in direzione del movimento espressionista è invece
la collezione Johenning, la cui origine si colloca alla fine degli anni Settanta con un acquarello di Emil Nolde. Da quell’opera comprata per caso da un amico trascorrono nove anni prima che Friedrich e Renate decidano di fare nuove acquisizioni e diventare così veri e propri collezionisti. I coniugi Johenning, rapiti dall’eccitazione per il colore, incominciano a raccogliere numerosi lavori tra acquisti ben ponderati e altri dettati dall’impulso, come quello della splendida tela di Nolde Donna e ragazza II trovata alla fiera d’arte di Colonia e portata a casa senza esitare nemmeno un secondo, tanto erano rimasti incantati dalla sua bellezza. A comporre la loro collezione sono oggi più di cinquanta opere di arte tedesca di fine Ottocento e inizio Novecento, da cui emerge la predilezione per figure quali Nolde, Jawlensky, Macke, Paula Modersohn-Becker, Schmidt-Rottluff e Pechstein. La sorprendente analogia tra le due raccolte ben si coglie visitando la mostra di Lugano, attraverso un percorso che mette in risalto le scelte artistiche condivise dai collezionisti e che si dispiega nelle sale espositive per nuclei tematici, a riprendere i soggetti principali affrontati dai maestri espressionisti con il loro linguaggio provocatorio e incisivo. Sfilano così le opere del gruppo formatosi a Dresda nel giugno del 1905 sotto il nome Die Brücke, impegnato a combattere «le vecchie forze tanto profondamente radicate», come ebbe a dire Ernst Ludwig Kirchner, con un’arte che accentua l’indagine psicologica e che si fa rivelazione dell’insofferenza nei confronti delle inibizioni della società. I lavori di Kirchner, Heckel, Nolde, Mueller e Pechstein, protagonisti della compagine, hanno forme spigolose e colori di un’intensità dirompente, specchio dello scatenamento degli impulsi primitivi. Ecco poi le opere degli esponenti del Der Blaue Reiter, associazione di artisti dal carattere internazionale, fondata nel 1911 a Monaco di Baviera, promotrice di una pittura spontanea e intuitiva intrisa di valori simbolici. Per Kandinsky, Marc, Jawlensky, Campendonk, Macke, Münter e la Werefkin, i significativi membri del gruppo, l’arte non è rappresentazione del reale, bensì manifestazione di contenuti interiori e di un autentico rapporto con l’essenza spirituale della natura.
Alexej von Jawlensky, Testa astratta: fiaba araba, 1925, olio su cartone. (Collezione Fondazione Gabriele e Anna Braglia, Lugano)
A questo movimento si legano anche Lyonel Feininger e Paul Klee, figure poi approdate al Bauhaus che ebbe un ruolo rilevante nel rinnovamento artistico europeo degli anni Venti e Trenta. Percorrendo la rassegna incontriamo il dipinto di August Macke Donne al parco, del 1913, serena visione di una passeggiata da cui si evince il motivo per cui l’autore veniva considerato il più assiduo sperimentatore della gioiosità pittorica francese all’interno del Der Blaue Reiter. Poco lontano troviamo l’opera dal titolo Due nudi nel bosco, datato 1925, di Otto Mueller (l’ultimo arrivato in casa Die Brücke), un lavoro che sintetizza bene la commistione di eleganza e di fredda durezza delle forme tipica dell’artista. La tela di Paula Modersohn-Becker, Ragazza con pecore allo stagno II, immortala invece un soggetto tratto dal mondo contadino colto nella sua
dimensione più prosaicamente umana: con un linguaggio basato sulla semplificazione formale, la pittrice tedesca immerge persone e animali in un silenzio quasi sacro, capace di restituire una realtà fatta di sentimenti. Colpisce lo sguardo con la sua esuberanza cromatica la serie di acquarelli eseguiti da Nolde tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, un tripudio di papaveri, girasoli e dalie che catturano la magia dei fiori sfaldandone i contorni nel colore puro. Pigmenti ben più violenti e antinaturalistici sono quelli utilizzati da Pechstein nella sua Giovane donna con piume, del 1910, un ritratto emblematico dello stile dell’artista improntato all’essenzialità e all’aggressività espressiva. Belle, nella sezione «città e campagna», le opere di Kandinsky e di Gabriele Münter che ritraggono scorci di
Murnau, località tanto cara a molti dei pittori del Der Blaue Reiter, attraverso un uso vigoroso del colore e una figurazione concentrata. Il dipinto di Nolde Donna e ragazza II (quello a cui i coniugi Johenning non hanno saputo resistere), ci regala poi un delicato brano di vita famigliare dove il colore, pur forte, sembra accarezzare la serenità del momento, mostrandoci come l’arte espressionista tedesca possa raggiungere esiti di intenso e nostalgico lirismo. Dove e quando
Da Kandinsky a Nolde. Dialogo fra due collezionisti. Le collezioni Braglia & Johenning. Fondazione Gabriele e Anna Braglia, Lugano. Fino al 29 giugno 2019. Orari: gio, ve e sa 10.0013.00/14.30-18.30. www.fondazionebraglia.ch
per i membri del club: ispirazione gratuita a casa
Carne macin
Tutti i meloni
(prodotti convenience e conserve esclusi)
Tutti gli (Alnatura
sciroppi
esclusi)
(bio esclusa
)
ata
Validità: 27.5 Nessun imp . al 30.6.2018 orto minimo d’acquisto 8 Validità: 27.5. al 30.6.201 sto d’acqui Nessun importo minimo
20x
6.2018 27.5. al 30. imo d’acquisto Validità: orto min Nessun imp
20 x
PUNTI
Utilizzabile in presentand tutte le filiali Migros della o la carta Cum Svizzera dello stock. Assortimento ulus. Solo fino a esaurimen nelle disponibile in parte solo to Migros della Svizzera maggiori filiali Migr Utilizzabile in tutte le filiali Confezionto esaurimen a fino i multiple e os. Articoli M-Budget Solo speciali esclu presentando la carta Cumulus. il nume disponibile in parte solo ro Cumulus indicato. escluse. Utilizzabile si. dello stock. Assortimento mem solo Buono utiliz bri Migusto. Articoli M-Budget esclusi. zabile solta con nelle maggiori filiali Migros. nto da Utilizzabile solo con multiple e speciali escluse. Confezioni Svizzera soltanto da della rimentoindicato. Buono utilizzabile Cumulus filiali Migros il fino numero a esau in tutte le . Solo e solo C-ID 1318072 membri Utilizzabile la carta Cumulus partMigusto. in ile onib usi. presentandoAssortimento disp oli M-Budget escl con k. solo Artic ile stoc ros. zzab dello i Mig giori filial speciali escluse. Utili le soltanto da nelle mag zabi multiple e ato. Buono utiliz1318074 C-ID Confezioni indic Cumulus il numero usto. membri Mig
20 x
PUNTI
PUNTI
7 613404 036 C-ID 1318
067
3
7 613404 036 60
Con buoni sconto Cumulus personalizzati
036679 7 613404
Iscriviti ora su migusto.ch e ricevi gratuitamente la rivista 10 volte all’anno. Più di 40 nuove ricette ogni numero | Storie di cucina
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
49
Cultura e Spettacoli
Blu e rosa
Mostre Picasso alla Fondation Beyeler di Basilea
Le case degli editori Pubblicazioni Una serie di ritratti
di altrettante case editrici e delle loro sedi in un libro della giornalista Cristina Taglietti
Gianluigi Bellei Lo giuro. È l’ultima volta che scrivo su Picasso. Troppe mostre, troppo clamore, troppa superficialità. Propongo una moratoria. Per almeno cinque anni non andiamo più a vedere qualcosa che abbia a che fare con il suo nome. D’altronde oramai tutti possono mettere in piedi una qualsiasi esposizione con un paio di sue opere. Sembra che ne abbia realizzate 50’000. Quindi, fate voi… Sono stato a lungo incerto se andare o meno a Basilea per quest’ultima occasione. Alla fine mi sono deciso e debbo dire che sono stato ripagato. Ottima mostra con opere raramente visibili tutte assieme; e di qualità. Se siete un habitué della Fondation Beyeler è l’occasione per ritornarci. Se al contrario non ci siete mai stati questa volta vi consiglio di andarci.
Stefano Vassere «La casa editrice Sellerio si trova al civico 50 di quella che, fino al 2016, è stata via Siracusa, una traversa di via Libertà, la strada principale di Palermo. Dal 2016 il tratto di strada si chiama via Elvira ed Enzo Sellerio ed è l’omaggio della città a un’impresa che si è imposta ben al di fuori di quei confini».
