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Svolta a destra il prossimo autunno?

Domenica 12 febbraio si è votato per il rinnovo del Parlamento e del Governo nei Cantoni di Basilea Campagna e Zurigo. Soprattutto l’elezione nel Cantone più popoloso della Svizzera viene considerata un importante banco di prova per i partiti in vista delle elezioni federali di ottobre. Ma è davvero così? Dal risultato delle elezioni cantonali zurighesi si può già intuire quale sarà l’esito delle federali? «Se analizziamo gli ultimi 20 anni, dal voto zurighese è sempre emersa una tendenza che è stata confermata 8 mesi più tardi a livello nazionale», spiega Sean Müller, esperto di politica svizzera, federalismo comparato e democrazia diretta all’Università di Losanna. «È stato così nel 2019, quando i partiti ecologisti hanno vinto prima a Zurigo e poi alle federali. L’onda verde non è quindi arrivata del tutto a sorpresa».

Dalla recente elezione zurighese emerge una sostanziale stabilità. Non si è verificato uno spostamento né verso sinistra né verso destra. Con 91 seggi su 180, la cosiddetta Alleanza climatica ha mantenuto la maggioranza in Parlamento, anche se risicata. L’UDC, la grande sconfitta di quattro anni fa, ha registrato una leggera avanzata (+0,5%), così come il PLR (+0,2%), il PS (+0,01%) e l’Alleanza del Centro (+0,2%), che ha guadagnato tre seggi. Dopo aver ottenuto una vittoria storica nel 2019, i Verdi hanno perso 1,5 punti percentuali e tre poltrone. Anche i Verdi liberali hanno registrato un calo dello 0,2% delle preferenze. Il 2 aprile ci sarà l’ultimo grande test prima delle elezioni federali: si andrà alle urne a Lucerna, Ginevra e in Ticino per il rinnovo di Parlamento e Governo. Sarà un «Super Sunday» in tre regioni linguistiche del Paese che fornirà ulteriori importanti indicazioni ai partiti.

Sean Müller, quali partiti devono preoccuparsi in vista delle elezioni federali?

Il voto a Zurigo e Basilea-Campagna ha evidenziato una grande stabilità e non ha prodotto scossoni politici come nel 2019. Tra gli sconfitti ci sono sicuramente i Verdi che hanno perso tre seggi nel Parlamento zurighese. È un risultato che deve preoccupare i vertici del partito che hanno ancora 8 mesi per invertire la tendenza negativa. Va ricordato che le indicazioni emerse nelle elezioni cantonali non sempre si riflettono a livello federale, soprattutto se i partiti riescono a reagire, cambiando la loro strategia. E il passato ci insegna che i sondaggi non sono infallibili. A Zurigo, ad esempio, il barometro elettorale prevedeva una sconfitta del Partito socialista che ha addirittura guadagnato un seggio.

Il risultato dei Verdi a Zurigo ci dice che la crisi climatica non è più al centro delle preoccupazioni della popolazione e che l’onda verde si è indebolita?

Direi piuttosto che l’onda si è trasformata. Dal 2019 i Verdi liberali hanno costantemente aumentato la loro base elettorale e hanno più che raddoppiato i loro seggi nei Parlamenti cantonali. Quindi l’onda verde c’è ancora, ma è diventata un’onda verde liberale. Anche se a Zurigo non hanno potuto continuare la loro cavalcata vincente, i Verdi liberali confermano l’ottimo risultato ottenuto 4 anni fa. Il risultato di Zurigo va quindi considerato un successo per il partito più giovane della Svizzera.

I Verdi, come detto sconfitti nel voto zurighese, devono accantonare i loro propositi di conquistare un seggio in Consiglio federale?

Se il risultato zurighese sarà confermato alle federali di ottobre, i Verdi non potranno più rivendicare una poltrona in Governo. Già oggi, con la percentuale attuale, un seggio per i Verdi non è giustificabile, soprattutto se sommato alle due poltrone occupate dai consiglieri federali socialisti. Per entrare nella stanza dei bottoni a Berna, il partito ecologista non solo deve confermare il risultato di 4 anni fa, ma addirittura fare meglio. Alla luce del voto zurighese, oggi, non vedo come possa guadagnare delle preferenze a livello federale.

