Corso Vannucci - Da salotto buono a cassetto dell’intimo

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Economia

Corso Vannucci in un mattino d’inverno

Da salotto buono a cassetto dell’intimo Corso Vannucci cambia pelle. Dove c’erano le botteghe artigiane ora spopolano i punti vendita dei colossi della biancheria

«S

e continuano ad aprire centri commerciali la situazione non potrà che peggiorare». È dura la signora Luisella. Lavora in una storica gioielleria di corso Vannucci dal 1954. Sessantadue anni in cui ha visto la zona trasformarsi più volte. Nonostante ciò considera questi anni «tra i peggiori per quello che riguarda il commercio. Le boutique di un tempo hanno lasciato il posto a negozi di calze e mutande, nulla che non si possa trovare in altre parti della città. Quello che una volta era il salotto della città, è ora un cassetto della biancheria intima». A dispetto dei saldi, corso Vannucci non è popolata come un tempo. In zona si parla ancora delle “spaccate” alle vetrine che hanno segnato gli ultimi mesi. I numeri nel periodo natalizio sono stati però molto positivi. A dirlo è Giuseppe Capaccioni del Consorzio Perugia in centro, vicepresidente della Confcommercio cittadina e titolare di uno dei negozi di abbigliamento più noti della zona. «Considerando il conteggio con le telecamere poste lungo corso Vannucci, via dei Priori e via Oberdan, nel dicembre 2015 abbiamo avuto 650mila

passaggi, 100mila in più rispetto all’anno precedente». «Sono timidi segnali – aggiunge Capaccioni – soffriamo però della mancanza di superfici superiori a 400mq, quelle che hanno i centri commerciali che riescono così a richiamare i grandi marchi internazionali».

A dicembre 2015, 100mila presenze in più rispetto allo stesso periodo del 2014 Non è l’unico a vedere la luce fuori dal tunnel. Daniele ha rilevato nel 2012 l’edicola “ottuagenaria” che si trova di fronte a Palazzo dei Priori. «Da almeno un anno e mezzo la situazione è migliorata. Si vede più gente che esce dai negozi con le buste in mano. Va però detto che si lavora quasi esclusivamente in funzione dei turisti stranieri. Si potrebbe dire che più che un turismo stagionale, c’è un turismo mensile. Da marzo a maggio arrivano i tedeschi, a giugno è l’ora degli olandesi, d’estate i russi e così via».

A fare da contraltare alle loro valutazioni positive, ci sono diversi abitanti e commercianti della zona. Renato lavora da più di vent’anni alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Il suo è un giudizio diretto: «I perugini non si vedono più come una volta, vengono un paio di volte all’anno, d’inverno e d’estate, per sfoggiare l’ultima pelliccia o l’ultimo abito. I commercianti, d’altra parte, anziché investire in un’eccellenza come la Galleria, premiata dal ministero dei Beni Culturali come museo italiano che offre la maggiore soddisfazione ai visitatori, preferiscono sprecare soldi con le luminarie». La dottoressa Francesca gestisce la farmacia di famiglia da più di dieci anni. Un’attività nata nel 1903 che sta attraversando un periodo di crisi: «Negli ultimi anni la situazione è peggiorata. In zona hanno chiuso molti ambulatori medici e la gente non sale più al Corso». Problema evidenziato anche da Vanni e Cesare, due pensionati incontrati in un caffè che si trova a pochi passi dalla sede del Comune. Per Vanni «il centro della città è vita, amori che nascono, corna che si mettono. Qui non c’è più niente di tutto ciò. C’è una banalizzazione verso il basso delle attività commerciali e nonostante alcune lodevoli iniziative, stanno scomparendo le botteghe artigiane». Interviene Cesare:«Perugia oramai ha più centri: Borgonovo, Gherlinda. I perugini si incontrano lì e il Minimetro che era stato costruito per salire al centro ora viene utilizzato in senso opposto, per scendere a Pian di Massiano. Corso Vannucci è diventato un non luogo». Le cause per Sabrina, la tabaccaia del Corso, vanno ascritte al «costo degli affitti e a quello dei parcheggi, ormai inaccessibili. A Terni hanno abbassato il costo dei parcheggi da 1 a 0,60 euro all’ora. Un mese di parcheggio al Pellini, invece, in una zona tra l’altro nemmeno tanto agevole e vicina, costa 97 euro al mese. Uno sproposito. Minimetro e pullman poi sono scomodissimi. Non si incentiva un quindicenne a venire qui anziché in uno dei tanti centri commerciali. Ciò nonostante, aggiunge la tabaccaia qualcosa negli ultimi anni è migliorato. Non si vede più quel passaggio di tossicodipendenti che aveva contraddistinto gli scorsi anni e anche la vendita di cartine è scesa parecchio». Anche loro se ne sono andati. Via dal Corso.

Ruben Kahlun

31 gennaio 2016 | 11


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