Il museo più amato dell'umbria

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Cultura

Il museo più amato dell’Umbria di Davide Denina e Ruben Kahlun

Un successo tutto online. Secondo un’indagine voluta dal Mibact, i capolavori della Galleria nazionale sono i più apprezzati sui social I numeri sono positivi, ma la strada della digitalizzazione è ancora lunga

I

l percorso lungo la Galleria Nazionale dell’Umbria a Palazzo dei Priori è un viaggio nel passato tra colori e atmosfere che sembrano rallentare lo scorrere del tempo. Dipinti, sculture e ceramiche. Lungo le quaranta sale del museo è conservata la maggiore raccolta di opere dell’arte umbra dal XIII al XIX secolo. Tante le rappresentazioni sacre presenti nei due piani della Galleria e raccolte secondo una suddivisione che tiene conto di sette fasi temporali. Visitando le prime quattro sale si trovano alcuni capolavori del Duecento e del Trecento: dal Crocifisso ligneo della prima metà del 1200, proveniente dalla chiesa di Santa Maria di Roncione di Deruta alle sculture senesi presenti in sala 4: tra esse svetta la statua lignea della Madonna con Bambino del Maestro della Madonna di Perugia. Procedendo lungo gli spazi della pi-

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nacoteca, dopo le opere pittoriche del tardo Gotico, si giunge al percorso che ospita alcuni capolavori del primo Rinascimento: il polittico di San Domenico del Beato Angelico e quello di Sant’Antonio di Piero Della Francesca. L’opera dell’artista di Borgo Sansepolcro è composta da nove pannelli, con le figure principali dipinte su un fondo d’oro, con un motivo che imita le stoffe preziose. Le sale che vanno dalla 12 alla 19 rappresentano il Quattrocento umbro-marchigiano e il Rinascimento. Qui le opere pittoriche di quello che il Vasari definì il più grande artista umbro prima dell’ascesa del Perugino: Benedetto Bonfigli. Nell’Annunciazione (1450), l’evangelista Luca è rappresentato come “cronista” dell’ incontro tra l’Arcangelo Gabriele e la Madonna. Nelle sale 17 e 18 si trovano le oreficerie e alcuni dei tipi tessuti di produ-

zione perugina prodotti tra XIV e XVII sec. a dimostrazione che anche le arti minori meritano uno spazio di rilievo all’interno dell’esposizione. Come se non bastasse, la tecnologia fa bella mostra di sé con un touchscreen presente nella sala Farnese che consente di esplorare le ambientazioni in maniera interattiva. In sala 20 sono esposti i ferri da cialda, utensili domestici che a Perugia raggiunsero una considerevole qualità artistica. Servivano per cuocere ostie e cialde in particolare in occasione di matrimoni o dell’assunzione dell’abito religioso. La sala 21 sorprende con la cappella dei Priori, un’altra grande opera del Bonfigli che attraverso diversi affreschi narra della vita di San Ludovico da Tolosa e del vescovo Sant’Ercolano, santo Patrono di Perugia. Qui è rappresentata la presa di Perugia da parte di Totila


Cultura e il susseguente martirio di sant’Ercolano durante l’assedio dei Goti. Si scendono le scale e il comune denominatore tra il terzo e il secondo piano della galleria restano le opere di Pietro Vannucci, detto il Perugino. Dalle opere giovanili alla fase matura, rappresentata dal polittico di Sant’Agostino, grandiosa macchina d’altare a due facce, per la quale furono dipinti diversi pannelli, alcuni non più a Perugia a seguito delle conquiste napoleoniche. Sempre in queste sale si può ammirare l’imponente Pala di Santa Maria dei Fossi (1496-1498) del Pinturicchio, che collaborò con il Perugino. Si prosegue poi con opere del secondo Rinascimento (considerevole la Pala di San Giovanni Evangelista, una tempera su tavola di Berto di Giovanni che vede al centro il Santo che scrive l’Apocalisse a Patmos) e si arriva poi a produzioni del manierismo umbro e alla collezione che Vincenzo Martinelli, storico dell’arte, donò con lascito testamentario al comune di Perugia nel 1997. Si chiude con il Seicento rappresentato da dipinti e sculture dai caratteri più schiettamente controriformisti e barocchi e con opere del Settecento e Ottocento. Di fronte a tanti e tali tesori, il neodirettore Marco Pierini, scelto dal ministero l’anno scorso tra una rosa di quasi quattrocento candidati, dovrà fare uno sforzo di valorizzazione maggiore di quello fino a oggi intrapreso. Potrà contare su un organico di 82 persone, di cui 55 sono addetti alla vigilanza a presidio delle meraviglie della Galleria. La riforma voluta da Franceschini è in atto e va nella direzione di trasformare radicalmente i musei italiani: da attività antieconomiche che sopravvivono grazie ai soldi pubblici ad aziende finanzia-

Il quadrante dell’orologio di palazzo dei priori visto dall’interno della galleria

te dal prezzo del biglietto. E un’azienda che si rispetti cura la propria immagine digitale meglio di quanto il museo stia facendo. Ma a giudicare dal numero di like sui social network (meno di mille) e dalla fruibilità del sito internet, questa è una pecca alla quale il museo deve porre presto rimedio. Da quando il web ha fatto irruzione nelle nostre vite, il passaparola online ha sostituito le guide turistiche, diventando uno dei fattori che maggiormente influenzano le decisioni dei turisti. Visitare questo o quel museo è, insomma, una questione di clic.

I numeri Note liete: nel 2015 la Galleria Nazionale è stato il museo che ha avuto i migliori risultati in Umbria. Con 68.713 visitatori è cresciuta del 7 per cento rispetto al 2014 e ha incassato 235.873 euro, il 22 per cento in più rispetto ai 164mila euro dell’anno precedente. Sul secondo gradino del podio è arrivato il Museo Archeologico Nazionale di Spoleto, con 21.218 visitatori e 23.344 euro di incasso.

Le conversazioni sui social media e le recensioni sono diventate un elemento determinante nelle scelte dei viaggiatori. Per comprenderne i desideri, per gestire le conversazioni sulla rete come una parte della strategia di comunicazione con i propri visitatori, è necessario che la Galleria faccia un passo verso la digitalizzazione. Secondo Travel Appeal, una società specializzata nell’analisi dei dati nel settore turistico, la Galleria nazionale è al primo posto tra i venti musei più importanti d’Italia per soddisfazione dei visitatori, con una percentuale del 93,95 per cento che si dichiarano appagati dall’esperienza museale. È significativo che per stilare la classifica Travel Appeal abbia analizzato i commenti postati dagli internauti sui siti più frequentati dai turisti: in primo luogo Tripadvisor, ma anche Facebook, Twitter, Instagram, Youtube e Google. I contenuti monitorati in dodici mesi sono stati oltre 31mila. Si tratta insomma di intercettare i gusti dei turisti attraverso i social network. Questa sarà la sfida per il rilancio. Se il cliente ha sempre ragione, è giusto muoversi in questo senso affinché un museo diventi efficiente come un‘azienda.

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