DALLA CRONACA ALLA STAMPA 36 un altro momento? Prima di essere nella tua pancia, dov’ero?”. C’è poi la disgiunzione temporanea introdotta dalla cioconservazione che può consentire addirittura procreazioni postume. Ma il cambiamento antropologico più potente – sottolinea l’accademico – è quello della possibilità che non solo il padre, ma anche la madre sia incerta, perché c’è la possibilità che ci siano donne che donano gli ovuli o hanno portato avanti solo la gestazione. La vertigine della differenza ruota tutta intorno alle possibilità di diventare genitori, che la procreazione medicalmente assistita offre, a persone omosessuali e transgender. Sono tutte situazioni totalmente inedite. C’è infine la vertigine della predizione – prosegue Ansermet – legata alla possibilità di selezionare i gameti e al dibattito sulla manipolazione del DNA per correggere difetti genetici. Si arriva così a tecnologizzare la procreazione e forse un giorno arriveremo fino al paradosso che gli emarginati saranno gli eterosessuali che si riprodurranno senza fare ricorso alla Pma. Ciò che conta – constata in conclusione lo psichiatra – è non fare della modalità di procreazione un destino, il futuro del bambino dipenderà da cosa farà, perché il divenire è l’avvenire. La nostra missione clinica è di aprire l’avvenire, senza cadere nella trappola della casualità legata alle modalità di procreazione». Per Magda Di Renzo, psicoterapeuta e responsabile del servizio Terapia dell’IdO, «questi sono temi che necessitano di una riflessione, perché ci siamo trovati con una discrepanza tra le innovazioni tecnologiche e la velocità con cui queste arrivano e la nostra capacità di elaborare dei pensieri intorno ad esse. Sono argomenti che ci pongono di fronte a una nuova connessione tra il vivente e la cultura. Noi, da terapeuti – riflette Di Renzo – dobbiamo avere l’umiltà di stare accanto a queste madri e alle loro storie che fino a qualche tempo fa erano impensabili. Abbiamo il compito di essere aperti senza cadere nella tentazione del politicamente corretto, senza scivolare da una parte nel catastrofismo o nell’esaltazione dall’altra». Dalla sua prospettiva di psicoterapeuta dell’età evolutiva, Di Renzo pone infine l’accento sull’importanza di accompagnare i bambini nati da Pma a costruire la propria «fantasia delle origini, che – conclude – può determinare il corso successivo della vita».
Autismo, Ansermet: Le risposte dei bambini sono imprevedibili Lo psichiatra al convegno IdO: La sfida è comprendere l’unicità di ciascuno «Come professionisti della prima infanzia, siamo professionisti della risposta del bambino anche nell’ambito dell’autismo. Una risposta che va verso un divenire imprevedibile. Nella genetica, nell’epigenetica e, perché no, nell’autismo, quello che a noi interessa sono le risposte dei soggetti. Queste ultime sono sempre inaspettate, nuove, al di là delle determinazioni
psichiche, sociali, genetiche e del neurosviluppo. La risposta possibile è la posta in gioco del divenire, quindi come professionisti dell’infanzia siamo dei professionisti del divenire. Con le nostre strategie e invenzioni e con i nostri dispositivi, dobbiamo mantenere uno spazio all’imprevedibilità del divenire, in ogni situazione, anche nel caso dell’autismo». Per Françoise Ansermet, psichiatra, psicoanalista e professore dell’Università di Ginevra, non importa che si parli di un bambino neurotipico o atipico, l’imprevedibilità del percorso organico e psichico è una costante per tutti gli esseri umani. Lo ha spiegato nel corso del suo intervento alla prima delle quattro giornate del convegno «50 anni IdO. Dall’esperienza alle proposte», dedicata alla scuola e alla complessità del bambino. «L’intero arco della vita di ogni persona, spiega Ansermet, è influenzato dalla plasticità neuronale, ogni esperienza lascia una traccia che si rivela unica per ciascun individuo. È il paradosso dell’unicità, in base al quale – chiarisce l’accademico – per esempio eventi di portata storica come la Shoah hanno ripercussioni differenti su ciascuna persona coinvolta. Queste variazioni non valgono solo per i neuroni, ma per l’interno patrimonio genetico degli esseri umani. Le variazioni interindividuali sono programma della genetica. È importante rendersene conto dal momento che a volte nel mondo della psichiatria, della psicoanalisi, si può avere l’idea di un’opposizione tra neuroscienze e psicoanalisi, tra genetica e psicoanalisi, mentre invece tutti questi campi s’incontrano intorno alla variazione interindividuale della produzione della differenza, della produzione dell’unico». Riportando queste considerazioni nel campo dei disturbi del neurosviluppo, Ansermet sottolinea: «Pensare il soggetto come eccezione implica al contempo pensare a dei fattori psichici, sociali, neurobiologici e genetici senza trovarsi in un rapporto di esclusione reciproca tra questi campi. Qui sta tutta la complessità messa in gioco da coloro che si occupano di bambini con disturbi del neurosviluppo, come per esempio l’autismo. È per questa ragione, prosegue lo studioso, che con l’aiuto di una genetista di Ginevra, la professoressa Ariane Giacobino, abbiamo scritto un libro intitolato Autismo. A ciascuno il suo genoma. Un titolo che spiega che se un bambino viene diagnosticato come autistico, questo non va a definire che tipo di soggetto diventerà, in funzione dell’esperienza che avrà vissuto, delle relazioni con i suoi genitori, delle azioni dei suoi assistenti, educatori e insegnanti. Quindi – ribadisce lo psichiatra – la questione della singolarità si pone anche nell’autismo. Il fatto che si tratti di una patologia che coinvolge delle dimensioni genetiche e del neurosviluppo non implica la necessità di non considerare la singolarità. Tutti coloro che si occupano di bambini con disturbi del neurosviluppo, problemi di linguaggio, ma anche con problemi di autismo, sanno che la problematica del divenire è presente in ognuno di loro». Tornando alla traccia che ciascuna esperienza lascia nel cervello e nel patrimonio genetico di ciascuno, Ansermet approfondisce quello che chiama «il paradosso della discontinuità. L’esperienza lascia una traccia, ma le tracce si riassociano le une con le altre per formare nuove tracce. Ciò signi-