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Archimede esiste e vive a Viganella

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Parole e immagini

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In Piemonte c’è una valle dove non batte mai il sole e uno specchio che lo riporta agli abitanti

«Nessuno ci credeva, così mi sono caricato uno specchio grande un metro sulle spalle, sono salito in cima alla montagna e ho riflesso i raggi del sole sulla piazza del mio paese» dice Franco Midali, ex sindaco di Viganella, un borgo piemontese di 200 abitanti al confine con la Svizzera.

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Il paese si trova in una valle profonda, la Valle Antrona, ed è sovrastato dalle montagne circostanti, per cui il sole sparisce a inizio novembre e spunta di nuovo solo a febbraio.

I primi insediamenti, secondo gli archivi storici, risalgono già al XIII secolo: la popolazione locale ha quindi passato più di 800 inverni al buio. Per generazioni, gli abitanti hanno visto il sole tramontare l’ultima volta l’11 novembre e l’hanno visto tornare a illuminare i tetti del paese solo il 2 febbraio, giorno in cui, sulla scia di antichi riti pagani, ancora oggi tutta la comunità celebra il ritorno della luce. È la festa della Candelora: si porta in chiesa un pino alto più di otto metri addobbato con formaggi e salumi locali. L’albero viene poi tagliato in piccoli rami, ogni paesano ne prende uno e lo tiene appeso alla facciata di casa finché l’ultimo ago di pino cade. smo locale o su una casa in festa. Grazie a questa intuizione Viganella, che non era conosciuta nemmeno nella provincia, è andata in onda sulla rete araba Al Jazeera, è stata citata dalla Nasa e dall’agenzia spaziale russa, che ha voluto sottolineare il primato sull’uso degli specchi riflettenti per accecare i satelliti nemici. «Se è per questo li aveva già usati Archimede per bruciare le navi romane nel porto di Siracusa» risponde Midali ai russi. Lo specchio diventa così la soluzione tecnica a un problema sociale. Da questo scaturisce una nomination al World Technology Award di New York per il design tecnologico. Molti critici di arte contemporanea si chiedono se lo specchio di Viganella possa essere considerato un’opera d’arte pubblica. Sorge immediato il riferimento all’opera The Sun di Olafur Eliasson: un grande sole artificiale che, secondo molti esperti, ha creato un nuovo modo di percepire l’arte contemporanea. Il sole di Vi- ganella è un’opera d’arte involontaria, in cui non c’è l'intenzionalità artistica, ma piuttosto un problema da risolvere.

Come molte valli alpine lontane dalle città, nel corso del Novecento Viganella ha sofferto un forte spopolamento, la posizione poco fortunata e gli inverni bui non hanno aiutato.

Si tratterebbe solo di una curiosità geografica, se non fosse stato per l’intuizione dell’allora sindaco Midali: «Volevo valorizzare la piazza del paese, così ho chiesto all’architetto Giacomo Bonzani di disegnare una meridiana sulla chiesa. Gli ho detto però di lasciare una linea spezzata, per segnalare che d’inverno la meridiana non poteva funzionare perché il sole non c’era. Lui mi ha guardato stupito e allora gli ho detto scherzando: ‘Studia qualcosa e porta il sole qui’».

Nasce così un’idea folle: installare su uno dei picchi che sovrastano le case un enorme specchio col quale riflettere la luce del sole sul paese.

Non tutti i paesani sono convinti. È un’operazione costosa per un piccolo borgo che da più di 800 anni è abituato a convivere con l’ombra. Per attivare la vitamina D i contadini organizzano delle passeggiate sulla montagna di fronte, così come i bambini, percorrendo il tragitto dalla scuola al paese, prendono una deviazione che gli permette di passare qualche minuto al sole.

Midali contatta l’ingegnere Emilio Barlocco, che mette a disposizione il brevetto degli specchi che illuminano l’imbocco delle gallerie sull’autostrada Torino-Savona per evitare l’effetto buio prima che la pupilla si adatti. Midali fa trasportare in elicottero uno specchio di 40 metri quadrati e pesante undici quintali. Lo posiziona sulla montagna e con l’aiuto di Barlocco elabora un sistema computerizzato che permette allo specchio di ruotare seguendo il percorso del sole.

Lo specchio è stato “copiato” per illuminare altri paesi senza sole in giro per il mondo, dalla Norvegia all’Alaska. Centinaia di turisti si recano ogni anno a Viganella per ammirarlo. Un tentativo «di creare un nuovo indotto» dice Midali: «per evitare lo spopolamento dei borghi alpini bisogna creare una nuova economia e tutelare chi li abita, per esempio con sgravi fiscali».

Intanto sul tetto della chiesa di Viganella qualcuno ha posizionato un insolito specchietto rotondo di una vecchia Vespa. In alcune ore del giorno, mentre l’interno della chiesa è buio, un raggio di sole riflesso si posa sul costato insanguinato del Cristo. Un gioco di riflessi, un uso artistico della luce. ■

Lo specchio, inaugurato il 17 dicembre 2006, riflette i raggi solari per sei ore al giorno in fondo alla valle. Se gli abitanti delle case mettono uno specchio sulla loro finestra possono riflettere i raggi all’interno dell’abitazione, in ogni caso non sono costretti a tenere le luci accese anche di giorno. «Il più fortunato – ricorda Midali – è il farmacista del paese che ha la casa dietro il campanile, si trova nella direttrice della luce e lo specchio gli illumina la cucina».

Attivo soltanto nel periodo in cui Viganella entra nel suo stato di perenne penombra, nel resto dell’anno lo specchio viene coperto e mimetizzato, fino all’11 novembre successivo. Il software permette inoltre di decidere dove far arrivare i raggi riflessi. Quando il paese ospita un evento speciale, come un matrimonio, i raggi solari vengono diretti sull’agrituri-

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