Le narrazioni delle case editrici in questo libro prendono spunto dalla sede fisica in cui esse si trovano
Alla Beyeler non solo quadri, ma anche champagne, cancan, drag queen, filmati e libri multimediali Di che cosa si tratta? Due mostre in una. Ambedue dedicate a Picasso. La prima del periodo giovanile, quello per intenderci chiamato blu e rosa, con 75 fra dipinti e sculture e la seconda con le opere di Picasso di proprietà della Fondation Beyeler, che ne detiene 30, oltre ai prestiti permanenti. Quest’ultima mostra «panorama» è composta da 40 lavori e spazia lungo tutto l’arco della vita dell’artista, dal cubismo in poi. Attenzione: è terminata il 5 maggio. Al suo posto dal 26 maggio c’è Rudolf Stingel. Mentre quella dedicata al periodo blu e rosa, dato l’alto numero di visitatori è stata prolungata fino al 16 giugno. Insomma, durante la mia visita, l’intero edificio era dedicato a Picasso. Al piano sottostante, poi, è stato allestito un Café Parisien. Qui, oltre a mangiare baguette e bere champagne, si è potuto assistere a spettacoli di burlesque (un raffinato spogliarello) in «Champagner-Glas» con Anja Paplova, show con la dragqueen Violet Chachki, cancan girls, degustazioni di assenzio e tanto altro. Torniamo alla mostra. Per realizzarla ci sono voluti 4 anni di preparazione. Le opere sono state assicurate per 4 miliardi di franchi. I prestiti arrivano da 13 paesi con 41 prestatori tra i quali 28 musei. Per l’occasione sono stati assunti 60 collaboratori in più. Il periodo blu e rosa è compreso fra il 1901 e il 1906. Nel 1901 Picasso ha esattamente 20 anni, quindi è giovanissimo. Nel 1900 arriva a Parigi assieme a Carlos Casagemas. Si stabiliscono dall’amico barcellonese Isidre Nonell a Montmartre. A fine anno ritornano a Barcellona. E poi partono per Malaga per far dimenticare a Casagemas una delusione d’amore con la modella e ballerina Laure Gargallo. Casagemas ritorna a Parigi e il 17 febbraio 1901 si toglie la vita. Per Picasso è un dramma. Torna per la terza volta a Parigi e in autunno inizia il cosiddetto periodo blu dove le figure solitarie e disperate sono sempre allungate e deformate. Nel frattempo, durante il secondo soggiorno, espone alla galleria di Ambroise Vollard. Vende 15 quadri prima del vernissage e altri dopo. Fra Parigi e Barcellona l’artista vive in ristrettezze economiche, frequenta ristoranti che fanno credito e si accompagna quasi unicamente a suoi connazionali (probabilmente per via del suo francese stentato), a prostitute e ai bassifondi della città. Beve assenzio, fuma oppio. A Casagemas dedica molti ritratti pre-
Pablo Picasso, Nu sur fond rouge (Jeune femme nue à la chevelure), 1906. (Parigi, Musée de l’Orangerie, Coll. J.W e P. Guillaume, © Succession Picasso / 2018, ProLitteris ZH; foto RMN Grand-Palais)
senti in una sala apposita della Beyeler. In questo periodo si reca varie volte alla prigione femminile di Saint-Lazare dove sono rinchiuse le prostitute affette da malattie veneree. Realizza diversi dipinti, come Femme assise au fichu, dove il dolore e la sofferenza si intridono di solitudine. Nel 1903 dipinge La Vie, che da sola merita la visita. La grande tela è ricca di elementi allegorici. I due amanti sulla sinistra guardano una donna con il bambino in braccio mentre sullo sfondo prevalgono il dolore e la disperazione. In un primo tempo Picasso vuole dare alla figura maschile il proprio volto ma poi nella stesura definitiva raffigura l’amico Casagemas. L’aspetto erotico, nei suoi meandri nascosti, è sviscerato nelle Deux Amies dove la relazione fra due donne nude è emblematica. Una delle due femmine è Madeleine, la sua musa e modella, ritratta spesso magra e diafana.
Il periodo rosa è compreso tra il 1901 e il 1906, all’epoca Picasso aveva vent’anni Lentamente con il passare dei mesi i colori si stemperano e acquistano vivacità. Picasso introduce nella sua tavolozza il rosa. Nel 1905 frequenta il circo Medrano e saltimbanchi e giocolieri entrano prepotentemente nei suoi dipinti. Soprattutto Arlecchino, figura significativa e inquietante della commedia dell’arte, così demoniaco, villano, sboccato. Uno degli oli più belli è sicuramente Le Garçon à la pipe. Un ragazzo ambiguo con un vestito blu, una corona di fiori sui capelli che richiamano lo sfondo e in mano una pipa.
Ragazzo probabilmente conosciuto al Bateau-Lavoir, umile casa nella quale vivono in vari appartamenti diversi artisti, uomini, donne, delinquenti. Il tema dell’androginia e della devianza è molto sentito nella Parigi bohémienne e il dipinto sembra echeggiare un personaggio di Verlaine «il più bello degli angeli malvagi che aveva sedici anni sotto la ghirlanda di fiori». Durante questo periodo Picasso dipinge parecchi nudi, accattivanti, sensuali, soprattutto di adolescenti. Splendido Meneur de Cheval nu dove troviamo una sintesi fra classicismo dei kouroi greci e primitivismo. Con Nu sur fond rouge l’artista inizia a deformare le figure nelle loro proporzioni prefigurando così l’avvento del periodo cubista. L’ultima sala è dedicata ad alcuni studi preparatori per Les Demoiselles d’Avignon, completato nel luglio del 1907 e considerato il primo dipinto della stagione cubista. La mostra, organizzata assieme al Musée Picasso di Parigi e al Musée d’Orsay et de l’Orangerie, dove è stata presentata in forma diversa nell’autunno dell’anno scorso, è la prima esposizione europea che analizza il periodo blu e rosa dopo le due retrospettive del Kunstmuseum di Berna nel 1984 e nel 1992 dedicate rispettivamente al primo periodo e poi a quello rosa. In una sala è possibile assistere alla proiezione di un video che illustra il contesto parigino di quegli anni e sfogliare sei libri tattili multimediali e in un’altra il film dell’artista al lavoro. Bella mostra, belle luci, bell’allestimento, bel catalogo.
Un elemento di originalità nella serie di ritratti di case editrici italiane presentata nel libro della giornalista del «Corriere della Sera» Cristina Taglietti sta indubbiamente nel fatto che ognuna delle narrazioni relative prende avvio dalla descrizione delle sedi concrete delle imprese. Le si avvicina dalla strada, da strette o viali; poi si entra negli androni e si sale nell’ufficio di questo o quello, per poi scorrere, per questa via geografica e architettonica, l’intera storia dell’azienda. Se si ha fortuna, la concretezza di muri e locali ha un significato in sé e si può dire molto anche solo da questo semplice spunto; altrimenti ci si accontenta di quello che ci raccontano i direttori e i presidenti. Per esempio, i Sellerio si trasferirono nell’attuale sede dopo il terremoto del Belice, prendendo in affitto un appartamento e un magazzino; poi, quando si separarono, a metà degli anni Ottanta, Enzo se ne andò ma solo un po’, e comprò casa, come Freddie Mercury e Mary Austin, sull’altro lato della strada. Altre geometrie hanno la sede storica dell’Einaudi di via Biancamano, nella parte di città dove Torino sembra qua e là Parigi; il complesso «pubblicitario» progettato da Oscar Niemeyer della Mondadori di Segrate; la nuova visionaria e piramidale sede della Feltrinelli nel quartiere di Porta Volta; gli spazi neopauperisti della NN a Porta Romana. Ma tutte le schede hanno un loro esordio canonico con la presentazione del contenitore: il Mulino è in «un palazzo patrizio dal fascino un po’ fané»
Dove e quando
Picasso. Periodo blu e rosa. A cura di Raphaël Bouvier. Fondation Beyeler, Basilea. Fino al 16 giugno. Catalogo ed. Fondation Beyeler, fr. 68.–. www.fondationbeyeler.ch
Un’incursione letteraria, ma anche geografica.
e, ancora a Bologna, la Zanichelli sta in un edificio fascista e monumentale con molto marmo, che si incontra venendo dalla stazione e andando verso Piazza Maggiore. Se le case delle case editrici ne determinino o meno i destini non è purtroppo dato di sapere nemmeno dopo avere letto per intero questo libro. Certo è che, all’opposto, se ne sa un po’ guardando dove queste imprese hanno scelto di abitare e che aspetto hanno deciso di dare ai loro spazi. È destino di raccolte come questa che qualcuno, a fronte della seppur rappresentativa rassegna, ne constati qualche lacuna, che è però di regola del tutto personale. Qui manca ad esempio la storica sede tradizionale della Marsilio, che sta in quella zona di Venezia che non è ancora Venezia o forse lo è in modo più obliquo e imprevedibile, dietro il parcheggio di Piazzale Roma. Cesare De Michelis è però citato un paio di volte nel libro: all’inizio per il ritorno eroico ed esemplare allo statuto di indipendente dopo una prima adesione al gruppo Mondadori-Rizzoli e verso la fine quando se ne ricorda un’antica stagione da pioniere a capo di un gruppo di giovani intellettuali fondatori. Questo libro ha a priori un suo fascino di genere: raccontare di imprese di libri e figure di editori è sfida che parte subito con qualche agio. Come accade peraltro nella emozionante introduzione di Claudio Magris a Quante Venezie, molto «veneto» libro postumo di De Michelis appunto che, in libreria, capita di acquistare perché nell’elegante vestito della casa editrice Italo Svevo di Trieste è posto proprio accanto a questo qui di Cristina Taglietti. «Ora mi mancano la sua intelligenza brusca e cordiale, il suo piglio sanguigno e generoso, in cui la fulminea comprensione delle cose e della loro sempre contraddittoria complessità si univa, in una straordinaria e rara miscela umana, a una pronta capacità di agire, di decidere, di intervenire e una magnanima solidarietà con gli altri». Bibliografia
Cristina Taglietti, Risvolti di copertina. Viaggio in 14 case editrici italiane, Roma-Bari, Editori Laterza, 2019.