Dal canto suo, il PLR non è riuscito a conseguire il suo obiettivo, ossia superare il PS e diventare il secondo partito nel Canton Zurigo. Cosa significa questo risultato per

Ora in azione

il rinnovo del Parlamento federale di ottobre?

Il sistema elettorale elvetico promuove la stabilità e la rappresentanza di tutto l’elettorato in Parlamento. Per questo motivo assistiamo raramente a grandi cambiamenti nel panorama partitico, come avviene invece in altri Paesi. Secondo me, il PLR non riuscirà a superare il PS. Il sorpasso potrebbe riuscirgli se nei prossimi mesi saremo chiamati ad affrontare una grave crisi economica. Stando ai sondaggi, viene percepito dall’elettorato come il partito più competente in ambito economico, finanziario e quello più capace di trovare le soluzioni migliori per lottare contro la disoccupazione o l’inflazione. Al momento il dibattito non si concentra però unicamente su argomenti economici e quindi non vedo come il PLR possa diventare la seconda forza politica a livello nazionale.

L’Alleanza del Centro ha invece guadagnato tre seggi e, almeno a Zurigo, sembra aver arrestato un declino che durava da decenni. La scelta di cambiare nome darà quindi ragione al suo presidente Gerhard Pfister?

Sì, io credo che l’Alleanza del Centro ritornerà a vincere anche a livello federale. Le ragioni di questa inversione di tendenza sono molteplici. Prima di tutto il cambio del nome ha permesso al partito di liberarsi dalla radice cristiana, dalla «c» che lo faceva apparire fuori moda, all’antica, noioso e sorpassato. Grazie al nuovo nome occupa ora una posizione ben definita, tra la sinistra e la destra, e si propone come una forza capace di trovare compromessi tra i due poli. Il compromesso è la grande forza del sistema politico svizzero. L’Alleanza del Centro vuole essere il partito di quell’elettorato che si è stufato della crescente popolarizzazione a cui si sta assistendo in Svizzera. Inoltre con il cambio di nome ha dimostrato che è capace di reinventarsi. Da un giorno all’altro ha smesso quella veste che lo vedeva come il partito legato al modello tradizionale della famiglia, al Sonderbund, all’autonomia cantonale, presentandosi ora come il partito del futuro, del cambiamento e di tutta la Svizzera.

Dopo aver perso nettamente nel 2019, l’UDC ha guadagnato a Zurigo 0,4 punti percentuali. A cosa va ricondotto questo risultato positivo? Ai temi su cui punterà in campagna elettorale: politica d’asilo, migrazione, sicurezza, neutralità e il dibattito intorno alla lingua inclusiva?

Stando ai sondaggi sono altre le preoccupazioni della gente: il carovita, la sicurezza sociale, l’aumento dei costi delle casse malati. L’UDC guadagna consensi quando gli altri partiti sono deboli e non riescono a mobilitare la loro base elettorale. Una base elettorale composta da persone che provano delle simpatie per il PS, i Verdi o il PLR, ma che non va a votare per varie ragioni: perché si tratta di giovani e se ne dimenticano, perché pensano che comunque non serva a nulla o che non sia importante recarsi alle urne. Se gli altri partiti condurranno una campagna elettorale convincente, non vedo come l’UDC possa aumentare e superare il 30% delle preferenze. Credo che abbia ormai raggiunto il culmine della sua forza elettorale.

Negli ultimi 10 anni le elezioni federali sono state influenzate più dai temi internazionali che da quelli nazionali. Nel 2011 dalla catastrofe di Fukushima, nel 2015 dalla crisi migratoria, nel 2019 dalla crisi climatica. Nel 2023 quali problemi potrebbero condizionare la campagna elettorale?

Finora sembra che sarà la guerra in Ucraina e le conseguenze che avrà in Svizzera. Al momento rimane comunque un conflitto molto lontano, se non fosse per le decine di migliaia di profughi che hanno cercato rifugio da noi. In ogni caso la guerra potrebbe vivere un’escalation di violenza e avere gravi ripercussioni sul nostro Paese e sul dibattito politico interno. Se la guerra dovesse diventare davvero il tema dominante prima delle elezioni federali di ottobre, allora potremmo assistere a una svolta a destra in Consiglio nazionale poiché, stando ai sondaggi, l’UDC e il PLR sono considerati i partiti che sanno fornire le soluzioni migliori per salvaguardare la sicurezza internazionale e la protezione nazionale.

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