Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco - Pfui Preview

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Via Leopardi 8 – 20123 Milano chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it Il logo di BAO Publishing è stato creato da Cliff Chiang. Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco - PFUI è © 2022 Michael Rocchetti. Per l’edizione italiana: © 2022 BAO Publishing. Tutti i diritti riservati. ISBN: PRIMA978-88-3273-743-1EDIZIONEProgettograficodella copertina LRNZ Impaginazione Officine Bolzoni Supervisione Michele Foschini Proofreading Leonardo Favia e Francesco Savino paginawww.gliscarabocchi.commaicolemirco.blogspot.comFB/GliScarabocchiDiMaicolmirco

“Questo libro non contiene bestemmie o atti di violenza ma solo loro ViavvertiteciInimanonRappresentazionirappresentazioni.messeinpraticadagliautori-creatoridailoropersonaggi,qualigodonodiliberoarbitrio.casovolestecondannarlieincarcerarli,pure.disegneremounagaleraadhoc.” Maicol & Mirco

La prima cosa che impari da piccolo di “…Colapescedovettiscegliere fra morte e stupidità. Sopravvissi.”Gesualdo Bufalino La prima cosa che impari da piccolo, quando ti mettono quegli orridi colori a spirito fra le mani, è scarabocchiare. La seconda, almeno qui in Sicilia, la impari alle elementari: disegnare con pochi tratti essenziali un bel cazzo con annesse gocce di liquido seminale, un pene che all’occorrenza veniva facilmente trasformato in un simpa tico coniglietto: le palle diventavano le orecchie, i puntini della pelle raggrinzita si trasformavano in pori ideali da cui partivano i baffetti del roditore, le gocce erano un ottimo spunto per un ballon su cui scrivere “ti voglio bene”, etc. etc. Ecco, questo morphing, questa pri ma transizione cazzo-coniglio è quando incominciamo a perderci di vista e la nostra personalità si sfrangia a favore di un sistema che pian piano ci assorbe e ci assoggetta a una misera esistenza. Ci pie ghiamo alle logiche del lavoro, della famiglia, ai sensi di colpa, alle responsabilità, alla convivenza e nei momenti di respiro cerchiamo in tutti i modi di recuperare una nostra dimensione spirituale, chi con la meditazione, chi con i corsi di cucina in palestra, chi va a mignott*, i più audaci fanno capoeira, ognuno insomma fa quel che può per anestetizzare la spesso mediocre realtà. Gli scarabocchi no, non si piegano, sono fieri di essere tali, il loro significante apparentemente confuso corrisponde a un significato di massima libertà.

Per puro culo, fai te le coincidenze, il mio primo maestro di vita ha inventato la Psiconologia, ovvero la decodificazione dello scaraboc chio, si chiamava Nato Frascà e sosteneva che il segno scaraboc chiato si connette direttamente con le risorse vitali, rigenerandole.

Diceva che tramite questa pratica, che non contempla sovrastruttura, abbandoni le tue corazze caratteriali, che quasi sempre oscurano le nostre autenticità, e sei veramente te stesso. Gli scarabocchi scavano nella nostra memoria e allo stesso tempo sono un punto di fuga.  Ecco, Maicol & Mirco questa cosa l’hanno capita benissimo e ci stanno facendo i palazzi, Andrea Delogu dopo avergli scritto la pre fazione si è comprata la casa, per questo ho accettato.  Passiamo al libro: neologismi, pessimismo, tanto dio con tutta la sua inesistenza, il rapporto con la famiglia, eterno pantano emotivo e causa di ogni male psicologico dalla nascita in poi, padri che dispen sano consigli sbagliati (o giusti?) ai figli, ognuno con il suo “oceano filippo” da mantenere. Ma il vero core-business di M&M è fonda mentalmente solo uno: la morte. In tutta la sua complessa semplicità, perché in fondo questo siamo: dei morti in incubazione.  Non c’è contesto, gli scarabocchi si trascinano moribondi da una pagina deserta all’altra, sempre più intolleranti, cinici, in un eter no ciclo dei vinti, rassegnati alla vita che purtroppo sono – anzi siamo – costretti a vivere. Le considerazioni lapidarie dei nostri protagonisti senza paesaggio fanno sembrare gli scritti di Emil Cioran epitaffi di Francesco Sole. Quindi, perché dovremmo dargli credito? Nessuno lo sa, ma ti ammazzi letteralmente dalle risate, sono la cosa più geniale e divertente che io abbia letto negli ultimi anni. Sono tavole iconiche, parti con la prima e non riesci a smettere, al cune sono dei calci in bocca, ridi ma un po’ soffri ed è giusto così: se l’arte non dà fastidio e non ti smuove qualcosa, a che serve? Ve lo dico io: a niente! Quindi, care lettrici e lettori, abbandonatevi a questa carrellata di di sagio perché non ci resta che godere delle piccole cose che l’inutile futuro ci riserva (“è meglio mangiare o cagare?”), se non lo fate siete veramente scarsi. Tanto lo sappiamo tutti che fine fanno i coniglietti… tornano cazzi.

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