20% di riduzione. Aperitivo analcolico dal 1964
Ricette rinfrescanti su www.crodino.ch
20%
7.20 invece di 9.00
Crodino 10×10 cl
OFFERTA VALIDA SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
51
Cultura e Spettacoli
Un clandestino della poesia
Pubblicazioni Con la curatela di Massimo Gezzi, una selezione delle poesie di Luigi Di Ruscio
Daniele Bernardi Quando la radio annunciò la morte di Luigi Di Ruscio era il 2011, e io non ne sapevo nulla. Qualcuno mi disse: «dovresti interessartene: è roba per te». Mi diedi da fare; come un segugio, setacciai gli scaffali di più librerie: quasi niente. Insistendo, saltò fuori un libro delle edizioni Ediesse: Poesie operaie. Scelta antologica. Lo lessi: fu l’equivalente dell’essere messo sotto una pressa. I versi di Di Ruscio avevano l’energia di una macina, di un tritacarne, di un macchinario che non cessava, pagina dopo pagina, di azzannare il mondo, masticarlo e risputarlo sul foglio; la loro folle verve poteva essere paragonata unicamente alla snervante insistenza di Céline. Allora scoprii che Di Ruscio non aveva che la licenza elementare; che, benché nato a Fermo nel 1930, aveva vissuto la maggior parte della sua vita in Norvegia, dove per quarant’anni era stato operaio in una fabbrica metallurgica – trascorreva i suoi giorni seduto a una macchina che produceva chiodi – e che la sera, tornato a casa dalla moglie e dai quattro figli, si barricava in uno stanzino (il suo «stalletto») per picchiare come un forsennato sui tasti di una vecchia Olivetti fino a tarda notte. Aveva scritto anche dei romanzi: Palmiro, Cristi polverizzati, La neve nera di Oslo; successivamente, nel 2014, Feltrinelli li avrebbe riuniti in un unico volume. Se si esclude la considerazione di alcuni intellettuali d’eccezione – Franco Fortini, Salvatore Quasimodo, Giancarlo Majorino e Antonio Porta
– non è improprio affermare, come ha fatto Massimo Raffaeli nella sua prefazione al recente volume a cura di Massimo Gezzi Poesie scelte, 1953-2010 (Marcos y Marcos, 2019), che la sua opera è stata relegata, per un’intera esistenza, a uno stato di «semiclandestinità». Ma va detto, anche, che è proprio questa dimensione di esilio – non solo editoriale – quella che meglio distingue la fisionomia e la forza dell’operazione di Di Ruscio. Alla collana Le ali della nota casa editrice milanese e al lavoro di Gezzi va quindi il merito, oggi, di consegnare finalmente a un pubblico più vasto la produzione di un poeta che sembra davvero non trovare corrispettivi nel panorama letterario italofono del Novecento. Il volume, basato su un progetto antologico dell’autore stesso, ne percorre le sette principali raccolte: da Non possiamo abituarci a morire, del 1953, a L’Iddio ridente del 2008; cioè dalle poesie dell’esordio, scritte quando Di Ruscio era ancora immerso nella lingua materna, fino alle ultime, composte, come la maggior parte, nel totale isolamento idiomatico (anche nella sua famiglia, il poeta era il solo a parlare l’italiano: nessuno dei suoi cari sapeva cosa stesse scrivendo). La poesia di Di Ruscio e la sua lingua ricca di licenze e invenzioni si presentano come una sorta di fiammeggiante laboratorio in cui si forgia una voce che è, in primo luogo, un atto di resistenza dell’oppresso nei confronti di ogni forma di potere. Riassemblando resti, scarti quotidiani, frammenti
Luigi Di Ruscio visse gran parte della propria vita in Norvegia. (youtube)
in un unico magma ribollente, il poeta elabora un’espressione che è arma e viatico, scudo e linfa che gli permette di sopravvivere, di respirare l’irrespirabile e di non cedere. Saldo nelle sue posizioni di reietto, di outsider, afferma la sua totale idiosincrasia nei confronti di qualsivoglia élite, poiché ogni verso «è un gesto gratuito e disinteressato / a disposizione di tutti gli uomini». Difficile, in questa sede, citare estratti che rendano la dimensione eruttiva, debordante, da colata continua, di una scrittura la cui forma è, innanzitutto, massa; ma proviamoci ugualmente: «uscire dalla fabbrica era come uscire da una guerra / dove si esce vivi solo per caso / tutto quell’unto polvere della trafilatrice / i saponi bruciati lo stridio dei ferri / il sudore che scen-
deva sino agli occhi / bruciava entrava nelle labbra / quest’urlo non potrà essere sentito / neppure gli urli di tutti noi messi insieme / chi non resiste verrà scaraventato / nel massimo dell’atroce / la fabbrica è l’ultima stazione / se ti licenziano è come se venissi sputato fuori nell’ignoto / in una caduta che non verrà attutita». Solo nella sua ultima silloge, L’Iddio ridente, Di Ruscio abbandona lo stile «mitragliatore» per darsi alla composizione di testi brevi, fulminanti, la cui intensità è quella di una scheggia di ordigno: «negli ultimi anni», scrive, «sono / stato preso dalle poesie cortissime / a comunicazione rapida / poesie violentissime / a presa diretta senza sotterfugi». Una scelta, questa, capace di dare nuovo respiro al lettore che,
dopo essere passato attraverso lo sferragliare di una scrittura tanto travolgente, assapora appieno l’intensità racchiusa in un intreccio di pochi versi. C’è da augurarsi che con questo bel volume, nel quale è possibile scorrere le fragorose metamorfosi di una poesia che, nonostante l’isolamento, non ha mai cessato di farsi sentire, di raccontare la miseria e la fatica, la rabbia e il metallo, la passione e lo sporco, l’opera del grande Luigi Di Ruscio raggiunga ora più lettori possibile con la forza che gli è propria: quella della bomba. Bibliografia
Luigi Di Ruscio, Poesie scelte, 19532010, a cura di Massimo Gezzi, Milano, Marcos Y Marcos, 2019. Annuncio pubblicitario
SOLO PER BREVE TEMPO A PREZZO RIDOTTO. CONNETTIVITÀ CON L’APP ORAL-B
32.80 Spazzolino elettrico Oral-B Pro 700 M-Budget 8800/20 000 rotazioni / pulsazioni al minuto, controllo della pressione, timer professionale (4 x 30 sec.) – 7179.739
Offerta valida fino a esaurimento dello stock. Trovi questo e molti altri prodotti nei punti vendita melectronics e nelle maggiori filiali Migros. Con riserva di errori di stampa e di altro tipo.
melectronics.ch
20% di riduzione.
In vendita nelle maggiori filiali Migros. SU TUTTI I PRODOTTI GYNOFIT, SU OGNUNO DEI 2 PRODOTTI ACQUISTATI, OFFERTA VALIDA SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
53
Idee e acquisti per la settimana
Come in pasticceria In estate gli amanti dei dessert non potrebbero proprio fare a meno di gelati, flan al caramello, panna cotta e parfait. I Topping regalano a questi classici quel qualcosa in più, sia otticamente che per quanto attiene al sapore. Quando non si ha troppo tempo, un’ottima alternativa sono i prodotti pronti della linea Patissier negli aromi fragola, caramello e cioccolato. Bastano un filo di topping e della frutta fresca aggiunte a due palline di gelato per creare in un baleno un irresistibile dessert dal carattere individuale.
Patissier Topping Fragola 250 g* Fr. 2.40
Patissier Topping Caramello 250 g* Fr. 2.40 *Nelle maggiori filiali
Annuncio pubblicitario
Novità
20x PUNTI
*
Aiuta a mantenere ossa forti e sane
Pelle sana e pelo lucido
Aiuta a mantenere sano il tratto urinario
È dimostrato riduca la formazione del tartaro
CON
SPIRULINA
7.50
Purina® VITAL BALANCE® per es. salmone 750 g
*In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
30% di riduzione. , Agnesi. C è ancora passione in Italia.
da 2 pezzi
30%
Tutto l’assortimento di sughi Agnesi a partire da 2 pezzi
da 2 pezzi
30%
Tutto l’assortimento di pesti Agnesi a partire da 2 pezzi
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 03.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
20% di sconto. DA 150 ANNI, COSÌ BUONE DA LECCARSI I PIATTI
TITEL Colleziona fino a 9 piatti di design*
Conf. da 2
20%
CARICA LO SCONTRINO SU
WWW.150-JAHRE-HEINZ.COM *Fino ad esaurimento scorte. Offerta divisa in 3 periodi promozionali. In ogni periodo saranno rilasciati 3 piatti ad edizione limitata. Altre informazioni e regolamento completo su: WWW.150-JAHRE-HEINZ.COM
Nei punti vendita Migros più grandi. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO AD ESAURIMENTO SCORTE
Su tutte le salse Heinz Ketchup, Heinz e Bull’s-Eye Conf. da 2, risparmia 20%
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
55
Cultura e Spettacoli
Per cinefili e non
Festival di Cannes Da Tarantino ad Almodóvar, passando
per Dolan e Malick: il livello dei film presenti è piuttosto alto
Quel piacere tanto temuto
Dvd Per chi se lo fosse perso al cinema,
Female Pleasure è ora anche in home video Simona Sala
Antonio Banderas è il protagonista del nuovo film di Almodóvar. (Youtube)
Nicola Mazzi La 72esima edizione del Festival di Cannes, appena conclusasi, è stata notevole, contraddistinta da numerosi film di qualità, da registi già affermati e da alcune giovani sorprese. In generale, il livello è stato alto sia per quanto riguarda lo spettacolo – che ha avuto il suo apice con l’arrivo sul tappeto rosso di Tarantino, Brad Pitt e Leonardo Di Caprio – sia per la qualità dei lavori proposti nei vari concorsi e in particolare in quello principale. Alcuni film sono già usciti in diversi Paesi e, grazie anche alla spinta del festival, stanno funzionando molto bene al botteghino: Dolore e Gloria di Pedro Almodóvar e I morti non muoiono di Jim Jarmusch su tutti.
