Cantiere monteluce il quartiere cambia volto

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Foto di Marco Frongia

Attualità

Monteluce: si può fare di più Lo scorso 19 marzo veniva inaugurata piazza Cecilia Coppoli. Nove mesi dopo è ancora un cantiere a cielo aperto di Ruben Kahlun

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iazza Cecilia Coppoli è il cuore della nuova Monteluce. Inaugurata lo scorso 19 marzo, nove mesi dopo è ancora un cantiere a cielo aperto dove i grandi spazi non sono granché popolati. Si trova accanto alla chiesa di Santa Maria Assunta. Si entra dal vecchio ingresso dell’ospedale e difatti fanno ancora bella mostra le insegne del vecchio policlinico. Qui al momento non si cura più nessuno. Hanno già aperto un supermercato, un bar, una palestra e alcuni uffici del Comune di Perugia mentre le vetrine annunciano le prossime inaugurazioni di un negozio di accessori per donna e di un ristorante. Lì negli spazi che per molti secoli hanno ospitato prima un monastero e poi per quasi 100 anni un ospedale, svettano ora le gru e un ufficio vendite. È forte l’eco dei lavori in corso. Cittadini e commercianti attendono pazientemente la rinascita della zona. Massimo Duranti, critico d’arte, è tra gli avventori di uno dei bar più visitati della zona che si trova tra la via Eugubina e la via dei Giochetto: «Vivo a Monteluce da quando mi sono sposato, nel 1973, e qui c’è ancora molta attesa, pare un paesaggio metafisico per rimanere nel campo dell’arte, la piazza è un po’ vuota e vive solo da poco, di mattina, con l’apertura degli uffici del Comune».

2 | 31 dicembre 2015

L’intervento di riqualificazione dell’area è arrivato a quasi dieci anni dalla firma dell’accordo di programma che ha dato il via all’operazione, a circa sei dalla chiusura dell’ospedale e a meno di tre dall’avvio della ricostruzione con la posa della prima pietra. È stato promosso da Regione Umbria, Comune di Perugia, Università degli Studi e ASL mediante Fondo Umbria-Comparto Monteluce, il fondo immobiliare ad apporto pubblico cui è stata assegnata l’area. A gestire l’intera

«Manca un centro di aggregazione culturale, un luogo per ospitare incontri, presentazioni di libri, eventi» operazione c’è la società di gestione del fondo immobiliare Bnp Paribas Reim Sgr. «I lavori – prosegue Duranti – vanno avanti ma non si vede ancora molto. La crisi ha rallentato tutto. E pensare che il progetto doveva essere finito entro il 2016. Qui tocca riempire la zona e occorre fare qualcosa di grosso, fino a che c’era l’ospedale, c’era tanto passaggio, migliaia di persone: medici, pazienti, parenti dei pazienti. Ora è diverso: una trattoria storica ha resistito per oltre settanta

anni ma nell’ultimo periodo ha cambiato gestione ben tre volte. Una proposta per ripopolare la zona era quella dal rettore dell’Università per Stranieri, Giovanni Paciullo: voleva realizzare uno studentato che ospitasse gli universitari provenienti da ogni parte del mondo ma dopo aver visto i prezzi di vendita piuttosto alti, ha preferito desistere. Peccato. Nonostante tutto resto fiducioso. La location è interessante e si trova in un punto panoramico della città anche se devo ammettere che nonostante ci sia stato un concorso europeo, la resa architettonica mi ha un po’ deluso. Servono insediamenti importanti e più di tutto – sottolinea Duranti – manca un centro di aggregazione culturale, un luogo che ospiti incontri, presentazioni di libri, eventi. Inizialmente si era pensato a un auditorium da 4/500 posti ma poi il progetto è naufragato e tutto ciò è assurdo. Non sono contro l’apertura di supermercati e palestre ma serve anche altro». E su questo fronte arrivano buone notizie. È dello scorso 16 novembre l’atto preliminare di compravendita dell’immobile destinato ad accogliere la Casa della salute, nel nuovo polo di Monteluce. L’unico padiglione ospedaliero rimasto in piedi in seguito alla ristrutturazione dell’area dell’ex policlinico, in quanto dichiarato di interesse culturale dal mini-


