Il "2 mondi" è qui

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L’inchiesta

Il “2 mondi” è qui

I numeri del Festival

Vicoli, locali e cartelloni. Ogni angolo di Spoleto narra storie legate alla sua manifestazione simbolo

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la durata in giorni del festival, che inizia abitualmente l’ultimo venerdì di giugno

U

Giuseppe D’Amelio, proprietario del bar di Piazza del Duomo (foto di Marco Fron�ia)

nire due culture e due mondi arti­ stici molto diversi, quello europeo e quello americano inseguendo la bellezza dell’arte in ogni sua forma ed espressione. Da questa visione imma­ ginifica del maestro compositore Gian Carlo Menotti, nacque nel 1958 il Festival dei 2 Mondi. Da allora, e almeno fino alla prima metà degli anni Ottanta, è davvero pas­ sato tutto il bel mondo che dai tempi della dolce vita romana sciamava verso Spoleto per vivere l’arte in ogni sua for­ ma: balletto, opera lirica, pittura, confe­ renze, concerti, tea­ tro, convegni, musica sacra, letture, spetta­ coli di marionette ed arte contemporanea. E in quegli anni non si vedevano solo artisti e intellettuali ma anche capitani d’industria, nobili e politici. Era un altro mondo e lo ricorda con nostalgia Giuseppe D’Amelio, proprie­ tario del bar ristorante Tric­Trac, storico ritrovo del Festival in Piazza del Duomo. «Aprimmo nel 1958, in contemporanea con il Festival. Qui era una cantina, si vendeva solo del vino e Menotti si fece promotore della trasformazione del loca­ le in american bar. Al Tric­Trac – conti­ nua D’Amelio – non ordinava nessuno, si mangiava quello che offriva la tavo­

la». Un menu comunque rivolto a una clientela d’élite. «Servivamo in piazza. Piatti tipici: strangozzi al tartufo, risotto con le fragole o con le pesche e fiumi di champagne, restavamo sempre aperti e ricordo che una volta, diede scalpore il maestro Luca Ronconi che durante una rappresentazione dell’Orlando Furioso – durata 5 ore – consentì agli spettatori tra un atto e l’altro di raggiungerci per una sosta quanto mai ristoratrice». D’Amelio, che vanta esperienze di la­ voro con i Cipriani a Venezia e persino in Argentina, ricorda con nostalgia «le file che duravano anche mezz’ora per consu­ mare un gin­tonic o ordinare del ghiaccio». Lo storico ristoratore di Piazza del Duomo è un fiume di aneddoti su storie e personaggi. Da Al Pacino «che cominciò qui, povero in canna nel 1967, rappresentando il ruo­ lo da protagonista in “The Indian wants the Bronx”, al poeta statunitense Allen Ginsberg che nello stesso anno venne arrestato per atti osceni e per farsi per­ donare regalò una rosa a un poliziotto». Tante le belle donne che si sono se­ dute su questi tavoli: da Brigitte Bardot a Rossella Falk fino a Carolina di Monaco che venne qui, sottolinea D’Amelio, «so­ lamente per vedere un balletto in prima mondiale di Michail Baryšnikov».

«Che edizione quella del 1967 con Al Pacino e Allen Ginsberg!»

10 | 15 ottobre 2015

150

gli spettacoli messi in scena nell’ultima edizione

60.000

le persone che han­ no seguito il festival sui canali social

+15%

i visitatori rispetto all’edizione 2014

610.000

l’incasso finale in euro derivante dalla vendita dei biglietti nell’edizione del 2015 Passati quegli anni e con la morte di Menotti, la guida della kermesse è passata dal dicembre 2007 a Giorgio Ferrara che ha ridato slancio (come evidenziato dai dati sulle presenze) alla manifestazione puntando sulla prosa e su balletti più moderni. Un successo che ha stupito lo stesso direttore artistico «sorpreso nel rivedere la città così stret­ ta intorno al suo festival». Meno improvvisazione grazie a un piano di programmazione triennale. La prossima edizione, la numero 59 che durerà dal 24 giugno al 10 luglio 2016, partirà con “Le nozze di Figaro” e si chiuderà con Stefano Bollani, mentre già si sa che nell’edizione del 2017, quella del sessantennale, verrà rappresentato “Il Don Giovanni” con un concerto finale dove al centro della scena ci saranno il maestro Riccardo Muti e la sua orche­ stra giovanile “Cherubini”.

RuBeN KaHluN


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