Tra i temi in concorso il lavoro precario, la radicalizzazione e l’omosessualità, mentre Tarantino si diverte Oltre ai premi ufficiali che sono stati attribuiti sabato dalla giuria diretta dal regista Alejandro González Iñárritu, stilo una classifica personale. Se la scorsa settimana avevo segnalato, tra gli altri, il bel francese Les Misérables, nella seconda settimana della rassegna si sono visti i film migliori. A cominciare da quell’opera (perché le tre ore la rendono una vera e propria opera) che è A Hidden Life di Terrence Malick. Se negli ultimi film il regista americano aveva lavorato solo sulla forma lasciando perdere quasi del tutto il contenuto, in questo film le sue danze con la camera e la voce off che suggerisce sentimenti e sensazioni, sono accompagnate da un messaggio forte e concreto, che tra l’altro si ispira a una vicenda realmen-
te accaduta. Siamo in Austria, durante la Seconda guerra mondiale, e in un piccolo paese di contadini Franz Jägerstätter rifiuta di fare il saluto nazista e di arruolarsi nell’esercito di Hitler. Viene quindi imprigionato e poi ucciso. Un film che parla di vita e di morte, di coraggio e di speranza, delle cose semplici ma allo stesso tempo profonde. È un volo altissimo quello di Malick in A Hidden Life e quando si va così in alto c’è sempre il rischio di cadere e farsi male, ma lui riesce ogni volta a trovare il giusto equilibrio e la giusta leggerezza per volare lassù dove solo lui riesce. Una menzione speciale va allo straordinario Parasite del coreano Bong Joon-ho. Affidandosi all’ironia l’autore mette in scena il conflitto di classe. I protagonisti sono i membri della famiglia Ki-taek: tutti disoccupati vivacchiano di espedienti giornalieri, facendo capo a un’arguzia e a un’intelligenza che solo chi si trova in quella condizione possiede. Uno alla volta e in modo astuto riescono a farsi assumere dalla famiglia Park: ricchi borghesi che abitano in una villa ipermoderna. Una narrazione basata sui pregi e i difetti delle due famiglie (in rappresentanza di due ceti sociali agli antipodi) e che fa pensare a cose serie ma usando un tono leggero e divertente. Altre doverose segnalazioni è giusto farle per il rumeno The Whistlers, a conferma del fatto che quella cinematografia resta tra le più interessanti in Europa. Un poliziesco che strizza l’occhio al genere e ai classici del cinema, condito con una buona spruzzata di divertimento. Anche l’ultimo lavoro di Céline Sciamma – seppur adatto a un pubblico più cinefilo – è di buon livello. La ricostruzione di un amore saffico tra una pittrice e la sua musa nel 1770 è un gioiello di sguardi e di energia erotica sotterranea. Un accenno va fatto anche all’austriaca Jessica Hausner che ha realizzato un film curioso, ipercontrollato nei colori, nei
movimenti e nelle musiche, sulle mutazioni genetiche. E Tarantino? Beh, questo nuovo film (il nono) che ha scatenato l’inferno mediatico, è la conferma delle sue qualità e dei suoi difetti. Ha giocato – e lo ha fatto bene grazie anche al più grande cast mai avuto a disposizione (basti pensare che oltre a DiCaprio e Pitt ci sono Al Pacino, Margot Robbie, Dakota Fenning e il compianto Luke Perry). Ha messo in scena i suoi piaceri: dagli spaghetti western alle battute fulminanti, passando per una miriade di citazioni e senza dimenticare il sangue. Ha voluto ricordare, a modo suo, un tragico evento e cioè la morte di Sharon Tate per mano di Charles Manson. Ma alla fine, dentro questo bellissimo parco giochi, resta sempre un po’ poco. E questa volta, rispetto alla compattezza di altre sue opere come Le Iene o Jackie Brown, C’era una volta a… Hollywood risulta anche a tratti lento e slegato. Hanno convinto meno alcuni nomi attesi. Ken Loach ha scavato nel tema del lavoro precario, perdendo un poco di mordente rispetto ai suoi lavori precedenti. Da parte sua l’enfant prodige del cinema mondiale Xavier Dolan ha fatto – per sua stessa ammissione – un film di transizione sull’amicizia e l’amore omosessuale che non segna un grande passo avanti rispetto ai precedenti lavori. Neppure i fratelli Dardenne, che a Cannes sono di casa, hanno realizzato il loro miglior lavoro a causa di un tema difficile come quello della radicalizzazione di un giovane musulmano, che alla fine non viene risolto in modo convincente Non molto riuscito neppure Il traditore di Marco Bellocchio, sulla figura di Tommaso Buscetta. La ricostruzione della vita di questo famoso pentito di mafia è piuttosto didascalica e, per chi conosce quella vicenda, non aggiunge nulla di nuovo. Da elogiare, comunque, l’intensa prova di Pierfrancesco Favino e di tutto il cast.
Cosa hanno in comune l’americana Deborah Feldman, la somala Leyla Hussein, la tedesca Doris Wagner, la giapponese Rokudenashiko e l’indiana Vithika Yadau? Sono tutte donne, e dunque condividono ovviamente un sistema biologico e anatomico che comporta anche delle particolarità sul piano sessuale. Detto in altri termini, per quanto sia ancora oggi difficile, e questo in ogni parte del mondo, posseggono una vagina. E proprio in virtù di questa caratteristica, che le accomuna ad almeno altri quattro miliardi di esseri umani, ma che le differenzia da chi per lo più le leggi le fa e le applica (gli uomini), insieme a pannolini e biberon, nella culla si sono viste depositare anche un bel kit di discriminazione, che non le avrebbe abbandonate per una vita intera. Se non si fossero ribellate, come invece hanno fatto, raccontando le loro storie in un documentario profondo e a tratti commovente, capace di sollevare quesiti e di imporre la riflessione. Prendiamo Doris. Un volto angelico, che non ha perso le sue fattezze dolcissime nonostante l’immenso torto subito. Doris infatti per tutta la vita ha sognato di diventare suora. Una volta giunta in Vaticano però ha scoperto che il suo corpo (quel suo corpo che aveva preservato casto e puro, dopo avere deciso di diventare una sposa della chiesa) era al servizio di Padre B., che la stuprava tranquillamente senza battere ciglio, in quella che con tutta probabilità era una prassi internamente assodata. Avrebbe potuto denunciarlo? Fatto. Avrebbe potuto rivolgersi a Papa Francesco? Fatto. Con il risultato che gli uomini in causa sono ancora al loro posto, mentre Doris ha dovuto andarsene. Oppure la psicoterapista e attivista di origini somale Leyla, oggi residente a Londra, che è stanca di viaggiare di villaggio africano in villaggio africano e di scuola in scuola, spiegando l’atrocità dell’infibulazione, i suoi vari livelli e le sue conseguenze, fisiche e psicologiche. È stanca e addolorata perché ogni volta che parla di una pratica disgustosa e dolorosa, ingiusta e arbitraria, è costretta a rivivere la propria, di infibulazione, ricordando la lama di coltello
che tagliava, frugava e strappava. Particolari raccapriccianti che non vengono risparmiati a spettatrici e spettatori, proprio come a milioni di bambine non viene risparmiata la mutilazione degli organi genitali. Vi è poi Rokudenashiko, la simpatica giapponese che attraversa il mondo vestita da personaggio dei manga (in una sorta di transfer? infatti di professione è anche disegnatrice di manga). La sua è una lotta che si muove sul filo di una leggerezza solo apparente, poiché il suo intento è di sensibilizzare la società giapponese sul rapporto controverso e di chiusura che intrattiene con la sessualità femminile. Nel Paese del Sol Levante infatti sembra contemplata unicamente la sessualità maschile; quando sono le donne a rivendicarne una per sé – che tenga conto di esigenze diverse senza rifarsi immancabilmente alla pornografia di cui è zeppa la rete – rischiano grosso. Come la nostra artista, che solo a fatica e grazie al sostegno internazionale riesce a stare fuori dalla galera. Vi sono poi Deborah Feldman, l’ebrea chassidica di Brooklyn che ha abbandonato la propria comunità religiosa, non sopportando più di vivere in una società che applica metri di misura tanto diversi tra uomini e donne, e Vithika Yadau, cittadina di uno dei più popolosi Paesi del mondo da cui regolarmente ci giungono resoconti di agghiaccanti stupri, anche verso bambine molto piccole. Il documentario di Barbara Miller, che di donne si era già occupata in Forbidden Voices del 2012 (in cui dava la parola a tre blogger, una cinese, una cubana e un’iraniana costrette al silenzio dai regimi in cui vivono), ha vinto numerosi premi e raccolto i favori unanimi della critica internazionale. Ora, anche in vista dello sciopero del prossimo 14 giugno, vi è la possibilità, per chi se lo fosse perso al cinema, di vedere Female Pleasure su DVD. Un viaggio quasi d’obbligo, oseremmo affermare, per uomini e donne, poiché ai primi offre uno scorcio di una realtà psicologica, sociale e fisica molto più complessa di quanto si creda, e alle seconde perché dà la possibilità di scoprire la potenza e il valore racchiusi nel termine «sorellanza».