Attualità stero per i Beni e le Attività culturali, sarà consegnato entro due anni. Ospiterà, su una superficie di 2.405 metri quadrati, oltre ai servizi attualmente collocati nel Centro di Salute di via XIV Settembre, ambulatori e altri servizi. La dottoressa Francesca, che lavora nella farmacia che si trova all’incrocio della via Eugubina, ammette che in vista di ciò da un mese hanno allungato l’orario di apertura: «La zona deve popolarsi ed è forte, soprattutto per noi, l’attesa per l’apertura del distretto che ospiterà la Casa della Salute e anche lo spostamento della clinica di Porta Sole dovrebbe avvenire entro i prossimi due anni. C’è comunque da apprezzare coloro che si danno da fare per rendere sempre più viva la zona come l’associazione Monteluce che promuove tante iniziative». Tornando all’interno della nuova piazza Coppoli, notiamo per due mattine di seguito come non sia particolarmente affollata anche se la giovane barista del locale che si trova accanto al supermercato si affretta a dire: «Abbiamo aperto lo scorso 27 marzo e il caffè pian piano comincia a essere frequentato». E si lascia andare agli auspici anche Lucio, il gommista che si trova sulla via Eugubina: «C’è ancora da aspettare, qui è ancora deserto, però speriamo bene». La signora Franca, 71 anni, intanto sta acquistando un filone di pane nel solito negozio all’angolo. È nata qui e nonostante affermi che «i negozi sono morti poiché manca la gente» ammette: «Mi fanno comodo il nuovo supermercato

e gli uffici del Comune a due passi da casa». Nel frattempo, seduto sulla panchina di una delle fermate dell’autobus più importanti della città (passano di qui almeno sei linee urbane) c’è un pensionato in attesa del pullman. È in tenuta sportiva: tuta blu e sgargianti scarpe da ginnastica color argento. Nostalgico, ricorda i tempi andati: «Le persone si vedono solo qui o all’incrocio dove sono presenti le varie corrispondenze stradali. Si è passati dal bene al male, questa zona non vale più niente. Prima avevamo un quartiere ma da quando ha chiuso l’ospedale è tutto finito. Ricorda con affetto «i medici in camice pronti a curarti» e a suo modo di vedere l’inizio della fine della zona va fatto risalire «alla prima chiusura del corpo infermieristico». Gli ricordiamo che qui a breve torneranno importanti poli sanitari ma non si mostra ottimista: «Finché non vedo non credo». Torna a rimpiangere i tempi andati: «Durante le festività natalizie, nei negozi c’era la fila, il quartiere era più caratterizzato e rispecchiava la vera Perugia. Ora, quando va bene, c’è qualche festicciola in chiesa dove incontri le solite signore che portano quattro fiori». Si continua però a costruire. Lo scorso 12 novembre la giunta comunale di Perugia ha approvato la conversione dell’immobile dell’ex convento di Monteluce a uffici comunali oltre a due ulteriori ampi locali, sempre di proprietà comunale, sotto l’edificio adiacente. Monteluce adesso è pronta a illuminarsi di nuovo.

Storia di Monteluce

L

’area si caratterizza per la presenza del convento delle Clarisse di S. Maria di Monteluce che ha origine nel 1218, poco al di fuori delle mura etrusche della città, su un’altura da cui domina buona parte del territorio umbro. Agli inizi del Novecento la struttura viene profondamente mutata: la nascita dello stato unitario italiano e la conseguente soppressione di molti ordini religiosi presenti in città determina il problema del riutilizzo delle strutture. Con un decreto della fine del XIX secolo i beni religiosi vengono incamerati dal demanio e la loro gestione viene affidata in larga parte all’amministrazione pubblica. Nel 1911 il convento delle Clarisse diventa la sede dell’ospedale perugino. Cento anni fa (1915), l’istituzione della Parrocchia del quartiere di Monteluce, anche se la chiesa intitolata alla Madonna dell’Assunta risale a ben otto secoli prima (XIII secolo), facente parte dell’antico complesso monastico delle Clarisse poi divenuto sede (fino ad alcuni anni fa) del policlinico di Santa Maria della Misericordia. Tra le badesse più importanti nella storia del convento delle Clarisse, Cecilia Coppoli (1426-1500): a lei è dedicata la piazza della nuova Monteluce.

Immagine storica - ospedale di Monteluce (foto tratta da www.nuovamonteluce.com)

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