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Tetrasci, curve in un respiro sulle piste lucernesi
Altri campioni ◆ Da qualche mese in Svizzera anche le persone tetraplegiche possono sciare in modo autonomo
Davide Bogiani
Tutto è pronto nella località sciistica di Sörenberg, nell’Entlebuch – distretto del Canton Lucerna –, per accogliere il primo amante della neve tetraplegico che scierà in modo autonomo lungo le piste del Rossweid.
A riceverci sul piazzale, alla partenza degli impianti, in una fredda mattina di gennaio, è Richard Studer, esperto maestro di sci, specializzato nell’insegnamento per persone con lesioni midollari e con alle spalle oltre vent’anni di esperienza maturata con il monosci e il dualsci: «Oggi è un giorno speciale» esordisce Studer, «con noi ci sarà Martin Friedli, ex competitore di sci, che a causa di un incidente è rimasto tetraplegico».
Saliamo in cabinovia per arrivare nel cuore della stazione, dove l’Associazione Svizzera dei Paraplegici dispone di un ampio locale in cui sono depositati numerosi monosci e dualsci. E dove da quest’anno è comparso anche un tetrasci.
Sul viso di Martin Friedli traspare una strana espressione, mista fra stupore e sana diffidenza di fronte a questo attrezzo decisamente innovativo, ma anche ingombrante e pesante. «Il tetrasci è qualcosa di completamente nuovo, anche per noi maestri è completamente diverso rispetto sia al monosci che al dualsci» spiega Studer. «Appena sotto la scocca in cui si siede lo sciatore è posizionato un motore ad alimentazione elettrica che aziona due cilindri, i quali a loro volta muovono gli sci nelle varie direzioni, permettendo l’esecuzione di curve a velocità e raggi diversi».
Martin viene inizialmente istruito. Attraverso un joystick posizionato sul poggiabraccio del tetrasci è possibile azionare i cilindri, che fanno spostare gli sci per curvare nella direzione desiderata. «Con il movimento laterale del joystick – spiega Studer – l’attrezzo può essere guidato a destra e a sinistra, mentre la manovra verticale porta gli sci più piatti e paralleli oppure a spazzaneve, modificando quindi la velocità della sciata».
E se lo scopo è quello di rendere il più autonomo e indipendente lo sciatore – come ha spiegato il fondatore del tetrasci, il professor Jeffrey Rosenbluth durante la settimana di formazione lo scorso mese di dicembre sui pendii del Parsenn a Davos –è altresì importante garantire la totale sicurezza. Questo è possibile trami- te due sistemi. Innanzitutto attraverso una corda che unisce il tetrasci al maestro e che permette a quest’ultimo di gestire la velocità e di intervenire tempestivamente in caso di necessità per ritrovare il controllo dell’attrezzo. Inoltre il maestro di sci tiene sempre in una mano un telecomando che gli consente di guidare l’attrezzo in remoto, correggendo eventuali errori commessi dallo sciatore.
Il sole a Rossweid timidamente filtra dai vetri ed entra nel locale. Per Martin Friedli è giunto il momento di uscire e di lanciarsi sulle piste. Le prime discese, contratte e poco eleganti, lasciano sempre più spazio a una sciata armoniosa ed efficace, quella sciata che Martin Friedli proponeva da ragazzino, quando nella sua stessa squadra, al suo fianco, come avversario e compagno c’era Beat Feuz. Martin sa leggere bene il terreno, gestisce la velocità. «Grazie alla sua esperienza, in sole poche discese Martin ha saputo proporre una sciata completamente indipendente – spiega Studer – che ha richiesto solo alcuni piccoli correttivi durante la discesa e chiaramente il mio aiuto nella risalita sullo skilift».
Il 2023 è dunque un anno molto importante per gli istruttori che vorranno acquisire esperienza con questo nuovo attrezzo. Importanti saranno soprattutto, in questi primi mesi, i feedback dei clienti, iniziando da quello, appunto, di Martin Friedli . Esperienza che certo non manca all’ideatore del tetrasci, Jeffrey Rosenbluth, che come accennato poche righe sopra, si è recato sulle Alpi per istruire un gruppo di maestri, tra cui appunto lo stesso Richard Studer.
L’iniziativa del visionario Rosenbluth, direttore medico del programma di riabilitazione acuta delle lesioni al midollo spinale presso l’University of Utah Health Sciences Center, è nata nel 2008. Da allora un team di ingegneri, medici, ricercatori e meccanici si sono uniti per creare un attrezzo che fosse in grado di essere preciso, solido, resistente alle fredde temperature delle montagne e soprattutto che rendesse possibile anche alle persone colpite da una tetraplegia la maggiore indipendenza possibile.
Una tecnologia che riesce ora a rendere autonomi anche coloro i quali con il proprio fisico riescono soltanto a respirare e che non muovono più alcuna parte del corpo. «Gli ingegneri – ci spiega Studer – hanno creato un incredibile sistema: attraverso una cannuccia che da un’estremità viene collegata ai comandi del motore, lo sciatore inspirando permette al tetrasci di curvare a destra, espirando a sinistra. Sciare con i polmoni, una cosa davvero incredibile». Incredibile e innovativa, come i campionati nazionali di tetrasci che si terranno nella Powder Mountain Resort in Eden, nello Utah, il prossimo 24 marzo; al via si allineeranno qualche decina di partecipanti.
«Nel frattempo noi ci esercitiamo – continua Studer – e cercheremo nel corso della stagione di dare la possibilità al maggior numero di persone di provare questa esperienza». Esperienza decisamente positiva per Martin Friedli, che ha deciso di rientrare dalle piste dopo alcune ore di puro divertimento e libertà. Già, la libertà e quel sentimento che lega chiunque trascorra del tempo in montagna, nella natura. E allora, mentre i maestri di Sörenberg acquisiranno sempre nuove importanti esperienze, a noi non resta che guardare con grande entusiasmo a questo attrezzo, e chissà che fra qualche anno anche sulle Alpi non potranno svolgersi i Campionati svizzeri!