L’ebrea Deborah Feldman si avvolge provocatoriamente in uno scialle da preghiera, assolutamente vietato alle donne. (you tube) Annuncio pubblicitario
Leukerbad, pacchetto benessere 2019
Hotel Alpenblick direttamente vicino al Leukerbad Terme, www.alpenblick-leukerbad.ch, info@alpenblick-leukerbad.ch, Tel. 027 472 70 70, Fax 027 472 70 75, 3954 Leukerbad
Fr. 396.–
3 notti con mezza pensione, l‘ingresso giornaliero ai bagni termali del Leukerbad Terme, Sauna e bagno turco, libero accesso per la teleferica della Gemmi, per persona Leukerbad Plus Card 5 notti con mezza pensione, l‘ingresso giornaliero ai bagni termali del Leukerbad Terme, Sauna e bagno turco, libero accesso per la teleferica della Gemmi, per persona Leukerbad Plus Card 7 notti con mezza pensione, l‘ingresso giornaliero ai bagni termali del Leukerbad Terme, Sauna e bagno turco, libero accesso per la teleferica della Gemmi, per persona Leukerbad Plus Card Supplemento per camera singola Fr. 10.– al giorno su qualsiasi arrangiamento. La più grande piscina termale alpina d‘Europa è a vostra disposizione il giorno dell’arrivo dalle 12h 00
Fr. 660.– Fr. 896.–
«Più calda è la griglia, più fresca dev’essere la bevanda.» Regola per il grill di Raul S.
33%
Tutti i tipi di Coca Cola in conf. da 6 (bottiglie in vetro escluse), per es. Zero, 6 x 450 ml, 5.20 invece di 7.80
33%
Tutti i tipi di Coca Cola in conf. da 6 (bottiglie in vetro escluse), per es. Zero, 6 x 330 ml, 2.80 invece di 4.20
33%
Tutti i tipi di Coca Cola in conf. da 6 (bottiglie in vetro escluse), per es. Zero, 6 x 750 ml, 5.40 invece di 8.10
33%
Breve ricet ta ali di pollo alla Coca-Cola: 330 ml di Coca-Cola, 150 g di zucchero di canna, 2 cipolle e 2 spicchi di aglio tritati finemente, 50 g di ketchup, 2 cucchiai di salsa di soia, sale e pepe. Mettere tutti gli ingredienti in una ciotola e mescolare . Immergere 1½ kg di ali di pollo nella marinata, rigirarle e lasciarle marinare in frigo per 1 ora.
Tutti i tipi di Coca Cola in conf. da 6 (bottiglie in vetro escluse), per es. Zero, 6 x 1,5 l, 7.95 invece di 12.–
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
57
Cultura e Spettacoli
Happy Birthday, Mr. Batman
Anniversari Compie 80 il fumetto del Giustiziere Oscuro,
che pur senza alcun superpotere è uno degli eroi più amati di sempre
Enza Di Santo L’Uomo Pipistrello è certamente da considerarsi uno degli eroi dei fumetti più affascinanti di tutti i tempi. Definito supereroe, è privo di superpoteri e tutte le sue straordinarie capacità e la sua forma fisica perfetta sono frutto di duri allenamenti, studio approfondito e un innato senso della giustizia. Non sa volare, non spara raggi laser con gli occhi e non si attacca ai muri con le ragnatele: ciò nonostante, a 80 anni dalla prima uscita del fumetto negli Stati Uniti, il Cavaliere Oscuro è ancora uno dei personaggi più apprezzati e di maggior successo della DC Comics. Questo personaggio, ideato dal fumettista newyorchese Bob Kane, prese vita sul finire degli anni Trenta dello scorso secolo e fece la sua prima comparsa nel numero 27 di Detective Comics, del maggio del 1939, sul nascere della Golden Age del fumetto. I primi tre decenni del 1900, furono un periodo di fervida produzione di strisce animate di ogni genere come Mickey Mouse o Dick Tracy, e proprio quest’ultimo fu tra i personaggi che ispirarono l’Uomo Pipistrello. Sicuramente però, il supereroe che più aveva colpito Bob Kane e che permise alla sua idea di svilupparsi, si ritrova in Superman. Il supereroe kryptoniano, già
pronto dal 1933, aveva fatto il suo esordio nel 1938 riscuotendo un enorme successo, e lo scopo di Batman, commercialmente parlando, era di essere all’altezza del più super dei supereroi. Si scopre allora che dietro la maschera di Batman si cela il signor Bruce Thomas Patrick Wayne, uomo d’affari con risorse praticamente illimitate e attivo nelle opere filantropiche di Gotham City. Ma il suo modo di porsi distinto e carismatico non è altro che una facciata: Bruce infatti non riesce a instaurare legami amorosi o di amicizia duraturi perché il passato lo tormenta. Da bambino ha assistito all’omicidio dei genitori, ma non riuscendo a vedere il volto dell’assassino, questo è rimasto impunito, provocando in Bruce un grande senso di colpa. L’episodio porta alla genesi di Batman, un alter ego che combatte il crimine nella notte con lo scopo di stanare l’omicida e avere giustizia. Tale sete di giustizia gli varrà nel tempo il soprannome di Giustiziere Oscuro. Orfano, nella sua gigantesca villa, Bruce viene allevato dal maggiordomo Alfred, che pur mantenendo un certo grado di distacco, è l’unico a conoscerlo profondamente, a custodire i suoi segreti e a sostenerlo nella sua causa, malgrado ciò sia fonte di forte apprensione. Con Batman, la cinematografia ha
Il punk e il folk-rock in dialetto Open Air al Lagh La rassegna locarnese
propone l’8 e 9 giugno un cartellone grintoso
Sono già cinque edizioni: il festival che un gruppo di appassionati locarnesi ha fatto nascere quasi per scommessa, conferma la sua vitalità. Ne parliamo con Gabriele Figus, uno degli organizzatori: «Quando abbiamo iniziato, la nostra idea era di creare qualcosa di diverso, di alternativo, qualcosa di popolare. Poi, alla fine, è chiaro che la gente si aspetta sempre qualcosa in più. E naturalmente è lì che inizi a considerare la possibilità di avere band di alto livello. Tenendo d’occhio i costi si cerca sempre di alzare l’asticella della qualità». «Quando sei cresciuto un pochettino puoi ambire ad avere qualcosa che magari è nei tuoi sogni» continua Gabriele Figus. «Diciamo che l’anno scorso con i Bad Religion abbiamo fatto sicuramente un bel salto di qualità. E penso che abbiamo bruciato anche un po’ le tappe, ma proprio perché, come ogni cosa che si fa, se ci si mette impegno, poi si riesce ad arrivare». Certo la struttura organizzativa del festival non è paragonabile a quella delle grandi manifestazioni estive locarnesi: «In effetti siamo un’associazione no-profit con un comitato di quattro persone; poi chiaramente attorno a noi si costituisce un gruppo di persone che collabora. Lo facciamo per la gente, e da una parte è anche simpatico quando sei in giro trovare qualcuno che chiede “Allora chi viene quest’anno? Chi invitate? Perché non ci portate questo, perché non ci portate quello?”. Certo, noi abbiamo un altro budget rispetto ai festival più prestigiosi e facciamo sicuramente più fatica. Loro hanno persone che lavorano esclusivamente nella programmazione: per noi questo è un se-
Un pubblico entusiasta che ama le emozioni forti. (openairallagh.ch)
condo lavoro, perché ognuno di noi ha la sua professione». L’edizione 2019 è ben assortita: «A differenza degli altri anni saranno due serate ben calibrate: sabato i veneti FDP, gli svizzeri Crystall Ball, i No Fun At All, che sono un gruppo europeo molto riconosciuto, e infine gli AntiFlag che vengono dagli Stati Uniti. Domenica avremo i ticinesi Doomstep, i tedeschi New Roses, i Vad Vuc e poi Davide Van de Sfroos. Tra punk-rock e folk-rock, quest’anno il programma è veramente ricco ed equilibrato». Info: www.openairallagh.ch. / Red. Open Air Al Lagh
Locarno Sabato 8 e domenica 9 giugno 2019 In collaborazione con
sempre fatto il colpaccio, ma i film non bastano a spiegare questa figura, sulla quale si potrebbe aprire un capitolo filosofico. La sua particolarità sta nel suo essere umano, ma altrettanto nella sua sete di giustizia, che lo spinge a essere il dipinto di un super uomo capace di portare ogni suo pregio al massimo livello per sopperire a qualsiasi minima mancanza. Batman è ritenuto il migliore tra i detective della DC Comics ed è indispensabile al commissario Gordon, che lo richiama con il celebre segnale luminoso. Si distingue per la conoscenza approfondita di diverse discipline sportive e di combattimento, così come di diverse lingue. Ha un batsegnale, una batmobile, una batcaverna, un batelicottero e tutta una serie di batstrumenti di sua invenzione, perché bisogna ricordare che Bruce è anche un esperto chimico e scienziato, proprietario della Wayne Enterprises, che opera in settori molto diversificati e che sfrutta per agevolare le attività di Batman. Pochi sanno che Batman non è l’unico travestimento al quale Bruce Wayne ricorre nella sua lotta al crimine; egli s’infiltra tra le bande mafiose anche sotto le mentite spoglie di Cerino Malone. Ancora meno nota, è l’esistenza del figlio cattivo di Batman, che non
Il celebre attore Adam West, protagonista della serie Batman negli Anni Sessanta. (Keystone)
è Robin, ma il frutto della relazione con Talia al Ghul, figlia del suo acerrimo nemico Ra’s al Ghul, capo della Lega degli Assassini che entra per longevità nella cerchia degli immortali e dà filo da torcere anche a Superman e Wonder Woman. Un cattivone, che ha però una tale stima per Batman, che lo vorrebbe come genero. I grandi nemici del Cavaliere Oscuro, sono quasi sempre dotati di poteri extra-umani: mutazioni genetiche, ricerche sperimentali finite
male e agenti chimici, uniti a rancori e dispiaceri repressi sono i componenti di celebri arcicattivi come l’Enigmista, Joker, il Pinguino, Poison Ivy e Mister Freeze. Evidentemente, per riuscire in tutto questo, bisogna avere qualcosa di super, e forse il grande potere di Bruce Wayne risiede proprio nella sua forza di volontà, nel desiderio di mettere a tutti i costi fine alla criminalità di Gotham. Annuncio pubblicitario
ple Nep a s es 6 torim u lle 1 A a o 3 s 1 re dalle zona va p n o o i r l n l p g e B di giu Giro 6500 dì 5 | e l 0 o c i3 Mer scin n a r F Viale
KYBURZ PLUS e KYBURZ DX2 • Veicoli elettrici ecologici fino a 45 km/h • Prodotto elvetico • Anche senza patente di guida
era sta Svizz Per la Po uni Per com ustria Per l'ind e private on Per pers
Si prega di inviare i prospetti a: KYBURZ Switzerland AG Shedweg 2-8 CH 8427 Freienstein
Cognome / Nome: Indirizzo: NPA / Luogo: Telefono:
mi
Telefono: 044 865 63 63 www.kyburz-switzerland.ch
Azione
20%
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
su tutte le salse per arrosti di KNORR p. es. Salsa d’arrosto legata in barattolo 230 g 5.75 invece 7.20, offerta valida fino al 3.6.2019
Azione PELLE
LISCIA COME LA SETA per la tua
ESTATE! Da 2 pezzi
20% Su tutto l’assortimento Veet Da 2 pezzi, 20 % di sconto
In vendita nelle maggiori filiali Migros. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 10.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 27 maggio 2019 • N. 22
59
Cultura e Spettacoli
Mostruoso, geniale Berlioz Anniversari Un secolo e mezzo fa moriva il compositore francese Hector Berlioz,
di cui solo con il tempo si è scoperta l’assoluta grandezza
Giovanni Gavazzeni «Bisogna vivere duecento anni per potersi far conoscere in Francia, quando si è compositore!» Constatazione amara di un profeta inascoltato in patria, Hector Berlioz (1803-1869), che dovette attendere la morte per diventare emblema del riscatto gallico dopo il crollo del secondo Impero francese causa la rovinosa sconfitta nella guerra contro la Prussia. A un secolo e mezzo dalla morte di Berlioz, le etichette che perseguitarono il grande compositore romantico in vita – il poeta tedesco Heinrich Heine lo definì «sulfureo, babilonico, ninivitico, mostruoso, gigantesco, bizzarro» – sono diventate un valore. Un tesoro ammirato da più generazioni di grandi direttori, consegnato alle storiche incisioni di Pierre Monteux e Charles Munch, non dimenticando Toscanini e Thomas Beecham, fino alle rivelatrici integrali di Colin Davis. A ventisette anni Berlioz aveva già presentato al pubblico del Conservatoire di Parigi, la Symphonie fantastique (1830), per la quale scrisse un «programma» dove trovavano espressione le autobiografiche «scene della vita di un’artista», afflitto, come tutta la sua generazione, dal male di vivere. Il poetico spleen era condiviso con molti degli artisti presenti nel novembre del ’32 alla ripresa parigina della Fantastique: Victor Hugo, Dumas padre, Heine, Liszt e Paganini, Chopin e George Sand, Thèophile Gautiers e Jules Janin. Tutte le opere di Berlioz varcano i confini di genere, legandosi alla poesia, al romanzo, alla pittura, alla storia. «Una miscela di sentimenti e impressioni letterarie che vanno dall’antichità latina, alle evocazioni bibliche, ai ricordi di un Egitto tutto immaginario, visioni eroiche dell’infanzia che rimarranno costantemente presenti alla sua
fantasia fino alla più tarda età». Impressioni attinte da Virgilio, da Chateaubriand, da Goethe, da Thomas Moore, da Shakespeare, da Byron che spingono la fantasia del compositore a invenzioni timbriche inaudite e grandiose. Il clamoroso successo della Fantastique rivoluzionò «il campo dell’orchestrazione e si può dire che abbia fatto “scuola”», come scrisse Charles Gounod nel 1882, quando Berlioz era conteso fra i maggiori direttori francesi «fine secolo», Edouard Colonne, Charles Lamoureaux, Jules Pasdeloup. È il momento in cui le precorritrici ibridazioni compiute con la sinfonia per viola e orchestra Harolde en Italie (1834) e la sinfonia drammatico-vocale Roméo et Juliette (1839), l’oratorio visionario La Damnation de Faust (1846), i colossi religiosi Requiem (1837) e Te Deum (1855), diventarono colonne portanti dei programmi sinfonici che da Parigi si diffusero nel mondo. Rimasero un capitolo a parte le opere teatrali, dalla deliziosa commedia shakespeariana Béatrice et Bénédicte alla colossale epopea virgiliana dei Troyens, che dovettero attendere un secolo per essere comprese. Berlioz seguendo l’esempio dei suoi maestri più venerati, Gluck e Spontini, si sentiva operista. Vocazione frustrata dal fiasco dell’opera in cui voleva compendiare passato e presente, Benvenuto Cellini (1838). Un’opera ancor oggi difficile da allestire, come ricorda uno dei massimi studiosi berlioziani, David Cairns, «per il coro, specialmente nella vivida e tumultuosa scena del Carnevale, ma anche e di più per l’orchestra che procede a gran velocità, con continui cambi di accenti, con uno strumentale affilato come una lama di coltello in un costante intrico ritmico-timbrico». L’impreparazione del suo tempo alle sue tante novità valsero all’autore del Cellini una celebre
A tu per tu con il grande Ludwig van Musica Biglietti in
palio per una serie di concerti imperdibili
Ritratto dell’artista dipinto nel 1865. (Keystone)
caricatura: issato sopra un teatrino di burattini, il musicista soffia e agita una selva di strumenti brandendo un martello. Alla base una lapide ricorda «la grrrande rappresentazione di Malvenuto Cellini con pasquinate letterarie e arlecchinate musicali, al termine del quale verrà colata una grande statua… quella dell’autore». Descritto spesso
come balzano, bizzoso e bisbetico, Berlioz era «uomo tutto d’un pezzo, che non si piegava a concessioni o a compromessi», come scrisse Gounod: «chi cercava il suo “duro” giudizio non poteva attribuirlo alla vergognosa volubilità della gelosia, incompatibile con le alte proporzioni della sua natura nobile, generosa e leale».
Cosa c’entra il compositore argentino Mauricio Kagel (1931-2008) con il grande compositore tedesco Ludwig van Beethoven (1770-1827)? Moltissimo, nonostante l’evidente discrepanza temporale. A Mauricio Kagel infatti nel 1969 (nel 1970 ci sarebbe stato il 200esimo anniversario dalla morte di Beethoven) il Westdeutsche Rundfunk commissionò il film Ludwig van. La colonna sonora del film è un arrangiamento di alcuni frammenti delle opere di Beethoven, per l’occasione modificate. In una sorta di doppio omaggio al compositore di Bonn e alla visione rivoluzionaria di Mauricio Kagel, l’Orchestra della Svizzera italiana per i prossimi 7, 8 e 9 giugno ha in programma il Festival Ludwig van, tre serate al LAC durante le quali saranno eseguite le Sinfonie dispari di Beethoven: la 1 e la 3 (7 giugno), la 5 e la 7 (8 giugno) e la celebre Nona, in formato «open air», accompagnata da più di duecento coristi provenienti da tutta la Svizzera italiana per cantare l’Ode alla Gioia (9 giugno), che si esibiranno in Piazza Luini in un imperdibile momento musicale aperto a tutta la popolazione. L’evento culturale sarà anche l’occasione per guardare alla musica di Beethoven nella medialità contemporanea, grazie alla curatela del compositore Andrea Molino, che proporrà
Il segreto di Alan Parsons
Musica L’indimenticato «mago» del progressive rock torna sulle scene con un album
eclettico, destinato a sicuro successo anche tra gli amanti del pop più radiofonico Benedicta Froelich Nonostante siano passati oltre quarant’anni dall’epoca d’oro del cosiddetto «progressive rock», all’alba del 2019 sono ancora molti coloro che guardano a questo negletto genere come a qualcosa di irrimediabilmente datato, una vera e propria reliquia dell’era post-hippie. Accade così che anche un maestro assoluto quale il britannico Alan Parsons, anima del celeberrimo The Alan Parsons Project e attivo sulla scena fin dal 1976, sia stato perlopiù relegato a simbolo di inconfessabili nostalgie da musicofili; eppure, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’album con cui il 70enne Parsons ha appena effettuato il proprio ritorno sulle scene – l’ambizioso The Secret – lo conferma come uno degli autori tuttora più eclettici ed entusiasmanti del mondo anglosassone. E poiché dal progressive al rock sinfonico vero e proprio il passo è breve, stavolta sembra essere proprio l’esplorazione di una più tradizionale «forma canzone» a costituire il punto di partenza per l’esperimento che Alan ha deciso di tentare con questo nuovo lavoro solista, interamente impostato sul fil rouge del mistero e della cosiddetta magia, in primis intesa come l’innata capacità di ammaliare – non solo da parte dello stregone dotato di veri e propri poteri occulti, ma anche del semplice prestigiatore da avanspettacolo. Così, la traccia d’apertura dell’al-
Un lavoro che non disattenderà i fan di Alan Parsons.
bum è nientemeno che una rivistazione a base di chitarre elettriche del tema The Sorcerer’s Apprentice, dagli italofoni meglio conosciuto come «l’apprendista stregone», poema sinfonico composto nel lontano 1897 dal francese Paul Dukas e poi reso popolare in tutto il mondo dal noto film musicale Fantasia, realizzato da Walt Disney nel 1940. Dopo quest’unica parentesi strumentale in puro spirito à la Pink Floyd, Parsons si ributta però a capofitto in ciò che gli riesce meglio, ovvero la propria, personale mistura (sempre contraddistinta da invidiabile eleganza) tra un cantato dall’assoluto rigore formale e arrangiamenti strumentali futuristici e profondamente evocativi: ecco quindi che One Note Symphony riesce, ancora
una volta, a coniugare la maestosità orchestrale tanto cara ad Alan con l’elettronica vintage offerta da sintetizzatori tipicamente anni 70, il tutto coronato dagli efficaci vocals di Todd Cooper. E se i richiami aerospaziali sono evidenti nei frammenti di gracchianti dialoghi rubati all’etere – così come nel recitativo, che anela a future, eppure già arcaiche, tecnologie – la maestria di Parsons nell’intessere questa elaborata tela sonora offre all’ascoltatore la conferma di come il futurismo in un certo senso «datato» espresso dagli arrangiamenti di The Secret sia ancor oggi più attuale e godibile che mai, e di come Parsons riesca a donarlo al suo pubblico con la medesima disinvoltura e impeccabile professionalità dimostrata fin dagli anni 70. Il tutto secondo uno spirito duttile quanto personale, evidente anche in un brano dall’arrangiamento volutamente epico quale Requiem e perfino in tracce invece caratterizzate da sonorità esplicitamente radio-friendly (Miracle e, soprattutto, la beatlesiana Fly to Me). In questo meraviglioso patchwork sonoro, che si avvale dell’apporto di ospiti di rilievo quali Steve Hackett e Lou Gramm, si trovano, però, anche contaminazioni e commistioni a tratti inaspettate; come accade con le tracce che sembrano richiamare il miglior soft rock statunitense dei tardi anni 70 (si vedano l’intenso Sometimes e The Limelight Fades Away, che non sarebbero fuori posto in un album dei Su-
pertramp) o il patinato cantautorato di classe di Years of Glory e I Can’t Get There From Here. Eppure, a cavallo tra epicità ed easy listening, Parsons indulge anche in momenti di respiro suggestivo – e quasi metafisico nel suo arioso esistenzialismo – come il singolo As Lights Fall («benché nuvole cariche di dubbio abbiano ingrigito il mio sentiero / sono andato fino in fondo e ne ho affrontato il furore»); o, ancora, in un intermezzo intrigante e misterioso quale Soirée Fantastique, incentrato proprio sulla metafora del mago da palcoscenico e sui segreti che questi custodisce non solo nelle proprie maniche, ma soprattutto nei meandri dell’anima – e di come solo l’amore possa (forse) far crollare una volta per tutte le barriere innalzate tramite trucchi ed ingannevoli effetti speciali. In questo senso, la scelta che Parsons esprime lungo l’intera tracklist di The Secret appare quella di orientarsi verso un pop-rock più radiofonico e orecchiabile, anziché focalizzarsi esclusivamente sulle suggestioni del rock progressive e sinfonico nella loro accezione più integralista. Una decisione che oggi si rivela di fatto vincente, permettendogli di raggiungere un pubblico più vasto e dalle inclinazioni e gusti maggiormente contemporanei, e di evadere da quella «gabbia» che l’aderenza allo stile dei bei tempi andati avrebbe potuto imporgli – per esportare così la sua arte anche tra le giovani generazioni.
Andy Warhol, Beethoven (FS II.391), 1987 – dettaglio. Serigrafia. (© 2019 The Andy Warhol Foundation for the Visual)
un’installazione multimediale nel foyer del LAC e alcuni frammenti irriverenti ed estemporanei del film Ludwig van di Kagel a fare da cornice ai grandi testi sinfonici beethoveniani. L’organizzazione di questo evento coinvolge numerose istituzioni della Svizzera italiana: oltre al LAC e all’OSI con il suo direttore principale Markus Poschner, anche il Conservatorio della Svizzera italiana i cui studenti improvviseranno su estratti di Kagel dalle opere di Beethoven e il CISA-Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive di Locarno, che allestirà i monitor con i filmati di Kagel.
Concorso «Azione» mette in palio per i suoi lettori alcuni biglietti per i due concerti dedicati a Ludwig van Beethoven del 7 e dell’8 giugno (direzione del Maestro Markus Poschner) che si terranno nella Sala Teatro del LAC di Lugano (ore 20.30). Per partecipare al concorso è sufficiente seguire le istruzioni nella pagina www.azione. ch/concorsi. Buona fortuna!
Scansiona lo scontrino e vinci. Dal 28.5 all’8.6.2019. Scansiona lo scontrino tramite l’apparecchio automatico da gioco, l’app Migros oppure online. Puoi vedere subito se hai vinto.
Nella tua filiale Migros. Dopo l’acquisto, scansiona il codice a barre del tuo scontrino all’apparecchio automatico da gioco. Nella tua filiale non ci sono apparecchi automatici da gioco? Oppure vuoi partecipare gratuitamente? Su migros.ch/win trovi l’apparecchio automatico da gioco più vicino a te e la possibilità di partecipare gratuitamente.
Nell’app.
Sul sito web.
Avvia l’app e scansiona il codice a barre del tuo scontrino con la videocamera dello smartphone.
Vai sul sito web migros.ch/win e inserisci il codice numerico che trovi sul tuo scontrino sotto il codice a barre.
Il tuo premio.
r e n n i W 1 x 5 0x x 2 P
T UN
I
Ti attendono carte regalo Migros per un valore complessivo di fr. 1’000’000.– e oltre 1,8 milioni di punti Cumulus*. In bocca al lupo! * Stima basata su dati del passato.
PU NT I
PUN
TI
Partecipazione gratuita e condizioni di partecipazione su migros.ch/win
Azione 20%
50%
10.75 invece di 21.50
Tutti i tipi di crème fraîche Carne macinata di manzo per es. Valflora al naturale, 200 g, 2.05 invece di 2.60 Germania, conf. da 2 x 500 g / 1 kg
25%
Tutto l’assortimento Candida (confezioni multiple escluse), per es. dentifricio Multicare 7 in 1, 75 ml, 2.45 invece di 3.30, offerta valida fino al 10.6.2019
20%
11.50 invece di 14.40
Gelati da passeggio alla panna in conf. speciale fragola, vaniglia o cioccolato, con borsa frigo in omaggio, per es. fragola, 24 x 57 ml
25%
6.60 invece di 8.90
Ciliegie bio Italia, conf. da 500 g
a par tire da 2 pe z zi
20%
30%
Carta igienica Soft in confezioni speciali Recycling o Deluxe, per es. Deluxe, FSC, 24 rotoli, 14.55 invece di 20.80, offerta valida fino al 10.6.2019 Migros Ticino Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Tutto l’assortimento per l’igiene intima femminile (sacchetti igienici esclusi), a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione, offerta valida fino al 10.6.2019
Incredibile freschezz 30%
15.95 invece di 23.10
Salmone affumicato bio in conf. speciale d’allevamento, Irlanda/Norvegia, 260 g
40%
2.60 invece di 4.40
Bistecca di lonza di maiale marinata Grill mi, TerraSuisse per 100 g
25%
2.70 invece di 3.65
Mini filetti di pollo Optigal Svizzera, imballati, per 100 g
Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
30%
2.55 invece di 3.70
Filetto di passera MSC Atlantico nord-orientale, per 100 g, valido fino all’1.6.2019
20%
3.35 invece di 4.20
Spezzatino di vitello TerraSuisse Svizzera, imballato, per 100 g
a. Per te. 50%
40%
6.95 invece di 11.60
1.15 invece di 2.30
Prosciutto crudo dei Grigioni surchoix in conf. speciale Svizzera, 153 g
33%
Ali di pollo Optigal al naturale e speziate, Svizzera, per es. speziate, al kg, 9.– invece di 14.50
Costine di maiale Svizzera, al banco a servizio, per 100 g
30%
9.50 invece di 13.75
Cervelas TerraSuisse prodotti in Svizzera, conf. da 5 x 2 pezzi / 1 kg
«La gioia dell’estate inizia con il risparmio.»
20%
Chips Zweifel in conf. XXL Big Pack e Kezz in conf. da 2 per es. chips alla paprica in conf. XXL Big Pack, 380 g, 5.95 invece di 7.75
40%
5.50 invece di 9.20
Bratwurst di maiale Grill mi in conf. speciale 4 pezzi, 500 g
20%
2.90 invece di 3.70
Carote bio Italia, imballate, 1 kg
35%
9.50 invece di 14.90
Asparagi bianchi Extra Germania, al kg
20%
13.50 invece di 16.90
Tutte le rose dell'altopiano Fairtrade, mazzo da 9 disponibili in diversi colori, lunghezza dello stelo 50 cm, per es. fucsia, il mazzo
20%
3.90 invece di 4.90
Pomodori carnosi Ticino, sciolti, al kg
15%
11.80 invece di 13.90
Tutte le peonie, mazzo da 5 disponibili in diversi colori, per es. rosa, il mazzo
Migros Ticino OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
20%
3.90 invece di 4.90
Zucchine Ticino, sciolte, al kg
25%
1.60 invece di 2.20
Insalata iceberg Svizzera, il pezzo
– .5 0
di riduzione
2.40 invece di 2.90
Insalata Alice Anna’s Best 250 g
33%
3.95 invece di 5.90
Albicocche bio Spagna, confezione da 500 g
conf. da 2
30%
2.45 invece di 3.50
Prosciutto cotto TerraSuisse in conf. da 2 per 100 g
20%
1.75 invece di 2.20
Caseificio Gottardo prodotto in Ticino, a libero servizio, per 100 g
20%
6.65 invece di 8.40
Bresaola Beretta IGP Italia, affettata, conf. da 100 g
20%
1.60 invece di 2.–
Formaggella Ticinese 1/4 grassa prodotta in Ticino, a libero servizio, per 100 g
20%
1.50 invece di 1.95
Formagín ticinés (Formaggini ticinesi) prodotti in Ticino, a libero servizio, per 100 g
25%
1.30 invece di 1.75
Asiago pressato DOP a libero servizio, per 100 g
o li g fo a rt o p a lv a s a s e p s a L
20%
Tutti gli yogurt bio (yogurt di latte di pecora esclusi), per es. alla fragola, 180 g, –.60 invece di –.80
conf. da 2
20%
conf. da 3
30%
4.– invece di 5.–
Mozzarelline Alfredo in conf. da 2 2 x 160 g
Tortelloni M-Classic in conf. da 3 di manzo o ai funghi, per es. ai funghi, 3 x 250 g, 8.10 invece di 11.70
conf. da 2 conf. da 2
20%
Menu Anna’s Best in conf. da 2 Chicken Satay o Mah Mee, per es. Chicken Satay, 2 x 400 g, 12.40 invece di 15.60
20%
1.25 invece di 1.60
Appenzeller dolce ca. 350 g, per 100 g
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
20%
7.– invece di 8.80
Miscela per torta al formaggio M-Classic in conf. da 2 2 x 250 g
ti aspetta qui.
20%
Bastoncini alle nocciole, fagottini alle pere e fagottini alle pere bio per es. bastoncini alle nocciole, 4 pezzi, 4 x 55 g, 2.60 invece di 3.25
a par tire da 2 pe z zi
30%
20x PUNTI
Tutti i tipi di biscotti Petit Beurre a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione
Tutto l’assortimento Alnatura e Alnavit per es. olio di cocco vergine Alnatura, 220 ml, 4.60
conf. da 10
30%
Risoletto e Mahony Frey in confezioni speciali, UTZ per es. mini Risoletto assortiti, 840 g, 11.75 invece di 16.80
30%
Hit
15.60 invece di 22.35
4.70
Tavolette di cioccolato Frey da 100 g in conf. da 10, UTZ assortite
Knoppers in conf. speciale 15 x 25 g
conf. da 8
25%
Mitico Ice Tea al limone o alla pesca in conf. da 8, UTZ 8 x 500 ml, per es. al limone, 5.40 invece di 7.20
20%
M&M’s e Maltesers in conf. speciali per es. Maltesers, 400 g, 6.30 invece di 7.90
20%
Tutte le salse per arrosti per es. Bon Chef, in bustina, 30 g, 1.20 invece di 1.50
30%
5.35 invece di 7.65
Crocchette di rösti Delicious in conf. speciale surgelate, 1 kg
a par tire da 2 pe z zi
20%
30%
Tutti i sughi Agnesi a partire da 2 pezzi, 30% di riduzione
Tutti i ketchup e tutte le salse per grigliate Heinz e Bull's-Eye per es. salsa al curry e al mango Heinz, 220 ml, 2.– invece di 2.50
conf. da 10
33%
Tutti i tipi di Coca Cola in conf. da 6 (bottiglie in vetro escluse), per es. Zero, 6 x 1,5 l, 7.95 invece di 12.–
20%
Sanbittèr o Crodino San Pellegrino in conf. da 10 10 x 100 ml, per es. Sanbittèr San Pellegrino, 6.20 invece di 7.75
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
conf. da 2 conf. da 2
30%
Spaghetti o orecchiette Garofalo in conf. da 2 per es. spaghetti, 2 x 500 g, 3.75 invece di 5.40
40%
8.60 invece di 14.40
Filets Gourmet à la Provençale Pelican in conf. speciale, MSC surgelati, 800 g
33%
3.95 invece di 6.–
San Pellegrino in conf. da 6 x 1,25 l
20%
Kellogg’s in conf. da 2 Choco Tresor, Special K o Chocos, per es. Choco Tresor, 2 x 600 g, 10.40 invece di 13.–
conf. da 4
30%
Tutti i tipi di caffè Exquisito, in chicchi e macinato, in conf. da 4, UTZ 4 x 500 g, per es. in chicchi, 21.– invece di 30.–
20%
Tutto l'assortimento Sarasay per es. succo d’arancia, Fairtrade, 1 l, 2.30 invece di 2.90
20%
Tutto l'assortimento di farina (prodotti Alnatura esclusi), per es. farina bianca TerraSuisse, 1 kg, 1.45 invece di 1.85
20%
Tutto l’assortimento di reggiseni, biancheria intima e per la notte da donna per es. canottiera Ellen Amber, bianca, tg. S, il pezzo, 11.80 invece di 14.80
a par tire da 2 pe z zi
20%
Tutto l’assortimento per la depilazione Veet e I am (prodotti I am men e confezioni multiple esclusi), a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione, offerta valida fino al 10.6.2019
a par tire da 2 pe z zi
20%
Tutte le colorazioni L’Oréal e Garnier a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione, offerta valida fino al 10.6.2019
20%
Lame di ricambio Gillette Venus in conf. da 6 o da 8 per es. lame Spa Breeze in conf. da 8, 25.25 invece di 31.60, offerta valida fino al 10.6.2019
a par tire da 2 pe z zi
20%
Tutto l'assortimento per la cura del bebè Penaten a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione, offerta valida fino al 10.6.2019
OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
50%
Tutto l'assortimento di padelle Greenpan adatte anche ai fornelli a induzione, per es. Andorra a bordo basso, Ø 28 cm, il pezzo, 29.95 invece di 59.95, offerta valida fino al 10.6.2019
30%
Padelle Prima Cucina & Tavola e salvapentole Cucina & Tavola in conf. multiple per es. padelle Prima in set da 2, Ø 20 e 28 cm, 24.40 invece di 34.90, offerta valida fino al 10.6.2019
a par tire da 2 pe z zi
50%
Tutti i tovaglioli, le tovagliette e le tovaglie di carta Cucina & Tavola e Duni, FSC (prodotti Hit esclusi), a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione, offerta valida fino al 10.6.2019
conf. da 3
15%
Detersivo per i piatti Handy in confezioni multiple per es. Power Orange in conf. da 3, 3 x 500 ml, 6.10 invece di 7.20, offerta valida fino al 10.6.2019
Hit
9.95
Hit
7.80
Vaschette per grigliare in alluminio Tangan n. 53 34 x 23 cm, 16 pezzi, offerta valida fino all'1.7.2019
a par tire da 2 pe z zi
50%
Teglia per muffin o stampo per gugelhopf Cucina & Tavola Tutto l’assortimento Handymatic Supreme disponibili in verde, rosa o viola, per es. teglia per (sale rigeneratore escluso), a partire da 2 pezzi, muffin, rosa, il pezzo, offerta valida fino al 10.6.2019 50% di riduzione, offerta valida fino al 3.6.2019
conf. da 2
20%
Detergenti Potz e M-Classic in confezioni multiple per es. Potz Calc in conf. da 2, 2 x 1 l, 8.80 invece di 11.–, offerta valida fino al 10.6.2019
a par tire da 2 pe z zi
50%
Tutto l’assortimento di prodotti Hygo WC a partire da 2 pezzi, 50% di riduzione, offerta valida fino al 3.6.2019
3 0. –
di riduzione
89.– invece di 119.–
Auricolari in ear per lo sport Reflect mini 2 neri il pezzo, offerta valida fino al 3.6.2019
«Il dessert non può mancare.»
Regola per il grill di Valeria V.
40%
a par tire da 2 pe z zi
20%
3.70 invece di 6.20
Tutti i gelati Crème d’Or da 200 ml, 750 ml e 1000 ml nonché in confezioni multiple surgelati, a partire da 2 pezzi, 20% di riduzione
Pesche noci gialle Spagna, al kg
20%
2.30 invece di 2.90
Tutti i meloni interi (bio e Sélection esclusi), per es. melone retato, Italia, il pezzo
35%
2.95 invece di 4.60
Lamponi Spagna/Portogallo, vaschetta da 250 g
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. OFFERTE VALIDE SOLO DAL 28.5 AL 3.6.2019, FINO A ESAURIMENTO DELLO STOCK
Suggerimento per preparare un dessert alla griglia: grigliare meloni, nettarine o banane e servirli con una pallina di gelato e bacche fresche. Per un tocco croccante in più basta aggiungere cantuccini, amarettini o scaglie di noce di cocco tostate.